LE PAROLE DA DIRSI PER VIVERE BENE
Smetti di criticarti! Ecco le frasi giuste che ti fanno ritrovare la fiducia in te stesso
LO PSICOLOGO PER TE
LE PAROLE DA DIRSI PER VIVERE BENE
Smetti di criticarti!
Ecco le frasi giuste che ti fanno ritrovare la fiducia in te stesso
Parlare bene con se stessi
è
il segreto della felicità
Impariamo a comunicare con la nostra anima
Noi parliamo continuamente a noi stessi. In ogni istante, un dialogo interiore ci vede nel doppio ruolo di chi comunica e di chi ascolta. Le parole che usiamo, non diversamente da quanto accade con gli altri, possono rappresentare una fonte di salute e benessere o, viceversa, trasformarsi in una causa di disagio e crisi. Tendiamo però a sottovalutare l’impatto di queste conversazioni, le più intime e profonde che mai avremo la possibilità di fare, perché stiamo parlando alla nostra anima e da lei riceviamo risposte. Le parole che utilizziamo possono diventare pesanti come pietre, taglienti come coltelli o al contrario salvare, consolare, generare energia, trasformandosi da pure e semplici espressioni in autentica ed efficace autoterapia. Da ciò si può capire, quindi, il potere straordinario del parlare a se stessi.
LE PAROLE SONO SEMI
Che cosa rappresentano le parole che usiamo e che diciamo a noi stessi tutti i giorni? Da dove provengono? A chi appartengono? E qual è la loro funzione? «La parola ha lo stesso potere fecondante della cellula seminale», scrive Pavel Florenskij, teologo, pensatore e simbolista russo. E così, proprio come lo sperma attraverso la fecondazione genera una nuova persona, la parola seminata nel cervello dà origine a nuovi modi di vivere e di pensare. Anche gli antichi Cinesi consideravano le parole come “il seme del mondo” e le pronunciavano prestando molta attenzione perché ritenevano anche che a ogni organo del corpo corrispondesse un suono e che a questo fosse legato un potere di cura o, al contrario, una possibile malattia. Nelle parole risuonano dunque le medesime vibrazioni che generano o distruggono il mondo che ci circonda. Per questo possiamo spingerci ad affermare che noi diventiamo le parole che pronunciamo, quelle che abbiamo ascoltato e che continuiamo ad ascoltare. Se ci diciamo parole inutili, se ci facciamo scudo con frasi fatte e ci nascondiamo dietro modi di dire vuoti di significato apriamo la strada all’insicurezza e all’infelicità.
Un potenziale immenso - Stiamo iniziando a cogliere il fatto che la parola è uno strumento dal potenziale immenso, un mezzo potentissimo in grado di creare e dare forma a pensieri ed emozioni e da questi arrivare a generare azioni che modificano la realtà che viviamo. Il primo atto che deve essere compiuto è quello di porre consapevolezza al dialogo interiore. Per questo prima di usare una parola immagina che sia come un vestito e chiediti: “Io me lo metterei?” o “Che effetto potrebbe fare su di me?”, “Mi valorizza o mi mortifica?”.
Tutto quello che diciamo arriva al cervello e lascia
traccia nella nostra mente
Ogni frase che pronunciamo e diciamo a noi stessi imprime in qualche modo un segno nel cervello. Tutte producono ricadute: creano condizionamenti, danno vita agli atteggiamenti che mettiamo in campo e sono anche responsabili di molte azioni e decisioni che possono complicarci l’esistenza. Sono loro che possono dare vita a quelli che consideriamo tratti del nostro carattere. Sentirsi risuonare nella testa parole di critica ci renderà, ad esempio, tipi insicuri. Non esistono, quindi, parole che, come si usa dire: “Entrano da un orecchio ed escono dall’altro”. Una volta pronunciate, infatti, esse vanno ad agire sul cervello. In che modo? Attraverso un percorso che è al tempo stesso chimico-fisico e simbolico, un percorso che tocca corpo e psiche. Vediamolo insieme.
COSA ACCADE IN NOI
DALLA VOCE AL CORPO
Quando una parola entra in noi, che sia pronunciata o anche solo pensata, modifica contemporaneamente le aree cerebrali e lo stato di alcuni visceri: in sostanza, crea un differente stato di coscienza a livello psichico e corporeo. Di conseguenza, può farci stare bene o creare disagio.
MOVIMENTI ALL’INTERNO DELL’ORECCHIO
L’ingresso dei suoni nel corpo avviene attraverso il timpano, una specie di “porta” situata dentro l’orecchio. Da qui procedono verso la coclea (condotto uditivo dell’orecchio interno), fanno vibrare l’orecchio interno e poi si incanalano nel nervo acustico. È stato dimostrato che vibrazioni minime avvengono anche per le parole pensate.
CHE POI SI DIFFONDONO NELLE AREE CEREBRALI
A questo punto le parole stimolano il nervo vago, che si dirama verso gli organi della respirazione, della digestione e della circolazione. A livello cerebrale, invece, vengono interessate le aree centrali del cervello, così come le zone vicine alle strutture uditive, per esempio le aree limbiche e para-limbiche, proprio dove le emozioni si trasformano in impulsi fisico-chimici, e viceversa. Dobbiamo immaginare che tutto questo processo avvenga in un tempo brevissimo. È facile dunque intuire come, a partire da una parola, soprattutto se si tratta di una parola sbagliata, il corpo metta in moto un complesso meccanismo di feedback che può generare disagi. E più le parole sbagliate si ripetono nel tempo, più l’organismo viene messo sotto stress.