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Girovagando nell’arte: Bansky, tra anonimato e attivismo
Girovagando nell’Arte
di Eleonora Mezzanotte
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BANSKY:
TRA ANONIMATO E ATTIVISMO
Prosegue il nostro viaggio nell’arte contemporanea e questa volta andiamo ad approfondire una delle personalità più singolari ed interessanti nel panorama artistico odierno: Bansky, street artist e writer inglese, tra i più attivi e conosciuti al mondo. Il lavoro di Bansky nasce e si diffonde nel tessuto culturale underground di Bristol. Va detto, innanzitutto, che né l’identità né il suo vero nome sono noti, ci si basa su ipotesi per stabilire chi ci sia dietro a questo personaggio divenuto, ormai, quasi un’icona pop. C’è chi suggerisce che dietro all’artista si celano più persone, chi avanza il nome di Robert Del Naja, musicista e street artist di Bristol più volte citato nelle opere di Bansky come fonte di ispirazione. Pare che Rob sia il vero nome o il diminutivo del nome reale e sulla base di tale supposizione, un’altra tesi riconosce in Robin Gunningham, artista britannico e studente non a caso della Bristol Cathedral Choir School, il vero Bansky. Tra le sue citazioni più celebri echeggia l’importanza che l’artista attribuisce alla sfera privata e alla discrezionalità: “Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della loro vita privata, dimenticano che l’invisibilità è un super potere.” La fascinazione che si cela dietro alla personalità di questo artista sta proprio nell’anonimato della sua identità e nella potenza comunicativa delle sue opere. Messaggi di sensibilizzazione verso temi scottanti di attualità politica, economica e sociale, moniti verso il graduale declino della società civile e dell’etica, immagini a sfondo satirico e polemico che inducono, in chi le osserva, uno spirito critico e di razionale contemplazione. In un mondo sfigurato dalla guerra, dalla povertà, dal razzismo e dall’odio, la voce di Bansky è un ammonimento che si manifesta attraverso la potenza evocativa delle immagini, attraverso l’universalità di un’arte che si fa denuncia sociale e che diffonde messaggi di pace, uguaglianza e libertà. Si veda ad esempio la celeberrima Girl with balloon, opera del 2002 che ha inaugurato una serie di stencil graffiti con il medesimo soggetto; trattasi di un murale apparso per la prima volta sul Waterloo Bridge, sul lato di South Bank a Londra e che ritrae una bambina con il braccio teso verso un palloncino rosso a forma di cuore che vola via. L’immagine era accompagnata dalla scritta There is always hope, ovvero “c’è sempre una speranza”, messaggio sotteso all’opera ed espresso dal palloncino rosso, unico dettaglio colorato. L’immagine è stata ripresa da Bansky più volte per supportare le più disparate campagne sociali: nel 2005 è apparsa sulla barriera della Cisgiordania, nel 2014 a supporto della crisi dei rifugiati siriani e anche durante le elezioni britanniche del 2017. Nel 2018 una copia incorniciata dell’opera è stata messa all’asta
Love is in the Bin (da Wikipedia)
Girovagando nell’Arte
dalla famosa casa d’aste Sotheby’s. In quell’occasione, Bansky progettò un congegno simile a quello di un comune distruggidocumenti e lo inserì di nascosto e all’insaputa di tutti nel telaio della cornice. Con sorpresa di tutti i presenti, l’opera venne triturata, ma solo per metà, così che tante striscioline sottili fuoriuscivano dalla cornice rendendo sgomenti i banditori e i collezionisti. L’opera, ribattezzata Love is in the bin, fu comunque battuta per la cifra astronomica di sedici milioni di sterline, divenendo così la prima opera d’arte venutasi a creare durante un’asta. Sovversivo, poliedrico e performativo, Bansky fa della propria arte un mezzo di comunicazione di massa che si rivolge, non ad una specifica elite di appassionati e fruitori, bensì a ciascuno di noi. Degne di menzione anche altre opere dell’artista inglese, tra cui Flower Thrower apparsa a Gerusalemme nel 2005, che ritrae un ragazzo mentre, anziché lanciare una bomba a mano, lancia un mazzo di fiori; il bouquet variopinto diventa simbolo di pace e mediazione tra i popoli. O ancora Kissing Coppers a Brighton, opera del 2004 che ha per soggetto una coppia di poliziotti che si scambiano un bacio appassionato, chiaro messaggio contro l’omofobia. Una spiccata denuncia contro il modello consumistico della società americana è veicolata dalla serigrafia Napalm Girl del 2004, una delle immagini più fortemente connotate nella produzione artistica di Bansky: al centro dell’opera una bambina nuda che piange e urla dalla disperazione mentre fugge da un bombardamento (immagine estrapolata da una famosa fotografia scattata durante la Guerra in Vietnam), tiene per mano da un lato Topolino e dall’altro Ronald McDonald, due delle maggiori icone della cultura di massa statunitense. La felicità impressa nei volti dei due personaggi di fantasia è in forte contrasto con la sofferenza della bambina, creando un’immagine di immediato impatto emotivo. Molte le opere che si potrebbero ancora citare del repertorio figurativo di questo straordinario artista di strada, capace di elaborare la realtà e di restituircela attraverso il filtro dell’arte con una lucidità disarmante. Dal 19 giugno all’11 settembre 2022 a Palazzo delle Albere di Trento si terrà una mostra dedicata proprio a Bansky, con oltre 100 opere, tra cui alcuni dipinti, serigrafie, numerosi stencil e oggetti installativi. Da un’idea di Vittorio Sgarbi, la mostra utilizzerà gli spazi del Palazzo per predisporre una narrazione diretta e incalzante sulla personalità e il genio artistico di Bansky, per comprendere un po’ più a fondo e da vicino la cifra stilistica di questa grande ed indiscussa icona del nostro tempo.
Banksy Sweep at Hoxton (da Wikipedia)
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In ricordo dell’ “Uomo della fedeltà”
di Massimo Dalledonne
LA SCOMPARSA
DI DON ARMANDO COSTA
Se ne è andato a 95 anni un uomo della fedeltà e un sacerdote di grande spessore culturale che ha dato lustro alla comunità di Borgo Valsugana
Da qualche mese aveva festeggiato il suo 95esimo compleanno. Da qualche settimana ci ha lasciato don Armando Costa, un uomo e un sacerdote di grande spessore culturale. “Don Costa era spiritualmente innamorato del suo Borgo – ricorda il parroco don Roberto Ghetta – e spesso mi ricordava come pregasse sempre per la sua comunità ed i suoi amati borghesani. Lo ricordo come un servo fedele e discreto di tanti vescovi che si sono succeduti alla guida della Curia trentina”. Alla missione nella cura delle anime ha affiancato la preziosa e infaticabile figura di storico: sono quasi cinquanta i volumi di cui è autore, opere che riguardano soprattutto la storia del suo paese natale. Libri che non vanno solo letti e sfogliati, ma studiati ed approfonditi. Nato a Borgo il 25 gennaio del 1927 da Luigi e Maria D’Andrea, dopo gli studi classici e teologici nei seminari diocesani, viene ordinato presbitero a Trento il 29 giugno del 1951 dal vescovo Carlo De Ferrari e, due settimana più tardi, celebra la prima Messa a Borgo in occasione della festa di San Prospero. Insegnante di materie letterarie e di religione, guidò varie parrocchie del Trentino e dell’Alto Adige. A Borgo collaborò con diversi arcipreti (Botteri, Stefani, Tomasi) ed è stato il fondatore del notiziario parrocchiale Voci Amiche che diresse per 38 anni per mezzo secolo. Don Costa per mezzo secolo è stato l’abate della chiesetta di San Lorenzo al monte dove, ogni anno, il 10 agosto celebrava a Messa. “Lo ricordo sempre presente all’eremo, promotore di diverse iniziative storiche e di recupero degli affreschi ma anche per la cura e manutenzione della chiesetta”. Così il sindaco Enrico Galvan. A Borgo, assieme all’allora amministrazione comunale guidata da Giorgio Zottele, costituì l’Associazione Combattentistica e d’Arma riuscendo a salvare la Chiesa di Santa Anna da un sicuro abbattimento, cre-
Don Armando Costa (da Diocesi di Trento)
I 90 anni di don Armando Costa con S.E. Luigi Bressan, Arcivescovo emerito di Trento (da diocesi di Trento)
In ricordo dell’ “Uomo della fedeltà”
ando il Tempio Civico a memoria dei caduti del Borgo e di tutte le guerre. Nel 1977 viene nominato canonico onorario della Cattedrale di Trento e, grazie agli importanti incarichi ricoperti nel corso degli anni, ricevette il titolo onorifico di Monsignore. In Curia avviò l’attività dell’ufficio liturgico, fu “Custos reliquiarum” e direttore del Laboratorio liturgico diocesano. Nel 1978 venne inserito, come Preposito, nel Capitolo metropolitano della cattedrale di San Vigilio a Trento che, otto anni dopo, lo elesse a proprio decano, incarico ricoperto fino al 2001. Membro e segretario del Collegio dei Consultori, fu vicepostulatore delle cause di canonizzazione del beato Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, Alcide de Gasperi e Maria Domenica Lazzeri. La sua penna per tantissimi anni è stata presente sulle pagine della Strenna Trentina e della Rivista Diocesana Tridentina come direttore e del Notiziario Alcide De Gasperi. Dal 1965 al 2017 è stato iscritto all’Ordine dei Giornalisti come pubblicista, attento curatore dell’Annauraio Diocesano e per vari decenni corrispondente diocesano dell’Osservatore Romano. Nel 1978 dal comune di Borgo ebbe il riconoscimento del “Prospero”, nel 1994 la medaglia d’oro per la sua attività di divulgatore e nel 1996 la nomina a cittadino onorario. ”Don Costa è stato un uomo di fede, amato e stimato, capace di descrivere la nostra storia e renderla ai posteri. Ricordare quanto accaduto – conclude il sindaco Enrico Galvan – apprezzarne il bello e sentirsi profondamente legati a un territorio, sono valori che ogni cittadino dovrebbe coltivare nel suo vivere in comunità. E don Costa sarà ricordato anche per questo: le sue ricerche storiche hanno permesso a diverse generazioni di approfondire conoscenze, legami e tradizioni che altrimenti sarebbero andate perse e mai più ritrovate”. In occasione dell’ultimo saluto l’arcivescovo di Trento monsignor Lauro Tisi ha descritto don Armando Costa come l’uomo della fedeltà. Di una grande e intensa fede che mai ha vacillato anche nei momenti più difficili. Un uomo senza eccessi, equilibrato anche nella comunicazione. Don Costa se ne è andato in silenzio e preghiera, frase a lui davvero cara che ha caratterizzato la persona e il suo cammino. “Negli anniversari e nei funerali – ricordava sovente ai giovani preti – niente lodi inutili ma solo preghiera e silenzio”. Ora riposa nel cimitero comunale di Borgo, nella cappella cimiteriale dove riposano tutti i parroci del paese.
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