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Come curare il mal di testa, un disturbo molto comune - Piero Barbanti
Responsabile del Centro Diagnosi Come curare e Terapia della Cefalea e del Dolore. IRCCS San Raffaele Pisana, Roma. il mal di testa, un disturbo molto comune
Nonostante le cefalee siano le patologie neurologiche più studiate e meglio curabili, esse sono in larga parte misconosciute e neglette benché rappresentino la seconda più frequente e disabilitante patologia del genere umano. Abbiamo perciò chiesto al Prof. Piero Barbanti, Presidente dell’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee (ANIRCEF), di illustrare ai nostri lettori, con linguaggio semplice, quali siano le rilevanze scientifiche e terapeutiche di queste dolorose affezioni.
In Italia quanti sono i pazienti che soffrono di cefalea?
Nel nostro Paese hanno sofferto il mal di testa almeno 1520 milioni di persone. Coloro che ne sono sofferenti, cioè che hanno il mal di testa in maniera riproducibile almeno una volta la settimana, sono circa 5 milioni. Il 2% degli italiani ha mal di testa a giorni alterni, se non tutti i giorni.
Esiste una prevalenza di genere?
Per le forme più frequenti di mal di testa, cioè le cefalee di tipo tensivo e l’emicrania, esiste una netta prevalenza del sesso femminile; il rapporto è di tre donne per un uomo. L’emicrania nella donna segue la sua vita fertile e riproduttiva, in genere cominciando con la pubertà e attenuandosi, e qualche volta scomparendo, con la menopausa e migliorando nel corso della gravidanza. C’è solo una eccezione che riguarda la cefalea a grappolo che colpisce meno di una persona su 1000. Quindi è più rara: la cefalea a grappolo prevale nel sesso maschile con un rapporto di tre a uno. Quali sono i cardini della terapia?
I cardini della terapia delle cefalee, quindi del mal di testa, sono un trattamento sintomatico per spegnere il dolore quando compare, e un trattamento preventivo, cioè utilizzare una terapia per fare in modo che gli attacchi non si ripresentino nel tempo con la stessa frequenza. Tra i farmaci sintomatici, i più diffusi sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, quindi i comuni analgesici da banco, o il paracetamolo; i più specifici per l’emicrania sono i triptani. Tra i farmaci preventivi, quindi quelli che vengono dati cronicamente per ridurre e per poter prevenire la comparsa degli attacchi, le categorie finora più usate sono stati gli antidepressivi triciclici, gli antiepilettici, i calcioantagonisti, i beta-bloccanti ed anche la tossina botulinica nell’emicrania cronica. In quest’ultima forma dal 2018/2019 è in corso una vera rivoluzione farmacologica con la messa in commercio di anticorpi monoclonali anti-CGRP (Calcitonin Gene Related Peptide, peptide correlato al gene della calcitonina). Questi anticorpi monoclonali sono infatti i primi farmaci selettivi specifici per la prevenzione dell’emicrania. Sono somministrati per via sottocutanea mensilmente, od ogni tre mesi, e sono sostanzialmente privi di effetti collaterali.
Esistono predittori di risposta terapeutica?
Gli ultimi studi condotti dal nostro gruppo di ricerca, con un filone che è iniziato 20 anni fa, stanno a dimostrare che sembrano essere predittori di buona risposta terapeutica tanto nell’attacco acuto, quanto nella prevenzione, le forme emicraniche a dolore unilaterale. Questo termine non è scontato perché, nonostante il nome emicrania, un 30-40% degli attacchi è, in realtà, bilaterale. Nei soggetti con dolore rigorosamente unilaterale (dallo
stesso lato o con lato alternante) la risposta alle terapie acute e preventive sembra essere migliore. Ciò accade anche per l’allodinia (fastidio o dolore al semplice sfioramento del cuoio capelluto, stimolo che normalmente non determina sensazioni dolorose) con i nuovi anticorpi monoclonali anti-CGRP.
L’emicrania che tipo di cefalea è?
L'emicrania è una cefalea primaria, cioè una forma di mal di testa non espressione di un'altra malattia sottostante. L'80% dei mal di testa, quindi delle cefalee, è, fortunatamente, primario, non è spia dunque di un'altra malattia; il rimanente 20% può essere spia, per esempio, di infezioni, di ipertensione arteriosa, di abuso di farmaci. Emicrania, cefalea di tipo tensivo e cefalea a grappolo sono invece i prototipi di cefalea primaria. L'emicrania è semplicisticamente definibile come un dolore severo e pulsante, solitamente unilaterale, unito ai sintomi del mal d’auto (nausea, a volte vomito, foto-fonofobia). Il dolore può durare da quattro ore (cosa rarissima) fino a tre giorni (cosa frequentissima) e impone al paziente di ridurre drammaticamente le proprie attività e per questo motivo esso tende, durante l’attacco, a isolarsi al buio in silenzio.
Quali sono i suoi dati epidemiologici?
L'emicrania, secondo gli studi di popolazione, riguarda circa il 25% degli Italiani, perlomeno nelle sue forme più sporadiche, di questo 25%, in realtà, la percentuale maggiore è rappresentata dalle donne. Nelle donne sfiora il 34-35% mentre nell’uomo è rappresentata da percentuali più basse. Comincia abitualmente con la pubertà, anche se, in epoca pre-puberale prevale nei maschi. Dalla pubertà in poi prevale sensibilmente nella donna e tende a ridurre la propria frequenza e severità dopo i 50-55 anni Tipicamente si sostiene che la menopausa, nella donna, possa ridurre o abolire l’emicrania nel 60% dei casi. Il rimanente 40% dei casi vede invece l’emicrania permanere invariata o talora può, addirittura peggiorare.
È utile la dieta chetogenica e perché?
La dieta chetogenica è una vera e propria terapia, utile nella prevenzione dell’emicrania e, secondo alcuni studi, anche della cefalea a grappolo. La dieta chetogenica è una dieta che comporta un basso livello di insulina e sostanzialmente il soggetto in dieta chetogenica riduce nettamente, fino a quasi abolire, l'introito di carboidrati traendo energia dei grassi sia quelli introdotti con la dieta, sia quelli del proprio corpo. La resa energetica della combustione del grasso è molto maggiore rispetto alla resa energetica data dalla combustione del carboidrato: per questo motivo il cervello trae maggiore spunto, maggiore vivacità e si favorisce il suo metabolismo. Quindi la dieta chetogenica fornisce un super carburante al cervello e, inoltre, i corpi chetonici che si liberano con la dieta chetogenica hanno potenti effetti antinfiammatori e antiossidanti.
È utile bere più caffè?
A una domanda così formulata, direi no. A una domanda formulata in altra maniera, tipo: Può essere utile il caffè?
La risposta è sì. Il caffè è un buon antiemicranico e se assunto ai primi sintomi dell’attacco può essere utile perché ha perlomeno 2-3 proprietà: la prima è un vasocostrittore; la seconda è un antagonista di una sostanza chiamata adenosina all’interno del nostro sistema nervoso e questo antagonismo è utile per l’emicranico; terzo, se assunto (è presente a volte all’interno delle combinazioni analgesiche), assieme ad un analgesico ne accelera l’assorbimento.
Quindi un consiglio molto semplice: per chi soffre di emicrania, e si sveglia al mattino con il mal di testa, prenda prima un caffè, anche doppio, non necessariamente, ma preferibilmente amaro, se vedesse che questo presidio terapeutico non gli basta, può prendere il proprio analgesico. Viceversa abbondare in caffè, superare i 3-4 caffè al giorno, può invece facilitare la comparsa di attacchi di emicrania.
Letture consigliate
• Agostoni EC, Barbanti P, Calabresi P, et al. Current and emerging evidence-based treatment options in chronic migraine: a narrative review. J Headache Pain. 2019; 20(1):92. • Barbanti P, Fofi L, Aurilia C, et al. Ketogenic diet in migraine: rationale, findings and perspectives. Neurol Sci. 2017; 38(Suppl 1):111-115.