RIZAEXTRA PSICOLOGIA PRATICA
NOVE ITALIANI SU DIECI NE HANNO PAURA
Come vincere LA SOLITUDINE
Riza Extra + Libro € 19,60
Bimestrale Maggio/Giugno 2021 n. 20 € 9,90 Italia P.I. 08/05/2021 Direttore responsabile Vittorio Caprioglio Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 40 del 14-02-2018 ISSN 2610-864X
Le regole pratiche per imparare a stare bene quando ti senti solo
LE COSE DA FARE • Non rimuginare sul passato • Smetti di sentirti inadeguato • Chiudi gli occhi e immagina • Dai spazio alla creatività
LA VERA FELICITÀ VIENE DAL SILENZIO La solitudine ci spaventa, ma può diventare una grande risorsa per ascoltare le nostre vere esigenze
FAI IL TEST: QUANTO TI CONDIZIONA LA SOLITUDINE? CARTONCINO testata 200X285 solitudine.indd 1
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SOMMARIO
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Non siamo più capaci di restare soli
Impara a vivere bene i momenti
VINCERE IL TIMORE DELLA SOLITUDINE
SIAMO ABITUATI A OCCUPARE TUTTO
con noi stessi
di solitudine
È UNA CONQUISTA INDISPENSABILE
IL NOSTRO TEMPO RELAZIONANDOCI
PER IL NOSTRO BENESSERE PSICOFISICO.
CON CIÒ CHE È FUORI DI NOI;
SERVE A GUADAGNARE AUTONOMIA,
OCCORRE RITROVARE IL CONTATTO
A RISCOPIRE I NOSTRI VERI INTERESSI,
CON LA NOSTRA INTERIORITÀ,
A PRENDERCI PIÙ CURA DI NOI
ED È POSSIBILE SOLO QUANDO SIAMO SOLI
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Direttore Scientifico Raffaele Morelli Direttore Generale Liliana Tieger Immagine di copertina Alberto Ruggieri Immagini Adobe Stock, 123rf, ShutterStock Redazione, amministrazione: Edizioni Riza S.p.a. via L. Anelli 1, 20122 Milano tel. 02/5845961 r.a. - fax 02/58318162 www.riza.it - info@riza.it
Come superare le situazioni in cui ti senti
tristemente solo LA SOLITUDINE È VISSUTA IN MODO
PARTICOLARMENTE NEGATIVO IN ALCUNE OCCASIONI DELLA VITA CHE CI METTONO ALLA PROVA, MA PROPRIO IN QUESTI CASI, STANDO SOLI, POSSIAMO RIATTIVARE IN NOI LE RISORSE PER ANDARE AVANTI
Pubblicità: Edizioni Riza S.p.a. via L. Anelli 1, 20122 Milano tel. 02/5845961 r.a. fax 02/58318162 www.riza.it - advertising@riza.it Direttore Pubblicità Doris Tieger Stampato in Italia da: Tiber S.p.A. Via della Volta, 179 - Brescia Distribuzione per l’Italia: So.Di.P “Angelo Patuzzi” S.p.A., Via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI)
Associato a: Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.
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Non siamo più capaci di restare soli
con noi stessi
VINCERE IL TIMORE DELLA SOLITUDINE SERVE A GUADAGNARE AUTONOMIA, A RISCOPIRE I NOSTRI VERI INTERESSI, A PRENDERCI PIÙ CURA DI NOI
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l tema della solitudine è diventato di stretta attualità in tempi di pandemia e di lockdown. Si è parlato molto dei disagi provocati dall’essere costretti a trascorrere tanto tempo in isolamento, ma ben poco dei vantaggi che si possono ottenere vivendo in modo costruttivo la solitudine. Stare volutamente da soli per qualche tempo durante la giornata può donarci benefici inaspettati.
Purtroppo, nell’epoca in cui viviamo, la solitudine è diventata sinonimo di sconfitta e di depressione, quasi che fosse una malattia e portasse solo danni. Ma non è affatto così. La solitudine è una situazione naturale, non un dramma esistenziale; se ben vissuta, riesce a far emergere le nostre migliori qualità. Dunque il vero problema oggi è la nostra incapacità di rimanere da soli con noi stessi.
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Cogli la possibilità ogni giorno
Costretti in casa, cresce la paura
Riscopri il valore di stare per un po’
di dedicarti a te
della solitudine
da solo in disparte
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Non aver paura della solitudine: è l’occasione per scoprire un nuovo modo di stare con te. Il vuoto che provi non nasce dalla mancanza di qualcuno, ma dal non sentirti in sintonia con l’ignoto amico che vive in te.
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I grandi saggi invitano
a ritirarsi in sé 7
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Cogli la possibilità ogni giorno
di dedicarti a te
LA SOLITUDINE È TEMUTA E CONSIDERATA UNA CONDIZIONE DA EVITARE, MA CI DONA L’OCCASIONE DI METTERCI IN ASCOLTO DELLE NOSTRE VERE ESIGENZE
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urtroppo oggi ci nutriamo di un’idea negativa della solitudine; nell’opinione comune viene considerata una condizione da evitare o da superare a ogni costo. La viviamo malissimo, ci pare un dramma; tanto che, per sfuggirla, ci aggrappiamo alle relazioni superficiali, al lavoro o al chiacchiericcio via social, come antidoti alla paura di stare da soli. La maggior parte di noi, però, non sa in realtà nulla della solitudine, non ne ha speri-
mentato la possibile valenza positiva. La vive come un sinonimo di isolamento. E l’isolamento fa paura. Per vincere tale timore ci aggrappiamo a qualcosa o a qualcuno, solo per avere l’impressione di non essere soli. Ma nel profondo di noi sappiamo che è soltanto un’illusione, perciò nel nostro animo c’è sempre il timore di perdere quei legami e di sprofondare in una condizione che ci incute paura. Ma, più si cerca di respingere la solitudine, più la paura di restare
soli emerge con forza. La soluzione sta nella capacità di considerare la solitudine sotto una luce nuova, che ci permetta di vederla come uno strumento per scoprire la sorprendente ricchezza e le tante potenzialità che sono celate in noi. In ognuno di noi. Vivere consapevolmente la solitudine vuol dire mettersi in ascolto di sé e trarne una rinnovata energia per affrontare la vita. Solo recuperando il valore della propria unicità si potrà veramente realizzare se stessi.
RITROVARE IL CONTATTO CON LO SPAZIO INTERNO Imparare a stare soli è una tappa della nostra crescita a cui non possiamo sottrarci. Ognuno di noi ha bisogno di solitudine, di entrare in contatto con uno spazio interno che sia al riparo dalle invasioni e dalle interferenze degli altri; un luogo in cui potersi riposare, sottrarsi alle continue sollecitazioni esterne e prendersi cura di sé, stare con sé. Ma un conto è cominciare a sperimentare la solitudine volutamente, spinti da una motivazione personale e da un reale desiderio di ritagliarsi uno spazio autonomo, un altro è ritrovarsi soli “per forza” non per scelta, ma per un obbligo, un abbandono, una malattia, una perdita…
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«La solitudine, è considerata da molti il dramma della vita; e tuttavia le persone più felici che ho conosciuto, erano dei solitari». (Jacques Chardonne)
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Costretti in casa, cresce la paura
della solitudine
PIÙ DELLA METÀ DEGLI ITALIANI, SPECIALMENTE I GIOVANI TRA I 18 E I 34 ANNI, HA DICHIARATO DI AVERNE SOFFERTO DURANTE IL LOCKDOWN
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robabilmente abbiamo ereditato la paura della solitudine dai nostri antenati, per i quali la vita di gruppo era indispensabile per proteggersi dai pericoli e per procurarsi il cibo. L’uomo è un animale sociale, ma oggi viviamo un’esistenza sempre più individuale e i gruppi di cui facciamo parte sono sempre più frammentati e mutevoli, a partire dalla famiglia. Eppure l’idea stessa
della solitudine incute un forte timore. Questa paura si è molto acuita negli ultimi tempi, a causa dell’isolamento forzato a cui siamo stati costretti per evitare la diffusione del coronavirus. Secondo un recente studio pubblicato da Il Sole 24 ore, oltre la metà degli italiani ha affermato di aver sofferto per senso di solitudine nei mesi scorsi: il 18% ne ha patito spesso, il 37% solo a volte.
Questo sentimento era evidente soprattutto tra i giovani tra i 18 e i 34 anni: il 32% delle persone di questa fascia d’età ha dichiarato di aver provato spesso malessere psicologico per essersi sentito solo. La causa più ricorrente addotta per spiegare questo disagio (nel 61% dei casi) era l’impossibilità di frequentare gli amici, il partner o i parenti. La percentuale di coloro che hanno sofferto spesso di solitudine scende al 21% tra i soggetti con un’età superiore ai 55 anni. Le persone mature e anziane sembrano quindi aver reagito meglio alle restrizioni imposte dalla pandemia. Ma già in passato, anche quando non c’erano limitazioni alla vita sociale, il senso di solitudine era segnalato come un problema vissuto da molte persone. Secondo un rapporto dell’Istat del 2018, circa 3 milioni di italiani avevano dichiarato di sentirsi soli e isolati.
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MOLTI PERÒ HANNO PATITO IL FATTO DI NON POTER STARE UN PO’ PIÙ DA SOLI La faccia opposta della solitudine durante il lockdown è stata il fatto di essere costretti a convivere più a lungo con i familiari o con il partner. Lavorare in smartworking, con i figli impegnati nella didattica a distanza, ha costretto a una coabitazione forzata a cui non si era abituati. È stato così difficile ricavare spazio e tempo per le proprie attività, per se stessi e per la propria privacy. Tale condizione ha portato in molti casi ad esasperare i rapporti tra marito e moglie o tra partner conviventi, soprattutto se le relazioni erano già scricchiolanti. È noto infatti che sono aumentate le domande di separazione e anche le convivenze da separarati in casi. In queste situazioni una maggiore solitudine non era temuta ma auspicata.
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USIAMO IL CELLULARE PER EVITARE DI RIMANERE A TU PER TU CON NOI N
el nostro abituale modo di pensare, la solitudine è vista come una condizione che provoca sofferenza. Rimanere soli con se stessi è diventato una situazione insostenibile per molti. È un dato di fatto dimostrato anche dagli studi e in particolare dalla ricerca di un gruppo di psicologi dell’Università della Virginia, che hanno chiesto ai partecipanti di trascorrere da 6 a 15 minuti in compagnia dei propri pensieri, senza distrazioni. Hanno verificato la loro reazione attraverso 11 varianti dell’esperimen-
to, con diverse condizioni e in vari ambienti. In 6 di questi esperimenti più della metà dei partecipanti ha ritenuto che il compito fosse particolarmente difficile e alcuni l’hanno evitato ricorrendo a diversivi e stratagemmi. In un altro i partecipanti sono stati invitati a impegnarsi a casa a rimanere per 15 minuti soli con i propri pensieri; un terzo di loro ha confessato di non esserci riuscito senza l’aiuto di uno smartphone o di musica, che offrissero qualche distrazione. Ma l’esperimento che ha dato i risultati più sor-
prendenti, e che viene spesso citato, era quello che offriva ai partecipanti la possibilità di autoinfliggersi una scossa elettrica mentre dovevano restare fra sé e sé con i propri pensieri. Tutti avevano sperimentato all’inizio della seduta il dolore dato dalla scossa, ma nonostante questo un quarto delle donne partecipanti e due terzi degli uomini avevano scelto di somministrarsi delle scosse quando erano stati lasciati da soli. In particolare è stato clamoroso il caso di un soggetto che si è inflitto più di 100 scosse in 15 minuti.
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NON SIAMO ABITUATI A GUARDARCI DENTRO I ricercatori hanno cercato di scoprire le ragioni di questa grande difficoltà nel dedicarsi per qualche minuto all’introspezione, tanto da infliggersi del dolore pur di procurarsi un diversivo. A loro parere non era dovuto al fatto che fossero ormai condizionati dall’uso della tecnologia tanto da non riuscire a farne a meno. Secondo gli studiosi questo disagio nasce da una diffusa incapacità a stare soli e a guardarsi dentro. L’ipotesi è che l’evoluzione ci abbia portato, per la nostra stessa sopravvivenza, a tenere sotto controllo continuamente l’ambiente intorno a noi, per potere osservare in tempo i potenziali pericoli; non siamo invece abituati a osservare quello che succede dentro di noi e ci sentiamo a disagio quando siamo costretti a farlo. È un esercizio che ci risulta assolutamente nuovo e che molti preferiscono rifiutare del tutto. Ed è un peccato, perché proprio attraverso la contemplazione interiore possiamo attingere alla sorgente delle nostre risorse più profonde, che ci consentono di realizzarci.
L’ERRORE PIÙ GRAVE È METTERSI A RIMUGINARE Il rifiuto di restare da soli con i propri pensieri, e quindi la paura della solitudine, nascono sostanzialmente da un modo sbagliato di stare con se stessi. Molti pensano che guardarsi dentro, in solitudine, voglia dire mettersi a rimuginare, pensare ai nostri problemi, alle nostre questioni irrisolte, come se così potessimo arrivare a una soluzione. È un lavorio mentale faticoso, che non fa altro che farci stare peggio, perché in questo modo non arriveremo mai a una soluzione. Per questo ci risulta pesante e a volte anche insopportabile. Ma stare con se stessi vuol dire un’altra cosa, completamente diversa. Non vuol dire innescare una catena ininterrotta di pensieri che intasano la mente, ma al contrario fare il vuoto dai ragionamenti. Stare con se stessi significa guardare quali emozioni ci sono venute a trovare in quel momento, senza ragionarci, senza giudicarle, ma semplicemente constatandole. Così si intreccia un dialogo con noi stessi, si ascolta la voce che viene da profondo, si lascia spazio alla nostra vera natura. Scrisse la famosa psicoanalista Marie-Louise Von Franz, allieva e collaboratrice di Jung: «Molti sono coloro che non possono sopportare l’idea di restare soli a lungo, poiché lo sentono come una minaccia al loro equilibrio mentale. Ciò dipende in parte dall’incapacità di lasciare affiorare in sé l’inconscio, come “qualcosa” con cui si può entrare in rapporto. Il solo modo per vincere questa paura irrazionale è lasciare che l’inconscio si esprima. (...) Allora non si è più soli, si ha un compagno interiore con cui parlare, si tengono con lui conversazioni appassionate tutto il giorno, e ci si sente molto indaffarati».
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Riscopri il valore di stare per un po’
da solo in disparte
LA SCELTA VOLONTARIA DI RIMANERE IN SOLITUDINE CI OFFRE UN’OPPORTUNITÀ DI CRESCITA CHE VIENE SOTTOVALUTATA E TRASCURATA
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a parola italiana solitudine può assumere diverse sfumature di significato, da cui nascono sensazioni negative o positive. Questo non avviene in altre lingue, che usano diversi termini per esprimere le varie connotazioni dello stare da soli. In inglese, ad esempio, si chiama “aloneness” la situazione oggettiva di solitudine, l’essere fisicamente soli, mentre “loneliness” indica il sentirsi emotivamente soli; invece la parola “solitude” definisce quella che era la “solitudo” latina, ovvero l’appartarsi volutamente, alla ricerca di una più piena armonia con sé e
con la realtà. È questo il significato che nelle prossime pagine attribuiamo alla parola solitudine, intendendo la scelta volontaria di rimanere per qualche tempo soli con se stessi, per ritrovare le proprie radici, staccarsi dai condizionamenti e rafforzare la propria identità. UNA PAURA INNATURALE In generale abbiamo smarrito il gusto di stare soli; lo facciamo solo quando siamo costretti, e lo facciamo malvolentieri. Probabilmente, sono davvero in pochi ad apprezzare o ad amare la solitudine. I più la rifuggono: se ne sento-
no spaventati, la temono o la disprezzano. Ma aver paura di stare soli è in fondo un’eresia, perché vuol dire avere paura si se stessi. Vuol dire essere spaventati da una situazione del tutto naturale. La solitudine, infatti, è un elemento che fa parte del nostro essere umani. Noi siamo del tutto soli nel silenzio e nel buio dell’utero, quando si porta a compimento la nostra forma, protetti dal silenzio e dal buio? Siamo soli nel profondo del sogno, siamo soli a decidere di noi stessi, sempre e comunque, soprattutto nei momenti chiave della nostra esistenza…
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Pensa al seme che, nascosto nelle profondità silenziose della terra, trova l’energia per dare alla luce il germoglio. Allo stesso modo la nostra anima ha bisogno di momenti di solitudine e silenzio per poter dare alla luce la nostra piena realizzazione.
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