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Un tuffo nell’Archeologia: Pietro Paolo Orsi

Un tuffo nell'archeologia di Chiara Paoli

Pietro Paolo Giorgio Orsi

“Dalle tradizioni culturali della sua terra attinse l’impulso alla ricerca archeologica, attuata in fortunatissimi scavi nel Trentino, nella Sicilia nella Calabria. Illustrò le sue vaste indagini con opere di dottrina che gli diedero fama nel mondo e lo portarono agli onori del Senato. Tenne vivo nel cuore il ricordo e l’amore per la città natale che volle erede delle sue raccolte d’arte.” Questa citazione è tratta dal monumento dedicato a Paolo Orsi, collocato nel portico di palazzo Alberti Poja a Rovereto.

Pietro Paolo Giorgio Orsi nasce a Rovereto il 17 ottobre del 1859, allora territorio dell'Impero austro-ungarico, dove frequenta l'Imperial Regio Ginnasio. Appena sedicenne diviene socio del Museo Civico della città della quercia e assistente di archeologia ed entomologia. Nel 1880 ottiene l’incarico di conservatore per la Sezione Archeologica e Numismatica, che mantiene sino alla morte. Intanto nel 1877 aveva avviato i suoi studi umanistici presso l'Università di Padova, che poi prosegue a Vienna, dove si specializza in storia antica e archeologia; si reca anche a Roma dove segue le lezioni di paleontologia di Luigi Pigorini. Nel 1882 ottiene la laurea e due anni dopo fa richiesta e gli viene riconosciuta la cittadinanza italiana. Le prime ricerche archeologiche si concentrano nella terra natia, con alcuni scavi presso il Colombo a Mori, la Busa dell'Adamo a Lizzana e Castel Tierno. Lavora come insegnante per un periodo, per poi entrare nella direzione generale delle antichità e delle belle arti di Roma, ma la sua vita cambia nel 1888, con la vittoria del concorso di ispettore di III classe degli scavi e dei Musei a Siracusa. Qui ha modo di operare sotto la direzione di Francesco Saverio Cavallari, in un territorio ancora sconosciuto. La sua ricerca si concentra sulla preistoria, sui centri attivi nell'età del Bronzo e sulle colonie greche. Esegue ricerche anche in Calabria, per l’esattezza a Locri, dove ha modo di collaborare con il direttore dell'Istituto Germanico di Roma Eugene Petersen. Nel 1891 diviene direttore del Museo archeologico di Siracusa, sotto la sua guida vengono ampliati gli spazi espositivi e le collezioni, che vengono prontamente inventariate. Molteplici le campagne di scavo a cui ha preso parte negli anni, esplorando templi, catacombe, necropoli e mura. Per un breve periodo riveste la carica di Commissario del Museo Nazionale di Napoli tra il 1900 e il 1901, gettando le fondamenta per il riordinamento totale dell'Istituto, che si realizza con il suo successore. Nel 1907 viene deputato all’organizzazione della Soprintendenza alle antichità della Calabria con sede a Reggio Calabria e ha collaborato fattivamente alla nascita del grande Museo Nazionale della Magna Grecia. Nel 1907 con l’istituzione delle Soprintendenze, ottiene la nomina a So-

Un tuffo nell'archeologia

printendente per la Calabria sino al 1924 e per la Sicilia Orientale, incarico rinnovato nel 1923. Sempre nel 1924 su raccomandazione di Ettore Tolomei, viene eletto senatore del Regno d'Italia, con l’intento di sostenere la ricerca archeologica. Paolo Orsi è da riconoscere tra i fondatori della Società Italiana di Archeologia, nata nel 1909 e nel 1920 con Umberto Zanotti Bianco, costituiscono la "Società Magna Grecia" designata alla raccolta di fondi per gli scavi e la rivista «Archivio storico per la Calabria e la Lucania». Oltre 300 sono gli scritti che lo conducono alla vittoria del Gran Premio di Archeologia dell'Accademia dei Lincei. Dopo il pensionamento rimane a Siracusa per collaborare all'ordinamento del museo che ora porta il suo nome. Nell'autunno del 1934 fa ritorno a Rovereto dove si spegne l'8 novembre dell’anno seguente. A Paolo Orsi è intitolata la Rassegna del cinema archeologico promossa dal Museo Civico di Rovereto a partire dal 1990 e che quest’anno si rinnova con un nuovo nome “ROVERETO ARCHEOLOGIA MEMORIE” (RAM). Così lo ricorda l'amico marchese Enrico Gagliardi: «Rivedo il maestro: alta, solida la persona, […] un solco profondo sulla fronte e lo sguardo penetrante ben rilevavano in lui l'uomo di studio e di scienza, abituato al diuturno travaglio del pensiero. Il parlare lento, misurato, chiaro, traduceva subito il carattere dell'uomo, diritto e preciso, che attraverso il lavoro senza indugi e senza stanchezza, vedeva netta la meta. La sua vita austera, d'una semplicità francescana, che rifuggiva dagli onori e da ogni teatrale popolarità, gli ha permesso di operare in silenzio in luoghi disagiati. Dovunque Egli è passato, ha lasciato un'orma profonda; perché niente sfuggiva al suo sguardo, alla sua acuta osservazione; i suoi studi si concentravano subito in limpide e fondamentali pubblicazioni che hanno illustrato intere regioni e periodi oscurissimi, mai prima di lui tentati, e da lui fatti rivivere e resi eloquenti dopo millenni di silenzio.»

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