COME GUARIRE LE FERITE DEL PASSATO
Pensiamo che un trauma condizionerà per sempre la nostra esistenza. Non è così! Ecco le tecniche per tornare a stare bene
LO PSICOLOGO PER TE
COME GUARIRE LE FERITE DEL PASSATO
Pensiamo che un trauma condizionerà per sempre la nostra esistenza. Non è così!
Ecco le tecniche per tornare a stare bene
Nessun dolore dura per sempre Introduzione
Tu non sei la tua storia
Credere che le ferite del passato durino per sempre, condizionino la nostra esistenza e siano impossibili da superare è forse una delle convinzioni più sbagliate che ci siano, ma al tempo stesso è tra le più difficili da scardinare. Perché? Perché siamo abituati a ragionare secondo uno schema di causa ed effetto. Così se qualcosa ci ha ferito deve, in forza di questa logica, essere la ragione per cui noi ora stiamo male. E invece non è così. La sofferenza è innegabile, i dispiaceri, i lutti, i traumi sono parte della vita, non possiamo evitarli. Ma se metto la causa del mio dolore in un tempo che non posso cambiare, ecco che non potrò mai liberarmi dei suoi effetti. Il dolore dell’anima, invece, ha una funzione nel presente: arriva per farci abbandonare un’immagine di noi che non è più funzionale. Se questo dolore continua nel tempo, allora la causa, difficile riconoscerlo, è dovuta a un nostro atteggiamento mentale. Cambiare questo modo di pensare è però possibile, anzi è l’unica cosa da fare per tornare a essere felici.
NON IMPORTA CIÒ CHE È ACCADUTO,
HAI IN TE LA FORZA PER RINASCERE
La vera origine dei disagi, impareremo a scoprirlo nelle prossime pagine, è dentro di noi. Qualsiasi cosa sia accaduta, infatti, è accaduta, non c’è più... e non torna più. Chi siamo e quello che proviamo non è determinato da quello che è capitato o da come ci hanno trattato, ma da come noi affrontiamo un evento doloroso, da come ci rivolgiamo a noi stessi, se ci rispettiamo, se riconosciamo le nostre caratteristiche e le lasciamo emergere. Il passato esiste solo nella mente e per questo lasciarci condizionare dagli eventi trascorsi ci predispone a un costante e durevole scontento, al malessere e alla rassegnazione. Collocare l’origine dei nostri problemi in ciò che ci ha profondamente colpito, inoltre, significa renderli irrisolvibili, perché il passato non si può cambiare. Occorre, invece, acquisire la consapevolezza che nessun episodio ha potuto, e può, intaccare il nostro nucleo interiore, che conserva intatte le proprie potenzialità, continua a vivere e a spingerci verso la nostra piena realizzazione. Proprio come una pianta che ha le radici nascoste nel terreno, anche noi possediamo un lato invisibile che abita nel profondo e che, come le radici della pianta, produce le sostanze di cui ha bisogno per crescere e fiorire. E non importa se un ramo si spezza, dalle radici verrà la forza per rigenerarlo. Il nostro unico compito allora è quello di non “avvelenare” le nostre radici con ragionamenti e convinzioni errate.
Diamo uno sguardo al problema
Dentro di noi si affacciano continuamente emozioni, sensazioni, idee, immagini, ricordi, ma soprattutto pensieri che produciamo noi e che la nostra mente si ostina a spiegare, ricollegandoli ai traumi vissuti e alla nostra storia. Così facendo, passiamo il tempo a lamentarci, ragionare e rimuginare: “La rabbia che provo è la conseguenza di ciò che ho subito…”, “Con i genitori che ho avuto non potrò mai essere felice!”, “Se mia madre non fosse stata così ansiosa ora sarei sicuro di me...”. Uno degli errori più classici è quello di pensare e ripensare all’infanzia, attribuendo ciò che siamo adesso all’atteggiamento dei nostri genitori o di persone che allora hanno fatto parte della nostra vita. Ma così diventiamo prigionieri di uno spazio e di un tempo sul quale non abbiamo alcun potere d’azione. Se anche da adulti, quindi, continuiamo a credere che siano stati incontri o eventi passati a rovinarci la vita e portiamo la nostra mente sempre lì, a quello stesso punto, teniamo vivo e intenso sempre quello stesso dolore, restiamo bambini e riempiamo di alibi la nostra esistenza.
DALLE PAROLE DELLA SOFFERENZA...
Se è vero che quando parliamo e ci parliamo stiamo “creando” noi stessi, diventa essenziale imparare a pronunciare solo le parole indispensabili e giuste per noi. Nient’altro. In quest’ottica, cogliamo bene la portata di un’espressione del tipo “Come posso stare bene se mia madre è stata con me una donna fredda, distaccata e poco attenta?”... Solo smettendo di rivolgerci a noi in questo modo possiamo alleviare il dolore, cambiare rotta e far germogliare dentro e fuori di noi autostima, capacità decisionale e relazioni migliori.
... ALLA VIA DELL’AUTOGUARIGIONE
L’autoguarigione è un processo naturale e spontaneo attraverso cui superiamo traumi e ferite. Non c’è da fare niente e non bisogna interferire! Un grande dolore, del corpo e dell’anima, è un processo di cambiamento e di evoluzione. Pensarlo, quindi, come qualcosa di fisso e rigido lo fa durare, riuscire a viverlo in maniera naturale e vederlo come qualcosa di fluido ci permette di individuarne il percorso con un inizio e... una fine. Ma facciamo un passo in più. Quando ci procuriamo una ferita l’organismo attiva una serie di processi spontanei che si concludono con una cicatrice e ogni passaggio è funzionale alla guarigione del tessuto, proprio come il dolore e il pianto lo sono per le ferite dell’anima. Corpo e anima, quindi, sono capaci, da soli, di affrontare ciò che ci ha ferito per farlo diventare parte di noi. Talvolta resta una cicatrice, a ricordarci attraverso cosa siamo passati per diventare ciò che siamo.
Ma la ferita è guarita!
Questi sono i dolori che riteniamo insuperabili
Ci sono alcuni dolori che, più di altri, siamo portati a considerare come capaci di influenzare negativamente un’intera esistenza. Sono quelli che ci toccano nel profondo, sono quelli generati da relazioni che per noi sono importanti.
Un’infanzia infelice: credere di non essere stati amati abbastanza
“Fin da quando ero piccolo nessuno ha creduto in me, nessuno mi ha sostenuto”, “I miei genitori non hanno saputo dimostrarmi affetto: ho avuto un padre severo e una mamma poco amorevole”, “Mio padre se ne è andato poco prima che nascessi e non l’ho mai conosciuto. Come potrò essere un buon papà?”: ecco alcune espressioni attraverso le quali prende forma il dolore che nasce dall’idea di aver avuto un’infanzia disastrosa. Queste parole sono veleno per il nostro mondo interno, lo intossicano e prolungano la nostra sofferenza all’infinito. Addirittura sono in grado di dare origine a profezie che si autoavverano. Non siamo stati amati e non lo saremo mai. La felicità ci è preclusa. In realtà (e per fortuna) non è così. Ad agire e a determinare il nostro futuro non è quel bambino poco amato, ma la persona che siamo adesso, in questo esatto momento. Siamo noi ad avere la possibilità, ora, di definire le nostre possibilità di gioia.
Tradimenti, separazioni o relazioni “sbagliate”: dubitare di poter amare ancora
Abbiamo investito tanto in questa relazione, credevamo sarebbe stato il nostro “per sempre” e invece il partner ci ha tradito e l’abbiamo scoperto per caso e nel peggiore dei modi. L’abbiamo sempre desiderato, è il nostro sogno più grande, tutto è finalmente pronto per il
TRAUMI O EVENTI CHE LASCIANO IL SEGNO: PENSARSI VITTIME DI UN DESTINO CRUDELE
Lutti prematuri o improvvisi, malattie e incidenti sono eventi che modificano bruscamente il corso della vita. Dolorosi, stravolgenti, stordenti, ma ai quali possiamo sopravvivere, facendo appello alle nostre risorse. Possiamo abbatterci, lasciarci andare e farci travolgere da questa immensa sofferenza, costruendole intorno tutta la nostra esistenza e arrivando a pensare che rimetterci in piedi ed essere (di nuovo) felici non sia possibile perché “siamo destinati a soffrire”! Del resto, il passato insegna che, quando meno te lo aspetti, succede sempre qualcosa di brutto, così ci diciamo. Peccato che un pensiero simile, seppure comprensibile, ci fa vivere in allerta, ci impedisce di godere anche delle piccole cose belle della vita e ci fa sentire in colpa anche solo all’affacciarsi di un (nuovo) sorriso.
grande giorno, ma veniamo lasciati una settimana prima del matrimonio. Il nostro bisogno d’amore non riesce ad essere soddisfatto, passiamo da una relazione all’altra, che si rivela sempre sbagliata, insoddisfacente e dolorosa: tutto crolla intorno a noi. Fiducia, sicurezza, l’idea di un grande amore lasciano spazio solo a dolore, scarsa autostima e bassa fiducia nelle nostre capacità di vivere, creare e stare in una relazione. In poche parole, ci fa credere di non meritare un amore né di essere in grado di amare. Ogni volta che incontriamo qualcuno torniamo all’evento passato e facciamo scattare paragoni, confronti, seguendo sempre lo stesso copione che ci vuole immeritevoli di stare in coppia e che ci (ri)porterà, ancora una volta, nello stesso posto di anni prima.