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Il dialogo - Rosanna Supino

Il dIalogo

Presidente Associazione Medica Ebraica

Il Dialogo, argomento oggi sempre più importante, perché uno dei rischi della società contemporanea è la non accettazione delle diverse identità: il volere omologare tutto e appiattire le differenze.

Sono passati vent’anni dal tragico attentato alle Torri Gemelle di New York che, oltre alla sua drammaticità, ha posto la religione al centro di successivi conflitti e dal quale emerge l’importanza del dibattito sulla libertà religiosa. Oggi, l’Afghanistan ci ripropone lo stesso problema. Solo il dialogo può portare reciproco rispetto e convivenza.

Il primo obiettivo del dialogo è l’ascolto e la conoscenza reciproca. Un ascolto che non punta ad affermare una posizione tra due, ma a comprendere le esigenze di entrambe. II dialogo deve portare a riconoscere la legittimità dell'altro. Distribuzione percentuale degli stranieri residenti in Italia per appartenenza religiosa al 1° gennaio 2020*

Personalmente, mi impegno perché si affermi il rispetto del “diverso”, accettandolo nella sua completezza e complessità, rifiutando il concetto di tolleranza della diversità, perché tolleranza è sopportazione, è concessione di qualcosa dall’alto; non vuol dire comprensione e rispetto. Ci vuole ascolto, confronto, comprensione, riconoscimento e rispetto.

Il mio obiettivo è ottenere conoscenza reciproca e diffusione delle culture per un arricchimento e un rispetto della società e nella società. Emmanuel Lévinas, filosofo e accademico francese, diceva che la libertà non è la rivendicazione dei propri diritti, bensì dei diritti dell'altro.

L’appartenenza religiosa degli stranieri residenti in Italia è dimostrata nel diagramma che segue (Dati al 1° gennaio 2020 Alessio Menonna – Fondazione ISMU) Per quanto riguarda la confessione ebraica, i cittadini italiani ebrei sono lo 0.1% di tutta la popolazione italiana.

Cosa è cambiato nell’etica dell’accoglienza?

Non si tratta solo di un “vengano pure”. Oltre ai beni di prima necessità e al lavoro, oggi è emersa una coscienza per la quale bisogna edificare luoghi di culto in base ai canoni di ciascuna architettura religiosa.

Questi luoghi di culto sono una preziosa occasione per incontrare compatrioti, ripensare alla patria e alla memoria del passato, coltivare rapporti sociali e quindi svolgere attività sociali e culturali indispensabili per mantenere l’identità di gruppo. Le minoranze hanno bisogno di punti di incontro, per condividere festività ed eventi che permettano di mantenere la propria identità.

Siamo convinti che “Salute e Cura” possano essere uno strumento di dialogo per avvicinare i popoli e le religioni.

Ma ricordiamoci che ad unirsi non possono essere solo le Nazioni, i leader e i proclami, ma anche le comunità, le persone, la famiglia umana e anche il rappresentante religioso nella sua predica durante la funzione religiosa.

Il dialogo interreligioso in sanità, spinto primariamente da AME nella persona del suo presidente, Amos Luzzatto, risale già agli anni ’90, ma si è concretizzato tra il 2000 e il 2010, quando abbiamo organizzato alcuni incontri di medicina e di politica della medicina con gli altri Paesi del Mediterraneo e abbiamo favorito, ad esempio, l’arrivo di bambini palestinesi che sono stati curati a Pesaro, grazie all’intervento di personalità politiche e sanitarie italiane e israeliane.

Nel 2001 iniziò un progetto di umanizzazione dell’ospedale e nel 2009 vennero organizzate le “Stanza del Silenzio (o della meditazione)” in alcuni ospedali milanesi e, cosa ancora più importante, l’accordo con la Regione Lombardia per l’assistenza religiosa (orari liberi per il referente religioso) e per pasti rispettosi delle norme alimentari di ciascuna confessione negli ospedali.

E poi, nel 2014, AME, con il suo Presidente, Giorgio Mortara- e con Monsignor PierFrancesco Fumagalli, vice-rettore dell’Ambrosiana e membro della Commissione vaticana per il dialogo ebraico-cristiano, ha creato il gruppo “Insieme per Prenderci Cura” a cui poi si sono uniti la COREIS (Comunità Religiosa Islamica Italiana), i Valdesi, i Buddisti, gli Ortodossi e gli Induisti e altre confessioni religiose, gli Ordini dei Medici e degli Infermieri, fornendo così un ampio ventaglio di conoscenze ed esperienze, laiche e religiose.

Lo scopo era di sensibilizzare, informare e formare tutto il personale sanitario al rispetto delle diverse identità spirituali dei malati.

“Insieme per prenderci cura”, perché?

INSIEME: cioè tutti gli operatori della sanità, ma anche le tre religioni abramitiche che si riconoscono nel Dio della Bibbia e che partono dal presupposto che l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio. CI: “prenderCI cura” per sottolineare il coinvolgimento personale dell’operatore. Non un semplice “curare”, ma anche un avere cura fisica e psico-fisica, con attenzione al lato emotivo, religioso e spirituale del malato.

Abbiamo quindi individuato e discusso i dilemmi e le problematiche che coinvolgono e turbano le diverse figure professionali nello svolgimento del loro lavoro (ginecologi, neonatologi, ostetriche, infermieri, anestesisti, oncologi, terapisti del dolore) per poi confrontarle con le posizioni delle varie religioni. Inevitabilmente questa è stata un’occasione di riflessione e confronto tra i rappresentanti dei vari gruppi.

In ospedali, università e strutture pubbliche cittadine, coinvolgendo OPI (Ordini Professioni Infermieristiche), OMCeO (Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri) di Milano e Comune di Milano, abbiamo affrontato il significato di cura e malattia, di inizio e fine vita, di trapianto d’organi, di Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT), nelle prospettive laica e religiosa, con un confronto tra deontologia, giurisprudenza e religioni, esaminando anche le problematiche che derivano dai nostri due Diritti Costituzionali: diritto alla salute e diritto alla libertà religiosa.

Abbiamo infine presentato le modalità di rispetto e osservanza delle diverse pratiche religiose nelle realtà ospedaliere (cibo, festività, visite con medici di sesso diverso, etc). Sono tutti temi sui quali le posizioni delle diverse spiritualità sono diverse e quindi vanno conosciute, per la comprensione e il rispetto di tutti.

Anche le Stanze del Silenzio sono indispensabili nelle strutture sanitarie (RSA e ospedali), ma anche nei cimiteri (i noncattolici non hanno una cappella/locale dove incontrarsi e raccogliersi), negli aeroporti, nelle stazioni e in ogni altro luogo.

Poiché, da allora, sono attiva nel dialogo interreligioso in sanità, posso affermare che la conoscenza dell’esistenza di altre religioni, anche solo di altri cristiani non cattolici, era veramente minima. Oggi la situazione è migliorata, ma, ancora, se si parla di ministro di culto, si parla di prete cattolico e non si pensa ad altre confessioni.

Concludo con questa frase, presa dalla prefazione scritta da Amos Luzzatto al volume “L’Islam in Europa” di Yahia Pallavicini:

“ciò che unisce i fedeli di tutte le religioni è la ricerca di un trascendente che sia ad un tempo consolazione e speranza, ma questa ricerca si esprime con linguaggi e tradizioni diverse. Non superiori o inferiori, non sviluppate, o primitive, ma solo diverse. è necessario superare questi atteggiamenti in un mondo che si fa più piccolo al tempo della globalizzazione, nel quale diveniamo tutti dei vicini di casa”

Letture consigliate

• https://www.ismu.org/wp-content/uploads/2021/06/Lappartenenza-religiosa-degli-stranieri-residenti-in-Italia.-I-dati-al-1°-gennaio-2020.pdf • https://www.ismu.org • www.prendercicura.it • Pallavicini, Yahya. L'Islam in Europa. Prefazioni di Rocco Buttiglione e Amos Luzzatto. Milano: Il Saggiatore, 2004.

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