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Il ginecologo amico della salute delle giovani donne - Rossella Nappi intervistata da
Il ginecologo amico della salute delle giovani donne
Rossella Nappi Professore di Ginecologia dell’Università degli Studi di Pavia. Endocrinologa e sessuologa presso il Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita e l’Ambulatorio di Endocrinologia Ginecologica e della Menopausa, Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS Fondazione San Matteo di Pavia GINECOLOGIA Rossella Nappi intervistata da Lorella Bertoglio Giornalista scientifica
FIN DALL’ADOLESCENZA IL GINECOLOGO È IL MEDICO AMICO DELLA DONNA PER L’INTERO ARCO DELLA VITA RIPRODUTTIVA, DALLA PRIMA MESTRUAZIONE FINO ALLA MENOPAUSA, MA ANCHE OLTRE E PUÒ AIUTARE A MIGLIORARE IL RAPPORTO CON LA PROPRIA FEMMINILITÀ.
Quali sono le indicazioni sulla prevenzione primaria e gli stili di vita più corretti che lo specialista ginecologo deve trasferire ad una giovane donna a partire dai suoi 18 anni?
Per queste giovani adulte è estremamente importante prestare attenzione all’alimentazione, allo stile di vita e all’attività fisica, tenendo sotto controllo l’eventuale aumento di peso, perché questi sono i parametri che possono impattare fortemente sulla regolarità mestruale e sulla futura fertilità. Ovviamente, dobbiamo anche dissuaderle dall’uso del tabacco (comprese le sigarette elettroniche) e dell’alcool, perché in questa fascia d’età tendono spesso ad abusarne. Queste sono le indicazioni principali da trasferire alla giovane paziente perché gli usi e gli abusi hanno risvolti importanti, soprattutto per la sua salute riproduttiva. È importantissimo a questa età focalizzarsi sulla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.
Non mi stanco mai di ripetere che quando si “balla con gli sconosciuti” è indispensabile una doppia protezione, anche perché recenti ricerche ci dicono che soltanto il 50% dei giovani usa il preservativo in modo regolare e questo è un dato altamente insufficiente, perché queste malattie, per esempio l’infezione da clamidia, possono rimanere silenti per molto tempo e determinare infertilità, senza che ce ne si renda conto. Il dato confortante è sapere che le giovani di oggi hanno un rapporto sereno e di confidenza con il proprio ginecologo. Quale frequenza dovrebbero avere le visite dallo specialista per tenere sotto controllo i vari cambiamenti?
La visita annuale ci consente di effettuare un PAP test che si può rivelare molto utile per identificare l’infezione da virus del papilloma (HPV, Human Papilloma Virus), oltre che prevenire il tumore del collo (cervice) dell’utero. La prevenzione efficace si realizza attraverso la diagnosi precoce, l'adesione ai programmi di screening e la vaccinazione contro l'HPV. Se la donna ha rapporti stabili, questi appuntamenti possono essere effettuati ogni 3 anni, ma se la giovane ha un’attività sessuale con più partner, anche ogni anno o anno e mezzo. Tutta questa attenzione va considerata anche in funzione della futura fertilità, che dipende non solo dalla salute dell’utero in toto, o delle tube, ma anche della cervice uterina.
IL PAP TEST - IN COSA CONSISTE?
Consente di prelevare muco dal collo uterino, per analizzare al microscopio le cellule che vi sono contenute e valutare la presenza di eventuali anomalie. Il tutto senza dolore, rischi, ne’ limitazioni alle attività. IN QUALI CASI?
SI
Anche se è stata effettuata la vaccinazione contro l’HPV
Menopausa NO
Ai rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti
A lavande vaginali, ovuli, spermicidi, creme, gel, schiume 48 ore prima del PAP test
Mestruazioni in corso INDIFFERENTE
Contraccettivi orali o spirale intrauterina
Gravidanza Tuba di Falloppio→ Ovaio → Utero Cervice (collo) dell’utero →→
Per quanto riguarda l’uso della contraccezione ormonale? Ci sono ancora molte fake news che circolano in rete e tra le ragazze.
Questo è sicuramente un elemento di discussione con il ginecologo, per la protezione dell’apparato genitale. La contraccezione è importante per una maternità responsabile, ma purtroppo molte giovani tendono a evidenziare effetti collaterali e problemi che possono derivare dall’uso del metodo contraccettivo. Devono sapere, invece, che è proprio attraverso l’uso della contraccezione ormonale che noi specialisti possiamo prevenire alcune patologie, come per esempio le cisti ovariche e l’ovaio policistico. È possibile inoltre rallentare lo sviluppo di patologie subdole che possono interferire con la fertilità, come l’endometriosi, in particolare quando è presente dolore intenso durante le mestruazioni. Quindi un dialogo attento sulla possibilità di utilizzare metodi di contraccezione ormonale per proteggere l’apparato genitale e salvaguardare al meglio la propria fertilità è importante in un Paese che si riproduce sempre più tardi?
Riguardo alla maternità, occorre ricordare che l’età media è intorno ai 32 anni per il primo figlio. Ma sappiamo che dai 12 ai 32 abbiamo 20 anni di tempo in cui con più facilità insorgono patologie che potrebbero comportare un prezzo alto da pagare, ovvero l’impossibilità di portare a termine un progetto di maternità, quando lo desideriamo. Sempre più donne, nel mondo, scelgono di avere figli tra i 30 e i 40 anni: ma a quale età si può essere considerate madri di età avanzata o "primipare attempate"?
Per primipara attempata si indica una donna che è rimasta incinta per la prima volta superati i 35 anni. Oggi assistiamo tuttavia a una fortissima richiesta di gravidanza anche oltre i 45 anni, mediane l’ovo-donazione. Tutte le donne, sin dalla giovane età, devono essere informate che il picco di fertilità è dai 25 ai 30 anni. Dai 30 ai 35 la situazione è stabile, mentre dai 35 in avanti il patrimonio follicolare si perde, con ovociti di minore qualità che possono fecondarsi meno bene, inoltre è più alto il numero di aborti spontanei per patologie malformative. Quando è possibile, dobbiamo ragionare sia con il partner, sia con il ginecologo sul se e sul come proteggere la nostra fertilità, talvolta ricorrendo anche a nuove metodiche. In questi ultimi anni, si sta parlando sempre di più di “social freezing”, ovvero la crio-conservazione degli ovociti, che consente alla donna di facilitare il concepimento nel caso in cui si verifichino difficoltà a concepire. Va detto che l’età nella quale si ottiene il maggior successo è intorno ai 37 anni, ma è ancora molto criticato da più fronti perché si pensa banalmente che le donne vogliano fare “cose contro natura”.
Per quanto mi riguarda penso che se non cambiamo “da una parte” lo dobbiamo fare “dall’altra” e se le donne vorranno fare figli a 40 anni, con ovociti “freschi” come quelli precedentemente conservati, lo potranno fare serenamente. In fondo, l’età media della donna oggi si aggira attorno agli 85 anni. E se siamo in buona salute, forse un figlio a 40 anni possiamo davvero sperare di averlo, sapendo che con l’aiuto del ginecologo in un futuro ormai prossimo ce lo potremo anche permettere. Dobbiamo anche costruire percorsi assistenziali facilitati per le giovani donne.
Nei Consultori esiste un servizio che si chiama di “riproduzione di sessualità e di prevenzione”, ed è a livello territoriale. In altri Paesi del mondo funzionano molto bene, ma in Italia queste realtà sono a macchia di leopardo, con risultati diversi. La nostra aspirazione è quella di dare alle giovani donne assistenza di qualità, per supportare al meglio le madri di domani.