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Mercati Export UE di carne suina, un 2020 da record Roberto Villa
Agnello irlandese: gusto unico tra allevamento tradizionale e sostenibilità
La carne di agnello irlandese è sicuramente un prodotto che si distingue dagli altri per diverse ragioni: innanzitutto il metodo di allevamento che, ancora oggi, applica le pratiche tradizionali, le stesse utilizzate per centinaia di anni. Nell’Isola di Smeraldo ci sono circa 34.000 allevatori di ovini e oltre 2.5 milioni di capi da riproduzione. Ognuno di questi allevamenti, a conduzione familiare, ha un gregge medio di poco più di 100 animali e ciò permette agli allevatori di prestare loro molta attenzione durante tutto l’anno.
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Il periodo principale per la produzione di carne d’agnello in Irlanda va da maggio a settembre, ma le diverse tipologie di quest’ultimo consentono di creare un ciclo continuo durante tutto l’anno.
L’Irlanda è uno dei principali produttori di carne d’agnello in Europa, riuscendo a soddisfare sia il fabbisogno interno che quello di altri Paesi: nel 2020, infatti, il Paese ha esportato 75.000 tonnellate di carne ovina per un valore di 364 milioni di euro. L’export è
cresciuto costantemente, con due terzi della produzione esportata
ogni anno.
Anche in Italia l’agnello irlandese è particolarmente apprezzato (tra i Paesi europei ci posizioniamo prima di Germania e Svezia, per esempio), soprattutto dalla fascia d’età 35-54 che dichiara di acquistarla mediamente una volta al mese (fonte: Thinking House – EU Shopper Insights Lamb Purchase Behaviour).
Un’altra ragione che rende questa carne così speciale è il clima: i terreni fertili d’Irlanda, la diversità dei paesaggi e il clima temperato contribuiscono a rendere verdi e rigogliosi i prati su cui pascolano gli agnelli. Le abbondanti precipitazioni forniscono una lunga stagione di crescita dell’erba — più lunga che in qualsiasi altra parte d’Europa — e ciò fa sì che nelle zone collinari si creino ricchi ecosistemi in grado di sostenere sistemi di allevamento tradizionali.
Il risultato di queste pratiche si ritrova nella varietà dei prodotti disponibili, dall’agnello da latte a quello pasquale e da quello di stagione a quello di collina, ognuno dei quali con un gusto unico e inconfondibile.
Nella regione del Connemara — una zona selvaggia situata nella parte occidentale del Paese — e più precisamente sulle colline delle Contee di Mayo, Donegal e Kerry, vengono allevati i cosiddetti hill lambs (o agnelli di collina), una specie autoctona molto importante
anche per il mantenimento della fl ora e fauna locali: attraverso la loro dieta fatta di erbe selvatiche, carici, eriche e fi ori di montagna, mantengono l’equilibrio ambientale. Questo fa sì che gli animali siano leggermente più piccoli rispetto agli agnelli irlandesi tradizionali, con una carne dal gusto più caratteristico, merito delle erbe di cui si cibano e dell’infl uenza salina proveniente dall’Oceano Atlantico.
Bord Bia, l’ente governativo che si occupa della promozione del food & beverage irlandese, ha di recente lanciato, come per la carne di manzo, un protocollo per analizzare l’impronta di carbonio negli allevamenti di pecore che sarà calcolata usando i dati forniti dagli allevatori attraverso un innovativo sondaggio sulla sostenibilità. Quest’ultimo è in fase di sperimentazione su un piccolo numero di aziende agricole per poi diventare, in futuro, un requisito per tutti gli allevatori che si sottopongono a un audit del Quality Assurance Scheme (QAS), il programma di qualità assicurata che stabilisce requisiti e condizioni precise negli allevamenti e lungo tutta la fi liera produttiva.
Bord Bia, Irish Food Board, è un ente governativo dedicato allo sviluppo dei mercati di esportazione dei prodotti alimentari, bevande e prodotti ortofrutticoli irlandesi. Lo scopo di Bord Bia è quello di promuovere il successo dell’industria Food & Beverage e dell’orticoltura irlandese attraverso servizi di informazione mirati, la promozione e lo sviluppo dei mercati. Nel 2019 le esportazioni dell’industria Food & Beverage irlandese sono arrivati a quota 13 miliardi di euro, con una crescita di quasi il 67% dal 2010. L’Italia è un mercato importante, con esportazioni del valore di 314 milioni di euro nel 2019; è il secondo mercato più importante per l’export di manzo irlandese in Europa con scambi valutati, per l’anno scorso, a 178 milioni di euro.
>> Link: www.irishbeef.it
Export UE di carne suina, un 2020 da record
Superate le 6 milioni di tonnellate e i 15 miliardi di euro in valore, il primo trimestre 2021 in ulteriore incremento
di Roberto Villa
Photo © Mark Agnor
Secondo i dati dell’Osservatorio di mercato sulle carni suine della Commissione europea il 2020 è stato l’anno record nelle esportazioni rispetto all’ultimo ventennio, con oltre sei milioni di tonnellate (6.029.540 tonnellate, dato escluso il Regno Unito), in aumento del 14% rispetto al 2019.
Il primo trimestre del 2021 ha visto varcare i confi ni comunitari oltre 1,5 milioni di tonnellate, in crescita del 9,3% sul medesimo periodo dell’anno precedente. Fa impressione confrontare questi dati con quelli di inizio del nuovo secolo, quando le esportazioni, pure in crescita costante, andavano dalle 2 milioni di tonnellate nel 2001 alle 2,8 milioni nel 2007, per superare quota 3 milioni solo nel 20081 .
L’andamento dei volumi è determinato per gran parte dall’esportazione di carni congelate, soprattutto a partire dal 2014. Più della metà dei volumi del 2020 (3,2 milioni di tonnellate) è costituita da carni congelate, seguite da frattaglie (1,39 milioni di tonnellate), preparazioni a base di carni (452.000), carni fresche (424.000), grassi (323.000), carni salate, essiccate, affumicate (213.000). In termini di valore, le esportazioni hanno superato quota 15 miliardi di euro, pari al 18% in più dell’anno 2019, col primo trime-