IL MEDICO NATURALE
Stomaco in salute
Una buona digestione è il segreto del benessere. Le cure naturali per gastriti, acidità e re usso
Stomaco in salute
A cura di Vittorio Caprioglio Editing Stefania Conrieri Consulenza del professor Emilio Minelli, esperto in medicina naturale Immagini: 123rf, Adobe Stock, Shutterstock
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Sommario
IntroduzIone
Lo stomaco: un organo al centro della vita
CapItolo 1
La gastrite: lo stomaco in fiamme 18
CapItolo 2
Cattiva digestione: risolvi il problema senza farmaci.................................. 54
CapItolo 3
Il reflusso: quando l’acidità risale 90
CapItolo 4
Sos indigestione: segui queste regole d’oro 112
CapItolo 5
In caso di ulcera adeguare la dieta è indispensabile 124
Lo stomaco: un organo al centro della vita
Lostomaco si trova al centro del nostro corpo, nella parte alta dell’addome, sotto i polmoni e il muscolo diaframma e sopra l’intestino. Con na direttamente con il colon, il fegato, il duodeno e il pancreas ed è in collegamento nervoso con le principali aree cerebrali, in cluse quelle relative a emozioni e stati d’animo. Quindi, anche se è il cuore il motore di tutto, anche se è il cer vello il centro di comando, anche se sono fegato e reni a ltrare ogni sostanza, è lo stomaco a dover gestire l’impatto col mondo esterno, in forma di cibo che entra nel corpo, in forma di emozioni e tensioni che giungono dal sistema nervoso e dal sangue, in forma di adattamento ai bruschi cambiamenti nello stile di vita.
Cosa non vuoi digerire?
Lo stomaco ha la funzione di “far entrare” ciò che arriva da fuori: sul piano biologico accoglie cibo e liquidi per poi sminuzzarli e renderli digeribili, af nché una parte di essi venga assimilata dall’organismo; sul più ampio piano simbolico – non meno importante – accoglie e digerisce quello che portiamo nella nostra vita: relazioni, attività, modalità, ritmi, richieste ecc. Questa elaborazione degli alimenti è possibile solo in un ambiente molto acido, reso tale dai succhi gastrici, che insieme agli enzimi avviano la trasformazione dei grassi e delle proteine in sostanze più semplici. La digestione dei carboidrati all’interno dello stomaco è invece limitata,
È sottoposto a un grande lavoro
In un tempo mediamente di un paio d’ore, al massimo di quattro, lo stomaco trasforma il cibo solido, riducendolo a una sostanza semifluida che viene inviata verso l’intestino. Questa operazione può essere semplificata o complicata dalle nostre scelte alimentari e dalle nostre condizioni fisiche e psicologiche. Sottoponiamo il nostro stomaco a uno sforzo maggiore non solo quando mangiamo tanto, ma soprattutto quando mangiamo cibi troppo elaborati e pesanti da scomporre. Oppure quando ingeriamo combinazioni di alimenti che richiedono processi molto diversi di digestione, che quindi si intralciano e rallentano tra loro.
perché per scomporli è necessario un ambiente basico. La parete interna dello stomaco è rivestita dalla muco sa gastrica, dove si trovano le ghiandole che produco no i succhi gastrici, tra cui l’acido cloridrico. La mucosa è quindi sottoposta alla loro azione corrosiva. Quando quest’ultima diventa troppo intensa, per via del cibo ingerito o di altre cause (anche quelle emotive), la mucosa può in ammarsi. Questo è uno dei fattori che provocano disturbi di stomaco, e in particolare i caratteristici bruciori che pos sono essere i sintomi iniziali di diverse malattie. Più all’interno della parete dello stomaco c’è la tonaca muscolare, uno strato di muscoli che, contraendosi, permette il rimescolamento del cibo.
Lo stomaco, in quanto organo cavo, rimanda al concetto di contenitore e di caverna, entrambi simboli dell’istanza psichica femminile: il grembo materno è il luogo dove la materia si trasforma in vita. È la dimensione che accoglie, avvolge e nasconde.
Ecco come è fatto
Lo stomaco è lungo circa 25-28 cm, largo 10-12 cm e ha una forma a “j”, ma è un organo elastico, che cambia forma e dimensioni a seconda del cibo che contiene e che trasporta. Lo strato più esterno è costituito dalla tonaca sierosa, il rivestimento che avvolge completamente l’organo. Procedendo verso l’interno troviamo la tonaca muscolare, uno strato di muscoli che, contraendosi, per mette il rimescolamento del cibo. La parete più interna dello stomaco, invece, è rivestita dalla mucosa gastrica, che crea l’ambiente acido necessario alla digestione. In fatti in questa zona sono presenti le ghiandole che pro ducono i succhi gastrici (sostanze composte da enzimi e acido cloridrico, capaci di “aggredire” i cibi e procedere dunque alla digestione) ma anche il muco, in grado di proteggere il viscere dalla acidità eccessiva. L’eccesso di acido cloridrico, però, è la causa scatenante di molte pa tologie (come la gastrite): ciò avviene in particolare quan do una sostanza prodotta dallo stomaco, la mucina, non è più in grado di proteggere bene le pareti dell’organo dall’aggressività dell’acido stesso.
Una valvola essenziale: lo sfintere esofageo
Al termine dell’esofago, a livello dello stomaco, è presente una valvola, lo sfintere esofageo, che si rilassa quando il cibo deve entrare nella sacca dello stomaco e si richiude per evitare che il contenuto acido dello stomaco risalga lungo le pareti. È grazie a questa, insomma, se il bolo che ingeriamo può proseguire il suo viaggio verso l’intestino.
Sei zone con funzioni differenziate
Questo organo ha la forma di una sacca o bisaccia in cui si possono distinguere 6 zone anatomiche che svolgono funzioni leggermente diverse.
Cardias: è la valvola che collega l’esofago allo stomaco. In chi soffre di reflusso la sua “tenuta” è indebolita e il cibo, impastato con i succhi gastrici, risale causando rigurgiti acidi, tosse stizzosa e fastidio.
Mucosa gastrica: la sua superficie è punteggiata da ghiandole che secernono, dopo i pasti, un succo fondamentale per la digestione. Se la secrezione è eccessiva, la mucosa si infiamma.
Fondo: si chiama così perché, da sdraiati, è la parte dello stomaco più in basso. Tuttavia, in stazione eretta, è quella situata più in alto. È la zona che riceve per prima il bolo alimentare proveniente dall’esofago. A questo livello si trovano ghiandole che secernono acido cloridrico, granuli del pepsinogeno (una sostanza che nella cavità dello stomaco si trasforma in pepsina) e il fattore intrinseco (FI), utile per l’assorbimento della vitamina B12.
Corpo: è la muscolatura dello stomaco che si contrae per favorire il rimescolamento del cibo. In caso di stress o di pasti frettolosi, la contrattilità si altera provocando dispepsia e digestione lenta.
Antro: è la parte finale dello stomaco che, attraverso particolari onde di contrazione (onde peristaltiche), spinge il chimo (sostanza liquida) verso il piloro e poi verso il duodeno.
Piloro: questa parte collega lo stomaco al duodeno, la zona dove si può annidare il famigerato Helicobacter pylori, batterio responsabile di gastriti croniche, tumori e ulcere gastriche.
Fondo Corpo Antro Mucosa Piloro CardiasÈ coinvolto in un lungo processo laborioso
Dopo che gli alimenti vengono sminuzzati dai denti e umi di cati dalla saliva, no a diventare una poltiglia chiamata bolo, passano dall’esofago e dallo s ntere esofageo e arri vano nello stomaco. Va detto, in realtà, che al contrario di quanto si ritiene comunemente, il processo digestivo inizia già qui: in bocca, durante la masticazione.
A patto, ovviamente, che quest’ultima sia accurata! A renderlo possibile sono gli enzimi digestivi contenuti nella sali va, cioè delle sostanze che aiutano a scindere il cibo in com ponenti più piccole, utilizzabili dal nostro organismo. Tra gli enzimi della saliva c’è ad esempio l’amilasi, che si occupa in particolare della disgregazione degli amidi in zuccheri più semplici.
Dicevamo, però, che il bolo masticato scende verso lo stomaco anche grazie alla “spinta” delle cellule dell’esofago, che sono lisce ma costantemente irrorate da parte di speciali ghiandole con secrezioni che servono proprio a far scorrere meglio il bolo verso il basso.
Una sacca di contenimento
Lo stomaco, in un certo senso, fa da deposito. Quando il bolo arriva qui, vi resta in media per 2-4 ore. Cosa accade in questo lasso di tempo? Lo stomaco, che è un organo ela stico, si contrae: queste contrazioni, chiamate tecnicamente onde peristaltiche, servono letteralmente a triturare il cibo, rendendo il bolo ancora più ne.
A rendere possibile questa ulteriore disgregazione sono an che i succhi gastrici, che vengono prodotti da alcune ghian-
Gli organi digestivi secondari
Il primo è il duodeno, il primo tratto intestinale in cui i cibi semi-digeriti vengono trasferiti in seguito al passaggio nello stomaco. Nel duodeno vengono accolti i secreti biliari che servono a emulsionare i grassi e a proseguire la digestione dei cibi, che poi vengono trasferiti nella parte di intestino tenue chiamata digiuno, dove inizia l’assorbimento delle sostanze nutritive. Al successo di questo lungo processo contribuiscono anche fegato e pancreas.
Il piloro è il collegamento con il duodeno
Forse ti è capitato di sentire il modo di dire “mi sta sul piloro”, riservato alle persone per le quali non si nutre molta simpatia e che, letteralmente, ci risultano indigeste, difficili da accogliere. Il piloro di questo detto popolare è la piccola zona che collega lo stomaco con il duodeno intestinale. È un nome da memorizzare, perché è proprio qui che può annidarsi il famigerato Helicobacter pylori, un batterio responsabile di gastriti croniche, tumori e ulcere gastriche.
La digestione avviene grazie agli enzimi
Per essere correttamente assimilato dall’apparato gastrointestinale, tutto ciò che mangiamo deve essere minuziosamente lavorato e sminuzzato no a essere ridotto ai nutrienti più semplici. A occuparsi di questo compito sono delle sostanze proteiche super specializzate: gli enzimi. Le nostre cellule li producono naturalmente, così da mettere a disposizione dell’organismo degli strumenti catalizzatori, cioè in grado di favorire o accelerare alcune reazioni del corpo. Tra cui la digestione, ma non solo: molti enzimi, come la superossido-dismutasi, hanno anche azione antinammatoria. Nonostante questo, è soprattutto il processo digestivo a trarre vantaggio dalla presenza degli enzimi, che non a caso si trovano in ogni tappa di questo lungo viaggio del cibo nel corpo: nella saliva (quindi in bocca), nello stomaco, nel pancreas e nell’intestino. Proprio per collaborare al meglio alla perfetta riuscita di tale processo in ogni fase, non esiste un solo tipo di enzimi, ma tanti.
Una cassetta degli attrezzi iper specializzata
Ogni tipologia di enzima ha il compito di scomporre e digerire un preciso genere di alimento, un preciso nutriente. L’amilasi, ad esempio, agisce esclusivamente sugli amidi, l'alfa-galattosidasi su alcuni carboidrati, la pepsina sulle proteine, la disaccaridasi sui disaccaridi, la saccarasi sul saccarosio e così via. Gli enzimi da maltodestrine fermentate, invece, sono in grado di funzionare nel tratto acido, nel tratto basico e anche in quello neutro dell’intestino.
Il consiglio del medico naturale
I trucchi per aumentarne l’effi cacia
Ci sono alcuni trucchi per facilitare o amplificare l’azione degli enzimi. Per prima cosa occorre evitare i cibi che ne riducono l’efficacia: alcol, cibi industriali e surgelati, caffeina, frutta acerba, legumi poco cotti. Altri ostacoli sono il fumo di sigaretta e piatti mal composti che, ad esempio, uniscono carne e formaggio: le due fonti proteiche sono differenti per origine e modalità di assimilazione, quindi rendono la digestione lenta e difficoltosa.
Quando la normale produzione di enzimi dell’organismo non basta, c’è la possibilità di fornire una “quota extra” all’apparato digerente. In due modi: tramite l’alimentazione e anche tramite gli integratori.
Anche certi alimenti contengono enzimi digestivi
Alcuni alimenti sono una naturale fonte di enzimi, che vanno ad arricchire l’esercito di quelli già presenti nell’organismo. Ad esempio, i cibi vegetali (verdura, frutta, germogli…) contengono sempre enzimi che ci sono utili per migliorare il processo digestivo: ne sono ricchi tra gli altri anche fragole, pompelmo rosa, mango, cetrioli, ananas, broccoli, pomodori, zucchine e zenzero. Per questo è fondamentale mangiare ogni giorno un piatto “verde”, a patto però che i vegetali che contiene siano freschi e crudi: le alte temperature e la cottura inattivano gli enzimi. Se serve un vero aiuto in più, però, gli enzimi in capsule sono la scelta giusta.
Le cattive abitudini che lo fanno invecchiare
Tutto ciò che passa attraverso lo stomaco (dal cibo, alle bevande, ai farmaci) ha il potere di in uenzarne positivamente o negativamente la salute: non c’è da stupirsene, d’altronde sappiamo che avviene un contatto diretto tra mucose gastriche e sostanze introdotte dall’esterno. Ciò che forse risulta meno intuitivo, è che anche ciò che non ingurgitiamo ha lo stesso potere, molte volte. Lo stomaco sente (e ne risente) quando siamo di fretta, arrabbiati, distratti, agitati... Sente anche quando siamo seduti ingobbiti, quando siamo sdraiati o strizzati in indumenti troppo stretti, perché le fasce muscolari che compongono l’organo non riescono davvero ad agire come farebbero se fossimo in una postura rilassata.
Cosa lo stressa maggiormente
Sono molti i fattori che possono danneggiare o far invecchiare precocemente il nostro stomaco. Ecco i principali:
1. consumo di alimenti industriali: sono troppo elaborati e generalmente ricchi di grassi che ostacolano la digestione;
2. porzioni abbondanti: si sovraccarica lo stomaco e lo si affatica;
3. stress: determina l’aumento della secrezione acida e quindi accentua la sintomatologia di gastrite e reflusso;
4. fretta: l’ingestione di alimenti poco masticati espone a un maggior rischio che porzioni non digerite di cibo causino gonfiore;
5. continuo spizzicare: lo stomaco ha bisogno di riposo tra un pasto e l’altro. Mantenerlo sempre in attività, stimolare di continuo la secrezione dei succhi gastrici, lo indebolisce.
Il consiglio del medico naturale
I tre segnali del malessere
Fai un breve check-up al tuo processo digestivo. Ecco i tre segnali di uno stomaco che non funziona al meglio.
1. Gonfiore: è il primo e più blando dei disturbi digestivi e deriva dal fatto che alcune porzioni non digerite di cibo passano dallo stomaco all’intestino e lì fermentano. A creare problemi sono soprattutto gli zuccheri e i grassi.
2. Pesantezza: è questo il classico sintomo di una difficoltà dei succhi gastrici a “sciogliere” gli alimenti. Le cause possono essere una ridotta produzione di enzimi, ma anche pasti troppo ricchi di grassi o troppo abbondanti.
2. Bruciore: in questo caso il problema è un eccesso di acidità gastrica, che se cronico dà origine a gastrite, ovvero un’infiammazione della mucosa gastrica. Se, a causa di un non corretto funzionamento dello sfintere esofageo gli acidi risalgono, siamo di fronte a reflusso.
Indossare jeans troppo stretti. Questa “morsa”, anche se non ce ne rendiamo conto, rende più dif cile per lo stomaco realizzare le contrazioni muscolari che servono a frantumare il bolo.
Fumare. In realtà sarebbe più corretto dire fumare e basta: tante o poche che siano, le sigarette contengono tabacco che porta a un rilassamento dello s ntere esofageo, quella valvola che impedisce al cibo in fase di digestione di risalire lungo l’esofago. Assumere troppi farmaci antin ammatori. I Fans riducono le naturali protezioni della mucosa gastrica.
Ecco le cose da non fare più per salvaguardare l’efficienza gastrica