8 minute read
Le medaglie d’Oro: Ancilla, Clorinda, Don Fiore
In ricordo dei nostri eroi
in Germania, dove si ammala gravemente. Su intercessione anche del Vescovo di Pisa, riesce ad essere rimpatriato e dopo un periodo di cura, nel maggio 1944 riprende a curarsi delle anime di Le Mulina. Non è facile il periodo ed il prete intrattiene rapporti con i partigiani che sono sulla montagna, cura i feriti e porta notizie dalla Versilia. A causa dei continui bombardamenti sulla costa, Fiore convince tutta la famiglia a prendere rifugio presso la sua canonica, intendendola luogo più sicuro. La mattina del 12 agosto, mentre i tedeschi transitano da Mulina per raggiungere Sant’Anna, i primi martiri sono loro, Fiore di 28 anni è ucciso sul sentiero che da Mulina porta a Farnocchia, i suoi cari trucidati e bruciati nella canonica: il padre Antonio di 65 anni, la sorella Teresa di 38 anni, la cognata Claudina di 28 anni e le due nipoti Graziella di 13 anni e la piccola Elena di 16 mesi. Si salveranno soltanto la madre ed il fratello Amelio, che il giorno prima si sono spostati a Pescaglia a far visita alla figlia e sorella Corinna. Al loro ritorno, troveranno soltanto cumuli di macerie fumanti e la madre impazzirà per il dolore. Con il Comune di Stazzema, insignito di Medaglia d'oro al valor militare conferita nel 1970, il Comune di Castello Tesino ha firmato, nell'agosto 2011, il patto di amicizia per costruire insieme un futuro di dialogo, anche sulle dolorose memorie del passato, per una cultura di pace e per cancellare la guerra dalla storia dei popoli, con l'impegno di commemorare annualmente don Fiore e la sua famiglia.
Advertisement
L’11 ottobre di settantasette anni fa, la mattina all’alba, una madre prende per mano il figlio di undici anni e si incammina, a piedi, da Castello a Pieve, per cercare di ricomporre il corpo martoriato della sua unica figlia femmina, Clorinda, finita a pistolettate in faccia
da due trentini del C.S.T., al servizio del Comandante Hegenbart.
MENGUZZATO CLORINDA Medaglia d'oro al valor militare conferita dalla Presidenza della Repubblica Italiana nel 1944 Partigiana combattente Alla memoria motivazione: Valorosa donna trentina, fu audace staffetta, preziosa informatrice, eroica combattente, infermiera amorosa. Catturata dai tedeschi oppressori, sottoposta ad atroci sevizie, violentata dalla soldataglia, lacerate le carni da cani inferociti, con sublime fierezza opponeva il silenzio alle torture più strazianti, e nell'ultimo anelito gridava agli aguzzini: «Quando non potrò più sopportare le vostre torture mi mozzerò la lingua con i denti per non parlare ». La brutalità teutone poté violarne il corpo, ma non piegarne l'anima ardente e l'invitto coraggio. La leonessa dei partigiani rimane fulgido esempio delle più nobili tradizioni di eroismo e di fede delle donne italiane. Castel Tesino, 10 ottobre 1944.
CLORINDA MENGUZZATO Nasce il 15 ottobre 1924. Durante la guerra è a Bolzano, lavora con il padre che è venditore ambulante di stoffe e cappelli, lavorano su diversi paesi del bolzanino. Dopo l’8 settembre Clorinda si reca ogni giorno alla stazione di Bolzano, dove transitano lunghi treni carichi di militari italiani destinati ai campi di concentramento tedeschi. Lei raccoglie i biglietti che vengono fatti cadere dai finestrini e scrive alle famiglie dando loro notizie della condizione di Internati militari italiani. (La madre, dopo la guerra, riceverà tantissime lettere di ringraziamento dai militari rientrati dalla prigionia). La situazione a Bolzano diventa pericolosa e Clorinda ed il padre rientrano a Castello. Clorinda lavora come cameriera presso l’Albergo Italia e stira anche per i militari tedeschi e del CST che soggiornano alla casa degli Orfanelli, quella di fronte alla canonica. Prima diventa staffetta per i partigiani dal paese alla montagna, poi, quando decide di seguire il fratello Rodolfo a Costabrunella, è l’agosto 1944. E’ domenica 8 ottobre 1944. Castello
In ricordo dei nostri eroi
Tesino in stato d’assedio. I tedeschi salgono da Grigno lungo la strada del “Murelo”, che si snoda per undici chilometri fino a Castello Tesino, con cannoncini e mortai trainati da cavalli, e da Strigno con moto e autocarri. I partigiani si danno alla fuga verso la montagna alta. Gastone Velo, (Nazzari), vice comandante del Battaglione Gherlenda, è ferito e ha la febbre alta, Veglia non se la sente di lasciarlo e, dopo una breve sosta a casa dai genitori, si dirigono verso il maso di famiglia, in località Duna. Sulla strada verso il maso, sicuramente per una spiata, sono arrestati da due del CST e torturati nel maso dei Lucca, per poi essere trasferiti all’hotel Savoia. In un racconto-memoria, la coetanea Ida Lucca descriverà nel 1980 la notte di torture a carico di Clorinda e Gastone, avvenuta nella cucina del suo maso, in località Duna. Nelle tre notti tra l’8 e l’11 ottobre, “Veglia” è sottoposta a continue torture anche da parte dello stesso Hegenbart, che le lancia contro il suo cane lupo. Tra l’altro il capitano vuole sapere il nome del compagno assieme al quale è stata sorpresa. Clorinda Menguzzato di Augusto e di Dorigato Maria è uccisa con arma da fuoco all'alba dell'11 ottobre ed il cadavere sarà trovato sulla strada verso Pieve poco prima della villa Daziaro, lungo una scarpata. Quattro giorni dopo avrebbe compiuto vent’anni. Per tre giorni sarà lasciata a cavalcioni dei cespugli della radura nei pressi della villa Daziaro, alla mercè di chiunque e fatta obbligatoriamente vedere ai passanti quale monito. Don Silvio Cristofolini si premunirà di coprirla e vestirla con il vestito tipico tesino. Sarà sepolta in un lenzuolo, fuori del cimitero di Pieve, lungo il muro a levante dello stesso cimitero il 14 ottobre 1944. Mimmo Franzinelli, noto storico e scrittore, ha riservato a Clorinda Menguzzato una pagina del suo libro intitolato “Tortura”, storie sull’occupazione nazista e guerra civile dal 1943 al 1945 e sulle pratiche di tortura dei nazisti e dei fascisti per estorcere informazioni ai prigionieri.
MARIGHETTO ANCILLA Medaglia d'oro al valor militare conferita dalla Presidenza della Repubblica Italiana nel 1945 Cenni storici e normativa dell'onorificenza Partigiana combattente Alla memoria motivazione: Generosa figlia del Trentino abbandonò la propria casa e la famiglia per rispondere all’appello della Patria a cui già il padre aveva sacrificata la vita. Unitamente al fratello maggiore divise i gravi rischi e i grandi sacrifici della lotta partigiana nella stagione più rigida e in zona impervia e pericolosa. Durante un rastrellamento, con uno sci spezzato da raffiche nemiche, si rifugiò sopra un albero. Individuata, scaricò la pistola sul nemico fino ad esaurimento delle munizioni. Catturata e sottoposta a sevizie e torture non si piegò. 0ffertale salva la vita purché denunciasse i propri compagni, rifiutava sdegnosamente sputando in faccia ai carnefici e gridando: «Ammazzatemi, ma non tradirò mai i miei fratelli». Il piombo nemico stroncò la sua eroica esistenza. Col del Tocco - Passo Broccone - Comune di Castel Tesino (Trento), 19 febbraio 1945.
ANCILLA MARIGHETTO. Nasce il 27 gennaio 1927. E’ la più giovane donna medaglia d’oro al valor militare italiana. Dopo alcuni mesi passati a fare la mondina con la sorella, rientra in Tesino con un quantitativo di riso per la numerosa famiglia. Salita sulle montagne del Tesino con il fratello Celestino, condivide i mesi di
In ricordo dei nostri eroi
lotta partigiana con i ragazzi del Battaglion Gherlenda. Dopo i tragici fatti dell’ottobre 1944, il gruppo si sfalda ed i rimanenti si rifugiano in alta montagna, tra il Passo Brocon ed il Coppolo, ai confini con la provincia di Belluno. Il 19 febbraio 1945, i tedeschi, si pensa su delazione, giungono alla malga Vallarica di Sotto, dove i partigiani avevano trovato rifugio. La pattuglia di tedeschi, composta per lo più da elementi del CST, entra nella malga rovistando dappertutto senza alcun risultato. Si divide allora in due gruppi: uno segue le tracce degli sci di “Tom” e “Tormenta”, l’altro si mette all’inseguimento di “Ora” e “Raul” che, a circa mille metri dal Col del Toc, si arrampicarono su due abeti poco distanti l’uno dall’altro. Qualche istante dopo passano gli inseguitori senza accorgersi di nulla. Solo l’ultimo, alzando lo sguardo, vede qualcosa di strano su una pianta. Chiama indietro i commilitoni. Hegenbart intima alla giovane partigiana di scendere. Lei esita portando la rivoltella alla tempia, pensando probabilmente alla fine che il capitano aveva riservato alla sua compagna “Veglia”. Non si sa se la rivoltella non funziona o se la giovane spera, non avendo sparato, che i militari non abbiano il coraggio di ucciderla. Fatto sta che butta l’arma e scende. E’ circondata: Il comandante incomincia a interrogarla. Sa che sono in due e vuole sapere dove è nascosto il suo compagno. “Raul” è nascosto su una pianta a pochi metri da loro e da quel punto vede e sente tutto quel che dicono. “Ora” rifiuta più volte di rispondere. I tedeschi cominciano a colpirla con violenza con le punte di ferro delle racchette da sci, ma nonostante il dolore lei non dice una parola. Il comandante quindi ordina ad un sottufficiale di ucciderla: questi punta la rivoltella alla nuca di “Ora” e spara. I tedeschi tornano indietro, abbandonando la zona. “Raul”, impotente, segue sull’altro abete lo svolgersi del dramma, scende e, prima di andarsene, seppellisce il corpo di ‘Ora’ sotto la neve, poi cammina tutta la notte e raggiunge e la frazione di Pugnai, dove racconta tutto alla gente del posto. Le persone che recuperano il corpo di “Ora” e lo seppelliscono provvisoriamente in una vecchia carbonaia, dicono che è stata uccisa da una scarica di mitra, ma con tutta probabilità le ferite che vedono sono quelle provocate dalle punte delle racchette dei poliziotti trentini. Il sottufficiale che ha eseguito l’ordine di Hegenbart di uccidere “Ora” è il maresciallo del CST Rocca, originario di Cavalese. Dei quindici uomini di quel plotone solo due sono tedeschi, i rimanenti sono trentini.
Ad Ancilla e a Clorinda sono intestate due vie a Castello Tesino, due vie a Trento e due vie a Roma, la Scuola Media di Borgo Valsugana è intestata a loro ed il Centro Giovani AMO di Lamon (BL)è intestato ad Ancilla.
Promuovere crescita
è da sempre il nostro volano. Siamo felici di affermare la riuscita del nostro intento.
Un team determinato che guarda al futuro
Realizziamo le vostre idee con