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Il dolore addominale - Paola Piovesana

Il dolore addominale

Intervista a Marco Soncini

Direttore del Dipartimento Medico dell'ASST di Lecco. Presidente di AIGO, Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri

Troppo spesso ci lasciamo coinvolgere dai numerosi impegni di ogni nostra giornata. L’attenzione è praticamente rivolta a far fronte alle varie incombenze ed anche quando compaiono alcuni sintomi, se non sono veramente invalidanti, ci comportiamo come se li accettassimo ed impariamo a conviverci, senza prendere particolari provvedimenti. Questo è un comportamento poco virtuoso che riguarda tutte quelle numerose persone che non sono “ossessionate” dal proprio stato di salute, non sono solite consultare ripetitivamente il proprio Medico e neppure il Farmacista e quindi rischiano di sottovalutare i segnali che trasmette loro l’organismo. Ma quali sono questi segnali e quando rappresentano un campanello d’allarme da non trascurare?

Quali caratteristiche ha il dolore addominale? Tutti sappiamo bene, per esperienza personale, che si può trattare di crampi altalenanti, con picchi dolorosi molto forti che “vanno e vengono”, oppure di una sensazione dolorosa “di fondo”, sorda, che rimane presente, ma è sopportabile, oppure ancora di un senso di tensione e gonfiore. Queste sono solo alcune modalità di presentazione del “dolore”. Ce ne sono altre, magari meno frequenti? Le diverse caratteristiche hanno diversi significati?

Oltre al tipo di dolore (continuo, oppure forte e improvviso, a crampi, come colica), il dolore addominale acquisisce differenti significati quando è presente in sedi differenti dell’addome e si accompagna o meno ad altri segni e sintomi, come febbre, o irregolarità nell’andare in bagno, con la comparsa di diarrea (con o senza perdite ematiche) o, al contrario, l’impossibilità di scaricarsi, per stitichezza o a causa di un’occlusione. Tipo di dolore, sede, sintomi e segni associati permettono di formulare una diagnosi che poi verrà confermata, oltre che dalla storia del paziente e dall’esame obiettivo, anche da esami di laboratorio (esami del sangue e delle feci) e da indagini strumentali: dalla meno invasiva ecografia addominale, alla tecnica radiologica più complessa, come TAC o risonanza magnetica addominale, fino alla più invasiva colonscopia. I DIVERSI MOMENTI DI UNA VISITA GASTROENTEROLOGICA

Anamnesi del paziente (storia clinica pregressa e corrente) → Raccolta di informazioni su:

Stile di vita

Eventuali malattie concomitanti e relative terapie

Eventuale familiarità per patologie gastroenterologiche

Sintomatologia riferita

Valutazione dei sintomi → Possono essere correlati a diverse condizioni patologiche di esofago, stomaco, intestino tenue, colon, retto, canale anale, pancreas, fegato, cistifellea e vie biliari o persino vie respiratorie

Esame obiettivo dell’addome → Ispezione, attenta osservazione per rilevare anomalie cutanee, circolatorie, ma anche del profilo addominale

Percussione → Per cogliere “suoni anomali” della cavità addominale, che l’esperienza del medico può attribuire a diversi aspetti: maggiore presenza di gas nell’intestino, ingrandimento di organi addominali, formazione di liquido in addome ...

Palpazione → Superficiale e profonda. Consente di identificare:

Dolorabilità, localizzata in una area addominale specifica, oppure diffusa a tutto l’addome. In funzione del dolore e sensibilità del paziente, l’addome si dice trattabile (“morbido”, senza dolore) o non trattabile (duro, con dolore)

Contratture, come reazione di difesa al dolore

Dimensioni aumentate per esempio di fegato e milza, o presenza di “masse” (dimensioni, limiti, consistenza…)

Manovre semeiologiche → Alcune manovre specifiche, evocando dolore, possono indirizzare verso la diagnosi. Prendono il rispettivo nome da illustri clinici e chirurghi (Blumberg, Murphy, Giordano), che assegnarono alla relativa manovra in corrispondenza di determinate sedi corporee, un segno importante per indirizzare alla presunta diagnosi

SEGNI E SINTOMI D'ALLARME

Febbre, inappetenza, calo di peso; dolore che sveglia il paziente; sangue (feci e/o urine), ittero, edema, massa addominale (o ingrandimento di organi)

La visita gastroenterologica è il primo passo per orientare ad una diagnosi. In cosa consiste?

In realtà, la maggior parte delle persone si rivolge, giustamente, in prima battuta, al proprio medico di famiglia e solo in caso di persistenza dei sintomi, o a causa della comparsa di sintomi di allarme, si ricorre ad una visita specialistica gastroenterologica. La raccolta della storia clinica del paziente e la visita costituiscono un punto di partenza fondamentale, senza le quali non è possibile giungere ad una diagnosi corretta.

In presenza di “dolore addominale”, quindi in base alla sola valutazione clinica, è possibile farsi un’idea della patologia responsabile?

In genere, oltre alla visita possono essere necessari esami del sangue e delle feci, o anche un’ecografia addominale. La sede, in addome, dove tutto questo è percepito, è importante per capire di cosa si tratta?

Sì, certo. Può aiutare a indirizzare verso una diagnosi e di conseguenza a stabilire accertamenti ulteriori: una “sequenza” di esami strumentali che varia in funzione del sospetto della stessa diagnosi, per gli approfondimenti del caso. A volte, naturalmente, al termine della visita specialistica, può essere prescritta una terapia, seguendo poi sempre l’evoluzione della situazione.

Quali sono, successivamente, gli esami strumentali, per accertare la diagnosi?

Questo dipende dalla nostra ipotesi diagnostica. In genere, non dovrebbero essere necessari esami strumentali quando, per esempio, la sintomatologia è riconducibile alla sindrome dell’intestino irritabile. Tuttavia, nella pratica clinica la maggior parte dei pazienti si sottopone ad accertamenti strumentali, ai quali ancora oggi si ricorre più per escludere, che per confermare una diagnosi. Diverso è il significato dell’ecografia per studiare le anse intestinali e della colonscopia per diagnosticare una malattia infiammatoria cronica intestinale o una neoplasia, o della TAC dell’addome, con o senza mezzo di contrasto, per confermare la presenza di una malattia diverticolare. Quindi, più che di “sequenza” di esami utili per tutti i tipi di dolore addominale, si deve parlare di esami appropriati per tempi e modalità, per formulare una diagnosi più solida e provvedere a un trattamento. Per questo percorso diagnostico e terapeutico il gastroenterologo può rappresentare una valida guida.

SALUTEPERLORO

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