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La madre dell’astrattismo: Hilma af Klint

La madre dimenticata dell'astrattismo di Alice Vettorata

Hilma af Klint

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Idipinti astratti sono quelli che facilmente dividono gli osservatori, tra chi ne apprezza la filosofia, la resa visiva e chi sostiene di non comprenderli. O addirittura non definirli arte. Ciò che spesso accomuna pittori e pittrici che oggi conosciamo come esponenti dell’Astrattismo è il percorso di ricerca pittorica, nato attraversando diverse fasi figurative. Alcuni pittori come Piet Mondrian, Wassily Kandinsky e Kazimir Malevich vengono riconosciuti e inseriti in questo movimento artistico grazie alle linee sintetiche, pulite e alle tonalità basilari e decise che caratterizzano i loro lavori. Tanto da farci immaginare che queste tre personalità nell’immaginario comune sono identificate come gli esponenti principali dell’Astrattismo. Sfogliando qualsiasi rivista del settore o tornando ai manuali scolastici infatti, troveremo riprodotte su carta patinata le loro tele. Kandinsky, dopo aver realizzato diverse tele a soggetto figurativo, anche in collaborazione con l’artista Franz Marc sotto il nome del collettivo Der Blaue Reiter, nel 1910 fece conoscere al mondo il suo primo acquarello astratto, privo di titolo. Questa rivoluzione pittorica avvenne grazie a un artista russo naturalizzato francese, destinato a lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte. Pochi anni prima dell’esposizione del celebre acquarello astratto di Kandinskij, in Svezia, precisamente nel 1906 venne però realizzata un’altra serie di opere significative per quanto riguarda la corrente Astratta. “The Paintings for the Temple” è il titolo dato all’insieme dei cento novantatré lavori che la compongono, creati da Hilma af Klint, pittrice che molto raramente viene menzionata insieme ai suoi tre colleghi citati sopra. Anche perché una delle caratteristiche che la contraddistingue è il fatto che non ebbe mai contatti con loro, non si confrontò con le loro teorie e ipotesi sulla nuova corrente pittorica. Infatti, la genesi che portò i differenti pittori a far nascere la corrente astratta non ha nulla in comune tra di loro. Nel caso della af Klint è decisamente inusuale. Hilma frequentò una scuola tecnica e la Royal Academy of fine

Arts di Stoccolma, luoghi nei quali apprese le tecniche per realizzare prevalentemente ritratti e paesaggi.

Fu molto fortunata e abile nel riuscire a vivere della propria arte quasi sin dagli esordi della sua carriera, caratteristica decisamente rara.

Poi però cambiò rotta, anche grazie a conoscenze effettuate all’interno di questi istituti formativi. Durante il corso della sua vita si associò a numerosi gruppi di persone con interessi affini ai suoi, attitudine che le permise di approfondire le conoscenze più disparate, dal suo amore per la natura, al vegetarianismo nel rispetto della stessa, al fascino per la spiritualità e l’occulto. Sfere d’interesse distanti tra loro, ma accomunate da una materia comune, la scienza, caratteristica che tornerà prepotentemente nelle sue opere astratte.

Ciò che la spinse a modificare il proprio stile pittorico fu principalmente una seduta spiritica, nella quale la af Klint sostenne di aver udito una voce che le sussurrò all’orecchio di dipingere “on an astral plane”, ciò vale a dire, in un piano astratto. Che le attività spiritiche vissute nei gruppi di Theosophy, una religione nata negli USA e nel Friday group, sede nella quale i partecipanti meditavano e si approcciavano alla scrittura automatica, la spinsero a creare opere astratte è innegabile, ma bisogna riconoscere che anche le informazioni apprese nell’ambito scientifico diedero un gran contributo. Nelle sue tele, oltre alla presenza della spiritualità, è possibile distinguere rappresentazioni di atomi, la allora recente scoperta dei raggi x e particelle subatomiche. Come lei spiegò dopo aver realizzato la corposa serie Paintings for the Temple, nelle sue opere intendeva sempre combinare spiritualità e materia, che riteneva facce differenti della stessa medaglia. Nonostante la visione pionieristica avuta nel 1906 riguardante la sua concezione di pittura astratta, non pubblicò questi studi, poiché ritenne che il pubblico non sarebbe stato pronto ad apprezzare una nuova filosofia, un inedito concetto di arte. Per spiegare come i suoi numerosi interessi avessero contribuito a dar vita a qualcosa che il mondo non aveva ancora mai visto, spiegò: “Le immagini venivano dipinte direttamente attraverso me, senza disegni preliminari. Non avevo idea di cosa avrebbero rappresentato le opere e ho continuato a lavorare rapidamente, senza modificare alcuna pennellata.” Attingendo alla scrittura automatica, alla scienza, alla spiritualità, fece danzare sulla tela tutti i suoi interessi, dando vita a uno stile che ancora oggi fa interrogare l’osservatore, spronandolo a conoscere sempre di più del mondo circostante.

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