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Concorso fotografico Cerbaro

Interviste impossibili

di Laura Mansini

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IL FASCINO DISCRETO DI POIROT

Chi l’avrebbe mai detto che sarei stata conquistata da: ”Un Tipo che a vederlo era difficile non ridergli in faccia... alto poco più di un metro e mezzo, grassoccio, con un enorme paio di baffi, non più giovane, e soprattutto una testa simile ad un uovo”. Eppure quell’uomo elegantissimo, in un completo leggero di lino coloro avana ed un elegante panama a coprire la sua testa, dominata certo dai grandi baffi, molto curati, ma soprattutto da occhi verdi, intensissimi che sembravano scavarti nell’animo, emanava un grande fascino. Correva l’anno 1936, quando ebbi l’ occasione d’incontrarlo nella sala da The del “Tigres Palace Hotel” di Bagadad. Egli accettò questa mia intervista al termine di un inatteso lavoro d’indagine, da lui svolto presso “Tell Yaringià”, sede di una missione archeologica americana, che stava compiendo degli scavi in un luogo dove si dice che un tempo sorgesse una grande città assira, una specie di Ninive. Mi trovavo a Bagdad dove ero scesa durante un viaggio archeologico, una mia passione ed ero delusa dal centro città, molto sporco, ben diverso dal quella fantastico raccontato dalle “Mille e una notte”. Mentre stavo sorseggiando un thè ghiacciato con foglie di menta, lo vidi arrivare, come già detto, a piccoli passi decisi e leggeri, mentre mi rivolgeva un ampio sorriso. Dopo avergli spiegato il motivo dell’ intervista, avendo letto sui fogli locali l’ennesimo suo successo nello svelare l’intricato caso di due omicidi all’interno della grande casa degli scavi archeologici, egli mi disse con profonda amarezza che il suo lavoro era a volte molto duro e i risultati raggiunti mettono in luce storie terribili che lo lasciano incredulo e profondamente scosso. Gli chiesi allora perché facesse questo lavoro, Con un sorrisetto mi rispose “A causa delle mie celluline grigie che appena vi è qualche mistero, qualche cosa di non chiaro, si mettono in moto, comunque- continua - già in Belgio ero funzionario della polizia locale, ma durante la guerra fuggii in Inghilterra, nell’ Essex, a Styles Curt. Lì ebbi modo di incontrare un mio vecchio amico, l’ufficiale Arthur Hastings, che mi coinvolse nell’assassinio della mamma di amico che lo ospitava nella grande villa di famiglia. Un caso difficile ed intricato, ma le mie celluline grigie seppero dipanarlo con successo” Un sorrisetto soddisfatto mentre sorseggiava il suo The e con il tovagliolino si asciugava i baffi, mi fecero chiaramente capire la grande autostima che questo personaggio aveva di sè, “Certo che la mia autrice dice di non amarmi. Anzi mi trova molto antipatico, ma pazienza. In fondo non può fare a meno di me” Agatha Cristie infatti, appena può, alle spalle, ma anche davanti, lo prende in giro, prima di tutto nei particolari; nella sua pomposità nel vestire, nonostante il fisico, le piccole manie, la puntigliosità nel curare i propri baffi e poi quel parlare in francese, la sua paura dei dentisti. Tante cose minuscole che lo rendono umano e gradito al lettore. Se invece fosse bello, alto biondo, al lettore le sue celluline grigie ci annoierebbero, mentre la Christie da donna ed autrice straordinaria qual’è ci invita, sorridendo, nei tortuosi ragionamenti del suo piccolo investigatore belga e ce lo rende

Ercule Poirot con l'amico Hastings

Interviste impossibili

amabile, vicino ,comprensibile. “ Perchè sorride”-mi chiese all’improvviso-” Stavo pensando alle sue celluline grigie, lei non sembra il classico investigatore”. “Davvero lei è troppo intelligente per non capire che l’investigatore non è necessariamente un uomo che si appiccica una barba finta e si nasconde negli angoli bui. E’ rarissimo che qualcuno compia un’azione che non sia nel suo carattere. La natura umana si ripete più di quanto si crede abitualmente, il mare è molto più vario” . Mi guardava ironico e mi sorprese quando mi apostrofò “ Lei ad esempio non è la turista innamorata dell’Archeologia, come vuol apparirmi, è una giornalista in cerca di scoop e vorrebbe che le raccontassi che cosa è accaduto realmente all’interno della casa di Tell Yarimgià. Ma credo lo debba scoprire da sola cercando di capire i caratteri dei personaggi coinvolti; il lupo si traveste da agnello, ma la tartaruga può battere la lepre, a me interessa arrivare alla verità, non importa quando..io non sono sentimentale, io mi accontento di essere logico; non mi piace l’inspiegabile e finisco sempre per spiegarlo.” Rimasi a guardarlo ammutolita per questa sua uscita, però ripensandoci me l’ero meritata. Detto questo si alzò e, con un elegante mezzo inchino , se ne andò, sparendo nelle viuzze di Bagdad. Poirot, uno dei personaggi più intriganti assieme a miss Marple, della “regina del giallo”, come generalmente è considerata la Christie, con le sue analisi, le apparenti sconfitte, che si risolvono sempre con la felice soluzione finale è l’alter ego dell’autrice, che gioca col lettore, accompagnandolo in luoghi affascinanti, apparentemente felici, facendoci poi conoscere i profondi abissi del male, non trascurando alcun mezzo, anzi molto spesso l’Assassino è il personaggio più insospettabile, come nel caso appena risolto da Poirot agli scavi archeologici di Tell Yarimgià, dove, proprio alla fine, si scopre che l’integerrimo professor Eric Leidner, capo della missione , uomo colto, integerrimo, mite, profondamente innamorato della bellissima moglie Luise, è il colpevole. E per il movente? Cherchez la femme!

Ercule Poirot

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