Ripulisci il cervello e ti rigeneri subito
In pochi giorni spazzi via ansia e preoccupazioni Ti ricarichi di nuove energie e la mente rifiorisce
ECCO LE 6 COSE
DA FARE IN VACANZA
Trasformano l’estate in un’occasione di rinascita
L’EDITORIALE
DI MORELLI
Quando le immagini della tua infanzia ti aiutano a guarire
MEDICINA NATURALE
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VITA QUOTIDIANA IL GIORNALE DELLE SOLUZIONI
Basta sacrifici
No al “tener duro” a tutti i costi per fare qualcosa che in realtà non ti rispecchia! Usa le migliori risorse per ciò che conta davvero
Massimo sforzo, minimo rendimento, spossatezza nale. È in questi tre passaggi che può riassumersi il risultato di una dannosa e frequente dinamica psicologica e comportamentale, che potremmo de nire “eroismo male indirizzato”. Ma cosa intendiamo con il termine eroismo? Eroe è una persona che, trovandosi in situazioni di estrema dif coltà (per sé o per la sua famiglia, tribù, popolo) e avendo di fronte ostacoli fuori dall’ordinario, trova le risorse mentali e siche, morali e strategiche, per superare le avversità attraverso una “memorabile impresa”, nelle quali dà tutto se stesso, uscendone trasformato (più saggio, più forte, più carismatico, più leggero, più sereno, secondo i casi). Ognuno di noi può essere un eroe: sono tante, infatti, le avversità della vita quotidiana
RESISTERE A OLTRANZA
e ci sono momenti in cui il loro convergere ci chiede di “superare noi stessi”, compiendo l’impresa. Non arrivano applausi, ovviamente, ma sono comunque vere e proprie gesta di resistenza, resilienza, coraggio, forza mentale, scelte rischiose, e così via.
Direzione contraria La dinamica cui abbiamo accennato, tuttavia, a volte non si conclude con la vittoria dell’eroe, bensì con uno scarso risultato, una grande stanchezza e un palpabile nonsenso. Perché? Proprio perché tutta questa capacità - potremmo dire: il meglio di noi stessi - viene abitudinariamente utilizzata per inseguire mete e risultati che non ci appartengono (o che hanno smesso di appartenerci perché siamo nel frattempo cambiati): per appagare bisogni indotti dall’esterno; per resistere
Non bisogna confondere la resilienza con l’eroismo superfluo
eroico può manifestarsi non in un comportamento attivo/assertivo, ma come forma di resistenza “senza fine” in una situazione in cui ci si trova male: un rapporto di coppia, un luogo o un tipo di lavoro, un ambiente familiare, una convivenza. Si utilizzano tutti gli strumenti della passività - pazienza, sacrifici, rinunce, sopportazioni - in nome di una tenacia nel non mollare, perché, per qualche motivo, si è degli “specialisti” in questo schema. Molti pensano di non potersi sottrarre a queste situazioni ma, in realtà, potrebbero. È l’atteggiamento di strenua sopportazione a impedirlo. Non è resilienza, ciò che prevederebbe di sviluppare una forza di rinascita. È solo resistere ciecamente, senza un progetto. Si tratta di una dinamica molto rischiosa. Da un lato per la salute (malattie, tracolli psicofisici), dall’altro perché peggiora la situazione in cui si ristagna. È fondamentale, quindi, sviluppare un senso del limite prima che la tensione e il malessere, in noi e in chi condivide questo “inferno”, esploda in forma di sintomi o di rabbia.
L’atteggiamento
inutili!
LA REGOLA Scegli una sfida solo se ti parla delle tue passioni
Alcuni
scelgono un progetto, una meta, una situazione, solo se questa presenta i tratti della sfida. Non si chiedono se faccia per loro o gli interessi veramente: quel che conta è che costituisca una vetta da scalare, una battaglia da vincere, un destino da piegare. È così che, incredibilmente, si arriva a sposare qualcuno («Per me conquistarla era una sfida»), o una professione («Era così fuori dai miei schemi che farlo avrebbe costituito una sfida»), a insistere in uno sport o in un’attività creativa («Non ero il più adatto, ma la sfida era dimostrare a tutti che potevo farcela»), e via dicendo. È così che le migliori risorse vengono convogliate tutte, in nome di un’impresa eroica da esibire a se stessi o agli altri, su qualcuno o qualcosa che, intimamente, non ci riguarda, non ci interessa o non ci piace. «A me piacciono le sfide», quindi, può essere un atteggiamento a doppio taglio. Se, da un lato, garantisce la sensazione di scalare una vetta e di essere “dei grandi”, dall’altro svuota di energie e allontana da noi stessi. Vivere qualcosa come una sfida può andar bene solo se il contenuto ci appassiona e ci entusiasma. Solo così c’è uno scambio tra noi e il percorso. Solo così l’impresa non si trasforma in un logorante vuoto a perdere.
Ripulisci il in vacanza
cervello
Svuota la mente dai pensieri inutili: sono loro che ti tolgono le energie e non ti fanno rifiorire. Ecco come fare Elimina l’inutile pag. 58 Compi azioni nitide ............. pag. 60 Smetti di rinunciare pag. 62 Guarda dentro, non fuori .... pag. 64
LE AZIONI RIGENERANTI
A cura di Vittorio Caprioglio medico, psicoterapeuta
Immagini: A. Ruggieri
Hanno collaborato: M. Battistutta, C. Marazzina, M. Monciotti
ROMPI GLI SCHEMI 5
Non aver paura di trasgredire
MENTE E CERVELLO SI RINNOVANO QUANDO CAMBI
PERCORSI, TI ALLONTANI DAI SOLITI COPIONI, INIZI A SORPRENDERE TE STESSO. SPESSO TI FRENI PER
PAURA DI QUELLO CHE PENSANO GLI ALTRI? MA ORA, NELLO SPAZIO PROTETTO DELLA VACANZA, PUOI SPERIMENTARE E FAR EMERGERE NUOVI LATI DI TE
Da quando non ti sorprendi più? Da quando non fai cose che ti portano fuori dal solito personaggio? Da quando non fai spazio all’avventura? Eppure ogni volta che lo fai ti senti vivo! Rompi la routine per un giorno e immagina altre vite, altre possibilità!
Accendi la vita Eloise ha 50 anni e il marito l’ha lasciata pochi mesi fa. Così, senza preavviso. Si erano incontrati dopo i 40 anni e la loro era stata una storia inaspettata. Eloise era abituata a stare da sola: il collegio, la colonia, l’università dalle suore e poi l’Inghilterra a 16 anni, senza famiglia o amici. A farle compagnia c’erano i suoi interessi, i suoi romanzi, i viaggi. Poi quell’incontro inatteso, l’innamoramento, il matrimonio. Lui che la vizia in tutto, la
coccola. Per non parlare dell’intesa intima. E ora? Nessuno sarà più come lui. Tutto svanito. Facevano sempre tutto insieme: le regate, le arti marziali… «Erano interessi suoi» dice, «io lo seguivo e mi piaceva, Lui era quello coraggioso, che azzardava. Finché se n’è andato. Dei malumori c’erano, è normale, ma nulla di irrisolvibile. E invece un giorno lui mi ha confessato: non ti amo più». Mentre racconta, in psicoterapia, Eloise è fredda, spenta. Dice che le manca tutto, ma non sa da dove ricominciare: lui era diventato il suo faro, lei forse si era troppo adattata... Di notte sogna spesso di tornare con lui. Finché arriva un sogno diverso: è in un albergo, deve andare al bagno, arriva no alla sala da pranzo e c’è un ladro che fa colazione con latte e biscotti! Al ri-
sveglio sente un bisogno strano, un bisogno di “radici”. Apre una scatola di vecchie foto e che sorpresa: vede una bambina timida ma sempre in movimento, un’esploratrice. Vagava per i boschi, sempre sporca di terra, o arrampicata da qualche parte. Non se lo ricordava più. Allora non è spenta come crede! Forse negli anni si era solo chiusa in un recinto e lui, con tutti gli stimoli che le aveva dato, aveva aperto nuove strade. Arriva un altro sogno: è in una piccola stazione ferroviaria da cui parte per andare non sa dove, con lei c’è una donna bionda che le somiglia. Al risveglio dà un nome a quella donna bionda; ogni tanto immagina di essere lei, indossa abiti diversi, cambia persino il profumo! Senza dirlo a nessuno inizia a farla emergere anche di giorno. Sente che è proprio lei quella con una marcia in più, che ora la guida in un viaggio sconosciuto.
L’ALTER-EGO
tecnica consiste nell’identificare i tratti di “un altro te” che incarna il tuo lato “oscuro”, quello che di solito non mostri agli altri. Visualizza dentro di te la sua immagine, l’immagine di quei lati che spesso non hai il coraggio di far emergere. È come se dentro di te ci fosse un altro personaggio pieno di risorse e di capacità, cui però non dai mai ascolto, un’altra identità che può sperimentare le cose in modo completamente diverso. Per iniziare prova a descrivere le sue caratteristiche, il suo aspetto; quali sono le sue capacità, quali abilità possiede? Ora dagli un nome che ti piace e che lo rappresenta. E immagina: come si comporterebbe nelle circostanze che ti creano paura o ansia? In questo modo inizi a dar voce a una parte nascosta di te, in grado di far emergere le tue risorse proprio nelle situazioni difficili, di farti fare quel passo in più che ti sembra impossibile. Ogni tanto fallo emergere di nascosto: ad esempio esci una sera come “te” e una sera come “lei”; organizza la giornata come farebbe “lei”; rispondi come risponderebbe “lei”; falla agire quando pensi di averne bisogno.
Questa
Secondo Jung i pensieri legati alla nostra identità esterna sono come rifiuti, scarti del passato. Ma noi ci viviamo in mezzo! Solo quando cambi nome puoi uscire da quella palude
C’è un altro che sa cosa fare quando tu sei in difficoltà
COSMESI VERDE
Il sole sulla pelle è anche una terapia
Di Michela RivaIl sole è il sintonizzatore cosmico per eccellenza, l’astro che fornisce il ritmo a tutte le funzioni biologiche e naturali. Giorno e notte, luce e buio, le stagioni… Ma l’azione del sole non si limita a questo, numerosi sono i bene ci che genera in tutto l’organismo. Effetti visibili che la luce solare manifesta sul corpo umano - la tanto ricercata tintarella - ma anche effetti meno appariscenti su pressione arteriosa, ghiandole surrenali, attività metabolica e cosi via, no ad arrivare a parlare del sole come di una vera e propria terapia. La sensazione di benessere indotta dall’esposizione solare è infatti il risultato di una complessa interazione che coinvolge tutti i sistemi siologici, primo fra tutti, la pelle, che quando viene esposta ai raggi ultravioletti è in grado di trasformare la vitamina D nelle sua forma attiva (D 3) aiutando il calcio a ssarsi nelle ossa e a bloccare l’azione di un particolare enzima necessario per produrre il cortisolo, l’ormone dello stress.
Gli effetti Le problematiche che traggono maggior bene cio dall’elioterapia, la terapia del sole, riguardano la pelle (psoriasi, vitiligine, acne, eczemi), l’apparato osteoarticolare (osteoporosi, artrosi, rematismo, rachitismo) e i disturbi dell’umore (depressione, ansia) in quanto i raggi solari, attraverso la retina, sono in grado di in uenzare i livelli ormonali della
serotonina e di altri ormoni del buonumore. Ma anche chi gode di buona salute può sfruttarne gli effetti positivi - sempre a patto che ci si cauteli, in quanto le radiazioni solari sono anche responsabili di cambiamenti indesiderati della pelle potenzialmente pericolosi (accelerano l’invecchiamento cutaneo, favoriscono la comparsa di macchie e, nel peggiore dei casi, possono danneggiare il DNA).
LE PRECAUZIONI
Sempre all’ombra
nelle ore più calde
Per prendere il meglio del sole non bisogna superare le 4 ore al giorno di esposizione, mettersi all’ombra tra le 11 e le 16 e occorre utilizzare protezioni solari con filtri ad ampio spettro, sia nei confronti dei raggi UVB che dei raggi UVA, e mirate al proprio fototipo e al grado di abbronzatura.
L’elioterapia fa bene a tutto il corpo: purché adeguatamente protetta, la pelle assorbe i raggi solari e ne trae giovamento tutto l’organismo
Gli effetti Tutti i benefici dell’esposizione solare
✺ Attiva la circolazione e favorisce l’ossigenazione dei tessuti.
✺ Stimola il metabolismo e il sistema neurovegetativo.
✺ Favorisce la formazione e la maturazione della parte corpuscolare del sangue.
✺ Migliora l’efficienza fisica e mentale.
✺ Aumenta la capacita muscolare.
✺ Promuove l’eliminazione delle tossine attraverso la traspirazione cutanea, contribuendo anche a regolare l’equilibrio idrosalino del corpo.
RAGGI UVA E UVB
Usa con costanza le protezioni più efficaci per il tuo fototipo
Iraggi
UVA sono presenti durante tutto l’arco dell’anno e a tutte le latitudini, sono indolori e sono in grado di penetrare molto in profondità nella cute, fino a raggiungere le cellule del derma. Se la pelle non viene protetta da questi potenti raggi, principale causa della produzione di radicali liberi, può essere soggetta a invecchiamento precoce, perdita di tono, disturbi pigmentari (macchie), comparsa di rughe, intolleranze solari (rossori, prurito). I raggi UVB, invece, prevalgono durante il periodo che va da aprile a ottobre e nelle ore centrali della giornata. Hanno molta energia e possono penetrare nell’epidermide. Sono i responsabili dell’abbronzatura, ma anche delle scottature, delle reazioni allergiche e dei tumori della pelle. È quindi importante proteggere la pelle sia dai raggi UVA che dagli UVB. L’Indice di Protezione (IP) è fondamentale: più alto è l’indice, più lunga è la protezione e la sua durata di efficacia. Questo indice è da associare al nostro fototipo e all’intensità della radiazione UV. Pertanto, le carnagioni chiare, con tocchi di lentiggini, dovranno optare per una protezione da alta a molto alta. Tuttavia, è fondamentale tenere conto anche delle condizioni di esposizione: più ci si avvicina all’equatore, più si dovranno utilizzare indici alti, anche per fototipi con carnagione scura.
È importante rinnovare l’applicazione ogni 2 ore.
Autoterapia IMPARIAMO DAGLI ANTICHI
di Michael Morelli, psicologo e sociologoE se l’occhio che conta fosse quello invisibile?
IL TEMA ORIENTALE DEL TERZO OCCHIO SI RIFERISCE A UNA
POSSIBILITÀ CHE È PRESENTE IN OGNUNO DI NOI: GUARDARE LE COSE
DA UN PUNTO DI VISTA PIÙ PROFONDO ED ESSENZIALE
In molte religioni e tradizioni mistiche e losoche ricorre il tema del cosiddetto terzo occhio. Si tratta di un antichissimo simbolo di origine orientale che riconosce la presenza, oltre agli occhi sici che osservano il mondo esterno, di una modalità di sguardo differente, una visione proiettata verso l’interno, in grado di vedere al di là della realtà ordinaria in cui è con nato lo sguardo sico esteriore. Nelle tradizioni religiose indiane, il terzo occhio si trova al livello del sesto chakra, viene chiamato “occhio della conoscenza” ed è considerato il centro dell’intuizione e dell’immaginazione creativa. Le Upanishad, testi religiosi e loso ci dell’India antica, descrivono l’essere umano come una città con dieci porte, di cui nove (due occhi, due narici, due orecchie, bocca, uretra e ano) conducono al mondo dei sensi, mentre la decima, il terzo occhio, conduce al mondo interiore.
La ghiandola pineale Alcuni autori hanno suggerito che il motivo del terzo occhio si riferisca alla ghiandola pineale, o epi si, una ghiandola
endocrina posta tra i due emisferi del cervello. I pinealociti, cellule che si trovano nella ghiandola pineale, hanno infatti una somiglianza con i fotorecettori dell’occhio e sono deputati alla sintesi della melatonina che regola i ritmi circadiani seguendo l’alternarsi del giorno e della notte. Il losofo francese René Descartes ha parlato della ghiandola pineale come della “sede dell’anima”.
L’apertura del terzo occhio Molti esercizi spirituali e meditativi delle antiche discipline orientali, tra cui il Taoismo, si basano sull’apertura del terzo occhio. Le tecniche più diffuse prevedono l’assenza di pensieri, la visualizzazione di immagini, la focalizzazione dell’attenzione su speciche parti del corpo. L’apertura del terzo occhio porterebbe, secondo i saggi orientali, all’espansione della coscienza, ad una maggiore lucidità e allo sviluppo di una visione e di una conoscenza diretta del Divino.
L’ESERCIZIO
Allena giorno per giorno lo sguardo misterioso del Sé
Proviamo
ogni tanto, nel corso della giornata, a chiudere gli occhi, cercando quanto più possibile di escludere tutto ciò che capita all’esterno, e a osservare il buio interiore, come se scrutassimo un panorama in lontananza. Man mano che il rapporto con questa visione interna diventerà quotidiano, potremo vedere emergere dal buio immagini, idee, intuizioni e percezioni differenti.
• Rivolgerci alla nostra interiorità ci permette di discostarci, anche se solo per qualche istante, dai flussi di pensieri che ci tengono incatenati alle vicissitudini esterne e alla superficie di noi stessi e di ricentrarci sul nostro nucleo interno. Siamo sempre concentrati su ciò che accade all’esterno, sui problemi da risolvere, sulle decisioni da prendere, sulle opinioni degli altri. Affidarsi a uno sguardo diverso, orientato verso l’interno, come avevano capito gli antichi maestri orientali, può aiutarci a riconoscere e a sviluppare le nostre capacità intuitive e a trovare dentro di noi la saggezza del Sé, il nostro centro psichico, che ci guida e ci conduce perché riesce a vedere ciò che per l’occhio esteriore è invisibile.