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Consigli DOC - Carlo Alfaro
Consigli DoC
Pediatra, adolescentologo, giornalista pubblicista
Questa rubrica ospita le richieste di spiegazioni che i pazienti rivolgono al Dott. Carlo Alfaro e le sue risposte, utili a tutti per comprendere le varie situazioni cliniche.
UN RAGAZZINO OBESO
Ho un bambino di 8 anni che pesa 52 kili per 1,40 di altezza. Il pediatra mi ha allarmata che siamo nel range dell’obesità. Cosa mi consiglia?
Per stabilire e monitorare come procede la crescita dei bambini in peso e in altezza, noi Pediatri utilizziamo i percentili di crescita (o diagrammi percentili) che rappresentano l’unità di riferimento della crescita rispetto ai parametri definiti dall’Organizzazione Mondiale delle Sanità (OMS). Quando il bambino si trova tra il quinto e il novantacinquesimo percentile rientra nel range della normalità, anche se la media è il cinquantesimo, quindi più se ne allontana più è fuori dalla media, in un estremo o nell’altro. Invece, se il bambino si trova al di sotto o al di sopra delle due soglie, è opportuno pensare all’esistenza di un problema. Il suo bambino in peso supera il 95esimo, in altezza è sul 95esimo. Oltre a questi parametri, per lo studio dei problemi di peso è importante calcolare il BMI o Indice di Massa Corporea, che consiste nella divisione del peso, espresso in chilogrammi (kg), per il quadrato della statura espressa in metri (m): kg/m2 . Il calcolo per suo figlio risulta 26,53, che rientra in un range di peso patologico (anche per questi valori ci sono dei percentili). Purtroppo, il problema del sovrappeso/obesità nei bambini è un’emergenza planetaria e proprio in Italia abbiamo il primato europeo di prevalenza dell’obesità nei bambini. Gli studi ci informano inoltre che l’80% dei bambini obesi resta tale da adulto. L’OMS in un recente documento sottolinea che l’obesità va considerata una malattia cronica complessa, che nella sua storia naturale, senza interventi continuativi, tende spontaneamente a perdurare e aggravarsi, per cui resta fondamentale un intervento precoce, a partire addirittura da prima del concepimento. L’OMS raccomanda anche di contrastare l’ambiente obesogenico, costituito dal pressante marketing di cibo non salutare attraverso social, influencer, app di delivery, inserzioni pubblicitarie e video game e dalla mancata consapevolezza della popolazione generale e dei professionisti della salute sul tema del sovrappeso.
È errato pensare che l’obesità sia la conseguenza di un comportamento individuale scorretto, pensiero che è responsabile dello stigma del peso, cioè della colpevolizzazione di chi è in sovrappeso. Se capiamo che l’obesità è una malattia, l’obiettivo della sua cura sarà il recupero della salute, non la riduzione di peso o di BMI. In definitiva, per il suo bambino il consiglio è un intervento che preveda un cambiamento dello stile di vita esteso all’intera famiglia.
In particolare, va potenziato il concetto non del raggiungimento del peso forma, ma del miglioramento dello stato generale di benessere. Vanno combinati un regime alimentare accettabile e sostenibile con un’attività fisica regolare e crescente. Il progetto di cambiamento dovrebbe prefiggersi un decremento ponderale graduale, in cui la restrizione calorica sia di modesta entità, accompagnata da un miglioramento della consapevolezza sul cibo e della qualità dell’alimentazione con il giusto equilibrio fra i diversi nutrienti.
INFEZIONE DELLE ALTE VIE URINARIE IN UNA LATTANTE
?Alla mia bambina di soli 4 mesi in seguito a una febbre alta senza cause visibili è stata fatta una urinocoltura e diagnosticata una infezione delle alte vie urinarie e prescritto un ciclo di antibiotico. Cosa devo temere ora? Bisogna escludere che l’infezione sia stata la spia di una condizione predisponente, quale una malformazione o un reflusso vescico-ureterale, che comporterebbero la recidiva dell’infezione.!
Questo va evitato in quanto esiste il rischio, dopo ogni infezione urinaria alta (pielonefrite), di sviluppare un danno parenchimale renale (scar) come esito cicatriziale del processo infiammatorio.
Fattori di rischio per danno renale sono le età più basse e il sesso maschile. Dopo un episodio di pielonefrite si esegue di routine un’ecografia di rene e vie urinarie quale esame di primo livello per identificare anomalie urinarie, come idronefrosi, ureterocele, ipoplasia renale, doppio distretto renale, anomalie vescicali.
Da: Atlante di Ecografia Urologica, Andrologica e Nefrologica. Edizioni Scripta Manent. 2016. In: Malformazioni delle vie urinarie in età pediatrica. Di: Degl’Innocenti ML, Piaggio G.
Inoltre, nei bambini al di sotto dei 2 anni è utile la cistografia minzionale per la diagnosi di reflusso vescico-ureterale (RVU). Va praticata a distanza di almeno 4 settimane dall’infezione acuta. È preferibile eseguirla con radionuclidi per evitare il mezzo di contrasto.
In tutti i bambini con ecografia patologica e in quelli nei quali viene diagnosticato un RVU, a distanza di 6 mesi dall’infezione febbrile va eseguita la scintigrafia renale previa somministrazione per via endovenosa di un radiofarmaco (DMSA), per una precisa valutazione morfo-funzionale del parenchima renale (eventuale pielonefrite cicatriziale). In base poi ai risultati degli esami si deciderà per il tipo di profilassi.
GINECOMASTIA
Mio figlio di 15 anni non ha fatto nemmeno un bagno questa estate perché si vergogna da morire del suo seno grosso. Il nostro medico gli ha diagnosticato una ginecomastia e consigliato una dieta, il ragazzo ha perso peso, ma il problema persiste.
Il termine ginecomastia indica l’eccessivo sviluppo delle dimensioni delle mammelle nel maschio. Ciò na-
turalmente ha un forte impatto psicologico soprattutto in un adolescente nella delicata fase di costruzione della sua identità personale e sessuale. Può trattarsi a volte di una falsa ginecomastia (o pseudoginecomastia), se l’aumento di volume delle mammelle è causato non dall’aumento della componente ghiandolare (ginecomastia vera), ma dall’eccesso di adipe: in questo caso è sufficiente un programma di dimagrimento e tonificazione muscolare.
Le cause di una ginecomastia vera possono essere invece di natura genetica, ormonale, farmacologica o dipendere da altre patologie. Se sono escluse altre cause, può trattarsi nel caso di suo figlio di una “ginecomastia puberale”: un processo fisiologico che avviene in età puberale (12-17 anni) sotto l’impulso della forte produzione ormonale e regredisce generalmente nel giro di un paio di anni. In caso inverso, sarà risolutivo un intervento chirurgico.
STITICHEZZA OSTINATA
Ho 26 anni e sono molto stitica, cosa mi consiglia di davvero efficace? !Per prima cosa, bisogna definire la stitichezza secondo criteri certi. Secondo i “Criteri di Roma”, universalmente accet? tati, si può parlare di stipsi in caso di: una frequenza delle evacuazioni di meno di 2 volte a settimana, oppure l’emissione dolorosa di feci di consistenza dura o caprina, associata a sintomi quali sensazione di evacuazione incompleta, notevole sforzo evacuativo, incontinenza fecale (encopresi), presenza di feci all’esplorazione rettale o alla palpazione addominale, comportamenti oppositivi alla defecazione, manovre manuali per favorire l’evacuazione. Nella successiva Consensus Conference di Parigi, si è chiamata “cronica” una stipsi della durata di almeno otto settimane. Una volta appurato che ha davvero una stipsi cronica, bisogna capire se la sua è una forma primaria o idiopatica, la più comune, detta anche funzionale, cioè senza cause fisiche, o secondaria, a malattie o farmaci. Se la sua è una stipsi cronica funzionale, bisogna contrastare il meccanismo fisiopatologico per cui la ritenzione delle feci causa, per la loro prolungata stasi nel colon, eccessivo riassorbimento di liquidi e incremento della loro consistenza e calibro. Il passaggio di queste feci dure e di calibro aumentato produce una distensione dolorosa dell’ano. Si instaura, così, un circolo vizioso in cui si ritarda sempre più l’evacuazione con meccanismi attivi di ritenzione, contraendo lo sfintere anale esterno e i glutei. Con il tempo il retto si dilata e si abitua alla presenza di queste masse fecali, rendendo lo stimolo alla defecazione meno frequente e impellente. La stipsi si combatte innanzitutto con modifiche dietetiche e delle abitudini di vita: introduzione di fibre (cosiddetta dieta ad alto residuo), abbondante idratazione, rieducazione dell’alvo (abituarsi a sedersi regolarmente per un congruo periodo sul water dopo i pasti), attività motoria regolare. In seconda battuta si ricorre ai lassativi, quali lattulosio o macrogol.