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Medicina & Salute: il disturbo del deficit

Medicina & Salute di Erica Zanghellini*

Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività: quali sono le strategie più efficaci?

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Il disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (anche denominato ADHD) è un disturbo che viene rilevato in età evolutiva, ma che si manifesterà per tutto il ciclo di vita. Questo disturbo del neurosviluppo porta con sé una compromissione importante a livello della regolazione e si caratterizza come una persistente alterazione dell’attenzione e dell’iperattività/impulsività che interferiscono significativamente nella vita di chi ne è affetto. Queste alterazioni devono essere riscontrate, prima dei 12 anni e interferire con la vita scolastica e sociale. La disattenzione si manifesta come un’ incapacità a rimanere attenti su compiti che richiedono uno sforzo prolungato, come ad esempio nella lettura di testi lunghi, oppure rimanere concentrati durante una spiegazione a scuola o ancora durante le conversazioni. Da fuori potrebbe sembrare che il bambino non ci stia ascoltando, che non sia capace a porre attenzione ai particolari e capite bene come queste caratteristiche si traducono in una problematicità importante nello svolgere i compiti a casa . Per di più, frequentemente si trovano associate alterazioni nelle abilità di pianificazione e di organizzazione che aggravano sicuramente la situazione. Se guardiamo invece, il piano dell’ impulsività e dell’ iperattività noteremmo una difficoltà a gestire gli impulsi e a calcolare le conseguenze delle proprie azioni. Queste si traducono in bambini che, non riescono a stare fermi, li vedremmo per esempio alzarsi dalla sedia anche in situazioni in cui gli è richiesto di stare seduti, o ancora interrompere le conversazioni perché non sanno aspettare il loro turno oppure rispondere frettolosamente, magari senza aver finito di sentire la domanda fino alla fine. Asseconda delle peculiarità che il bambino riporta si delineeranno profili diversi, non è infatti per forza necessario che siano presenti tutte queste caratteristiche, ma nonostante ciò, il bambino ne soffrirà. Di solito infatti, sono bambini sensibili e intelligenti e quindi si accorgeranno ineluttabilmente delle differenze tra loro e i loro amichetti. Per di più molto spesso si riscontrano nella loro vita, situazioni in cui i feedback rispetto il loro operato saranno negativi (a scuola, nelle attività quotidiane o anche a casa) e questo non farà altro che minare la loro autostima. Per evitare questo, è importante cercare di individuare precocemente tale disturbo, proprio per mettere in atto il prima possibile degli aiuti che supportino il bambino e rafforzino la sua efficacia e quindi di

conseguenza la sua autostima. Vorrei ricordare agli adulti che girano attorno a bambini che soffrono di questo disturbo, che per quanto complesso e difficile gestire la situazione, il bambino non lo fa apposta ad avere quel tipo di comportamenti ma, è il disturbo specifico a dettarli. Aggiungerei quindi che l’atteggiamento adottato dagli adulti può fare la differenza per rafforzare o ridurre i “sintomi” o “segni” del disturbo. Partendo dal presupposto che ogni intervento dovrebbe essere calibrato sugli elementi distintivi specifici del bambino e quindi individuati ad doc, potrei comunque consigliare alcuni suggerimenti che si possono mettere in pratica da subito. Più persone che interagiscono col bambino li metteranno in pratica pedissequamente più risultati ci saranno. Purtroppo in questo caso c’è la necessità di operare in gruppo proprio perché le manifestazioni ci sono in tutti gli ambiti di vita del minore. L’ambiente diciamo può intervenire sull’intensità e la durata dei sintomi e quindi accrescerli o diminuirli. Le strategie importanti che si possono mettere in pratica nella quotidianità sono due e adesso le vediamo qui di seguito: 1) Stabilire una routine giornaliera. Come accennavo prima il bambino con questa problematicità fa molta fatica a pianificare, a organizzarsi ecco perché se noi organizziamo la giornata al posto suo, lui si sentirà più al sciuro e più efficace. Le regolarità e le scadenze pattuite lo aiutano a comprendere meglio le situazioni e a renderle più prevedibili. Mi raccomando calibrate bene i tempi, anche in questo caso è importante essere realistici e proporre le varie attività asseconda i tempi di attenzione del bambino.

2) Stabilire quello che si vuole ottenere dal bambino e cosa invece succede se il minore infrange l’accordo. Il bambino fa fatica a immaginare le conseguenze delle sue azioni ecco perché è importante essere chiari a stabilire richieste. Le regole devono essere semplici, esplicitate con un linguaggio adeguato per l’età del ragazzo, sempre volte al positivo e limitate come numero. Una volta decise e condivise col bambino risulta necessario anche prevedere cosa succederà se non verranno portate a termine. Mi raccomando andiamo per gradualità, cerchiamo di avere una stima realistica di quello che il bambino può fare, ed eventualmente aumentiamo la difficoltà in un secondo momento. Nel caso in cui il minore non porti a termine quanto concordato deve avere già nella sua testa cosa accadrà, io vi suggerisco di evitare di infliggere punizioni vere e proprie ma, eventualmente prestabilire ad esempio la perdita di qualche privilegio o la perdita di qualche attività piacevole. E ora, non mi resta che augurarvi buon lavoro.

*Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel- 3884828675

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