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La Valsugana Irridenta
Conosciamo la nostra storia
di Massimo Dalledonne
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LA VALSUGANA IRREDENTA
Fatti e persone (prima parte)
Con questo numero apriamo una finestra sul passato della nostra vallata riportando l’attenzione del lettore su quegli eventi e su quei protagonisti che nell’arco di circa settant’anni hanno contribuito a trasformare anche la Valsugana da terra irredenta a terra redenta, ovvero da aspirazione politica di pochi a realtà concreta e istituzionale. Sebbene inserita nell’ambito dei domini tirolesi e della Casa d’Austria più in generale per ben cinque secoli, infatti, a partire dalla metà dell’Ottocento anche nella nostra entità geografica non sono mancati quei sentimenti d’italianità - maggiormente manifestati all’interno delle città di Trento, Rovereto, Pergine, Riva, Arco e nelle classi degli intellettuali o degli studenti universitari - che porteranno la vallata a ricongiungersi con la madre patria, così come accadde per l’intero Trentino e per una parte consistente delle regioni orientali italofone. Anche se ufficialmente il movimento irredentistico s’apre con la fine della III° guerra d’indipendenza italiana il nostro racconto inizia con il 1848, l’anno della primavera dei popoli, e trae fondamento dalle ricerche del maestro primierotto Antonio Zanetel pubblicate nel Dizionario biografico di uomini del trentino Sud-Orientale. Conosceremo nomi di combattenti volontari (legionari), cospiratori, informatori militari, internati e perseguitati politici. Il nostro viaggio inizia da lontano. Esattamente 144 anni fa. È l’8 febbraio quando a Padova scoppiano i moti studenteschi. Vi partecipa lo studente Giuseppe Rosanelli di Tenna, sfuggito alla polizia saltando dalla finestra della sua camera dove teneva nascosti venti fucili. Ai moti studenteschi di Verona partecipano anche Lodovico Avancini di Levico e Luigi Valdagni di Pergine. Due mesi più tardi Leopoldo Martini di Pergine entra a Tione nella compagnia dei corpi franchi per occupare la val di Non: poco dopo è tra i fondatori, a Brescia, dell’Associazione Legione Trentina. Ne fanno parte anche Pietro Rinaldi di Strigno, Daniele Graziadei di Caldonazzo, Martino Pivio di Strigno, Giovanni Buffa di Pieve Tesino e Francesco Rocchetti di Pergine. Nel mese di maggio Lodovico Avancini e Domenico Benetti di Roncegno entrano a far parte, come volontari, del Comitato Trentino che difese Vicenza e Venezia dagli invasori. Come scrive Zanetel “sono diversi in quei anni gli irredentisti perseguitati dalla polizia
Guerra di Crimea (1855)
austriaca: Enrico Dalla Rosa di Pergine, il chierico Pietro Menguzzato di Pieve Tesino, don Antonio Zanghellini oltre a Giuseppe Bazzanella, Alessandro Bosisio e Stefano Battisti di Borgo. Nel 1849 entrano nella Legione Trentina anche Pietro Oss di Zava d’Ischia e Valentino Motter di Zivignago con Ferdinando Rinaldi di Strigno e Cristiano Tassainer di Palù del Fersina che militano, da volontari, nell’esercito regolare piemontese. Diversi trentini e valsuganotti risultano presenti a Roma l’8 maggio del 1849 e nei mesi successivi con la campagna garibaldina per difendere la città. È il 1855 quando, entrato nell’esercito regolare, il perginese Leopoldo Martini partecipa alla Guerra di Crimea e l’anno successivo, nella sottoscrizione fatta dalla Gazzetta del Popolo di Torino per offrire 100 cannoni alla difesa di Alessandria, tra i firmatari si leggono i nomi di Enrico Dalla Rosa di Pergine e delle sorelle Rinaldi di Strigno. Arriviamo alla campagna del 1859. Nell’esercito regolare piemontese sono inquadrati diversi valsuganotti: Ferdinando Rinaldi di Strigno, Pompeo Panizza di Civezzano, Enrico Zanotto di Torcegno, Alessandro Daziaro di Pieve Tesino, Pietro Oss di Zava di Pergine, Emilio Rocchetti e Ludovico Giuseppe Rocchetti di Pergine. A San Martino, quando era al comando della sua compagnia, la 10° del 3° Battaglioni Bersaglieri, perde la vita Leopoldo Martini. Come scrive Antonio Zanetel “nel mese di ottobre Lodovico Weiss di Strigno portò a Garibaldi un messaggio ed una bandiera ricamata dalle donne del suo paese. Il messaggio venne lanciato su Trento, presso il Castello del Buonconsiglio, da Gabriele d’Annunzio nel volo che effettuò sopra la città il 15 settembre del 1915”. Una piccola curiosità. Un fatto accaduto molti decenni dopo. Livio Rossi di Borgo, mentre stava ripristinando il pavimento del suo studio a Casa Dordi, trovò la seguente scritta sul rovescio di un’asse: “Anno 1859 – la desiderata guerra – finalmente raggiungerà”. Nel suo libro Antonio Zanetel ci racconta anche di due valsuganotti presenti, nel 1860, alla spedizione dei Mille con Giuseppe Garibaldi. Antonio Fattori Biotton era nato nel 1836 a Castello Tesino, sposato con una Dallemule dopo le campagne garibaldine visse nel Vercellese. Morì il 19 giugno del 1879 all’ospedale di Novara per l’amputazione di una gamba. Pietro Sartori, detto “Bezzo”, era nato nel 1831 a Levico Terme e lavorava come prestinaio nel forno della sussistenza piemontese a Milano. Dopo le campagne si trasferì a Como dove morì il 7 agosto del 1870. Da Garibaldi a Giuseppe Medici, protagonista della seconda spedizione di volontari del 9-10 giugno del 1860 in Sicilia. Con lui, come racconta ancora Zanetel, si imbarcarono Emanuele Chini di Pergine, Luigi Giongo di Pergine, Antonio Morelli di Canezza, Giuseppe Moser di Pergine e Giuseppe Lodovico Rocchetti. Sono diversi anche i valsuganotti che, da volontari, fecero parte dell’esercito meridionale costituito da Garibaldi una volta superato, sempre nello stesso anno, lo Stretto di Messina. Ecco i loro nomi: Giovanni Casagrande di Borgo, Eugenio Cattarozzi di Fierozzo, Domenico Dalmaso di Telve, Arcadio e Filotimo Danieli di Strigno, Luigi Frighello di Roncegno, Francesco Lazzari di Pergine, Lodovico Ognibeni di Levico, Giuseppe Oss di Pergine, Carlo Paoli di Pergine, Domenico Pasquazzo di Ivano Fracena, Clemente Antoniolli di Levico, Giuseppe Poda di Caldonazzo, Francesco e Giuseppe Rocchetti di Pergine, Edoardo e Pietro Sartori di Levico, Fedele Segato di Borgo, Giovanni Stroppa di Telve, Bortolo Tassainer di Palù e Cesare Weiss di Strigno. Nello stesso anno i piemontesi sono impegnati nella campagna delle Marche per unirle al regno di Vittorio Emanuele. Ci riuscirono anche grazie alla partecipazione di diversi volontari arrivati dalla Valsugana. Tra loro il capitano della 43° Compagnia dell’11 Battaglione Nerviski Nervo di Pieve Tesino insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Da ricordare anche la medaglia d’argento al valor militare Francesco Negri di Strigno, Edoardo Gianeselli di Levico, Pompeo Panizza di Civezzano, Andrea Campregher di Centa, Eugenio e Giambattista Cattarozzi di Fierozzo, Lorenzo Cedola di Calceranica, Primo Damaso e Luigi Frighello di Roncegno, Ferdinando Rinaldi di Strigno, Giambattista Rosi di Borgo, Edoardo de Eccher di Susà di Pergine, Giuseppe Fruet di Pergine, Antonio e Giovanni Girardi di Canezza, Felice Lanner di Pergine, Francesco e Giovanni Battista Lazzer, Giovanni Battista Margoni, Bortolo Mariotti, Giuseppe Oss e Luigi Vinciguerra di Pergine, Emilio Rocchetti, Giuseppe Rosanelli di Tenna, Cristiano Tassainer di Palù e Giuseppe Fruet di Pergine. Nella notte tra il 23 ed il 24 giugno diversi trentini e valsuganotti furono arrestati: tra questi anche il perginese Enrico Dalla Rosa. Alcuni vennero liberati poco dopo, altri furono confinati in Boemia e Moravia.
Conosciamo la nostra storia
La lapide di leopoldo martini
Che tempo che fa
di Giampaolo Rizzonelli
2022 CONTINUA IL CALDO E LA SICCITÀ
Probabilmente sarà un’estate “indimenticabile” come quella del 2003
Un anno fa scrivevo un articolo dal titolo “MAGGIO 2021: un mese freddo, probabilmente l’ultimo della “serie”, purtroppo mai titolo fu più azzeccato. Il mese di maggio 2022 è stato un mese estivo ancorché sia un mese primaverile (la primavera dal punto di vista meteorologico inizia il 1° marzo e termina il 31 maggio) con temperature superiori ai 30°C nei fondivalle già subito dopo la metà del mese. A Levico Terme la media delle massime è stata pari a +24,3°C a fronte di una media storica di +21,3°C ovvero ben 3°C superiore. Questi valori record sono confermati dal report elaborato da Meteotrentino. A Trento la media del mese è stata di +19,5°C superiore di 2,5°C alla media storica. I dati sopra media sono confermati anche dalla Stazione di Castello Tesino, dove si è registrata una media di +14,8°C rispetto ad una media storica di +12°C. Per quanto riguarda le precipitazioni, in Trentino è andato un po’ meglio che sul resto del Nord Italia, ancorché la pioggia sia stata comunque inferiore alle medie del mese e caduta in maniera non omogenea, ma il problema è che stiamo uscendo da un semestre molto secco e i quantitativi caduti non hanno aiutato a recuperare il differenziale dalle medie. Guardando solamente i dati della primavera appena conclusa a Trento sono caduti 127,2 mm a fronte di una media storica di 231,5 mm, a Castello Tesino 176,6 mm da confrontarsi con una media storica di 319,6,
stiamo parlando di circa il 45% in meno di precipitazioni per la sola primavera.
In Trentino già a fine maggio diversi comuni hanno emanato ordinanze per limitare l’utilizzo dell’acqua potabile, come ad esempio il Comune di Pergine con l’ordinanza del 26/05, dove è stato ordinato nell’intero territorio comunale il divieto all’uso dell’acqua potabile proveniente dagli acquedotti comunali per usi non strettamente domestici ed in particolare per il lavaggio di autoveicoli (con esclusione degli operatori professionali e impianti autorizzati), per il lavaggio di spazi ed aree private, per il riempimento di piscine private, per ogni altro uso improprio che comporti prelievi anomali da acquedotto, nonché per l’irrigazione di giardini ed orti privati, fatto salvo: l’utilizzo per usi commerciali e produttivi; per alimentare sistemi automatici di irrigazione, ma esclusivamente nelle ore serali e notturne dalla 21.00 alle 6.00; per l’irrigazione di giardini ed orti con l’ausilio di piccoli innaffiatoi manuali indicativamente da circa 12 litri di capienza. Il problema delle esigue precipitazioni primaverili si è unito a quello delle scarse nevicate, come evidenziato dal report di Meteotrentino sulla “Campagna di misure di accumulo sui ghiacciai trentini” dove si evince che il trimestre invernale (dicembre 2021-febbraio 2022) è stato caratterizzato da precipitazioni particolarmente scarse, uno tra i 10 più siccitosi dal 1921. In totale sono cadute da un terzo a metà delle precipitazioni normali e le temperature sono risultate molto elevate con una stagione che ricade tra le cinque più calde dal 1921. Le misurazioni di accumulo sui ghiacciai trentini eseguite tra il 15 e il 20 maggio sul Careser, de La Mare
Che tempo che fa
Fig. 2 Piz Boè da Sass Pordoi 17 giugno 2022 (webcam Meteotriveneto)
e Marmolada da Ufficio Previsioni e Pianificazione della Provincia Autonoma di Trento, Commissione Glaciologica della SAT, Muse e Università degli Studi di Padova, hanno evidenziato condizioni di innevamento piuttosto scarso. La tecnica di misurazione consiste nell’eseguire delle misurazioni con sonde che permettono di stimare lo spessore medio della neve, questo valore viene poi convertito in “equivalente d’acqua” ottenendo una stima dello spessore della “lama d’acqua” che si otterrebbe sciogliendo il manto nevoso. Questi i dati di “equivalente d’acqua” per i tre diversi ghiacciai monitorati: - CARESER: 495 mm ovvero il 50% dell’accumulo medio (inizio rilevazioni 1967), solo il 2007 era stato peggiore con 381 mm; - DE LA MARE: 607 mm ovvero il 40% dell’accumulo medio (inizio rilevazioni 2003); - MARMOLADA: 714 mm ovvero il 40%-50% dell’accumulo medio.
In fig. 1 e 2 il confronto dell’innevamento al Sass Pordoi (sullo sfondo il Piz Boè quota 3.152 m) tra il 15 giugno 2021 e il 17 giugno 2022.
Nei prossimi numeri vedremo come sarà proseguita quest’estate, ma mentre sto scrivendo la situazione a giugno si è fatta ancora più “pesante”.