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Oltre 400mila interventi di oculistica da recuperare a causa del COVID-19

Oltre 400mila interventi di oculistica da recuperare a causa del COVID-19. Ai pazienti vanno date soluzioni.

Matteo Piovella

Oculista, dal 2010 è il Presidente eletto della Società Oftalmologica Italiana (SOI), la più antica società specialistica del panorama medico scientifico. Nata nel 1869, è da 152 anni il riferimento dell’oftalmologia, alla quale fanno capo i 7000 oculisti italiani che mettono a disposizione dei pazienti le loro competenze e le nuove tecnologie, che in questa specialità sono le più innovative in assoluto. A Novembre 2021, a Matteo Piovella è stata conferita la Medaglia d’Oro “Maestri dell’Oftalmologia Italiana”, il massimo riconoscimento che la SOI assegna per i meriti clinici e scientifici ad un oculista, a suggello della sua carriera professionale e dei traguardi e successi internazionali ottenuti con grande merito.

La vista non sembra essere una priorità fino a quando non la perdiamo.

Per mantenere una vista perfetta, è importante seguire il suo calendario. E quel fastidioso sintomo che chiamiamo banalmente occhio secco?

Il mondo dell’oculistica ha prodotto negli ultimi 20 anni straordinarie innovazioni tecnologiche per aiutare i pazienti e risolvere i loro problemi.

In oftalmologia, la chirurgia è di tipo elettivo, ovvero scelta, programmata, decisa dal medico e dal paziente ed effettuata in situazioni di non urgenza. E con il COVID-19 le priorità sono state altre. Tutto questo ha prodotto un ritardo spaventoso per quanto riguarda quella situazione, già critica, per i pazienti in lista d’attesa. E questo da ben prima dell’arrivo della pandemia.

OCULISTICA Matteo Piovella intervistato da Lorella Bertoglio Giornalista scientifica

LE INFORMAZIONI CHE È NECESSARIO CONOSCERE, PER CAPIRE I DISAGI. PERCHÉ SI SONO RIDOTTE LE OPPORTUNITÀ DI CURA E DI PREVENZIONE? ESAMINIAMO LE CRITICITÀ

• Economicamente, senza interventi aggiuntivi di risorse, il servizio pubblico è carente riguardo all’assistenza delle persone. • Negli ultimi 20 anni, i rimborsi economici sono diminuiti del 70%, mentre il costo delle prestazioni, oltre a quello della tecnologia, è cresciuto del 300%. • Tutte le divisioni di oculistica sono state chiuse. • Riguardo agli interventi di cataratta, ne sono ‘saltati’ e sono da riprogrammare oltre 300mila, la lista d’attesa è di circa 3 anni, con la possibilità di effettuare solo il 60% degli interventi rispetto a quelli eseguiti nel 2019. • I medici oculisti sono pochi. Solo 1.800 su 7.000 lavorano nel SSN, le risorse economiche sono scarse e la carenza organizzativa è cronica. • Tuttavia, ogni anno, i 7.000 oculisti italiani salvano la vista a 1.300.000 persone ed eseguono oltre 20 milioni di visite. • La maggior parte dell’assistenza oculistica viene eseguita in regime ambulatoriale. C’è però un controsenso, se si pensa, per esempio, alla Regione Lombardia: gli interventi di cataratta non possono essere eseguiti fuori dagli ospedali e questo impedisce di prendere in carico tutte le problematiche dei pazienti.

Come risolvere questa situazione?

Dobbiamo trovare soluzioni razionali alla portata di tutti e rimboccarci le maniche per ricominciare a eseguire questi interventi in tutta Italia. Al Sud, per esempio, in alcuni ospedali hanno aumentato il numero delle sedute operatorie, ma l’innovazione tecnologica da offrire ai pazienti è molto carente: aumentano i pazienti trattati, ma la qualità degli interventi può essere insufficiente rispetto alle potenzialità e allo stato dell’arte, oggi, di tutti i Paesi. Dobbiamo far sì che questa pandemia si riveli un’opportunità, una frase che non deve essere né scontata, né ripetuta a vanvera. Con l’arrivo dei fondi del PNRR, noi oculisti dobbiamo cercare di rientrare nei fondi erogati, per i nostri pazienti, ma anche per la nostra specialità. Troppe realtà lavorano ancora oggi con una tecnologia ferma al 2001.

I pazienti possono in qualche modo fare da volano per migliorare l’attuale situazione?

Il contributo del paziente è essenziale. Se le richieste partono dai cittadini, diventa più difficile ignorarle. Dobbiamo dare ai pazienti tutte le informazioni che riguardano diritti e potenzialità, affinché diventino promotori delle richieste di qualità a cui hanno diritto rispetto ai loro bisogni. Noi siamo consapevoli dei miglioramenti che possiamo offrire, che definirei quasi miracolistici. I pazienti possono aiutarci a velocizzare il sistema facendo esplicita richiesta di maggiore assistenza. Dobbiamo cambiare e lo possiamo fare con la collaborazione di tutti e senza la contrapposizione di nessuno. Un dato molto preoccupante riguarda le persone che entro il 2030 diventeranno cieche. Per questo vanno risolte, con azioni mirate, tutte quelle problematiche che possono salvare la vista. Quali sono i suoi suggerimenti?

Ritengo importantissimo seguire il calendario salva vista, che può rendere un beneficio ai nostri occhi e salvaguardarli al meglio.

CALENDARIO SALVA VISTA: QUANDO EFFETTUARE UNA VISITA OCULISTICA Passiamo ad un altro tema che in questi tempi di DAD, smart working, Tv e abuso di strumenti digitali provoca fastidiosi sintomi. Parliamo dell’occhio secco, una patologia che riguarda oltre 300 milioni di persone nel mondo, soprattutto donne sopra i 40 anni (50%) e in menopausa (90%).

Negli ultimi 10 anni, nuove informazioni e acquisizioni hanno focalizzato il problema e trovato soluzioni. Prima di tutto, ‘occhio secco’ è un termine improprio, meglio parlare di disfunzione delle ghiandole di Meibomio.

Le ghiandole di Meibomio (da non confondere con quelle lacrimali) si trovano sulle palpebre e sono circa 70 per ciascun occhio. Producono lipidi, che si stratificano sulla superficie dell’occhio e impediscono alle lacrime di evaporare troppo rapidamente. La “disfunzione delle ghiandole di Meibomio” indica che la secrezione in quantità sufficiente di lipidi nelle lacrime è ostacolata per vari motivi. Il film lacrimale sulla superficie dell’occhio evapora troppo velocemente, con conseguente secchezza oculare.

Quali sono le conseguenze di questa disfunzione delle ghiandole di Meibomio?

Si verifica una progressiva occlusione delle ghiandole, con riduzione di 20 volte della produzione dei “lubrificanti” e se questo perdura nel tempo, la ghiandola smette di lavorare, va in atrofia e si riassorbe. Una volta che questo processo si conclude, si perde la funzione ghiandolare per sempre.

Considerato che sono interessate moltissime persone dalla disfunzione delle ghiandole di Meibomio, che tende a peggiorare con l’età, quando ci si deve preoccupare?

Non esiste un momento specifico, ma quando si manifesta in modo grave, solitamente la situazione è definitivamente compromessa. Si tratta di un processo progressivo che tende a trarre in inganno. Se la patologia riguarda solo alcune delle 70 ghiandole non ce ne accorgiamo, ma il processo, che dura decenni, è attivo. Questa è la fase nella quale la migliore prevenzione sta in trattamenti locali sulle palpebre, privi di effetti secondari e nel trattamento dell’ostruzione delle ghiandole che è alla base di tutto il processo. Se si soffre di questo sintomo, occorre affidarsi al proprio medico oculista e nel frattempo ricordarsi che quando si lavora al computer o si guarda la televisione, è sempre utile fare una pausa ogni 15 minuti, allungando lo sguardo verso un orizzonte più lontano e ricordandosi di lubrificare gli occhi, sbattendo frequentemente le palpebre.

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