L'autostima dei nostri figli

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RIZA

RIZA TUTTE LE COSE CHE I GENITORI DEVONO SAPERE

DEI NOSTRI FIGLI L’AUTOSTIMA DEI NOSTRI FIGLI

Com’è un figlio felice? Un ragazzo sereno, curioso e che dimostra fiducia in se stesso. Così sarà più facile per lui trovare la sua strada nella vita. Ma come puoi alimentare il suo senso di sicurezza fin dai primi anni? Mostrando interesse e la giusta attenzione alle sue opinioni e ai suoi desideri. E puoi continuare a nutrire la sua autostima anche nell’adolescenza salvaguardando i suoi spazi.

L’AUTOSTIMA LE REGOLE PRATICHE PER RENDERLI SICURI DI SÉ NELLA VITA, A SCUOLA E CON GLI AMICI

COME FARSI ASCOLTARE LE PAROLE GIUSTE AUMENTANO LA LORO FIDUCIA IN SE STESSI

CON GLI ADOLESCENTI Edizioni Riza - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

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Ecco gli errori che non dobbiamo commettere

L’EDUCAZIONE GIUSTA È QUELLA CHE FA SBOCCIARE L’UNICITÀ DI OGNI BAMBINO 22/05/19 17:14


Somm a LE REGOLE PER RENDERLO FORTE E SICURO DI SÉ ......................................................6 Mai interferire meglio coltivare ............................................ 8 Con i più piccoli lo specchio magico .................................. 10

COSÌ PUOI NUTRIRE LA SUA AUTOSTIMA ..........12 Il buon genitore semina, annaffia, cerca le qualità dei suoi figli ............................................... 14 Scopri come rispettare la sua personalità ........................... 16 Fidati di lui, comincerà a fidarsi di sé ................................. 18 L’orgoglio di farcela da solo ................................................ 20 Le parole da non dire mai .................................................. 24 Come fargli sentire che vale davvero ................................ 26

COSA GLI INFONDE SICUREZZA .........................28 Io genitore ti aiuto a diventare ciò che sei ......................... 30 Le piccole attenzioni quotidiane che gli cambiano la vita.... 32

TUTTO OK SE SI INCANTA E PERDE TEMPO .......34 Gioca tanto e ride anche di più .......................................... 36 Un esploratore che mangia il mondo con gli occhi ........... 38 Lascia che crei se stesso ...................................................... 40 Non spianare la sua strada ................................................ 42

IL TEST: SCOPRI QUANTA STIMA HA DI SÉ ........44 PIÙ È LIBERO DI ESPRIMERSI PIÙ SARÀ FELICE ......46 La meraviglia: il motore che mette le ali alla sua fantasia ..... 48 Con il disegno mette fuori quello che ha dentro e rompe gli schemi ............................................................. 50 Il gioco: più è semplice, più accende l’immaginazione straordinaria ............................................ 52 Raccontagli una fiaba: così la notte è più tenera .............. 54

COME PARLARE CON LORO SENZA GIUDIZI, NÉ DOMANDE...........................56 La comunicazione con gli adolescenti ............................... 58 Con i più piccoli ci vuole il linguaggio magico .................. 62 4 mosse per entrare in sintonia ........................................... 64 Così è più facile trasmettergli le regole .............................. 66 4

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m ario FIN DA PICCOLO ASSECONDA LA SUA VOGLIA DI LIBERTÀ ...............................68 Vuole fare da solo: incoraggia i suoi piccoli “passi” ........... 70 Più autonomia = più fiducia in se stesso ............................. 72

I BUONI RAPPORTI LO FANNO CRESCERE..........74 Da 2 a 5 anni Lasciagli più autonomia .............................. 76 Da 6 a 10 anni Non giudicare troppo le sue scelte ............ 78 Da 11 a 13 anni Tieni da lui la giusta distanza .................. 80 I consigli per i genitori: osserviamo noi stessi, per educare loro.................................................................. 82

LE SUE PAURE: SE SONO “SANE” LO FARANNO MATURARE ..................................84 Il suo “trucco”: farsele amiche ............................................. 86 Cosa fare? Ecco le regole .................................................... 88 Ai piccoli basta una calda presenza .................................. 90 Ai più grandicelli serve dialogo e condivisione ................. 92

LA RABBIA GLI SERVE: NON DOMARLA, INSEGNAGLI A ESPRIMERLA ..............................94 Test: che cosa lo fa arrabbiare di più? ............................... 96 Le situazioni che accendono la scintilla: ecco come reagire .............................................................. 98 Lasciala espandere e si spegnerà da sola ....................... 100 Il modo migliore per esprimerla è: metterla “in gioco” ..... 102

TIMIDEZZA: IL GUSCIO CHIUSO CUSTODISCE UN TESORO..................................104 È fatto così o ha dei problemi? .......................................... 106 Nei bambini: rispettiamo i loro tempi e i loro ritmi ........... 108 Negli adolescenti: prima si chiudono, per poi spiccare il volo ...................................................... 110

LINEA MORBIDA O DURA: QUALE FUNZIONA DI PIÙ? ...............................112 Le buone regole della felicità in famiglia ......................... 114 Il castigo non serve e lo rende ansioso ............................. 116 Ci mette alla prova. Vuole solo attenzione ...................... 118 Hanno bisogno che siate presenti e “saldi” ....................... 120 5

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Le basi da cui partire

così puoi nutr i la sua autosti m vuoi uN figlio libero da coNdizioNameNti, capace di scegliere, difeNdere le proprie idee, NoN scoraggiarsi e saper ripartire? comiNcia subito

Autostima significa...

I suoi effetti

• Piacersi • Essere soddisfatti di sé • Non voler assomigliare agli altri, non vergognarsi • Aver fiducia nelle proprie capacità

• • • • •

!

Essere rilassato e senza tensioni Ottimista Fiducioso Pieno di energia Portato a realizzare le proprie qualità • Non avere complessi d’inferiorità • Fare meno fatica degli altri • Non temere la “sconfitta”

FINO A DUE ANNI I BAMBINI SI PIACCIONO MOLTISSIMO. È QUESTO AMORE DI SÉ CHE DOBBIAMO CONSERVARE E NUTRIRE

«Tre cose ci sono rimaste 12

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e

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APPREZZALO PER QUELLO CHE È: ESTROVERSO O TIMIDO, SOGNATORE O CONCRETO. SOLO COSÌ POTRÀ PORTARE AL MASSIMO LE SUE POTENZIALITÀ

C

osa significa “autostima”? Nell’accezione più comune vuol dire avere un buon rapporto con se stessi, accettarsi. Il che comporta non farsi condizionare dai giudizi altrui, non essere alla costante ricerca di consenso, avere la sicurezza necessaria per muoversi secondo le proprie inclinazioni, perdonarsi gli inevitabili errori di percorso e poter così ripartire senza strascichi. Se sul senso di autostima concordiamo più o meno tutti, l’iter attraverso cui si costruisce una felice relazione con se stessi varia però di età in età. Prova a domandare a un bambino di due o tre anni se si piace, se si vuole bene e sgranerà gli occhi come se gli parlassi in una lingua sconosciuta: L’educazione certo che lui si va bene così, non è che permette neppure sfiorato dall’idea del conai ragazzi trario! La stessa domanda, posta di diventare negli anni a seguiprotagonisti re, può sortire risposte diverse. Il della loro vita bombardamento di modelli culturali finalizzati alla perfezione, oltre a stressare gli adulti, inquina anche la vita dei più giovani: le statistiche denunciano un’incidenza in crescita di bambini già ossessionati dal voto a scuola, dalla loro immagine fisica, dall’ansia di prestazione in uno sport; nello stesso senso si parla con maggior frequenza di bambini depressi, demotivati, afflitti da emicranie, quadro che appartiene per definizione all’adulto che ha un cattivo rapporto con se stesso.

attenZione all’eQuivoco

Non deve diventare superman aiutare un figlio a sviluppare in modo armonico la sua identità non significa doverlo consegnare a un futuro da super eroe. Questo equivoco porta molti genitori a stressare i figli con richieste eccessive, a imporre prestazioni superiori alle loro reali possibilità. a muoverli è soprattutto il terrore che il proprio figlio sia o diventi un mediocre. ed è questa paura, di rado ammessa o dichiarata, a far temere, per esempio, che un carattere mite, timido, indeciso o cedevole, contenga già in sé i germi del fallimento futuro e quindi vada combattuto. così facendo interferiscono però con la sua vera natura, instillando in lui, fin da piccolo, il timore di essere sbagliato o di non valere abbastanza, premesse sicure per la disistima di sé. “mio figlio non ha autostima”, dicono i genitori allo psicologo o agli insegnanti. in realtà sono loro i primi a non stimarlo.

del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini»

Dante Alighieri 13

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come si rafforza

cosa gli infonde sicurezza Puoi favorire l'autostima fin dai Primi anni di vita. mostrando interesse e la Giusta attenzione alle sue oPinioni e ai suoi desideri e al temPo stesso lasciandolo libero di esPlorare il mondo da solo

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a sensazione che il genitore tiene a lui, lo considera importante, lo rispetta, per un bambino, è la base su cui costruire la propria sicurezza emotiva. Tradotto nel concreto della vita quotidiana questo significa per mamma e papà dare valore con gesti semplici ai suoi giochi, ai suoi sentimenti (quello che desidera, quello che pensa, che vuole o non vuole) ma anche ai suoi spazi, alla sua voglia innata di sperimentare. Attenzione, però, perché ritenere nostro figlio degno di attenzione non vuol dire assecondarlo in tutto o cedere ai suoi capricci, A PARTIRE DAI 3-4 ANNI ma solo rispettare la sua IL BAMBINO PUÒ ESSERE unicità, apprezzarlo per INCORAGGIATO A DARE quello che è. Al contraUN NOME A QUELLO rio sono indispensabili CHE SENTE anche quei paletti educativi su cui è bene non transige-

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Per i bambini i genitori sono uno specchio. 28

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o.

PROTEGGILO DAI PERICOLI, NON DALLA VITA!

cresce, se non gli risparmi tutte le difficoltà Lucia, 42 anni, ha lasciato il lavoro e ha scommesso tutto sui figli; Laura, 39 anni, al contrario, lavora tutto il giorno fuori casa ed è travolta dai sensi di colpa: chiama mille volte la tata e quando rientra riversa sui bambini mille attenzioni e angosce; infine c’è Marta, 41 anni che, dopo mille difficoltà, ha avuto un figlio che mette davanti a tutto come il suo bene più prezioso. Tre storie accomunate da un atteggiamento materno iperprotettivo, che non ha nulla a che vedere con l’amore. I bambini hanno bisogno (entro certi limiti) di farsi male, di sperimentare anche il dolore, il vuoto, l’errore. La felicità per un bambino è soprattutto scoperta. E senza rischio non si cresce. Non cerchiamo quindi di abbattere tutte le difficoltà che nostro figlio incontra via via riempiendogli la vita di finti bisogni. La tua fiducia, l’incoraggiamento a fare le cose per la prima volta o a tentare e ritentare quelle che non riescono subito lo fanno sentire capace, e non c’è fonte di felicità più inesauribile del credere in se stessi, dell’orgoglio di farcela da solo. Per questo il modo migliore per supportarlo nelle difficoltà è stargli vicino resistendo alla tentazione di sostituirsi a lui per facilitargli le cose. Un bambino riesce beatamente a ricoprirsi di terra senza preoccuparsi di dover poi strofinare via lo sporco. Quindi, lasciamolo sperimentare e non roviniamo tutto facendoglielo notare.

re, perché sono proprio questi che gli infondono sicurezza. Un bambino che si sente riconosciuto avrà la certezza di essere importante per il genitore anche se commette degli errori o disobbedisce. E avrà la forza per tollerare la frustrazione di una punizione, di una regola o una sgridata fatta per il suo bene. Un’altra fonte di autostima per nostro figlio, è poi scoprire di farcela da solo, per esempio, tutte le volte che impara ad alzarsi in piedi, a parlare, a camminare, a guidare la bici, a superare una prova o un esame. Il controllo dei genitori, per quanto importante, deve quindi necessariamente sospendersi o allentarsi, a seconda delle situazioni. Non è un compito così difficile, in fondo, dobbiamo solo garantire presenza e amore per farlo sentire sicuro quanto basta, perché esprima la sua innata gioia di vivere.

Autonomia e autostima hanno la stessa radice Se vogliamo che nostro figlio cresca sicuro di sé dobbiamo imparare a fidarci di lui, lasciandogli spazi di autonomia via via crescenti. Senza pretendere di tenerlo sempre per mano, anche quando sarebbe benissimo in grado di camminare per conto suo. E in questo è fondamentale che il bambino prima e il ragazzo poi, abbia momenti e spazi segreti, solo per lui, che noi non dobbiamo violare. I segreti sono un modo per preservare la sua interiorità, per coltivare un tesoro cui solo lui ha accesso.

Osservandoli formano la propria immagine 29

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i segnali della felicità

Tutto ok se si in c e perde tempo Non sono sintomi di pigrizia o di scarsa determinazione, ma segnali che il “pensiero bambino” lancia per sentirsi in armonia

Il potere dell’incanto

Rende straordinario il mondo attorno a sé “Incanto” è una parola che viene spesso usata nelle favole. Ha in sé il valore di “perdersi” altrove e di rimanere attaccato a qualcosa che ci lascia senza parole. I bambini sono più bravi di tutti a incantarsi, e questo è il loro primo sintomo di felicità. Negli adulti questo accade ancora nella prima fase dell’innamoramento quando il mondo “cambia” e la persona che ci ha catturato appare come qualcosa di straordinario.

Come capire che è “incantato”

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• Lo sguardo: non si stacca da un oggetto, un evento, una persona. • L’attenzione: è concentrata su un’unica cosa. • È assolutamente distratto da ogni altro accadimento. • Spesso ha l’evidente desiderio di imitare ciò che l’ha appena incantato.

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I

mmaginiamo un bambino: sta giocando e sa che nessuno lo osserva. Immaginiamolo in un piccolo giardino, ha in mano un ramoscello secco e un po’ di terra che gli sporca il palmo e il braccio. Il bambino si muove a destra e sinistra, sorride, a chi sorride? Agita il bastoncino in aria e parla. A chi sta parlando? Il bambino ride da solo e comincia a saltellare, scivola a terra e si sporca ma si rialza e continua a correre di qua e di là. Inventa giochi, sfida il vento e le piante, trova una palla e rimane a bocca aperta quando scopre che colpendo il tronco sottile di un alberello decine e decine di foglie secche cadono dalla chioma dell’albero e lo ricoprono. È sbalordito da questa pioggia magica, sorride e rimane con lo sguardo incantato e fisso a quel cielo che ha appena regalato un miracolo silenzioso. Cosa sta succedendo mentre questo bimbo

Quando un bambino è stupito, l’Universo è stupito con lui

Via lo sguardo

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n canta

o

è stupito? Succede che tutto l’Universo è stupito e incantato come lui. Tutto l’Universo gioisce con lui. Succede che quello stesso bambino sorride a se stesso e all’Universo, parla a se stesso e all’Universo: le sue radici sono quelle del mondo, e non ha bisogno di niente altro. Perché è un bambino felice.

Un dIVerso senso del teMpo

il lento trascorrere della felicità noi adulti che difficilmente perdiamo il controllo sul tempo o la scansione della giornata, dobbiamo fare un passo indietro rispetto alla grande capacità dei nostri bambini di perdere ore, minuti, secondi. il loro essere altrove è sintomo dei pochi legami con le convenzioni adulte e, al contrario, dell’essere immersi nel loro tempo, quello soggettivo e “magico”.

attenti a queste regole • cerchiamo di non ricordargli continuamente che devono rispettare gli orari. • Lasciamoli abbandonati nella loro dimensione quando si “perdono”.

Non bisogna interferire

Quel bambino potremmo essere noi? Difficile dirlo, perché siamo sempre meno consapevoli delle nostre gioie, perdiamo sempre di più la capacità di accogliere l’incanto delle piccole cose. Perdiamo la “forza” di essere felici. Come possiamo allora, riconoscere davvero la felicità in un bambino, magari in nostro figlio? I ritmi, i doveri della società, il linguaggio “adulto” che ci portiamo dietro ci fanno giudicare i nostri figli secondo uno sguardo adulto.

Non hanno l’orologio

Altro fattore da tenere sempre presente è il loro senso del tempo. Noi adulti impostiamo la nostra giornata su obiettivi e ritmi ben precisi. Per i nostri bambini non è così: per loro “perdersi” significa entrare nella loro dimensione che è quella del gioco. Quando li vediamo “altrove” sta succedendo una magia: mai disturbarli, mai infrangere il loro “esplorare” perché quello che stanno intraprendendo è già il viaggio della felicità.

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“adulto”: ci impedisce di capirli

Il loro mondo non È meno reale del nostro, ancHe se È fatto della sostanZa deI sognI

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le parole sono come un seme

Come parlare c senza giudizi, A volte diciamo frasi che sembrano “innocue”, eppure i figli si ribellano o si chiudono. INEVITABILE: tra le righe, LI abbiamo fatti sentire immaturi, inaffidabili, incapaci. Infatti, prima di ciò che diciamo, è importante il messaggio non verbale comunicato

S

embra difficilissimo parlare con i ragazzi. Quando pensiamo sia urgente dare una raccomandazione, fornire un consiglio perché “siamo sicuri” che stanno per cacciarsi in un guaio, loro si voltano e se ne vanno. Tornano da scuola e non raccontano nulla. Escono con i loro amici e bisogna “estorcere” loro dove andranno, a che ora rientreranno… L’ansia di un genitore si moltiplica; una frase nata da affettuosa preoccupazione scatena l’inferno.

L’importanza del “non detto”

tra genitori e figli

La distanza è benefica Alcuni genitori, quando vedono che il figlio non racconta tutto della sua vita e rivendica una sua privacy, temono l’allontanamento e cercano di accorciare le distanze. Cominciano ad avere un atteggiamento amichevole, a copiare il suo linguaggio, a vestire in modo simile, a giocare la carta della complicità, a concedere. Ma è un comportamento inadeguato. È un dato di fatto: tra genitori e figli c’è distanza. Deve esserci, perché i ragazzi possano staccarsi ed entrare nel mondo adulto. Non rubiamo i loro spazi.

C’è una prima osservazione da fare a proposito della comunicazione: quello che “arriva” ai ragazzi, prima, molto prima delle parole, è il messaggio non verbale. L’adulto, spesso senza rendersene conto, nel dire la frase più innocua sta comunicando al ragazzo un giudizio su di lui, con il tono della voce, con il suo stato d’animo apprensivo, con l’irritazione o l’ansia leggibile nei gesti. I figli sentono, con grande sensibilità e con una conoscenza dei genitori che loro nemmeno sospettano, se gli adulti stanno dicendo, tra le righe, che li ritengono impreparati, poco affidabili, immaturi, se stanno

«Con tutto quello 56

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c


e con loro , né domande

o

Con chi si confidano

57% delle adolescenti femmine

parla con le amiche

44% degli adolescenti maschi

parla con gli amici

40% di ragazzi e ragazze che ha

un problema parla con la mamma

19%

di ragazze e ragazzi preferisce parlare dei problemi col papà

1,3%

sceglie di confidare un problema all’insegnante

ostacolando la loro aspirazione all’autonomia, se li caricano di aspettative. C’è un modo di comunicare che permette al genitore di esercitare il suo compito delicato nel migliore dei modi. È quello che dice “io ci sono sempre, accanto a te, vigilo perché tu non corra pericoli, ma lo faccio con discrezione e rispetto”.

!

qualSiaSi coSa dobbiate dire a un Figlio, ditela una volta Sola. Se la ripetete, indebolite il meSSaggio. vuol dire cHe non ne Siete convinti

che facciamo per te...». Una frase da non dire mai 57

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