Adò - Laboratorio Adolescenza - Vol. 3 - n. 1 - 2020

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MITI GIOVANILI

DA GRANDE VOGLIO FARE IL FUMETTISTA Può sembrare strano, ma la “vecchia” arte di disegnare (e scrivere) fumetti è ambita da molti ragazzi. Un’esperta e un grande autore spiegano qual è la strada Edoardo Rosati

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sogni di un adolescente potrebbero anche essere fatti di… segni. Anzi, tutto attaccato: potrebbero essere disegni. Nel senso che c’è chi aspira a trasformare in mestiere la personale passione per il mondo delle nuvole parlanti. Del resto, è innegabile: viviamo circondati dalla comunicazione visiva, in un’era in cui le immagini sono pervasive nelle modalità di trasmissione delle informazioni. E il disegno è un medium potente nel diffondere messaggi, tanto in campo artistico quanto in quello pubblicitario. E tra le professioni aventi a che fare con le immagini, il fumettista appare agli occhi di tanti adolescenti – bombardati da

Adò - Laboratorio Adolescenza - 2020; 3, 1.

manga, supereroi e computer animation – una meta particolarmente vagheggiata. Magari lo è un po’ meno nel pensiero dei genitori, che, sondaggi alla mano, continuano a progettare per i loro figli carriere nel campo dell’ingegneria, della medicina, dell’architettura… Ma, si sa, le cose cambiano e di questi tempi la tradizionale “sicurezza” di tali mestieri non è più così garantita. Per cui non è affatto un’“anomalia” che le mamme e i papà vedano il proprio ragazzo scalpitare per intraprendere la carriera del disegnatore di fumetti. Ma diventare fumettista rischia oggettivamente di rivelarsi una mission impossible nell’attuale mercato editoriale così saturo di offerte? No. Michele Rech, in arte Zerocalcare, trentaseienne cavallo di razza del fumetto italico, è stato protagonista di una prestigiosissima mostra al MAXXI di Roma, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Ma prima di approdare in questa nobile istituzione dedicata alla creatività contemporanea ha sudato per otto lunghi anni. Insomma, il messaggio non troppo tra le righe è questo: chi ha veramente qualcosa da dire, da dimostrare, da esprimere attraverso il disegno deve farsi sempre accompagnare nel cammino professionale da fratello Impegno e sorella

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Costanza. E poi agli inizi, prima di tuffarsi nella mischia, l’aspirante fumettista dovrebbe imparare ad alimentare il proprio immaginario e ad “armare” la mano con la giusta dose di stimoli. «Leggere fumetti, tanti e vari, ampliare gli orizzonti con libri, mostre, film e telefilm, frequentare le fiere specializzate». Ecco la ricetta prioritaria secondo Laura Scarpa, rinomata autrice di fumetti, illustratrice per ragazzi, editor, studiosa della nona arte e docente. Insomma, per la professione del disegnatore è consigliabile una buona base culturale. Tutto ciò, dice Scarpa, è sicuramente propedeutico per conoscersi e conoscere/bazzicare questo settore lavorativo. Poi, se la volontà è quella di diventare un fumettista-che-disegna (intendiamo: non lo sceneggiatore), c’è una pratica da coltivare che in tal caso non è affatto deprecabile: copiare. «Proprio così. Si può conquistare un’ottima professionalità emulando tecniche e stili altrui», interviene Silver, alias Guido Silvestri, il celeberrimo papà di Lupo Alberto. «Cito il grandissimo Hugo Pratt. Ebbene, nella formazione di questo fuoriclasse disegnatore italiano ha esercitato una profonda influenza lo statunitense Milton Caniff con la sua famosa striscia a fumetti di genere avventuroso Terry e i pirati. Perché la verità è proprio questa: soltanto copiando gli altri impari. Anzi, io ho un suggerimento per l’adolescente che ha in animo di fare il fumettista:


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