Covid-19 Impariamo a difenderci dalla seconda ondata

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Supplemento a Riza Speciale n.20 Ottobre/Novembre 2020 € 9,90 - P.I. 13/10/2020

L’autunno è il periodo più pericoloso

COVID-19

Anche se la lotta contro il coronavirus sarà ancora lunga, oggi siamo in una situazione diversa, rispetto alla prima ondata della pandemia. Non perché il virus sia mutato, ma perché e strumenti terapeutici di maggiore efficacia. Conoscerli ci aiuta ad avere fiducia nel futuro e nel lavoro degli scienziati, ma senza dimenticare ciò che può fare ognuno di noi per la salute propria e di coloro a cui vuole bene. Che non significa “solo” rispettare distanze e indossare mascherine, ma anche potenziare le proprie difese immunitarie, assumere gli integratori e i nutrienti che hanno dimostrato una efficacia concreta e adottare quelle regole di vita che possono fare una grande differenza non solo nella prevenzione, ma anche per superare l’eventuale infezione nel modo più sereno possibile.

COVID-19. Impariamo a difenderci dalla seconda ondata

abbiamo più conoscenze a disposizione per limitare i contagi

Impariamo a difenderci dalla seconda ondata Scopri i rimedi indispensabili per proteggere le vie respiratorie Dobbiamo rinforzare le difese immunitarie Le vitamine, i probiotici e gli estratti naturali che funzionano davvero

Edizioni Riza S.p.A. - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

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Ecco i sintomi per distinguerlo dall’influenza 30/09/20 15:22


Sommario ALLA SCOPERTA DEL CORONAVIRUS

CURE MEDICHE PER IL COVID-19

Guardiamo da vicino il SARS-CoV-19

pag. 8

I farmaci capaci di fermare il coronavirus pag. 32

Come è nato questo nuovo virus

pag. 10

Altri farmaci ad azione antivirale

pag. 34

Una malattia che provoca tanti sintomi pag. 12

I farmaci biologici spesso salvano la vita

pag. 36

Come evolve il decorso

pag. 14

L’uso del cortisone e dell’eparina

pag. 38

Come si trasmette questa malattia

pag. 16

La cura del plasma iper-immune

pag. 40

Le situazioni in cui fare attenzione

pag. 18

La speranza dagli anticorpi monoclonali

pag. 42

È vero che i bambini ne soffrono meno?

pag. 20

LA CORSA AL VACCINO I passi previsti per l’immunità

pag. 46

A che punto siamo con la messa a punto pag. 48 Perché è importante l’antinfluenzale

pag. 50

L’antinfluenzale: chi la deve fare

pag. 52

Chi invece non può immunizzarsi?

pag. 54

COME SI EFFETTUA LA DIAGNOSI Che cos’è e a cosa serve il tampone

pag. 24

Tutto sull’esame sierologico

pag. 26

A che punto siamo con i test rapidi

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I NUTRIENTI PIÙ UTILI L’intestino sano contrasta il Covid

pag. 82

I probiotici che ci aiutano di più

pag. 84

La molecola promettente: la quercetina

pag. 86

La vitamina D contrasta il virus

pag. 88

Lo zinco è come un antivirale

pag. 90

CONVIVERE CON IL VIRUS Mascherine: vanno indossate o no?

pag. 58

È vero che la mascherina fa male?

pag. 60

Si può fare sport in sicurezza

pag. 62

Camminare nei boschi rigenera

pag. 64

Controlla lo stress e vinci il virus

pag. 66

La meditazione rinforza gli anticorpi

pag. 68

La vera prevenzione si fa dormendo

pag. 70

COME RICONOSCO IL VIRUS

TORNEREMO AD ABBRACCIARCI

Covid e influenza: quali differenze?

pag. 74

Covid e i virus “para influenzali”

pag. 76

Non sarà sempre così

pag. 94

Le differenze con le allergie

pag. 78

Gli scenari più probabili

pag. 96

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che cos’è il coronavirus

Come è nato questo

nuovo virus

Alcuni pensano che sia stato creato in laboratorio e diffuso tra la popolazione in seguito a un incidente. Secondo gli scienziati invece la sua origine è naturale e si è sviluppato casualmente, come accaduto altre volte nel corso della storia

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l dibattito sulla “nascita” di SARS-CoV-19 è forse oggi leggermente meno caldo di quanto non sia accaduto nei primissimi mesi della pandemia, ma non manca ancora di suscitare polemiche. Sono infatti molte le persone convinte che si tratti di un germe creato in laboratorio che potrebbe, a seconda delle interpretazioni, essere “sfuggito” dai protocolli di sicurezza, così come addirittura essere stato deliberatamente liberato tra la popolazione in un’ottica di “guerra fredda” tra diverse potenze. Uno scenario che ricorda molto i film di fantascienza, più che la realtà. Purtroppo per tutti gli amanti del complotto, gli scienziati che hanno geneti-

camente studiato la struttura del virus hanno anche raggiunto un accordo sostanzialmente unanime: SARS-CoV-19 ha un’origine naturale e i serbatoi biologici più probabili sono il pipistrello o il pangolino. Ma per capire come “funziona” la trasmissione dei virus da specie a specie, è necessario fare un breve approfondimento.

Ci sono organismi simili nell’intestino dei pipistrelli e dei pangolini

Cominciamo subito con il dire che virus molto simili a quello di SARS-CoV-19 dimorano

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A VOLTE I GERMI COMPIONO UN “SALTO DI SPECIE” E SI ADATTANO DALL’ OSPITE ANIMALE ALL’UOMO

nell’intestino di pipistrelli e pangolini. In questi animali il virus è sostanzialmente innocuo e infatti non provoca malattie di alcun genere. È molto probabile che, fino a qualche mese fa o almeno un anno fa, il virus stesso non fosse in grado di infettare l’uomo fino a che, come continuamente succede con i virus, una variazione genetica ha consentito a un ceppo virale di trovare il modo di farsi largo nell’organismo umano. Questo passaggio è già noto ai genetisti e prende il nome di “spillover” o “salto di specie”. È la stessa cosa accaduta nel 2011 in occasione della cosiddetta “influenza suina”, poi ribattezzata influenza A: la malattia, all’inizio, aggrediva solo i maiali fino a che una variante genetica non ha permesso la trasmissione da maiali a uomo.

L’essere umano è stato il vero laboratorio

Il fatto che un virus sia in grado di effettuare il salto di specie da animale all’uomo, però, non significa automaticamente che si debba scatenare una pandemia. Deve infatti avvenire anche un’altra trasformazione importante: il virus stesso deve essere in grado di trasmettersi da uomo a uomo. Tuttavia, eseguito lo spillover, non appena un virus si trova all’interno dell’organismo umano, questa seconda trasformazione risulta un po’ più semplice perché è come se miliardi di giocatori cercassero tutti insieme di trovare la combinazione vincente per vincere una lotteria. Prima o poi ci sarà un giocatore in grado di azzeccare la sequenza genetica adatta per favorire la trasmissione tra umani e, una volta acquisita da quel singolo ceppo, essa verrà trasmessa a tutta la discendenza virale. Il virus diventerà quindi adatto a far sviluppare i primissimi focolai epidemici che andranno a diffondersi nelle comunità.

Il problema a monte è il rapporto tra la nostra specie e la natura

Come ha giustamente scritto il giornalista scientifico statinitense David Quammen nel suo libro “Spillover”, ogni volta che l’uomo invade habitat in cui prevale la fauna selvaggia, entra in contatto con virus nuovi e potenzialmente capaci di infettarlo. Ebbene l’area di Wuhan, oggi in costante sviluppo urbanistico, rappresenta un laboratorio virale perfetto: i wet market alimentari (in cui si vendono animali selvatici vivi) sono posti in zone al limite tra aree forestali caldo umide e una città densamente popolata. Ecco che lo spillover, se mai accade, può diventare focolaio epidemico con grande facilità. Ma se non basta questa spiegazione razionale, abbiamo anche quella genetica: i laboratori di ricerca sparsi in tutto il mondo non hanno mai trovato segni di manipolazione nel codice genetico di SARS-CoV-19.

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COME SI EFFETTUA LA DIAGNOSI

Che cos’è e a cosa serve

il tampone SI TRATTA DEL METODO PRINCIPE PER SVELARE L’EVENTUALE POSITIVITÀ AL VIRUS E, QUINDI, LA MALATTIA IN ATTO. È UNA PRATICA INVASIVA MA DI ESECUZIONE MOLTO RAPIDA E CHE, INOLTRE, CONSENTE DI OTTENERE RISULTATI AFFIDABILI

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llo stato attuale il metodo principale, più diffuso e affidabile per la diagnosi dell’infezione da SARS-CoV-19 è il tampone naso faringeo. Si tratta di una pratica abbastanza semplice da effettuare e che permette di avere risultati affidabili da un punto di vista diagnostico. Non a caso, a tutt’oggi, quando sentiamo il bollettino quotidiano riferito alle oscillazioni dei casi accertati di positività al virus, si parla genericamente di “tamponi” e questa parola è ormai entrata nel linguaggio corrente, oltre che nell’immaginario collettivo.

È questione di pochi attimi

Ma come si effettua un tampone? Prima di tutto è necessario sottolineare come la manovra per eseguire in maniera corretta il test deve essere fatta da personale specializzato;

trattandosi di un test invasivo, infatti, esiste sempre il pericolo di effettuare la procedura in maniera errata e, quindi, potenzialmente dannosa per chi la riceve. Questo rischio è, invece, assolutamente trascurabile se il test viene praticato da mani esperte. Lo strumento che viene utilizzato è un bastoncino con la punta in cotone, che serve a prelevare per contatto un po’ di materiale biologico conte-

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IL RISULTATO IN POCHE ORE Un singolo tampone, in sé e per sé, richiede pochissimo tempo per avere una risposta circa la positività o meno: in teoria è sufficiente un tempo compreso tra le 3 e le 5 ore per esaminarlo. Il fatto che, oggi, i tempi possano essere dilatati ad alcuni giorni prima di ottenere una risposta dipende dal numero complessivo dei tamponi da esaminare.

per quanto la pratica possa essere fastidiosa, è talmente veloce da consentire di effettuare vere e proprie campagne di test chiamate drive-through, cioè addirittura eseguendo il prelievo ai guidatori delle automobili e lasciandoli andare via immediatamente dopo l’esecuzione del test.

Che cosa succede nel laboratorio di microbiologia

Il test, accuratamente sigillato, viene quindi inviato al laboratorio per le analisi del caso e ci si avvale, oggi, della tecnica chiamata PRC. Si tratta della “reazione a catena della polimerasi”, cioè si sfrutta l’azione di un enzima per “moltiplicare” il contenuto biologico del campione ed isolare così i microrganismi virali. Grazie a questa metodica basta un piccolo frammento di materiale genetico del virus per ricostruirlo completamente e identificarlo con precisione.

In caso di positività

nuto nelle mucose delle vie respiratorie (la faringe) della persona testata. Dopo avere abbassato la lingua del paziente, l’operatore sfrega per pochi istanti la faringe di colui che deve essere testato e poi procede a sigillare il campione in una provetta sterile che contiene tutti i conservanti in grado di mantenere stabile il contenuto biologico del tampone stesso. Il tutto si svolge in pochi secondi e,

La positività al tampone indica che l’infezione è in atto. Posto che in seguito a questa positività si eseguono altri accertamenti (che andremo a descrivere nelle prossime pagine), in linea di massima possiamo dire che il paziente viene posto in una situazione di isolamento e con una terapia che dipende strettamente dallo stato di salute. Se i sintomi sono lievi, comunque, l’infezione da SARS-CoV-19 può essere trattata come una banale infreddatura. Al termine dei 14 giorni canonici di isolamento il tampone viene ripetuto e, nella gran parte dei casi, questo si sarà negativizzato, certificando l’avvenuta guarigione, anche se un secondo tampone di controllo va effettuato a 24 ore di distanza. Nel caso il tampone restasse positivo si ritiene utile la ripetizione dell’esame dopo una settimana, fino a negativizzazione avvenuta.

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LA CORSA AL VACCINO

Perché è importante

l’antinfluenzale LA VACCINAZIONE STAGIONALE CONTRO L’INFLUENZA È, QUEST’ANNO, PIÙ CHE MAI SUGGERITA. SERVIRÀ AI MEDICI PER FACILITARE LA DIAGNOSI PER ESCLUSIONE IN CASO DI SOSPETTO COVID. INOLTRE SEMBRA IN GRADO DI COLORO CHE PROTEGGERE ANCHE SI SONO DAL CORONAVIRUS SOTTOPOSTI ALLA PROFILASSI STAGIONALE HANNO SUPERATO IL COVID PIÙ FACILMENTE

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uando, nell’inverno e nella primavera del 2020, si era nel pieno della prima ondata pandemica, uno dei problemi più gravosi per i medici era il seguente: stante la penuria di tamponi di allora, come era possibile distinguere tra un paziente malato di Covid-19 e uno affetto da una forma influenzale classica? Sappiamo infatti per certo che molti casi di polmonite atipica trattati all’inizio della pandemia sono stati, a posteriori, attribuiti a una probabile infezione da SARS-CoV-19. Ma in

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quel momento, quando ancora non si sapeva che il virus era giunto nel nostro Paese, i medici, in perfetta buona fede, ritenevano che si potesse trattare di una complicazione polmonare dovuta al virus influenzale. Ecco allora che la vaccinazione stagionale per l’influenza può aiutare a escludere, in caso di sintomi sospetti, questa malattia. E indirizzare immediatamente il malato con sintomi verso tutte le verifiche del caso, cioè il tampone faringeo.

Bisogna difendere la capacità ricettiva degli ospedali

Uno dei motivi per cui è molto importante vaccinarsi contro l’influenza stagionale è il seguente: bisogna evitare che gli ospedali vadano in sofferenza a causa di un eccessivo ricorso alle strutture di pronto soccorso e lasciare quanti più posti letto liberi in caso di impennata di casi di Covid-19 con l’arrivo dei primi freddi. Una indagine condotta recentemente in Francia (Paese gemello del nostro, da un punto di vista sanitario), ha evidenziato come nella stagione 2018/2019 i ricoveri in terapia intensiva per complicazioni da malattia influenzale siano stati circa 1900. I ricoveri in reparti di medicina generale poco meno di 11 mila e ci sono stati oltre 65 mila ricorsi ai vari pronto soccorso d’oltralpe. Sommare questi dati stagionali con quelli dei pazienti affetti da Covid-19 può portare grave sofferenza alle strutture sanitarie. Ma c’è un motivo ulteriore per cui la vaccinazione è altamente racomandata.

L’effetto inatteso

Una ricerca effettuata dallo Swiss Tropical and Public health Institute che ha sede a Basilea, in Svizzera, ha verificato come la vaccinazione antinfluenzale possieda un effetto protettivo verso il coronavirus, anche se il germe responsabile dell’influenza appartiene a una famiglia virale molto diversa. L’analisi dei dati ha stabilito che, a parità di

condizioni di partenza, i vaccinati godono di una notevole riduzione di mortalità in caso di affezione da SARS-CoV-19 (attorno al 17%) a cui si somma una riduzione del rischio di finire in terapia intensiva (attorno all’8%) e una ancor maggiore protezione nei confronti della necessità di dover ricorrere alla ventilazione meccanica (13%). Si tratta di una scoperta molto interessante, che ci spiega come questa misura di profilassi, anche se non è stata studiata per Covid-19, permetta comunque una riduzione dei rischi.

PERCHÉ PROTEGGE ANCHE CONTRO IL CORONAVIRUS? In attesa di chiarire il meccanismo esatto, i ricercatori sono ragionevolmente convinti del fatto che, nel momento in cui ci si sottopone a un vaccino, le difese immunitarie aspecifiche (cioè quelle immediate che contrastano tutti i patogeni) si mettono subito all’opera e, in questo modo, garantiscono una maggiore protezione contro qualsiasi altra infezione virale. Va inoltre considerato che la vaccinazione antinfluenzale protegge dalla possibile concomitanza di entrambe le malattie; una situazione che potrebbe risultare ancora più difficile da gestire.

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