Riza Collection - Gli antidepressivi naturali

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RIZA

RIZA

Gli antidepressivi

naturali

GLI ANTIDEPRESSIVI NATURALI

Scopri i rimedi verdi che risollevano l’umore QUANDO TRISTEZZA E APATIA PRENDONO IL SOPRAVVENTO

Le piante, le erbe, i minerali e i cibi più efficaci per il sistema nervoso

DEPRESSIONE E PSICHE Ecco tutte le tecniche e gli esercizi psicologici che migliorano subito l’atteggiamento mentale

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Sommario Depressione: quando viene per salvarci

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Ci mette faccia a faccia con noi stessi 8 Lo stato depressivo è un modo per vivere in stand-by 12 Impariamo a distinguerla dagli altri abbassamenti dell’umore 16

Ogni crisi è un salva-vita pag. 18 che scatta

Dalla natura i rimedi che risollevano pag. 46 l’umore

C’è qualcosa di buono nell’essere depressi 20 Gli atteggiamenti che aprono le porte alla tristezza 26 I piccoli gesti che attivano l’autoguarigione 32 Pensiamo al malessere come un’opportunità 38 E ora… trasformiamo il disagio in gioia di vivere: le 10 regole 42

Il sostegno efficace arriva dalla fitoterapia 48 L’iperico, “cura” tristezza e malinconia 49 La rodiola risveglia le energie vitali 56 Il ginseng: tonico potente agisce su corpo e psiche 62 Griffonia: l’antidepressivo contro la fame nervosa 66 La melissa, la pianta della calma che rasserena 68

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La passiflora vince l’ansia costante 70 Agnocasto per la tristezza legata agli ormoni 72 La damiana contrasta l’apatia 74 Il magnesio garantisce l’equilibrio emotivo 76 Gli aminoacidi della serenità 78

I cibi che favoriscono il buonumore Avena: per fare il pieno di energia I cinque alimenti per allontanare l’umor nero Cioccolato: stimola e protegge l’organismo Zafferano: la spezia della vitalità

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Agiamo sul corpo per stimolare pag. 90 la psiche

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Ritroviamo la sintonia di corpo e mente 92 La meditazione per un profondo rilassamento 94 L’immaginata: una risorsa potente 96 Fai i conti con la tristezza e lasciati avvolgere 97

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Depressione: quando viene per salvarci In superficie ci stiamo spegnendo, ma in realtà stiamo facendo il bozzolo, come il bruco prima di diventare farfalla

S

e spesso è necessario reagire con forza di fronte a situazioni della vita, dall’altro è proprio questo impedirsi di vivere i momenti di crisi ad alimentare stati depressivi e cali dell’umore. Per quanto dolorosa, però, la depressione è innanzitutto una risorsa del cervello che, attraverso questa condizione, ci sta offrendo uno spazio di riposo, di riflessione e di trasformazione che, travolti dallo stress quotidiano, siamo incapaci di concederci.

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Ci mette faccia a faccia con noi stessi

A

ll’improvviso una nube scura ci avvolge impedendoci di vedere la luce, di trarre piacere da ciò che poco tempo prima ci animava. Quel sentirsi trascinare sempre più giù, in realtà, è espressione di una forte spinta verso la profondità. Allo stesso modo l’isolamento, il raffreddamento degli affetti,

ha lo scopo di riportarci faccia a faccia con noi stessi, permettendoci di cambiare pelle: è questo il senso e la funzione della depressione. Questo disturbo può insorgere spontaneamente (anche per caratteristiche organiche che possono predisporre al disturbo, ad esempio una struttura neurovegetativa “fragile” ereditata) o può essere provocato da un evento scatenante come un lutto, un abbandono o un radicale cambiamento di vita. Sperimentare tristezza dopo eventi improvvisi e sconvolgenti è del tutto naturale. Il dolore, la difficoltà di accettare la nuova condizione, la tendenza a chiudersi in se stessi, sono parte di un processo di elaborazione che porta fisiologicamente e dolorosamente a recidere

Cosa fa saltare gli “ingranaggi” Le cause principali della depressione reattiva sono soprattutto quattro: un lutto, una separazione affettiva, il licenziamento, il trasferimento in un’altra città (a volte anche solo in un’altra casa). In media il disturbo ha una durata che varia dai due mesi ai tre anni.

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Mascherata: dà solo sintomi fisici La depressione mascherata si manifesta principalmente attraverso sintomi fisici: nausea, disturbi gastrointestinali e respiratori, cardiaci e circolatori, insonnia, dolori muscolari e articolari. Questi disturbi non compaiono legati a veri problemi fisiologici ma a uno stato di malessere interiore. La sfera dell’umore è in parte appiattita, senza oscillazioni, e l’attenzione è centrata sugli eventi quotidiani e concreti. Sogni e fantasie sono pressoché assenti. In realtà è anche questo uno stato di depressione, benché non manifesti i segnali psicologici ed emotivi che caratterizzano le forme di depressione precedentemente elencate.

i legami con il passato, ad andare incontro al nuovo profondamente cambiati dall’evento vissuto. Si presenta soprattutto con un forte calo dell’umore: chi è depresso, infatti, si sente triste e angosciato e gli stimoli esterni non riescono a infrangere questa barriera di disperazione. Tutte le attività abituali non costituiscono più motivo di interesse e piacere. Spesso insorge un senso di inadeguatezza e di erronea percezione della realtà: i problemi quotidiani appaiono più gravi di quello che sono e un velo di pessimismo impedisce di valutare correttamente gli eventi. A questi sintomi si accompagna anche un rallentamento motorio: chi è depresso si muove poco o lentamente e accusa una persistente e immotivata stanchezza.

clinico è caratterizzato da un marcato rallentamento psicomotorio o da forte agitazione, perdita di peso, sensi di colpa irrazionali e diminuzione della capacità di provare piacere. L’umore varia nell’arco della giornata, con tendenza a peggiorare nelle prime ore del giorno. Chi ne è afflitto lamenta inoltre forti disturbi del sonno. A differenza delle altre forme depressive, i cui sintomi possono presentarsi in maniera “sfumata”, nella patologia endogena la sintomatologia è estremamente netta e molto intensa: per questo motivo è considerata la forma più grave.

La “reattiva” è la forma più diffusa Naturalmente tutti siamo emotivamente provati dalle difficoltà che la vita può riservarci, senza che ciò rappresenti qualcosa di anomalo. Quando però la reazione depressiva alle avversità è estremamente intensa e duratura, la condizione può essere patologica. La sintomatologia di questo disturbo si sviluppa in maniera progressiva e comprende pigrizia, svogliatezza, malinconia, bassa autostima e propensione al pianto. Questa forma di depressione può essere risolta e superata spontaneamente, e soprattutto senza farmaci, se viene elaborata la causa scatenante.

Quando è di natura endogena La depressione endogena è percepita come un male che nasce da dentro, impermeabile agli eventi esterni e a qualunque stimolo, anche positivo. Chi soffre di questa patologia sente che cambiare vita o cambiare ambiente è inutile: il male è continuamente presente ovunque si cerchi di fuggire. Questa forma è quella che più di ogni altra è caratterizzata da condizioni fisiologiche/genetiche “profonde”, che rendono quanto mai difficili le cure fai-da-te. Il quadro

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Psicofarmaci: sì o no? Il mercato è in aumento Negli ultimi 50 anni la ricerca farmacologica ha prodotto almeno 4 classi diverse di psicofarmaci sempre più mirati. Teniamo ben presente, però, che spesso curano il sintomo ma non il disturbo.

dopo un adeguato periodo di tempo, perché questi farmaci cominciano ad avere effetto solo dopo alcune settimane.

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ella cura della depressione la medicina ufficiale fa spesso affidamento sui farmaci antidepressivi. Questi sono ritenuti indispensabili nel caso in cui l’intensità del malessere impedisca alla persona di reagire e di trovare l’energia per cominciare un percorso di terapia anche senza farmaci. Occorre però molta cautela nella prescrizione di tali medicinali per evitare il rischio di assuefazione e di effetti collaterali. Alcuni psicofarmaci, infatti, possono anche indurre effetti indesiderati sulle attività mentali, sul metabolismo, sulla pressione arteriosa, sul battito cardiaco e sull’efficienza sessuale. In ogni caso è necessario assumerli solo su prescrizione del medico e sotto la sua diretta supervisione, affinché ne stabilisca il tipo, il dosaggio e le modalità di assunzione, controllando le reazioni e cambiando il medicinale se non dà risultati o provoca effetti negativi. Questo può essere fatto

I vari tipi di antidepressivi I medicinali antidepressivi sono stati studiati per riequilibrare a livello cerebrale la presenza di serotonina, noradrenalina e dopamina, che sono i neurotrasmettitori maggiormente implicati nella depressione, quelli cioè che influenzano lo stato d’animo. In realtà, queste sostanze sono coinvolte nella regolazione dell’umore ma anche in molte altre funzioni dell’organismo. Ecco perché i farmaci antidepressivi possono presentare notevoli effetti indesiderati e non sono ancora noti in modo preciso i loro meccanismi di azione. Questi farmaci devono quindi essere usati con prudenza a causa delle loro possibili controindicazioni. Livellano i picchi dell’umore - I farmaci antidepressivi hanno lo scopo di elevare il tono dell’umore, ma in realtà in molti casi il loro effetto è quello di livellare i picchi umorali,

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Le caratteristiche di chi è depresso

evitando le crisi più profonde e dando la sensazione di stare meglio. Attenuano il senso di tristezza ma non portano la serenità; appiattiscono l’umore sul grigio, sfumando il nero cupo, senza portare sprazzi di luce vera. Aiutano a riprendere gli atteggiamenti e le abitudini di sempre, però una vera guarigione si ottiene con il cambiamento reale nei propri atteggiamenti, che solo la scelta libera e personale dell’individuo può attuare.

• Ha un umore abbattutto per la maggior parte della giornata. • Non prova interesse o piacere verso la maggior parte delle attività della giornata. • Prova un costante senso di fatica e di perdita di energia che gli impedisce di lavorare normalmente. • Ha una bassa autostima e sensi di colpa eccessivi o inappropriati. • Ha una ridotta capacità di riflettere e concentrarsi. • Dorme male, con risvegli continui, soprattutto la mattina presto. • Ha disturbi dell’appetito con aumento o perdita di peso. • Accusa una perdita della libido. • Vede un futuro molto oscuro. • Ha pensieri ricorrenti di morte.

Ci danno un’apparente serenità Intervenire farmacologicamente nelle depressioni reattive vuol dire intralciare il processo di autoriparazione di cui la natura ci ha dotato, non permettendo a noi stessi di curarci nell’unico modo veramente giusto per evolverci. Gli antidepressivi, nella maggior parte dei casi, danno la sensazione di stare meglio, ma sicuramente non gettano le basi e non garantiscono la felicità che può derivare solo dalla possibilità di vivere le emozioni liberamente, cosa che lo psicofarmaco impedisce. Attenuando il senso di tristezza e di abulia ci incoraggiano “a reagire”, a riprendere le stesse abitudini di sempre. Bloccato il travaglio doloroso, si impedisce il nascere a ciò che di nuovo voleva emergere e, nella migliore delle ipotesi, si aprono le porte a una possibile ricaduta, simbolo di un ulteriore tentativo di rinascita. Nella peggiore, lo slancio vitale appassisce condannandoci a una vita senza infamia e senza lode, ossia a una depressione cronica mascherata.

La presenza di alcuni di questi sintomi per alcune settimane deve spingere a consultare un medico che potrà decidere come impostare una terapia.

Sono utili in caso di depressione endogena e bipolare In casi come la depressione maggiore o la sindrome bipolare, nelle quali c’è un fattore di rischio suicidario, il ricorso al farmaco è giustificato: si tratta tuttavia di forme rare. Il farmaco ha lo scopo di aiutare a superare le fasi critiche e di mettere chi ne soffre in condizione di ricorrere e utilizzare anche altri aiuti.

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Lo stato depressivo è un modo per vivere in stand-by I

l disturbo depressivo, quello che viene descritto nei manuali di psicologia, è una patologia vera e propria, molto più complessa e nociva di un semplice “sentirsi giù”. È una malattia molto diffusa che, secondo le stime dell’Oms, nel mondo colpisce circa 350 milioni di persone. In Italia gli individui affetti da depressione sono almeno 2,6 milioni e in alcuni paesi occidentali ne soffre oltre il 20% della popolazione. Non esiste però un solo tipo di depressione, dal momento che il disturbo si manifesta in tante forme diverse, secondo le cause, i sintomi, e anche secondo l’età, il sesso e le caratteristiche psicologiche della persona che ne soffre. Che cosa accomuna allora le varie forme di disturbo depressivo? Forse il sintomo più caratteristico è l’anedonia, un termine che significa che la persona ha perso del tutto o in gran parte la capacità di provare gioia e piacere. Il depresso sperimenta costantemente una sensazione di disinteresse e apatia; nei casi più gravi, di vera e propria disperazione. La vita appare senza senso, svanisce la progettualità, crolla l’autostima, si azzerano i rapporti sociali. Le conseguenze si manifestano anche a livello fisico, esponendo il depresso a una serie di malattie e disturbi che intaccano la sua salute. La depressione è sicuramente una delle dimostrazioni più chiare del rapporto

strettissimo tra il corpo e la psiche: le nostre emozioni provocano reazioni nell’organismo e, viceversa, agendo sul corpo possiamo influire sui nostri stati d’animo. Spesso è difficile capire la differenza tra il “sentirsi depressi” e l’essere ammalati di depressione. Avere l’umore abbattuto può essere normale, soprattutto in determinati momenti della vita, e di solito non porta a nessuna conseguenza. La malattia depressione, invece, non deve essere affatto sottovalutata poiché rappresenta un disturbo potenzialmente grave.

I meccanismi organici della patologia Negli ambienti scientifici si è dibattuto a lungo sulla natura della depressione, cercando di stabilire se si tratti di una patologia esclusivamente psichica o di una malattia anche fisica. Negli ultimi anni si è dimostrato che sicuramente questa patologia è la conseguenza o la causa di determinate modificazioni fisiologiche soprattutto a carico del cervello. In particolare, nei pazienti depressi ad ammalarsi sarebbero alcune “vie di comunicazione” del sistema nervoso. Il nostro cervello infatti è formato da miliardi di cellule, i neuroni, che comunicano tra loro tramite dei neurotrasmettitori. I neuroni tendono a specializzarsi utilizzando

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I campanelli d’allarme DIFFICOLTÀ COGNITIVE Spesso un calo della concentrazione può indicare la presenza di una depressione ancora “nascosta”. Chi cerca di affrontare un’attività intellettuale è continuamente disturbato da pensieri intrusivi, che non permettono un’adeguata attenzione. Anche le capacità mnemoniche subiscono un rallentamento, dato che la depressione inibisce le aree del cervello deputate al trasferimento dei ricordi dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. ASTENIA L’astenia indica una condizione di estrema spossatezza che rende difficile svolgere le più semplici attività quotidiane, anche in seguito a persistenti dolori muscolari. Spesso tale senso di debolezza, che non ha nessun riscontro oggettivo dal punto di vista neuromuscolare, appare inspiegabile e porta il medico a formulare diverse ipotesi. Solo dopo che si è giunti a una diagnosi certa di depressione si arriva a collegare correttamente l’astenia con questo disturbo dell’umore.

prevalentemente un certo tipo di neurotrasmettitore e in questo modo si formano dei “sistemi”: i neuroni che utilizzano la serotonina, ad esempio, formano il sistema serotoninergico, quelli che usano la noradrenalina il sistema noradrenergico e così via. I disturbi dell’umore, dei quali fa parte la depressione, sembrano legati soprattutto al cattivo funzionamento dei neuroni che utilizzano la serotonina o la noradrenalina. Questi neurotrasmettitori sono infatti coinvolti nel controllo del tono dell’umore, dell’ansia, dell’attenzione, e di altre funzioni che risultano alterate nel corso della depressione, provocandone i sintomi tipici. Nel nostro cervello sono presenti delle aree neurali, chiamate “default mode network”, che entrano in funzione solo quando la mente si riposa, fino a donarci uno stato di calma interiore. È stato dimostrato, infatti, che il nostro cervello quando non deve concentrarsi su nulla comincia a “sognare a occhi aperti”, permettendo alla nostra mente di riposarsi. Sembra che questo meccanismo, nelle persone affette da depressione, non operi nel modo giusto a causa del cattivo funzionamento del recettore A1 della serotonina, che non permetterebbe alla mente di entrare in stand-by.

DISTURBI DELL’APPETITO Le persone ammalate di depressione possono osservare alcuni significativi cambiamenti riguardo alla loro forma fisica e alle loro abitudini alimentari. Questa patologia, infatti, può provocare una visibile perdita di peso (non dovuta ad alcuna dieta) o al contrario un marcato aumento di peso (per esempio un cambiamento superiore al 5% del peso corporeo in un mese). Inoltre, non è raro che l’appetito aumenti o diminuisca improvvisamente, portando gradualmente la persona a una carenza di nutrienti, condizione responsabile a sua volta di un possibile indebolimento mentale.

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