6 minute read

Previsioni per la stagione invernale e un libro per conoscere meglio l’infettivologo

Previsioni per la stagione invernale e un libro per conoscere meglio l’infettivologo e la persona

MEDICINA Massimo Galli intervistato da Lorella Bertoglio Giornalista scientifica

MASSIMO GALLI, GIÀ PROFESSORE ORDINARIO DI MALATTIE INFETTIVE ALL’OSPEDALE SACCO DI MILANO E PAST-PRESIDENT DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI (SIMIT), È UNO DEI MEDICI PIÙ IMPORTANTI AD AVERE RACCONTATO LA PANDEMIA DA COVID-19, PER LA COERENZA E LA CREDIBILITÀ NELLO SPIEGARE I COMPORTAMENTI DEL VIRUS. LA PANDEMIA DA COVID-19 È STATA SOLO L’ULTIMA DELLE SUE BATTAGLIE CONTRO LE MALATTIE INFETTIVE, CHE SONO STATE IL LAVORO DELLA SUA VITA, DI CUI HA ANCHE PARLATO NEL SUO LIBRO “GALLIPEDIA, VOGLIO DIRE”.

In quest’ultimo periodo si è parlato relativamente poco di quello che succederà in questa stagione autunno/inverno. Ci può dare una sua visione della situazione?

Se ne è parlato poco per due motivi che hanno polarizzato l’attenzione di tutti, media e cittadini: la guerra e la crisi energetica ed economica. Inoltre, la pandemia è stata chiusa per decreto. Questa non è stata un’idea formidabile, visto che sfortunatamente questo virus ha caratteristiche peculiari che ci hanno costretto a resettare le nostre considerazioni e conoscenze, per le sue varianti che si sono succedute e imposte sulle precedenti, fatto che stiamo constatando ancora oggi.

Ogni volta che si afferma una variante nuova, assistiamo a un’ondata di malattia e questo, purtroppo, nonostante i vaccini. Voi medici siete accusati di non avere spiegato bene che nonostante le tre o quattro dosi ci si possa infettare di nuovo.

I vaccini sono tuttora fondamentali per evitare le conseguenze peggiori, come finire in ospedale o in terapia intensiva. Purtroppo, non hanno la capacità di proteggere dalle infezioni delle nuove varianti, come del resto succede con il vaccino contro l’influenza, che va rifatto ogni anno perché il ceppo cambia. Nel caso dell’infezione da COVID-19 la coperta è sempre più corta: le persone si infettano e si reinfettano appunto con le nuove varianti, nonostante le vaccinazioni. Per quanto riguarda l’influenza, negli ultimi due anni, dal 2020 ad oggi, le limitazioni imposte dalla pandemia hanno determinato anche la ridotta circolazione del virus influenzale rispetto agli anni precedenti. Sono pertanto aumentate sia le persone con minori capacità di difesa nei confronti del virus circolante, sia, soprattutto, i più piccoli, che non hanno mai incontrato il virus influenzale. Non ci possiamo quindi permettere l’atteggiamento “voltiamo pagina, tanto la cosa non è più importante”?

Non possiamo permettercelo perché il tema continua invece ad essere importante per le persone più fragili e anziane. Dobbiamo inoltre ricordare che manca completamente di copertura vaccinale più del 60% dei bambini tra i 5 e gli 11 anni e il 13% dei ragazzi tra i 12 e i 19. L’evoluzione sarà decisamente diversa rispetto al passato, ma nelle ultime settimane stiamo osservando interi nuclei familiari che si sono reinfettati, dai bambini ai nonni. E non a tutti i nonni è andata bene. Se questo non interessa più a nessuno alzo le mani, ma sentire dire che tutto è passato e va tutto bene non è logico né accettabile e, soprattutto, non ha alcuna base scientifica.

Parliamo di “GALLIPEDIA, Voglio dire”, il libro che abbiamo scritto insieme, per raccontare le malattie infettive di cui si è occupato in 40 anni di professione.

L’idea è nata per divulgare argomenti medici e scientifici, in particolare sulle malattie infettive contro le quali ho combattuto, nei confronti di un pubblico più vasto rispetto a quello che normalmente si coinvolge su questi temi. Per fare questo era necessario lavorare a quattro mani con una persona di mia assoluta fiducia, competente e con la pazienza di adattarsi ai miei tempi e ai miei impegni.

Per me, era importante sia far passare il messaggio che la persona presente ogni giorno in TV, in contesti non sempre semplici, è soprattutto uno scienziato, sia far emergere la sua credibilità e le competenze oltre la pandemia, per tutto quello che conosce. Lei dice di se stesso di essere un storico prestato alla medicina e non un medico prestato alla storia. Per ‘scoprire’ il suo privato, è stato un po’ più complesso convincerla.

Sono notoriamente un uomo riservato e non pensavo che i fatti miei potessero interessare a qualcuno. Inoltre, l’obiettivo principale del libro era quello di raccontare l’uomo dietro l’infettivologo. Devo ammettere, però, che scrivere dei ricordi mi ha fatto tornare alla mente momenti belli della mia infanzia e della mia vita da adulto, sulla mia famiglia e le mie passioni. A volte un po’ divergenti, ma spero che possano incuriosire il lettore.

In GALLIPEDIA lei afferma spesso il valore della conoscenza, contrapposta alla superficialità e alla mancanza di metodo scientifico.

Questa è la regola a cui cerco sempre di attenermi: formulare ipotesi sulla base di evidenze scientifiche e di informazioni provenienti da fonti certe, leggere i dati senza pregiudizi ideologici – senza badare a quanto farebbe più comodo – riconoscere gli sbagli e non tirarsi indietro. Tutto questo porta ad assumere posizioni scomode e ad essere sottoposti ad attacchi anche personali: ma non credo proprio che cambierò rotta.

Anche se dire la verità l’ha fatto definire da qualcuno menagramo e catastrofista?

Durante la pandemia mi sono trovato sollecitato ad intervenire con i media più volte nel corso di una sola giornata e i contesti in cui si svolgeva la discussione erano talvolta più simili a gazzarre da bar che non ad un civile confronto tra autentici esperti. Ma, come ho già sottolineato, ho parlato sempre e solo sulla base dei dati. La pandemia ha avuto

enormi conseguenze di ordine politico ed economico e la complessità degli interessi in gioco ha alterato la serenità di giudizio di molti.

Nel libro si parla poco della pandemia da COVID19, mentre grande spazio l’abbiamo riservato alle malattie infettive, dall’HIV (Human Immunodeficiency Virus, virus dell’immunodeficienza umana –AIDS) che ha seguito fin dall’inizio della sua professione, alle epatiti, dalle meningiti fino alle malattie cosiddette emergenti.

Quando mi definiscono virologo tengo a precisare che il mio mestiere è l’infettivologo. Non per sminuire il lavoro dei virologi, che è però diverso dal mio. La virologia è quel settore della microbiologia che studia i virus prevalentemente in laboratorio. L’infettivologo è un medico, un clinico di una branca internistica che si occupa di malati e malattie, di farmaci, di come somministrarli e deve per forza occuparsi anche molto di epidemiologia e prevenzione e quindi di quanto non solo i virus, ma anche i batteri e i parassiti vari, combinano anche fuori dagli ospedali, tra la gente.

Cosa farà ora che è in pensione?

Continuo a lavorare, occupandomi dei malati che me lo chiedono, a guardare con attenzione alla politica sanitaria del mio Paese e soprattutto a fare ricerca su COVID, HIV, HCV (Hepatitis C Virus, virus C dell’epatite), affiancando quelli che per anni sono stati miei collaboratori, un gruppo a cui tengo molto. Da quarant’anni studio la storia delle epidemie, su questo ho molto da scrivere. A breve uscirà un libro sulla storia dell’influenza, continuerò a lavorare sul “libro dei morti di Milano”, un insieme di registri che riportano preziose informazioni sulle cause di morte in città e può fornire dati interessanti sulle epidemie occorse lungo tre secoli e mezzo, come la grande peste del 1630 descritta nei Promessi Sposi. Ho un romanzo di fantascienza nel cassetto…e “GALLIPEDIA 2, Devo dire”, al quale stiamo già lavorando.

This article is from: