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I cardi, ma Roma li chiamiamo "gobbi"

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TOTANI E PATATE

TOTANI E PATATE

di Elena Castiglione

Sì, noi a Roma i cardi li chiamiamo «gobbi», ed è giusto specificarlo in questo contesto perché altrimenti non sapete di cosa stiamo parlando.

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La pianta del cardo, o gobbo, è stretta parente della pianta del carciofo. Leggiamo infatti sul Vocabolario romanesco del Chiappini:

«Gobbo: pianta del carciofo ricoricata e coperta di terra acciocché le foglie imbianchiscano e diventino più dolci».

Quindi nessun dubbio al riguardo!».

E se un giorno al mercato vi imbattete davanti a piante dalle costole molto, ma molto lunghe, di colore bianco viranti a un verde pallido, ecco che vi trovate di fronte ai «gobbi». Sceglieteli bianchi e chiusi. Quelli verdi sono amari, mentre quelli aperti... sono già vecchi!

Ma adesso come si puliscono e si cucinano "sti gobbi"?

Per farli arrivare sulle nostre tavole... dobbiamo armarci di un po' di santa (ma ripagata) pazienza.

Indipendentemente dalla maniera in cui verranno cucinati dobbiamo per prima cosa procedere alla loro pulitura eliminando le coste più dure, le parti legnose e i filamenti. Poi dobbiamo lavarli ben bene, tagliarli a pezzi di circa 10 cm... ma non abbiamo ancora finito! A questo punto dobbiamo immergerli in una pentola con acqua, una presa di sale, succo di limone e un cucchiaio di farina... perché tendono ad annerire, proprio come fanno i carciofi! E infine accendiamo finalmente il gas e dobbiamo farli bollire a fiamma moderata per circa due ore... Poi li scoliamo e li mettiamo da parte. Ma vale davvero la pena tutto questo lavoro? Ma certo che sì. Una volta mangiati non li dimenticherete più! Adesso siamo pronti a cucinarli come vogliamo: semplicemente a burro e parmigiano. Noi ve li proponiamo alla parmigiana. Andate a leggere! Mitici!

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