J2620 una festa per il capo

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Questo mese conosciamo meglio

GARRETT BLACK Nome: Garrett Black. Professione: Proprietario di una importante casa cinematografica, la Obsidian Studios. Segni particolari: Bello e statuario, non passa mai inosservato. Un pregio: Ciò che promette, lui mantiene. Sempre Cosa cerca in una donna: Al momento vuole solo storie di poco conto. Un segreto: La sua infanzia è stata solo solitudine. I suoi genitori erano separati e nessuno dei due si è mai preso cura di lui. Dove abita: La sua casa è la casa cinematografica. Il sogno nel cassetto: Riportare agli antichi fasti la Obsidian Studios. Il desiderio più grande: Trovare una donna che abbia voglia di costruire qualcosa di concreto e duraturo.


QUELLO CHE LE LETTRICI VOGLIONO. Questo mese per voi...

Sensuale e romantica, un nuovo appuntamento con una delle stelle della bollente trilogia Voglio tutto di te. L’amore può sfidare la legge del deserto? Loro sono forti, impassibili, loro possono decidere chi sposare e quando, sono sceicchi, sono principi del deserto. Ma se dietro queste apparenti catene si nascondesse la felicità? “Maisey Yates è favolosa!” Amazon Reviews

Diana Palmer, autrice da oltre 7 milioni di copie vendute nel mondo è tornata! Mai sottovalutare il potere di una donna. Delia Mason e Tiffany Blair sono maestre di seduzione, ma l’incontro con Marcus e King sembra destinato a cambiare le carte in tavola… “Diana Palmer non delude mai.” Amazon Reviews

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Teresa Carpenter

Una festa per il capo


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Her Boss by Arrangement Harlequin Mills & Boon Romance © 2014 Teresa Carpenter Traduzione di Anna Sibilia Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Books S.A. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Serie Jolly settembre 2015 Questo volume è stato stampato nell'agosto 2015 presso la Rotolito Lombarda - Milano HARMONY SERIE JOLLY ISSN 1122 - 5390 Periodico settimanale n. 2620 del 15/09/2015 Direttore responsabile: Chiara Scaglioni Registrazione Tribunale di Milano n. 56 del 13/02/1982 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Parcheggio, codice blu.» Dalle cuffie Tori sentì la richiesta di assistenza proveniente dalla postazione dei colleghi che dovevano occuparsi delle macchine. In genere, per un evento di quella portata ne avevano a disposizione tre, ma uno dei loro regolari aveva dato forfait qualche minuto prima dell'inizio perché stava male, così erano a corto di personale. Mancava un inserviente anche in cucina. La dannata influenza li aveva decimati. «In arrivo» rispose. Poi incontrò lo sguardo della gemella che stava al di là dell'open space del soggiorno. Laura annuì, aveva sentito anche lei. Poi la raggiunse. «Ehi, hai visto quei due? Fanno scintille» disse Tori indicando uno stuntman e un'assistente di produzione seduti nel patio, le sedie vicine, le teste che si sfioravano. Lauren guardò la coppia e Tori capì che anche la sorella lo percepiva. Un dono che avevano entrambe. «Nessuna interferenza» la ammonì Lauren. Credeva ciecamente nel vero amore. Anche se per gli altri, non per lei. «Abbiamo deciso di concentrarci solo sugli affari.» «Noi non interferiamo. Facciamo sì che le persone si conoscano» obiettò Tori. «Comunque, non penso proprio che abbiano bisogno di aiuto.» «No» convenne Lauren. «Si sono trovati da soli.» «Il buffet è stato rifornito e stanno circolando nuovi spuntini» disse Tori, aggiornandola sulle vivande. Quello era il loro primo evento per uno dei registi top di Hollywood, Ray 5


Donovan. Doveva essere tutto perfetto. «L'ora delle streghe è passata, perciò tra mezz'ora verrà servito il dessert. Ho bisogno di andare a prendere una boccata d'aria.» «Tieni gli occhi aperti, in caso vedessi Garrett Black» disse Lauren. «Ti aspetti ancora che si faccia vedere? Lascia perdere, tesoro, non verrà. Come sempre.» Il nuovo capo della Obsidian Studios era la celebrità che tutti volevano ai loro eventi. Ma quell'uomo si rifiutava di recitare la sua parte. Nessuna meraviglia. Aveva la reputazione di essere un antisociale, sia come direttore generale sia come produttore. Perché sarebbe dovuto esser diverso in qualità di protagonista dello show? La loro agenzia, la By Arrangement, aveva ottenuto un contratto con la Obsidian per organizzare tutti gli eventi della compagnia al festival del cinema, che sarebbe iniziato da lì a sei settimane. Lauren sperava che quella fosse un'opportunità per loro di conoscere il grande capo. «Mezzanotte è presto per Hollywood. La mia fonte ha detto che aveva intenzione di venire. Per Donovan.» «Giusto» ribatté Tori roteando gli occhi. Ma la verità era che le fonti di Lauren erano sempre attendibili. «Terrò gli occhi aperti.» In ogni caso dubitava che quella sera l'elusivo Black si sarebbe fatto vivo. Rimasto ferito nell'incidente d'auto in cui era morto suo padre, undici mesi prima, aveva preso le redini del quinto studio più importante di Hollywood e gestiva gli affari dalla sua casa di Santa Barbara. O almeno, così era stato sino a un mese prima, perché circolavano voci che adesso si faceva vedere ogni giorno agli studi. Tori uscì e inspirò a fondo l'aria salmastra. Malibu era uno dei suoi posti preferiti. Scandagliò il viale, pieno di auto di lusso. Era tutto tranquillo. Soddisfatta, continuò lungo i gradini che conducevano alla postazione dei camerieri. «Ehi, Matt, qual è il problema?» chiese, strofinandosi le braccia nude. L'aria frizzante dell'oceano era celestiale, ma 6


erano i primi di novembre e il vestito nero che aveva indossato per l'occasione, pur avendo una scollatura quadrata piuttosto alta, le lasciava le braccia completamente scoperte. «Spiacente, capo, ho bisogno di un attimo di pausa e John sta portando una macchina alla chiesa.» Il viale e il garage potevano ospitare un gran numero di veicoli, tuttavia, vista l'affluenza di quella sera, avevano preso accordi per poter utilizzare il parcheggio di una chiesa ai piedi della collina. Matt aveva avuto l'influenza e appariva ancora pallido e sofferente. «Ti senti bene?» gli chiese. «Sì. È solo che non voglio sfidare la sorte.» Tori annuì. «D'accordo. Ti sostituisco io. Vai.» «Grazie. Il ritmo è rallentato parecchio, non dovrebbe arrivare nessuno.» Dopo essersi tolto la giacca, gliela porse. «Ecco qui. Cercherò di tornare il prima possibile.» Con ciò si incamminò lungo il viale, verso il retro, dove si trovava l'entrata di servizio. Tori si infilò la giacca, che era leggermente grossa per lei, ma non più di tanto visto che Matt era mingherlino. Incrociando le braccia sul petto, ruotò sui tacchi a spillo. Avrebbe dato qualunque cosa per potersi sedere un minuto. Non c'era nessuno in giro, così si tolse i sandali. Lauren non lo avrebbe mai saputo. Pretendeva che mettessero sempre quelle scarpe micidiali per le loro serate. Ovviamente, lei si muoveva sui tacchi per ore senza battere ciglio. Tori fletté le dita doloranti. Era paradisiaco stare a piedi nudi. Persino il freddo del selciato era meraviglioso. Il rombo di un motore potente riempì la notte e di lì a poco una Maserati svoltò nel viale. Tori si dimenticò completamente le scarpe mentre quell'auto spettacolare si fermava davanti a lei. Dovette intrecciare le mani dietro la schiena per impedirsi di sfregarsele all'idea di poter guidare una fantastica auto italiana. «Grazie, signore.» Totalmente focalizzata sulla macchina, Tori prestò poca 7


attenzione al guidatore. Sino a che non si rese conto che non mollava le chiavi, a quel punto alzò lo sguardo e incontrò un paio di occhi grigi colmi di irritazione. L'uomo aveva un che di familiare, ma non riuscì a collocarlo. Quando era sceso dall'auto si era girato e il volto era rimasto in ombra. Indossava un abito nero di una taglia più grossa sopra a un maglioncino ugualmente nero. Da quel poco che si vedeva, non era dell'umore per una festa. La mascella squadrata era serrata, i lineamenti contratti. Una cosa era sicura: di certo non era un infiltrato, non con quella macchina, e le dava i nervi non riuscire ad abbinarlo a un nome. Torreggiava su di lei, il che le rammentò che si era tolta le scarpe. Ma sarebbe stata più bassa anche coi tacchi, perché era molto alto. Gli indirizzò un sorriso luminoso, pregando che non notasse che era a piedi nudi. «Stia tranquillo» disse, tirando leggermente le chiavi, «mi prenderò cura della sua auto, signore.» Uno sguardo torvo la percorse tutta. «Cosa guida di solito?» le domandò burbero. Questa volta fu Tori a essere scortese. «Una Mustang 500 GT.» «Huh» borbottò lui, senza mollare la presa. «Non c'è un inserviente maschio?» «Si è assentato un attimo» lo informò, non senza un certo compiacimento. Mi raccomando, sii sempre educata... Le parole di Lauren le echeggiavano nelle orecchie. «La posteggi nelle vicinanze» le ordinò l'uomo, quasi le avesse letto nella mente e sapesse che sognava di provare la macchina lungo il tragitto per il parcheggio della chiesa. «Non mi tratterrò a lungo.» Le chiavi le caddero nel palmo e lei quasi si mise a danzare per l'eccitazione. «Signorina» la bloccò mentre si avviava in direzione della portiera aperta. 8


Tori si voltò. Si era fermato sui gradini e aveva preso in mano le sue scarpe. «Preferirei che le usasse.» «Certo.» Vagamente imbarazzata, Tori lo raggiunse e prese i sandali neri che le aveva messo davanti alla faccia. Se li infilò e, nel contempo, mise l'auricolare in modalità muto. «Grazie. Questa parte teniamocela per noi.» «È preoccupata per il posto di lavoro?» la schernì. Era evidente che non la trovava simpatica. Da vicino toglieva il respiro. Lineamenti ben definiti, grandi occhi grigi con lunghe ciglia scure, mascella squadrata, cipiglio. Troppo mascolino per essere bello, ma comunque mozzafiato. «Peggio, per un predicozzo» ribatté Tori. Vacillò leggermente mentre infilava la scarpa e lui le porse il braccio. Gli rivolse un'occhiata di apprezzamento che tuttavia non addolcì il suo sguardo duro. Sorreggendosi al suo braccio, mise anche l'altro sandalo. Sotto le dita sentì i muscoli compatti e sperimentò un fugace brivido di consapevolezza che le diede fastidio. Non voleva sentirsi attratta da un tipo antipatico come quello. Ignorando la protesta delle dita dei piedi, non appena rimesse le scarpe gli lasciò il braccio. Poi si gettò la bionda coda di cavallo oltre la spalla e si diresse alla macchina. «Si goda la festa, signore» disse, indirizzandogli un altro sorriso luminoso mentre si toglieva la giacca di Matt e la allacciava attorno alla vita. Una volta seduta, si assestò il sedile. Gli interni avevano un profumo fantastico: pelle, olio di semi di lino e un'acqua di colonia speziata che doveva essere di Mister Simpatia. Accese il motore e quello ruggì come un leone. Mordicchiandosi il labbro, considerò l'idea di una bella corsa giù per la collina, ma resistette all'impulso e portò invece quella bellezza nel garage. Era la penitenza per essersi lasciata beccare a piedi nudi. Non che Lauren l'avesse vista, comunque. Quando Tori tornò sul davanti della casa vi trovò sia Matt sia John. Restituì la giacca a Matt e gli consegnò le chiavi 9


della Maserati, spiegandogli dove l'aveva parcheggiata. Poi rientrò nel salone. Lauren la stava aspettando. «Eri irraggiungibile. Come mai?» «Davvero?» Tori diede qualche colpetto all'auricolare. «Forse si sta scaricando.» Si guardò intorno, ma non vide da nessuna parte l'accigliato sconosciuto. «Hai per caso visto entrare un tipo alto con un abito fuori misura?» chiese. Aveva sperato di poterlo vedere meglio lì nella piena luce della sala. «No. E non dovresti raccontare storie, Tori. Non sei capace. Perché ti interessa quel tipo?» I grandi occhi nocciola dorato di Lauren, identici ai suoi, si fissarono su di lei. «Dimmi che non ti sei tolta le scarpe.» «Non mi sono tolta le scarpe.» Sua sorella alzò gli occhi al cielo. «Ne abbiamo già discusso, Tori.» «E continueremo a farlo sino a che insisterai a farmi mettere questi tacchi» replicò lei pronta. «Sono una tortura.» «Non è professionale.» «Non c'era nessuno in giro.» «A parte quel tipo con l'abito fuori misura.» «Che guida una Maserati» disse Tori, senza riuscire a nascondere l'eccitazione. «Lauren, è l'auto più fantastica che abbia mai guidato. Confesso di aver perso la testa per qualche minuto.» Lauren la pilotò verso le cucine, lontano dalla sala affollata. «Suppongo che tu abbia già messo al corrente papà.» «Gli ho mandato una foto col cellulare» ammise lei. «Tori, questo è un evento importante. Non possiamo permetterci che qualcosa vada storto.» «Rilassati, Lauren. L'evento è già un successo.» Due cameriere le oltrepassarono con dei vassoi carichi di pasticcini. «Stanno servendo il dolce» continuò. «Dopo che avrò portato la torta, sarà tutta in discesa.» Con ciò, onde evitare che la ramanzina andasse avanti, si avviò verso la cucina. 10


«Black ha una Maserati.» Sorpresa, Tori si voltò. «Cosa?» «Garrett Black. Ha. Una. Maserati» scandì la sorella. «Oh, cavolo...» mormorò lei. Ora che aveva a disposizione un nome, tutto quadrava. Garrett Black. Non lo aveva riconosciuto perché si era tagliato i capelli e aveva perso peso, il che spiegava l'abito troppo grande. Ovviamente, il buio non era stato d'aiuto. «Be', forse è meglio rimandare le presentazioni a un'altra volta» commentò. «Garrett, amico mio, ce l'hai fatta.» Ray Donovan si staccò dal gruppetto vicino alla terrazza e andò incontro a Black. Dopo una vigorosa stretta di mano, gli diede un abbraccio. «Hai minacciato di dare a un altro il tuo prossimo film se non mi fossi presentato.» Rassegnato, Garrett ricambiò l'abbraccio e si ritrasse, ricreando una certa distanza tra loro. «Non sono uno stupido.» Ray rise. «Già, sei pazzo in più di un senso, ma non sei stupido.» Garrett alzò le spalle. Inutile negare la verità. «Prendi qualcosa da mangiare» disse Ray, guidandolo verso la tavola imbandita. «Non ho molto appetito.» «Devi mangiare, vecchio mio, sei così magro che stai quasi svanendo. Questi piatti non sono solo belli da vedere, ma anche squisiti. Il meglio che abbia mai assaggiato. Prova gli involtini allo speck. O i bocconcini di pasta alle verdure. Mi piacciono tantissimo.» Con ciò Ray si infilò in bocca un bocconcino. «D'accordo, ho perso un po' di peso» concesse Garrett. «Ma mi sono rotto la mascella, te lo ricordi?» Oltre a un braccio e a qualche costola. Grazie a un SUV che aveva centrato la macchina sulla quale stava viaggiando. Lui era sopravvissuto. Suo padre, no. Non provava traccia di dolore all'idea e si sentì un verme per questo. 11


«Un po' di peso? Garrett, quel vestito ti pende addosso.» Lui abbassò lo sguardo. «Davvero?» «Sei il grande capo ora. Devi essere all'altezza del ruolo. Ecco qui...» Ray prese il piatto e si infilò in bocca un paio di minuscole tartine ai funghi, «... ce lo portiamo di sopra e mentre mangiamo mi racconti come va. Oh, wow...» Una cameriera passò loro accanto con un vassoio di cupcake al cioccolato. «Bambolina, vuoi farmi un piacere? Dai quel piatto al mio amico.» «Certo, signor Donovan.» Con un sorriso, la ragazza porse il vassoio a Garrett. Col piatto in mano, Garrett si avviò verso una scala a chiocciola che dava accesso al loft affacciato sul salone. Un'ampia vetrata offriva una vista spettacolare del mare, durante il giorno. Quella sera la vista era quella del patio adibito a pista da ballo. Una balconata con la balaustra di vetro correva tutt'intorno al loft. Garrett si sedette su una poltrona in pelle color crema e posò il vassoio su un tavolino da caffè in cristallo. Ray mise il suo lì accanto, dando modo a Garrett di servirsi. Al primo assaggio Garrett dovette convenire che quello era il cibo migliore che mangiava da quando aveva avuto l'incidente. Invogliato, prese un altro bocconcino. «Come va la gamba?» si informò Ray. «Meglio. La fisioterapista dice che ho recuperato la funzionalità al novanta per cento.» «Grandioso» disse Ray, spostandosi al bar. «Eri messo piuttosto male quando sono venuto a trovarti in ospedale. Ti hanno inserito delle protesi, giusto?» «Diverse. Ricostruzione totale del femore e del ginocchio.» C'erano voluti quattro interventi e otto mesi dentro e fuori dall'ospedale. Solo negli ultimi due mesi aveva ricominciato a stare di nuovo sulle sue gambe. «Quindi puoi chiamarmi Robocop.» «Robocapo. Sei tu che dirigi lo studio ora.» «È un qualcosa che non mi sarei mai aspettato.» Garrett accettò uno Scotch, ne bevve un sorso e posò il 12


bicchiere. Doveva guidare e in più era sotto farmaci. Aveva fatto grandi passi con la riabilitazione, non poteva rischiare una ricaduta. «Devo ammettere che non mi sono ancora abituato all'idea.» «Veramente? Avevi un sacco di idee su quello che avresti fatto quando avessi preso in mano le redini» ribatté Ray, sedendosi nella poltrona accanto alla sua. «Non dopo la discussione avuta con mio padre. Te ne ho parlato.» «Sicuro. Lui voleva che facessi il direttore artistico e poi non approvava gran parte delle tue scelte.» «Lo avevo avvertito di smetterla, ma lo ha fatto una volta di troppo e mi sono licenziato. Per ripicca mi ha impedito di rimetter piede nello studio.» «Ah. Non me lo avevi detto.» «Scusami. Non mi andava che si sapesse in giro.» Allo stesso modo, non aveva mai detto all'amico che lo studio aveva una brutta reputazione ormai. «Inutile aggiungere che credevo di essere stato escluso dalle sue ultime volontà.» Ma si era sbagliato. O più probabilmente, suo padre non si era deciso a cambiare testamento in quegli ultimi sei anni. Ancora non capiva cosa lo avesse spinto a invitarlo al pranzo del Giorno del Ringraziamento. In ogni caso adesso era nel posto giusto se voleva riportare lo studio alle antiche glorie. I pettegolezzi si diffondono in fretta nel mondo dello spettacolo, il che spiegava la mancanza di contratti. Non voleva si sapesse che, se le cose fossero andate avanti in quel modo, la Obsidian si sarebbe trovata in gravi difficoltà finanziarie. «Sei figlio unico» puntualizzò Ray. «Lo studio appartiene alla tua famiglia da generazioni. Ovviamente, la voce del sangue ha avuto la meglio sulle divergenze.» «Immagino di sì.» In ogni caso, pensò Garrett, lo studio ora era sotto le sue direttive e non lo avrebbe lasciato affondare. Cercando un diversivo, volse lo sguardo sulla folla sottostante. Distrattamente, prese un altro bocconcino. E in quel 13


momento individuò la coda di cavallo della irritante ragazza del parcheggio. Era in piedi nell'atrio, intenta a parlare con un'altra donna. Non aveva più la giacca, così poté vedere che indossava un elegante abito nero che le arrivava appena al di sopra delle ginocchia e le lasciava le braccia nude. Un classico. Non la fasciava, ma drappeggiava la figura, lasciando solo immaginare le sue forme. Lo sguardo tornò alla donna in nero. Corrugò la fronte e sbatté le palpebre un paio di volte. Poi sbatté di nuovo le palpebre, chiedendosi se quel goccio di alcol che aveva bevuto fosse sufficiente a fargli veder doppio. No, ce n'erano due. Il vestito della seconda, anch'esso nero, aveva lo scollo a cuore. E i capelli, seppur legati, erano trattenuti da un fiocco alla base della nuca, anziché fermati da una fascetta elastica di velluto. «Chi sono quelle due?» domandò, indicando le ragazze. Ray si sporse per vedere a chi si riferiva. «Ah.» Gli occhi blu si accesero quando individuarono la coppia. «Sono Lauren e Tori Randall, le coordinatrici dell'evento. Hanno gestito loro la prima di Pretty Little Witches qualche mese fa.» Garrett inarcò un sopracciglio. Anche se in convalescenza, aveva sentito parlare di quell'evento. Era stato un successo. «Il film è stato un flop» continuò Ray. «Ma la gente sta ancora parlando della prima. Quando ho deciso di dare questa festa, ho detto alla mia segretaria di chiamare loro. Il nome della loro agenzia è By Arrangement.» Il nome suonò familiare a Garrett. Forse lo collegava alla prima. Le due donne si separarono, andando in direzioni opposte, e lui distolse lo sguardo, decidendo di aver dedicato fin troppo tempo alla coppia. «Quando pensi di finire con casa mia?» chiese a Ray, trapassandolo con uno sguardo penetrante. Gli aveva noleggiato la sua casa per il film che stava girando, Gates of Peril, e lui si era trasferito nella proprietà di famiglia adiacente allo studio. L'accesso lì era più agevole con la sua gamba, tutta14


via gli sarebbe piaciuto riprendere possesso della sua casa quel fine settimana. «Mi sto stancando di quella vecchia, polverosa magione.» «Non manca molto. Un mesetto, o giù di lì.» «Un mese? Che diavolo, Ray! So che hai sforato il budget.» «Sì, è vero, ma gli effetti speciali non vanno. Un altro mese e altri due milioni dovrebbero sistemare le cose.» Ray scosse il capo. «Il set sembra un circo. Jenna Vick è spaziale, ma si è appena fidanzata ed è distratta. E il coordinatore per gli effetti speciali deve portare con sé i figli perché la sorella è stata ricoverata in ospedale.» «Quelli non sono problemi dello studio. Dovresti aver già finito con casa mia così da cominciare a girare nel lotto cinque. Tra due settimane c'è in programma un altro film in quel lotto. La casa cinematografica va in perdita se la produzione non parte nei tempi pianificati.» Ray si strinse nelle spalle. «Aggiungi i costi al budget.» Garrett scosse il capo. Era quello l'atteggiamento che stava mandando a rotoli la reputazione dello studio. «Ray, ti voglio bene come a un fratello, ma i giorni del budget aperto sono finiti con mio padre. Hai due settimane e un milione. Chiunque non è necessario deve stare fuori dal set. Riprendi il controllo e porta a termine le riprese.» Tori si mise in bocca una mandorla caramellata e controllò il tavolo dei dolci. Era perfetto. Attenendosi ai colori rosso, nero, argento e bianco, aveva usato dei bicchieri da martini grossi e piccoli per allestire la sua creazione. Frutta secca caramellata, gelatine e praline erano in bella mostra sui vassoi. Delle lettere bianche riempite con cioccolato alla menta formavano il nome Ray. A completare il tutto una tovaglia di satin nero e argento con dei fiocchi rossi. Ebbe appena il tempo di allontanarsi che gli invitati cominciarono a convergere sui dolci. La sua ritirata venne accompagnata dalle esclamazioni entusiastiche degli ospiti. Nonostante lo sfortunato incontro con Black, Tori decise 15


che la serata andava annoverata tra i successi. Le avevano fatto un sacco di complimenti per il cibo e alcuni potenziali clienti le avevano chiesto il loro biglietto da visita. Rammentandosi di Black, si spostò in un punto da cui si vedeva l'atrio. Matt, intanto, aveva trovato nel taschino della giacca il biglietto per il ritiro della Maserati e glielo portò perché lo consegnasse al proprietario. Una smorfia le piegò le labbra alla prospettiva di rivedere lo scorbutico signor Black. Quasi lo avesse evocato col pensiero, l'uomo comparve improvvisamente tra la folla. E puntava diretto verso di lei. Tori si stampò un sorriso educato sulle labbra. «Signor Black, posso fare qualcosa per lei?» Lui inarcò un sopracciglio sentendola pronunciare il suo nome. Diede un'occhiata alla sua sinistra, dove stava il tavolo dei dolci, circondato da invitati, poi si soffermò con lo sguardo sul bicchiere da martini che Tori si era riempita. «Quello va benissimo» le rispose, prendendo il bicchiere e versandosi metà del contenuto nel palmo. «Grazie.» Sorpresa che gli piacesse il dolce e seccata per la sua scortesia, Tori lo mise in guardia. «Attento. Sono una patita delle noccioline, spero non sia allergico.» «Non lo sono. Le è piaciuto guidare la mia macchina, signorina Randall?» «È stato il momento topico della serata» ribatté lei, senza mostrare alcuna reazione al fatto che l'avesse chiamata per nome. Non aveva idea se fosse un bene o un male. «Il che mi ricorda una cosa» continuò con un sorriso mite, prendendo dallo scollo dell'abito il biglietto per il ritiro della macchina. «Ho dimenticato di darle questo.» Garrett prese il biglietto e passò lo sguardo da quello al petto di lei. I begli occhi grigi si accesero prima di incontrare i suoi. «Mi perdoni» mormorò Tori, stringendosi nelle spalle, «non ho tasche.» «Non occorre che si scusi» replicò lui. «Potrei tenerlo come ricordo della serata.» 16


Che diavolo significava? Santo cielo. Stava pensando di diventare un loro cliente? Lauren ne sarebbe stata elettrizzata. Quanto a lei, certo, lo trovava attraente, ma i suoi modi burberi la irritavano, rendendolo off limits ancora di più del fatto che era un potenziale cliente. Naturalmente, c'era anche quella macchina spettacolare. «Se ha bisogno di un autista, sarò lieta di darle una mano.» «Le sembro ubriaco, signorina Randall?» Il tono serio sovrastò la rudezza. Oops, lo aveva fatto indispettire di nuovo. «No, ma si può sempre sperare.» «Molto divertente.» Tori alzò le spalle e di contro Garrett le prese l'ultima manciata di dolci. «Non le spiace, vero?» la sfidò. «Certo che no.» Dannato cafone! «Posso portargliene uno tutto suo, se vuole.» «No, il suo è più che sufficiente.» Santo cielo!, pensò Tori. Lo faceva di proposito o gli veniva naturale? Una cosa era certa: non era affatto un tipo affascinante. D'altro canto, non ricordava di aver mai sentito pronunciare quell'aggettivo in combinazione col nome di lui. Gran lavoratore, brillante, lunatico... erano quelle le parole con cui lo descrivevano. Oltre a direttore generale. Come ospite, avrebbe avuto bisogno di qualche lezione nell'arte del socializzare. «Buonanotte, signorina Randall» le augurò. Poi la oltrepassò, diretto all'atrio. «Guidi con prudenza» ribatté lei. Non voleva certamente che succedesse qualcosa alla sua bellissima macchina.

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2618 - L'ereditiera e il ribelle

di M. Douglas Rick viene convocato nella villa della dolce e altera Nell, che gli consegna una lettera. Lui ha una sorella e se decidesse di scoprire chi è dovrà farsi aiutare dalla ragazza, che dopotutto non è poi così piena di sé. Ultimo appuntamento con I DUE RIBELLI.

2619 - Intervista milionaria

di C. Colter Stacy, giovane giornalista, deve intervistare il milionario, potente e taciturno, Kiernan McAllister. L'impresa appare ardua sin dall'inizio, visto che Stacy va a sbattere con la sua auto contro la preziosissima fontana nel giardino dell'uomo. La mia intervista è finita ancora prima di iniziare.

2620 - Una festa per il capo

di T. Carpenter Tori e sua sorella sono le titolari di un'agenzia di catering che sta diventando sempre più famosa. Ora anche il Festival del Cinema di L.A. le vuole ingaggiare, l'unico ostacolo è Garrett Black, proprietario della casa cinematografica Obsidian, bello e affascinante ma poco incline al lavoro di squadra.

2621 -Tarocchi per amore

di A. Roberts Suzanna non ha mai visto un uomo più bello in vita sua. Dominic Brabant, questo è il suo nome, ha un magnetismo fuori dal comune e Suzanna ne è attratta come non le era mai accaduto prima. Appena quell'uomo uscirà dal negozio farà un giro di carte per vedere se tra loro potrà nascere qualcosa.


dal 6 ottobre 2622 - Un capo preso per la gola

di E. Darkins Maya, chef d'alta cucina, ha cucinato tutta la notte per poter far assaggiare i suoi piatti a Will Thomas, top manager, e lui che cosa fa? Si limita a piluccare senza far alcun apprezzamento. Lui non sa con chi ha a che fare. Caro signor Thomas, a noi due. Starà qui sino a quando apprezzerà le mie portate.

2623 - Una fidanzata in affitto

di J. Gilmore Raff Rafferty, rampollo di una famiglia molto facoltosa di Londra, è appena stato messo alle strette da suo nonno. Deve trovare una fidanzata al più presto, altrimenti ci penserà la sua famiglia. Solo una persona potrebbe aiutarlo, Clara Castleton, donna forte e indipendente, all'apparenza.

2624 - Un milionario tutto per me

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2625 - Scoop al primo sguardo

di J. Wood Ellie Evans non sarà mai la donna di un giornalista. Ma il destino gioca spesso dei brutti scherzi. Nella sua panetteria si presenta Jack, giornalista d'assalto e vecchio amico di famiglia. Lei vorrebbe ignorarlo, ma quell'uomo è la persona più affascinante e magnetica che Ellie abbia mai visto.


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