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Ingrassi per colpa
degli altri Come evitare che amici, partner e figli ci facciano mettere su peso
RIZA
Il cibo non è solo nutrimento per il corpo ma diventa anche un mezzo per colmare un vuoto affettivo, per manifestare la rabbia, per donarsi piacere e consolazione... Succede soprattutto quando i rapporti con gli altri non ci permettono di realizzare in pieno noi stessi e ci lasciano insoddisfatti; allora sentiamo “fame” di amore, di autostima, di indipendenza e la sfoghiamo mangiando, soprattutto dolci e cibi poco salutari, che soddisfano il gusto e ci fanno ingrassare. La soluzione sta nel cambiare atteggiamento all’interno della relazione: occorre essere più attenti alle nostre esigenze che a quelle degli altri. Nel libro molti casi concreti di rapporti “pesanti” con il partner, i familiari, gli amici e i colleghi, che ci fanno accumulare chili di troppo; in più i consigli per dimagrire sfamando le nostre esigenze profonde, senza fare ricorso al cibo.
Ingrassi per colpa degli altri
RIZA
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INGRASSI PER COLPA
DEGLI ALTRI Come evitare che amici, partner e figli ci facciano mettere su peso
RIZA
Ingrassi per colpa degli altri Testi a cura di: Annalisa Sgoifo Editing: Giuseppe Maffeis Copertina: Roberta Marcante Illustrazione di copertina: Alberto Ruggieri © 2016 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.
SOMMARIO INTRODUZIONE
Le relazioni “indigeste” ci fanno ingrassare ........................................................................ 7 CAPITOLO 1
Mangiando stimoliamo gli ormoni della felicità ............................................................... 11 CAPITOLO 2
La fame d’affetto ti assale se ti occupi di tutti, ma non di te.............................................. 35 CAPITOLO 3
Tu, il partner e il cibo nei problemi di coppia................................................................ 63 CAPITOLO 4
Quando i rapporti con i familiari sono la causa del sovrappeso ................................................ 107 CAPITOLO 5
Anche al lavoro sii te stesso, o finisci per sfogarti col cibo ................................................... 131
INTRODUZIONE
Le relazioni “indigeste” ci fanno ingrassare
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angiamo non solo per nutrire il corpo, ma anche per il piacere che ci dà o per placare la fame profonda che nasce dall’insoddisfazione per la vita che conduciamo o per relazioni personali che non ci “sfamano” davvero. Il cibo serve infatti anche a dare sfogo alle tensioni che nascono nei rapporti con il partner, con i familiari, con gli amici o con i colleghi. La fame di affetto o di sicurezza però non si potrà mai placare a tavola, per cui si continua a mangiare, soprattutto dolci e cibi ricchi di calorie. Così si finisce inevitabilmente per ingrassare, ma questo sovrappeso non si può eliminare con nessuna dieta, perché occorre intervenire sulla radice del problema. Lo stimolo continuo a mangiare è un vero e proprio sintomo psicologico, che comunica il disagio interiore dovuto al fatto che non si riesce ad esprimere pienamente la propria vera natura. Quando ciò accade, percepiamo, anche senza rendercene conto, un vuoto interiore, uno spazio da riempire. Succede specialmente quando le 7
Introduzione
relazioni con gli altri non sono fonte di nutrimento affettivo e danno la sensazione di una carenza profonda. La soddisfazione derivante dal mangiare serve a colmare questo vuoto, perché il cibo è uno dei primi piaceri che l’uomo sperimenta da neonato ed è strettamente legato all’affetto e alle relazioni con gli altri. Si associa infatti al contatto con la madre, a momenti di relax e di piacere fisico. Col latte della mamma, e con i cibi sperimentati durante lo svezzamento, il bambino assapora anche l’amore e le cure dei genitori. Crescendo, il cibo continua a rappresentare un momento di socialità, di condivisione con i parenti, gli amici e i colleghi, oltre che un momento di intimità con il partner. A tavola si condivide il cibo ma anche amore, affetto, empatia, consolazione, protezione. Quando le relazioni non ci donano questi sentimenti, allora andiamo a cercarne un surrogato nei cibi.
Come liberarsi dalla dipendenza dai cibi Se i rapporti con gli altri ci lasciano insoddisfatti significa soprattutto che non ci permettono di esprimere l’essenza naturale unica ed eccezionale che ognuno custodisce in sé. Perciò scoppia la “fame”, fame di affetto, di amore, di rabbia, di ribellione o di consolazione. Cerchiamo nel cibo quel piacere che noi stessi ci neghiamo per i motivi più vari: perché ci preoccupiamo più delle esigenze degli altri che delle nostre, perché siamo troppo legati a ruoli e modelli che sacrificano la nostra individualità, 8
Le relazioni “indigeste” ci fanno ingrassare
perché siamo troppo dipendenti dal partner... Oppure il bisogno di cibo aiuta a riempire il vuoto dovuto all’isolamento in cui ci rinchiudiamo dopo una delusione d’amore, o ancora ci serve per sfogare il rancore per un torto, o la collera per non riuscire a dire “no” quando serve... Non è solo una forma di consolazione, ma anche di “ribellione” della nostra anima nei confronti della ragione, che non prende atto del problema e quindi non cambia atteggiamento, rimane imprigionata in queste relazioni “pesanti”. La fame va fuori controllo: abbuffarsi diventa un’abitudine, un comportamento automatico che ha poco a che fare con l’esigenza di nutrirsi. Il peso che si accumula lancia un segnale di allarme per invitarci a prendere atto che esiste un malessere profondo. Il passo fondamentale per dimagrire e ritrovare un comportamento alimentare equilibrato non è quindi una dieta, ma provvedere in prima persona a nutrire le proprie necessità essenziali, senza delegare agli altri la soddisfazione delle nostre esigenze. La psicoterapia può aiutare a superare la dipendenza che si instaura quando il cibo è un surrogato di piacere, affetto e sensualità, riportando la persona al centro della propria vita e dei rapporti con gli altri. Attraverso molti esempi pratici, questo libro illustra i meccanismi psicologici legati al cibo che si innescano nei momenti di crisi nelle relazioni con gli altri; illustra come la psicoterapia permetta di scoprire una modalità nuova e rinnovata di porsi verso gli altri, lasciando il cibo e il sovrappeso sullo sfondo. Svela, perciò, le modalità con le quali perdere peso, porre fine alla dipendenza dal cibo, e riscoprirne il gusto in piena libertà. 9
CAPITOLO 1
Mangiando stimoliamo gli ormoni della felicitĂ
Capitolo 1
Il cibo e il cervello: un legame antico
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angiare è un piacere, lo sappiamo bene. Il cibo soddisfa non solo le esigenze dello stomaco, ma anche quelle del cervello e della psiche. Ed è naturale che sia così, perché nel corso dell’evoluzione si sono sviluppati potenti meccanismi per spingerci a nutrirci. Mangiare stimola le aree cerebrali deputate al piacere, mentre il digiuno innesca nel cervello una sensazione di astinenza. Tra cibo e cervello esiste un legame antico, fissato attraverso processi neuronali molto profondi, che hanno salvaguardato la sopravvivenza dell’essere umano attraverso i secoli. Questi meccanismi cerebrali sono attivi ancora oggi e ci stimolano a mangiare anche quando non ne abbiamo una reale necessità per colmare un bisogno psicologico con una sensazione piacevole. In noi, infatti, sono molto più attivi i circuiti neuronali che ci inducono all’assunzione di cibo piuttosto che quelli che ci spingono a smettere quando siamo sazi. I processi cerebrali collegati alla nutrizione e all’alimentazione sono oggi studiati dalla neurogastronomia, una nuova disciplina che analizza il rapporto tra cibo e cervello, coniugando l’ambito nutrizionistico e medico con le neuroscienze. Questa disciplina studia anche gli effetti che hanno alimenti di diverso sapore sul cervello. 12
Mangiando stimoliamo gli ormoni della felicità
Perché ci piacciono zuccheri, sale e grassi Sappiamo che tra i cibi più appetitosi ci sono quelli ricchi di zuccheri, grassi e sale. Pensiamo che questo derivi dal fatto che tali alimenti soddisfano il palato con il loro gusto, ma in realtà appagano soprattutto il cervello e, in particolare, quelle aree che si preoccupano di garantirci la sopravvivenza. La ricerca di cibi salati, grassi e zuccherini è infatti un’eredità lasciataci dai nostri antenati, quando la conquista di queste sostanze era estremamente vantaggiosa e indispensabile per la vita. Per i nostri progenitori, gli alimenti dolci e grassi erano una fonte ideale di nutrienti e di calorie, in grado di fornire grande energia per l’organismo. Per questo motivo il loro consumo è stato ricercato e privilegiato nel corso della storia e ha modellato il nostro gusto in base alle necessità vitali. Gli alimenti ricchi, dolci e saporiti suscitano piacere perché attivano in modo particolare il centro di gratificazione del cervello. A spingerci a mangiare vi è perciò molto di più del semplice bisogno di nutrirci. I recettori del gusto distribuiti nelle papille gustative della bocca, nell’esofago, nello stomaco e nel pancreas, sono associati alla regione cerebrale del piacere, che è maggiormente stimolata da questi tre sapori. Perciò, si può innescare una vera e propria dipendenza dal cibo, e più facilmente proprio dai cibi che gratificano il palato, in quanto il cervello tende a volerne ancora, sempre di più, senza percepire sazietà. 13
Capitolo 1
Gli studiosi chiamano “iperfagia edonistica” lo stimolo a mangiare tanto, per il piacere di farlo. Infatti la ricerca di gratificazione del cervello attraverso il cibo porta spesso ad un’alimentazione scorretta e poco salutare. Allo stesso tempo, anche lo stress contribuisce a far cercare nel cibo quelle energie fisiche e mentali che ci mancano, peggiorando le conseguenze, ovvero l’aumento di peso. Succede specialmente quando lo stress cresce, e le gratificazioni e l’autostima vanno diminuendo. Una situazione di questo tipo si verifica spesso nel momento in cui le relazioni con gli altri non ci soddisfano pienamente e così ripieghiamo sul cibo, utilizzandolo come sfogo oppure come compensazione. I centri di comando del gusto - A livello neuronale la regolazione dei comportamenti alimentari è guidata da due tipi di cellule dell’ipotalamo: neuroni che promuovono l’assunzione di cibo e neuroni che innescano la soppressione dell’appetito e quindi l’incremento o la perdita di peso. Anche messaggeri chimici come ormoni e neuromediatori sono coinvolti nella regolazione dell’alimentazione; alcuni ormoni segnalano l’inizio e la fine del pasto, altri stimolano la fame e sono prodotti dall’intestino, allertano i circuiti dell’alimentazione nel cervello e stimolano i centri della ricompensa, che aumentano il piacere associato al mangiare. Con il riempirsi dello stomaco e dell’intestino e la crescita del livello di nutrienti nel sangue, nell’ipotalamo e nei centri della ricompensa ven14
Mangiando stimoliamo gli ormoni della felicità
gono liberati altri ormoni che sopprimono l’appetito e inibiscono il piacere rendendo il cibo meno desiderabile. Mangiare è però molto spesso un atto indipendente dallo stimolo della fame, che molte volte ha più a che fare con bisogni psicologici ed emotivi che con quelli dello stomaco. Mangiare è uno dei piaceri della vita, soprattutto quando consumiamo i cibi che soddisfano il nostro gusto.
Le ragioni per cui mangiamo troppo Quando si mangia troppo senza riuscire a controllarsi, vuol dire che nel nostro corpo ha preso il comando la rete cerebrale che cerca ricompense. I cibi grassi e quelli zuccherini inducono infatti il cervello a produrre endorfine, le sostanze cerebrali del benessere, e a rilasciare due neurotrasmettitori, serotonina e dopamina, verso la corteccia prefrontale, l’area responsabile delle decisioni. Questa stimolazione spinge quindi a prendere la decisione di mangiare ancora, perché quel cibo dà soddisfazione, e questo stimolo può prevalere sui segnali ormonali che avvisano il cervello di interrompere l’assunzione di cibo perché siamo sazi. Così continuiamo a mangiare cibi che contengono molte calorie, nonostante giungano al cervello anche segnali di sazietà e nonostante vi sia consapevolezza delle conseguenze negative sul peso e sulla salute. 15