Editoriale
La postura è lo specchio del nostro benessere fisico e mentale
L’ATTEGGIAMENTO CORPOREO CHE ASSUMIAMO RISPECCHIA LA NOSTRA PERSONALITÀ, MA ANCHE IL MODO IN CUI CONSIDERIAMO NOI STESSI E GLI ALTRI. MIGLIORARLO CI PERMETTE DI RITROVARE L’EQUILIBRIOLa nostra postura è il nostro biglietto da visita. Il portamento che assumiamo nella vita di tutti i giorni e l’immagine che abbiamo di noi stessi sono in continuo divenire, si modificano in base alle nostre esperienze sociali e anche in base all’opinione che ci facciamo di noi stessi. Il nostro portamento dice al mondo non solo se abbiamo dei malesseri o dei disturbi fisici, ma anche quanta fiducia abbiamo in noi stessi, e qual è il nostro umore. Se modifichiamo e miglioriamo il nostro atteggiamento corporeo, ecco che possiamo correggere tensioni e squilibri non solo fisici ma anche mentali, migliorando anche il nostro stato d’animo e accrescendo la fiducia in noi stessi. Ma correggere la propria postura non significa “stare dritti” rigidamente, perché in questo modo si incoraggiano proprio tensioni e contrazioni. Al contrario, l’al lineamento posturale è qualcosa di dinamico, flessibile e “interattivo” nei confronti degli sti moli esterni. Ricercare questo tipo di atteggiamento corporeo, anche grazie ai suggerimenti e alle tecniche che si trovano in questo volume, ci permette di prevenire disturbi dolorosi a carico dei muscoli e delle articolazioni, e di evitare lesioni articolari e tensioni croniche (pensiamo per esempio alla cosiddetta Igobba, la postura
tipica dei giovanissimi che porta a inclinare la testa in avanti di 60 gradi per controllare, spesso continuamente, lo smartphone o il tablet). Naturalmente l’attività fisica regolare è indispensabile per migliorare la propria postura e di conseguenza anche la propria autostima. In queste pagine trovate una serie di esercizi che vi aiuteranno ad acquisire più sicurezza in voi stessi, sentirvi ben radicati al terreno ed eliminare tutte le tensioni, sia quelle fisiche che quelle emotive. In particolare vi proponiamo alcuni esercizi di bioenergetica, efficacissimi per sciogliere i blocchi energetici e le rigidità. Inoltre vedremo insieme una serie di atteggiamenti posturali tipici (la postura asimmetrica, bisognosa, oppressa, quella dominante e quella rigida) che differiscono dalla struttura cosiddetta ideale, analizzandone le caratteristiche e le motivazioni che ne stanno alla base. Guardandoci allo specchio possiamo così scoprire se ci avviciniamo a uno in particolare di questi atteggiamenti corporei oppure se siamo una “combinazione” di più tipologie. Questa analisi pratica ci aiuterà a prendere consapevolezza dei nostri disequilibri e a ritrovare un buon rapporto con il nostro corpo oltre che la nostra giusta posizione nel mondo.
L’ATTEGGIAMENTO DEL CORPO E LA SUA IMPORTANZA
PAG. 8
Condiziona anche il nostro benessere
PAG. 10 L’influenza della posizione corporea
Sommario
PAG. 28
Come ci vediamo e come ci muoviamo
PAG. 32
I neuroni specchio e la loro influenza
PAG. 36
PAG. 18
I problemi fisici legati alla postura
PAG. 22 Gli esercizi utili per correggerla
PAG. 24
Alla scoperta della posturologia
Postura: il rapporto con depressione e umore
POSTURA E AUTOSTIMA
PAG. 40
La lettura psicosomatica
PAG. 48 Nascita e sviluppo della fiducia in sé
Direttore Generale: Liliana Tieger
Immagini: 123rf, Adobe Stock, Shutterstock
Editore: Edizioni Riza S.p.A. Via Luigi Anelli 1, 20122 Milano tel. 02/5845961 - fax 02/58318162 www.riza.it
PAG. 58 Valuta il livello della tua autostima
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GLI ESERCIZI UTILI PERPIÙACQUISTARE SICUREZZA
PAG. 64
Trova la tua giusta posizione nel mondo
PAG. 70
L’allenamento di bioenergetica
PAG. 76
La pancia, dimora degli istinti
PAG. 78
Il torace, sede dei sentimenti e dell’energia
PAG. 80
Le braccia e le mani
PAG. 71
I piedi e l’incontro con il suolo
PAG. 72 La camminata consapevole
PAG. 74 Il bacino e i glutei
PAG. 81
La schiena: aggressività
IL PORTAMENTO SEGNALA IL CARATTERE
PAG. 84
Il modo di atteggiarsi rivela la personalità
PAG. 86
La postura asimmetrica
PAG. 88
La postura bisognosa
PAG. 90
La postura oppressa
PAG. 92
La postura dominante
PAG. 94
La postura rigida
PAG. 96 Analizza la tua postura
complesso
IL NOSTRO BENESSERE Condiziona anche Un meccanismo
LA POSTURA
CHE ASSUMIAMO È UN VERO E PROPRIO
BIGLIETTO DA VISITA, CHE RIFLETTE SIA LA NOSTRA PERSONALITÀ
SIA LE EMOZIONI CHE PROVIAMO
La postura che assumiamo nelle varie situazioni della vita di tutti i giorni è il nostro biglietto da visita, perché rivela moltissimo di noi. È un vero e proprio specchio della nostra personalità e del modo in cui consideriamo noi stessi, gli altri e l’ambiente che ci circonda. Il nostro atteggiamento fisico dimostra lo stato d’animo che stiamo provando: così, se cambia l’umore, di conseguenza si modifica anche il nostro modo di “atteggiarci” nel mondo.
SI MODIFICA
SE CAMBIA L’UMORE
Ma non è soltanto il nostro stato d’animo a influenzare la nostra postura, è vero anche il contrario: se modifichiamo vo-
UN DIALOGO CONTINUO
UN DIALOGO CONTINUO
Le nostre posizioni e i nostri atteggiamenti sono lo specchio in grado di riflettere passato, presente e futuro: rivelano come siamo stati accolti quando ci siamo affacciati per la prima volta in questo mondo e come abbiamo saputo trasformarci, maturare ed evolverci; esprimono qual è il nostro atteggiamento odierno verso la vita e la realtà; influenzano e indirizzano i nostri obiettivi e i nostri desideri. Si plasmano e si riadattano ogni giorno in risposta alle esperienze e agli incontri che facciamo. Una agisce sull’altra, in continuo dialogo e interazione tra materia ed energia.
zione sul rapporto fra postura e autostima, ma parleremo anche di come possiamo modificare il nostro modo di atteggiare il corpo, così da prevenire problemi fisici e psicologici, o addirittura curarli.
È LO SPECCHIO DELLA NOSTRA AUTOSTIMA Postura e autostima: in questo volume abbiamo voluto legare insieme queste due parole che, solo apparentemente, sembrano appartenere a due ambiti
Le nostre posizioni e i nostri atteggiamenti sono lo specchio in grado di riflettere passato, presente e futuro: rivelano come siamo stati accolti quando ci siamo affacciati per la prima volta in questo mondo e come abbiamo saputo trasformarci, maturare ed evolverci; esprimono qual è il nostro atteggiamento odierno verso la vita e la realtà; influenzano e indirizzano i nostri obiettivi e i nostri desideri. Si plasmano e si riadattano ogni giorno in risposta alle esperienze e agli incontri che facciamo. Una agisce sull’altra, in continuo dialogo e interazione tra materia ed energia. lontariamente la nostra postura, allora anche lo stato d’animo ne risente, in senso positivo oppure negativo. Lo possiamo notare da un esempio concreto: quando ci sentiamo un po’ giù e vogliamo provare a stare meglio, quasi automaticamente ci raddrizziamo, alziamo lo sguardo e assumiamo un portamento più eretto. La conseguenza quasi immediata è che ci sentiamo effettivamente meglio, tanto che respiriamo anche più profondamente e proviamo maggiore sicurezza in noi stessi.
È ALLA BASE DI MOLTISSIMI DISTURBI
La postura è fondamentale anche per la salute tanto che le posizioni scorrette, soprattutto se adottate per lungo tempo, possono causare numerosi disturbi: dolori articolari e muscolari, ma anche malfunzionamenti degli organi interni. In queste pagine concentreremo l’atten-
completamente diversi. Infatti entrambe sono portatrici di un senso profondo e tutte e due parlano di noi e della nostra vita, del nostro carattere, della nostra storia, del nostro atteggiamento verso noi stessi e il mondo. Cercheremo di raccontare questo legame così profondo: dove nasce, quando si sviluppa, perché si modifica, come ne possiamo divenire consapevoli ma soprattutto cosa possiamo fare concretamente per migliorarlo.
Quando ci sentiamo tristi o abbattuti e vogliamo riprenderci, allora, anche senza rendercene effettivamente conto, raddrizziamo la schiena e teniamo un portamento più eretto. Ed ecco che così ci sentiamo subito meglio.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Un meccanismo complesso
L’influenza
DELLA POSIZIONE CORPOREA
La posizione che diamo al nostro corpo è la manifestazione della nostra personalità, del nostro modo di “stare” al mondo, di relazionarci con gli altri e con l’ambiente. La postura influenza il nostro aspetto, ma anche le nostre emozioni: se la cambiamo si modificano lo stato d’animo e l’umore.
OGNUNO OCCUPA LO SPAZIO IN MODO DIVERSO
Potremmo dire che ci sono tante posture diverse quanti sono gli esseri umani. Ognuno di noi occupa lo spazio diversamente, sia perché ha differenti caratteristiche fisiche, come altezza, peso, masse muscolari, parti scheletriche, sia perché vive e agisce in modo assolutamente personale: c’è chi si erge e affronta il mondo come se dovesse sfidarlo in ogni momento e chi procede nella vita sentendosi oppresso e schiacciato da pesi eccessivi; c’è chi aggredisce, chi si difende, chi è curioso, chi è annoiato, chi è arrabbiato...
DIPENDE
DA DIVERSI FATTORI
È facile intuire che la postura è qualcosa di assai complesso e multifattoriale, nella cui determinazione entrano in gioco l’a-
natomia dei tessuti (i muscoli, le ossa, i tendini, il sistema fasciale ecc.), ma anche le condizioni fisiche generali, le abitudini sportive, i fattori ereditari, nutrizionali e caratteriali, così
come gli elementi ambientali. La postura ci racconta come ciascuno di noi si è adattato all’ambiente che lo circonda, sia fisicamente che mentalmente.
È L’ESPRESSIONE
DEL NOSTRO CORPO
L’atteggiamento del corpo è determinato dalla contrazione di gruppi di muscoli scheletrici che si contrappongono alla forza di gravità. Tutto questo dovrebbe avvenire col minor dispendio energetico e la miglior ripartizione del lavoro tra le diverse componenti, consentendo di muoversi con il minimo sforzo.
DICE COME TI SENTI
E COME AFFRONTI IL MONDO
Un soggetto seduto molte ore davanti al computer, sottoponendo la sua schiena a un notevole stress biomeccanico, svilupperà contratture muscolari che influiranno sulla sua postura anche in altre posizioni. Un giovane innamorato si muoverà in modo sognante, un militare durante una parata in modo rigido e fiero, una persona delusa e depressa procederà lentamente e cautamente, quasi a proteggersi dal mondo esterno; un bambino che non vede l’ora di uscire da scuola esprimerà fisicamente e trasmetterà con il proprio corpo la gioia e il senso di libertà, mentre ben diversa sarà la postura di quello stesso bambino mentre entra a scuola per cominciare le ore di lezione.
La postura è, in senso più ampio, l’atteggiamento abituale che assume il corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i suoi vari segmenti scheletrici, sia quando il corpo è fermo che quando è in movimento, al fine di mantenere l’equilibrio.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Un meccanismo complesso
IL CORPO TRA STABILITÀ E FLESSIBILITÀ
Il nostro corpo è un sistema integrato le cui componenti sono tutte interconnesse tra loro. Esso mantiene un equilibrio dinamico tra i due estremi: flessibilità e stabilità. In genere immaginiamo lo scheletro come una struttura rigida che
tiene “su” il corpo come se fosse l’impalcatura metallica di un grattacielo. In realtà le ossa vengono tenute insieme e collegate tra loro da tessuti morbidi e flessibili che rendono possibili i movimenti: cartilagini, muscoli, tendini...
ALLA RICERCA DELL’EQUILIBRIO
Il corpo è una struttura in equilibrio tra tensione (da intendere come distensione, allunga-
mento, forza che tira in due direzioni opposte) e compressione, schiacciamento. Essa distribuisce la tensione equamente, con il minimo dispendio energetico, fornendo maggiore flessibilità e stabilità. Ogni azione muscolare è una complessa combinazione di muscoli che agiscono insieme ad altri (sinergicamente) e di muscoli che agiscono contro altri (antagonisticamente).
Quando un muscolo è forte e il suo antagonista è debole, ne risulta uno squilibrio e un disallineamento corporeo. Il più forte dei due tende ad accor-
ATTENZIONE AGLI SBILANCIAMENTI
Dal punto di vista posturale, la forza di gravità è il principio attorno a cui si organizza il mantenimento dell’equilibrio. Ora, se il corpo si trova in un corretto allineamento verticale delle sue varie parti, lo stare dritti richiede il minimo sforzo alle strutture corporee osteomuscolari. Poiché il corpo è un sistema integrato, uno sbilanciamento in una sua parte ne produrrà un altro corrispondente in un’altra parte. Se il corpo diviene “non-allineato” ecco che lo stare in posizione eretta richiede maggiori sforzi, con conseguente compressione e usura delle strutture corporee, e un loro più rapido invecchiamento.
ciarsi e il più debole ad allungarsi. Sia la debolezza che l’accorciamento possono causare un allineamento difettoso.
LA SENSIBILITÀ PROPRIOCETTIVA
La sensibilità propriocettiva, cioè la capacità di percepire il proprio corpo o una parte di esso in movimento, varia da individuo a individuo. Per lo
più l’atteggiamento abituale del corpo (postura), il suo modo di camminare e di muoversi, è inconscio e spesso vi sono errori di percezione di quest’ultimo, che risultano legati a una scarsa attenzione corporea oppure alla repressione inconscia delle sensazioni provenienti da alcune sue parti. Tutti abbiamo in comune la stessa struttura fisica, ma i modi in cui ciascuno “abi-
ta” tale struttura sono molto diversi. In seguito a posture e atteggiamenti corporei scorretti, così come a causa di emozioni non espresse, che rimangono “imprigionate” in noi, avviene che le fasce muscolari e le strutture che costituiscono la postura divengano compresse, più solide e rigide, impedendo la fluidità dei movimenti e anche delle emozioni.
Se si chiede a differenti persone di mettersi in posizione eretta, con la testa allineata sul tronco e le braccia e le gambe poste lungo l’asse verticale, si vedrà che, in realtà, questa posizione sarà diversa per ognuna di esse, anche se tutte penseranno di avere il corpo perfettamente allineato e diritto.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Un meccanismo complesso
PER IL SISTEMA NERVOSO
ATTENZIONE ALLA PRIMA VERTEBRA CERVICALE
L’allineamento ottimale della testa sulla colonna vertebrale è importante anche per il sistema nervoso (perché il midollo spinale e i nervi spinali escono lateralmente dalla colonna e una deviazione dall’allineamento rischia di provocare conseguenze nocive). del sistema nervoso è collocata a livello della prima vertebra cervicale, su cui poggia l’osso occipitale del cranio. Questo punto non deve essere troppo piegato (quando il mento tende ad innalzarsi troppo), ma deve rimanere sciolto e “aperto” (il pomo d’ dovrebbe essere troppo visibile).
Altrimenti si crea una pressione eccessiva sulla prima vertebra. Inoltre, se si tiene la testa inclinata troppo in avanti rispetto alla colonna, ciò provoca un incremento della forza necessaria affinché la muscolatura cervicale possa sostenere il capo.
Idell’equilibrio del corpo in posizione eretta, con il minimo sforzo, presuppone che i tre pesi principali del corpo (testa, torace e bacino) si organizzino lungo una linea retta verticale. Lo scarico del peso della testa sulla colonna vertebrale che lo sostiene è di fondamentale importanza per la postura. La testa pesa mediamente 5-7 chilogrammi e il suo peso viene trasferito, tramite la prima vertebra cervicale (atlante), lungo la colonna vertebrale fino al bacino e all’osso sacro, per scaricarsi infine nel terreno attraverso le gambe e i piedi. Per svolgere questa funzione le dimensioni delle ver-
tebre aumentano dall’alto verso il basso, come in una piramide.
UNA SEQUENZA DI CURVATURE
Fisiologicamente, nell’allineamento verticale di testa, tronco e bacino, si crea lungo la colonna una sequenza di curvature alternate: all’altezza della cervicale, del torace, delle vertebre lombari e dell’osso sacro. Que-
ste curve servono per ammortizzare gli eventuali urti e migliorare la distribuzione del peso. Se i tre “blocchi” non sono allineati sulla verticale (basta un solo elemento fuori posto nell’equilibrio), ecco che alcuni muscoli devono fare da contrappeso allo squilibrio con una tensione eccessiva. I muscoli antagonisti (cioè quelli che svolgono il lavoro opposto)
si rilasciano e si indeboliscono. Si crea così un circolo vizioso di compensazioni e di alterazioni delle fisiologiche curvature, sia a livello antero-posteriore (cifosi/lordosi) che a livello laterale (scoliosi). Ci sono due punti nei quali si producono le deformazioni principali dell’asse verticale: le due “cerniere” costituite dalla zona cervicale e da quella lombare.
L’ALLINEAMENTO DI PROFILO
I PUNTI DA ALLINEARE
Guardando una persona di profilo, per avere l’allineamento ideale devono trovarsi sulla stessa linea in verticale, i seguenti punti:
linea, in verticale, i seguenti punti.
(punto centrale “dell’attacco” del braccio alla spalla);
I PUNTI ALLINEATI IN VERTICALE
Ecco i punti del corpo che devono essere posizionati lungo la stessa retta in linea verticale per avere un corretto allineamento dei pesi, che favorisce l’equilibrio, la salute e anche il benessere psichico.
MALLEOLO ESTERNO (l’osso sporgente della caviglia); LATO DEL GINOCCHIO LATO DELLA CINTURA SCAPOLO-OMERALE LATO DELL’ANCA (alla testa del femore) CENTRO DELL’ORECCHIO. LATO DELLA GABBIA TORACICAA d ds adsa dgagd duags dsag d agsd asd ua gsdu gasd usa du asduas dga gasda gsd ssss sss au
Lo scarico del peso del cranio sulla colonna che lo sostiene è fondamentale per il corretto allineamento.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Un meccanismo complesso
BISOGNA ESSERE FLESSIBILI
Va sottolineato che l’allineamento posturale non deve essere inteso come un equilibrio rigido e statico del tipo “stare dritti” rigidamente, perché questo incoraggia le contrazioni e le tensioni che riducono sia la stabilità che la mobilità della colonna e del corpo intero. L’allineamento posturale è sempre “in movimento” e dipende dagli stimoli interni ed esterni: l’equilibrio della colonna vertebrale viene influenzato dalla mobilità delle sue curvature, dalla sintonia della forza di gravità che spinge verso il basso e dalla controazione di una forza centrifuga che spinge verso l’alto. Queste forze si esprimono nell’alternanza e nell’equilibrio dinamico tra allungamento e compressione: ciò permette di avere una colonna vertebrale sensibile, non artificiosamente e innaturalmente “diritta”.
L’IMPORTANZA
DELLE GINOCCHIA
La flessibilità dell’articolazione delle ginocchia permette di compensare eventuali squilibri e sbilanciamenti dell’allineamento che arrivano dall’alto, per mantenere il corpo eretto. Ma questo può andare a scapito dell’integrità di ginocchia, caviglie e piedi. Infatti il ginocchio può essere in equilibrio ottimale solo in un punto preciso, che corrisponde all’allineamento diretto con la forza di gravità. Qualunque deviazione
del peso verso l’interno o l’esterno dell’articolazione la fa sbilanciare e il ginocchio, portando su di sé tutto il peso del corpo, si sottopone a una notevole tensione per poter mantenere l’equilibrio in posizione eretta. Questo può arrivare a usurare l’articolazione.
UNA CONTINUA OSCILLAZIONE
Una persona che sta apparentemente ferma in piedi, non può esserlo mai completamente: si trova infatti in una condizione di continua e persistente oscillazione, anche se impercettibile. Tale oscillazione è il risultato del costante processo di adattamento posturale che il soggetto attua per mantenere l’equilibrio a fronte di stimoli destabilizzanti provenienti dall’ambiente esterno (ad esempio stimoli visivi, uditivi, meccanici, ma anche termici) e dall’ambiente interno dell’organismo (respirazione, modulazioni muscolari, emozioni). Il risultato di questa interazione fra i diversi stimoli è l’equilibrio corporeo nello spazio.
IL LINGUAGGIO
UN VEICOLO DI CO
La postura non è solo un equilibrio meccanico, per quanto sofisticato. Essa è anche, potentemente, veicolo di comunicazione tra individuo e ambiente: parliamo di “linguaggio del corpo”, come di un
L’allineamento posturale è qualcosa di dinamico e interattivo rispetto agli stimoli interni ed esterni.
I FATTORI CHE DETERMINANO L A NOSTRA POSTURA
La postura si ottiene grazie all’interazione di numerosissime aree del nostro corpo, che interagiscono fra di loro. D ipende quindi da svariati fattori, che differiscono notevolmente da persona a persona. Ecco alcune delle caratteristiche personali alle quali è collegata.
● L A PERFO RMANCE MUSCO LARE: non tutte le persone hanno la stessa resa e potenza muscolare.
● L’EQUILIBRI O: non tutti sono abili funamboli in grado di stare in equilibrio su un filo. E sso dipende in buona parte dal sistema labirintico dell’orecchio controllato dal sistema nervoso.
● I RECETTO RI: strutture del sistema nervoso specializzate nel trasmettere al cervello la condizione fisica e biomeccanica di una determinata parte dell’organismo. E sistono recettori specifici per trasmettere informazioni sulla pressione, la velocità, la temperatura, il dolore, l’equilibro e la spazialità. S ervono a farci percepire esattamente le condizioni generali del corpo e le modifiche che avvengono al variare della nostra posizione.
DEL CORPO
MUNICAZIONE
rapporto interattivo continuo, spesso spontaneo e inconscio (cioè indipendente dalla nostra volontà cosciente) tra l’individuo e ciò che lo circonda e lo coinvolge in modo più o meno diretto.
● L’INTEGRITÀ DEI TESSUTI DELLE ARTICO LAZI O NI: i legamenti non hanno solamente una funzione meccanica, ma anche neurologica. Essi infatti informano il nostro cervello sullo stato posturale dell’intero individuo.
Una lesione al legamento crociato del ginocchio, per esempio, può pregiudicare anche una corretta postura in piedi.
● I L SISTEMA NERVOSO CENTRALE: ad esso arrivano i segnali dell’ambiente esterno attraverso i nostri recettori e da qui partono verso la periferia i corretti segnali nervosi per adattarsi all’ambiente.
Un meccanismo complesso
I problemi fisici LEGATI ALLA POSTURA
MA NON SOLO
Ogni persona non è del tutto conscia della propria postura, sia essa oggettivamente corretta oppure presenti delle disfunzioni. I fattori ambientali, ma anche i vissuti emotivi e le condizioni sociali agiscono in intima connessione con i recettori sensoriali e le strutture nervose a determinare il nostro compor-
tamento corporeo: in pratica ci adattiamo continuamente alla realtà, senza effettivamente rendercene conto. La postura umana è la strategia impiegata dal nostro sistema nervoso, muscolare e scheletrico per rimanere in equilibrio. I traumi, le alterazioni patologiche e gli eventi stressanti possono influire su questo meccanismo così complesso.
SI SVILUPPANO TENSIONI CRONICHE
La persona, pur riuscendo a mantenere l’equilibrio in relazione alla forza di gravità, può farlo in maniera non ottimale, sviluppando in questo modo tensioni croniche e uno sforzo eccessivo. I difetti posturali si possono manifestare chiaramente mediante asimmetrie, deviazioni dell’asse del corpo,
ANOMALIE POSTURALI SI POSSONO MANIFESTARE ATTRAVERSO ASIMMETRIE, DEVIAZIONI DELL’ASSE CORPOREO, DISTURBI DOLOROSI A LIVELLO DI MUSCOLI E ARTICOLAZIONI.ALLA BASE DEI DISTURBI
L E POSSIBI L I CAUSE
Le posture scorrette possono essere collegate ad alterazioni del sistema posturale dovute a una serie di fattori fisici. Ecco alcune possibili cause.
● Alterazioni meccaniche (asimmetrie nei piedi, differenze di lunghezza delle gambe, alterazioni del bacino).
● Problemi alla dentatura e alla mandibola (malocclusione dentale, bruxismo).
● Alterazioni del lavoro muscolare.
● Disturbi nella vista (strabismo, difficoltà di accomodazione) o nell’orecchio (patologie del vestibolo).
● Malfunzionamenti del sistema nervoso.
dolori a livello di muscoli e articolazioni, ma possono rivelarsi anche tramite una scarsa coordinazione del movimento, con disturbi psicologici e del comportamento.
COME È MEGLIO INTERVENIRE
Lo studio e l’eventuale correzione di una postura scorretta e i problemi ad essa collegati coinvolgono diverse branche e specialisti di formazione varia. Una postura alterata può determinare dolori o disturbi di vario genere e di questi spesso si occupano in prima istanza l’ortopedia e la medicina riabilitativa; ma su altri piani possono essere coinvolte anche l’odontoiatria, l’oculistica, la vestibologia (che si occupa dei disturbi dell’equilibrio legati a problemi dell’orecchio inter-
no, il vestibolo, appunto), la psicologia e la neurofisiologia. Un altro ambito molto sfaccettato comprende le tecniche corporee che migliorano la consapevolezza del proprio corpo e che, attraverso esercizi ad hoc, favoriscono l’acquisizione di una postura corretta.
I SINTOMI CHE POSSONO COMPARIRE
Queste alterazioni creano una serie di input disfunzionali che
inducono delle contratture generali di compenso, provocando “a cascata” dolori e disturbi di vario genere. Le sintomatologie dovute alle disfunzioni dei recettori possono essere: dolori alla schiena, cefalea, dolori ai piedi, disturbi viscerali, difficoltà motorie, tensioni muscolari, vertigini, acufeni (percezione di ronzii o fischi all’interno dell’orecchio), torcicollo e problemi di concentrazione.
Il nostro comportamento corporeo è l’espressione del nostro “essere nel mondo”: ci adattiamo alla realtà che ci circonda, momento dopo momento, senza rendercene conto.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Un meccanismo complesso
I DISTURBI CHE SI RISCHIANO
Imparare a migliorare la postura ci aiuta a prevenire i dolori, le contratture e le lesioni. Una posizione sbagliata può arrivare a influenzare altre parti del corpo
che, a lungo termine, rischiano di essere affette da vari disturbi. Oltre a provocare mal di schiena o di testa, una postura scorretta adottata in maniera continua può
MALE AL COLLO E AL TRAPEZIO
È un disturbo provocato da uno sforzo eccessivo delle articolazioni delle ultime vertebre cervicali, quelle che sostengono il peso della testa; compare in genere quando manteniamo il collo teso e rigido a lungo, oppure sforziamo le vertebre in posizioni innaturali per concentrarci sul lavoro, soprattutto al computer.
comportare problemi cronici come stanchezza o errato allineamento del bacino, fino ad arrivare all’ernia del disco. Ecco le conseguenze più comuni.
FASTIDIO ALLA ZONA CENTRALE DELLA SCHIENA
Questa sensazione è comune nelle persone che stanno sedute con una curva esagerata del tratto dorsale e le spalle incurvate in avanti, oppure che stanno in piedi in posizione scorretta, eccessivamente inarcati. È un disturbo che compare anche quando stiamo fermi oppure in piedi per un prolungato periodo di tempo, senza bilanciare correttamente il peso e senza alternare i pesi sulle gambe. Si manifesta in ogni caso con fitte dolorose nella parte centrale della schiena.
DOLORE LOMBARE
È un disturbo frequente nelle persone che restano molto tempo in posizione seduta con la schiena curva, oppure in posizione eretta con la schiena eccessivamente inarcata e l’addome sporgente. Può comparire anche dopo aver sollevato un oggetto pesante, comprimendo le vertebre. Il dolore lombare può arrivare a estendersi fino ai glutei e, in alcuni casi, anche alle gambe.
LA “GOBBA” DA SMARTPHONE
Una volta era il peso degli zaini e dei libri di testo a suscitare allarme per le possibili conseguenze sulle schiene e sulla salute dei ragazzi, oggi invece sta sorgendo un altro problema simile legato all’utilizzo di smartphone e tablet: la cosiddetta “igobba”, cioè la gobba dovuta all’impiego dei dispositivi digitali. Essa è provocata dalla posizione innaturale che il collo assume quando si controlla continuamente il telefono cellulare: la testa si inclina in avanti di 60 gradi e il collo, per mantenere forzatamente questa posizione, deve sopportare un grande sforzo. Più è piccolo lo schermo del dispositivo, più ci si piega per leggerlo. Questo induce una postura sbagliata, con la schiena ricurva in avanti. Da qui è stato coniato il termine “igobba”, che descrive l’inclinazione in avanti del collo e della schiena che soprattutto i giovanissimi tendono ad assumere.
LESIONI ARTICOLARI
Tenere costantemente una postura sbagliata in posizione seduta, o eretta, oppure compiendo sforzi e movimenti, aumenta il rischio di soffrire di lesioni articolari dovute all’usura delle parti, come l’artrosi, perché il nostro peso viene mal distribuito e si concentra solo su alcuni punti.
UN’ABITUDINE SBAGLIATA
SCRIVERE SMS CAMMINANDO
Anche l’abitudine di scrivere sms mentre si cammina può alterare il sistema di equilibrio e la postura (oltre che rappresentare un rischio, perché spesso si attraversa la strada distrattamente e senza la dovuta attenzione). È importante cercare di mantenere una posizione naturale quando si guarda il telefono: tenendo spalle e testa più all’indietro e alzando leggermente il braccio che tiene il telefono per portarlo più vicino al viso. È utile anche sciogliere il collo periodicamente e le spalle con movimenti di stretching.
PER CORREGGERLA Gli esercizi utili Cosa fare in pratica
PROVA LA GINNASTICA FACILE DA FARE ANCHE A CASA E SEGUI I CONSIGLI DEGLI ESPERTI PER EVITARE TUTTE LE POSIZIONI SBAGLIATE
Una postura corretta è quella che mantiene il corpo allineato e stabile con il minor consumo di energia possibile.
Per riuscirci, è molto importante fare in modo che la colonna vertebrale non abbia nessuna deviazione laterale e che non si incurvi né nella parte superiore, causando la tipica “gobba”, né in quella inferiore. Per correggere queste posizioni errate, ecco una serie di utili esercizi, da praticare anche tutti i giorni.
GUARDARSI
ALLO SPECCHIO
Risulta molto utile mettersi in piedi di fronte a uno specchio a figura intera mentre si cerca di correggere la propria postura. Bisogna controllare di distribuire il peso in modo uniforme su entrambi i piedi, con le spalle indietro. Mettetevi di profilo e controllate di avere un corretto
allineamento verticale, come se una linea retta immaginaria toccasse l’orecchio, la spalla, il fianco, il ginocchio e la caviglia (vedi pag. 15).
APPOGGIARSI
A UNA PARETE
Appoggiate la schiena e i glutei alla parete, senza schiacciarvi, ma assumendo la vostra posizione normale. Infilate la mano tra la schiena e la parete, all’altezza della curva lombare, sopra i glutei. Se la mano non passa oppure è troppo schiacciata significa che la curva è poco accentuata, se invece “balla” troppo vuol dire che la curvatura è eccessiva.
IN POSIZIONE ERETTA
In posizione eretta il petto dovrebbe essere alto, la testa diritta e i muscoli addominali leggermente contratti, poiché ci aiutano a stare in equilibrio. Il peso del corpo deve essere
L’ATTIVITÀ FISICA È INDISPENSABILE
L’attività fisica e il movimento sono importanti per mantenere il tono muscolare necessario alla corretta postura. È consigliato dunque camminare, correre, pedalare, nuotare, fare stretching, cercando di rafforzare i muscoli e la resistenza fisica, ma senza strafare. È importante poi cercare continuamente di variare la propria posizione, spostando il peso da una gamba all’altra, o muovendo la schiena, sia quando si è seduti che mentre si rimane in piedi a lungo.
ripartito tra le due gambe e le ginocchia devono essere leggermente flesse.
MENTRE SI CAMMINA
Bisogna mantenere la testa diritta e il collo in posizione verticale. È bene evitare di tenere la testa piegata guardando a terra, poiché questa posizione sforza le vertebre cervicali. Camminando assicuratevi inoltre di appoggiare prima il tallone e poi la punta del piede.
LE “VERIFICHE”
DA FARE QUANDO SI STA SEDUTI
Verificate che la schiena sia dritta, le spalle rivolte indietro e anche direzionate verso il basso, mentre la pianta dei piedi dovrebbe essere appoggiata al suolo. Mantenete la curva lombare, con l’aiuto di un sostegno incorporato nella sedia oppure mediante l’uso di un cuscino basso.
QUANDO SI DORME
La posizione migliore durante il sonno è quella sul fianco, tenendo le gambe leggermente piegate. Tale posizione aiuta a mantenere le normali curvature della colonna vertebrale e inoltre serve anche a facilitare una corretta respirazione.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Impariamo per imitazione
Alla scoperta della
POSTUROLOGIA
È UNA BRANCA TRASVERSALE CHE MIRA A IDENTIFICARE TUTTELE PROBLEMATICHE POSTURALI E I DISTURBI AD ESSE CONNESSI
Ormai da diversi anni lo studio della posturologia è entrato a far parte del programma didattico universitario. In molti atenei troviamo infatti corsi di perfezionamento rivolti non solo a coloro che svolgono professioni in ambito strettamente sanitario, come medici, odontoiatri, infermieri, fisioterapisti, ma anche a professionisti nell’ambito delle attività mo-
torie e sportive, della psicologia e perfino dell’ingegneria biomedica.
UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE
Si tratta di diverse figure professionali, in quanto l’approccio ai disturbi posturali necessita di una collaborazione interdisciplinare per sviluppare un linguaggio comune tra tutte le figure che si occupano di alterazioni della postura, di riabi-
litazione delle disfunzioni e dei sintomi ad esse collegati, primo fra tutti il dolore. Nello studio di questo tema sono coinvolte molte materie e discipline: anatomia, neurologia, fisiologia, biomeccanica articolare, medicina interna, fisiatria, ortopedia, ortodonzia, oculistica, vestibologia, scienze motorie, terapie manuali, osteopatia, psicologia, psicosomatica e bioenergetica (analisi bioenergetica e strutture caratteriali).
IL PERCORSO PUÒ
DIVENTARE TORTUOSO
La posturologia va intesa come una branca “trasversale” e multidisciplinare, nella quale
UN CAMBIAMENTO CONSAPEVOLE
BISOGNA TENERE CONTO ANCHE DELLE EMOZIONI
La postura non si può definire solo dal punto di vista biomeccanico, con riga, squadra e filo a piombo, e non si può correggere solo con esercizi fisici o particolari stimolazioni. Queste tecniche non tengono conto della componente emozionale e psicologica della postura. Infatti la focalizzazione delle problematiche posturali si concentra spesso solo sugli aspetti neurofisiologici e biomeccanici, e meno su quelli psicosomatici, che invece rivestono un ruolo rilevante nel modulare la postura. Si interviene sulla componente che sembra primariamente chiamata in causa - per esempio la posizione dei piedi (corretta attraverso solette), oppure il sistema muscoloscheletrico (che si prova a sistemare con interventi di manipolazione, osteopatici o chinesiologici), o ancora l’occlusione dentaria (modificata attraverso l’ortodonzia) - ma in tutti questi casi senza che la persona possa partecipare in modo attivo e consapevole al cambiamento.
il singolo specialista dovrebbe cercare di confrontarsi con chi si avvicina allo stesso sintomo da un punto di vista diverso. Nella pratica, però, questa comunicazione non appare sempre così fluida, anzi, può succedere che le chiavi di lettura di un disturbo siano molto diverse o addirittura in contrasto tra di loro.
COME INDIVIDUARE IL TRATTAMENTO PIÙ ADATTO
Quando il problema è concretamente individuabile in una precisa funzione corporea, il trattamento specifico può apportare sostanziali miglioramenti o la scomparsa della disfunzione e del dolore. Talvolta però il percorso diven-
ta più tortuoso e dalle varie analisi posturologiche non è facile individuare i trattamenti più adatti. Può succedere allora che le persone vengano indirizzate a sottoporsi a cure dei generi più svariati: trattamenti
manuali, osteopatici, di manipolazione, modifiche della masticazione tramite l’ortodonzia, uso di plantari, stimolazioni magnetiche, esercizi di rieducazione della muscolatura oculare, tecniche di ginnastica.
U N SISTEMA COMPLESSO
La postura è un sistema complesso che si sviluppa come un’importante risposta di adattamento dell’individuo all’ambiente, quindi è legata al suo modo di essere nel mondo. Non si tratta dunque di riadattare la postura “scorretta” secondo canoni ideali che vengono dati a priori come corretti, ma di far sì che questa personale modalità di “essere nel mondo” - che è una creazione individuale preziosissima da rispettare - possa avere la libertà di autoespressione.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Impariamo per imitazione
IL CORPO TRA
Oggi troviamo sempre più spesso la figura professionale del “posturologo”, che dovrebbe essere - in teoria - la figura più indicata proprio per correggere eventuali squilibri della postura. È facile pensare alla terapia posturale come un tentativo di aggiustamento del disfunzionamento del corpo: il terapeuta diventa così il “riparatore” della macchina-corpo. Ma ogni terapia non può essere soltanto meccanica. Perché bisogna avvicinarsi al corpo come espressione della storia del soggetto, della sua individualità, e al sintomo non come un disfunzionamento della macchina-corpo, bensì come un segnale che fa emergere in superficie questa sua peculiare singolarità.
I NUOVI PUNTI DI RIFERIMENTOPOSTURALI
Se la persona non viene messa in grado di integrare in modo cosciente i cambiamenti che vengono apportati dall’esterno su una parte del suo corpo oppure sul suo modo di atteggiarlo, non può assimilare un reale apprendimento corporeo e quindi stabilire dall’interno di sé nuovi punti di riferimento posturali, accettandoli a livello inconscio e conscio in modo da renderli suoi.
STABILITÀ E FLESSIBILITÀ
I MIGLIORAMENTI A VOLTE SONO SOLO TEMPORANEI
Questo spiega il motivo per cui, nonostante la correttezza di certe interpretazioni diagnostiche e dei conseguenti interventi correttivi, spesso accade che la persona manifesti un miglioramento solo temporaneo dei propri problemi fisici, oppure che trovi sostanzialmente inefficaci le terapie a cui si è sottoposta. Questo succede perché il corpo ha ormai acquisito una radicata idea e memoria di sé, che tende a permanere e che si modifica soltanto dopo una rielaborazione molto profonda. È difficile quindi riuscire ad attivare dei cambiamenti reali, che diventino permanenti.
BISOGNA PERCEPIRE MEGLIO IL PROPRIO FISICO
Qualsiasi intervento sulla postura dovrebbe quindi aiutare la persona a percepire meglio le sensazioni che provengono dalle varie parti del proprio corpo e a favorire la riduzione dello stato di tensione muscolare cronica che si annida in alcune sue aree come risposta agli eventi stressanti cui viene sottoposto. Infatti, quando sono presenti tensioni muscolari si riduce anche la capacità di percepire il proprio corpo.
UN ASSETTO POSTURALE DEL TUTTO PERSONALE
Per migliorare la postura serve una rieducazione delle percezioni sensoriali, che si può sviluppare man mano che si acquisisce una maggiore attenzione alle informazioni che provengono dal corpo.
La postura ideale può esistere solo sul piano teorico; nella realtà c’è per ognuno un assetto personale, che permette la massima possibilità espressiva col minimo sforzo, nel modo più naturale e confortevole.
U N APPROCCIO
MULTIDISCIPLINARE
Metodi di rilassamento, esercizi di mobilizzazione, di coordinazione e di equilibrio, tecniche di rilassamento, respiratorie e di analisi bioenergetica, massaggi, possono essere integrati con interventi di natura fisioterapica e biomeccanica per un approccio complessivo ai problemi posturali.
Ognuno ha i propri disequilibri e in un certo senso deve partire proprio da questi per trovare un suo creativo equilibrio personale.
Impariamo per imitazione
Come ci vediamo
E COME CI MUOVIAMO
IL NOSTRO “STARE NELLO SPAZIO” DIPENDE DA MOLTEPLICI FATTORI, CHE SONO IN CONTINUA E COSTANTE INTERAZIONELa postura coinvolge facoltà legate alle emozioni, ai sentimenti, alla percezione, alla memoria, all’organizzazione e al controllo, in continua interazione
tra l’interno di sé e il mondo. Per poter comprendere i processi che stanno alla base di questa elaborazione, occorre introdurre i concetti di schema corporeo e di immagine corpo-
TRA DI LORO
rea. Essi possono aiutarci a capire come si determina la nostra capacità di muoverci e di occupare lo spazio intorno a noi: in sostanza come diventiamo quello che siamo e come hanno origine i cambiamenti della nostra postura. Sussiste ancora una certa confusione tra i due termini, che vengono talvolta interscambiati e sovrapposti, ma negli ultimi anni si è cercato di fare chiarezza su di essi.
LO SCHEMA CORPOREO
È la rappresentazione interna del nostro corpo (una mappa percettiva) inscritta nel cervello, grazie alla quale ci sappiamo orientare nello spazio che occupiamo e localizziamo le diverse parti del nostro corpo. Questo avviene in modo inconsapevole e ci consente di attuare tutti quegli aggiustamenti posturali che ci permettono di stare in equilibrio e muoverci senza doverne essere coscientemente consapevoli attimo per attimo.
SEMPRE IN EVOLUZIONE
Il sistema nervoso attua autonomamente il processo di localiz-
zazione spaziale e lo ottiene attraverso input sensoriali multipli che interagiscono coi sistemi motori del nostro corpo. Lo schema corporeo è “localizzato” o, meglio, si costituisce prevalentemente in alcune aree della corteccia cerebrale parietale. Altre componenti dello schema vengono elaborate in regioni differenti del cervello. Tale schema è la fonte della percezione del corpo, ma non è una replica esatta della sua morfologia; è sempre in evoluzione, è plastico e dinamico e fornisce una serie di funzioni motorie necessarie per vivere e interagire con gli altri e l’ambiente.
UN ESEMPIO PRATICO
L’ATTO DEL CAMMINARE
UN MODELLO “PLASTICO”
Ogni nuova postura e movimento vengono registrati in questo schema plastico e messi in relazione con le altre informazioni già in possesso. Esso può anche incorporare parti esterne al corpo, come una protesi su un arto amputato o un attrezzo utilizzato con abilità: il bisturi che diventa tutt’uno con la mano del chirurgo, lo strumento musicale per un musicista... Lo schema corporeo ci permette in continuazione di compiere rapidamente gesti piccoli e grandi essenziali per la vita quotidiana, come prendere oggetti, usare utensili e così via.
Pensiamo per esempio all’atto di camminare, che coinvolge l’azione simultanea e fluida dei muscoli di tutto il corpo. Se dovessimo coscientemente prestare attenzione a tutte le operazioni sensitive e motorie che stanno alla base del camminare, non riusciremmo probabilmente a farlo. Quando subiamo danni neurologici (come una lesione cerebrale o dei nervi, un ictus) possono comparire disturbi dello schema corporeo, legati ad una percezione erronea del corpo, con una perdita del controllo innato sulla postura e sui movimenti.
Immagine e schema corporeo
Come abbiamo detto, per aiutarci a capire come si determina la nostra capacità di muoverci e di occupare lo spazio intorno a noi abbiamo introdotto il concetto di schema corporeo, ma è necessario anche parlare di “immagine corporea”. Vediamo insieme di cosa si tratta.
L’IMMAGINE CORPOREA
L’immagine corporea è l’immagine del corpo che ci formiamo nella mente, il modo in cui esso ci appare e viene da noi valutato. Mentre lo schema corporeo è una rappresentazione percettiva del corpo di cui non siamo consci, che si sviluppa dall’esperienza motoria, l’immagine corporea invece è intenzionale: è il corpo che coscientemente conosciamo e sentiamo, è lo specchio interiore con cui lo valutiamo e riflettiamo su di esso. Ci rendiamo conto del nostro corpo, delle sue posizioni, ne abbiamo conoscenze e convinzioni, proviamo emozioni e
sentimenti, visualizziamo la nostra taglia e anche la forma del nostro corpo nel suo insieme e nelle singole parti, lo confrontiamo con quello degli altri, esprimiamo giudizi, proviamo sentimenti, prendiamo decisioni, per esempio sull’alimentazione da seguire e sull’attività fisica da svolgere.
UN PROCESSO IN CONTINUO CAMBIAMENTO
L’immagine corporea è un processo continuo che media e integra le nostre sensazioni, le nostre convinzioni e le nostre emozioni. Essendo legata agli stati emotivi ed affettivi, si sviluppa e si modifica costantemente nel corso della vita e influisce enormemente sulla nostra autostima. Anche l’immagine corporea è collegata all’attività di determinate aree cerebrali, (come l’insula, l’amigdala, la corteccia...).
COME SI COSTRUISCE
L’immagine corporea si costituisce in un processo che inizia già dai primi giorni di vita e resta strettamente legato al nostro sviluppo neurologico, affettivo e sociale. Il neonato dal terzo mese manifesta un interesse verso il mondo esterno e il proprio corpo, ma non è ancora in grado di distinguerli. A partire dai 3 anni il bambino raggiunge la coscienza di sé ed è in grado di riconoscere il riflesso della sua immagine allo specchio; verso i 5-6 anni completa l’integrazione delle varie parti del suo corpo e riconosce quelle degli altri. Nell’adolescente avviene una trasformazione del corpo e della sua rappresentazione: l’adolescente deve così “rimentalizzare” il proprio corpo, cioè ricostruire il proprio schema corporeo e la propria immagine corporea.
LA RAPPRESENTAZIONE DEL CORPO
I concetti di schema corporeo e di immagine corporea danno modo di riprodurre la complessità della rappresentazione del corpo. Vi concorrono in varia misura elementi genetici predeterminati, elementi di interazione tra genetica e ambiente, aspetti in cui prevale l’intervento dell’ambiente. La postura che assumiamo viene in buona parte impostata nei primi anni, come risultato di un processo di interazione tra queste componenti, innate e impersonali (schema corporeo) e individuali e soggettive, legate all’energia investita nelle fasi dello sviluppo infantile e nelle prime relazioni con le persone di riferimento che si sono prese cura del bambino e negli eventi della vita individuale (immagine corporea).
UNA QUESTIONE DI “ATTENZIONE”
IDENTITÀ E AUTOSTIMA
L’immagine corporea si poggia sulla nostra capacità di direzionare la nostra attenzione: questo spiega perché talvolta a qualche parte del corpo prestiamo molta attenzione, facendone una priorità, mentre ne trascuriamo o ignoriamo qualche altra. Esperienze psicologiche vissute durante l’infanzia e l’adolescenza, sia di tipo positivo che negativo, agiscono sull’immagine corporea: per esempio umiliazioni subite per il proprio aspetto fisico, ma anche un eccesso di apprezzamento, durante l’infanzia e l’adolescenza, possono influire sulla persona rendendola poi molto attenta al proprio aspetto fisico, che diventa un fattore prioritario per la propria identità. Quest’ultima non può essere compresa davvero se separata dal corpo e dalle sensazioni fisiche provate.
Immagine e schema corporeo
I neuroni specchio
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza e la loro influenza
grazie a queSto “SiStema” capiamo le azioni degli altri Senza dover penSare. e la SteSSa coSa avviene anche con le emozioni
Siamo esseri eminentemente sociali, la nostra vita dipende dalla nostra capacità di capire cosa fanno gli altri, comprendere le loro intenzioni e i loro sentimenti, in modo da poter interagire e creare insieme forme di convivenza sociale. Una delle più importanti scoperte neurofisiologiche ha messo in luce un particolare meccanismo di comprensione “intuitiva” delle azioni eseguite dagli altri e delle loro intenzioni. Si tratta della scoperta dei neuroni specchio, che ha aperto vie innovative di conoscenza del rapporto tra espressione corporea, empatia e comprensione immediata e non concettuale dell’altro.
L’importanza di veder fare I neuroni specchio sono stati originariamente scoperti nella corteccia motoria del macaco, una specie, come l’uomo, eminentemente sociale. Essi formano una particolare classe di cellule nervose che si attivano sia quando la scimmia esegue uno specifico atto motorio, per esempio afferrare un pezzo di cibo, sia quando
osserva un altro individuo (scimmia o uomo) eseguire un atto motorio identico o simile. La scoperta dei neuroni specchio nella scimmia ha subito posto il problema della loro possibile esistenza nell’uomo. Anche nel cervello dell’uomo si trovano neuroni motori che si attivano sia quando si compie l’azione, che quando si vede qualcuno farne una simile, con lo stesso scopo.
Un meccanismo cerebra
La semplice os servazione di un’azione de termina un au mento dell’atti vità della corteccia cerebrale, analoga a quella che si registra du
rante l’esecuzione dell’azione stessa, quasi che l’osservatore la stia eseguendo. Questa scoperta ha dimostrato che fare una cosa e vederla fare da un altro non sono due fenomeni totalmente distinti. Inoltre nell’uomo il rispecchiamento e la risonanza delle azioni osservate sono più ampi che nella scimmia. Molteplici esperimenti hanno dimostrato che nel cervello umano esisto-
Se sorrido attivo i neuroni specchio del sorriso in chi mi guarda. Quando una persona vede il riso di un’altra persona, gli si attiva esattamente quel centro corticale che lo determina.
APPRENDIAMO GUARDANDO
Perché il sistema motorio contiene neuroni che rispondono alla visione di atti motori eseguiti da altri? L’ipotesi generalmente accettata è che i neuroni specchio siano necessari per una comprensione immediata dell’azione altrui. Quando una persona è spettatrice dell’azione altrui, una parte del suo cervello motorio è attiva e sta “simulando” la stessa azione.
IL “RISPECCHIAMENTO”
È un fattore importante per riconoscere i comportamenti, perché la comprensione non avviene solo col ragionamento, ma anche con una simulazione motoria: così capiamo le azioni degli altri senza pensare. La stessa cosa avviene per le emozioni. Si capisce meglio lo stato d’animo dell’altro perché osservandolo si attivano le stesse aree cerebrali che agiscono quando si prova quell’emozione.
UN LEGAME NELLA COMUNICAZIONE
DSDSDSI dati dell’uomo, come quelli della scimmia, mostrano che l’intenzione che sottende l’azione eseguita da altri è compresa grazie al sistema specchio. Questo, ovviamente, non implica che il meccanismo specchio sia l’unico che ci permette di capire le intenzioni degli altri: esistono anche altri meccanismi. Tuttavia, quello che il sistema specchio offre è una conoscenza diversa, di tipo esperienziale. Si crea infatti un legame diretto nella comunicazione tra i due individui: le azioni compiute da uno di loro diventano messaggi che l’osservatore comprende senza che vi sia alcun accordo preliminare tra di loro.
L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Immagine e schema corporeo
ECCO COME SI ATTIVANO
Il grado di attivazione delle aree coinvolte dai neuroni specchio dipende dall’esperienza e dalle conoscenze motorie del soggetto in quella determinata azione: un giocatore di tennis che osserva una persona che gioca il suo
invece vedono un altro bambino gattonare, cosa che loro possono già fare, si attivano i neuroni specchio collegati a questa attività motoria. Il meccanismo non serve solo a capire, ma anche a imparare e perfezionare quei movimenti che si vedono compiere da altri. Quando un atleta visualizza nella propria mente i movimenti necessari nel suo sport, sta allenando effettivamente i suoi sistemi motoneurali per la realizzazione di quelle azioni.
ACQUISIAMO NUOVI COMPORTAMENTI
ne dei passi di danza di un balletto attiva il sistema dei neuroni specchio maggiormente in un ballerino professionista rispetto a uno principiante. A mano a mano che quest’ultimo impara i passi di danza, vi è un incremento dell’attivazione del suo sistema specchio durante l’osservazione del balletto.
UN MECCANISMO
DI PERFEZIONAMENTO
Il sistema specchio confronta dunque gli atti motori compiuti da altri con quelli propri del patrimonio motorio dell’osservatore, e più questo è sviluppato più il sistema diventa efficace. Nei bambini che non sanno ancora camminare, i neuroni specchio non si attivano se vedono un altro bambino camminare. Se
Quando osserviamo gli altri, oltre a capire cosa fanno, apprendiamo nuovi comportamenti motori. Il sistema specchio è coinvolto nell’apprendimento, trasformando gli atti motori osservati da un formato visivo a un formato motorio. Gli atti motori vengono poi elaborati dal cervello formando modelli di movimento che vengono ritrasmessi al sistema specchio per la loro esecuzione. I neuroni specchio si attivano quando ci sono elementi sufficienti per capire l’intenzione dell’atto motorio dell’altro, pur senza vedere la sequenza completa dell’azione.
UN’ATTIVAZIONE SUBLIMINALE
In pratica noi siamo in grado di attribuire un significato alle azioni degli altri sulla base
I L RICONOSCIMENTO DEL DOLORE
Esperimenti analoghi a quelli effettuati sul disgusto sono stati fatti studiando soggetti che provavano dolore o immaginavano che un’altra persona ne provasse uno simile. Ad alcune donne è stato somministrato un input leggermente doloroso (mediante uno stimolo elettrico su una mano) e durante la sensazione del male si è visto quali siti cerebrali si fossero attivati. Poi a queste stesse donne è stato detto che anche i loro fidanzati avrebbero ricevuto lo stesso stimolo doloroso. Quando vedevano gli elettrodi applicati alla mano dei loro fidanzati e pensavano che essi provassero dolore, si attivavano nelle donne gli stessi siti cerebrali. Come per il disgusto, anche il riconoscimento del dolore degli altri risulta quindi mediato da un meccanismo specchio; il riconoscimento delle emozioni degli altri avviene attraverso l’attivazione delle stesse strutture che si attivano quando noi stessi proviamo quelle emozioni. Lo stesso succede per la risata, che diventa contagiosa.
di una pre-forma di simulazione motoria: quando osserviamo qualcuno, nel nostro cervello vengono attivate (a un livello “subliminale”) le stesse aree che si attiverebbero se fossimo noi a compiere l’intera sequenza di movimenti che compongono l’azione. Dentro di noi essa vie-
ne imitata e simulata. Questo è evidente nella comunicazione empatica che si crea tra mamma e bambino: alla prima occhiata la mamma è già in grado di prevedere cosa ha intenzione di fare il suo bambino (e magari è in grado di intuire se, nella foga di prendere un gioco, andrà a sbattere la testa contro il tavolo...).
ALLA BASE DELL’EMPATIA
Fino a che punto il sistema specchio entra in gioco per il riconoscimento delle emozioni? Come nel caso delle azioni, anche per esse si può parlare di un’immediata comprensione pre-logica. Questa comprensione immediata delle emozioni degli altri sarebbe il presupposto necessario per quel comportamento empatico alla base di gran parte delle
nostre relazioni inter-individuali. I neuroni specchio rappresentano un meccanismo globale di comprensione dell’altro.
…E DELLE EMOZIONI
Due sono le emozioni che sono state più studiate: il disgusto e il dolore. Cosa avviene quando osserviamo una persona che esprime disgusto? Esiste un meccanismo specchio per quest’ultimo? La risposta è sì. Ad alcune persone è stato fatto annusare un odore sgradevole (di uova marce). Questa stimolazione olfattiva con input disgustosi provoca l’attivazione di alcune aree del cervello. Ad altre persone sono state mostrate foto con espressioni facciali di disgusto. È emerso che avveniva un’attivazione delle stesse aree cerebrali.
Rivivere mentalmente determinati gesti corrisponde già ad attivare gli schemi motori necessari ad attuarli in pratica.
Immagine e schema corporeo L’atteggiamento del corpo e la sua importanza
Postura: il rapporto con
depressione e umore
C’è uno strettissimo legame tra il nostro sistema motorio e i nostri atteggiamenti emotivi, tanto Che si influenzano reCiproCamente
anche piccolissimi cambiamenti della postura possono influenzare le convinzioni e le credenze che sono alla base di certi nostri atteggiamenti emotivi. La nostra postura inoltre può inglobare elementi che sono al di fuori del nostro corpo e può quindi espandersi o contrarsi a seconda delle condizioni e dei vincoli ambientali. In ogni situazione della vita, se abbiamo la possibilità di allargare la nostra postura e di espandere i nostri movimenti ci sentiamo più potenti e, a volte, prepotenti o scorretti. Questo succede nelle occasioni più diverse, sia quando ci troviamo sui sedili delle nostre auto, sia se siamo negli ambienti di lavoro o di vita.
Schiena ricurva e Spalle chiuSe
La postura con la schiena ricurva e piegata su se stessa è una delle manifestazioni corporee della tristezza. Quando una persona depressa assume un atteggiamento posturale accasciato (spalle curve, collo piegato in avanti con la testa inclinata verso il basso, braccia verso la parte centrale del corpo), tende a incarnare maggiormente stati d’animo negativi e convinzioni di autosvalutazione, rispetto a quando assume una postura eretta, mantenendo la schiena dritta. Secondo alcuni ricercatori, questo provoca degli effetti anche sul modo di respirare. Quando ci sentiamo depressi e le spalle sono chiuse verso l’in-
terno, il torace è incassato e la schiena si incurva: tale postura rende la respirazione meno profonda ed efficace, perché i polmoni non possono espandersi bene. Questo limita l’apporto di ossigeno al corpo e al cervello, privandoci di energia e rallentando anche le attività mentali.
piegarSi Su Se SteSSi fa Stare peggio
Si crea così un circolo vizioso: provare sentimenti depressivi induce ad assumere una postura accasciata e piegata; a sua volta questo tipo di atteggiamento posturale tende ad alimentare tali stati d’animo negativi. È stato invece dimostrato che il movimento influisce positivamente sull’umore e sul livello di ener-
gia: in particolare il movimento vivace è risultato, sulla base di esperimenti specifici, più efficace di una camminata rilassata per far sentire più energici e attivi. Un altro studio di psicologia sperimentale ha evidenziato che se i soggetti con depressione lieve o moderata mantengono una postura corretta (con la schiena giustamente eretta) durante un compito considerato stressante, come per esempio parlare in pubblico, tengono lontani i pensieri negativi, provano più fiducia ed entusiasmo.
IL DOLORE
Mantenere una postura corretta quando si sta male fisicamente o mentalmente, evitando di assumere una posizione rannicchiata, come si è portati a fare, permette, secondo le ipotesi dei ricercatori, di mantenere maggiormente il controllo sulle proprie sensazioni e di ridurre la percezione e l’espressione del dolore. Quando la postura è più eretta e aperta sale il rilascio di testosterone, mentre si riduce il cortisolo, l’ormone dello stress. Così aumenta la capacità di tollerare la situazione spiacevole, rendendola meno dolorosa. Agire sulla postura aiuta a migliorare sia l’umore che il proprio livello di energia e anche a sentirsi più positivi e sicuri nel rapporto con gli altri.
IL TEST: COME TI VEDI?
VALUTA L’OPINIONE CHE HAI DI TE E OSSERVA QUAL È LA TUA POSTURA REALE
Proponiamo al lettore un semplice test per valutare qual è la rappresentazione che dà di se stesso e qual è la propria effettiva postura. I risultati serviranno per personalizzare i contenuti di questo volume e per avere una maggiore consapevolezza della propria autostima e del proprio portamento.
Disegna l’immagine del tuo corpo Prima di continuare nella lettura, prendi un foglio bianco (formato A4) e disegna, con lo stile che preferisci, come vedi il tuo corpo. Non devi eseguire un ritratto osservandoti allo specchio, ma disegnare l’immagine del tuo corpo come la percepisci mentalmente.
Fotografati a figura intera Scatta (o fatti scattare) tre fotografie di te, a figura intera: frontale, di profilo e da dietro. Mettiti in posizione eretta, con il tuo atteggiamento naturale, senza forzare la postura. È meglio se indossi vestiti leggeri (o un costume da bagno), in modo che la silhouette sia ben visibile.
L’analisi in conclusione Metti da parte il disegno e le foto. Li riprenderai in mano al termine del volume (vedi pag. 96), quando, alla luce di quanto esposto, faremo un’analisi della tua rappresentazione e della tua postura reale, come emerge dalle fotografie.
Postura e autostima Una lenta evoluzione
PSICOSOMATICA La lettura
RIFLETTE ANCHE SULLA POSTURA
Possiamo definire l’autostima come la considerazione che un individuo ha di se stesso, cioè il fatto di apprezzarsi, piacersi, pensare di valere. È la valutazione che ognuno fa di sé in termini di importanza e di capacità personali. Un corretto livello di autostima parla di un individuo equilibrato,
che ha un buon concetto di se stesso. Il livello di autostima è collegato alle convinzioni di base che abbiamo di noi, alla nostra identità e a come questa si è venuta costruendo. Ed è influenzato fortemente dalle nostre credenze personali, dai nostri valori e anche dalle cose che consideriamo importanti nella vita.
SI SVILUPPA
CON L’INDIVIDUO
L’evoluzione dell’autostima è presente già dalla prima infanzia, per poi maturare e consolidarsi acquisendo nuove informazioni nel corso del proprio sviluppo. L’ambiente e le relazioni con gli altri, interagendo con l’individuo, contribuiscono profondamente ad alzare o abbassare il livello di autostima.
UN PROCESSO CHE PARTE DALL’INFANZIA
Il legame tra postura e vita psichica deriva da un lungo processo di sviluppo che parte dall’infanzia. Un elemento basilare per questo sviluppo è il modo in cui il bambino “è stato tenuto” dalle persone che se ne sono prese cura. Il genitore tiene il bambino in braccio oppure lo sostiene e quest’ultimo deve aver provato la sicurezza di essere stato tenuto in un certo modo, per acquisire una risposta adeguata ai suoi bisogni. Per esempio quando è affamato deve essere sorretto in modo da facilitargli il
UN GIUSTO GRADO DI AUTOSTIMA RISPECCHIA UNA PERSONA EQUILIBRATA, CON UNA VISIONE “SANA” DI SÉ, CHE SIIl bambino
nutrimento (al seno o al biberon), mentre quando è stanco viene tenuto in modo da poter dormire.
ESSERE “TENUTI”
DALLA MADRE
È molto importante essere “tenuti bene” fi n da neonati per poter sviluppare quell’adeguata innervazione muscolare che poi
determinerà la postura e anche le capacità di sviluppare meccanismi di adattamento e di gestione delle emozioni, in particolare quelle più difficili. Per esempio, già nell’età scolare un bambino che si è sentito sostenuto sarà in grado di “reggere” e sostenere anche la difficoltà di stare seduto in classe durante le lezioni (mantenendo una postura idonea) e saprà aspettare la pausa per rifocillarsi, giocare con i compagni, soddisfare i suoi bisogni di libertà e movimento.
L’AUTOGESTIONE DELLA POSTURA
L’IMPORTANZA DELLA MANO DEL GENITORE
Quando, più tardi, il bambino ha bisogno di istruzione e di accompagnamento, entra in gioco la mano del genitore, che diventa insostituibile per fargli acquisire sicurezza e confidenza nel proprio corpo, che il bambino ancora non percepisce e non gestisce pienamente. La mano che tiene il bambino è prima quella dei genitori; poi, con le prime socializzazioni, diventa quella dell’amico; in seguito, nella vita adulta, del partner.
La fase in cui il bambino impara ad autogestire la propria postura nasce nel momento in cui è chiamato a sedersi da solo sul vasino, per diventare autonomo in questa funzione. In tale fase della vita la muscolatura lunga della schiena viene educata ed esercitata per erigersi e sviluppare atti volontari (raggiungere oggetti, camminare, spostarsi con l’aiuto di un triciclo...). L’innervazione della muscolatura striata volontaria (quella dei muscoli scheletrici, il cui movimento viene governato dalla volontà) matura durante la fase anale, che corrisponde al periodo del vasino, in cui il bambino impara, sotto la guida dei genitori, il controllo degli sfinteri. Si tratta della prima vera pretesa sociale a cui egli deve rispondere, attraverso il suo lavoro muscolare volontario. Questa modalità di risposta - ossia indirizzare i movimenti muscolari volontari verso un preciso obiettivocostituisce la premessa neuropsichica per costruire la sua futura capacità di eseguire i vari compiti.
deve aver provato la sicurezza di essere stato tenuto in un certo modo per acquisire una risposta adeguata ai propri bisogni.
Postura e autostima Una lenta evoluzione
L’AMORE VERSO SE STESSI COMINCIA DAL RICONOSCIMENTO DI SÉ
Nell’adulto la postura manifesta la prontezza e la disponibilità dell’individuo a reagire alle situazioni incontrate, con un adattamento alle richieste dell’ambiente. Ad esempio, un soldato che marcia deve essere ben eretto, per esprimere la sua prontezza muscolare nel combattimento; all’opposto, in una festa tra amici, una persona tende ad assumere una postura rilassata, che esprime nel lin-
guaggio corporeo la disponibilità psichica a lasciarsi andare, ad abbandonarsi al piacere sociale e personale.
PER OGNI SITUAZIONE UN ATTEGGIAMENTO
Nell’infanzia il bambino impara dalle persone che lo accudiscono che ogni situazione biologica ha un proprio specifico atteggiamento muscolare o di postura (mangiare, dormire, stare sul vasino, giocare ecc.). È fondamentale però che il bambino che assume una determinata postura riceva una risposta positiva, che lo faccia sentire gratificato. Per esempio, se il bambino gira la testa verso un viso, ottiene un sorriso: è una
manifestazione di apprezzamento, ma anche un riconoscimento, una conferma della sua presenza.
L’ORIGINE DELLA
FIDUCIA
IN SE STESSI
L’origine dell’autostima quindi si collega al movimento e alla postura: il movimento del bambino è accompagnato dal riconoscimento. Anche l’adulto mantiene la stima in sé con la continua ricerca di riconoscimento e di significato da parte dell’altro; seppur tuttavia dovrebbe aver sviluppato il giusto grado di autonomia e non dipendere del tutto dal riconoscimento esterno. È propria degli adulti la capacità di sostenere
la mancanza, per un certo periodo, sia di nutrimento, che di stima e riconoscimento.
LA REAZIONE DI FRONTE
AGLI ALTRI
Non sempre però si genera tra le persone un sentimento-movimento di simpatia (dal greco “sympathein”: sentire insieme). In situazioni di conflitto si crea una reazione automatica e istintiva che predispone lo schema di “attacco o fuga”. Il corpo si prepara cioè a combattere o a fuggire di fronte a una situazione di pericolo. Il sistema nervoso autonomo agisce indipendentemente dalla volontà e induce risposte a livello dei muscoli (che si preparano a scattare), a livello del cuore, della circolazione, della respirazione, della vigilanza...
LE RISPOSTE CORPOREE
La postura corporea si prepara alle risposte motorie adeguate alla situazione. Questo si vede molto bene nel comportamento animale, per esempio quando un gatto “fa la gobba” e inarca il dorso come gesto di difesa o di attacco. Un meccanismo simile entra in gioco anche nell’uomo: la stimolazione nervosa dei muscoli della schiena porta a una eccessiva contrazione muscolare e può sfociare nel mal di schiena, specialmente nelle persone che non riescono a scaricare la tensione quando si sentono minacciate dalle pretese eccessive.
LA MEMORIA DEL CORPO
“ATTACCO O FUGA”
Se il bambino riceve una risposta negativa o viene maltrattato, sviluppa una memoria corporea del
tipo “attacco o fuga”. Successivamente attiva questa postura in tutti i momenti in cui è esposto, anche nella vita adulta, a stati di tensione emotiva eccessiva. Questo può portare, in alcuni casi, a sviluppare malattie psicosomatiche dell’apparato muscolo-scheletrico, come dolori acuti o cronici alla schiena, alla spalla o in altre sedi corporee.
È molto importante che il bambino che assume una determinata postura oppure un certo atteggiamento riceva un “feedback” che lo confermi e allo stesso tempo lo gratifichi.
Una lenta evoluzione
I NEURONI SPECCHIO E L’EMPATIA
Il bambino impara, come abbiamo visto nelle pagine precedenti, proprio attraverso l’imitazione. Ed è un meccanismo che permane per tutta la vita: quando le persone interagiscono fra loro si crea infatti un parallelismo nel loro comportamento corporeo e muscolare, per cui un individuo è portato inconsciamente a ripetere i movimenti dell’altro.
La scoperta dell’azione dei neuroni specchio ci ha dimostrato che, osservando il movimento di chi abbiamo di fronte, siamo portati letteralmente a imitarlo (per esempio nella respirazione, nella posizione delle mani oppure nell’inclinazione della testa),
creando in questa maniera un dialogo empatico di confidenza.
UN DIALOGO EMPATICO E INCONSCIO
Tale “dialogo” è collegato all’autostima, perché è proprio dal rapporto empatico con gli altri che noi ricaviamo un giudizio sulla loro capacità, sulle loro emozioni e caratteristiche; diamo loro una valutazione, così come loro valutano noi dalla nostra postura. Ciò avviene a livello del tutto inconscio, basandoci, prima di tutto, sull’atteggiamento posturale delle persone, sul loro portamento e sulla loro espressione.
IL PORTAMENTO INFLUENZA IL VALORE SOCIALE
Questi elementi ci danno informazioni sullo stato di salute e sul benessere psico-fisico dell’individuo che abbiamo di fronte, ma segnalano anche il suo “valore sociale”, cioè co-me si colloca in rapporto agli altri, come si considera e anche come viene considerato. Spesso, quindi, la postura e il portamento (in quanto forme di linguaggio non verbale) comunicano il valore del soggetto come è percepito dagli altri. Prenderne coscienza e migliorare tali aspetti aiuta a relazionarsi meglio con gli altri ma, prima di tutto e soprattutto, con se stessi, aumentando l’autostima.
I CONFLITTI INTERIORI CAUSANO ANCHE
DISTURBI POSTURALI
Oggi purtroppo si registra un tasso elevatissimo di persone sofferenti di mal di schiena. Tanti conflitti interiori che riguardano l’autostima e la propria posizione nella società vengono manifestati esteriormente attraverso i dolori alla schiena, alle spalle, alla cervicale, il mal di testa, i danni da usura alle articolazioni, i danni alla postura per l’ecces-
sivo uso di tablet, smartphone e computer, il torcicollo, il bruxismo (ovvero il digrignamento dei denti) ecc. All’origine di tali disturbi fisici ci sono anche difetti posturali che, in qualche modo, rappresentano il riflesso di problemi di autostima.
UNA “LOTTA” TRA VOLONTÀ INDIVIDUALE E PRETESE SOCIALI
Spesso una persona non può agire come vorrebbe, ma vie -
ne condizionata e praticamente “forzata” a comportarsi secondo le regole fissate dal ruolo del personaggio che sta rappresentando, dalle convenzioni e dalle aspettative sociali. Questo può creare un conflitto tra le pretese sociali e la volontà individuale. Quando si è costretti ad agire diversamente dalla propria volontà, dai propri desideri o dalle aspettative, ne risente infatti pesantemente anche l’autostima.
COSÌ ARRIVANO TENSIONI E IPERCONTRATTURE
A livello somatico la conseguenza di questi conflitti tra l’Io e l’esterno è una ipercontrattura della muscolatura posturale, quella che esprime gli atti di volontà. Tale tensione della schiena continua anche durante la notte, nel sonno, sotto forma di una pre-tensione (prontezza muscolare) a livello dei recettori muscolo-tendinei. Questi recettori, che dovrebbero essere inattivi durante il sonno, si comportano invece di notte come se stessero per effettuare un movimento fisico. E la tensione ininterrotta finisce col provocare danni fisici.
Una lenta evoluzione Postura e autostima
LE AZIONI FISICHE UTILI PER RAFFORZARE L’AMOR PROPRIO
Un modo per rafforzare la propria autostima è anche quello di far sentire la propria presenza e le proprie abilità attraverso il proprio corpo. I campioni sportivi portano ai limiti estremi le proprie capacità fisiche per primeggiare sugli altri, mentre le persone comuni puntano a migliorare il proprio aspetto o le proprie energie attraverso vari tipi di esercizi che coinvolgono il corpo. Si nota un grande interesse per attività come la bioenergetica, lo yoga, il Pilates e altre terapie corporee posturali. Nello yoga alcune asana (posizioni codificate) esprimono il processo di stiramento delle forze muscolari, che si indirizzano e si allineano.
Esempi tipici sono i cosiddetti “Saluto al sole” e “Saluto all’alba” (vedi nella pagina a fi anco).
BISOGNA ESSERE
SALDI MA FLESSIBILI
L’uomo ha bisogno di estendersi in una direzione, di mettere le sue forze in un certo orientamento. Nella società di oggi questi metodi aiutano il corpo e la mente a liberarsi dalla tensioni e dalle contrazioni eccessive a cui siamo spinti dalle molte pressioni quotidiane. Il risultato ottimale di queste pratiche sarebbe riuscire a tenere costantemente durante la giornata delle posture utili per il benessere psicofi sico. Dobbiamo impa-
rare a stare ancorati al terreno e al presente, saldi ma fl essibili, dritti ma non rigidi.
A VOLTE UNA BELLA POSTURA ESPRIME UN FALSO SÉ
Una bella postura non corrisponde necessariamente a una buona autostima. La postura può anche essere semplicemente il risultato di un addestramento: le ballerine per
esempio hanno una postura bella ed elegante, ma non necessariamente hanno un’elevata autostima. Viceversa una persona su una sedia a rotelle può avere una bella autostima. Essa non si manifesta quando un individuo “indossa bene” il personaggio che sta recitando, perché c’è una profonda differenza tra il nostro vero Sé e un falso Sé, che rappresenta solo la bella immagine di noi che vogliamo presentare al mondo, per mascherare e nascondere le nostre insicurezze e i nostri veri sentimenti (il nostro “lato ombra”).
IL SALUTO ALL’ALBA
L’ASANA CHE ALLUNGA I MUSCOLI
In sanscrito è chiamata Ushas Mudra , che tradotto significa “saluto all’alba” con cui si evoca l’immagine del sole che sorge. Simbolicamente vuol dire accogliere con gratitudine la nuova fase della vita con i suoi cambiamenti. Questa posizione tonifica e allunga tutta la muscolatura del corpo, rende ampia e completa la respirazione.
COME FARE: rivolti a est, in posizione eretta, piedi uniti, con le mani giunte davanti al petto. Inspirando si portano le braccia sopra al capo, mentre i talloni si alzano da terra. Espirando lentamente si aprono le braccia di lato disegnando due grandi semicerchi.
E si torna nella posizione iniziale. Ripetere almeno tre volte.
LA PASSEGGIATA A PIEDI NUDI MIGLIORA LA SICUREZZA IN SÉ
Una passeggiata a piedi nudi nella Natura è un esempio di tecnica bioenergetica. Gli effetti di questa pratica per la salute e per l’autostima sono moltissimi. Oltre ad avere conseguenze positive sull’umore, abbassa lo stress, migliora il sonno e, assorbendo elettroni negativi dalla terra, aiuta a recuperare energia. Il contatto dei piedi con il suolo è anche alla base del grounding, una disciplina che permette di aumentare il proprio radicamento: questa tecnica porta ad abbassare il proprio centro di gravità a livello dell’addome, migliorando anche la sicurezza in sé.
Un processo in divenire
Nascita e sviluppo
DELLA FIDUCIA IN SÉ
LA VALUTAZIONE DI SE STESSI È UN PROCESSO IN CONTINUO E LENTO CAMBIAMENTO, CHE PERDURA PER TUTTA LA NOSTRA ESISTENZA
L’
immagine che ognuno ha di sé è in continuo divenire e anche l’autostima è un processo in costante evoluzione, che necessita di costante sup-
porto e gratificazione. Essa prende forma sulla base delle nostre opinioni e delle risposte che riceviamo dagli altri. Il modo in cui consideriamo noi stessi dipende per gran parte
dal modo in cui ci vengono “riflessi” dagli altri i nostri comportamenti. Quando veniamo trattati con noncuranza o disprezzo, quando veniamo giudicati severamente dagli altri tendiamo di riflesso ad adottare lo stesso punto di vista che ci viene comunicato. Ciò che gli altri pensano di noi diviene gradualmente ciò che noi pensiamo di noi stessi. L’autostima si struttura gradualmente nel corso dello sviluppo: il bambino la costruisce in base all’opinione che l’ambiente gli rimanda sulle sue abilità, sulle sue competenze e sul suo ruolo.
SI MODIFICA
CONTINUAMENTE
La costruzione dell’autostima continua per tutta l’esistenza dell’individuo, anche se il concetto di sé, quello che si sviluppa durante l’infanzia all’interno del gruppo primario (cioè la fami-
glia) è quello più duraturo e meno facilmente modificabile. L’autostima nasce dal rapporto con la famiglia e poi con la scuola. Chi ha avuto, durante il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza, un nucleo forte di autostima in famiglia, sopporta meglio in seguito le situazioni di difficoltà riguardanti il lavoro, il denaro o l’amore. A chi invece ne è carente, questi eventi creeranno degli impatti più forti.
L’EVOLUZIONE DELLA PERSONALITÀ
Lo sviluppo della personalità coincide con lo sviluppo di un Sé coerente e organizzato, che è alla base dell’autonomia della persona. Una componente basilare per lo sviluppo dell’autostima è la convinzione interiore di essere degni di amore. Il bambino ha bisogno di autorealizzarsi e di sperimentare e, allo stesso tempo, di ricevere una considerazione positiva. Questo bisogno di riconoscimento durante l’infanzia influirà anche sul suo comportamento da adulto e diventerà bisogno di autostima.
È ALLA BASE DELLA CONSIDERAZIONE DI SÉ
Se il bambino, nel corso del suo sviluppo, allo scopo di non deludere oppure irritare i suoi genitori, rinuncia alla realizzazione delle proprie esigenze per ottenere l’amore degli altri, più facilmente nella vita adulta dipenderà dai giudizi esterni e non riuscirà a costruirsi una
buona considerazione di sé. Chi invece può realizzarsi, ottenendo allo stesso tempo la considerazione degli altri senza privarne se stesso, avrà la possibilità di costruirsi una buona stima di sé e manterrà intatta nel corso della vita tale tendenza.
COSA SUCCEDE SE MANCA L’EMPATIA
Quando il bambino vive esperienze di deprivazione emotiva in un ambiente scarsamente empatico, con genitori che non appagano i suoi bisogni, si verifica un rallentamento nello sviluppo di un narcisismo sano (amor proprio): il bambino non può sviluppare un senso di sicurezza in sé, ma soltanto frammenti di quest’ultima. La capacità di autocontrollo è collegata all’autostima, poiché il bambino capace di governare le proprie attività ed espressioni emozionali può sentirsi “competente” e autonomo, inoltre ottiene più facilmente l’approvazione e la considerazione positiva dagli altri.
Il modo in cui consideriamo noi stessi dipende dal modo in cui ci vengono “riflessi” dagli altri i nostri atteggiamenti.
Postura e autostima
CONSIDERAZIONE DI SÉ ED ETÀ Un processo in divenire
L’ autostima segue una linea di sviluppo durante l’infanzia. In generale le competenze che i bambini acquisiscono e l’approvazione che ricevono sono alla base dei processi emozionali associati all’autostima. Nell’età prescolare non c’è ancora una valutazione globale, ma esistono tante diverse valutazioni, legate a situazioni specifiche ed esperienze concrete. Nella scuola elementare e media inferiore si hanno valutazioni specifiche e una generica considerazione globale: approvazione sociale (dei compagni e dei genitori), competenze cognitive e abilità fisiche (manifestate soprattutto attraverso le attività sportive o del tempo libero). Durante l’adolescenza comincia a fissarsi l’identità personale, che accompagnerà la persona per tutta la vita. È in questa fase che emerge la valutazione dell’autostima in modo importante: l’idea del proprio valore si forma in gran parte nell’adolescenza.
L’ADOLESCENZA, PERIODO DECISIVO
Durante l’adolescenza acquisisce sempre più importanza l’accettazione da parte del gruppo dei coetanei, come pure il grado di integrazione nel mondo (familiare, scolastico, lavorativo). Fra i 12 e i 14 anni, in
concomitanza dei grandi cambiamenti che avvengono sul piano fisico, si ha una forte ristrutturazione dell’immagine di sé e spesso l’adolescente ha un calo del livello di autostima. Le aree di valutazione specifica per lo sviluppo dell’autostima in questo periodo della vita sono per lo più l’aspetto fisico, l’accettazione da parte dei coetanei, le capacità atletiche, il successo scolastico e la cognizione del proprio valore generale.
LE BASI POSITIVE
Tendenzialmente, un’autostima globale positiva si basa su un rapporto soddisfacente con i genitori, l’autocontrollo dei sentimenti negativi, l’autoaccettazione e i buoni rapporti interpersonali. Lo sviluppo di un buon livello di autostima è favorito anche da genitori che accettano il figlio facendolo sentire apprezzato e considerato e che pongono limitazioni ben definite al comportamento (regole chia-
re e specifiche), esigendone il rispetto, ma lasciando anche ampi margini di libertà.
IL PARAGONE
CON GLI ALTRI
Gli individui valutano le proprie capacità e opinioni attraverso un paragone con quelle degli altri. Il confronto sociale svolge un ruolo utile per approfondire la conoscenza di se stessi, delle proprie capacità e dei propri giudizi. Il confronto con gli altri può essere fatto guardando coloro che consideriamo essere al nostro livello, quelli che fanno (o sono) peggio di noi oppure quelli che valutiamo essere meglio di noi. Come si può intuire, il confronto verso il basso è quello più utile per il mantenimento dell’autostima, dell’immagine positiva di sé.
IL CONFRONTO SOCIALE
Il confronto verso l’alto può essere svantaggioso, ma non crea disagio se può favorire l’autoaccrescimento e
IL BILANCIO CON LA REALTÀ
LA DIFFERENZA TRA IDEALE E REALE
L’autostima e l’immagine di sé dipendono anche dall’ideale che ci poniamo e dal bilancio tra questo e la nostra realtà. Noi abbiamo una percezione delle nostre qualità, caratteristiche e abilità personali (il Sé percepito), ma abbiamo dentro di noi anche un’immagine ideale delle qualità e delle abilità che desidereremmo possedere (il Sé ideale). Se vi è molta differenza tra il nostro Sé percepito e il nostro Sé ideale, se cioè vi è molto divario tra come ci sentiamo e come vorremmo essere, questo abbassa la nostra autostima. Invece un’elevata concezione di sé si manifesta quando c’è una limitata differenza tra il Sé ideale e il Sé percepito. Per esempio, se una persona dà un alto valore al successo professionale e ottiene ottimi risultati in questo specifico campo, allora ciò fa aumentare la sua autostima.
l’automiglioramento e agire da incentivo per raggiungere un obiettivo superiore. Per esempio, sul podio dopo una competizione sportiva, chi ha vinto la medaglia di bronzo si confronta più facilmente verso il basso guardando gli esclusi dal podio. Chi ha vinto la medaglia d’argento si confronta invece di
I risultati che i bambini conseguono e l’approvazione che ricevono dagli altri sono alla base dei processi emozionali associati all’autostima.
solito verso l’alto, con chi ha conquistato l’oro. In entrambi i casi, sia nel confronto verso il basso che in quello verso l’alto, i soggetti ne ricavano una valutazione positiva e un rafforzamento dell’autostima. Quanto più una persona si trova in una posizione di incertezza, tanto più tenderà a confrontarsi con gli altri, per valutare le proprie prestazioni, e tenderà a far dipendere da questo la considerazione del proprio valore. Se il confronto è molto svantaggioso, la persona può diventare ipercritica verso di sé ed esprimere giudizi “definitivi” in negativo sulla propria persona.
Postura e autostima
Un processo in divenire
COME SI FORMA LA STIMA DI SÉ
L’autostima è costituita da una valutazione globale di Sé e da un’insieme di valutazioni sui campi specifici in cui la persona si misura nel corso della vita. Dunque dipende da fattori interni e da fattori esterni, come ad esempio i “successi” che otteniamo. È molto importante però saper fare una distinzione, perché l’autostima comprende diverse componenti, alcune essenziali, altre “contingenti”. Identificarsi troppo con gli aspetti più volatili dell’autostima, legati per esempio al successo, alla bellezza oppure al riconoscimento sociale, può portare dunque fuori strada.
GLI ASPETTI FONDAMENTALI DELL’AUTOSTIMA
L’autostima di base è intesa come grado di rispetto, amore e considerazione per se stessi, indipendentemente dai propri successi o fallimenti nella vita. È imperniata su una serie di aspetti fondamentali, che qui di seguito citiamo.
• È legata al livello di auto-accettazione e va al di là delle valutazioni razionali. (“Sono bravo, mi piace la maggior parte di me stesso”).
• È una autovalutazione integrata di tutte le componenti del Sé. Rappresenta il nucleo essenziale che c’è dentro di
noi ed è legato alla nostra identità.
• Tende a essere stabile, nonostante le possibili fluttuazioni dovute all’acquisizione degli obiettivi e delle mete significative nel corso della propria vita o agli eventuali insuccessi.
• Si stabilizza nell’adulto come caratteristica di personalità indipendente dalle competenze e dai successi raggiunti oppure dall’approvazione degli altri.
LA VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE
L’autostima specifica deriva dal rapporto fra le proprie aspirazioni, le competenze effettivamente acquisite e i risultati ottenuti nei campi in cui ci siamo cimentati. È dunque l’autovalutazione che facciamo di noi stessi in seguito all’acquisizione di competenze, abilità, successi, approvazione sociale e anche in rapporto al nostro aspetto fisico. Quest’autostima specifica, legata ai risultati, può mutare anche velocemente,
crescere o diminuire, in base agli eventi e alle situazioni vissute.
L’IMMAGINE IDEALE DI SÉ
Spesso si tende a misurare l’autostima solo in relazione a competenze specifiche, per esempio sul lavoro o a scuola, al successo e all’approvazione degli altri. Molte persone mostrano un’immagine forte e sicura della loro personalità, proprio basandosi su questi aspetti riusciti. Si sopravvalutano, convincendosi di aver raggiunto l’immagine ideale di sé e ostentandola in pubblico. In realtà, nascondono una grande fragilità interiore e un
senso di vuoto. Quando vengono a mancare i successi o i risultati esteriori in cui si erano identificati, ecco allora che emerge in pieno tutta la loro insicurezza.
COSA PUÒ MINARLA
Maggiore è l’importanza che un determinato ambito riveste nella vita di una persona, tanto più la forma di autostima specifica legata a questo ambito avrà effetto sulla sua autostima globale. Se per esempio una persona attribuisce molto valore alle capacità intellettuali e ai risultati scolastici, avrà un’elevata considerazione di sé quando otterrà buone
prestazioni in questi ambiti della vita. Nel corso della vita possono sopraggiungere però degli ostacoli che minano il senso di autostima, come problemi fisici, malattie mentali, instabilità economica, perdita del lavoro (come si può facilmente intuire, si nota una marcata differenza nel livello di autostima fra occupati e disoccupati). Tra le donne, le casalinghe hanno mediamente un’autostima inferiore rispetto alle donne che lavorano fuori casa. Anche l’invecchiamento e la perdita di un ruolo lavorativo o sociale può portare verso un progressivo ridimensionamento del livello di autostima.
L’EFFETTO DEI GIUDIZI
Gli individui hanno bisogno di vedere il proprio Sé in una luce positiva; ciò permette di gestire al meglio le situazioni stressanti e di affrontare la vita con un atteggiamento positivo.
➧ ➧
• Giudizi negativi severi, frequenti e generalizzati su di sé portano a sentimenti di tipo negativo (sconforto, vergogna, colpa, ansia).
• Giudizi positivi frequenti e generalizzati su di sé portano a sentimenti di euforia, vitalità e serenità.
Un processo in divenire
COME CAMBIA NEL TEMPO
L’autostima, pur essendo una caratteristica globale e unitaria, è in realtà costituita da varie dimensioni, ossia da diverse aree di esperienza della nostra vita. Ecco quali sono le principali.
AREA SCOLASTICA E PROFESSIONALE
Percezione di sé come studente e lavoratore; livello di prestazioni e risultati brillanti. Sono bravo a scuola o nel mio lavoro? Come mi valuto rispetto ai miei compagni o ai colleghi? Rispetto a quanto mi viene richiesto? Mi sento a disagio a scuola o nell’ambiente lavorativo?
AREA SOCIALE
O RELAZIONALE
Successo e popolarità, simpatia, facilità nel contatto, nelle amicizie e nei rapporti affettivi . Gli altri mi trovano simpatico? Sono interessati a me? Apprezzano le mie idee? Mi fanno partecipare alle loro attività?
AREA FAMILIARE
Percezione di se stesso come componente della propria famiglia (grado di accettazione, autonomia, valorizzazione). Sono accettato e apprezzato nella mia famiglia e dai parenti? La mia casa è un luogo accogliente?
AREA DELL’EMOTIVITÀ
E DEI SENTIMENTI
Capacità di controllo sulle emozioni. Mi sento condizionato dalle emozioni? Ho molte paure? Mi sento amato? Mi piaccio o vorrei essere simile a qualcun altro?
AREA DELL’AUTONOMIA E DELLA LIBERTÀ
DI AUTODETERMINAZIONE
La capacità di essere se stessi. Riesco a raggiungere i miei obiettivi? Ho fiducia in me? So far valere le mie ragioni quando è necessario? Gli altri credono in me?
AREA CORPOREA ED ESTETICA
Percezione del proprio aspetto fisico. Sono soddisfatto del mio corpo, di come mi sento e di come appaio agli altri? Mi sento attraente? Mi piace il mio aspetto? Ritengo di riuscire bene nello sport in generale e in qualche sport in particolare? Penso di avere dei difetti fisici?
L’IMPORTANZA DELL’ASPETTO FISICO
SIAMO CONDIZIONATI DALLE APPARENZE
Il corpo è il mezzo con cui si interagisce con il mondo esterno e quindi viene attribuita molta importanza all’aspetto fisico. Anche inconsciamente siamo influenzati dalle apparenze esteriori di una persona, pur sapendo bene che la complessità e le caratteristiche di un individuo non si risolvono e non si esauriscono nel suo aspetto estetico. Le valutazioni, positive o negative, che gli altri manifestano verso alcuni aspetti del nostro corpo, portano a una modificazione della nostra autostima, iperstimando o svalutando ciò che sentiamo apprezzato o svalutato dagli altri. Per alcuni individui l’autostima personale si fonda molto sulle gratificazioni provenienti dalla propria apparenza estetica. Ma questo è un rischio perché, se essa viene in qualche modo minata, allora può crollare la fiducia in sé.
Un processo in divenire
IL RISCHIO DEL CONFORMISMO
La nostra società è molto esigente per quel che riguarda i risultati e le prestazioni, in tutti gli ambiti: da quello professionale a quello familiare, dall’ambito estetico a quello prettamente economico. Quando una persona fatica a mantenere l’alto livello di performance che viene richiesto, può sentirsi inadeguata. E questo può avere ripercussioni negative sulla sua autostima. Tutte le persone subiscono forti pressioni che le spingono a conformarsi alle norme sociali di comporta-
mento, tanto che in genere vengono scoraggiate dall’esprimere la propria soggettività e la propria vera personalità. Di conseguenza tendono ad aderire a modelli di vita e obiettivi che non sono propri, bensì omologati, standardizzati, accettati soltanto perché “portatori” di normalità.
ESISTE ANCHE
LA “NORMOPATIA”
Si può parlare di “normopatia” (ovvero “la patologia della normalità”) come la tendenza a cercare di conformarsi
eccessivamente alle norme sociali, come l’adattamento a un modo di essere non realmente personale, che rischia di far perdere del tutto la propria individualità. Quando i propri valori coincidono con il modello sociale, l’individuo normalizzato vive una condizione di apparente soddisfazione e di buona autostima. Invece chi vuole essere autentico, chi non si adatta perfettamente agli schemi, si sente non solo “diverso”, ma anche inferiore rispetto ai modelli proposti.
Messi sotto
forte pressione dalla società, in genere gli individui vengono spinti a conformarsi alle norme sociali e scoraggiati dall’esprimere la propria reale personalità.
SI TENDE A PERDERE LA SINGOLARITÀ
Quando l’autostima nasce proprio dal fatto di sentirsi perfettamente adattati alla maggioranza, allora significa che è andata smarrita la singolarità dell’individuo.
Omologandosi ai modelli che vengono richiesti, ci si sente forse più rassicurati, ma si è pagato un caro prezzo: si è dovuto rinunciare alla propria identità, alle caratteristiche che la rendevano unica e preziosa, che la rendevano diversa da tutte le altre.
AUTOCONSIDERAZIONE
ALTA O BASSA?
Abbiamo visto le caratteristiche dell’autostima, da dove nasce e come si manifesta. Possiamo a questo punto valutare qual è il livello di autostima che una persona nutre verso se stessa.
L’AUTOSTIMA È ALTA SE...
Hai un buon livello di autostima se ti riconosci nelle seguenti caratteristiche:
• hai generalmente sentimenti positivi verso di te e verso gli altri; percepisci realisticamente pregi e difetti e non li valuti in modo ipercritico;
• sei capace di esprimere le tue emozioni, senza trattenerle o soffocarle;
• hai fiducia nelle tue capacità e caratteristiche;
• sei consapevole dei tuoi limiti, ma non li consideri un problema che possa condizionarti;
• sai esprimere le tue qualità, ma sai anche “accettare” i tuoi fallimenti;
• sai far valere le tue esigenze e usi la tua grinta senza sensi di colpa (è l’aggressività positiva, depurata dalla componente impulsiva e animalesca).
È INVECE BASSA QUANDO...
Il tuo livello di autostima è ridotto se ti riconosci in questi atteggiamenti:
• ti senti profondamente insoddisfatto di te stesso e del tuo modo di relazionarti con gli altri;
• hai difficoltà a esprimere bisogni, emozioni e istinti di base, sia positivi che negativi;
• provi sensazione di inutilità, inferiorità e apatia;
• sei molto autocritico.
Il test e le strategie giuste
VALUTA IL LIVELLO DELLA
Il test che ti proponiamo è studiato appositamente per comprendere quali sono i fattori che sminui -
1. Quando non ricevi il consenso altrui
scono la considerazione in noi stessi e per imparare a evitare questi atteggiamenti nocivi. Rispondi alle doman -
de del questionario, osserva quali sono le risposte date in maggioranza e leggi il profilo corrispondente.
5. Cosa ti butta a terra di più?
A. L’importante è che tu abbia fatto ciò che sentivi. ................... ❍
B. Metti in dubbio il tuo valore ....... ❍
C. Volevi soddisfare le aspettative e ti senti sbagliato....................... ❍
2. Sei stato moderatore a un convegno.
Dopo...
A. Sai di aver fatto il massimo che potevi. .................................. ❍
B. C’è sempre qualcosa che non ti soddisfa ..................... ❍
C. Chiedi a qualcuno che era presente come è andata .............. ❍
3. Al lavoro hai ottenuto buoni risultati
A. Sei soddisfatto, ci hai messo passione. ................ ❍
B. Potevi fare ancora meglio ........... ❍
C. La prossima volta ti porrai obiettivi più alti ............ ❍
4. Qual è la cosa peggiore per te in coppia?
A. Annoiarti. .................................... ❍
B. Dover gestire degli imprevisti .... ❍
C. Renderti conto che la vostra unione non è perfetta .................. ❍
A. Non avere la possibilità di fare ciò che senti. ................... ❍
B. Deludere gli altri ......................... ❍ C. Essere criticato ........................... ❍
6. Hai litigato con il partner dopo molto tempo
A. Vuol dire che la coppia è dinamica. ................................. ❍
B. È segno che insieme non siete più felici ...................... ❍
C. Peccato: vorresti che filasse sempre tutto liscio ...................... ❍
7. Quale frase altrui ti stimola di più?
A. “Tu vai già bene così” ................ ❍
B. “Mi aspetto grandi cose da te” .................................. ❍
C. “Prendi esempio da chi fa meglio di te” ................ ❍
8. Hai deciso di cambiare lavoro
A. Ti butti nella nuova avventura .... ❍
B. Sei dubbioso finché non cominci ..................... ❍
C. Chiedi alle persone vicine se sono d’accordo ....................... ❍
TUA AUTOSTIMA
9.
Ti ritrovi a comportarti in modo insolito
A. Così conosci ed esprimi altre parti di te. ........................... ❍
B. Sei spaventato perché non ti riconosci ........................... ❍
C. Temi che la tua incoerenza possa spiazzare gli altri ❍
Maggioranza di A
Sei marmoreo e ti conosci molto bene
Sei dotato di un’autostima sana che ti aiuta a proteggere le tue caratteristiche e la tua personalità. Sai difendere ciò che provi e quello che pensi dalle ingerenze altrui. Per spingerti a fare del tuo meglio non serve che gli altri ti spronino verso traguardi più alti, anzi sai bene che questo non sarebbe sano.
IL SUGGERIMENTO: quando qualcosa “non ti torna”, prova a cambiare prospettiva, così una presunta crisi può potenziare le tue risorse. E se proprio qualcosa è riuscito ad allontanarti dall’autostima, prova a ricollocarti nel tuo spazio interiore protetto che ti rimette in contatto con il nucleo più profondo di te, dove esiste solo il presente.
10.
Ti accorgi che sopporti meno le prevaricazioni
A. Meno male! È giusto difendersene. ................ ❍ B. Temi che così vivrai più conflitti ................................. ❍
C. Vorresti tornare quello di una volta, più tollerante ❍
Maggioranza di B
Una frase sbagliata e crolla la fiducia in sé
Ti senti spesso in balia dello “sguardo” altrui, che tende a farti sentire inadeguato. A volte riesci a ignorarlo, ma ne percepisci comunque il peso. Anche le situazioni che mettono alla prova le tue capacità sono per te un momento “a rischio”, perché possono essere l’anticamera della perdita di considerazione in te stesso.
IL SUGGERIMENTO: devi rinforzare la tua autostima, altrimenti basterà poco per farla vacillare e farti mettere in dubbio il tuo stesso valore. Puoi rinforzare la considerazione di te, diventando più consapevole del tuo valore e di ciò che ti differenzia da tutti. Così sarai meno condizionabile dai risultati concreti che ottieni e dalle opinioni degli altri.
Maggioranza di C
Il perfezionismo ti distoglie
da te stesso
Il primo nemico è il dubbio di sbagliare, correlato al bisogno di ricevere consensi. Poi c’è la tua convinzione che una relazione, per funzionare, debba cristallizzarsi in un “idillio” anche a costo di non evolvere. Ultimo nemico dell’autostima è il perfezionismo, che ti spinge a uno sforzo costante, togliendoti tempo ed energie che potresti dedicare a te stesso.
IL SUGGERIMENTO: impara a fidarti del tuo istinto; quando agisci “di getto”, ti stai stimando, perché la tua attenzione è focalizzata sulle tue sensazioni. Inoltre, invece di pensare al passato, dai più rilevanza a “come ti senti ora” e impara a familiarizzare con i tuoi lati bui, così da viverli senza reprimerli.
Il test e le strategie giuste
COSA FARE SE È TROPPO BASSA
Quando una persona prova una bassa autostima, tende a reagire sviluppando atteggiamenti che possono essere molto diversi e contraddittori: • esibisce un comportamento di falsa sicurezza per dimostrare di “essere all’altezza”, in questo caso tenta di aumentare l’autostima instabile o fragile per mezzo della ricerca di attenzione e di approvazione, oppure attraverso una manifesta o celata grandiosità; • si ritira in se stessa ed evita il contatto con gli altri; si sente inetta e inadeguata e per questo ha la convinzione di essere prima o poi rifiutata; è inibita e in imbarazzo nei rapporti interpersonali, per cui tende a evitare le situazioni sociali.
COME IMPARARE AD APPREZZARE
SE STESSI
A volte capita che le persone, pur essendo consapevoli delle proprie abilità e capacità, continuino a non avere una grande opinione di se stesse. In questi casi è possibile intervenire efficacemente, cambiando il proprio atteggiamento mentale e, come vedremo, anche modificando la propria postura abituale. Prima di parlare di come disporre il corpo in modo da aumentare l’autostima, ecco una serie di consigli pratici per aumentare la considerazione di sé.
RIFLETTI SULLE TUE AMBIZIONI 1.
L’alternanza di autostima e disistima nasce da obiettivi sbagliati: valuta se quello che stai inseguendo ti appartiene o se stai facendo “la vita di un altro”.
2.METTI DA PARTE GLI EVENTI NEGATIVI
La disistima nasce perché ci fi ssiamo sugli eventi negativi accaduti e non su quelli piacevoli. Smetti di usare con te e con gli altri le parole fallimento, sconfitta, incapacità; accetta senza giudizi ciò che ti accade.
3.
VAI A CERCARE LE SITUAZIONI “NEUTRALI”
Alcuni contesti attivano la parte di te che consideri inadeguata al compito, mentre in altri stai semplicemente bene, senza il problema di non essere all’altezza. Queste sono le situazioni che corrispondono alla tua vera e profonda natura.
4.
COMPORTATI USANDO IL TUO METRO DI PARAGONE
Non chiederti cosa pensano gli altri.
PRIVILEGIA QUELLO CHE TI PIACE VERAMENTE
Non agire soltanto per senso del dovere.
PERMETTITI DI VIVERE
Non essere il tuo censore più severo, dandoti continuamente un giudizio di valore.
ZI UTILI
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza Alla ricerca dell’equilibrio
POSIZIONE NEL MONDO Trova la tua giusta
PER ASSUMERLA BISOGNA MODIFICARE LE POSTURE SCORRETTE, CHE SOTTOPONGONO IL CORPO A TENSIONI E SFORZI SIA FISICI CHE MENTALIIl modo in cui atteggiamo il nostro corpo influenza anche il nostro modo di sentire noi stessi e di rapportarci con gli altri. Possiamo modificare i nostri stati d’animo e la nostra autostima agendo sulla postura, con gli esercizi studiati a questo scopo dalla bioenergetica.
L’ALLINEAMENTO NATURALE
È bene però sottolineare che non c’è una postura ideale per tutti i corpi. Secondo la bioenergetica sarebbe meglio parlare di allineamento naturale piuttosto che ideale: ogni persona nasce con un corpo unico e matura in
un ambiente unico; per ogni individuo ci sarà quindi una sua disposizione unica ideale che permetterà il massimo dell’equilibrio posturale e dell’espressione corporea. Questo è anche il prodotto dell’equilibrio tra spontaneità e controllo, che si raggiunge quando la persona
DALLA GENETICA ALLE EMOZIONI
I FATTORI CHE LA INFLUENZANO
È chiaro comunque che la struttura del nostro corpo e la sua forma sono influenzati da fattori ereditari, genetici, prenatali, nutrizionali, ma anche ambientali, dall’esercizio fisico, oltre che da fattori bioenergetici ed emotivi. Tutti questi elementi sono interconnessi tra loro in modo dinamico.
è ben radicata e integrata dal punto di vista psicosomatico.
IL PESO DEL CORPO SI DEVE SCARICARE A TERRA
La relazione ideale del nostro corpo con il terreno e con la forza di gravità è quella in cui le ossa, grazie al lavoro dei nostri muscoli, sono ben allineate e fronteggiano la forza di gravità con il minor dispendio di energia, scaricando il peso del
corpo a terra, senza richiedere del lavoro muscolare in più, necessario per tenere in equilibrio il corpo disallineato a causa di posizioni scorrette o di emozioni non regolate. In posizione allineata ed equilibrata il metabolismo funziona a pieno ritmo, grazie a un buon rifornimento di ossigeno e, inoltre, la persona resta pienamente in contatto con i propri vissuti interni e la realtà esterna.
OCCORRE DIVENTARE PIÙ FLESSIBILI
Come è possibile correggere le posizioni scorrette, che sottopongono il corpo a tensioni con ripercussioni sul piano fisico e psicologico? Non possiamo modificare i componenti della nostra struttura anatomica, ma possiamo diventare più flessibili.
Quando osserviamo il corpo di una persona, per prima cosa vediamo quanta armonia c’è nel movimento; in alcuni casi una postura può all’apparenza sembrare imperfetta, ma l’individuo può comunque essere flessibile e la sua posizione cambiare prontamente a seconda della situazione. Al contrario, una postura può sembrare buona, ma potrebbe essere mantenuta con rigidità e tensioni muscolari, tanto da risultare poco mobile e flessibile.
L’IMPORTANZA DELLA FLUIDITÀ
La fluidità è una caratteristica propria di tutti gli organismi viventi, le cui origini risalgono tutte alla componente acquatica, in cui è nata la vita. La salute è strettamente legata a un buon grado di fluidità all’interno dell’organismo: quando i tessuti sono ben irrorati e le energie vitali scorrono liberamente, il corpo si mantiene in buone condizioni. Sul piano psicoemotivo, possiamo tradurre il concetto di “fluidità” nei termini di duttilità, adattabilità, capacità di provare, esprimere e mutare le proprie emozioni; il concetto di rigidità analogamente si associa ai blocchi psicoemotivi e alla resistenza ai cambiamenti. La bioenergetica e il massaggio, riuscendo a dare una conoscenza più precisa dello schema corporeo e delle tensioni presenti, operano una rieducazione alla consapevolezza del proprio corpo e delle posizioni che assume, a tutto vantaggio del benessere psicofisico.
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza Alla ricerca dell’equilibrio
IL GROUNDING, “RADICARSI” SUL TERRENO
Il punto di partenza per diventare più “fluidi” e intervenire sulla propria postura sono i piedi: occorre riuscire a “ragionare con i piedi” anziché con la testa. Essi infatti sono il nostro punto di contatto con la terra, che simbolicamente rappresenta la realtà. La bioenergetica pone al centro dell’attenzione il “grounding”, che significa letteralmente “radicamento” e riguarda quindi la pratica di ristabilire il contatto dei piedi con il terreno. Ma essere radicati significa molto di più che avere i piedi totalmente a contatto con la terra. In tal caso tutto il corpo si trova in una relazione funzionale con la forza di gravità che la terra esercita su di noi: il corpo starà dritto e sarà in grado di muoversi con il minimo dispendio di energia e senza superflue contrazioni muscolari.
SALDI E SICURI SULLE PROPRIE GAMBEPraticamente il grounding porta la persona ad abbassare il centro di gravità a livello dell’addome, imparando a sentire e liberare la carica energetica delle gambe e dei piedi. La persona in questo modo si sente più “radicata” e “centrata”, trova il coraggio di “stare in piedi sulle proprie gambe”, diviene più in contatto con la realtà, ed è più integrata
con le situazioni che vive. Il contatto con il terreno determina il proprio senso di sicurezza interiore. Se si ha grounding ci si sente saldi e sicuri sulle gambe e sostenuti dal suolo.
IN PRATICA
Non si tratta della forza delle gambe, ma della loro sensibilità: gambe particolarmente robuste e massicce, anche se sembrano più idonee a sorreggere, spesso sono troppo rigide e meccaniche, tradiscono un’insicurezza di fondo, che la persona inconsciamente compensa appesantendo la massa muscolare a danno dell’elasticità cor-
porea. Quando al contrario la muscolatura delle gambe è esile, mentre le spalle appaiono larghe e forti, ciò rivela un’analoga mancanza di sicurezza, con un inconscio timore di cadere o di essere abbandonati. Le persone con queste caratteristiche “si tengono su” tramite le spalle, invece di cercare un appoggio nel terreno tramite la muscolatura delle gambe.
CREA ANCHE IL SENSO DI SICUREZZA
Stare con i piedi saldamente radicati al terreno e quindi “avere grounding” significa anche in ogni momento della giornata essere consapevoli di chi si è e anche di dove si è. Il concetto di grounding include il proprio senso interiore di sicurezza e anche l’aspetto dell’approfondimento, ovvero essere in grado di conoscere e portare avanti un’attività, una relazione oppure un lavoro in modo profondo, maturo e responsabile.
COSA SIGNIFICA
ESSERE IN CONTATTO CON…
“Avere grounding” significa essere una persona pienamente in contatto: con la realtà del suolo sul quale si trova; con la realtà del suo corpo, che è la condizione del suo sentirsi una persona; con la realtà della sua sessualità; con la realtà della situazione della sua vita.
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza
Alla ricerca dell’equilibrio
COME STARE IN PIEDI CORRETTAMENTE
Per valutare se possediamo grounding e ci appoggiamo saldamente, ma con elasticità, sul terreno bisogna partire dal considerare la propria posizione eretta, per osservare se stiamo assumendo un atteggiamento sbagliato, che può pesare sulla struttura corporea.
ECCO COME FARE
Per poterlo fare assumi la posizione eretta di base: piedi paralleli, ginocchia leggermente flesse, bacino sciolto e leggermente rivolto indietro. Inclina in avanti la metà superiore del corpo, fino a sentire il peso sugli avampiedi. Potresti avere l’impressio-
ne di cadere in avanti. Per non perdere l’equilibrio basterebbe fare un passo in avanti, tuttavia non sarà necessario se terrai la testa correttamente allineata sulla colonna vertebrale. Solleva la testa in modo da guardare dritto in avanti.
TESTA ERETTA E SPALLE IN GIÙ
Per bilanciare il peso immagina - come si faceva un tempo - di avere un libro sulla testa. Mantenendo il capo eretto, lascia cadere le spalle e dilata l’addome in modo che la respirazione sia piena e profonda. Lasciati sostenere dal suolo. Questa po-
IL “CONTACT GROUNDING”
Il “Contact grounding” è una tecnica sviluppata nell’ambito della Terapia bioenergetica da Francesco Padrini, psicologo e psicoterapeuta. Consiste nell’effettuare pressioni controllate su una parte del corpo, seguendo il ritmo della respirazione: dapprima le pressioni effettuate sono maggiori, per permettere la percezione delle strutture ossee e muscolari sottostanti e risvegliare sensazioni profonde. Si eseguono poi delicate pressioni e movimenti di avvolgimento, per integrare l’area sollecitata con il resto del corpo.
L’ELASTICITÀ EMOTIVA
GESTISCI MEGLIO ANCHE LE EMOZIONI
Il corpo, libero da tensioni croniche, compie continuamente dei micromovimenti ondulatori intorno all’asse immaginario del corretto allineamento. L’organismo è più vitale e permette una maggiore elasticità anche a livello emotivo: ciò significa un’aumentata capacità di esprimere le emozioni e di gestirle in modo equilibrato.
stura potrebbe risultare scomoda per la tensione dovuta allo stiramento dei muscoli, ma questa sensazione passerà non appena i muscoli si rilasseranno.
COSÌ CAMMINI CON MAGGIORE FLESSIBILITÀ
Da questa posizione puoi cominciare a camminare con più grazia e flessibilità: le ginocchia sbloccate incentivano un’andatura elastica, che favorisce e intensifica la sensazione del contatto con il terreno. Una postura equilibrata richiede uno sforzo minimo e permette il rilassa-
mento della maggior parte dei muscoli del corpo. Ciò produce una sensazione di leggerezza e di benessere.
SI ALLUNGA LA COLONNA VERTEBRALE
Rilassandoci nella posizione eretta allineata, durante l’inspirazione la colonna vertebrale si allunga e la testa e il bacino si spingono un po’ all’indietro, nell’espirazione la colonna si raccoglie, mentre testa e bacino si volgono leggermente in avanti, così da alternare convessità e concavità della spina dorsale.
Immagina, proprio come si faceva una volta, di avere un libro in equilibrio sul capo…
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza Muoversi con consapevolezza
DI BIOENERGETICA L’allenamento
La posizione di base in cui si eseguono gli esercizi in piedi prevista dalla bioenergetica è il “grounding”. Per assumerla occorre mettersi in posizione eretta coi piedi paralleli a una distanza uguale alla larghezza delle spalle, le punte leggermente rivolte verso l’interno, le ginocchia leggermente piegate, il bacino rilassato
e spostato all’indietro, coi glutei non contratti. Il pavimento pelvico (la parte inferiore del bacino) deve essere rilassato; bisogna lasciarsi andare, senza contrazioni. Il peso del corpo deve poggiare prevalentemente sulla parte anteriore dei piedi. Occorre mantenere torace e spalle dritti, ma rilassati. La respirazione è normale e calma. La mandibola ri-
mane morbida e non serrata. In questa posizione le ginocchia vengono mantenute un po’ flesse; per restare in equilibrio, occorre far lavorare contemporaneamente i muscoli antagonisti tra loro: i quadricipiti (nella parte anteriore della coscia) fanno estendere il ginocchio, mentre i muscoli posteriori della coscia lo fanno piegare. I due muscoli devono contrarsi entrambi per mantenere una posizione intermedia tra quella eretta e quella flessa. Le gambe sostengono il peso, ma sono elastiche e non rigide.
LA POSIZIONE INIZIALE CORRETTA
Nella posizione corretta di grounding il corpo mostra degli angoli acuti (A,B, C, D) nei punti di tensione ed è pronto a scattare nel movimento (parte del disegno è tratta dal libro “Il linguaggio del corpo” di Alexander Lowen).
LE POSIZIONI E I CONTATTI CORPOREI MA ANCHE LA RESPIRAZIONE GIUSTA PER SCIOGLIERE I BLOCCHI ENERGETICI E RITROVARE IL GIUSTO EQUILIBRIOGli esercizi sul grounding ci fanno modificare le posture abituali che spesso mantengono il quadricipite e i muscoli posteriori della coscia cronicamente contratti e squilibrati.
I PIEDI e l’incontro con il suolo
I piedi garantiscono al corpo la presa di contatto con il suolo: il modo in cui si effettua questo contatto può indicare il tipo di rapporto che si ha con la realtà. Dal semplice aspetto tecnico e
meccanico del contatto con il terreno dipende la capacità di conferire equilibrio nell’avanzare del nostro corpo. Il contatto con il terreno presenta varianti molto interessanti.
È importante in primo luogo il modo ”ideale” in cui il piede si appoggia sulla terra, suddiviso in tre fasi, che hanno anche un significato simbolico. Vediamole insieme.
1.
2.
La posa del tallone sul terreno indica il primo contatto con la realtà.
Il contatto terreno-pianta corrisponde a una consapevolezza e analisi, quasi si volesse esaminare meglio il terreno-realtà.
3.
Il contatto terreno-punta invita all’azione, cioè innesca la camminata, l’avanzata.
RICONNETTITI CON LE TUE RADICI
ECCO COME FARE IN P RATI CA
Siediti comodamente su un tappeto, afferra un piede con le mani ed effettua delle pressioni sull’arco plantare, sul dorso e sulle dita. Cerca di percepire la struttura ossea sottostante, distinguendo le aree del piede a contatto con il terreno e quelle più delicate dell’arco plantare. Espira durante la pressione ed inspira nel momento in cui stacchi le dita. Dopo questi primi contatti effettua delle pressioni più leggere. Questo ti aiuterà a percepire tutta la struttura portante dei piedi. Concludi con una pressione generale, scivolando su tutto il piede. Come lo senti? In modo diverso dall’altro che non hai trattato? Fai lo stesso sull’altro piede. Questo ti aiuterà a creare un contatto diretto tra le tue estremità, risvegliando la consapevolezza di quelle inferiori. I gesti di auto-contatto più frequenti riguardano infatti il viso e la testa. A contatto diretto con i piedi diventiamo più coscienti del nostro corpo e di questa parte che ci connette al terreno.
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza Muoversi con consapevolezza
LA CAMMINATA consapevole
Prova a camminare come se lo facessi per la prima volta in vita tua: comincia adagio, a piedi nudi, ginocchia leggermente flesse, spostando il peso del corpo sul bordo esterno dei piedi, respirando e camminando per un minuto. Se dovessi percepire del dolore, espira con forza, emet-
tendo un suono. Poi riposiziona l’appoggio su tutta la pianta e ascolta le sensazioni che vengono dai tuoi piedi. Cammina quindi per un altro minuto appoggiandoti sui bordi interni dei piedi, respirando liberamente. Nel caso in cui tu senta dolore anche in quest’area, espira in
I PUNTI DI APPOGGIO
Nel corso della camminata concentra la tua attenzione sulle aree del piede che entrano più in contatto col terreno nelle varie fasi del passo, soprattutto il tallone e l’avampiede. Secondo alcuni studiosi, una maggiore pressione sull’uno o sull’altro assume un significato psicologico: sul tallone carica di più il peso chi è legato al passato, sull’avampiede chi è slanciato al futuro.
METTI I PIEDI SU UN BASTONE
modo sonoro. Fermati, ascolta le sensazioni dei tuoi piedi. A questo punto cammina naturalmente, cercando di sentire a ogni passo il contatto dei piedi con il suolo e poggiando il peso del corpo su ciascun piede. Rilassa le spalle, non trattenere il respiro e non irrigidire le ginocchia.
Questo esercizio andrebbe eseguito a piedi nudi. Assumi la posizione eretta tenendo un bastone (di 1-2 cm di diametro) sotto un piede. Fai ruotare il bastone lungo tutta la pianta del piede in modo dapprima veloce, poi lento. Ripeti con l’altro piede. A questo punto poni entrambi i piedi paralleli sul bastone appoggiandoti su di esso con tutto il peso del corpo: parti dall’avampiede, premendo questa parte contro il bastone, poi passa alla zona centrale e al tallone. Effettua uno o più atti respiratori in ogni posizione.
SBLOCCA LE GINOCCHIA
Le gambe rivelano attraverso la loro funzione di movimento e di sostegno il modo con cui “affrontiamo la vita” e le diverse situazioni che quotidianamente dobbiamo trattare. Dovrebbero essere mobili, elastiche e ammortizzare il peso dello stress della vita e del corpo. Le ginoc-
chia dovrebbero potersi flettere liberamente e non essere rigide o bloccate. Una chiara indicazione della mancanza di grounding si avverte quando si sta in piedi con le gambe irrigidite e le ginocchia bloccate. Questa modalità limita la sensibilità e impedisce alle ginocchia di fungere da ammortizzatori del corpo.
Quando le ginocchia sono bloccate, le tensioni (non solo fisiche, ma anche psicologiche) si scaricano a livello della schiena, rendendola più vulnerabile e soggetta a problemi e patologie. Occorre acquistare maggiore flessibilità e spostare la propria consapevolezza e sensibilità verso il basso.
FAI IL BEND OVER (PIEGAMENTO IN AVANTI)
Si tratta di uno tra gli esercizi fondamentali della bioenergetica. Aiuta a percepire maggiormente le gambe, ad aumentare la carica e l’energia. Partendo dalla posizione di base, in piedi, poni le punte dei piedi leggermente verso l’interno, in modo da estendere anche i muscoli delle natiche. Abbandona la testa in avanti lasciando cadere il mento verso il petto. Gradualmente poi, a ogni espirazione, piega sempre di più il busto in avanti, fino a toccare il pavimento con le dita delle mani, tenendo la testa il più possibile abbandonata. Le ginocchia devono essere leggermente piegate. Il peso del corpo non dovrebbe essere sulle mani, ma restare sui piedi, o meglio, sugli avampiedi. Mantieni la pancia morbida e la bocca socchiusa. Respira con la bocca profondamente durante tutto l’esercizio. Raddrizza poi lentamente le ginocchia, senza irrigidirle, fino a distendere i tendini della parte posteriore delle gambe. In questa posizione respira profondamente per 20-25 atti respiratori o fino a
che non percepisci delle vibrazioni. È frequente avvertire lieve dolore e tensione nelle gambe. Immagina di espirare attraverso il dolore e le vibrazioni.
RIALZATI LENTAMENTE
Lentamente incomincia a rialzarti: spingi coi piedi sul terreno flettendo le ginocchia, mentre la testa continua a essere abbandonata in avanti. A poco a poco, inspirando, porta avanti il bacino e poi, vertebra dopo vertebra, raddrizza il busto. La testa sarà l’ultima a raddrizzarsi. Se durante la risalita si avverte un lieve giramento di testa, significa che è stata troppo rapida; occorre quindi fare una breve sosta, appoggiandosi con le mani sulle ginocchia. L’assenza di vibrazione è il segno di una eccessiva tensione nelle gambe. In questo caso, per favorire lo scioglimento della rigidità e la comparsa delle vibrazioni, puoi raddrizzare e flettere ripetutamente le gambe, facendo attenzione a ridurre i due movimenti al minimo indispensabile, per ammorbidire le ginocchia. Inspirando fletti le ginocchia, espirando raddrizzale.
UN ESERCIZIO FONDAMENTALE
Questa è la posizione che si viene ad assumere eseguendo il movimento del bend over (termine che significa “piegarsi”). Serve per acquisire una maggiore consapevolezza nell’azione delle gambe e per caricarsi di energia.
POSIZIONE AD ARCO
Questo esercizio contribuisce ad allentare la tensione nei muscoli addominali. Partendo dalla posizione di base, in piedi, appoggia contro i reni le mani chiuse a pugno con le nocche rivolte verso l’alto. Piega poi le ginocchia il più possibile, senza alzare i talloni da terra. Inarca la schiena all’indietro sopra i pugni, spingendo in avanti bacino e pancia. Lo sguardo deve essere rivolto in avanti, con la testa diritta. Assicurati che il peso del tuo corpo rimanga sugli avampiedi. Respira profondamente dilatando pancia e petto. Mantieni per circa un minuto, quindi esegui l’esercizio di bend over.
PER I MUSCOLI ADDOMINALI
Inarcando la schiena all’indietro si distende l’addome e si spinge la pancia in avanti. Dopo aver eseguito questo movimento è utile praticare l’esercizio del bend over (a lato), per scaricare la tensione che si è accumulata sulla schiena.
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza Muoversi con consapevolezza
IL BACINO e i glutei
Il bacino è un’area importante: rappresenta infatti la base su cui poggia la parte superiore del nostro corpo collegandola con la parte inferiore. Racchiude inoltre l’innervazione che regola gli aspetti anali e sessuali del corpo. La sua posizione, i blocchi e le tensioni muscolari, la sua mobilità, sono elementi importanti per il raggiungimento di uno stato di benessere generale.
INCLINATO IN AVANTI
Posizioni del bacino cronicamente spostate in avanti (o all’indietro) rispetto all’asse del corpo rappresentano dei fattori di stress psico-fisico. Un bacino inclinato indietro, in cui la parte
bassa della schiena tende ad essere molto incurvata, riflette una elevata carica sessuale e sentimentale a cui non sempre si riesce a dare libero sfogo, a causa della notevole energia investita.
PIEGATO INDIETRO
Il bacino inclinato indietro rivela un’abbondanza di sensazioni interiori. Si accompagna solitamente a un diaframma contratto, che esprime ira trattenuta, e a una regione toracica tesa e debole, che riflette una capacità ridotta di esprimersi e di affermarsi. Le persone che presentano questa conformazione del bacino, che provoca un’accentuazione della curva all’indietro
L’EDUCAZIONE CORPOREA
TRA TENSIONI ED EMOZIONI
Abbiamo visto come una fase importante dello sviluppo del bambino, anche per la crescita della consapevolezza di se stesso e della propria autonomia, sia legata profondamente al controllo delle funzioni anali. Tenere i muscoli contratti in questa zona del corpo indica difficoltà a lasciare spazio alle emozioni. Inoltre spesso la minor flessibilità e spontaneità nei rapporti con gli altri vanno di pari passo con le tensioni che si manifestano in queste aree.
della colonna lombare (iperlordosi), possono tendere a un’iperattività sessuale; nel contempo però essi la temono profondamente, perché abbandonarsi alle sensazioni sessuali significa anche lasciar andare tutte le emozioni accumulate nel bacino e nella pancia. La paura di lasciarsi andare è, infatti, un sentimento molto frequente in questi soggetti. Al contrario invece un bacino troppo spinto verso l’avanti, in cui la parte inferiore della schiena e i glutei tendono ad essere appiattiti, rivela una diminuzione dell’energia sessuale e una tendenza a trattenere eccessivamente l’espressione dei sentimenti.
Questo rappresenta uno degli esercizi chiave della bioenergetica, perché permette lo scorrimento dell’energia dalla testa ai piedi attraversando il bacino. Partendo dalla posizione di base, in piedi, porta il peso del corpo sugli avampiedi. Oscilla all’indietro il bacino, inarcando la parte inferiore della schiena, mantenendo
IL MOVIMENTO DI ROTAZIONE
Questo movimento è molto simile a quello rotatorio dei fianchi necessario per far girare l’hula hoop. La posizione di partenza è la stessa dell’esercizio precedente. Appoggia le mani sulle anche e comincia a ruotarle lentamente da sinistra verso destra. Il movimento deve interessare in particolar modo il bacino e coinvolgere solo in minima parte la zona superiore del dorso e le gambe. Dopo aver compiuto alcune rotazioni in senso orario, inverti la direzione e ripeti l’esercizio in senso antiorario.
DEVE ESSERE COORDINATO CON LA RESPIRAZIONE
Il movimento deve essere coordinato con la respirazione: inspira quando il bacino ruota indietro, espira quando invece ruota in avanti. Se durante la rotazione vengono percepiti degli “scatti” o degli “spigoli” nel movimento, immagina di arrotondarli respirando più profondamente in quella parte. Tutti gli esercizi che coinvolgono il bacino sono mirati allo scioglimento delle tensioni presenti in questa area, tensioni che frenano l’energia e possono favorire patologie e inestetismi (dolori mestruali, colite, cellulite, adiposità localizzate ecc.).
DALLA TESTA AI PIEDI
il peso sempre sugli avampiedi e lasciando che l’aria inspirata arrivi alla pancia, riempiendola. Quindi fai oscillare il bacino in avanti, premendo sugli avampiedi ed espirando. Cerca di compiere il movimento in modo continuo e non a scatti. È impossibile effettuare questo esercizio in modo corretto se non si piegano le ginocchia.
SBLOCCA LA PARTE INFERIORE
Il movimento del bacino, con l’oscillazione in avanti e all’indietro, “sblocca” la parte inferiore del corpo e facilita il fluire dell’energia fino ai piedi. Per eseguirlo correttamente occorre tenere piegate le ginocchia.
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza
Muoversi con consapevolezza
LA PANCIA, dimora degli istinti
Se la testa rappresenta la centrale della ragione, il cuore il centro degli affetti e delle emozioni, la pancia è la sede degli impulsi e dei desideri arcaici. Nella pelvi e nell’addome sono collocate inoltre le fondamenta rudimentali della nostra psicologia. È lì che nascono le nostre passioni di base: la voglia di sopravvivere, il desiderio di avere scambi intimi con un’altra persona, la vita di relazione.
Un addome “sano” deve essere morbido ed elastico, né troppo rilasciato né troppo contratto. Nell’idea generale, invece, una pancia piatta e tesa, quasi risucchiata all’interno, viene considerata un elemento di attrazione e di un bell’aspetto. Forse questo atteggiamento corporeo è indicato nel militare, che deve funzionare come un automa e a cui, per questo, è stato fatto anche un addestramento massic-
LA RESPIRAZIONE ADATTA
cio: “pancia in dentro, petto in fuori, spalle in alto”. Questo portamento però esprime il massimo della rigidità. Nega infatti l’autonomia, la spontaneità e anche la sessualità della persona. La pancia risucchiata in dentro rende infatti la respirazione addominale molto difficile e costringe a gonfiare troppo il petto per avere abbastanza aria. Invece il sano e corretto modo di respirare si
Stenditi su un tappeto e piega le ginocchia, tenendo i piedi ben appoggiati al suolo e divaricati di circa 40 centimetri (più o meno come la larghezza delle spalle). La posizione della testa deve permetterti di stendere completamente la gola (che deve essere abbandonata). Le mani vanno tenute appoggiate sulla pancia, in modo da percepire i movimenti addominali. In questa posizione respira per circa un minuto a bocca aperta, lasciando che la pancia possa sollevarsi naturalmente (senza forzare troppo) durante l’inspirazione e abbassandola durante l’espirazione. Questo esercizio permette di evidenziare le eventuali tensioni presenti a livello della gola e la rigidità del petto, favorendo la distensione.
LA DISTENSIONE ADDOMINALE
Occorre imparare a respirare “di pancia”, e non solo di petto, per ottenere un’ossigenazione più profonda dell’organismo e per favorire il rilassamento dell’addome, ma anche del corpo in generale.
basa sul rilassamento della muscolatura addominale. Una pancia morbida e rilassata implica la possibilità di provare sensazioni sessuali.
SE È PIATTA APPIATTISCE
LE EMOZIONI
Una pancia piatta invece appiattisce le emozioni, impoverendo il sesso, e rende “piatto” il modo di sentire e di pensare. La tendenza a tenere la pancia in dentro non è legata solo alla inibizione sessuale. La pancia viene contratta e tenuta in dentro anche per reprimere i sentimenti di tristezza. Risucchiamo in dentro la pancia per controllare le lacrime e i singhiozzi. Se la lasciassimo andare dovremmo abbandonarci al pianto. Ma allora apriremmo anche la porta alla possibilità di una vera risata “di pancia”. Ogni qualvolta piangiamo o ridiamo, è nel ventre che sperimentiamo la vita a livello viscerale. Il ventre ben stretto, invece, serve a reprimere tutte le emozioni.
PER ACQUISIRE PIÙ SCIOLTEZZA
Questo esercizio “allena” ancora la respirazione addominale e in più, col movimento delle pelvi, sblocca le tensioni a livello del bacino, oltre ad accrescere la profondità dell’atto respiratorio.
L’OSCILLAZIONE PELVICA
Partendo dalla posizione di base, sdraiato, come nell’esercizio precedente, inspirando, arcua la parte inferiore della schiena permettendo alla pancia di riempirsi. Per espirare fai compiere al bacino una spinta in avanti, premendo leggermente con i piedi contro il terreno. Prosegui per circa 2 minuti. Questo esercizio cerca di sciogliere la tensione della parte bassa del corpo. Fai attenzione a non sollevare la schiena, ma soltanto a oscillare il bacino; lasciare che esso si possa muovere liberamente provoca in genere sensazioni piacevoli. I movimenti pelvici dovrebbero aumentare la profondità della respirazione, l’ampiezza dei movimenti addominali e la scioltezza dell’addome. Questo tipo di esercizio può provocare una sensazione di formicolio alle mani o in altre parti del corpo, oppure l’impressione di un’emozione incombente. Queste sensazioni scompaiono semplicemente fermando il movimento e il respiro. È importante non forzare in nessun modo il corpo. Potrai notare come nell’atto inspiratorio il mento tenda ad avvicinarsi al petto e nell’atto espiratorio la gola si apra, la nuca ruoti leggermente all’indietro, la parte centrale della schiena prema contro il terreno mentre le mani scendono un po’ verso i piedi.
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza
Muoversi con consapevolezza
IL TORACE, sede dei sentimenti e dell’energia
La regione toracica, che va dal diaframma fino alle clavicole, ha la funzione di amplificare le emozioni che fluiscono dal ventre attraverso il diaframma, trasformandole in sentimenti, cioè in legami interpersonali. Nel torace si trovano due importanti organi, il cuore e i polmoni: il primo è fonte di amore e affetti, i secondi attraverso la respirazione stabiliscono il rapporto tra il nostro interno e l’esterno. L’apertura e lo sviluppo del torace rispecchierà perciò il nostro stile di relazione con il mondo esterno.
Un torace non contratto, tonico e mobile, è uno strumento ottimale, perché ha la possibilità di caricarsi di energia attraverso la respirazione e può esprimere le emozioni coinvolgendo il cuore.
CI VUOLE EQUILIBRIO TRA CONTRAZIONE
ED ESPANSIONE
L’eccessiva contrazione o espansione del torace non sono atteggiamenti del tutto sani. Invece l’equilibrio tra i due estremi è la situazione migliore, più carica di energie vitali. Come un respiro è composto da due fasi,
no dopo un’espirazione forzata tratterrà ancora un po’ d’aria nel petto. Questo è un comportamento di difesa contro la paura di non essere capaci di immettere aria sufficiente, e quindi soccombere. Questo timore di perdere tutta l’aria è l’espressione fisiologica della paura di perdere la propria sicurezza.
La regione toracica decodifica le emozioni che arrivano dal ventre, trasformandole in passioni e sentimenti.
l’inspirazione e l’espirazione, allo stesso modo i rapporti d’amore sono basati sulla capacità di dare come su quella di ricevere. La vitalità e la bellezza della regione toracica sono stabilite dall’equilibrio tra morbidezza e durezza, tra interno ed esterno, dare e ricevere, espansione e contrazione. L’espirazione provoca il rilassamento in tutto il corpo. Chi teme di lasciarsi completamente andare ha spesso qualche difficoltà ad espirare completamente e persi-
LE SPALLE: IL FULCRO DELL’AGIRE
Le spalle (che comprendono l’articolazione scapoloomerale), le braccia e le mani sono collegate soprattutto con gli aspetti del “fare” e dell’espressione aggressiva e attiva delle emozioni; il termine “aggressivo” si intende nel senso etimologico di “andare verso”, “protendersi”, e include sia gli aspetti più attivi (come quelli di difesa-attacco), che gli aspetti teneri (come quelli dell’amore, che si esprime nell’abbraccio e nel portare a sé). L’energia fluisce dalla parte inferiore della schiena (zona lombare), scorre nei muscoli lunghi ai lati della colonna vertebrale e risale verso le spalle e verso la testa.
SE SONO SCIOLTE L’ENERGIA FLUISCE
Se le spalle sono sciolte, l’energia può fluire liberamente lungo le braccia e dare all’uomo la possibilità di effettuare un’azione compiuta attraverso le mani: prendere o mandare via. Le emozioni collegate all’amore, invece, “si muovono” lungo la parte anteriore del corpo (dal cuore), scorrono e si espandono verso il viso, le spalle e le braccia, fino alle mani: un’emozione tenera si può così esprimere attraverso gli occhi, la bocca, le braccia e le mani. La possibilità di espressione di queste emozioni primarie dipende anche dalla libertà di movimento delle spalle. Esse infatti rappresentano l’elemento di snodo, che media tra le energie e i sentimenti che si agitano nel torace e la capacità espressiva di braccia e mani. Le spalle possono assumere posture molto diverse, collegate a una grande varietà di emozioni. Il loro atteggiamento può esprimere paura, tristezza, stanchezza, fierezza, sottomissione, forza, chiusura...
COSÌ ELIMINI LE TENSIONI
ROTAZIONE DEI GOMITI E DELLE BRACCIA
Alza i gomiti all’altezza delle spalle, immaginando di dipingere con essi dei cerchi sempre più ampi. Mentre i gomiti salgono nella rotazione inspira, mentre scendono invece espira. Arrivato al punto del massimo diametro possibile di rotazione, stendi le braccia senza irrigidire i gomiti e disegna dei cerchi tenendole distese e respirando.
Questo esercizio permette di sciogliere le tensioni che si formano a livello delle spalle. Stando seduto con la schiena eretta, le braccia rilassate e le mani appoggiate sulle ginocchia, immagina di avere dei pennelli sulle spalle e di dover dipingere lateralmente dei cerchi. Comincia a ruotare lentamente le spalle in senso orario per un paio di minuti, cercando di disegnare cerchi sempre più grandi, accompagnando il movimento con una respirazione profonda. Ripeti l’esercizio ruotandole anche in senso antiorario, fino a raggiungere la massima ampiezza.
Gli esercizi utili per acquistare più sicurezza Muoversi con consapevolezza
LE BRACCIA e le mani
Energia ed emozioni fluiscono attraverso il torace e le spalle e divengono azioni con le braccia e le mani. Queste ultime, insieme al volto, rappresentano i canali di espressione e comunicazione privilegiati e sono gli strumenti che ci permettono di
elaborare e acquisire informazioni. Come gli arti inferiori sono appendici del bacino e servono a renderci nello stesso tempo saldi e mobili rispetto alla terra, così le braccia sono appendici del torace e trasmettono il flusso dell’energia dal tronco verso la periferia del corpo e quindi verso il mondo. Le braccia sane ed efficienti sono forti, flessibili e prive di
tensioni, energiche ma gentili, capaci di protendersi e di afferrare, come di ritrarsi e rifiutare, di dare e di prendere, di accarezzare e di colpire. La loro molteplicità di funzioni riflette dunque la grande varietà di significati simbolici e psicosomatici legati alle braccia e alle mani. Ecco alcuni esercizi per “scogliere” i loro movimenti.
ROTAZIONE DEI POLSI
Distendi le braccia in avanti, con il palmo verso il basso. Comincia a ruotare i polsi e le mani, in lente circonvoluzioni libere, che gradualmente si allargano fino a coinvolgere anche le braccia, che ruotano anch’esse a livello delle spalle. Esegui l’esercizio ruotando i polsi prima in senso orario e poi antiorario.
STIRAMENTO DELLE DITA
Stando in posizione distesa, posa il palmo delle mani sul pavimento, ai lati del corpo, con le dita aperte a ventaglio. Spingendo la mano in avanti, allarga le dita tra loro, partendo dal mignolo per arrivare fino al pollice, fino a ottenere l’estensione massima. Ripeti partendo dal pollice per arrivare al mignolo, con entrambe le mani.
LA SCHIENA: aggressività e paura
La schiena è la zona del corpo che evoca maggiormente i valori e le emozioni legati alla propria sicurezza personale. È la parte più compatta del corpo, che può sopportare meglio i colpi e che nello stesso tempo fornisce l’energia muscolare per darne.
Per sferrare un colpo, infatti, il movimento ha bisogno di salire lungo i muscoli del dorso e passare attraverso la spalla prima di fluire nel braccio. All’opposto, quando si adotta un atteggiamento difensivo, si tende a curvarsi in avanti con le spalle, come per proteggere la parte ventrale del corpo, ovvero quella più indifesa e vulnerabile.
Paura e aggressività sono dunque intimamente legate tra loro, come nella reazione tipo di “attacco o fuga” ed entrambe trovano un punto di riferimento nella schiena.
I MOLTEPLICI MESSAGGI CHE PUÒ TRASMETTERE
Una schiena che si curva in avanti trasmette un messaggio di rassegnazione, di perdita di dominanza e di debolezza: infatti ci rimanda a livello inconscio all’atto di inchinarsi (che rappresenta anche un segno di sottomissione), di prostrarsi o di abbassarsi sotto un peso. Un busto eretto invece fa apparire leggermente più alti, più aggressivi e sicuri,
contribuendo in maniera notevole a dare un aspetto dominante. L’espressione comune “avere spina dorsale” significa infatti proprio avere forza e carattere.
LA LETTURA DEL CORPO IN BIOENERGETICA
La lettura del corpo in bioenergetica, analizzando l’atteggiamento della schiena delle persone, può rivelare storie e vissuti di grave sofferenza psico-emotiva, soprattutto in presenza di deformazioni evidenti.
Il nostro corpo infatti manifesta, attraverso asimmetrie, torsioni, lateralizzazioni nella postura, la ricerca di un difficile equilibrio, vissuto come precario e raggiunto faticosamente attraverso un disequilibrio.
Questo aspetto diventa evidente soprattutto nell’osservazione della schiena.
DIVERSE INTERPRETAZIONI
L’INFLUENZA DELLA PERSONALITÀ
Spesso coloro che presentano posture “squilibrate” nella schiena rivelano delle personalità altamente cerebrali, creative e ipersensibili, a volte problematiche. L’inarcamento della parte lombare del dorso e i movimenti laterali dei fianchi hanno spesso anche una sfumatura di significato sessuale, soprattutto nelle donne; infatti contribuiscono a rendere più sporgenti i glutei e a mettere in evidenza le curve femminili. L’attrattiva delle schiene maschili sta invece soprattutto nello sviluppo armonico dell’apparato muscolare, che porta ad allargare la parte alta della schiena, mentre la parte inferiore, lombare, appare tonica e più stretta. L’accentuazione estrema di questi caratteri si nota nelle schiene dei body-builder.
IL PORTA SEGNALA
il carattere
Il portamento segnala il carattere Il linguaggio segreto del corpo
RIVELA LA PERSONALITÀ Il modo di atteggiarsi
DAL NOSTRO ATTEGGIAMENTO POSTURALE EMERGE COME CI PONIAMO IN RELAZIONE CON GLI ALTRI E CON IL MONDO CHE CI CIRCONDAIl corpo adotta delle posizioni che complessivamente esprimono un “atteggiamento”. Questo cambia in funzione delle varie situazioni ed esigenze. Una parte dell’espressione corporea è impostata e governata dalla volontà, un parte però sfugge al nostro controllo volontario e rappresenta il linguaggio segreto del corpo, espressione della nostra personalità individuale. Dalle posizioni e dai gesti che assume, emerge la personalità di una persona, il suo carattere, la valutazione che ha di sé, la sicurezza, la spontaneità.
I CINQUE PRINCIPALI ATTEGGIAMENTIPOSTURALI
Presentiamo cinque principali modalità posturali che secondo la bioenergetica rivelano l’impronta di base tipologico-caratteriale della persona. Questi tipi rappresentano cinque modi di differire dalla struttura ideale della postura e cinque atteggiamenti difensivi, con cui si reagisce allo stress, alle relazioni e al mondo. Quando si discosta dalla postura ideale, il corpo
può atteggiarsi in uno dei seguenti modi.
• Scomporsi e lateralizzarsi (posizione asimmetrica).
• Crollare come se fosse stanco (posizione dipendente o bisognosa).
• Piegarsi e comprimersi (posizione oppressa).
• Ingrossarsi nella parte superiore (la cosiddetta posizione dominante).
• Irrigidirsi (posizione rigida).
QUAL È IL TUO PORTAMENTO?
Guardandoti allo specchio, cerca di individuare in una delle figure che illustrano le varie posizioni (o nella combinazione di alcune di esse) quale si avvicina di più a quella del tuo corpo. I tipi qui mostrati sono “modelli puri”, mentre quasi tutte le persone in realtà sono combinazioni. Può dunque succedere che sia necessario osservare figure diverse, o parti di figure, per ottenere un risultato accurato. Se è così le vostre caratteristiche sono una combinazione di vari tipi.
Un metodo molto utile per capire il significato delle posizioni del corpo è di assumerle e osservare come ci si sente in ciascuna di esse.
I sentimenti che ne risultano dovrebbero darvi un’idea di cosa provano le persone con questi atteggiamenti posturali. Inoltre, per ogni tipologia verranno consigliati degli esercizi bioenergetici per favorire l’autostima.
UNA BUSSOLA PER ORIENTARSI
NON ESISTE UNA TIPOLOGIA PURA
La divisione in tipologie è un riferimento utile, ma è vero solo a livello teorico. In pratica una effettiva tipologia “pura” non esiste. Nella realtà ne troviamo essenzialmente di miste, che possono presentare degli aspetti secondari di altri tipi, pur appartenendo principalmente alla tipologia che li rappresenta in modo più ampio. La traccia tipologica è importante per cogliere gli aspetti predominanti della personalità, dei quali prendere consapevolezza e sui quali lavorare; essi sono solo una bussola per orientarsi.
Il portamento segnala il carattere Il linguaggio segreto del corpo
LA POSTURA asimmetrica
Questo atteggiamento posturale è tipico della tipologia cerebrale. Con questo termine definiamo una persona con un senso di sé ridotto, con un Io debole e un contatto notevolmente limitato con il corpo e le sue sensazioni. Le varie parti del corpo appaiono sconnesse e divise l’una dall’altra. La parte alta e quella bassa, il lato destro e quello sinistro presentano asimmetrie più o meno evidenti, sia nel corpo che nel
viso. Una spalla può essere più alta dell’altra, il busto tende a piegarsi lateralmente, il bacino è contratto e le gambe rigide, con i piedi “scomposti”.
DUE TIPOLOGIE DIFFERENTI
Dal punto di vista bioenergetico il primo caso è stato definito “tipologia cerebrale legata”: è caratterizzata da muscolatura asciutta, contratta e tesa e corporatura smilza. Il secondo caso è stato definito “tipologia cerebrale slegata”: il corpo ha marcate differenze tra la parte alta e
quella bassa. Quest’ultima spesso è dilatata e atonica. Le articolazioni si presentano deboli e con lassità legamentosa. Qui possiamo ipotizzare che la problematica psicoenergetica di base risalga a momenti prenatali più antichi. La tipologia cerebrale privilegia le attività mentali a discapito del senso pratico e degli aspetti materiali. È valorizzato l’aspetto creativo, intellettuale, artistico e spirituale. Talvolta questa persona sceglie il mondo artistico, immaginativo, in altri casi vi è predilezione per lo studio e la ricerca scienti-
TROVA EQUILIBRIO NEL DISEQUILIBRIO
Il corpo trova un equilibrio nel disequilibrio e manifesta la difficoltà della persona a unire il corpo alla mente, i pensieri alle emozioni. I suoi movimenti appaiono non armonici: • a volte può muoversi a scatti, con movimenti meccanici e con brusche interruzioni, come una marionetta; • in altri casi i movimenti della persona cerebrale ricordano quelli di una bambola di pezza, morbidi ma slegati. Queste due modalità differenti di movimento si rifanno alla stessa matrice emotiva con radici antiche, infantili e a volta addirittura prenatali, che però si differenzia nella modalità espressiva.
fica, nei suoi aspetti più analitici e rigorosi. Vi è alta ricettività intuitiva, con una tendenza a proteggersi e ripararsi dal mondo emotivo, per la sua estrema sensibilità e vulnerabilità. Questa persona ha avuto nel suo primo periodo di vita un trascorso di difficile o non completa accettazione da parte dei genitori, oppure situazioni traumatiche di difficoltosa elaborazione. Il suo vissuto è stato carente di calore emotivo e carico di distacco. Per non sentire la freddezza nelle relazioni primarie si è allontanato dalle sensazioni corporee, che sarebbero vissute conflittualmente, e si è rifugiato nell’aspetto mentale e nella cerebralità.
L’ENERGIA NON FLUISCE
L’energia trattenuta non scorre fino alle strutture periferiche del corpo, cioè negli organi che stabiliscono il contatto con il mondo esterno: viso, mani, genitali e piedi. In altre parole, a livello energetico questi organi non sono pienamente in contatto con il nucleo.
I sentimenti presenti nel cuore dell’individuo non fluiscono liberamente verso l’esterno, ma sono bloccati da tensioni muscolari croniche localizzate alla base del capo, nelle spalle, intorno al diaframma, nella pelvi e nelle articolazioni delle anche. Il soggetto non si identifica con il suo corpo e se ne dissocia. Questa mancanza di integrazione e di connessione energetica tra la testa e il resto del corpo produce una spaccatura della personalità.
È SCARSA
Questa tipologia non ha potuto sviluppare un grado sufficientemente alto di autostima, a causa di un percorso emotivo in genere fortemente perturbato, che non gli ha permesso uno sviluppo ottimale rispetto all’integrazione corporea e al contatto con la realtà. Questa scarsa autostima si esprime in particolare sotto forma di un basso grado di autoconsiderazione di base, sfiducia in se stesso, scarsa capacità di esprimere le emozioni. Invece nel suo mondo elettivo, dove può sviluppare un alto livello di competenze specifiche e raggiungere riconoscimenti e successo il suo grado di autovalutazione può risultare buono (autostima specifica). Le aree fondamentali in cui è sostenuto da una buona autostima sono soprattutto quella scolastica e professionale (intellettuale e artistica). Invece le aree in cui ci potranno essere una evoluzione e uno sviluppo maggiore legato all’emotività, ai sentimenti e alle sensazioni, saranno l’area corporea e le aree relazionale, familiare e sociale.
EVOLUZIONE DELLA TIPOLOGIA CEREBRALE
L’elemento principale su cui operare è entrare in contatto con le sensazioni corporee, in modo da poter sentire il corpo unito in tutte le sue parti: in questo modo la persona potrà percepire maggiormente la parte inferiore del corpo (bacino, gambe e piedi), sviluppare il grounding e unire il corpo con la mente.
ESERCIZI CONSIGLIATI
In particolare sono utili per questa tipologia gli esercizi rotatori e di mobilizzazione di tutte le articolazioni. Per favorire la consapevolezza corporea, è molto positivo ricevere da parte di una persona di cui si ha un buon grado di fiducia un “contact grounding” a livello dei punti di passaggio dei distretti corporei (collo, vita) e delle articolazioni.
Il portamento segnala il carattere Il linguaggio segreto del corpo
LA POSTURA bisognosa
Questo atteggiamento posturale è tipico della tipologia dipendente. Una personalità con struttura dipendente contiene molti tratti tipici del periodo della prima infanzia: scarso senso di indipendenza, tendenza ad aggrapparsi agli altri, basso livello di aggressività, profondo bisogno interiore di essere curato e sorretto. Il corpo si curva verso il basso e la testa è protesa in avanti; il petto è incavato e le ginocchia sono serrate.
IL CORPO HA BISOGNO DI SOSTEGNO
Il corpo assume una posizione come se avesse bisogno di sostegno. La testa spinta in avanti dimostra un protendersi quasi per cercare nutrimento. Le
spalle arrotondate rivelano mancanza di aggressività e incapacità di prendere ciò che è necessario. Il petto incavato trattiene una profonda tristezza. La tensione nell’addome blocca i sentimenti di vuoto; le ginocchia serrate servono a sostenere il corpo, malgrado la mancanza di energia e di forza. Il corpo tende a essere lungo e sottile, ma differisce da quello tipico della postura cerebrale perché non è smilzo e contratto. Lo scarso sviluppo muscolare è particolarmente evidente nelle gambe e nelle braccia. Anche i piedi sono esili e stretti. Le gambe danno quasi l’impressione di non essere in grado di sostenere il corpo. Vi sono poi altri segni di immaturità fisica: la pelvi, sia negli uomini che
LONGILINEO O ATONICO?
Il corpo della persona “dipendente” può essere: • longilineo, come una “canna al vento”; • dilatato e atonico, come un “sacco vuoto” (in questo caso c’è una compensazione orale del senso di vuoto, con l’assunzione di cibo). Dal punto di vista bioenergetico il primo caso è stato denominato: “tipologia dipendente allungata”; ha costituzione longilinea, con zone di avvallamento allo sterno e tra le scapole, muscolatura scarsa. Il secondo caso è stato invece denominato: “tipologia dipendente dilatata”; la figura è arrotondata nel viso e nel corpo. Ci può essere tendenza al sovrappeso e anche al ristagno di liquidi.
UN’AUTOSTIMA ALTALENANTE
Questa tipologia gode di un’autostima “fluttuante” e di sbalzi di umore. Avendo un’energia non molto alta, in alcuni momenti si infiamma e si sente euforica, dimostrando un alto grado di considerazione. All’esaurirsi dell’energia, è predisposta a cadute nella malinconia. In questi momenti, necessita di un appoggio e di riconoscimento, che non ricerca in se stessa, ma negli altri, da cui diventa dipendente. Appena lo riceve, recupera energia ed autostima. Quando non si sente sorretta e nutrita affettivamente, può sentirsi di nuovo stanca, delusa e scarica. È poco autocritica, ha difficoltà a esprimere i propri bisogni e si sente spesso insoddisfatta e inappagata. Esiste una correlazione tra bassa autostima, minimo livello di energia, scarsa aggressività, modesto radicamento (grounding) e sviluppo muscolare. Nell’area sociale può avere una buona autostima, perché è loquace e buona comunicatrice.
EVOLUZIONE DELLA TIPOLOGIA DIPENDENTE
Questa tipologia dovrebbe imparare a sviluppare una maggiore autonomia. Questo può essere realizzato accrescendo la muscolatura, il sostegno sulle gambe e la relazione con la componente aggressivo-volitiva.
ESERCIZI CONSIGLIATI
Sono utili gli esercizi respiratori e quelli che favoriscono lo sviluppo del grounding (compresi il bend over e l’arco). Per integrare bene il suo schema corporeo sono efficaci tecniche di massaggio, in particolare quello bioenergetico.
nelle donne, può essere adolescenziale; e così anche la peluria del corpo è spesso ridotta. Il seno nelle donne si presenta piccolo, appena abbozzato, infantile, oppure ipersviluppato.
UN VUOTO INTERIORE
Il tipo dipendente è afflitto da un senso di vuoto interiore. Il senso di privazione che lo caratterizza è dovuto alla mancanza di contatto con una figura materna calda, sufficientemente affettuosa e protettiva, perché assente o per problematiche analoghe della stessa madre. Tale assenza gli ha impedito di soddisfare in modo completo e corretto i propri
bisogni di amore, calore e contatto nel primo anno di vita (fase orale). È come se si aspettasse che arrivi qualcuno a riempirlo, anche se a volte si comporta come se fosse lui quello che dà il suo appoggio agli altri.
Ha, sia in senso letterale che figurato, difficoltà a stare in piedi da solo, ma questa tendenza può essere mascherata da un atteggiamento esagerato di indipendenza. Un altro suo tratto tipico è quello di ritenere che tutto gli sia dovuto, atteggiamento che deriva dall’esperienza precoce di deprivazione.
È soggetto a repentini sbalzi di umore, a momenti di malinco-
nia e tristezza o di grande euforia. Nel sociale è loquace e intelligente.
L’ENERGIA È DEBOLE
Dal punto di vista energetico la struttura dipendente è caratterizzata da una carica ridotta. L’energia non è congelata nel nucleo come nella condizione cerebrale, ma fluisce molto debolmente verso la periferia del corpo. Tutti i punti di contatto con l’ambiente hanno una carica debole.
La mancanza di energia e di forza, tuttavia, è più evidente nella parte inferiore del corpo, perché lo sviluppo nel bambino procede dalla testa in giù.
Il portamento segnala il carattere Il linguaggio segreto del corpo
LA POSTURA oppressa
Questo atteggiamento posturale è tipico della tipologia sottomessa. Si tratta di una persona con una buona carica di energia, che però viene frenata nella sua espressione. Questo tipo ha una struttura tendenzialmente brevilinea e muscolosa, gli arti sono lievemente più corti rispetto al tronco, le mani e i piedi sono squadrati. La muscolatura è generalmente ipersviluppata, con la gola e i glutei contratti. Il corpo, schiacciato verso il basso, si curva in avanti.
COSTANTEMENTE SOTTO SFORZO
In questa posizione appare come se fosse costantemente sotto sforzo, come se stesse trasportando un carico pesante o se fosse bloccato in una posizione spiacevole. I tessuti dell’apparato muscolo-scheletrico tendono tanto più ad accorciarsi quanto maggiore è la compressione nel corpo e le due “strettoie” principali di quest’ultimo, il collo e la vita, tendono a sparire.
Il collo corto, con la testa tendenzialmente incassata tra le spalle, riflette una paura di rischiare, come se stesse per schivare un colpo. Le spalle ruotate in avanti trattengono la rabbia.
UN SENSO DI SCONFITTA
C’è un senso di sconfitta nel curvarsi in avanti della parte superiore del corpo. La parte anteriore, più corta e tesa, trattiene nel
LE CARATTERISTICHE FISICHE
La struttura brevilinea del sottomesso si può associare alle seguenti caratteristiche fisiche: • una componente rotondeggiante adiposa; i tessuti del tronco sono lievemente più atonici, mentre il viso è più rotondeggiante; • in altri casi notiamo un aspetto maggiore di rigidità, con il bacino inflessibile e spinto in avanti.
Dal punto di vista della bioenergetica il primo caso è stato denominato “tipo sottomessoremissivo”: include elementi di oralità (più frequente nel sesso femminile), mentre il corpo è più rotondeggiante e atonico. Il secondo caso è stato da noi denominato “tipo sottomessocompresso”: include elementi di rigidità (più frequente nel sesso maschile); il bacino è poco flessibile e rivolto in avanti.
retro i sentimenti di rabbia e di aggressività. Sul dorso, a livello cervicale può esservi un deposito adiposo (la cosiddetta “gobba di bisonte”). A livello della schiena c’è un appiattimento della curva lombare e il bacino è ruotato in avanti con la muscolatura anale contratta. L’immagine complessiva che ne risulta può ricordare quella di un cane con la coda fra le gambe.
HA LA SENSAZIONE DI essere “schiacciato”
Il tipo sottomesso può svilupparsi all’interno di una famiglia che lo ha investito di troppo amore. La figura della madre in questo caso può essere spesso risultata opprimente. Quest’ansia eccessiva del genitore provoca una sensazione di umiliazione e soffocamento. Perciò questo tipo è cresciuto con la sensazione di essere schiacciato e di essere sempre rinchiuso in una trappola che gli impedisce di sfogare completamente la sua
SI STIMA POCO, MA SOLO IN APPARENZA
Questa tipologia gode apparentemente di una bassa autostima ed esternamente si sottovaluta. Le sue tendenze principali nel comportamento sono la remissività e la sfiducia, ma all’interno può nutrire sentimenti di ostilità e superiorità. A causa del forte controllo, teme di esprimere la propria aggressività in modo diretto e la esterna in maniera indiretta, lamentandosi. Nell’area scolastica e professionale lavora molto, battendo tutti per impegno e resistenza lavorativa. Nel piano sociale e della relazione può essere carente; si proietta verso gli altri rendendosi utile e risolvendo problemi pratici, ma le sue aspettative di ricompensa vengono spesso deluse. Questo incide negativamente sulla sua autostima, perché non si sente ripagato a sufficienza per quello che ha fatto.
EVOLUZIONE DELLA TIPOLOGIA SOTTOMESSA
personalità. Il soggetto sente di non essere mai stato libero di lasciarsi andare davvero ad esprimere del tutto ciò che sente.
CONSIGLIATI
Questa tipologia dovrebbe osare di più ed esprimere in modo diretto le proprie necessità. Per uscire dalla “trappola” deve poter sciogliere la tensione e far fluire liberamente l’energia nella gola, nelle mani, nei piedi e nel bacino, attraverso movimenti espressivi e liberatori. ono particolarmente dei muscoli della gola,
TANTA ENERGIA, MA NON SI SCARICA
A differenza della struttura dipendente, questa è carica di energia che tuttavia viene forzatamente relegata dentro e, a causa della forte costrizione, non riesce a raggiungere in misura sufficiente le aree di contatto con il mondo esterno (mani, piedi, genitali). Di conseguenza l’azione espressiva e l’estensione del corpo sono fortemente limitate. Questa personalità è dominata dall’ansia quando frena l’azione, mentre quando agisce si sente in colpa. Questa condizione di ambivalenza crea la sensazione di essere continuamente in trappola, qualunque cosa la persona faccia.
Il portamento segnala il carattere Il linguaggio segreto del corpo LA POSTURA dominante
Il tipo dominante ha come caratteristica la tendenza a dominare e a controllare sia l’ambiente esterno che il proprio corpo e le proprie emozioni. Investe molta energia nella propria immagine e nella cura di sé. Il corpo, allargato sopra la vita, si assottiglia sotto di essa. C’è una forte tensione nella testa, nel collo, nel bacino e nelle gambe. Il torace appare gonfiato dall’orgoglio e dal senso di superiorità. Ci può essere un forte desiderio di potere sugli altri. Questo tipo è orientato a manipolare chi lo attornia sia con la forza che con la seduzione. La parte inferiore del corpo è invece più stretta e in un certo senso presenta la debolezza della struttura tipologica dipendente.
IL BISOGNO DI ESSERE SUPERIORE
Il tipo dominante sente il bisogno di essere superiore a tutti, in tutte le situazioni. Egli si fonda sull’immagine che è in grado di offrire al mondo esterno. Questa sua tendenza al dominio e al controllo si ripercuote anche su se stesso: per la paura inconscia di fallire e di mostrare le sue debolezze “si tiene su” e non si lascia mai andare, è sempre all’erta e guardingo, non permettendosi mai di entrare in contatto profondo con il suo corpo e con le sue emozioni. Tende a negare l’esisten-
za dei propri sentimenti, diversamente dal tipo cerebrale che invece se ne distacca.
HA PAURA DI ESSERE USATO
Un altro aspetto essenziale è il bisogno di avere qualcuno da tenere sotto controllo, da cui però, nonostante le apparenze,
HA UN’AUTOSTIMA “ESPANSA”
Il tipo dominante è una persona generalmente briosa e di compagnia, portata alle relazioni sociali e alla seduzione, ma incapace di esprimere le proprie vere emozioni. Oltre ad avere un torace espanso in fase di inspirazione continua, presenta anche un’autostima “espansa”. Mostra aspetti narcisistici che si esprimono nel compiacimento di se stesso. Esibisce un atteggiamento di sicurezza per dimostrare di essere all’altezza di ogni situazione e spesso perde la consapevolezza dei propri limiti. Al di sotto di questa maschera c’è però il timore di fallire e di essere manipolato.
è anche dipendente. Al di là delle apparenze c’è una profonda paura di essere sopraffatti, di essere usati. A livello profondo, c’è una lotta per sopravvivere come individuo indipendente. Nella storia di questi individui c’è generalmente una figura parentale molto seduttiva, che lo ha in qualche modo manipola-
CI SONO DUE “TIPI”
Dall’analisi corporea si vede come il tipo dominante si presenta somaticamente con due modalità differenti.
• tipo “dominante”: presenta un evidente sbilanciamento della struttura del corpo verso l’alto, con una tendenza all’ipersviluppo della parte toracica, che si mantiene in atteggiamento inspiratorio, in una posizione di dominanza. Anche il collo è robusto. Questa struttura ricorda la parte superiore del corpo di un culturista, mentre le gambe possono essere più contratte e tese.
• tipo “dominante-seduttivo”: qui abbiamo minore rigidità rispetto al primo. Il corpo appare più omogeneo, più flessibile e mobile, con anche un buon tono muscolare.
to; a sua volta sarà poi lui a manipolare e sedurre gli altri.
LA TESTA È SOVRACCARICA DI ENERGIA
Vi è uno spostamento di energia nella parte alta del corpo e nella testa; questo aspetto comporta una carenza nella parte bassa.
Vi è inoltre una costrizione nell’area diaframmatica e nella vita, generata dalle tensioni legate al continuo controllo della situazione del proprio corpo. Il capo è sovraccarico di energia, per l’ipereccitazione dell’apparato mentale sul modo di conquistare il controllo del proprio corpo e delle situazioni.
EVOLUZIONE DELLA TIPOLOGIA DOMINANTE
Per evolversi, questa tipologia ha bisogno di arrivare alla reale percezione del proprio corpo, piuttosto che dell’immagine “gonfiata” di esso e della propria personalità. Per ottenere questo risultato occorre che entri maggiormente in contatto con le proprie gambe, così come con la propria realtà, ridimensionandosi.
ESERCIZI CONSIGLIATI
Sono consigliati in particolare gli esercizi che favoriscono l’abbandono del controllo eccessivo a livello della testa, attraverso lo scioglimento della muscolatura del collo e delle spalle. Questo avverrà solo dopo aver instaurato una giusta relazione con il terreno da parte delle gambe per mezzo degli esercizi di bend over, quelli dell’arco e di respirazione attraverso la pancia e mediante tutte le tecniche di rilassamento.
Il portamento segnala il carattere Il linguaggio segreto del corpo
LA POSTURA rigida
Questa postura caratterizza una tipologia di persone tendenzialmente equilibrate, ma è stata denominata rigida per il fatto che il soggetto è frenato nell’espressione delle emozioni.
La tensione dei muscoli estensori dorsali curva il corpo all’indietro.
Il collo e le spalle sono sostenuti rigidamente, il petto tende a essere irrigidito e la respirazione frenata.
In questa posizione il corpo appare sull’attenti, quasi fosse preparato per la sfida.
La rigidità nel collo e nelle spalle trattiene la rabbia e il risentimento e mantiene quella determinazione che il successo sembra richiedere.
Il petto è tonico e dà un’impressione di orgoglio e di forza, ma trattiene tristezza e desiderio di tenerezza.
I muscoli lunghi della schiena sono tesi e irrigiditi.
La parte posteriore delle gambe e i tendini sono serrati e agiscono in unione con il fondoschiena per tenere il bacino nella posizione tirata indietro.
I muscoli lunghi anteriori (fles-
LA SUA ENERGIA SI SCARICA SULL’AMBIENTE
A differenza delle altre tipologie, il rigido ha maggior possibilità di entrare in contatto con il mondo e di agire in modo efficace, portando a termine ciò che si propone, di comunicare e prendere, portando a sé o respingendo. Avviene perché questa struttura è ancorata alle due estremità del fisico (testa e piedi) e dotata di un buon contatto con la realtà: l’energia arriva in tutte le parti del corpo che entrano in contatto con l’ambiente, ma il controllo periferico limita l’espressione dei sentimenti.
Per paura di apparire stupido o buffo il “tipo rigido” non si lascia mai andare.
GODE DI UNA BUONA AUTOSTIMA
Un moderato grado di rigidità permette all’individuo una buona relazione con la realtà, un buon grounding, con una postura eretta, ma flessibile. C’è in questo caso una maturità della personalità, che consente di spaziare in ambiti diversi con un buon grado di sicurezza e sufficiente flessibilità e tolleranza. La persona gode di un’elevata autostima: quando c’è la capacità di passare da uno stato di concentrazione e tensione a uno di rilassamento e di espressione emotiva, allora si tratta di una situazione ottimale. Quando la rigidità del carattere diventa eccessiva, il corpo si tende ancor di più posteriormente e il suo peso si sposta indietro verso i talloni, l’equilibrio posturale e il grounding diventano più insicuri. In questo caso la rigidità eccessiva fa perdere la capacità di adattamento: quando nel corso della vita, soprattutto con l’invecchiamento, si trova a confrontarsi con situazioni più critiche e stressanti, può avere dei crolli repentini dell’autostima e rischiare di cadere in situazioni depressive.
ESERCIZI CONSIGLIATI
Sono particolarmente consigliati gli esercizi di bend over, l’arco, gli esercizi che approfondiscono la respirazione, il massaggio bioenergetico e in generale tutti gli esercizi di rilassamento.
sori) e posteriori (estensori) si irrigidiscono producendo rigidità anche nel corpo.
UN FRENO MUSCOLARE ED EMOTIVO
paura di apparire buffa o stupida e perciò si controlla. Quando però la rigidità diventa marcata e profonda possiamo trovare elementi di ossessione, fobia e ripetitività delle azioni.
NON ESPRIME I PROPRI SENTIMENTI
Il tipo rigido è frenato anche nell’espressione dei sentimenti teneri all’interno dei rapporti di coppia.
EVOLUZIONE DELLA TIPOLOGIA RIGIDA
è diretto, chiaro e affidabile, ambizioso e competitivo, con un buon livello energetico.
SI CONTROLLA
CONTINUAMENTE
La tipologia rigida resiste nel “lasciarsi andare” perché ha
Ciò può essere legato a un’educazione infantile rigorosa e a volte severa, centrata sull’intelligenza, improntata sulla riuscita e sull’organizzazione, più che sull’espressione libera dei propri sentimenti e delle proprie emozioni.
Per “evolvere” e dimenticare di controllarsi continuamente il tipo rigido necessita di ammorbidire i suoi “spigoli”, diventando più flessibile attraverso una respirazione più libera e sciolta, ma anche cercando di esprimere le proprie emozioni e praticando il rilassamento.
Il portamento segnala il carattere Come valuti te stesso?
LA TUA POSTURA Analizza
PUOI COSÌ SCOPRIRE
A QUALE TIPO DI PERSONALITÀ APPARTIENI E QUALI PARTI DEL TUO CORPO
HANNO BISOGNO DI PIÙ ENERGIAAchiusura di questa trattazione passiamo ad analizzare il disegno del proprio corpo che abbiamo chiesto al lettore di eseguire all’inizio di questo volume (vedi a pagina 37) e anche a esaminare con attenzione le fotografi e fatte della propria postura, di profilo e di fronte.
Li osserveremo soprattutto alla luce di quanto abbiamo detto in queste pagine a proposito del portamento, delle diverse tipologie di postura e anche dell’autostima.
In particolare, il disegno serve per valutare come la persona considera se stessa, non solo per ciò che concerne il proprio aspetto fisico, ma anche le proprie capacità e il proprio ruolo nella società e in rapporto agli altri.
ESAMINA il tuo disegno
Riprendi il disegno che hai eseguito all’inizio della lettura di questo volume e presta attenzione ai seguenti dettagli.
• Hai disegnato solo un simbolo del corpo, come un albero, una stella, il sole, o invece una figura umana che rappresenta il tuo corpo reale?
• Dov’è collocato il disegno nel foglio? In alto, al centro, in basso?
• Il corpo è nudo o vestito? Quali sono le parti che ti sei permesso di esporre e di rappresentare?
• Le parti del corpo ci sono tutte? Anche le mani e i piedi? E gli organi sessuali? Hai disegnato le parti del corpo unite, divise o tratteggiate? C’è solamente la testa?
GUARDATI
ALLO SPECCHIO
• Prova a guardare il tuo corpo allo specchio e confrontalo col disegno: lo riconosci?
In base al disegno e ai particolari che ti abbiamo chiesto di osservare, ecco qual è il loro significato.
• Il disegno di un simbolo esprime una personalità tendenzialmente cerebrale, che potrà evolvere attraverso il passaggio a tracciare una figura più simile al corpo, come un albero, per arrivare a rappresentarlo infine realisticamente.
• L’aver disegnato soltanto una parte, come il viso, esprime una relazione privilegiata con il versante più razionale. L’invito è quello di proseguire a disegnare il resto del corpo successivamente.
DOVE SI COLLOCA?
• Se il disegno si colloca in alto o in basso, a destra o a sinistra del foglio, o comunque in una parte periferica,
PROVA A RIFARLO
Prova a rifare il disegno, rendendolo più omogeneo, visibile e completo; serve a sviluppare più confidenza con le parti con cui sei meno in contatto.
• Se il segno della matita è interrotto e tratteggiato in alcuni punti, ciò denota la necessità di maggiore integrazione per percepire il corpo nella sua unità.
• Se il disegno presenta la mancanza di certe parti del corpo (per esempio mani o piedi), queste ultime sono quelle che ricevono meno energia e andrebbero integrate meglio nella visione complessiva di te stesso. Oppure si tratta di un eccesso di energia che però viene trattenuta e frenata per paura dell’azione.
RIDIMENSIONA LA FIGURA
• Se il disegno appare sovradimensionato rispetto al foglio, ciò può essere espressione di un eccesso di esuberanza e di autovalutazione. Prova a ridimensionare la figura intera in un maggiore equilibrio con lo spazio a disposizione.
• Se nel disegno appaiono anche degli oggetti, chiediti dove ti trovi tu tra queste cose. Gli esercizi bioenergetici possono aiutarti a raggiungere una migliore integrazione psico-corporea e una percezione più completa di tutte le parti del tuo corpo.
TI RICONOSCI IN UNO SPECIFICO ATTEGGIAMENTO POSTURALE?
ciò denota una difficoltà a prendersi i propri spazi. Se la figura è molto lateralizzata, chiediti: a chi ho lasciato l’altro spazio che rimane libero nel foglio?
• Se nel disegno ci sono tratti ricalcati mentre altri sono più leggeri e sfumati, i primi rappresentano le aree del corpo nelle quali senti maggiore energia e con cui sei più in contatto.
Ti riconosci in qualcuno degli atteggiamenti posturali che abbiamo descritto come collegati a tipologie di personalità? Trovi qualche somiglianza tra il tuo carattere e la tua postura con le tipologie descritte? In questo caso segui le indicazioni relative agli esercizi bioenergetici consigliati, che potranno contribuire a migliorare la tua postura e a consolidare l’autostima.
Il portamento segnala il carattere Come valuti te stesso?
OSSERVA LE TUE FOTO
Osserva ora anche le foto che hai fatto (o ti sei fatto fare) ed esamina l’immagine del tuo corpo in posizione eretta, per notare quali sono le caratteristiche della tua postura e il legame con i tuoi aspetti emotivi.
Immagina di tracciare, o disegna realmente, sulla foto di profilo una linea verticale che, come un fi lo a piombo, passi attraverso i punti dell’allineamento ideale che abbiamo indicato in queste pagine.
Ora osserva quali parti del tuo corpo sono troppo in avanti o troppo indietro rispetto alla linea ideale.
Fai lo stesso con la foto frontale, facendo passare una linea verticale al centro del corpo, dalla testa ai piedi. Osserva poi i seguenti particolari. La testa è inclinata da un lato? Le spalle sono asimmetriche? E i fianchi? Le gambe
e i piedi si spostano su un lato? I piedi sono allineati in avanti o le punte guardano verso l’esterno o l’interno?
GUARDATI
ALLO SPECCHIO
Prova a questo punto anche a riguardarti allo specchio mentre sei in posizione eretta e valuta il tuo allineamento generale.
Cerca di sperimentare piccole modifi cazioni della tua postura per favorire un maggiore allineamento. Noterai che anche delle piccole variazioni nella posizione delle varie parti del corpo ti daranno la sensazione di cambiamenti nella tensione strutturale dei tessuti, dei muscoli e delle articolazioni.
UN’AUTOVALUTAZIONE IMPORTANTE
Questi esercizi possono rappresentare un primo momento di autovalutazione per diventare più consapevole del proprio atteggiamento posturale e per iniziare eventualmente un percorso di miglioramento, autogestito oppure assistito da interventi di specialisti che possono essere di aiuto. Per prendere consapevolezza della propria postura e delle eventuali necessità di intervento saranno utili le indicazioni fornite in questo volume, che comunque non vuole certo essere esaustivo riguardo a temi così ampi, ricchi e complessi come quelli della postura e dell’autostima.