CORONAVIRUS
SARANNO LORO A DARCI IL BUON ESEMPIO Gli adolescenti sono, per fortuna, meno coinvolti nell’emergenza sanitaria, ma lo sono di più in quella sociale, perché la loro vita è cambiata radicalmente Maurizio Tucci Presidente Laboratorio Adolescenza
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uesto numero di Adò va online in piena emergenza “coronavirus”. Anche se non siamo una rivista scientifica e non abbiamo le competenze per fare previsioni di carattere epidemiologico (difficili, al momento, anche per gli esperti), riteniamo che qualche considerazione, con gli occhi rivolti agli adolescenti, vada fatta. In una situazione come quella che stiamo vivendo, dove l’unica certezza è che bisogna “navigare a vista”, giorno per giorno, gli adolescenti – anche se non se ne conosce la ragione – sembrerebbero (il condizionale è d’obbligo) più al riparo dal contagio. Ma se appaiono meno coinvolti nell’emergenza sanitaria sono, come tutti, e per alcuni aspetti anche di più, al centro di una “emergenza sociale” che è uno dei principali effetti collaterali del coronavirus. Scuole chiuse, attività sportive ferme, luoghi di aggregazione contingentati, timore di utilizzare i mezzi pubblici. E, come se non bastasse, anche la “distanza interpersonale” di sicurezza da rispettare con conseguente stop a quella fisicità nei contatti (dal darsi il cinque a tutte le manifestazioni di affetto) che è l’essenza dell’adolescenza. Ad ascoltarli – come abbiamo fatto
Adò - Laboratorio Adolescenza - 2020; 3, 1.
noi di Laboratorio Adolescenza – appaiono consapevoli e maturi. Per alcuni aspetti anche più solidi di noi adulti che come prima risposta all’emergenza siamo andati a svuotare i supermercati per prepararci ad un inquietante quanto inutile letargo sociale. Né ci risulta – sul fronte opposto – che ci siano adolescenti tra gli “evasi” della “zona rossa” per andare a fare shopping Oltrepò. Così come nessuno di loro sta prendendo l’inaspettata chiusura delle scuole come una “vacanza” e con la scuola stanno mantenendo stretti contatti attraverso la tecnologia che hanno
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a disposizione e che certamente padroneggiano meglio di tanti insegnanti. Là dove la scuola scopre – nell’emergenza – quanto sia importante poter utilizzare le piattaforme informatiche che consentono la comunicazione a distanza con gli studenti e si sta attrezzando con encomiabile buona volontà, seppure dovendo registrare che spesso mancano, all’interno, preparazione diffusa e strumenti efficaci. In questa sorta di contrappasso dantesco creato dal coronavirus, dove siamo noi – e non i migranti – quelli che portano le malattie, quelli da mettere in quarantena, quelli da guardare