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Attualità Stati generali della pesca nel Veneto Gian Omar Bison

Stati generali della pesca nel Veneto

di Gian Omar Bison

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Dopo sette anni dagli ultimi Stati generali della pesca nel Veneto, la seconda edizione, svoltasi a inizio luglio, ha portato alla luce le nuove e diverse esigenze del settore in previsione della futura programmazione del FEAMPA (2021-2027). Un appuntamento che la Regione del Veneto ha realizzato in collaborazione con Veneto Agricoltura e con il supporto tecnico di The European House Ambrosetti e con la Società Agriteco. Un lavoro di analisi e di valutazione strategica sul valore della fi liera della pesca e dell’itticoltura nel Veneto e nell’Alto Adriatico, iniziato mesi fa con un confronto tra le categorie, le rappresentanze della pesca professionale e dell’acquacoltura e i soggetti pubblici competenti per pianifi care le politiche regionali per i prossimi anni e proseguito con quattro incontri tematici a Chioggia (VE), a Pila di Porto Tolle (RO), a Caorle (VE) e a Venezia, per affrontare in momenti diversi le tematiche principali che interessano il settore e che sono state sintetizzate nel cosiddetto “Libro Bianco”. «Abbiamo voluto riproporre un confronto con tutti i soggetti pubblici e privati competenti — ha sottolineato CRISTIANO CORRAZZARI, Assessore alla Pesca della Regione Veneto — operanti in mare e nelle acque interne e marittime interne perché è un settore di grande rilevanza per l’economia della fascia costiera del Veneto che, solo per quanto riguarda la produzione primaria, vede coinvolte oltre 3.100 imprese di pesca professionale e acquacoltura e l’impiego di oltre 4.500 addetti. Un settore che in questi ultimi anni è stato travolto da molteplici eventi tra cui le conseguenze della pandemia Covid-19, gli effetti della guerra in Ucraina, il dramma del caro carburanti e della siccità. La pesca ha inoltre un ruolo rilevante nella tutela dell’ambiente nell’ottica di uno sviluppo sostenibile».

In Veneto sono attive 3.137 aziende del settore primario di pesca e acquacoltura che per il 69% operano nelle acque marine interne delle lagune del Veneziano e del Delta del Po. Rappresentano il 25% delle aziende attive nel settore in Italia.

Chioggia, Porto Tolle, Caorle e Venezia: dal 5 all’8 luglio sono stati quattro gli incontri dedicati al mondo della pesca e dell’acquacoltura con l’obiettivo di indicare le prospettive di ristrutturazione e di sviluppo delle imprese venete nel contesto di un nuovo modello basato su sostenibilità ambientale, economica e sociale. A destra, Gian Omar Bison.

Sostenibilità ambientale

Proprio il secondo appuntamento al Mercato Ittico di Pila, moderato dalla nostra RIVISTA, è stato dedicato ad una delle tematiche più cruciali, attuali e nominate di questo secolo: la sostenibilità come processo da imboccare verso un modello di sviluppo in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e della strategia europea from farm to fork. La sostenibilità come principio, come tensione morale, come fl usso continuo e in divenire è non solo al centro delle politiche e della programmazione delle istituzioni europee, italiane e territoriali ma è sempre di più una richiesta di cittadini e consumatori; di investitori e creditori che chiedono alle aziende di disporre di obiettivi chiari e performance misurabili in questo senso se non addirittura di veri e propri bilanci certifi cati e redatti secondo standard riconosciuti e codifi cati a livello internazionale.

Una responsabilità sociale individuale e collettiva da perseguire nell’interesse generale.

La sostenibilità come processo, oltre alla carta ittica regionale, può accompagnare, secondo l’opinione diffusa tra i relatori intervenuti al seminario, questo percorso di rilancio della pesca e guidare gli interventi strutturali. Ma la sostenibilità che non contempli tutte le componenti fondamentali (ambientale, sociale ed economica) e che non faccia di queste sintesi effi cace e realmente perseguibile rischia di risultare impraticabile se non ineffi cace.

Il Libro Bianco

La Regione del Veneto con i partner coinvolti negli Stato Generali ha redatto il cosiddetto “Libro Bianco” dove ha fotografato il comparto della pesca considerati i punti di forza e di debolezza, coinvolgendo tutti gli stake holder. Un lavoro che ha permesso di identifi care gli obiettivi da perseguire per un “Sistema Pesca” resiliente, in armonia con le altre attività antropiche ed economiche, e appunto sostenibile sotto tutti i profi li e per questo proiettato al futuro. Sette gli ambiti di intervento risultati prioritari: 1. un piano di investimenti in tecnologia e digitalizzazione per la riduzione dell’impatto ambientale a sostegno della transazione energetica; 2. il potenziamento del sistema della formazione e aggiornamento delle competenze; 3. la promozione e la sensibilizzazione sul ruolo sociale del pescatore; 4. la valorizzazione del ruolo dei prodotti ittici per un’alimentazione sana, sicura e sostenibile; 5. la promozione della crescita dimensionale delle aziende del settore; 6. la semplifi cazione normativa; 7. la promozione di modelli di economia circolare.

Cristiano Corrazzari, Assessore alla Pesca del Veneto, e Charlina Vitcheva della Direzione generale Aff ari Marittimi e Pesca della Commissione europea.

Nel Libro Bianco, a proposito di sostenibilità ambientale mirata in particolare al contenimento delle emissioni di CO2 associate alla produzione e al consumo di prodotti ittici, si elencano le conseguenze dei cambiamenti climatici che sommati alle attività antropiche infl uiscono a 360 gradi sugli ambienti acquatici e quindi sulla pesca e l’acquacoltura: dall’acidifi cazione degli oceani, all’aumento della temperatura dell’acqua e all’innalzamento del livello del mare, al cuneo salino al mancato apporto di nutrienti. Cambiamenti così pesanti che è previsto un aumento della migrazione delle specie al punto che il 23% delle risorse ittiche non vivrà più nel proprio habitat storico.

«Sostenibilità ambientale — ha ricordato SIMONE LIBRALATO dell’Istituto Nazionale di Oceanografi a e di Geofi sica Sperimentale – OGS — è la capacità dell’ecosistema marino di sostenere l’attività di pesca in modo che lo sfruttamento che svolgiamo oggi possa essere fatto anche in futuro. Il massimo rendimento sostenibile ci informa sullo stato di sostenibilità dello sfruttamento. Poiché il massimo rendimento sostenibile dipende dalle capacità di rigenerazione delle popolazioni e da fattori ambientali indipendenti dalla pesca, questa, per essere sostenibile, deve adattarsi ai cambiamenti. Tuttavia, la sostenibilità ambientale non dipende solo dalla quantità del pescato.

È necessario ridurre al massimo le catture degli individui sotto la taglia di prima riproduzione. Le taglie che diminuiscono sono un campanello d’allarme. È importante evitare la pesca accidentale di specie sensibili e ridurre lo scarto di pesca, ovvero la cattura di specie di nessun interesse.

Un consumo sostenibile avviene in funzione della capacità produttiva della rete alimentare marina e privilegiare le specie più abbondanti. Per avere sostenibilità ambientale bisogna avere cura delle popolazioni di mare garantendo i loro cicli naturali e mantenendo la biodiversità marina».

Sostenibilità economica

Negli ultimi 10 anni il settore della pesca e dell’acquacoltura nazionale ha vissuto un periodo di progressiva contrazione, sia per effetto l’evoluzione del contesto normativo al fi ne di ridurre lo sforzo di pesca sia a causa della pandemia. La contrazione in Veneto in termini di fatturato regionale ha registrato una perdita dell’11,7% dal 2019 al 2020 che si attesta come la peggior perdita annua dell’ultimo decennio, per quanto il Veneto, magra consolazione, si è dimostrato nettamente più resiliente dell’aggregato nazionale.

Nel Veneto sono attive 3.137 aziende del settore primario della pesca e dell’acquacoltura che per il 69% operano nelle acque marine interne delle lagune del Veneziano e del Delta del Po. Complessivamente rappresentano il 25% delle aziende attive nel settore in Italia e sono composte per l’81% da imprese individuali (67% la media italiana); 1,2 gli impiegati medi per azienda (2,2, la media nazionale).

Tante imprese attive sul territorio regionale con pochi addetti che sembrerebbero raccontarci un comparto fi n troppo frammentato e parcellizzato, non fosse che la fi liera in Veneto può contare su un articolato sistema composto da diverse entità aggregative: 9 OP, 14 Associazioni nazionali e regionali, 17 Consorzi e 108 Cooperative con un fatturato medio per aggregato associativo che nel 2020 è risultato 1,8 volte superiore alla media nazionale.

In un contesto generale in cui i fattori di crisi congiunturale ci parlano di pandemia, scoppio della guerra, esplosione dei costi energetici e logistici, impennata dell’infl azione e interruzione di alcune fi liere di approvvigionamento, come si può accompagnare un azienda ed un comparto come questo ad essere sostenibile da un punto di vista economico? Giustamente redditizio? Si può parlare di sostenibilità economica aziendale senza parlare di sostenibilità di fi liera?

Per VLADI FINOTTO, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, «Le abitudini dei consumatori stanno cambiando e si stanno aprendo molte fratture. I dati raccolti dalla rivista NATURE rivelano l’importanza della piccola impresa e dati impressionanti sul mondo della pesca, che ci consentono di dire che esiste un’opportunità.

La pesca ha in mano numeri che la possono porre come elemento centrale per le soluzioni alle problematiche ambientali. Bisogna impostare processi di crescita economica, ma senza defi nirla solo in modo collettivo. Dobbiamo coniugare la necessaria sostenibilità economica

delle fi liere con quella fondamentale delle aziende. Ci sono delle direttrici da seguire: mettere la pesca al centro del dibattito sull’alimentazione; l’innovazione tecnologica; creazione di valore; tema delle competenze per riformare chi nel settore ci lavora da tempo e per formare nuove leve. Per raggiungere questi obiettivi dobbiamo raccontare il valore del lavoro nella vita quotidiana».

Sostenibilità sociale

Il valore assoluto dell’occupazione, posiziona il Veneto al secondo posto in Italia con un andamento migliore in proporzione considerati gli ultimi 5 anni rispetto alla crescita nazionale. Ma il pescatore al giorno d’oggi oltre ad avere competenze specifi che risulta al servizio della collettività per quanto riguarda il potenziamento dei servizi ecosistemici. È una fi gura da aggiornare, valorizzare e formare in maniera continua e permanente. «La questione di fondo — ha evidenziato TIZIANO BARONE, direttore di Veneto Lavoro — è che il modello di crescita economica deve essere socialmente inclusivo ed economicamente sostenibile. I temi sono due: importanza del lavoro e della vita delle persone e importanza di valorizzare il capitale umano considerato che c’è un’identità del territorio costiero veneto che ha caratteristiche proprie nel distretto Alto Adriatico. Per quanto riguarda le dimensioni dell’occupazione, Rovigo e Venezia sono i due punti dove i numeri sono maggiori».

Nell’appuntamento conclusivo a Venezia si è parlato anche di Distretto della Pesca dell’Alto Adriatico e CHARLINA VITCHEVA della Direzione generale Affari Marittimi e Pesca della Commissione Europea ha sottolineato che: «Non bisogna limitarsi solo a guardare le opportunità del FEAMPA, perché ci sono anche altri fondi, come quello per lo sviluppo regionale e altre opportunità di ricerca, anche in Italia. È un sistema sostenibile e dipendente dalla ricchezza del benessere del Mar Adriatico.

La priorità è la salute del Mar Adriatico che storicamente è il mare più sovra sfruttato anche se ci sono buoni segni di ripresa. Vorrei sottolineare che in sede europea non prendiamo mai decisioni senza fare analisi socio-economiche prevedendo misure di accompagnamento per permettere alle imprese di adattarsi.

Nel Mediterraneo dobbiamo affrontare la tematica del cambiamento climatico, che ci interessa qui e ora, perché è anche causa di mortalità di molte specie marine. Abbiamo rilevato dati allarmanti sull’aumento della temperatura dell’acqua e per questo bisogna continuare a informare su questi temi. La nuova strategia prevede un Action Plan per difendere l’ecosistema e dei piani per diminuire il livello di inquinamento nel Mar Mediterraneo e anche per la decarbonizzazione. La Blue Economy può essere utile per la pesca perché può aiutare a diversifi care le fonti di reddito».

Gian Omar Bison

PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI ATTREZZATURE MACCHINARI SISTEMI E TECNOLOGIE PER L’INDUSTRIA

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