Tra Storia, Poesia e Letteratura di Silvana Poli
GIUSEPPE UNGARETTI il poeta soldato
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iuseppe Ungaretti è uno dei poeti più importanti del Novecento. La sua poesia è caratterizzata da versi brevissimi, da parole pure e da lunghi silenzi. Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888. I suoi genitori sono lucchesi, trasferiti lì perché il papà lavora come sterratore al canale di Suez. Quando Giuseppe ha solo due anni il padre muore e la mamma rimane sola con i due figli. Mentre la madre lavora in un panificio ad Alessandria, i figli vengono affidati alle cure di diverse balie. In particolare Giuseppe si ricorda delle splendide favole raccontate da Anna, un’anziana croata. Ad Alessandria Giuseppe frequenta la gioventù egiziana ma studia in una scuola svizzera dove viene a contatto con la letteratura europea. Nel tempo libero frequenta anche la “Baracca rossa”, un ritrovo internazionale di anarchici. Nel 1912 Ungaretti decide di lasciare Alessandria per iscriversi all’università a Parigi. Durante il viaggio però si ferma in Italia dove visita le terre d’origine della sua famiglia. Per la prima volta i suoi occhi incontrano i paesaggi collinari e montani della Toscana. Parigi è la “Ville lumière”, il centro mondano e culturale della Belle Époque, con i suoi caffè, i teatri e il cinema, dove artisti di ogni genere vivono vite bohemien.
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Giuseppe Ungaretti, l'ultimo poeta
Ungaretti studia alla Sorbona, frequenta i maggiori caffè letterari di Parigi e conosce gli artisti e gli intellettuali più importanti dell’epoca.. Il 1914 è l’anno dello scoppio della Grande Guerra. L’Italia, reduce dalla fallimentare campagna di Libia, tentenna; il governo è consapevole che l’esercito italiano non è né addestrato né equipaggiato per affrontare un nuovo conflitto. Ma Ungaretti appartiene a quella corrente di pensiero che ritiene che sia necessario anche l’intervento italiano. Quindi rientra in Italia e partecipa attivamente alla campagna interventista. Tra discorsi gridati sulla pubblica piazza e accordi segreti, nel 1915 l’Italia entra in guerra.
E così, coerente con le sue idee, il giovane Giuseppe Ungaretti si arruola, volontario, nel 19° reggimento di fanteria, brigata Brescia. Ma un conto è gridare sulla piazza, un altro è trovarsi in trincea, mal addestrati, esposti alle intemperie e al fuoco avversario. La vita al fronte non è eroica come era immaginata dal giovane Ungaretti. La morte, il dolore, l’angoscia, la tristezza, sono accompagnati dalla paura e dal rumore delle granate e dell’artiglieria degli avversari. In quella situazione estrema, la baldanza con cui è partito Ungaretti lascia spazio a riflessioni profonde che trovano voce sul suo taccuino. Il giovane inizia così a scrivere e i suoi pensieri assumono la forma di poesie. Nei lunghi giorni in trincea, Ungaretti realizza il suo diario poetico e affida ai suoi versi emozioni e sensazioni, paure e illuminazioni. Con un linguaggio lapidario, scolpito, il poeta realizza componimenti poetici che talvolta hanno il sapore degli epigrammi come i famosissimi versi di Mattino “M’illumino / d’immenso” oppure quelli che descrivono le condizioni dei soldati “Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie”. Ungaretti si rivela poeta rivoluziona-