Il linguaggio del volto

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Sommario prefazione

Scopri il segreto del tuo volto

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introduzione

Il viso rivela la nostra essenza e le emozioni

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capitolo 1

Da sempre si studia come l’aspetto si collega all’animo

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capitolo 2

Psicosomatica: ogni parte del volto ha un significato

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capitolo 3

Gli aspetti del viso che indicano le varie personalitĂ

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capitolo 4

Gli occhi mostrano i nostri sentimenti piĂš sinceri

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capitolo 5

Naso e orecchie “disegnano� il viso e anche il carattere

99

capitolo 6

La bocca dice molto, anche senza parlare

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capitolo 7

Lo schermo su cui si proiettano le emozioni

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capitolo 8

I messaggi che svelano chi mente o ti manipola

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prefazione

Scopri il segreto del tuo volto

C’

è un esercizio, antico come il mondo, che aiuta a conoscersi. Lo fanno a volte spontaneamente i bambini. Si tratta di mettersi nella penombra e guardare il proprio volto allo specchio. Ci vuole molta pazienza e… saper attendere. Guardare le rughe, le sopracciglia, le guance, il volto nel suo insieme, il mento. Guardare e… perdersi… L’esercizio funziona tanto meglio se non emettiamo nessun commento, nessun pensiero, nessun giudizio. A cosa serve? A riconoscere che dentro il mio viso è nascosto un volto, un’immagine sconosciuta, qualcosa che ha accompagnato, senza che me ne accorgessi, tutta la mia vita. C’era il mio volto al momento della fecondazione e subito dopo, quando ero soltanto un grumo di cellule? C’era. Non si vedeva, ma c’era. Non si vedeva, ma era dipinta la mia futura faccia. Così Hillman cita Yeats nella sua “Forza del carattere”: «Che cosa lasciamo fuori dagli specchi? Perché l’immagine riflessa non può mai essere esattamente quella giusta? Lo spiega Yeats: “Specchio dopo specchio/non è per vanità/cerco la faccia che avevo/ prima che fosse creato il mondo”. 6


L’immagine primordiale che abbraccia per intero il tuo carattere rimane incompleta perché stai ancora vivendo e quell’immagine si sta ancora formando. Il carattere nel suo complesso non apparirà mai. L’unica immagine vera è quella che compare momentaneamente. Per questo guardiamo e riguardiamo “specchio dopo specchio”». Guardare il proprio volto allo specchio significa ricordarsi l’unicità della nostra faccia. È un esercizio che svolge la sua funzione terapeutica proprio nel ricordarci la nostra diversità. A volte ci vediamo invecchiati, o appesantiti, o spenti o scopriamo di avere gli occhi della felicità, il viso dell’amore, o le rughe della rabbia. Questo esercizio punta però alla “dissolvenza”, al perdere l’abitudine di vederci come ombre che camminano nel mondo, come semplici comparse. Noi siamo prima di tutto e più di tutto la nostra faccia. Ecco le parole: “ci metto la faccia”, per dire “rischio la cosa più preziosa che ho”. Metterci la faccia è come dare la parola, anzi di più. È far scendere in campo l’immagine nascosta, quell’essenza preziosa che c’era “prima che fosse creato il mondo”. Ecco la fisiognomica: comprendere dai segni del volto, l’impronta del carattere. Vedere allo specchio la propria durezza, la passività, la tristezza, le passioni. Vedere se stessi e gli altri in faccia, occhi negli occhi. Sì perché il volto dice cose che la mente, avvolta nei suoi labirinti, spesso disconosce o non sa. C’è un’immagine segreta che si dipinge attraverso le nostre espressioni, i tratti, le rughe, le linee del volto. Fate questo esercizio dello specchio: vi aiuterà, come un farmaco dell’anima, ad essere più vicini alle vostre radici. Raffaele Morelli 7


introduzione

Il viso rivela la nostra essenza e le emozioni Il volto è la parte più espressiva del corpo ed è quella che più di tutte ci identifica, svela la nostra personalità e le emozioni. Imparare a “leggere” il linguaggio del volto aiuta a cogliere la vera natura delle persone che abbiamo di fronte, ma anche la loro condizione fisica, i loro sentimenti e le loro vere intenzioni. Serve anche a conoscere meglio se stessi, e a valorizzare le proprie capacità. Sono diverse le discipline e i metodi che servono a capire meglio i segni del volto.


L’immagine che ci identifica e distingue

I

l viso è la parte del nostro corpo più esposta allo sguardo altrui ed è sempre visibile. Il volto non si può nascondere: rappresenta l’emblema più significativo della nostra identità. I nostri tratti somatici ci distinguono tra tutti e ci rendono riconoscibili anche in mezzo a una folla di persone. Per gli altri noi siamo soprattutto un volto; quando conosciamo una persona senza mai vederla, ma solo sentendola per telefono o attraverso messaggi scritti, tendiamo sempre a darle un viso, a identificarla con la faccia che ci siamo immaginati possa avere. Il viso è il nostro marchio personale, anche perché con il passare del tempo porta impresse tutte le tracce di eventi, traumi, cambiamenti e disturbi fisici che abbiamo subito. Ma soprattutto si imprimono in ogni momento sul viso i segni dovuti alle nostre emozioni più vere e istintive. Il volto è anche il luogo in cui si concentra la nostra capacità di comunicare, volontariamente e involontariamente. Esso mostra la nostra natura, il carattere e lo stato d’animo. È uno specchio fedele che riflette spesso anche ciò che vorremmo mantenere celato. Per questa ragione il volto si può considerare, oltre che la parte del corpo che più ci identifica esteriormente, anche come una finestra aperta sul nostro mondo interiore inconscio, che può affiorare e manifestarsi con uno sguardo, un movimento della bocca, un sorriso, una ruga. 10


Il viso rivela la nostra essenza e le emozioni

Il legame tra mente e corpo La fisiognomica, una disciplina diffusa nel Rinascimento e poi soprattutto nel Settecento e nell’Ottocento, è fondata sul presupposto che dai tratti del volto di una persona si possano comprendere le inclinazioni dell’animo, la personalità, i comportamenti e le reazioni emotive. Questo studio poi ha subito delle deviazioni negative che l’hanno portato nell’Ottocento e nel Novecento a “catalogare” in modo dispregiativo alcuni aspetti fisici, bollandoli come “inferiori” o “criminali”. Ma, una volta appurato che ciò non è corretto sia dal punto di vista scientifico sia da quello morale, ecco che la fisiognomica è tornata d’attualità, come strumento per capire meglio sé e gli altri, forse anche per fare da contraltare alla psicologia moderna, che propone un metro di lettura tutto mentale di noi stessi e dell’esistenza. La fisiognomica invece ci spinge a concentrare l’attenzione anche sulla nostra parte fisica, strettamente legata all’interiorità. Questa disciplina ci ricorda che le nostre fattezze e le espressioni corporee sono l’effetto anche di spinte interiori. Spesso dai tratti del viso e dalla mimica facciale si può cogliere traccia dei nostri conflitti psicologici e delle energie profonde che ci abitano, nonostante la “maschera” che indossiamo nella vita di ogni giorno.

Uno strumento per conoscerci meglio È importante chiarire in partenza che la fisiognomica non consente di fare “catalogazioni” universali, valide per tutti. Non sempre a una determinata forma del viso o di una parte 11


del corpo corrisponde un solo e preciso carattere. Le classificazioni sono sempre indicative e devono tenere conto anche di altri aspetti di ogni individuo oltre a quello fisico. Resta il fatto che dietro i tratti del viso si celano degli istinti naturali che vogliono raccontarci qualcosa di noi e che vanno compresi se vogliamo realizzare la nostra natura e stare bene. Osservandoci riflessi in uno specchio possiamo intuire quale aspetto della nostra personalità vale la pena di valorizzare; possiamo anche accorgerci che le tensioni e i conflitti che si agitano dentro di noi stanno modificando l’aspetto del nostro volto. Ricordiamoci allora che ascoltarci, affacciarci sul nostro mondo interiore, rispettare la nostra diversità è il modo migliore per favorire una maturazione armonica del nostro corpo e del nostro essere.

Sul volto le tracce del nostro passato Alexis Carrel scriveva, nel 1935, in “L’uomo questo sconosciuto”: «A nostra insaputa, il nostro aspetto si modella a poco a poco sullo stato di coscienza, e col trascorrere degli anni diventa l’immagine sempre più esatta dei sentimenti, dei desideri, delle aspirazioni di tutto l’essere». Infatti ognuno di noi sa, sente, ricorda che in diversi momenti della sua vita si è affacciato in lui qualcosa di strano, di imprevedibile, di misterioso. Per comprendere meglio cosa accadeva si è guardato allo specchio, ha osservato i tratti del proprio volto per individuare cosa ci fosse di nuovo, di diverso, se in quei tratti e in quelle espressioni continuava a riconoscersi. Il volto riflette la nostra natura, il nostro carattere, è la cartina al 12


Il viso rivela la nostra essenza e le emozioni

tornasole dei nostri cambiamenti. Ma per comprenderne il linguaggio, più che uno studio analitico dei tratti, serve una percezione “allargata”: bisogna chiedersi cosa c’è in quei lineamenti o in quell’espressione che ci colpisce, qual è la sensazione che ci rimanda. E poi: è cambiato qualcosa rispetto all’ultima volta che abbiamo osservato il viso, quel viso? E se sì, come? Dobbiamo tradurre le nostre impressioni in una comprensione via via sempre più consapevole. Giovan Paolo Lomazzo, rifacendosi ad alcune intuizioni di Leonardo da Vinci relative allo studio dei volti per le arti pittoriche, nel Cinquecento scriveva: «L’invidia, crudelissimo dolore di animo per il bene altrui, fa ritirar tutte le membra, ed offuscar le ciglia, stringere i denti, ritirar le labbra, torcersi con certa passione di sguardo… E la vergogna fa i gesti come di chi teme d’errare, ovvero di aver fatto errore…». Quindi in ogni epoca della storia umana le persone che hanno voluto osservare a fondo si sono rese conto che le espressioni del volto rimandano a qualcosa di profondo che si muove nell’animo. Si tratta poi di valutare se le caratteristiche fisiognomiche siano stabili o passeggere: un modo di affrontare il mondo può “scolpirsi” sul viso, o al contrario invece apparire e scomparire seguendo le tensioni e le emozioni del momento. Non esistono solo le tradizionali “tipologie” di nasi, bocche, occhi, ma molte significative sfumature e variabili. «Il corpo e il volto - scriveva alla fine del ‘700 Georg Christoph Lichtemberg - esibiscono una complessa trama di segni storico-naturali prodotta dalle sferzate del destino, dalle avversità della vita, dall’indole, dalle abitudini…». 13


capitolo 4

Gli occhi mostrano i nostri sentimenti più sinceri Gli occhi sono davvero “specchio dell’anima” in quanto gli strumenti più efficaci per manifestare le nostre emozioni. Ma occorre conoscere il loro “linguaggio” per capire realmente ciò che ci dicono. La loro forma e il loro aspetto indicano delle caratteristiche della personalità, ma soprattutto i diversi tipi di sguardo sono la manifestazione dei sentimenti e delle intenzioni di una persona. Ecco le indicazioni su come interpretarli.


Occhiate rivelatrici e sguardi che “parlano”

U

no sguardo, si dice, vale più di mille parole… In effetti, gli occhi non sono solo lo strumento della vista ma anche un potente mezzo di comunicazione: più e meglio del linguaggio infatti manifestano i nostri stati d’animo e i sentimenti. Attraverso l’occhio e lo sguardo possiamo accedere a un contatto diretto e intimo con le persone che abbiamo di fronte. Non per niente si usa l’espressione “Guardami negli occhi!” quando chiediamo a qualcuno di instaurare un contatto diretto e profondo. Per molte culture, infatti, l’occhio rappresenta “lo specchio dell’anima”, nel senso che riflette in maniera immediata le emozioni, le paure, le sfumature emotive più profonde. Questo “linguaggio” degli occhi è dovuto da una parte al loro aspetto esteriore, perché forme diverse degli occhi segnalano diverse sfumature di personalità e suscitano nell’osservatore sensazioni differenti. Ma gli occhi, in più, possono essere usati come mezzo di comunicazione attraverso la direzione dello sguardo, la durata e l’intensità, che hanno un loro specifico significato. La forma e la grandezza degli occhi, come la direzione dello sguardo, la sua intensità, i suoi movimenti rappresentano segnali che se letti nel modo giusto possono rivelare caratteristiche, stati d’animo e intenzioni dell’individuo. 80


Gli occhi mostrano i nostri sentimenti più sinceri

La “lettura” dell’iride L’iridologia è un’antica disciplina, riscoperta di recente, che studia l’iride, ovvero la parte colorata dell’occhio, per individuare in essa non solo caratteristiche morfologiche dell’individuo, ma anche tratti distintivi della personalità ed eventuali debolezze organiche, che possono predisporre ad alcuni disturbi. L’iride osservata da vicino non possiede una colorazione uniforme, ma ci appare come formata da infiniti minuscoli puntini e con tante macchie sfumate di differente colore, che sembrano quasi disegnare delle figure. Sono proprio queste forme create dalla trama del colore dell’iride che raccontano qualcosa di noi. L’iridologia è una disciplina complessa che ha definito tanti tipi di macchie e colori diversi, studiando il loro legame con il corpo e la psiche dell’individuo. In questa sede ci limitiamo a indicare come è possibile interpretare alcuni aspetti dell’iride, che ci possono aiutare a definire quattro tipologie di base di personalità.

Il carattere letto nelle trame degli occhi DISEGNI REGOLARI, QUASI IN RILEVO - Secondo l’iridologia sono particolarmente sensibili e attente alle emozioni le persone con l’iride priva di macchie di colore, ma ricca di trame regolari. Linee che sembrano disegnare una forma e sono apparentemente in rilievo rispetto all’occhio. Chi possiede un’iride di questo tipo solitamente è una persona socievole, aperta ai rapporti con gli altri e predisposta a lasciarsi andare ai sentimenti. 89


UN COLORE NON DEFINITO - È questa la caratteristica primaria dell’iride di una persona razionale e determinata. Sempre secondo l’iridologia, quando a prima vista non si riesce a descrivere il colore dominante dell’iride perché quest’ultima è densa di infinite macchie e trame di differenti sfumature cromatiche ciò è indice, in chi la possiede, di una personalità portata al ragionamento e all’attività mentale. Spesso si tratta di un individuo preciso, indipendente, disponibile al dialogo e ai rapporti interpersonali. TANTE TRAME E SFUMATURE DI COLORE - È il segno distintivo dell’individuo che si contraddistingue per un carattere piuttosto dinamico, attivo, portato al continuo movimento. Sembrerebbe infatti, secondo l’iridologia, che la persona con l’iride formata da diverse sfumature cromatiche e ricca di disegni irregolari, detesti la staticità e, al contrario ami l’azione, specialmente se stimolata da qualcosa di nuovo. Spesso, per soddisfare questo bisogno, si trova a svolgere diverse attività contemporaneamente. FILAMENTI COME “RAGGI DI SOLE” - Questo è il tratto distintivo dell’iride delle persone simpatiche e molto disponibili. L’iridologia, infatti, ritiene che un’iride compatta, di un colore ben distinto, senza trame, disegni e macchie cromatiche, ma in cui si possono notare sottili filamenti che partono dalla pupilla e assomigliano a dei raggi di sole, manifesta un carattere espansivo, aperto a creare rapporti solidi e di fiducia perché in grado di trasmettere sensazioni positive. 90


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