14 minute read

Tra Storia, Poesia e Letteratura: Giuseppe Ungaretti

Tra Storia, Poesia e Letteratura

di Silvana Poli

Advertisement

GIUSEPPE UNGARETTI il poeta soldato

Giuseppe Ungaretti è uno dei poeti più importanti del Novecento. La sua poesia è caratterizzata da versi brevissimi, da parole pure e da lunghi silenzi. Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888. I suoi genitori sono lucchesi, trasferiti lì perché il papà lavora come sterratore al canale di Suez. Quando Giuseppe ha solo due anni il padre muore e la mamma rimane sola con i due figli. Mentre la madre lavora in un panificio ad Alessandria, i figli vengono affidati alle cure di diverse balie. In particolare Giuseppe si ricorda delle splendide favole raccontate da Anna, un’anziana croata. Ad Alessandria Giuseppe frequenta la gioventù egiziana ma studia in una scuola svizzera dove viene a contatto con la letteratura europea. Nel tempo libero frequenta anche la “Baracca rossa”, un ritrovo internazionale di anarchici. Nel 1912 Ungaretti decide di lasciare Alessandria per iscriversi all’università a Parigi. Durante il viaggio però si ferma in Italia dove visita le terre d’origine della sua famiglia. Per la prima volta i suoi occhi incontrano i paesaggi collinari e montani della Toscana. Parigi è la “Ville lumière”, il centro mondano e culturale della Belle Époque, con i suoi caffè, i teatri e il cinema, dove artisti di ogni genere vivono vite bohemien. Ungaretti studia alla Sorbona, frequenta i maggiori caffè letterari di Parigi e conosce gli artisti e gli intellettuali più importanti dell’epoca.. Il 1914 è l’anno dello scoppio della Grande Guerra. L’Italia, reduce dalla fallimentare campagna di Libia, tentenna; il governo è consapevole che l’esercito italiano non è né addestrato né equipaggiato per affrontare un nuovo conflitto. Ma Ungaretti appartiene a quella corrente di pensiero che ritiene che sia necessario anche l’intervento italiano. Quindi rientra in Italia e partecipa attivamente alla campagna interventista. Tra discorsi gridati sulla pubblica piazza e accordi segreti, nel 1915 l’Italia entra in guerra. E così, coerente con le sue idee, il giovane Giuseppe Ungaretti si arruola, volontario, nel 19° reggimento di fanteria, brigata Brescia. Ma un conto è gridare sulla piazza, un altro è trovarsi in trincea, mal addestrati, esposti alle intemperie e al fuoco avversario. La vita al fronte non è eroica come era immaginata dal giovane Ungaretti. La morte, il dolore, l’angoscia, la tristezza, sono accompagnati dalla paura e dal rumore delle granate e dell’artiglieria degli avversari. In quella situazione estrema, la baldanza con cui è partito Ungaretti lascia spazio a riflessioni profonde che trovano voce sul suo taccuino. Il giovane inizia così a scrivere e i suoi pensieri assumono la forma di poesie. Nei lunghi giorni in trincea, Ungaretti realizza il suo diario poetico e affida ai suoi versi emozioni e sensazioni, paure e illuminazioni. Con un linguaggio lapidario, scolpito, il poeta realizza componimenti poetici che talvolta hanno il sapore degli epigrammi come i famosissimi versi di Mattino “M’illumino / d’immenso” oppure quelli che descrivono le condizioni dei soldati “Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie”. Ungaretti si rivela poeta rivoluziona-

Giuseppe Ungaretti, l'ultimo poeta

Tra Storia, Poesia e Letteratura

rio, innovativo. Le sue liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, ed esprimono forti sentimenti. La genesi delle sue poesie avviene nella sua quotidianità ma i messaggi che trasmettono assumono il carattere dell’universalità. Le sue poesie offrono infiniti spunti di riflessione e come valevano per noi in quel contesto, così possono valere anche per noi, oggi. Giuseppe Ungaretti è uno dei tanti giovani nazionalisti che si erano gettati con entusiasmo nella prima guerra mondiale. Ungaretti pensa che questa guerra sia inevitabile ed è certo che quel conflitto ponga fine a tutte le guerre. Allora i giovani pensavano che fosse necessario un conflitto per incendiare il mondo vecchio e crearne quindi uno nuovo. Ma la storia dimostra quanto la realtà sia diversa dai sogni: infatti l’Europa si troverà a vivere 40 anni di guerre e violenze. Solo una volta al fronte, sulle montagne del Carso, sull’Isonzo, Ungaretti depone l’ideologia, perché tocca con mano la realtà di morte e di distruzione, di corpi dilaniati. Ma a fianco di questo strazio Giuseppe vede sorgere prepotentemente dentro di sé la fiducia e l’attaccamento alla vita. Assiste alla solidarietà che si crea tra commilitoni e sente crescere dentro di lui un senso di spiritualità che lo fa sentire parte di un grande universo, a cui si affida come una “docile fibra”. Nel 1916, tra prima linea e retrovie, conosce Ettore Serra, un giovane ufficiale. Proprio lui diventa il suo primo editore che pubblica, a Udine, la prima edizione della raccolta “Il porto sepolto”. Quando la guerra finisce Ungaretti torna a Parigi. Negli anni successivi inizia a lavorare per il Ministero degli Esteri. Intanto si è sposato e con una donna conosciuta in Francia che rimarrà sua compagna per tutta la vita. Il dopoguerra è difficile per tutti, anche per lui che è mussoliniano. Ma

Ungaretti giovane militare

la sua produzione poetica continua ed evolve. Le liriche della seconda raccolta intitolata “Sentimento del Tempo”, la cui prefazione è di Benito Mussolini, sono caratterizzate da un linguaggio più disteso e meno epigrammatico. Nel 1926 muore sua madre, che era rientrata in Italia da poco: non si vedevano dal 1912. Lei profondamente cattolica, lui approdato al cattolicesimo solo recentemente trovano un punto di contatto nella fede comune. Nel 1932 la sua poesia ottiene il primo riconoscimento ufficiale. Alla fine degli anni ’30 Ungaretti si trasferisce in Brasile dove insegna Letteratura Italiana all’Università di San Paolo. Qui due lutti lo lasciano prostrato: muoiono il fratello e il figlio. Il dolore di queste perdite segna il suo animo e lascia traccia nelle sue opere. Rientra a Roma nel 43 e soffre molto l’occupazione della capitale da parte dei nazisti. Negli ultimi anni ottiene molti riconoscimenti pubblici e in occasione degli ottant’anni riceve solenni onoranze da parte del governo italiano. Muore a Milano nel 1970. La sua opera rimane a testimoniare sia i drammi del Novecento che il disagio esistenziale dell’uomo contemporaneo, un uomo privo di certezze ma sempre più assetato di assoluto.

OCCASIONISSIMA

a BORGO VALSUGANA

VENDESI Armonium tedesco, ristrutturato, accordato e perfettamente funzionante. 61 tasti 5 ottave ad aspirazione. Euro 1.000,00 Per informazioni 333 2815103

Medicina & Salute

LA RABBIA DEI BAMBINI

di Erica Zanghellini *

Quante volte diciamo ai bambini che non devono arrabbiarsi, che è inutile arrabbiarsi, che sono cattivi perché si arrabbiamo, ma è proprio così? La rabbia è un’emozione naturale, fisiologica ed innata. Ha la funzione adattiva di rispondere a: un’ingiustizia, un torto subito o percepito, all’impossibilità a raggiungere un obiettivo prefissato o ancora è una reazione che l’essere umano ha quando vengono violati i propri diritti. Quest’emozione quindi ha anche degli aspetti positivi, può essere forza, può essere la forza che mi spinge a non mollare durante una crisi o può essere veleno. Energia positiva o negativa per il nostro corpo se non viene estinta. La conosciamo tutti, tutti l’abbiamo provata, in passato, nel presente e anche nel futuro di sicuro prima o poi la proveremo. Il problema non è l’emozione in se, non è esperirla ma, quando questa emozione diventa accecante, quando guida le nostre decisioni nella nostra quotidianità, quando diventa il nostro “filtro” nel vivere la nostra vita. Se siamo in questa situazione allora dobbiamo capire cosa c’è dietro a quest’emozione, cosa scatta nel mio cervello e perché è così frequente che si attivi questo tipo di esperienza soggettiva. Come accennavo prima, la rabbia è quella emozione che ci prepara a rispondere a uno stimolo o a una situazione, il nostro corpo si modifica per reagire. Si parte con l’ attivazione di alcune aree cerebrali-emozionali che a cascata provocano una serie di modifiche nel corpo, come per esempio un aumento della respirazione, oppure la richiesta di un più alto apporto di sangue, per avere maggior quantità di ossigeno, sia da parte dei muscoli, che del cervello. Questo perché il corpo si deve preparare a reagire mentre, il cervello a prendere verosimilmente molteplici decisioni. Sotto tutte modifiche psicofisiche funzionali per l’ obiettivo di estinguere il pericolo e con esso l’emozione di rabbia. Se invece analizziamo questa sensazione dal punto di vista cognitivo cosa troveremo? Troveremo che dietro la rabbia c’è altro. C’è frustrazione, c’è dolore (quando pensiamo che ci venga negato qualcosa), ingiustizia e che queste influenzeranno il come percepiamo il mondo. La letteratura ha rilevato che quando proviamo rabbia, viviamo l’altro come maggiormente provocatorio e come maggior

Medicina & Salute

direttivo nei nostri confronti. Ecco perché è importate capire come viviamo gli eventi e non sono come reagiamo ad essi. E’ fondamentale capire cosa significano per noi, cosa attivano in noi, nel presente ma, anche se ci parlano di momenti lontani. Le parole, le metafore, le immagini del passato che si collegano ad esse. Questo è l’unico modo per comprendere come “funzioniamo” e come siamo. Ci sono anche casi, in cui questi pensieri e/o immagini si attivano, continuamente/costantemente e quindi non fanno altro che rinforzarsi assiduamente e questo si tradurrà nel modo di essere e di esprimersi. E a questo punto che forse vale la pena di mettersi in discussione. Capisco che non è facile e che spesso ci vuole un aiuto, ma è l’unico modo per cambiare. Capire come percepisco l’evento, lo vivo e reagisco è la parte su cui è possibile lavorare. Non dobbiamo diventare vittime delle nostre emozioni, la rabbia non va repressa va gestita eventualmente in modo più efficace e adattivo. Anche perché spesso e volentieri se ho un problema di questo tipo, ne risentiranno tutte le relazioni e i contesti sociali. Inoltre è importante sapere che se quest’emozione si reprime, si trasforma in altro: in dolore, frustrazione, vendetta e nei casi più gravi violenza. E’ li che nuoce. Noi invece dobbiamo conoscerla e gestirla è il concetto che in psicologia viene definito come la capacità di autoregolazione e autocontrollo. Dobbiamo aver noi il controllo, no gli eventi o chi ci fa arrabbiare. Quante volte sarebbe stato possibile reagire in modo diverso, soprattutto quando non è stata la soluzione la rabbia, non ha risolto il problema anzi lo ha amplificato? Siamo noi che dobbiamo diventare in grado di scegliere come reagire. Per arrivare a questo punto, ci vuole tanta fatica, ci vuole consapevolezza e pratica; è difficile scardinare le abitudini e gli schemi comportamentali ma, non è impossibile. Le persone arrabbiate croniche ripetono in modo ciclico i loro pensieri e questi amplificano e prolungano l’emozione stessa. Invece è necessario interrompere il rimuginio rabbioso e questo avviene solo con l’ esercizio, fermandosi e ragionando su quello che per noi ha rappresentato quell’ evento. Tutti noi abbiamo problemi, sta a noi capire se e come cercare di risolverli.

Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel- 3884828675

Salute & Benessere

di Armando Munao’

MusicalMA a Pergine,

un nuovo centro polifunzionale

All’inizio della primavera è stato inaugurato a Pergine Valsugana il centro MusicalMa. Si tratta di un nuovo centro polifunzionale che si pone come obiettivo quello di favorire il benessere nelle persone attraverso una serie di attività. I professionisti di MusicalMa offrono trattamenti che portano beneficio alla persona nella sua globalità. Per saperne di più abbiamo voluto sentire Mariella Micarelli, anima del progetto e responsabile di MusicalMa.

L’intervista Dottoressa Micarelli, qual è lo scopo fondamentale di questa struttura.

Con l’apertura del centro MusicalMa abbiamo voluto portare a Pergine Valsugana una realtà dove le persone potessero trovare delle risposte di benessere ai loro bisogni. Ho utilizzato il termine “persona” perché in questa parola è racchiuso il significato del nostro operare: per-sona. Il prefisso “per” indica l’elemento del moltiplicare, “sona” viene dal verbo suonare, ma anche vibrare. Ogni persona, per stare bene, ha bisogno di vibrare in armonia. Infatti non basta che il corpo sia sano, serve anche che l’anima sia in pace, che la mente non continui ad arrovellarsi e a rubare energie.

Abbiamo saputo che la vostra attività ha avuto un notevole riscontro. A suo avviso a cosa è dovuto questo successo?

Io credo che in questi ultimi anni tutta la popolazione sia stata messa molto sotto stress. Inoltre le tensioni internazionali contribuiscono a creare un clima di insicurezza. In tale contesto emergono le fragilità che naturalmente albergano negli animi di tutti. Nel nostro centro i professionisti lavorano tutti con l’obiettivo di aumentare le energie vitali della persona per permetterle di ritrovare il suo centro di equilibrio. Quando le persone si fanno travolgere dalla negatività, quando la paura condisce i pasti della giornata, quando l’insicurezza economica fa capolino si tende a farsi travolgere; a volte però basta poco per vedere le cose in modo diverso. MusicalMa si pone come obiettivo quello di far suonare, vibrare, anima e corpo delle persone di ogni età, con particolare attenzione verso i soggetti fragili attraverso discipline che intervengono a livello emotivo, cognitivo e corporeo.

Ci sono degli aspetti che secondo lei sono particolarmente qualificanti?

A MusicalMa si lavora in team. Ogni persona che si rivolge ad ognuno dei professionisti ha a disposizione anche l’esperienza del resto del gruppo. Io, nello specifico, faccio musicoterapia. Quando lavoro con una persona e sento emergere temi particolari, mi accorgo, ad esempio, che la persona sta affrontando un problema, di cui ha bisogno di parlare, la invio alla counselor perché possa essere ascoltata. Quando vedo che nel corpo ci sono dei blocchi, chiedo aiuto alle professioniste che lavorano più direttamente sul corpo. Se poi emergono problemi che necessitano dell’intervento di un professionista dell’ambito sanitario, ci rivolgiamo ad AlmaMed, la nuova clinica aperta a Vigolo Baselga, con cui MusicalMa collabora.

Ci ricorda come è organizzata l’attività?

La nostra sede principale è a Pergine Valsugana, in viale Dante 88 e la sede staccata è a Vicolo Baselga n.8. Riceviamo solo su appuntamento. Offriamo trattamenti di musicoterapia, vocologia, channeling, reiki, yoga e shiatsu, pratichiamo il massaggio craniosacrale e l’ipnosi regressiva, proponiamo sedute di coaching e di counseling. Le persone possono trovare informazioni sul sito www.musicalma.it possono chiamare me al numero 3400755482 oppure scrivere a info@musicalma.it I numeri di telefono dei nostri professionisti si trovano anche sulla pagina facebook di MusicalMa.

Salute & Benessere

di Rolando Zambelli, titolare dell’Ottica Valsugana, è Ottico Optometrista e Contattologo

CORRETTO UTILIZZO DELLE LENTI A CONTATTO MORBIDE

Le lenti a contatto (LaC), in base ai materiali con cui vengono prodotte, si possono suddividere in due categorie: lenti a contatto rigide gaspermeabili e lenti a contatto morbide. Le LaC morbide si dividono in due grandi famiglie a seconda dei materiali (polimeri) con cui vengono costruite, LaC in Idrogel e LaC in Silicone Idrogel. Si possono suddividere anche in base alla tipologia di porto: monouso o a ricambio frequente (settimanali, quindicinali, mensili, trimestrali, semestrali e annuali). È importante seguire le indicazioni che il contattologo in sede di applicazione spiega, il portatore deve attenersi a queste regole di igiene e manutenzione per ottenere il meglio dalle LaC usandole in modo efficace e sicuro.

Metodologia per un utilizzo efficace e sicuro delle LaC morbide

– Prima di applicare la LaC DEVI lavarti ed asciugarti accuratamente le mani; – NON usare l’acqua per pulire le

LaC; – Per le LaC a ricambio frequente,

dopo ogni utilizzo, pulisci (strofinando la lente con la soluzione unica consigliata dal contattologo sul palmo della mano), disinfetta, risciacqua e conserva nella soluzione consigliata; – Le LaC monouso (o giornaliera) dopo ogni utilizzo DEVONO essere gettate; – Richiudere sempre il flacone della soluzione conservante; – Dopo ogni utilizzo il portalenti deve essere svuotato (non lasciare la soluzione e riutilizzarla), dev’essere pulito (NON con l’acqua, ma con la soluzione di manutenzione delle LaC) e poi asciugato; – Il contenitore DEVE essere sostituito una volta al mese; – Utilizza le LaC per il tempo per cui sono indicate (una settimana, 15

giorni, un mese, . .) e per il tempo che il contattologo consiglia (es: solo qualche ora al giorno); – Applica le LaC prima di truccarti e rimuovile prima di struccarti; – NON usare le LaC nel mare o in piscina (oppure indossa gli occhialini da nuoto e poi getta via le lenti); – NON dormire con le LaC, a meno che non siano lenti apposite; – Le LaC e le soluzione di manutenzioni sono state scelte appositamente per te: non cambiare tipo senza aver prima consultato il tuo applicatore; – In caso di fastidio, arrossamento o altri disturbi NON applicare le

LaC, contatta immediatamente il tuo contattologo e/o rivolgiti al medico oculista. È importante che il portatore verifichi periodicamente con il contattologo che la soluzione di manutenzione e le lenti stesse continuino ad essere le più idonee, vanno quindi effettuate visite di controllo periodiche per evitare qualunque possibile complicanza.

Fonti: SOPTI (Società Optometrica Italiana) Assottica

This article is from: