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Tutto il biologico, oggi La corsa inarrestabile del Bio Guido Guidi

A destra: nocciole tostate di varietà Tonda Gentile del Piemonte IGP dell’azienda dei Fratelli Durando. In basso, antipasto a base di salumi, formaggi e nocciole da gustare all’Agriturismo Terra D’Origine. A sinistra: Alessandro Durando.

malattia della vite, si è riconvertita dal vino verso la produzione di nocciole e derivati.

Agricoltori già dal ‘600, l’azienda agricola polifunzionale fu però avviata dal nonno ITALO negli anni ‘60. Negli anni ‘70 ci fu lo spopolamento delle campagne, la gente preferiva lavorare in FIAT, ma loro resistettero. Solo nel 2008 ALESSANDRO DURANDO, ultima generazione, comincia l’avventura della nocciola, mentre nel 2010 recupera i casot, piccoli e caratteristici casotti degli attrezzi sparsi sulle colline del Monferrato, puntando sul turismo enogastronomico. Nel 2016 apre il ristorante e adesso, per chiudere il cerchio, sta per realizzare un’area camper attrezzata, con possibilità di piazzare qualche tenda tra le vigne. L’agriturismo è anche fattoria didattica e propone picnic e merenda del contadino nei 5 casot.

La produzione principale è di nocciola Tonda Gentile del Piemonte IGP, una varietà autoctona trilobata, molto dolce; circa 200 quintali l’anno di nocciole tostate e tostate salate. Una parte è trasformata in granella e farina di nocciola, utilizzata per creme, gelati, pasta e torta di nocciole.

Il noccioleto entra in produzione il sesto anno e al decimo è in piena produzione. Riforniscono pasticcerie, supermercati, gelaterie e fanno anche vendita diretta. Ricca di vitamina E, dalla nocciola si ottiene olio di nocciola utile anche per la cosmetica contro le infi ammazioni della pelle e la psoriasi.

Da queste considerazioni sono nate nuove prospettive per l’azienda agricola Durando. Azienda innovativa e sostenibile che, per intenderci, è alimentata a biomassa con gusci di nocciola, autosuffi ciente per il riscaldamento, mentre l’elettricità arriva dal fotovoltaico.

L’agriturismo è costruito con materiali di bioedilizia, ad esempio blocchi di “farina” di legno rivestiti di mattoni a vista. Bisogna sapere anche che la pellicina della nocciola è usata in bioedilizia per le sue caratteristiche di alta resistenza, anche perché trattiene l’acqua e si amalgama bene con la malta naturale; pure i gusci hanno caratteristiche importanti.

Così, collaborando al progetto del Politecnico di Torino “Costruire con il Cibo”, i Durando puntano a realizzare un bungalow di mattoni di pellicina e gusci di nocciola.

Collaborano poi con l’azienda NobilBio di Portacomaro, specializzata in perni di titanio per gli impianti dentali, che sta studiando un riempitivo osseo a base di vinacce.

L’azienda, infi ne, produce anche cosmetici innovativi a base di vinacce, a marchio Poliphenolia.

Massimiliano Rella

>> Link: www.fratellidurando.it

Nota

A pag. 48, merenda piemontese al casot tra le vigne dell’azienda agricola Fratelli Durando; photo © Massimiliano Rella.

La corsa inarrestabile del BIO

Nessuna fl essione per il settore, ma numeri in aumento su ogni fronte e le soddisfazioni sembrano non essere fi nite. La direzione presa è quella giusta e anche l’Europa ce lo chiede in vista di una riconversione green

di Guido Guidi

Superfi ci, operatori e consumi bio ancora in crescita: è questo il dato principale emerso dalle analisi presentate all’edizione 2021 di SANA, il Salone internazionale del biologico e del naturale di Bologna. I numeri forniti da SINAB per il MIPAAF confermano che la superfi cie biologica nel 2020 è aumentata rispetto all’anno precedente di +5,1 punti percentuali. In crescita anche il numero degli operatori del settore che ha raggiunto le 81.731 unità (photo © magdal3na – stock.adobe.com). N el mondo del biologico ci sono diverse cose da festeggiare quest’anno. Si comincia con una ricorrenza importante: il trentennale del primo Regolamento relativo al metodo di produzione biologico dei prodotti agricoli e della relativa indicazione sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari. La seconda, forse meno importante ma certamente degna di nota, è l’aver segnato un nuovo anno record per produzione e consumi, tra l’altro nel mezzo di una crisi pandemica ed economica di cui non è chiaro l’esito nel breve e medio termine. La situazione di incertezza, non solo non ha fatto desistere dall’acquisto di prodotti bio, ma ha generato un incremento su ogni fronte. Nel 2020, la spesa in biologico nella GDO ha infatti registrato un +4% rispetto al 2019. Nemmeno il Natale scorso, caratterizzato da divieti di assembramenti e convivialità, ha scoraggiato questo tipo di acquisti, facendo invece registrare un aumento del 6%, rispetto allo stesso periodo del 2019, nelle tre settimane a cavallo delle festività natalizie (dati: ISMEA).

Una conferma che quella del biologico è una scelta ponderata, resa oggi ancor più consapevole dal rapporto indiscusso tra benessere e alimentazione. Secondo COLDIRETTI salgono infatti alla cifra record di 4,3 miliardi di euro i consumi domestici di alimenti bio. In un trentennio, i consumi nazionali sono cresciuti senza interruzioni ed oggi il biologico è nel carrello di circa sette famiglie italiane su dieci (68%).

La domanda crescente va di pari passo con la leadership dell’Italia nella produzione. Un primato guadagnato sul campo, grazie all’incremento del numero di aziende del primario e della trasformazione, che oggi vede coinvolte più di 80.000 imprese.

La direzione presa dall’Italia sembra essere quella che chiede l’Europa: la transizione ecologica prevista dal Farm to Fork, il fulcro del New Green Deal, dovrebbe portarci, entro il 2050, alla neutralità climatica, anche grazie alla riduzione del 50% dell’uso di fi tofarmaci di sintesi e antibiotici e del 20% di fertilizzanti chimici.

I dati sulla tendenza del mondo agricolo del Belpaese parlano chiaro: dal 2010 l’incremento registrato è di oltre 879.000 ettari coltivati e 29.000

41038 S. Felice s/P (MO) Via Palazzetto, 36

Durante il lockdown per le uova biologiche è stato un vero boom, con un +25% sugli acquisti (photo © karandaev – stock.adobe.com).

nuove aziende agricole. La superfi cie biologica raggiunge così nel 2019 quota 1.993.236 ettari, segnando, rispetto al 2018, un +35.000 ettari, con una crescita attorno al 2% (dati: SINAB).

Come per l’agricoltura italiana il livello compositivo resta stabile e defi nito dai 3 orientamenti produttivi che pesano sul totale per oltre il 60%: prati pascolo, colture foraggere e cereali. E a seguire olivo e vite.

Tra i seminativi e le colture ortive, che aumentano di poco più di 12.000 ettari, si confermano in crescita le coltivazioni biologiche a grano duro (6%); orzo (3%) e riso (12%); girasole (26%) e soia (15%); erba medica (8%); pomodori (21%); legumi (13%) e frutta, come mele e pere.

Quanto agli operatori, la fanno da padrone le regioni del Sud, quali Sicilia (10.596 unità), Calabria (10.576) e Puglia (9.380). Ma nuove aree si affacciano a questo interessante mondo, ritagliandosi uno spazio sempre più ampio: sono le Marche (+32%), il Veneto (+13%), il Lazio (+8%) e l’Umbria (+6%), ai quali seguono l’Emilia-Romagna (+2%), la Lombardia (+3%) e la Provincia Autonoma di Bolzano (+4%).

Sempre il SINAB, nel rapporto dell’agosto 2020, rileva che il 51% dell’intera superfi cie biologica nazionale si trova in 4 regioni: Sicilia (370.622 ha), Puglia (266.274 ha), Calabria (208.292 ha) ed Emilia-Romagna (166.525). Altri incrementi consistenti riguardano le crescite registrate nella Provincia Autonoma di Trento (31%), in Veneto (25%) e in Umbria (8%).

Gli importatori di prodotti biologici, cioè gli operatori che svolgono attività di importazione, sia in maniera esclusiva, sia unitamente ad attività di produzione e/o preparazione, si concentrano prevalentemente nel Centro-Nord. Il 68% fa capo a 5 regioni del Settentrione.

Nel 2019 la dimensione media di un’azienda biologica italiana era di 28,3 ettari, contro quella di tipo convenzionale che segnava 11 ettari. A livello delle aree geografi che, il divario maggiore interessa, il Centro e le Isole, mentre risulta più contenuto, ed inferiore al 28,3 nazionale, a Sud, nel Nord-Ovest e nel Nord-Est del Paese, in cui la superfi cie media di un’azienda biologica è rispettivamente di 24,6, di 23,2 e di 22,2 ettari. Lasciando il mondo della coltivazione, si nota che nel 2019 è aumentato anche lo sviluppo dell’acquacoltura biologica, dove gli operatori coinvolti hanno raggiunto le 59 unità, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. La loro distribuzione territoriale vede protagonista il Centro-Nord, le cui regioni raccolgono circa il 75% delle imprese nazionali, impegnate soprattutto nella mitilicoltura e molluschicoltura. Nel Centro e in Meridione, invece, riguarda prevalentemente attività di allevamento di spigole ed orate.

Passando alle carni, il numero di capi da zootecnia bio, al 31 dicembre 2019, risultava limitato al 4% per i bovini, mentre è in calo con valori percentuali negativi di oltre il 10% per suini, ovini, caprini ed equini, registrando una diminuzione complessiva. Nello stesso periodo di riferimento, è invece positiva la tendenza per il comparto avicolo, in cui il pollame cresce del 14% raggiungendo quasi 4 milioni di capi complessivi.

In merito alle principali categorie di spesa, i consumi di prodotti bio del settore agroalimentare, in linea con quanto accade nel mondo della produzione, sono incrementati nell’ultimo anno del 4,4%, superando i 3,3 miliardi di euro (dati aggiornati al primo semestre 2020).

Per defi nire il valore del mercato del biologico italiano vanno poi aggiunti i consumi dell’HO.RE.CA., delle mense scolastiche e dell’export ancora non stimati. L’incidenza complessiva delle vendite di biologico sulla spesa per l’agroalimentare italiano è del 4%. Nel 2020 il 90% dei consumatori italiani ha acquistato più di tre volte un prodotto alimentare biologico (+1,4% rispetto al 2019). Un valore signifi cativo che sale al 97% se si considerano le famiglie che lo hanno fatto almeno una volta.

ISMEA e NIELSEN evidenziano un incremento degli acquisti sia per i prodotti a largo consumo confezionato, a cui si è maggiormente rivolta l’attenzione nelle prime settimane di emergenza Covid, che per i prodotti freschi sfusi. E anche a seguito delle restrizioni dovute alla pandemia, il biologico continua a mostrare performance di tutto rispetto, in particolare nella Distribuzione Moderna, con un incremento del 5,7% nelle vendite. La crescita della spesa nella GDO è oltretutto trasversale, coinvol-

gendo tutto il Belpaese, seppur a velocità diverse, come spesso accade: nel Nord-Est i consumi crescono del 7,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nelle restanti aree gli incrementi, pur presenti e signifi cativi, sono più modesti.

Per una migliore analisi del dato è però d’obbligo ricordare che nelle aree del Meridione la GDO non rappresenta sempre il principale canale d’acquisto dell’agroalimentare biologico. Al Sud sono infatti maggiormente diffusi gli acquisti nei negozi indipendenti, nel piccolo commercio al dettaglio e nei mercati rionali: il 77,5% della spesa bio stimata passa attraverso il canale tradizionale, al contrario di quanto accade al Nord, dove l’incidenza è inferiore al 30%.

Molto bene anche i discount, che nei primi mesi del 2020 crescono del 10,7%, pur esprimendo fatturati ancora marginali, soprattutto se confrontati agli altri canali di distribuzione del biologico. Le elaborazioni per il primo semestre 2020 mostrano inoltre un’inversione di tendenza per i negozi tradizionali che, dopo alcuni anni di stagnazione, fanno segnare un +3,2% di fatturato nel settore.

Sul fronte dei prezzi al consumo nella GDO si registra un aumento medio dell’1,2% rispetto all’anno precedente ed una riduzione delle transazioni di prodotti biologici venduti in promozione (–10,8%, dati 2019 su 2018).

Nemmeno il periodo del lockdown ha fermato i consumi di alimenti bio. Le settimane dal 9 marzo al 17 maggio 2020, con la chiusura dei canali HO.RE. CA., la limitazione agli spostamenti e lo smart working hanno costretto al consumo di pasti in casa, modifi cando le abitudini delle famiglie e determinando inevitabilmente un aumento della spesa per acquisti domestici. L’andamento delle vendite di prodotti bio confezionati presso la Grande Distribuzione evidenzia che, come per l’agroalimentare convenzionale, per il settore biologico le transazioni presso la GDO si sono incrementate durante la quarantena. Le vendite in Italia hanno fatto segnare un +11% rispetto alle stesse settimane del 2019 (dati: NIELSEN).

L’analisi delle vendite nei supermercati e ipermercati su base regionale mostra che le vendite dei prodotti a

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