21 minute read

Dialoghiamo su vere basi scientifi che

Dialoghiamo su vere basi

scientifi che

Advertisement

Allarmismi, falsità e clamori giornalistici su allevamenti e prodotti di origine animale: il parere del comitato consultivo per gli “allevamenti e i prodotti animali” dell’Accademia dei Georgofi li in rappresentanza di un’ampia comunità scientifi ca

Gli allevamenti e i prodotti di origine animale salgono periodicamente all’onore delle cronache, non tanto per sottolineare il loro signifi cato socio-economico in ogni parte del mondo, ma perché su di essi vengono riversate opinioni allarmistiche, riguardanti presunti catastrofi ci impatti sull’ambiente e sulla salute umana. Il comitato consultivo dell’Accademia dei Georgofi li per gli “allevamenti e i prodotti animali”, in rappresentanza di una comunità scientifi ca molto ampia, che conta

in Italia centinaia di ricercatori operanti nei settori del miglioramento genetico, della nutrizione e alimentazione animale, della qualità dei prodotti e delle tecniche

di allevamento, esprime una forte preoccupazione per la diffusione di informazioni che non poggiano su rigorose basi scientifi che e che

A dispetto delle comunicazioni dei media non corrette e volutamente allarmistiche, secondo la FAO l’intero comparto agricolo a livello mondiale pesa per il 20% del totale delle emissioni di CO2 equivalenti e il comparto zootecnico per circa il 14%. A livello europeo i dati sono addirittura inferiori (Frontier Cow by Alexander Creswell, photo © www.surreyhills.org). diffondono dati molto lontani dal vero.

Gli effetti di tali iniziative giornalistiche e propagandistiche, non disgiunte talvolta da dichiarazioni di esponenti politici, possono provocare un clima di smarrimento e di preoccupazione sul mondo dei consumatori, senza che tutto ciò abbia un reale fondamento.

Ancora più preoccupante è il possibile effetto delle campagne denigratorie nei confronti dell’intero sistema delle produzioni animali che caratterizza il nostro Paese e dell’industria alimentare ad esso collegata che, come è noto, rappresenta un valore straordinario del made in Italy e contribuisce in maniera determinante a defi nire larga parte del paesaggio italiano, un patrimonio nazionale riconosciuto anche dalla costituzione.

Tale preoccupazione si estende anche alle centinaia di migliaia di lavoratori che sono all’interno del sistema delle produzioni animali e vedono minacciato il futuro del loro lavoro da campagne denigratorie dettate da logiche per loro incomprensibili perché lontane dalla realtà dei fatti.

Uno dei più comuni elementi di quella che potremmo defi nire “non corretta informazione” è rappresentato dal contributo alla produzione di gas serra degli al levamenti e al loro conseguente impatto ambientale. Quando viene riportato che la produzione della carne pesa per il 20% delle emissioni totali di CO2, si diffonde una informa-

zione totalmente sbagliata, poiché questo dato non è riscontrabile né all’interno delle statistiche della FAO (www.fao.org/faostat/en), né in quelle dell’Unione Europea (www.eea.europa.eu//publications/european-union-greenhousegas-inventory-2020), né in quelle dell’ISPRA (www.isprambiente. gov.it/it). Secondo la FAO, infatti, l’intero comparto agricolo a livello mondiale pesa per il 20% del totale delle emissioni di CO2 equivalenti e il comparto zootecnico (di cui gli allevamenti intensivi sono una frazione, ma comprende anche il grande patrimonio bovino dell’India a bassissima produttività) pesa per circa il 14%.

A livello europeo i dati sono

ancora inferiori, in quanto è noto che nei Paesi ad economia avanzata l’incidenza del comparto agricolo sul totale delle emissioni si colloca intorno al 10% e il comparto zootecnico incide per circa il 70% del totale delle emissioni agricole.

Ancora inferiori sono i dati

dell’Italia che, secondo l’ISPRA, ente di ricerca vigilato dal ministero dell’ambiente, vede l’intero comparto agricolo emettere circa il 7.5% del totale delle emissioni di CO2 prodotte dal nostro Paese e il comparto zootecnico il 5.2% (di cui meno del 4% imputabile alle fi liere delle carni).

Infi ne, un aspetto non secondario riguarda l’origine del carbonio del metano emesso dalle fermentazioni ruminali (che costituisce il 50% delle emissioni della zootecnia), che è biogena cioè derivante da quello fi ssato dalle piante con la fotosintesi e ingerito dagli animali con foraggi e concentrati e risiede in atmosfera con una emivita di circa 11,5 anni, per essere poi riassorbito dalle piante in un ciclo biologico, rispetto all’origine fossile del carbonio emesso dai combustibili, che si accumula nell’atmosfera per centinaia di anni provocandone il riscaldamento. Può essere utile ricordare, infi ne, che il biogas di origine zootecnica da un contributo non trascurabile all’approvvigionamento nazionale di energia elettrica.

È auspicabile che nell’affrontare questioni estremamente complesse e di grande ricaduta sulla società, come quelle relative all’impatto dei sistemi produttivi sull’ambiente, si possa aprire un confronto serio basato su solide basi scientifi che, collegate a ricerche validate a livello internazionale, e non su superfi ciali punti di vista o su ricerche commissionate ad hoc che non sono sottoposte ala rigorosa verifi ca della comunità scientifi ca attraverso il meccanismo della revisione tra pari, l’unico sistema per defi nire il reale valore scientifi co di un prodotto della ricerca. Ciò al fi ne di indirizzare al meglio le decisioni che dovranno guidare la transizione verso un futuro sempre più sostenibile. Fonte: www.georgofi li.it

Progetto Scottona Trentino Alto Adige

di Elena Benedetti

Per chi come me si occupa di comunicazione e, in particolare, per questa testata, del narrare ogni mese l’evoluzione del mercato delle carni e dei suoi protagonisti cercando di dare stimoli e idee, il concetto di “informazione come la nuova materia prima delle aziende” è affascinante. L’ha esplicitato Osservatorio Immagino nell’ultima analisi sulle etichette dei prodotti alimentari attraverso le quali si raccontano i consumi degli Italiani. “Accanto alla rivoluzione digitale il consumatore risponde agli stimoli della cultura alimentare e delle scoperte scientifi che su come il cibo infl uenzi la salute e il benessere. L’informazione sui prodotti alimentari diventa così un elemento fondamentale e l’etichetta è il primo posto ‘fi sico’ per La collaborazione tra il gruppo Bervini, la federazione allevatori di Bolzano, la federazione allevatori di Trento ed il Gruppo Poli ha consentito di dar vita ad un progetto di fi liera moderno e innovativo, che unisce gli allevatori e arriva al consumatore fi nale con una carne nata, allevata e commercializzata all’interno della regione più sostenibile e che fa bene alla zootecnia

entrare in contatto con il consumatore, educarlo e soddisfare la sua esigenza di informazioni complete e trasparenti”.

Nell’ultimo report prodotto dall’analisi di oltre 21.000 prodotti in vendita nei supermercati italiani, è stata confermata la crescita delle vendite dei prodotti accomunati dal claim “100% italiano” e DOP. Ma non solo: si fa sempre più estesa l’offerta di prodotti che richiamano in etichetta il loro legame con la regione d’origine e — tra le 18 regioni italiane — la più segnalata sulle confezioni dei prodotti alimentari di largo consumo è ancora una volta il Trentino Alto Adige, soprattutto con yogurt, latte, speck.

In alto: Andrea Pavesi, Gruppo Bervini, il direttore della Federazione Provinciale Allevatori Massimo Gentili e il responsabile del settore zootecnico Fabio Stancher presso la sede di Trento. In basso: nel 2000 la Federazione Provinciale Allevatori del Trentino ha creato un disciplinare delle carni locali, depositato al MIPAAF e certifi cato dal CSQA, i cui prodotti sono oggi disponibili presso l’ampia macelleria (in foto) presente presso la sede in via delle Bettine a Trento.

Ma c’è una novità che riguarda le carni, perché, tramite un progetto che da poche settimane ha preso il via grazie alla collaborazione tra il

Gruppo Bervini di Salvaterra (RE) e alle federazioni di allevatori di

Trento e Bolzano, oggi le carni allevate in Trentino e in Alto Adige sono disponili e ben riconoscibili con il “Progetto Scottona” nei punti vendita del Gruppo Poli a insegna Poli, Amort e Orvea.

Procediamo con ordine. Chi si occupa di meta-dati e analisi lo sostiene da tempo: il consumato-

re è sempre di più alla ricerca di prodotti del proprio territorio, per una questione di appartenenza, di fi ducia, di condivisione e legame affettivo alla propria cultura gastro-

nomica. Potrà sembrare un esercizio semplice quello di mettere insieme i vari attori della fi liera per far arrivare sul piatto del consumatore un prodotto di carne locale ma nella realtà servono progettualità, relazioni solide e condivisione. Il Gruppo Bervini, con 70 anni di attività e una consolidata esperienza nel commercio di carni da tutto il mondo, nella macellazione e lavorazione, ha colto l’opportunità di costruire un progetto di fi liera, forte anche della solida conoscenza del mercato regionale grazie al suo Salumifi cio Ala Carni, alle porte di Trento, specializzato nella lavorazione di carne bovina e di vitello e nella preparazione di prodotti di carne suina affumicata, bovina salmistrata/cotta e carne salada. Insieme ad Andrea Pavesi del Gruppo Bervini siamo andati ad incontrare i protagonisti di questa iniziativa.

Federazione Provinciale Allevatori trentini, dall’alpeggio al consumatore

Nella sede di Trento, la Federazione Provinciale Allevatori aggrega oltre mille soci. Si tratta di una cooperativa nata nel 1957 e che oggi raccoglie il 90% degli allevatori trentini. Tra le principali attività c’è il disbrigo delle pratiche tecniche, l’attività commerciale, quella di raccolta degli animali (vacche a fi ne carriera, vitelli, baliotti), la produzione del seme e l’ingrasso fi no alla gestione del punto vendita nella macelleria aperta presso la sede. «Tutti i lunedì raccogliamo i vitelli e li portiamo a ingrassare presso i nostri soci» mi dice il responsabile del settore zootecnico Fabio Stancher. «La nostra è una fi liera che parte dalla ricerca del seme di razza Blu Belga e che arriva col prodotto in macelleria». «L’obiettivo della Federazione è quello di valorizzare gli animali degli allevamenti da latte nella provincia di Trento appoggiando un progetto di valorizzazione del prodotto regionale» aggiunge Massimo Gentili. Il concetto è quello della fi liera chiusa: vengono valorizzati gli allevamenti locali per dare lavoro, prospettive

Il volantino della “Scottona Alto Adige” in vista sopra il banco carni.

Questo è un progetto all’avanguardia a livello nazionale ed è chiara la funzione sociale che esso riveste unendo il mondo zootecnico e la distribuzione al consumatore fi nale. «Ci sono realtà che sarebbero destinate a chiudere e invece, agevolando questi progetti di fi liera sul territorio, anche i piccoli possono andare avanti con la loro attività grazie alla sinergia con l’industria», precisa Andrea Pavesi

In alto: gli allevatori trentini ci mettono la faccia. Qui Milena e Ruggero Pellegrini con Franco Dorigati dell’Azienda Agricola La Quercia di Mezzocorona (TN) sul fl yer distribuito dal Gruppo Poli presso i banchi macelleria dei suoi punti vendita Poli, Amort e Orvea che off rono le carni trentine del “Progetto Scottona”. In basso: il banco carni all’interno di uno dei supermercati Poli a Trento.

e garanzie di reddito. Il risultato? «Tutto ciò ha dato forte valore al vitello. Senza questa visione il prezzo del vitello sarebbe stato più basso».

«Il nostro obiettivo è creare una fi liera locale con capi nati, allevati e macellati nella provincia trentina, grazie alla partnership con Ala Carni e alla distribuzione attraverso il Gruppo Poli» sottolinea Stancher. La Federazione gestisce il centro di produzione del seme con incroci di Blu Belga con razze pregiate locali (Rendena, Frisona, Pezzata rossa). Gli animali destinati alla macellazione hanno 13/14 mesi; le femmine sono caratterizzate da una fi bra più fi ne rispetto ai maschi e il grado di marezzatura è ottimale, non troppo grasso ma nemmeno troppo magro, onde evitare una carne stopposa e insipida. Il controllo della fi liera consente inoltre di avere un prodotto omogeneo e costante nella resa e nella qualità.

Un altro tema assai caro alla Federazione Provinciale Allevatori è quello della sostenibilità: «c’è la volontà di eliminare gli antibiotici nell’allevamento di scottona e a tale fi ne è già partito un progetto che impiega farmaci omeopatici in sostituzione agli antibiotici» sottolinea Gentili, ricordando anche gli esistenti impianti fotovoltaici e di biogas che producono energia sostenibile.

«La Federazione ha un ruolo strategico nel progetto che consiste nel fare da collante nel territorio tra gli allevatori e il mercato, due mondi spesso distanti tra loro» precisa Andrea Pavesi. «Ci sono realtà che sarebbero destinate a chiudere e invece, agevolando questi progetti di fi liera sul territorio, anche i piccoli possono andare avanti con la loro attività grazie alla sinergia con l’industria». Andrea Pavesi, Gruppo Bervini, e Martin Tröger, direttore del KOVIEH, Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame di Bolzano.

Questo è un progetto all’avanguardia non solo in regione ma a livello nazionale ed è chiara la funzione sociale che esso riveste unendo il mondo zootecnico e la distribuzione al consumatore fi nale.

Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame, KOVIEH

Una carne dal gusto autentico, tenera e saporita, il cui segreto sta in un accurato protocollo di fi liera che defi nisce nel dettaglio ogni fase dell’allevamento, ponendo grande attenzione all’alimentazione, alla salute e al benessere degli animali, tutti nati e allevati in Trentino

Il secondo passaggio nel nostro viaggio alla scoperta del progetto di fi liera delle carni dell’Alto Adige è a Bolzano presso KOVIEH, il Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame. Qui incontriamo Martin Tröger, direttore di questa realtà che raccoglie 5.000 soci altoatesini. «Il progetto di qualità della carne dell’Alto Adige conta 250 allevatori che ingrassano per noi bovini nati

In alto: foto di gruppo per gli allevatori di una delle aziende agricole che hanno aderito al “Progetto Scottona”. Anche i loro volti sono sul volantino distribuito nei supermercati del Gruppo Poli che racconta i plus di questo progetto che valorizza l’agricoltura locale cono un prodotto sano, sicuro e sostenibile (photo © Othmar Seehauser). In basso: reparto macelleria di un supermercato Poli a Bolzano. L’etichetta “Scottona Alto Adige” in evidenza sui tagli di carne fresca.

e allevati in Alto Adige» sottolinea Tröger. «Grazie alla collaborazione col Gruppo Bervini e con il Gruppo Poli abbiamo creato un prodotto di qualità 100% regionale e sostenibile, rafforzando i rapporti con gli allevatori e arrivando al consumatore fi nale con una carne locale e di qualità».

I criteri degli animali per rientrare in questo progetto di regionalità sono stringenti: si tratta solo di bovini nati e allevati in Alto Adige, di razza Simmental, Limousine, Blu Belga con incroci con razze da carne locali, come ad esempio la Grigio Alpina. «I nostri sono allevatori che contano mediamente una decina di capi e questo progetto è ancora più importante proprio perché valorizza pienamente il loro straordinario lavoro — precisa Tröger — con la possibilità di uscire al pascolo nella splendida cornice dei nostri alpeggi dell’Alto Adige». Si tratta quindi di realtà allevatoriali di piccole dimensioni che grazie a queste sinergie di fi liera hanno ancora la forza di far crescere gli animali in un ambiente sostenibile per defi nizione e che conferiscono i capi a KOVIEH, a cui spetta il compito della selezione.

Il Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame KOVIEH è attivo anche con il progetto “Carne di Qualità Altoatesina”: obiettivo di questa iniziativa è innanzitutto quello di creare per i contadini un nuovo mercato di sbocco per la carne di manzo e di vitello di alta qualità, fornendo allo stesso tempo un’alternativa remunerativa al settore lattiero-caseario, assicurare ai macellai carne nostrana di qualità e, non ultimo, offrire ai consumatori un prodotto unico, sicuro e 100% regionale. “Dietro l’etichetta Carne di Qualità Altoatesina si cela un alimento completamente naturale. Ne è garanzia il fatto che il modo in cui gli animali vengono allevati e la loro alimentazione sono soggetti a controlli rigidi e a criteri di qualità” sottolinea il KOVIEH.

Gruppo Poli

Terza tappa del progetto “Scottona Alto Adige” è il Gruppo Poli, azienda trentina nel settore della distribuzioProdotto confezionato su cui è stato applicato il bollino che informa il consumatore sull’iniziativa e sulla provenienza della Scottona (photo © Gruppo Poli).

ne che opera sul ter ritorio dal 1938, quando i due fratelli fondatori, Beniamino e Giuseppe Poli, iniziarono a vendere frutta e verdura nei mercati rionali. Nel 1957 apre a Trento il primo piccolo supermercato. La nuova formula piace e nel ventennio successivo prosegue lo sviluppo in città con l’apertura di nuovi negozi e con gli anni ‘90 inizia la diffusione anche a livello regionale. Oggi Poli è alla terza generazione con la proprietà e la gestione ancora in mano alla famiglia. Il Gruppo ha consolidato la propria presenza in regione, è leader nelle medie e grandi superfi ci di vendita e conta 68 punti vendita, con le insegne Poli, Amort, Orvea e Regina nel canale al dettaglio e C+C Italmarket nel canale ingrosso.

“Operiamo con una visione di lunga durata che per noi signifi ca dare sostegno all’economia locale, instaurare rapporti di collaborazione duraturi, avere cura delle nostre persone e difendere l’ambiente” c’è scritto nella policy del Gruppo, e cliente e territorio sono al centro della loro strategia.

“In una terra di montagna, la collaborazione fra imprese per la crescita economica comune è da considerarsi una linea di azione prioritaria. Per questo ci rendiamo promotori di progetti speciali, per valorizzare le produzioni del nostro territorio”.

Progetto Filiera Trentino e Alto Adige, la parola al Gruppo Poli

In generale quali sono le principali linee guida interne per la scelta dei fornitori?

FRANCO TABARELLI DE FATIS, direttore commerciale del Gruppo Poli: «La scelta dei fornitori si basa da sempre su 4 aspetti fondamentali: territorialità, qualità, servizio e innovazione. Nella defi nizione degli assortimenti dei nostri negozi vogliamo dare spazio alle produzioni del territorio, valorizzando ciò che esprime al meglio le tipicità e le tradizioni locali. La territorialità rappresenta un forte argomento di rassicurazione per il cliente, che fa leva sulla qualità e sulla fi ducia, e al tempo stesso è un valore in grado di generare ricadute economiche positive sul territorio di competenza. Per questo puntiamo sulle imprese locali, che, sia pur spesso di piccole o medie dimensioni, dimostrano di essere dinamiche e capaci di dare una risposta effi cace alle esigenze del mercato e del cliente.

Altro aspetto imprescindibile è la qualità del prodotto. Per quanto

riguarda il settore della carne, tutti i prodotti in ingresso devono rispettare le caratteristiche previste da un capitolato aziendale, redatto sulla base dei più alti standard qualitativi come da classifi cazione europea e completato da ulteriori requisiti di qualità aggiuntivi defi niti internamente. Nostri esperti verifi cano poi, direttamente negli allevamenti, che tutte le condizioni e le caratteristiche richieste vengano rispettate. Anche l’elemento servizio diviene importante nel processo di scelta di un fornitore e questo per dare risposta alle richieste che ci vengono trasmesse dai clienti.

Considerando il mondo della carne, il servizio è valutato anche per la capacità di garantire, ad esempio, tagli particolari oppure lavorazioni particolari.

E infi ne diamo molta importanza ai fornitori capaci di innovare, sia in termini di proposta (nuovi prodotti preparati, già pronti al consumo o prodotti ricettati), sia in termini di sostenibilità ambientale (metodi produttivi, metodi di allevamento, modalità di confezionamento, attenzione all’uso degli imballi)».

Il cliente Poli che tipo di carne cerca e in quale modalità effettua gli acquisti?

SIMONDAVIDE RONGONI, uffi cio Acquisti, coordinatore Area Freschi e Freschissimi: «Il nostro è un cliente esigente e molto attento a quello che acquista. Predilige rivolgersi al banco assistito dove sa di trovare qualità, esperienza e servizio».

Quali motivazioni sono alla base del progetto di valorizzazione della fi liera delle carni del Trentino Alto Adige?

FERRUCCIO PIZZINI, uffi cio Acquisti, buyer Freschi: «In una terra di montagna come è il Trentino Alto Adige, la collaborazione fra imprese per la crescita economica comune — il fare rete — è considerata una linea di azione prioritaria. Per questo siamo costantemente impegnati nella costruzione di relazioni solide e continuative, puntando sulle realtà imprenditoriali del territorio.

Bervini Primo Srl

via Colonie, 13 42013 Salvaterra di Casalgrande (RE) www.bervini.com

Federazione Prov.le Allevatori Trento Soc. Coop. Agr.

Via delle Bettine, 40 38121 Trento www.fpatrento.it

KOVIEH – Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame Via Galvani, 38 39100 Bolzano www.kovieh.com

Gruppo Poli Via Alto Adige, 242 38121 Trento www.gruppopoli.it

Con loro diamo vita a molti progetti speciali, consapevoli della bellezza, ricchezza e unicità della nostra terra e della necessità di valorizzarla al massimo.

Uno di questi è proprio il progetto di fi liera della Scottona attivato in collaborazione con la Federazione Allevatori di Trento e la Federazione Allevatori di Bolzano, realtà con le quali collaboriamo già dal 2012, anno in cui è stato lanciato il progetto “Vitello nato in Trentino-Alto Adige”.

In negozio abbiamo cercato di valorizzare al massimo il progetto anche in termini di comunicazione, coinvolgendo direttamente gli allevatori come testimonial e realizzando diversi materiali (foto dimostrative da posizionare sul banco assistito in prossimità del prodotto, cartoline, bollini adesivi per le confezioni take away, targhette da affi ancare al prezzo) per trasferire al cliente in maniera effi cace e immediata le informazioni di provenienza, sicurezza e qualità del prodotto».

Qual è stata la reazione da parte del consumatore?

FRANCO TABARELLI DE FATIS, direttore commerciale del Gruppo Poli: «L’apprezzamento del cliente ed i buoni risultati anche in termini di vendite ci stimolano a proseguire in questa direzione, sempre in ottica di promozione delle tipicità e delle produzioni del territorio. Per questo abbiamo recentemente sviluppato una linea di Hamburger classica ed una linea di Hamburger Gourmet che valorizzano anche altri prodotti tipici locali, tra cui Speck e Carne Salada».

Elena Benedetti

Nota

• Fonte: Osservatorio Immagino GS1

Italy, osservatorioimmagino.it • A pagina 39, photo © Kotangens – stock.adobe.com

Inalca e Corteva Agriscience collaborano per migliorare la sostenibilità della fi liera del bovino da carne

Corteva Agriscience, leader globale in agricoltura, e Inalca, società italiana tra i maggiori player mondiali per la produzione e commercializzazione di carni bovine, collaborano in un innovativo progetto che ha come obiettivo il miglioramento dell’effi cienza degli indicatori di produzione e la riduzione dell’impatto ambientale della fi liera del bovino da carne. Entrambe le società condividono lo stesso impegno nella ricerca, nello sviluppo e nell’adozione delle più recenti tecnologie e migliori pratiche che contribuiscono ad un incremento della sostenibilità ambientale ed economica dell’agricoltura in generale, ed in particolare alla riduzione degli impatti e dei consumi nell’allevamento dei bovini. Il contributo di Corteva Italia in questo progetto consiste nella fornitura dei propri servizi agronomici alle aziende agricole di Inalca in tutti gli ambiti legati al processo di coltivazione e conservazione dei foraggi aziendali, in linea con gli obiettivi prefi ssati da entrambe le società. «Per ridurre l’impatto ambientale ed incrementare la sostenibilità della produzione agricola, abbiamo avviato una collaborazione con Corteva che ha messo a disposizione delle nostre aziende agricole le sue migliori tecnologie di gestione agronomica, in particolare: monitoraggio dei suoli aziendali, ottimizzazione dell’uso dei fertilizzanti azotati, monitoraggio satellitare delle colture, controllo della qualità degli alimenti zootecnici prodotti in azienda e ottimizzazione del processo di conservazione degli insilati aziendali», ha dichiarato SERAFINO CREMONINI, direttore vendite e amministratore delle aziende agricole di Inalca. «In Corteva siamo entusiasti di questa collaborazione con un’azienda che rappresenta il fi ore all’occhiello del migliore made in Italy e di supportare concretamente un settore fondamentale per l’economia del nostro Paese» ha aggiunto MATTEO PIOMBINO, customer marketing manager Corteva Agriscience. «La collaborazione con partner di eccellenza per risolvere insieme le sfi de imposte dai cambiamenti climatici per il bene del nostro ecosistema e dell’intero pianeta rappresenta uno dei principali Obiettivi di Sostenibilità 2030 di Corteva Agriscience».

Marr, ricavi del 1o trimestre superiori rispetto all’andamento del mercato

Marr Spa, società leader in Italia nella commercializzazione e distribuzione al foodservice di prodotti alimentari e non-food, chiude il primo trimestre dell’anno formalizzando l’acquisizione delle attività del Gruppo Verrini e con ricavi per vendite in linea con le attese. Recenti dichiarazioni da parte del presidente dell’Enit GIORGIO PALMUCCI forniscono elementi di conferma in merito alla validità ed effi cacia delle strategie defi nite ed attuate da Marr. In particolare, emerge la certezza che la piena ripresa del turismo consentirà entro il 2023, di tornare ai risultati del 2019 e che le componenti food e made in Italy, e quindi la “food experience” continuerà ad essere tra i principali motivi che spingeranno i visitatori internazionali a scegliere una meta piuttosto che un’altra. Nel trimestre Marr ha conseguito ricavi totali pari a oltre 185 milioni di euro, che si confrontano con i circa 262 milioni dell’analogo periodo del 2020. A fronte della signifi cativa contrazione nei primi due mesi, nel mese di marzo si è registrato un trend decisamente positivo nonostante le pesanti limitazioni sanitarie (fonte: EFA News – European Food Agency).

This article is from: