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Presentato il libro di Waimer Perinelli
Noi e la fede
di Armando Munao’
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QUANDO IL FURORE DEL POPOLO SALVÒ LA CHIESA
Ai trentini piace sentirsi originali, non superiori o inferiori rispetto ad altri popoli, solo diversi. La regola non scritta vale anche in campo religioso dove l’originalità non consiste nel riconoscersi nel Dio dei cristiani, ma nel modo in cui ci si accosta al culto. Non a caso il Concilio, fondamentale per la vita della Chiesa, si tenne nel 1500 a Trento e da esso scaturirono regole adatte a fermare il protestantesimo dilagante nei paesi nordici. Una profonda riflessione sul ruolo avuto dal culto e dalla fede dei trentini nella Controriforma la si trova nel libro di Waimer Perinelli “A furor di popolo.
Trentino santuari e religiosità
popolare” edito in collaborazione con il Museo degli usi e costumi della gente trentina e stampato da Grafiche Futura. Ma come può la religiosità popolare avere salvato la Chiesa? Lo chiediamo all’autore. “La Chiesa si salvò, o meglio, respinse il dilagare della dottrina di Martin Lutero, grazie ad una profonda riflessione fatta dai membri dell’Istituzione che, proprio a Trento, per merito delle capacità diplomatiche ed organizzative di Bernardo Clesio, ebbero modo di organizzare la controriforma, fatta di teologia e
Intagliatore Svevo I santi trascinati al rogo 1515 circa (foto Museo diocesano tridentino)
sentimenti popolari e, se della prima il Trentino era modesto, della religiosità o devozione era ed è ricchissimo”.
In quale nodo essa ha agito?
“In primo luogo la tradizione che protegge gli antichi riti e la fede con cui si è conservato il culto di Maria, la figura più contestata dai protestanti. Basti pensare che in difesa della Madonna sorsero o furono valorizzati in Trentino, durante e poco dopo il Concilio, alcuni santuari fondamentali: da Pietralba ad Arco, da Segonzano a Senale, Cavalese.... Un contesto geografico e culturale che ho chiamato Le mura di Maria, una sorta di Vallo della fede”.
Come nascono i santuari?
“E’ bene precisare che tutte le chiese consacrate hanno il sancta santorum, il tabernacolo o ciborio dell’altare, dove si custodisce l’Eucarestia, ma solo alcune vengono riconosciute come santuari. In queste troviamo alcuni caratteri fondamentali: l’apparizione di Maria, ovvero per sua espressa volontà come a Pietralba, o il ritrovamento di immagini e statue miracolose come alla Madonna del Lares di Bolbeno; ci sono i miracoli attribuiti anche ai santi come san Romedio, san Vigilio, san Biagio e san Rocco.. capaci di intercedere presso Dio a favore dei fedeli, ma a caratterizzare i santuari sono i pellegrinaggi i veri rivelatori della devozione popolare”.
Qualche esempio?
“Due per tutti. Il primo è il santuario della Madonna di Pinè la cui fondazione risale al 1729, il 14 maggio, quando Domenica Targa disse di avere visto Maria. La storia è nota ma la verità è che ella non fu pienamente creduta dalla Chiesa mentre fu sostenuta con Furore dal popolo. Iniziarono i pellegrinaggi e poi arrivarono anche i miracoli come testimoniano centinaia di ex voto appesi alle pareti. L’altro esempio è fornito dal santuario di Sanzeno dedicato ai martiri Sisinio, Alessandro e Martirio. I tre evangelizzatori, sul finire del 400 furono trucidati, uccisi con furore, dagli antenati dei nonesi: E’ sicuramente il
santuario più importante del Trentino perché è storicamente dimostrato il martirio sul cui sangue si diffuse la fede, ma anche fra i meno frequentati dai pellegrini e a poco sono valsi l’impegno dei vescovi come Giovanni Hiderbach, sul finire del 1400, e Alessandro Maria Gottardi lo scorso secolo, per radicarlo nel cuore dei trentini”.
Forse dobbiamo pensare a un senso di colpa per l’eccidio?
“Nulla ce lo nega e sicuramente non è facile invocare in aiuto chi si è ucciso, ma ritengo più probabile sia la delocalizzazione del santuario a segnarne il destino. Si pensi alla fortuna in tempi più meno o remoti di alcuni santuari come la Madonna di Senales e la Madonna di Campiglio o Campoi, situati al crocevia di importanti strade e diventati strutture ricettive per romei e soldati. Altre chiese modeste come san Valentino sul colle di Tenna hanno goduto del passaggio della strada imperiale Claudia Augusta e ancora oggi conserva grande fascino pur avendo scarso valore nella fede”.
Ma pochi miracoli
“E’ vero com’è vero che a san Valentino sono dedicate in Trentino molte chiese e santuari, da Ala ad Agro in Vezzano e, a parte la benedizione dei quattro vicariati con le reliquie del prete o vescovo, non ci sono particolari segni devozionali. Non molti anche i miracoli, innamorati a parte, ammesso che di miracoli si possa parlare, ci sono le guarigioni dei bambini colpiti da arioma. Ecco, il problema dei santi è che hanno tutti una specializzazione o capacità taumaturgica”.
Noi e la fede
Montagnaga Pinè sala ex voto (foto Paolo Sandri)
La Madonna invece può essere implorata per ogni specie di grazia.
“Si la madre di Cristo non ha limiti né confini, a Lei sono dedicati nel mondo alcuni grandi santuari da Lourdes a Fatima, da Guadalupe, in Messico a Czestochowa in Polonia: per ognuno si parla di milioni di pellegrini all’anno”.
Ma è vera fede?
“Non tutto è fede quel che luccica, a volte il pellegrino si gode solo una bella gita in luoghi suggestivi. Non tutto poi è miracolo. A Lourdes una speciale commissione medica vigila sulla autenticità dei miracoli. Mi creda, le Bureau de constatationes medicales, presieduto dal 2009 dall’italiano Alessandro De Franciscis, analizza ogni anno centinaia di casi e giudica meritevoli di attenzione solo una trentina di segnalazioni miracolistiche. E poche vanno a buon fine. La Chiesa è molto seria anche quando valuta la religiosità popolare: furore a parte”.