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NEUROLOGIA Ne parliamo con Piero Barbanti Responsabile del Centro Diagnosi e Terapia della Cefalea e del Dolore. IRCCS San Raffaele Pisana, Roma.
Come curare il mal di testa, un disturbo molto comune
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onostante le cefalee siano le patologie neurologiche più studiate e meglio curabili, esse sono in larga parte misconosciute e neglette benché rappresentino la seconda più frequente e disabilitante patologia del genere umano. Abbiamo perciò chiesto al Prof. Piero Barbanti, Presidente dell’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee (ANIRCEF), di illustrare ai nostri lettori, con linguaggio semplice, quali siano le rilevanze scientifiche e terapeutiche di queste dolorose affezioni.
Quali sono i cardini della terapia? I cardini della terapia delle cefalee, quindi del mal di testa, sono un trattamento sintomatico per spegnere il dolore quando compare, e un trattamento preventivo, cioè utilizzare una terapia per fare in modo che gli attacchi non si ripresentino nel tempo con la stessa frequenza. Tra i farmaci sintomatici, i più diffusi sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, quindi i comuni analgesici da banco, o il paracetamolo; i più specifici per l’emicrania sono i triptani. Tra i farmaci preventivi, quindi quelli che vengono dati cronicamente per ridurre e per poter prevenire la comparsa degli attacchi, le categorie finora più usate sono stati gli antidepressivi triciclici, gli antiepilettici, i calcioantagonisti, i beta-bloccanti ed anche la tossina botulinica nell’emicrania cronica. In quest’ultima forma dal 2018/2019 è in corso una vera rivoluzione farmacologica con la messa in commercio di anticorpi monoclonali anti-CGRP (Calcitonin Gene Related Peptide, peptide correlato al gene della calcitonina). Questi anticorpi monoclonali sono infatti i primi farmaci selettivi specifici per la prevenzione dell’emicrania. Sono somministrati per via sottocutanea mensilmente, od ogni tre mesi, e sono sostanzialmente privi di effetti collaterali.
In Italia quanti sono i pazienti che soffrono di cefalea? Nel nostro Paese hanno sofferto il mal di testa almeno 1520 milioni di persone. Coloro che ne sono sofferenti, cioè che hanno il mal di testa in maniera riproducibile almeno una volta la settimana, sono circa 5 milioni. Il 2% degli italiani ha mal di testa a giorni alterni, se non tutti i giorni.
Esiste una prevalenza di genere? Per le forme più frequenti di mal di testa, cioè le cefalee di tipo tensivo e l’emicrania, esiste una netta prevalenza del sesso femminile; il rapporto è di tre donne per un uomo. L’emicrania nella donna segue la sua vita fertile e riproduttiva, in genere cominciando con la pubertà e attenuandosi, e qualche volta scomparendo, con la menopausa e migliorando nel corso della gravidanza. C’è solo una eccezione che riguarda la cefalea a grappolo che colpisce meno di una persona su 1000. Quindi è più rara: la cefalea a grappolo prevale nel sesso maschile con un rapporto di tre a uno.
Esistono predittori di risposta terapeutica? Gli ultimi studi condotti dal nostro gruppo di ricerca, con un filone che è iniziato 20 anni fa, stanno a dimostrare che sembrano essere predittori di buona risposta terapeutica tanto nell’attacco acuto, quanto nella prevenzione, le forme emicraniche a dolore unilaterale. Questo termine non è scontato perché, nonostante il nome emicrania, un 30-40% degli attacchi è, in realtà, bilaterale. Nei soggetti con dolore rigorosamente unilaterale (dallo
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2022;5,3.