CANDACE CAMP
Gli amanti d'inverno
Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Winter Scandal Pocket Star Books © 2011 Candace Camp Traduzione di Giorgia Lucchi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special novembre 2012 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2012 presso la Mondadori Printing S.p.A. stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 166 del 7/11/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano
1 Le luci splendevano nella dimora del nobile di campagna, la fredda sera di dicembre, e i festoni di sempreverde che ornavano l'architrave mettevano in evidenza l'atmosfera festiva. Uno stalliere si avvicinò sollecito quando il calesse con il pony del vicario si fermò di fronte alla casa e Daniel gli porse le redini, prima di andare ad aiutare la sorella a scendere dal veicolo aperto. Il tragitto fino a Cliffe Manor era stato freddo e, nonostante la trapunta da viaggio sulle gambe e il cappuccio che Thea aveva alzato sulla testa, si sentiva gelata, le guance arrossate. Appena entrò in casa al caldo, le lenti dei suoi occhiali si appannarono, ovviamente, e fu costretta a toglierli e pulirli, prima di rimetterseli sul naso. «Vicario! Althea! Che piacere vedervi.» Mrs. Cliffe, la moglie del signorotto locale, li salutò calorosamente, stringendo le mani di Thea nelle sue. La donna, come il marito, aveva una corporatura generosa e la sagoma squadrata era avvolta in un abito di velluto verde, con un'ampia scollatura bassa che rivelava una quantità allarmante di petto bianco. Una collana di perle, guanti bianchi lunghi fino al gomito e un copricapo verde con una lunga piuma di pavone ricurva completavano l'insieme. Accanto a lei il padrone di casa vestiva in modo assai più sobrio, ma il suo benvenuto cordiale eguagliò quello della moglie. Strinse con vigore la mano di Daniel e ac5
colse Thea con un inchino più entusiasta che aggraziato. «Benvenuto, vicario. Benvenuta, Miss Bainbridge. È un piacere vedervi. Sono certo che il vostro caro padre sarebbe fiero di entrambi.» Daniel rispose con un inchino e Thea si affrettò a replicare. «Siete gentile a dirlo, sir. So che per mio fratello è molto importante aspirare all'eccellenza che nostro padre raggiunse per St. Margaret.» In realtà Thea sapeva quanto per suo fratello fosse irritante sentirsi costantemente paragonato al padre, Latimer Bainbridge, che era stato un uomo pio ed erudito. Lei e Daniel sapevano che Latimer era rimasto deluso quando non tutti i suoi figli si erano rivelati degni delle sue aspettative. La loro sorella, Veronica, era stata esattamente ciò che ci si sarebbe potuti aspettare da una giovane donna: graziosa e amabile, infatti aveva trovato un buon marito. Pertanto Latimer non si era curato della sua mancanza di interesse per gli studi intellettuali. Ma sebbene sia Daniel sia Thea avessero una propensione per l'erudizione, la verità era che Daniel era più interessato all'esplorazione delle rovine romane che all'esame dell'anima umana e Thea, per sfortuna, era femmina. Lei pertanto non avrebbe potuto seguire le orme paterne e, benché Daniel avesse preso il posto del padre a St. Margaret, non vi investiva la quantità di tempo e interesse che Latimer avrebbe voluto. «Se vi conosco, vicario, state lavorando al vostro sermone di Natale» disse Mrs. Cliffe con un sorriso scherzoso. «Adoro ascoltare il vostro parere sulle Sacre Scritture.» Thea si domandò cos'avrebbe pensato la moglie di Mr. Cliffe dei sermoni di suo fratello, se avesse saputo che erano scritti in gran parte da lei. Certo non intendeva rivelarglielo, ma non le venne in mente nulla da dire, così si limitò a sorridere; quella sera concentrarsi le riusciva più difficile del solito. «Venite, fate un brindisi natalizio» continuò Mrs. Clif6
fe, accompagnando Thea fino a un tavolino che reggeva alcune coppe di bevanda fumante. «Vi scalderà per bene.» Un domestico prese il mantello di Thea e lei chiuse grata le dita intorno alla coppa calda. Mentre la sua ospite continuava a chiacchierare, lei bevve la bevanda speziata, a cui era stata aggiunta una quantità generosa di negus. Il madera nel negus era tanto forte da farle lacrimare gli occhi, ma il calore che le scese nella gola fu delizioso. Si augurò che contribuisse anche a sciogliere il nodo che le serrava lo stomaco, era sciocco essere tanto tesa, ma Thea sembrava incapace di controllare i suoi nervi ribelli. «Come siete graziosa, mia cara» continuò Mrs. Cliffe. «Semplice e ordinata. Lo dico sempre alle mie ragazze: "Prendete esempio da Althea Bainbridge, è così che una vera signora dovrebbe comportarsi. Non si dà arie per rendersi interessante, non fa la civetta con i giovani gentiluomini e non passa ore preoccupandosi dei suoi capelli. Sa che ci sono cose più importanti dell'apparire bella".» «Vero» mormorò Thea, ormai abituata a ignorare la scortesia sottintesa. Era avvezza a essere anonima e non poteva certo biasimare gli altri per averlo notato. «Ovviamente le mie ragazze sono ancora così giovani... Pensano solo al proprio aspetto. A volte ho l'impressione che in casa non ci siano abbastanza specchi.» La donna di mezza età scoppiò in una risata vigorosa e guardò verso il salone, dove le sue figlie ridevano e chiacchieravano animatamente tra loro. Erano quattro, tutte vestite di bianco, con fiocchi e balze sufficienti per adornare una schiera di giovani donne. Se a quelle giovani era stato insegnato a imitarla, pensò Thea abbassando lo sguardo sul suo vestito grigio e disadorno, non avevano appreso la lezione. «Le vostre figlie sono adorabili stasera.» «Grazie, mia cara.» La moglie del nobile di campagna sorrise, soddisfatta. «Sono graziose, vero? Stasera fremo7
no letteralmente per l'impazienza di conoscere il nostro ospite molto speciale. Di certo voi siete al di sopra di tale genere di sciocchezze, dopo tutti questi anni. Ma le mie piccole donne rischiano di cadere in deliquio per l'eccitazione. Perfino io, ve lo assicuro, attendo con la massima impazienza l'arrivo di Lord Morecombe. Senza dubbio per voi è diverso, dal momento che siete imparentata con il Conte di Fenstone, ma io non ho mai ospitato uno dei Pari del Regno prima d'ora.» «Siamo parenti solo alla lontana» obiettò Thea. Suo padre era il figlio più giovane del figlio più giovane di un conte, pertanto era cugino di Lord Fenstone; ciò significava che benché il suo lignaggio fosse incontestabilmente buono, la sua famiglia non aveva mai posseduto una fortuna sufficiente per prendere parte alla vita dell'aristocrazia. Non che Latimer o lei avessero mai desiderato appartenere all'alta società. «Avete tutte le ragioni per essere eccitata» disse alla sua ospite. «È stato un vero coup riuscire ad assicurarvi la presenza di Lord Morecombe al vostro ballo di Natale. Sono certa che tutti i vostri ospiti sono impazienti di incontrarlo.» Lord Morecombe, scapolo ambito, poche settimane prima aveva acquistato la dimora che da quelle parti era nota con il nome di Priory, appartenuta al Conte di Fenstone. Lord Fenstone si era recato di rado alla Priory in tutti gli anni in cui era stata in suo possesso; ma Lord Morecombe era arrivato due settimane prima per trascorrervi qualche tempo, portando con sé alcuni amici. Da quel momento Sua Signoria, i suoi amici e tutto ciò che succedeva alla Priory erano diventati il punto focale dei pettegolezzi nel villaggio di Chesley. Tutti, indipendentemente da ceto, età e vicinanza, sembravano sapere qualcosa sui nuovi arrivati e tutti erano avidi di notizie su di lui. «Ebbene, devo confessarvi...» Mrs. Cliffe si inclinò verso di lei e abbassò la voce. «Mi sono domandata a lun8
go se abbia fatto bene. Voglio dire, invitare quei giovani gentiluomini in presenza di tante fanciulle impressionabili? Si sentono storie talmente ripugnanti... Eppure...» Si rasserenò. «Ho pensato che, dopotutto, è amico del figlio di Lord Fenstone. E il figlio del conte è uno dei giovani amici che si sono stabiliti alla Priory con lui. Una famiglia eccellente e senza dubbio anche Lord Morecombe appartiene a una buona famiglia. Dopotutto è lecito aspettarsi che dei giovani gentiluomini abbiano qualche avventura, no?» I suoi occhi scintillarono, allegri. «Ma non dovrei parlare di cose del genere con una giovinetta nubile come voi. Anche se, in fondo, non siete più una giovinetta, vero? A ogni modo...» Thea si sforzò di mantenere un'espressione amichevole. Sapeva bene di essere considerata un avanzo. Ciò non la sorprendeva, avendo raggiunto la veneranda età di ventisette anni senza la benché minima traccia di una proposta di matrimonio da parte di un uomo idoneo... o di uno non idoneo. Ciononostante, non era ancora immune a commenti del genere. Si domandava quando e se una donna potesse mai abituarsi a parole simili. La sua voce tremò impercettibilmente quando rispose: «No, davvero, signora. Non abbiate timore, non ho più l'età per essere una fanciulla impressionabile». «Siete sempre stata una giovane così assennata...» Mrs. Cliffe sorrise a Thea, annuendo compiaciuta. «Ora andate pure, mia cara. Siete stata fin troppo a chiacchierare con una vecchia dama come me. Andate a unirvi a quelle più giovani. La vostra amica Mrs. Howard è già qui, anche se non so dove si trovi.» Mrs. Cliffe si guardò in giro, perplessa. «Davvero?» Thea si illuminò. «Vado subito a cercarla. Vi ringrazio.» Thea entrò nel salone, sorridendo, salutando con cenni del capo e fermandosi di quando in quando per parlare con qualcuno. Avanzò lentamente poiché, essendo vissu9
ta sempre a Chesley, era ben nota a tutti gli abitanti del piccolo villaggio. Trovò Damaris Howard quasi in fondo al salone, accanto a Mrs. Dinmont e a un'altra donna che Thea riconobbe come la moglie del fratello minore del padrone di casa. «Thea!» Damaris si voltò verso di lei, sorridendo. I folti capelli neri di Damaris erano raccolti in un'intricata acconciatura di riccioli. Gli occhi vagamente a mandorla avevano un colore inconsueto blu-grigio che sembrava quasi lavanda, effetto acuito dal porpora intenso dell'abito di seta. La pelle candida era in netto contrasto con il colore intenso dei capelli e degli occhi. Un paio di orecchini di giaietto e un semplice cammeo di giaietto e avorio intorno al collo sottile erano gli unici ornamenti che portava. Come sempre, sembrava troppo bella e sofisticata per un villaggio remoto come Chesley. Viveva là da meno di un anno e nessuno sapeva da dove venisse, era circondata da un'aura di mistero che era allo stesso tempo intrigante e indefinibile. La ricca voce da contralto non aveva tracce di accento. Mrs. Howard apparteneva palesemente all'aristocrazia, però non parlava mai della sua famiglia e, benché dicesse di essere vedova, nessuno sapeva nulla del defunto marito. Conosceva bene Londra e Bath, insieme con numerose città straniere, ma non aveva mai detto dove fosse vissuta in precedenza. Benché nessuno sapesse molto di lei, non dava mai l'impressione di avere dei segreti; pertanto i suoi interlocutori avevano l'impressione di conoscerla, senza in realtà essere a conoscenza di molti dettagli della sua vita. Per un breve momento Thea fu punta dall'invidia per l'abito porpora e l'acconciatura accurata di Damaris. Entrambi, lo sapeva bene, andavano oltre le sue possibilità. Thea non si sarebbe potuta permettere un abito tanto favoloso, ma anche se avesse potuto, sarebbe stata una follia sprecare tanto denaro per una veste che avrebbe indossato solo due o tre volte, quando ne aveva ancora una 10
dell'anno precedente. La famiglia del vicario, dopotutto, era sempre sotto agli occhi del pubblico e sarebbe stato sconveniente per la sorella del vicario mostrarsi prodiga o vanitosa. Quanto ai suoi capelli, era tutto inutile; Thea sapeva che non avrebbe avuto senso cercare di opporsi al destino che le aveva dato i suoi riccioli ribelli, capaci di sfuggire alle forcine per arricciarsi sulla testa facendola sembrare una pazza. Il modo migliore per domare quella criniera era intrecciarla e fissarne le trecce arrotolandole sulla sommità del capo. Quell'acconciatura non le donava, ma quanto meno era pratica. Thea portava gli occhiali per la medesima ragione. Da giovane spesso aveva rinunciato alle lenti quando partecipava alle feste, nel tentativo di mettere in risalto il suo tratto migliore, i grandi occhi grigi. Con gli anni, tuttavia, si era liberata da quel vezzo. Era sciocco cenare o prendere parte a una festa senza poter vedere a più di tre piedi dal proprio viso. A che sarebbe servito, inoltre, fingere per qualche ora di non essere com'era? Mentre Damaris si accomiatava dalle altre due donne e si avvicinava a Thea, sorridendo, lei allontanò il momentaneo desiderio di bellezza. Dopotutto l'importante erano l'anima e il cuore di una persona, come le aveva sempre detto suo padre. «Thea, grazie per avermi salvata» mormorò Damaris mentre la prendeva sottobraccio e si allontanava con lei. «Cominciavo a temere che sarei annegata in tutte quelle storie di Lord Morecombe.» Thea ridacchiò. «Non ne dubito. Ti raccontavano della carrozza piena di donne di dubbia moralità arrivata da Cheltenham? O del carico di brandy e birra giunto di notte in maniera alquanto sospetta?» «Contrabbandare liquori nelle sue cantine? Dubito che questo stupirebbe qualcuno qui a Chesley» ribatté Damaris. «Anche se la quantità potrebbe lasciare perplessi. No, 11
Mrs. Dinmont stava raccontando alla giovane Mrs. Cliffe storie di gare di tiro in cui il bersaglio erano le fiamme dei candelabri. Mrs. Cliffe ha ribattuto che Lord Morecombe non ha trovato cameriere perché nessuna donna perbene è disposta a lavorare in quella casa. Ovviamente entrambe attendono con il fiato sospeso di conoscere il lord ormai leggendario.» «Mmh. Sembra sia così per tutti.» Thea si rifiutò di pensare ai suoi nervi tesi. «Sono certa che la sua fortuna e il fatto che sia celibe supereranno qualunque obiezione riguardo alla sua moralità.» «Penso che anche la sua bellezza giochi un ruolo importante. Tutti concordano che è bello quanto Lucifero prima della caduta.» «Immagino di sì.» Thea sentì le guance riscaldarsi e abbassò lo sguardo sul bottoncino del suo guanto, che infilò nell'asola. «L'hai mai visto?» le chiese Damaris. «Io no.» Thea si strinse nelle spalle e spostò lo sguardo sugli invitati. «Il suo amico Lord Wofford è un mio secondo cugino, anche se non conosco molto bene il cugino Ian. Ci salutiamo, niente di più.» Damaris guardò Thea, pensosa, ma se trovò strano che l'amica non avesse risposto alla sua domanda, non lo disse. «Be', ammetto che mi incuriosisce vederlo, ma comincio ad averne abbastanza di sentir parlare di lui. Concediamoci ad argomenti più interessanti. Sarai lieta di sapere che ho ricevuto una spedizione di libri questa settimana. Dovrai venire a vederli.» «Davvero? Che bello!» «Ci sono anche nuovi canti del Pellegrinaggio del Cavaliere Aroldo di Lord Byron.» Quando lei non rispose, l'amica la guardò, sorpresa. «Thea?» «Cosa? Oh, mi dispiace.» Thea arrossì. «Temo di essermi distratta.» «Ti senti bene?» 12
«Oh sì, certo. Sono solo un po' svagata stasera. Mi dispiace. Temo di non aver sentito quel che hai detto. Stavi parlando dei libri che hai ricevuto?» «Sì. Ho ricevuto nuovi canti del poema di Lord Byron.» «Davvero?» Gli occhi di Thea si spalancarono, compiaciuti. Capì perché Damaris fosse rimasta perplessa dalla sua reazione alla notizia. Lei era un'avida lettrice, ma prima dell'arrivo di Damaris nessuno a Chesley condivideva il suo amore per i libri eccetto il fratello, Daniel, i cui gusti tuttavia erano più eruditi. Thea apprezzava i testi storici, filosofici e religiosi appartenuti al padre e leggeva qualunque cosa lui o suo fratello avessero fatto arrivare da Londra, ma amava anche poemi, romanzi e satire, tutti testi rari nella biblioteca di casa. Quando Thea aveva conosciuto Damaris e la conversazione era caduta sui libri, aveva capito di aver trovato un'amica. «Lord Byron è terribilmente scandaloso, non è vero? Confesso che, ciononostante, non vedo l'ora di leggerlo.» Damaris rise e Thea le fece eco. «Non lo direi a nessuno se non a te. Temo di non essere un buon esempio per il gregge di Daniel.» «E allora? Dopotutto sono i suoi parrocchiani, non i tuoi.» «Lo so. Ma resta il fatto che ho un certo dovere nei loro confronti.» Thea sospirò senza rendersene conto. «Prometto che non dirò a nessuno di avertelo prestato.» «L'hai già letto?» «Mia cara, l'ho letto la sera stessa in cui l'ho ricevuto! A ogni modo ho intenzione di rileggerlo con più calma. Ma è stupendo. Non resterai delusa, stanne certa.» «Non ne dubito. Sei molto gentile a prestarmelo.» Thea guardò verso l'ingresso del salone, dove il padrone di casa e sua moglie stavano ancora ricevendo altri ospiti. Si accorse di non essere l'unica che continuava a voltarsi 13
a guardare l'ingresso. Apparentemente tutti aspettavano con impazienza l'ospite molto speciale di Mrs. Cliffe. «Se Lord Morecombe non arriva, sarà un disastro per il ballo di Mrs. Cliffe» osservò Damaris, seguendo lo sguardo di Thea. «È assurdo attribuire tanta importanza alla partecipazione di una singola persona» replicò Thea, sentendosi un po' in colpa per essere stata sorpresa a guardare verso l'ingresso. Si voltò risoluta, dando le spalle alla porta. «Indubbiamente, ma è difficile restare indifferenti.» Thea si guardò intorno ed emise un sospiro quando il suo sguardo si posò sulla fila di persone sedute lungo la parete. «Meglio che vada a porgere i miei rispetti alla madre di Mr. Cliffe. Vuoi venire con me?» Damaris ridacchiò. «Grazie, ma ho già fatto il mio dovere per stasera. Temo che dovrai affrontare la gorgone da sola.» Thea sorrise per il paragone. L'anziana donna che, avvolta in uno scialle, scrutava torva gli occupanti del salone, spesso dava l'impressione di poter pietrificare con lo sguardo. «Se pensi che sia un tormento per te, prova a immaginare cosa può essere per noi che siamo nati e cresciuti qui. Conosce tutte le nostre marachelle fin dall'infanzia!» Thea salutò l'amica e si diresse in fondo al salone, dove salutò l'anziana Mrs. Cliffe con un inchino. «È un piacere vedervi, signora.» La menzogna gentile scivolò senza fatica sulla lingua di Thea, abituata a quelle piccole bugie. «Spero vi sentiate bene questa sera.» «Mmph.» L'anziana donna scoccò un'occhiataccia a Thea. «Per quanto è possibile con un piede nella tomba, direi.» Batté il bastone sul pavimento e indicò con un cenno risoluto la sedia accanto a sé. «Su, vieni a sederti, ragazza mia. Non posso torcere il collo così per guardarti.» Thea le si sedette accanto. Da quel punto tuttavia non 14
poteva vedere la porta, il che le avrebbe impedito di guardarla tutto il tempo. «Branco di creduloni» dichiarò Mrs. Cliffe, osservando i presenti. «Tutti impazienti di vedere un lord che, tutto sommato, non è migliore di loro. Be', quanto meno tu non sei sciocca quanto tutti gli altri.» Non sapendo come rispondere a quel mezzo complimento, Thea si limitò ad annuire. «Guarda le mie nipoti, tutte fiocchi, pizzi e arie, solo per incontrare un damerino di Londra che non le degnerà di una seconda occhiata. E quella sciocca della loro madre le incoraggia, come se un lord di Londra potesse nutrire il benché minimo interesse per una torma di gallinelle che non sono mai arrivate oltre Cheltenham. E non è che siano nemmeno delle gran bellezze. Io lo dico sempre: "Farete la figura delle sciocche atteggiandovi come se foste dei diamanti, quando chiunque può vedere che siete solo sassolini colorati".» L'anziana guardò Thea e annuì, brusca. «Tu invece sì, ragazza mia, che sei vestita come si deve. Seria e discreta.» Thea sentì una fitta familiare nel petto, ma si esortò a non essere stupida. Non poteva prendersela con la madre di Mr. Cliffe per aver dato voce al medesimo pensiero a cui lei si era ispirata per la serata: meglio essere considerata scialba che sciocca. «Ovviamente è inutile dirlo alla moglie di mio figlio. Maribel ha riempito a tal punto la testa delle ragazze di sciocchezze, che non capiscono più niente. È tutta la settimana che sembra una pazza, metà del tempo esaltata per la sua preda, l'altra metà terrorizzata all'idea che non verrà. Ah! Le starebbe bene se non venisse, dopo che si è vantata in tutto il villaggio dicendo che lui aveva accettato il suo invito.» «Sono certa che non le auguriate davvero di restare delusa.» «Non ne sarei così sicura.» L'anziana signora scoccò 15
un'occhiata cupa e scintillante a Thea, poi emise un sospiro profondo. «No, hai ragione. Trascorrerebbe tutta la prossima settimana lamentandosi e io sarei costretta a restarmene chiusa in camera mia per evitarla.» Thea si guardò le mani per nascondere un sorriso. «Ebbene, raccontami, ragazza mia» riprese Mrs. Cliffe. «Tua sorella tornerà a casa per Natale?» «Oh, sì» rispose Thea con un sorriso. «Non vedo l'ora che arrivino. Vediamo lei e i bambini talmente di rado ed è sempre un piacere averli intorno con tutto il loro trambusto. La casa sembra finalmente viva e piena di spirito natalizio.» «È la vita della moglie di un marittimo, sempre bloccata ad aspettare in un porto chissà dove.» Thea non le fece notare che Portsmouth non era ai confini del mondo, limitandosi a dire: «A ogni modo, dovrebbe essere qui tra qualche giorno e ne siamo felici». «Bella ragazza, Veronica» disse Mrs. Cliffe, pensosa. «Non mi sorprende che abbia trovato un buon marito. Ma non ho mai capito perché lei abbia avuto una Stagione in società e tu no. Lo dissi anche a tuo padre. "Vicario" gli feci, "fate un torto alla vostra figlia più giovane, che ha tutto il diritto di trovarsi un marito."» «C'era bisogno di me a casa» ribatté Thea con una certa fatica. «Non mi interessava molto una Stagione a Londra.» Non aveva voluto una Stagione in società, davvero. Thea sapeva come chiunque altro, anzi anche meglio, di non avere l'aspetto necessario per avere successo a Londra. Veronica era incontestabilmente la più bella della famiglia. Mentre i capelli di Thea non avevano un colore preciso, né rossi né castani, quelli di Veronica erano di un ricco castano dorato, che contrastava in modo meraviglioso con la pelle candida che non aveva traccia delle lentiggini che invece decoravano il viso di Thea, se dimenticava di mettersi il cappellino quando usciva in giar16
dino. E nessuno avrebbe mai paragonato i solenni occhi grigi di Thea, nascosti dietro gli occhiali, al colore delle campanule, come più di un giovane ammiratore aveva detto di quelli di Veronica. Le forme di Veronica erano dolcemente arrotondate e femminili, accanto a lei la sagoma alta e sottile di Thea sembrava quella di una cicogna. Era evidente, come suo padre aveva decretato, che non aveva senso spendere denaro per una Stagione per Thea e, comunque, suo padre aveva avuto bisogno di lei a Chesley per copiare i suoi sermoni, occuparsi della casa e della sua vita. «Sciocchezze. Non cercare di raccontarmi che non ti sarebbe piaciuto andare a Londra. Non sono certo nata ieri, sai?» Mrs. Cliffe scoppiò in una risata roca. «Ma sei una brava figlia a non voler criticare l'operato del tuo compianto padre.» Ci fu un movimento accanto alla porta e un sussurro eccitato si diffuse nel salone. Thea alzò la testa, le pulsazioni accelerate all'improvviso. «Ebbene?» domandò Mrs. Cliffe. «Cos'è successo? È arrivato? Non restartene lì seduta, ragazza mia. Alzati e va' a vedere cosa succede.» Thea fu lieta di obbedire. Balzò in piedi, però tra lei e la porta c'erano troppe persone per poter vedere qualcosa. Tutti gli ospiti si erano spostati verso l'ingresso, i visi rivolti in direzione dell'entrata. «Penso che sia qui» disse all'anziana signora. «Ma non riesco a vederlo.» Mrs. Cliffe fece una smorfia e batté il bastone a terra sbuffando. «Non importa. Lo porterà qui per presentarmelo. Maribel non resisterà alla tentazione di indispettirmi. Siediti, faremo finta di non esserci accorte di nulla. Sempre meglio dare l'impressione che non t'importi, dico io.» «Sissignora» ribatté Thea tornando a sedersi. Si domandò come dovesse interpretare il fatto che si sentisse 17
in sintonia con l'irritabile, anziana donna. «Raccontami del presepe vivente che Maribel mi dice stai preparando per la vigilia di Natale.» «Penso che sarà molto suggestivo. Alla chiesa di St. Thomas di Holstead-on-Leach ne fecero uno l'anno scorso e ho sentito che ebbe un grande successo.» «Un po' freddino direi» sbottò Mrs. Cliffe. «Spero tu sappia a cosa vai incontro scegliendo mia nipote per la parte di Maria. D'altra parte, mia nuora ti avrebbe tormentata fino al tuo letto di morte se non avessi scelto la maggiore delle sue figlie.» Thea decise che sarebbe stato meglio non replicare niente al riguardo. Invece si dedicò alla descrizione dei suoi sforzi per mettere insieme la produzione, sapendo che le disavventure che capitavano a ogni prova avrebbero solleticato il senso dell'umorismo dell'anziana signora. Mentre parlava, teneva d'occhio il salone di fronte a loro. Gli ospiti, dopo essersi ammassati in avanti, cominciarono a dividersi in mezzo come l'acqua di fronte alla prora di una nave; e poco dopo Thea poté vedere la nuora di Mrs. Cliffe muoversi lentamente nel salone accanto a un uomo alto con i capelli scuri. Lo accompagnavano altri due uomini, ma Thea vide solo quello al cui braccio si aggrappava la moglie del padrone di casa. I suoi capelli erano folti e neri, pettinati indietro rispetto al volto scolpito. Le sopracciglia erano nere come i capelli, due fregi sopra grandi occhi scuri e intensi. Era, come riferivano i pettegolezzi, bello come il peccato e la giacca e i pantaloni neri fasciavano alla perfezione la figura muscolosa. Il fazzoletto da collo immacolato era annodato in modo semplice, tenuto fermo da una spilla con uno zaffiro; non indossava altri ornamenti, eccetto un anello d'oro con il suo sigillo sulla mano destra. Alto, le spalle ampie, camminava con il passo sicuro di una persona abituata a trovarsi al centro dell'attenzione. Gabriel Morecombe. Il cuore di Thea batteva così forte 18
che lei temette potesse balzarle fuori del petto. Il sangue parve concentrarsi dagli arti al centro del corpo, lasciandole il viso pallido. Cercò di concentrarsi, di preparare un saluto educato. Il gruppo si muoveva lentamente, Mrs. Cliffe si fermava di continuo per presentare il suo trofeo a ogni ospite. Accanto a Thea, la suocera di Mrs. Cliffe emise una risata cavernosa e sommessa. «Vuole che dia una bella occhiata a tutte e quattro le ragazze e Meg ha solo sedici anni. Poveri passerotti, ha riempito loro la testa di sciocchezze nel tentativo inutile di catturare un pavone.» Lord Morecombe aveva gli occhi un po' vitrei, pensò Thea. Senza dubbio era stordito dai sorrisi affettati della sequela di giovani Cliffe, per non parlare di tutte le altre donne in età da marito presenti nel salone. L'idea la divertì, rilassandola un poco, ma in quel momento Mrs. Cliffe si voltò e lo condusse verso il punto in cui sedeva Thea, insieme con gli altri due uomini. «Permettetemi di presentarvi Mrs. Robert Cliffe, la madre di mio marito. Mamma Cliffe, vi presento il mio ospite d'onore, Lord Morecombe. E i suoi amici, Sir Myles Thorwood e Mr. Alan Carmichael.» Thea notò che suo cugino Ian non si era unito al gruppo. Gabriel fece un passo avanti ed eseguì un inchino formale di fronte all'anziana signora. «Piacere di conoscervi, signora, dovete esservi sposata in giovanissima età per essere la madre di Mr. Cliffe.» Mrs. Cliffe esplose in una breve risata crepitante. «Ah! Siete un diavolo adulatore oltre che affascinante.» «Madre!» Il viso della più giovane tra le due Mrs. Cliffe arrossì e la donna si affrettò a cambiare argomento. «E lei è un'altra delle nostre adorabili giovani donne, Miss Bainbridge.» Thea si alzò sulle gambe malferme. «Milord.» Lord Morecombe si voltò verso di lei, e i suoi occhi non manifestarono il minimo interesse. «Miss Dandri19
dge. Quindi abbozzò un inchino educato prima di allontanarsi con Mrs. Cliffe. I due amici di Morecombe si inchinarono uno dopo l'altro, salutandola con il medesimo cognome. Thea li salutò a sua volta con un cenno assente del capo, senza ascoltarli nemmeno, consapevole solo del nodo duro e freddo che le si stava formando nello stomaco. Gabriel Morecombe non si era ricordato di lei.
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Gli amanti d'inverno CANDACE CAMP Inghilterra, 1816 - Althea Bainbridge non è una donna facilmente impressionabile. Bella ma poco appariscente, si è rassegnata a una vita tranquilla. Tuttavia un'emozione incontrollabile la coglie quando scopre, nella chiesa parrocchiale che frequenta, un bambino. Come è arrivato lì, a pochi giorni dal Natale? La domanda sembra trovare una sconcertante risposta nel momento in cui Thea rinviene, tra le vesti del piccolo, una spilla con l'inconfondibile stemma dei Morecombe. Possibile che Lord Gabriel Morecombe, nobile di rango dai modi licenziosi e dal fascino letale, si sia macchiato di un'azione tanto riprovevole? Thea decide di scoprirlo di persona. Sono passati dieci anni dal loro primo incontro, e da un bacio appassionato rimasto indelebile nel cuore di lei. Come l'accoglierà ora Gabriel? Con fredda noncuranza o con una scintilla dell'antico ardore?
Innocenza e passione KASEY MICHAELS Londra, 1818 - Pericoloso come il diavolo e due volte più tentatore, Robin Puck Goodfellow si diverte a scandalizzare la buona società inglese. Figlio illegittimo del Marchese di Blackthorn, vive per cogliere l'attimo e il piacere del momento. E quale luogo migliore di un licenzioso ballo in maschera per dare sfogo ai propri istinti gaudenti? Qui infatti incontra una dama intrigante e misteriosa a cui riesce a rubare un ballo e un illecito abbraccio. Ma Regina Hackett è l'ultima donna che dovrebbe sedurre. Giovane e innocente, è alla disperata ricerca della cugina scomparsa. Invaghirsi del più celebrato libertino del ton non l'aiuterà certo a ritrovarla. Eppure è proprio Puck che le viene in aiuto. Insieme esploreranno i luoghi più oscuri di Londra, in un pericoloso viaggio verso scomode verità e scoperte sorprendenti.
La dama dello scandalo NICOLA CORNICK Londra, 1816 - Bellissima e seducente, Susanna Burney viene pagata da genitori influenti per mettere fine a fidanzamenti poco graditi. È ormai diventata una consumata spezzacuori, fino a quando il suo ultimo incarico la porta faccia a faccia con l'uomo che nove anni prima è stato suo marito per una sola notte: James Devlin. Non appena incrocia il suo sguardo in un affollato salone da ballo nel clou della Stagione londinese, i fantasmi del passato tornano a ghermirla e Susanna capisce che la fragile costruzione fatta di segreti e menzogne che è la sua vita è sul punto di sgretolarsi. Ma anche James ha molto da perdere. Dopo aver ottenuto un posto nell'alta società e una ricca fidanzata, la comparsa di Susanna è una minaccia intollerabile. Tra i due inizia allora un gioco pericoloso. La posta in palio è altissima, ma la violenta attrazione mai sopita è difficile da ignorare.
Conflitto d'onore BRENDA JOYCE Inghilterra, 1794 - Amelia Greystone credeva ancora nelle favole e nel lieto fine quando aveva donato il proprio cuore all'irresistibile Conte di St. Just. Poi, senza una parola, il loro idillio era finito e Simon Grenville aveva sposato una dama del suo rango, lasciando subito dopo la Cornovaglia. Ora è tornato nelle sue terre, vedovo, e dello spensierato libertino di un tempo non c'è più traccia. È un uomo tormentato che non sa come prendersi cura dei figli. Amelia si propone allora di aiutarlo, da buona vicina, e piano piano riesce a far breccia nel cuore di Simon tanto che quando lui decide di tornare a Londra, la vuole con sé come governante. Amelia sa che quella decisione la porterà a un passo dalla perdizione, ma come resistere al richiamo del cuore? Neppure i pericolosi segreti che circondano il conte riescono a dissuaderla. O a placare l'ardente desiderio che prova per lui.
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