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Pesca del tonno rosso del Mediterraneo, la situazione oggi
di Natale Pipitone
Nel settore della pesca, quando ci si trova in presenza di una problematica, vi sono costantemente pareri discordanti: ognuno ha una propria filosofia, una spiegazione scientifica che mescola verità e propaganda. E, se è pur vero che i cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’ambiente sono indiscutibili, è altrettanto vero che nell’essere umano c’è sempre la volontà di trovare un capro espiatorio da mettere alla gogna, al fine di distogliere l’opinione pubblica dal fulcro del problema.
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Attualmente uno dei problemi nella pesca è la bassa riproduzione delle specie autoctone e nessuno ad oggi ha approfondito correttamente le giuste cause, adottando invece soluzioni poco realistiche. In Sicilia è storia di questi giorni l’avvistamento di squali sotto costa: l’eco della notizia ha subito dato avvio ad alcuni pareri scientifici, scatenando clamore sui social, nei quali l’evento è stato enfatizzato al fine di ottenere i famigerati like, non curandosi dell’affidabilità delle notizie e delle corrette valutazioni, e meno che mai dei fondamenti scientifici alla base del fenomeno.
Per coloro che vivono stabilmente il mare, la spiegazione scientifica c’è ed è piuttosto ovvia: gli squali sono grandi predatori e per questo sono al vertice della catena alimentare marina. Godono di detto privilegio perché hanno pochi nemici da cui difendersi: tra questi le orche, che fortunatamente sono limitate nel Mediterraneo e la cui presenza è stata notata in sparuti esemplari nei pressi dello stretto di Gibilterra.
Mentre tutti si concentrano sugli squali, viene trascurata la specie concorrenziale che si sposta in branco, a volte milioni di individui, mettendo a dura prova tutta la catena alimentare a causa della loro smodata voracità. Stiamo parlando dei tonni ed in particolare del Thunnus thynnus, meglio conosciuto come Tonno rosso del Mediterraneo, un pesce pregiato su tutti i mercati mediterranei e in grado di destare il maggiore interesse anche dei mercati giapponesi. I tonni rossi sono animali migratori e si spostano in branchi: ritroviamo una miriade di individui in movimento che, provenendo dal Golfo del Messico, ogni anno seguono la Corrente del Golfo, entrano nel Mediterraneo dallo stretto di Gibilterra e seguono le coste del Nord Africa, per riprodursi nel Mediterraneo e poi fare ritorno in
Atlantico. Negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, si è verificato un aumento della temperatura globale del pianeta che ha sconvolto anche l’habitat marino. Detto effetto ha generato l’aumento della salinità marina, dovuto all’eccessiva evaporazione dell’acqua, con conseguenze anche sulle correnti marine. Il cambiamento climatico ha accentuato il ciclo idrologico e biogeochimico dell’evaporazione, condensazione, precipitazione e infiltrazione, per cui ci troviamo a subire gli effetti catastrofici nelle anomale copiose precipitazioni.
Mentre il mondo cambia, il settore della pesca non si evolve: da diversi anni studi scientifici hanno stabilito che la scorta ittica del tonno rosso fosse a forte rischio di estinzione, spingendo l’ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas) ad adottare decisioni altamente cautelative regolando la pesca dei grandi pelagici, con la conseguente limitazione delle quote di prelievo destinata ai paesi che aderiscono a detto ente, praticamente tutti i paesi del mondo. L’attuata limitazione della pesca del tonno ha portato recentemente l’ICCAT a stabilire che lo stock della specie non fosse più in afflizione, aumentando gradatamente le quote del pescato, passando da un regime di recupero ad uno di mantenimento.
A causa del cambiamento climatico, anche i tonni hanno modificato le loro abitudini, da migratori sono divenuti in gran parte permanenti, trovando nel Mediterraneo l’ecosistema adatto alle loro esigenze alimentari ma sconvolgendo al contempo le abitudini alimentari di altre specie, che si vedono ora costrette a cacciare sotto costa, non trovando in mare aperto la loro fonte di sopravvivenza. Lo squalo ad esempio, essendo di grandi dimensioni, presentandosi in acque basse mette a rischio la sua stessa sopravvivenza, con perdita di orientamento, il rischio di arenarsi e andando contro alle caratteristiche della specie che ha necessità di nuotare in continuazione.
A parere dello scrivente, e dall’attenta analisi della problematica, ne consegue che sia la voracità dei tonni a sconvolgere la catena alimentare dell’habitat marino, con la conseguente diminuzione del pescato che interagisce anche con il ciclo della riproduzione, un fattore che colpisce la piccola pesca artigianale che non riesce a recuperare le spese della battuta di pesca e che mette a rischio la sopravvivenza delle marinerie locali.
Le soluzioni adottate dagli scienziati dell’ICCAT ignorano le cause del depauperamento ittico, concentrandosi sull’inquinamento marino e il cambiamento climatico, affrontando la problematica con una visione ristretta, priva del supporto degli studi di biologia marina, acustica in ambiente marino, impatto ambien- tale dei campi magnetici terrestri e di quelli generati dall’uomo, del reale popolamento marino di alcune specie, non avendo certezze sul comportamento della flora e della fauna marina in riferimento al cambiamento climatico.
Attualmente ci si limita ad una visione unilaterale del problema perdendo di vista l’obiettivo primario, lo studio delle varie modifiche del sistema terra/mare, non valutando la necessità di interfacciarsi per un confronto costruttivo con le categorie del settore della pesca, visto che sono le uniche che vivono realmente il mare e che nel mare hanno l’unica fonte di sostentamento, ciò che tiene in piedi le marinerie e le famiglie dei pescatori.
Sono tutti bravi a cavalcare l’argomento ambiente per la risoluzione dei problemi, pur non proponendo le giuste e corrette soluzioni e valutazioni attuative, aspettando che sia il mare a diluire i danni generati dall’uomo, nella speranza della famigerata attribuzione della bandiera blu, malgrado si abbia la consapevolezza degli scarichi abusivi in mare e/o del mal funzionamento dei depuratori. Sono tutti bravi ad imitare chi, anziché pulire, preferisce nascondere la polvere sotto il tappeto.
Natale Pipitone Presidente Federazione Armatori Siciliani della Provincia di Palermo