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Non c’è crisi che tenga per il food made in Italy

L’8 agosto 2022 è stato pubblicato il decreto interministeriale recante la disciplina del “Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale – SQNBA”. L’adesione al SQNBA è su base volontaria ed è garantito il diritto di accesso a tutti gli operatori degli Stati Membri dell’Unione Europea legittimamente interessati.

privati, gestiti da organizzazioni private, ONG e fondazioni. In Tabella 1 sono riportati alcuni esempi di certifi cazioni in Europa. Ma anche la certifi cazione biologica e Global Gap contengono espliciti riferimenti al benessere animale. In Italia esistono da tempo alcuni schemi di certifi cazione privati gestiti direttamente da organismi di certifi cazione. Il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero della Salute da alcuni anni stanno però perseguendo una strada alternativa attraverso lo schema unico di stato SQN-BA, Sistema Qualità Nazionale – Benessere Animale.

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Ad agosto 2022, con decreto interministeriale, sono state defi nite le regole di certifi cazione, ma al momento non sono disponibili i requisiti. Tuttavia, nel decreto, è stato inserito il principio secondo il quale il SQNBA dovrà essere l’unico schema di certifi cazione utilizzabile quando si vogliano “utilizzare” informazioni su benessere animale, uso dei farmaci e biosicurezza. Inoltre, lo stesso decreto prevede la cessazione di validità di tutti gli schemi di certifi cazione “volontarie”.

Questo principio, che potrebbe apparire di trasparenza, in realtà nasconde molte insidie, e il decreto, che in molte parti non è chiaro ed univoco, amplifi ca i rischi. Le esportazioni, ad esempio, potrebbero avere delle penalizzazioni, in quanto non è chiaro se per i prodotti destinati all’export possano essere concesse deroghe per l’utilizzo di schemi privati richiesti da retailers esteri.

D’altra parte, eventuali limitazioni alla libera circolazione delle merci o animali importati potrebbero addirittura rendere inattuabile e nullo il decreto. Infatti, sebbene il decreto sancisca il libero accesso al SQNBA per tutti gli operatori europei, al momento l’effettiva adesione sembra impedita sia da vicoli burocratici (ad esempio, obbligo di iscrizione all’anagrafe zootecnia nazionale o presenza della fi gura del veterinario aziendale) sia da vincoli operativi, visti le differenti tecniche zootecniche (ad esempio, suino pesante e suino leggero, diffuso ingrasso di bovini provenienti da paese UE). In Italia, come nel resto del mondo industrializzato, le esigenze dei consumatori e altre parti interessate sono sempre più diversifi cate. Di conseguenza sempre più diversifi cate sono le richieste di controlli e certifi cazioni. Tuttavia, il decreto del 2 agosto 2022 sembra andare in controtendenza rispetto all’approccio europeo, che vede una forte diversifi cazione e richiesta di regolamentazione dei claims.

Queste due esigenze sono state forse confuse, in quanto regolamen-

tazione non signifi ca unifi cazione ma signifi ca fornire regole comuni, a livello europeo, sui requisiti minimi di conformità (caratteristiche) e

di controllo (regole). Appare quindi necessario e urgente defi nire le modalità di gestione di mutuo riconoscimento tra l’SQNBA e i programmi volontari diffusi in Europa, prevedendo procedure chiare per utilizzare informazioni relative a benessere animale e uso dei farmaci, per animali e prodotti, fi niti e semilavorati, provenienti o destinati all’estero.

Realisticamente, per le motivazioni sopra descritte, l’adesione di operatori UE al SQNBA appare diffi cile in tempi medio brevi, per cui sia per garantire omogeneità rispetto alle fi liere italiane sia per evitare la nullità del decreto, sarebbe molto importante iniziare a defi nire procedure e metodi per il riconoscimento di schemi di certifi cazione volontari e procedure di controllo private.

Giuseppe Bitonti

BS Manager Food Feed & Farm Kiwa Italia

Nota

Questo è il primo di una serie di articoli che tratteranno approfondimenti in materia di carni bovine, vitello, suine.

+18% l’export nei primi sette mesi del 2022

Non c’è crisi che tenga per il food made in Italy

La crisi energetica, l’impennata dei costi di produzione delle aziende e lo spettro di una recessione globale non hanno fi nora arrestato la corsa del made in Italy

agroalimentare sui mercati esteri. Secondo l’ultimo rapporto ISMEA “La Bilancia dell’agroalimentare italiano”, l’andamento delle spedizioni nazionali è risultato molto positivo anche nei primi 7 mesi dell’anno in corso, dopo aver raggiunto nel 2021 lo storico traguardo di 52 miliardi di euro. Da gennaio a luglio sono stati incassati dalle vendite all’estero

introiti complessivi per 34,5 miliardi

di euro, mettendo a segno un incremento di quasi il 18% sullo stesso periodo dello scorso anno. Naturalmente i dati in valore risentono della forte spinta infl attiva, ma crescono anche i fl ussi in volume delle referenze più rappresentative quali:

pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati

e polpe di pomodoro, a conferma che oltrefrontiera la presenza del made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile. L’unica eccezione è

I dati delle esportazioni nazionali evidenziano una generalizzata performance positiva per praticamente tutti i comparti produttivi, a conferma che il made in Italy a tavola è ormai un elemento imprescindibile. costituita dal comparto della frutta fresca e trasformata, che evidenzia una riduzione dell’export anche in valore dello 0,5% a causa delle fl essioni registrate da mele, kiwi e nocciole sgusciate.

Il nostro export cresce a due cifre sia in ambito UE (+21% nel primo semestre del 2022) che presso i Paesi Terzi (+16%), favorito, in questo caso, anche da un euro debole sul dollaro. Nei principali mercati di sbocco la progressione è, nell’ordine, del 11% in Germania, del 21% negli Usa, del 18% in Francia. Anche nel Regno Unito, quarta destinazione per importanza, le vendite sono aumentate del 19% a dispetto dei segnali rallentamento dei due anni precedenti che avevano alimentato diffusi timori per le conseguenze della Brexit. Da segnalare anche il forte incremento delle esportazioni verso Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i fl ussi verso Cina e Giappone. Dopo il surplus registrato nel biennio 20202021, il forte incremento del valore

delle importazioni agroalimentari

(+29,2% per 34,9 miliardi di euro), sotto la spinta dei rincari delle materie prime agricole, ha riportato il saldo della bilancia commerciale in negativo, con un defi cit di 381 milioni di euro. L’andamento positivo delle importazioni è una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione nonostante la forte pressione sui costi delle industrie alimentari italiane.

Principali Paesi di destinazione e provenienza

Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è la UE che, con 16,9 miliardi

L’export agroalimentare italiano per comparti produttivi (mln euro)

2020 2021 1o sem. 2021 1o sem. 2022 Var. % 21/20 Var. % 1o sem. 22/ 1o sem. 21

Agroalimentare 46.795 52.010 24.815 29.447 11,1 18,7

Cereali, riso e derivati 7.297 7.816 3.628 4.778 7,1 31,7 Vino e mosti 6.327 7.113 3.334 3.785 12,4 13,5 Frutta fresca e trasformata 4.706 4.963 2.248 2.236 5,5 –0,5 Ortaggi freschi e trasformati 4.473 4.627 2.495 2.832 3,4 13,5 Latte e derivati 3.609 4.093 1.970 2.402 13,4 21,9 Animali e carni 3.129 3.601 1.682 1.872 15,1 11,3 Altre bevande 2.876 3.241 1.498 1.814 12,7 21,0 Colture industriali 2.095 2.486 1.158 1.326 18,6 14,5 Oli e grassi 1.988 2.347 1.163 1.540 18,1 32,4 Florovivaismo 936 1.136 763 832 21,4 9,0 Ittico 761 846 408 482 11,1 18,2 Foraggere 214 219 112 148 2,5 32,6 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat.

L’import agroalimentare italiano per comparti produttivi (mln euro)

2020 2021 1o sem. 2021 1o sem. 2022 Var. % 21/20 Var. % 1o sem. 22/ 1o sem. 21

Agroalimentare 43.407 48.542 22.963 29.850 11,8 30,0

Animali e carni 5.945 6.269 2.984 4.003 5,5 34,1 Ittico 5.363 6.381 2.899 3.739 19,0 29,0 Cereali, riso e derivati 4.977 5.567 2.579 3.637 11,8 41,0 Fonte: elaborazioni Ismea su dati Istat.

di euro nel primo semestre 2022, assorbe circa il 57% delle esportazioni nazionali. In generale, Germania, USA e Francia si confi gurano come i partner di maggior rilievo e tutti con tassi di crescita elevati; tra i principali Paesi di destinazione risultano in controtendenza solo Giappone e Cina.

Anche per l’import la UE è il principale partner dell’Italia con una quota, nel periodo in esame, del 69% in valore, con Francia, Spagna e Germania come principali fornitori. Le importazioni sono cresciute in maniera generalizzata per tutti i principali fornitori.

Principali prodotti esportati e importati

I dati delle esportazioni evidenziano una generalizzata performance positiva per tutti i comparti produttivi, fa eccezione solo il comparto della “frutta fresca e trasformata”. I “cereali, riso e derivati”, hanno segnato una crescita tendenziale del 31,7% attestandosi a 3,6 miliardi di euro nel primo semestre dell’anno, i “vini e mosti” raggiungono quasi 3,8 miliardi di euro (+13,5%). Decisamente positivo è anche l’export di “latte e derivati” che, con un tasso di crescita nel periodo in esame del 21,9%, esprime un fatturato all’export di 2,4 miliardi di euro. Il dettaglio merceologico delle importazioni riguarda in larga parte materie prime non trasformate e prodotti semilavorati. In particolare, il caffè non torrefatto, il mais, l’olio extravergine d’oliva, i bovini vivi, il frumento tenero, il seme di soia, l’olio greggio di girasole, l’olio di palma raffi nato sono stati i prodotti maggiormente reperiti sui mercati esteri e tutti in consistente crescita.

Fonte: Ismea www.ismea.it

COMMERCIO ESTERO 2/2022 Scambi con l’estero La bilancia agroalimentare nazionale nei primi sette mesi del 2022 e gli scambi commerciali per Paesi e prodotti del primo semestre 2022 Ismea, www.ismea.it

Cinta senese, dieci anni di DOP

Un compleanno che meritava di essere degnamente celebrato quello dei 10 anni dalla concessione della DOP alla Cinta senese. E così è stato, con una cerimonia tenutasi a Firenze in occasione del convegno su “L’agroalimentare toscano” nell’ambito della manifestazione “BuyFood”. Per ricordare l’importante anniversario la vicepresidente della Regione Toscana Stefania Saccardi ha consegnato nelle mani del presidente del Consorzio di tutela della Cinta senese, Daniele Baruff aldi, un attestato in cui si sottolinea come tale razza suina rappresenti “un’eccellenza della cultura alimentare, garanzia di presidio del territorio di origine, valorizzazione delle risorse territoriali, fattivo sviluppo sociale ed economico”. E ancora, un “saper fare che interpreta contemporaneità e storia secolare, ambasciatore dell’autenticità della Toscana e dell’Italia”. Il presidente ha poi rilevato come tutte quelle caratteristiche messe in evidenza nel corso del convegno necessarie per uno sviluppo dell’agroalimentare di qualità, e cioè sostenibilità, storia, cultura, legame col territorio, siano da sempre legate all’allevamento della Cinta. Un allevamento fatto da uomini che si impegnano con passione e dalle loro storie, tanto che proprio il logo del Consorzio li mette in primo piano con la dicitura di forte impatto “Porcari Toscani”. Era il 15 marzo 2012 quando da parte della Comunità europea venne riconosciuta alla Cinta senese la Denominazione di Origine Protetta (riservata esclusivamente alle carni suine di animali nati, allevati e macellati in Toscana secondo tradizione), per le peculiarità uniche legate a tale razza che vive allo stato brado e semibrado nei pascoli e nei boschi presenti in regione, nutrendosi dei frutti del bosco, di erba e cereali. Un tipo di alimentazione che dà alla sua carne un gusto unico ed apprezzato in Italia e all’estero.

>> Link: cintasenesedop.it

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