RASSEGNA STAMPA DEL 14 MAGGIO 2019

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Direttore: Maurizio Molinari

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da pag. 5 Quotidiano nazionale

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da pag. 5 Quotidiano nazionale

Direttore: Marco Travaglio

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da pag. 2 Quotidiano nazionale

Direttore: Norma Rangeri

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da pag. 8 Quotidiano nazionale

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MARTEDÌ 14 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

Il braccio di ferro sul federalismo. Botta e risposta tra Lega e M5S, la resa dei conti nel prossimo consiglio dei ministri

Di Maio: «Autonomia, intesa da riscrivere» Salvini e Stefani: «No, va approvata subito»

litigi gialloverdi

D’Incà a Da Re: «Non vi piace il M5S? Tornate da Berlusconi» VENEZIA. «Alla Lega non pia-

IL BRACCIO DI FERRO

Albino Salmaso

L’

autonomia delle regioni? «Va riscritta in Parlamento» giura Di Maio dalla Basilicata per tranquillizzare il popolo del Sud. Non la pensa così Salvini che da Legnago, nel Veronese, ribatte: «Non serve cambiare il contratto di governo con il M5S. A me basta che tutti mantengano la parola. Nel contratto c’è l’autonomia, se hanno cambiato idea lo spieghino. E così anche per le opere pubbliche, abbiamo perso sin troppo tempo. Il Veneto ha bisogno di sì, non di ministri che rallentano, la parola per noi è un impegno d’onore e ci aspettiamo che tutti la mantengano nel rispetto di Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna». La resa dei conti è prevista a Palazzo Chigi, nel prossimo consiglio dei ministri: il premier Conte non intende inserito nell’ordine del giorno l’approvazione delle tre boz-

ze elaborate da Zaia, Fontana e Bonaccini ma l’offensiva scatenata dalla Lega si fa sentire perché nell’agenda di governo il federalismo entra dalla porta principale, alla pari del decreto sicurezza bis e della flat tax. Temi che invece il M5S considera non prioritari. Per Di Maio la corsia preferenziale va accordata alle leggi sul compenso orario minimo di 9 euro e sul conflitto d’ interessi, per sbarrare le candidature a chi ha un patrimonio superiore a dieci milioni di euro. La linea del M5s non è cambiata, in perfetta sintonia con quella del premier Giuseppe Conte: la riforma del titolo V della Costituzione approvata dal governo dell’Ulivo nel 2001 è “un pasticcio” per i conflitti di competenza tra regioni e ministeri che intasano la Corte costituzionale e la “Fase 2” del federalismo va analizzata senza farsi prendere dalla frenesia elettorale, oppure sarà la Consulta a riscrivere i veri confini dei poteri tra Stato e Regioni. L’obiezione di carattere politico è invece legata al merito delle richieste avanzate da Zaia e

Luigi Di Maio e Matteo Salvini sui banchi del governo

Fontana, con Di Maio, Lezzi e Grillo che ribadiscono in tutte le salse il «No alla spaccatura tra Nord e Sud». Il vicepremier grillino ieri ha rilanciato la sfida a Salvini: «Il contratto di governo va rispettato, ma io non posso permettere che il M5S stia zitto sull’autonomia, sono contento perché abbiamo votato

insieme alla Lega il taglio di 350 parlamentari. L’autonomia si deve fare per Lombardia e Veneto, ma senza creare una scuola o una sanità di serie A e serie B: questo non è assolutamente accettabile. Il lavoro che dovremmo fare nei prossimi mesi è scrivere un provvedimento sull'autonomia che non attenti alla

coesione nazionale perché la scuola e la sanità sono una come la Repubblica, indivisibili». Più chiaro di così il leader grillino non è mai stato: ciò significa che le tre bozze elaborate dal ministro Erika Stefani in 8 mesi di negoziato sono da buttare nel cestino?No. Ma per il M5S spetta al Parlamento riscrivere i testi. Lei va alla carica: «Io sono pronta. Ho già illustrato al premier Conte le intese come mi era stato chiesto. L’autonomia è nel contratto di governo per questo il prossimo consiglio dei ministri sarà la sede opportuna per dare una risposta alle Regioni e chi è contrario se ne assumerà la responsabilità», dice la Stefani. Chi parla di “presa in giro” è Marco Marin di Forza Italia: «Sull’autonomia siamo alla farsa. Di Maio che la frena e Salvini che dice che si farà. E credo che sarà così fino alle elezioni europee, poi M5S e Lega troveranno un compromesso. Al ribasso. Il federalismo verrà sacrificato sull'altare delle poltrone di governo». Lo teme anche Zaia. Che ha perso la pazienza. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

ce il M5S? Possono tornare all’alleanza con Berlusconi e Galan». Replica acuminata, quella del deputato a 5 Stelle Federico Incà, che all’attacco di Gianantonio Da Re («A parole sostengono l’autonomia, nei fatti la bloccano, ora basta») oppone la ricetta europea del M5S: «L’Italia non può stare con dei “nani economici” come Orban, abbiamo bisogno di stare al tavolo dei grandi con Germania e Francia, primi mercati di riferimento per l’export nazionale e veneto. I sovranismi della Lega non servono a nulla, i confini non fanno passare le merci. Lo sanno bene gli imprenditori veneti e hanno ragione ad essere preoccupati di Salvini»; «Se poi per Da Re il problema è solo l’autonomia», chiude il bellunese «allora ripeto ancora volta quello che Di Maio ha sempre detto: si farà e noi siamo sicuri che dopo le europee troveremo l’accordo. Ma sono anche convinto che, sotto sotto, sia Salvini a non volere l’autonomia in questo momento perché sta cercando di sfondare al Sud» . —

la macchina elettorale

La scheda con i 17 simboli Europee, sbarramento al 4% PADOVA. La campagna eletto-

rale sulle elezioni europee stenta a decollare perché prevalgono le beghe tra Di Maio e Salvini sulla tenuta del governo, che traballa dopo le dimissioni imposte al sottosegretario Armando Siri, costrette ad uscire di scena per i suoi rapporti con Arata. Intanto, sul sito del consiglio regionale è stata pubblicata la scheda con i 17 simboli elettorali dei partiti che sono stati ammessi alla competizione del 26 maggio nella circoscrizione Nordest Veneto,

Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. La macchina si è messa in moto anche a palazzo Ferro Fini grazie alla competenza dell’Osservatorio elettorale del Veneto, che pubblica i risultati con tempi molti più rapidi rispetto a quelli del ministero degli Interni. Per quanto riguarda i simboli, la loro posizione sulla scheda è stata decisa come sempre dal sorteggio, effettuato dalla Corte d’appello di Venezia che ha verificato le candidature e il numero di firme raccolte nel

rispetto dei vincoli di legge. Il primo simbolo che compare è quello dei Verdi, seguito dalla Lega mentre il Pd apre la seconda colonna e Forza Nuova la terza, con Forza Italia subito sotto. Il M5S è presente nella seconda colonna, tanto per restare ai partiti maggiori. Per entrare in Parlamento Ue va superata la soglia di sbarramento del 4 per cento e si possono scrivere fino a tre preferenze con alternanza di genere. Nel caso contrario vale sopra la prima preferenza indicata. —

La dem Alessandra Moretti va all’attacco del leader della Lega «Salvini ha forse usato i 49 milioni per la sua propaganda sui social?»

«Tendine al cimitero, fake news Così la “Bestia” distrugge il Pd» IL CASO

Le “fake news” come arma per distruggere l’avversario. A lanciare l’allarme è stato Nicola Zingaretti, leader Pd, che qualche giorno fa ha presentato una querela alla polizia postale contro alcuni siti accusati di aver manipolato

video. E nel “trita-fake” è finita anche Alessandra Moretti, per alcune sue affermazioni a Rete 4. Ieri è scattata l’offensiva del Pd: «Fino a 10 mila euro per sponsorizzare un post che diffonde fake news sui social, aizzando i propri fans a vomitare odio e insulti sugli avversari politici. A questo si è ridotta la propaganda

della Lega e in particolare di Salvini, con l’aggravante che parliamo di un ministro dell’Interno» ha dichiarato la Moretti, consigliera regionale veneta e candidata Pd alle Europee, nel corso di una conferenza stampa a Treviso. «La recente chiusura di 23 pagine Facebook con milio-

E

IL M I S

-

C FA ni di utenti che diffondevano bufale e messaggi violenti, in gran parte ovviamente pro Lega e Cinque Stelle, è un primo passo, ma c'è ancora molto da fare. E il silenzio di Salvini appare colpevole: come mai non risponde alle accuse precise che gli sono rivolte? La domanda è semplice: ha forse usato i 49 milioni di euro per foraggiare la tua propaganda social?», insiste la Moretti. «Il segretario della Lega non è al di sopra delle parti e ha il dovere di rispondere, altrimenti saremo tutti legittimati a pensare che la “Bestia” di palazzo Chigi, che costa secondo L’Espresso 1.000 euro al giorno, esista e sia pagata con i soldi sottratti agli italiani. Bisogna ferma-

Il post su Facebook sotto accusa

re questo manganello virtuale, di cui sono stata vittima di recente con la bufala delle tendine nei cimiteri per oscurare i simboli cattolici: un video estrapolato ad arte, ri-

lanciato sui social da Salvini con un post costato fino a 10 mila euro. Notizie false e insulti: è un modo di fare politica indegno di un Paese civile e pericoloso per la democrazia. Per questo ribadisco che la prima cosa che farò in Europa, se sarò eletta in Parlamento, è una legge sull’odio in rete, l'hate speech. Lo squadrismo va combattuto con la massima determinazione e chi offende, minaccia o incita i propri sostenitori a farlo, deve pagare». Dopo l’attacco a Salvini, Alessandra Moretti ha raggiunto Londra per un incontro con gli italiani alle prese con l’incubo Brexit: per loro l’addio all’Europa è un conto davvero salato. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


MARTEDÌ 14 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

campagna acquisti a destra

Fratelli d’Italia? Un camaleonte Arriva Donazzan, Barison lascia Oggi Meloni annuncerà l’adesione dell’assessore regionale ad Istruzione e Lavoro ma il consigliere padovano prepara l’addio. Berlato: alle europee sorpasseremo FI

Filippo Tosatto VENEZIA. Dopo Remo Serna-

giotto ed Elisabetta Gardini, europarlamentari uscenti dai trascorsi berlusconiani, la campagna acquisti veneta di Fratelli d’Italia mette a segno un nuovo colpo reclutando Elena Donazzan, l’assessore regionale all’Istruzione e al Lavoro, che approda al partito di Giorgia Meloni dopo una peregrinazione che l’ha condotta da An a Forza Italia fino all’improbabile gruppo “Più Italia! Amo il Veneto”. UN DUELLO VICENTINO

L’annuncio arriverà oggi per voce della bionda leader di Fdi, nel corso di un meeting elettorale a Preganziol e se la diretta interessata glissa, ben più esplicito è il commento di Sergio Berlato, il coordinatore veneto, che le rivolge un «benvenuto caloroso», convinto che il suo arrivo confermi la capacità d’attrazio-

rumors, Fdi non è stata la prima scelta dell’assessore, che non ha mai nascosto la vicinanza al governatore Luca Zaia e in più occasioni, intervistata da emittenti locali, è comparsa con la didascalia “Lega Nord” accanto al nome: la circostanza, liquidata come «un errore tecnico», non ha mancato di sollevare un putiferio nel Carroccio, dove l’ammissione ed il tesseramento rispondono ad una liturgia politica altrove sconosciuta dai tempi di Palmiro Togliatti. Di qui l’idea di diventare una “sorella d’Italia” (la definizione è made in Gardini), tutto sommato coerente alla vocazione di Donna Elena, che non mai celato le simpatie verso il Duce ed il ventennio in camicia nera. LIBERALI E NOSTALGICI

Da sinistra: l’assessore regionale Elena Donazzan ed i consiglieri Massimiliano Barison e Sergio Berlato

ne della destra, ormai «lanciata al sorpasso degli amici forzisti». «Mi rallegra l’adesione di Donazzan, avrei voluto candidarla alle europee per darle modo di mietere il consenso sul territorio», aggiunge. Una battuta perfida perché tra i vicentini (lui di Marano, lei di Bassano) è in atto da anni un duello senza esclusione di colpi. Che affon-

da le radici nel comune bacino elettorale azzurro di partenza e nella vicinanza al mondo venatorio, divenuto poi un feudo di Berlato, gran cacciatore di volatili e di preferenze, lobbista delle doppiette a Palazzo Ferro-Fini. PORTA CHIUSA DALLA LEGA

L’allusione al voto del 26 maggio non è casuale: il can-

didato-veterano, già europarlamentare, ambisce a tornare a Strasburgo né la concorrenza interna lo spaventa. Anzi, proprio la certezza di lasciare Venezia a fine mese l’ha indotto ad acconsentire all’ingresso della storica nemica: interpellato dalla Meloni a riguardo, ha concesso il nullaosta senza esitazioni. In verità, si apprende dai

Ma non tutte le ciambelle riescono con il buco. Per una Donazzan che viene, c’è il padovano Massimiliano Barison sul piede di partenza. Il consigliere, a sua volta ex forzista e (apprezzato) sindaco di Albignasego, sta per dire addio ai Fratelli tricolori, in aperta polemica con la federazione patavina dominata dai suoi rivali, Filippo Ascierto e Raffaele Zanon in primis. «Non c’è intesa politica, parliamo linguaggi diversi, io mi sento un liberale moderato», ribadisce da mesi al sodale Berlato, che in cuor suo confida in un successo elettorale per scalzare la vecchia guardia di estrazione missina. Meglio un giorno da leone... — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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sanità, l’azienda zero

Liste d’attesa «Trasparenti e rispettose dei limiti» VENEZIA. «In tema di liste

d’attesa il Veneto è trasparente nei confronti del cittadino e supera anche le indicazioni nazionali»replica così l’Azienda Zero al report di Fondazione Gimbe pubblicato nei giorni scorsi. Da anni esiste una sezione del portale regionale, alimentato proprio da Azienda Zero, che raccoglie i dati sui tempi di attesa di tutte le aziende sanitarie venete e viene aggiornato ogni mese. Ed esiste anche una App - Info Pronto Soccorso - che in tempo reale dice quanto si aspetta al Pronto soccorso. In Veneto vengono erogate oltre 60 milioni di prestazioni ambulatoriali e 700 mila ricoveri, quasi 2 milioni di accessi al pronto soccorso con visite specialistiche e approfondimenti diagnostici costantemente sotto controllo. «Il monitoraggio sul rispetto dei tempi di attesa» assicura Azienda Zero, «favorisce una performance in continuo miglioramento: oggi il 95% delle prestazioni è erogato entro i tempi previsti, a fronte della soglia limite fissata al 90%». —

ieri camera ardente, oggi funerale privato a venezia

l’udienza sui ricorsi di sei condannati

Garofano rosso tra le mani l’addio a Gianni De Michelis

Processo Mose, oggi l’appello Orsoni e Piva lanciano la sfida

VENEZIA. La camera ardente dell’ospedale, nella chiesa dei Mendicanti, senza fiori. Gli amici con gli occhi lucidi, la famiglia che chiede discrezione. I funerali privati che saranno celebrati oggi, la cremazione. Colui che fu il potente «doge» socialista della Prima Repubblica riposa nella cassa di legno bianco. In mano gli hanno messo un Garofano rosso, il simbolo del suo impegno politico di una vita. Più in là una piccola corona, sempre di garofani. Gianni De Michelis è lì, come tutti i comuni mortali. Il tratto fiero del volto provato da una malattia crudele, i proverbiali capelli tirati all’indietro. Il primo a entrare, poco dopo le 10, è Nereo Laroni. Il «sindaco manager» era qualcosa di più di un vecchio amico per Gianni. Era stato il simbolo delle battaglie politiche degli anni Ottanta. Quando delle parole “maggioritario” e “Tangentopoli” non si sapeva ancora il significato. Il grande progetto riformista che Gianni De Michelis aveva condiviso con la corrente lombardiana del partito, poi con l’emergente Bettino Craxi. Gli anni della «staffetta» con Ciriaco De Mita, dei progetti “futuristi”, a cominciare dall’Expo Duemila, poi bocciata dall’Europa. Laroni è commosso. «Era un grande», dice tra le lacrime, «non tutti gli hanno reso giustizia

VENEZIA. L’assoluzione per

L’arrivo del feretro di Gianni de Michelis all’Ospedale Civile di Venezia

in questi giorni». Davanti al feretro il nipote, la prima moglie Francesca Bernabò, la fedele segretaria Nadia. E loro, i socialisti. La famiglia del «doge» che con lui non ha mai interrotto il sodalizio. Vittorio Salvagno, segretario tuttofare. Dino Piovesan, l’ex rettore Iuav Amerigo Restucci, Mario Dalla Tor, Renato Chisso. «Non possiamo non rendere omaggio a questa grande figura, di socialista e di veneziano», dice commosso Luigi Giordani. E ricorda gli inizi della sua carriera politica. «A Venezia avevamo fondato la corrente lombardiana», attacca, «insieme a Stefano Petris e Renato Nardi. Cercavamo giovani volenterosi. E in campo Manin, dov’era la sede del

partito monarchico, abbiamo conosciuto Gianni, che proveniva da lì. Un’alleanza che non si è più interrotta. Gianni De Michelis, lascia un vuoto politico». C’è chi lo ricorda, cinquantenne all’apice della carriera, quando partecipava ai Consigli comunali a Ca’ Loredan. Allora un luogo di altissimo livello, con politici come Bruno Visentini, Costante Degan, Gianni Pellicani. E lo stesso De Michelis. Alle 13 si è visto alla camera ardente anche il sindaco Luigi Brugnaro: «Ho voluto rendere omaggio a Gianni De Michelis, un vero statista e un grande veneziano che ha sempre avuto a cuore la nostra città». — A.V.

prescrizione può stare stretta all’imputato che si professa innocente. Perché, di fatto, è una assoluzione non nel merito, ma basata solamente sul troppo tempo trascorso dalla commissione del reato. Sta certamente stretta a due dei principali imputati nel processo Mose: l’ex sindaco Giorgio Orsoni e l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva. Entrambi, assolti per prescrizione da parte delle accuse mosse dalla Procura veneziana, hanno presentato appello per ottenere l’assoluzione nel merito. Le loro posizioni e quelle degli altri quattro imputati l’ex ministro Altero Matteoli (nel frattempo deceduto), gli imprenditori Erasmo Cinque e Nicola Falconi e l’avvocato Corrado Crialese - che hanno impugnato la sentenza di primo grado saranno al centro del processo che si apre questa mattina alle 10 a palazzo Grimani, a Venezia. Il secondo atto del maxi processo sul sistema corruttivo creato attorno al sistema per proteggere la città storica dall’acqua alta potrebbe concludersi già in serata o al massimo in una prossima udienza. Nulla a che vedere con il processo monstre di primo grado con 32 udienze dibattimentali più 11 preliminari. A sostenere l’accusa, il sostituto procuratore generale Ales-

Giorgio Orsoni

sandro Severi. Il processo sarà celebrato davanti alla seconda sezione penale presieduta da Carlo Citterio. Entrambi usciti dal primo grado con una assoluzione per prescrizione, puntano all’assoluzione nel merito. L’ex sindaco per la questione dei finanziamenti in nero per la campagna elettorale: il tribunale aveva ritenuto credibile l’ex segretario di Mazzacurati, Federico Sutto, che aveva riferito della consegna di 200 mila euro all’allora candidato sindaco. Ma la sua testimonianza non era stata precisa sulle date delle dazioni: di qui una consumazione generica a marzo 2010, con prescrizione a settembre 2017, prima della sentenza.

La difesa aveva presentato un ricorso per saltum in Cassazione sostenendo che la legge sul finanziamento illecito non prevede tra i soggetti il sindaco. I giudici romani hanno mandato la questione in appello. L’ex presidente del Magistrato alle Acque, invece, per l’accusa di essere stata a libro paga dell’allora presidente del Cvn, avendo ricevuto - come riportato nelle motivazioni del primo grado - uno “stipendio” da 200 «mila euro annui. Uno dei nodi su cui ci sarà battaglia oggi in aula sarà quello sulla posizione dell’ex ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli. Il caso è più unico che raro in giurisprudenza. L’ex politico di An è stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione. I difensori di Matteoli hanno presentato un ricorso post mortem per chiedere l’assoluzione. Un appello per salvare il buon nome dell’ex politico. Hanno presentato appello anche i difensori degli imprenditori Erasmo Cinque, romano, e Nicola Falconi, veneziano, oltre che dell’avvocato romano Corrado Crialese. Costituite in appello anche tutte le parti civili - Stato, Regione, Città Metropolitana, Comune di Venezia e Consorzio Venezia Nuova - per ottenere la conferma dei risarcimenti. — Ru.B.


MARTEDÌ 14 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

CADORE - COMELICO

comelico superiore

Zaia su collegamento e vincolo «Il ministro è stato informato» Domani ci sarà un incontro a Roma e il governatore ne ha parlato con Bonisoli «È sul pezzo, ha capito che sarebbe un duro colpo per tutta la comunità»

Francesco Dal Mas COMELICO SUPERIORE. Dopo l’appello degli alpini, lanciato all’adunata di domenica a Milano, ecco una “sorpresa” che potrebbe indirizzare in senso costruttivo la trattativa con il ministero dei Beni ambientali e culturali sul collegamento sciistico tra il Comelico e la Val Pusteria. Non solo, potrebbe anche alleggerire il braccio di ferro sui vincoli paesaggistici, che domani sarà al centro di un incontro decisivo a Roma. Dunque, il presidente della Regione Luca Zaia ha confidato ieri pomeriggio, a margine di evento a Codogné in provincia di Treviso, che ha parlato col ministro Alberto Bonisoli, titolare appunto del Mibac. «Gli ho detto», fa sapere Zaia, «che noi sul Comelico vogliamo andare avanti. Sono assolutamente convinto che questo collegamento è

ossigeno e vita per il Comelico. Ecco perché ne ho parlato anche con il ministro Bonisoli». Una novità, non c’è dubbio. Ma la risposta? «Bonisoli mi ha detto di essere sul pezzo e non ho motivo di pensare che non sia così.

domegge

cadore e comelico

Uno dei tanti striscioni esposti in questi giorni in Comelico

Quindi ripongo fiducia anche sull’operato del ministro perché qui non si parla di devastazione; qui bisogna prendere in mano la situazione e risolvere il problema». Bonisoli, si sa, è vicino al

Movimento 5 Stelle. E, quindi, l’iniziativa di Zaia è tanto più importante. È stata la Soprintendenza di Venezia a negare l’autorizzazione per l’impianto, già finanziato con 38 milioni di euro. Come è stata la stessa So-

printendenza a chiedere l’apposizione di nuovi vincoli paesaggistici al Comelico e ad Auronzo. Il ministero ha il compito di rilanciare, ma, eventualmente, può anche mediare. «Ho detto chiaramente al ministro», riferisce ancora Zaia, «che sul piatto della bilancia, c’è, da un lato lo status quo e quindi lo spopolamento e la totale assenza tra qualche anno dell’uomo su quei territori, dall’altro ci devono essere le azioni che consentono il mantenimento dell’uomo e la tutela della montagna». Una riflessione che secondo il governatore è stata puntualmente appresa, al ministero. «Bonisoli mi ha detto chiaramente di essere sul pezzo e spero che la partita si risolva velocemente. Mi spiace soltanto che ci sia qualcuno che pensa che la Regione non si stia dando da fare; molto probabilmente questo qualcuno deve guardare le carte prima di parlare». Analoga determinazione viene confermata da Salvini contro i nuovi vincoli paesaggistici. «Quando si mette un vincolo paesaggistico», ha sottolineato, «bisogna pensare anche al monumento più prezioso che abbiamo, l’uomo. Si mettono i vincoli dappertutto ma ci si dimentica che l’uomo deve anche vivere. Se l’uomo non sopravvive in montagna, la montagna viene giù. Lo ricordino anche gli amici ambientalisti». —

un calendario di eventi è già una grande conquista e vuol dire offrire un prodotto di qualità». La settimana della cultura sarà anche un modo per rilanciare quanto di buono è stato fatto in passato: «Le tante bellezze che abbiamo sul territorio troppo spesso sfuggono alla vista e la loro valorizzazione muore con la fine dei bandi e dei finanziamenti che le riguardano», continua Da Deppo, «solo unendo le forze e lavorando assieme è possibile dare continuità a queste azioni». Quest’anno la settimana coincide con il decennale dell’intitolazione delle Dolomiti a patrimonio dell’umanità. Ad aprire la settimana, venerdì 17 alle 18 nel nuovo spazio delle ex prigioni nel palazzo della Magnifica, sarà

presento il progetto a regia Gal Alto Bellunese “Chiavi d’accesso” con i musei cadorini sulla tematica dell’accessibilità intellettuale, che ha coinvolto tre artisti di caratura nazionale come Michael Fliri, Nicolò Degiorgis e Mario Tomè, coordinati da Iolanda Da Deppo e Gianluca D’Incà Levis. Venerdì sera a Vigo di Cadore si parlerà di archeologia con la proiezione di un filmato dedicato all’isola del lago centro Cadore. Sabato alle 11 si inaugurerà il nuovo museo dedicato alla comunità di Ospitale e gli eventi di giornata proseguiranno a Borca e Lorenzago. Domenica alle 17 la Magnifica ospiterà la presentazione delle Favole dolomitiche, di Luigi Cerantola ed esposizione del Codex dolomiticus. Mercoledì 22 alle 18, nella stessa sede, aprirà la mostra “Nel nome di Tiziano”, con le più belle stampe di traduzione del maestro cadorino, mentre giovedì 23 alle 18 il museo dell’occhiale presenta “La natura dentro gli occhiali: fiori e licheni delle Dolomiti”. A Comelico superiore, al museo Algudnei venerdì 24 alle 20.45, “Dal bosco al legno”: presentazione di un percorso di Land Art. Si chiude con due eventi sabato 25: alle 15 alla Magnifica “L’archeologia tra le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità”, e alle 20.30 a Vodo nella sala della Regola “La viabilità antica in Val del Boite, dai primi percorsi alla Via Regia”. Agli eventi seguono aperture straordinarie di gioielli d’arte del territorio e prezzi agevolati per la visita ai musei del Cadore, il programma completo è su www.magnificacomunitadicadore.it. —

Il centro di Pieve di Cadore con l’ingresso al palazzo della Magnifica comunità del Cadore

Fabrizio Ruffini PIEVE DI CADORE. Il Cadore si

unisce per celebrare la cultura e puntare verso un turismo attento e sostenibile. Dal 17 al 26 maggio un ricco calendario di eventi, visite e aperture straordinarie celebrerà la settima edizione della settimana della cultura cadorina, la manifestazione coordinata dalla Magnifica comunità

di Cadore che punta alla sensibilizzazione della popolazione alla conoscenza delle ricchezze della sua terra. «Questa importante manifestazione è un bel modo per coinvolgere il territorio e i suoi abitanti, ma anche i turisti interessati a scoprire la storia e la tradizione del Cadore», spiega Renzo Bortolot, presidente della Magnifica. Un turismo culturale che farebbe tanto bene alle Dolomi-

ti e al Bellunese intero: «Vogliamo far passare il messaggio che la montagna non esiste solo in luglio e agosto o durante la settimana bianca», spiega Matteo Da Deppo, direttore della rete museale cadorina, «purtroppo gran parte del turismo è di massa e noi vogliamo incentivare un cambio di rotta, i numeri diventano poco significativi quando chi arriva dimostra interesse per la cultura. Per noi stilare

Incontro pubblico tra la Cgil e De Bernardin

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DOMEGGE. L’incendio nella

La settimana della cultura torna con tanti eventi per scoprire il territorio

santo stefano

SANTO STEFANO. Prosegue per la Cgil il tour di appuntamenti con i candidati sindaco dei Comuni che il 26 maggio andranno al rinnovo. Oggi alle 20 in sala della Regola di Santo Stefano la Cgil incontrerà la popolazione e uno dei candidati sindaco, Roger De Bernardin della lista “R-Esistere Comelico Unito”, l’altro candidato Meneghetti non può partecipare per sopraggiunti impegni. Lo Spi presenterà i dati della situazione demografica, reddituale, della pressione fiscale a Santo Stefano. L’interesse della Cgil è quello di discutere da subito con chi si presenta le linee guida del programma elettorale sui temi con forte connotazione sociale: le tassazioni locali, le tariffe dei servizi, la visione d’insieme, le politiche per combattere il pesante calo demografico. Altri temi riguarderanno i danni e il recupero del territorio post Vaia e il collegamento con altri territori limitrofi al Comelico. L’incontro, coordinato da Mauro De Carli e Rita Gentilin, è pubblico e la popolazione è invitata. —

Un incendio al Preventorio causato da sbandati frazione di Grea di Domegge, sabato, ha riportato alla luce una situazione di degrado che si protrae da anni. Erano da poco passate le 20 quando, nella zona che costeggia il Rio Molinà, una colonna di fumo nero si è alzata dall’ex Casa alpina di Santa Maria delle Alpi, meglio conosciuto come Preventorio della Molinà, disabitato da circa 10 anni. Immediata la segnalazione al distaccamento di Tai dei Vigili del Fuoco, anche perché qualcuno aveva notato delle persone entrare nella struttura passando da un buco nella rete. I vigili all’interno del fabbricato, che conta 30 stanze su tre piani, hanno riscontrato che le fiamme partivano da un grande contenitore che qualcuno aveva incendiato. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri. Il grande fabbricato è di proprietà della Fondazione religiosa veneziana “Opera Santa Maria della Carità” e fino agli anni ’80 era un preventorio antitubercolare. Poi l’edificio è diventato Centro di formazione professionale alberghiera e mensa operaia al servizio delle occhialerie. Dopo la chiusura, ha iniziato ad ospitare delle colonie di sbandati. — V.D.

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Jesolo Meolo

Martedì 14 Maggio 2019 www.gazzettino.it

«De Luca veniva in vacanza a Jesolo» L’assessore Otello Bergamo: «E’ stato ospite per anni `Intanto emerge una nuova versione del video di un hotel vicino a piazza Brescia. E ne parlava bene» contestato, in cui il governatore attacca Rimini `

IL CASO-POZZANGHERA Più volte in vacanza a Jesolo. Soprattutto negli anni ’80, quando era segretario del Pci di Napoli e in città lavorava, come segretario generale del Comune, un suo amico. E poi un video integrale che lo riprende nel litorale Domizio, nel quale parla delle presenze turistiche italiane. Ma con dei riferimenti diversi rispetto al video trasmesso durante la trasmissione televisiva “Fratelli di Crozza” di venerdì scorso. Ovvero non più contro le spiagge di Jesolo e Cavallino, ma con la “pozzanghera” riferita a Rimini. O alle spiagge dell’Adriatico.

qualità di ingegnere, partecipò al convegno dei giovani di Confindustria a Capri. «In entrambe le occasioni ho avuto occasione di parlare con De Luca – spiega Bergamo - e in entrambi i casi manifestò una certa considerazione della nostra spiaggia e dei nostri servizi, tanto da venire in

vacanza a Jesolo, per tanti anni consecutivamente nello stesso albergo, nella zona di piazza Brescia. Nelle stesse occasioni di incontro manifestò una grande stima per il lavoro, per i servizi della nostra città. Francamente sono sorpreso delle sue dichiarazioni, ammesso e concesso che

I RICORDI DI BERGAMO Nuovi sviluppi nella polemica che vede protagonista il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che si era espresso contro le spiagge di Jesolo e Cavallino. O almeno così era stato fatto intendere durante il programma del comico genovese. Ovviamente con una lunga serie di reazioni contro il governatore campano. Ma a svelare le frequentazioni jesolane di De Luca è stato l’assessore Otello Bergamo, che nel 2015 e nel 2016, in

IN SPIAGGIA Una foto d’archivio del litorale jesolano

siano vere e non magari manipolate da un copia e incolla. In ogni caso ricordo che la nostra spiaggia è un’eccellenza ambientale che da 16 anni conquista il riconoscimento della Bandiera blu».

ALTA QUALITA’ Per lo stesso motivo Bergamo sottolinea l’alta qualità dei servizi: «Credo che De Luca dovrebbe chiarire la propria posizione – conclude l’assessore – o per coerenza non venga più in vacanza a Jesolo». E se ieri non sono mancate, ancora una volta, le razioni contro De Luca, su tutte quelle del vicegovernatore Gianluca Forcolin e del consigliere comunale Venerino Santin, a puntualizzare la situazione ci ha pensato l’ex consigliere comunale Claudio Vianello che nel proprio blog ha pubblicato il video integrale del comizio di De Luca: «Non ci sono particolari riferimenti contro le nostre spiagge, se non i nomi pronunciati con una smorfia – dice – , la pozzanghera è stata accostata a Rimini, comunque sottolineando il grande lavoro degli operatori turistici. Il resto è il frutto del comico Maurizio Crozza, che già in altre occasioni ha preso di mira la nostra città». Giuseppe Babbo © RIPRODUZIONE RISERVATA

Casa di riposo a caccia di personale JESOLO Operatori socio-sanitari cercansi. Anche per la nuova casa di riposo “Stella Marina” di Jesolo, inaugurata lo scorso dicembre e che finora ha accolto solo cinquanta ospiti sui 120 posti a disposizione, proprio perché si fa fatica a trovare chi completi l’organico dei dipendenti, che sono finora un centinaio. Le difficoltà si sono registrate soprattutto nell’assunzione degli Oss. E’ quanto emerso domenica scorsa, a margine dell’elegante cerimonia di consegna di quindici quadri realizzati dalla signora Elia Gambone, 98 anni,

originaria di Avellino, ma da tempo residente in città dopo aver vissuto in Repubblica Ceca e in Germania. Artista che vanta numerosi premi e ha collezionato diverse esposizioni, le sue opere sono state presentate al piano terra della struttura e particolarmente apprezzate dai cinquanta ospiti presenti. «Ospiti che potrebbero essere di più – ha detto la direttrice della struttura, Annalisa Basso – , ma il vero problema è la difficoltà nel reperire gli Oss, che sono figure molto richieste. A breve la Regione farà un concorso al quale si sono registrate 12mila iscrizioni, ci auguriamo che ci possano essere delle risposte anche

LA STRUTTURA CRESCE MA FATICA A TROVARE OPERATORI SOCIO SANITARI SI PUNTA A RIEMPIRE I 120 POSTI DISPONIBILI

alle nostre richieste». A confermare la volontà della Casa di riposo di crescere nei numeri è stato il vicepresidente della cooperativa Alessandro Burini, vicepresidente di Universiis: «Siamo partiti a dicembre, abbiamo vissuto quattro mesi intensi – spiega – durante i quali abbiamo fatto un buon lavoro. E’ stato una sorta di rodaggio, ora puntiamo a raggiungere quanto prima la piena occupazione con i 120 posti letto. Ovviamente continueremo a crescere gradualmente, con criterio». E in ottica di crescita è stata vissuta anche la consegna dei dipinti, realizzati dall’artista durante l’inverno. «E’ la conferma di co-

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Jesolo Marciapiedi e muro, proposti due interventi «Il termine turismo unisca il lido e il centro storico». E’ l’appello che arriva dai consiglieri della lista “Jesolo Bene Comune”, Christofer De Zotti e Lucas Pavanetto, che chiedono al Comune di utilizzare parte degli oltre 5 milioni incassati lo scorso anno con la tassa di soggiorno per due opere pubbliche più volte sollecitate. Una al lido e l’altra a Jesolo Paese. Nel primo caso è chiesto l’avvio dei lavori per i nuovi marciapiedi di via Zara, Treviso e Padova. «Si tratta della strada parallela agli accessi al mare – dicono i due consiglieri di Jesolo Bene Comune – nella quale i marciapiedi sono ancora quelli di quarant’anni fa». Il secondo intervento sollecitato è invece in piazza Primo Maggio, a Jesolo Paese: «Chiediamo l’abbattimento del muro-palco che si trova sulla piazza, per renderla più visibile». (g.bab)

me questa struttura – conclude il vicepresidente di Universiis – si stia integrando con il territorio, sviluppando un’apertura nei confronti della città. Si tratta di un aspetto fondamentale anche per gli ospiti che in questo modo riescono ad avere anche un contatto con la realtà esterna». Un concetto quest’ultimo ribadito anche dal vicesindaco Roberto Rugolotto, presente alla cerimonia di domenica. «Questa cerimonia conferma come la casa di riposo non sia un’enclave come qualcuno ha polemicamente sostenuto – sono state le sue parole - semmai questa struttura è uno dei simboli di una città solidale, fatta di persone che si prendono cura di altre persone. Naturalmente ci auguriamo che presto venga raggiunta l’occupazione di tutti i 120 posti letto». (g.bab)

Il M5s e la lista che non c’è: «Civiche guidate dai partiti» Il M5S esce di scena. Sara Celli, unica consigliera comunale del movimento, nell’ultima seduta consiliare ha spiegato le ragioni per cui lei non si ricandida e non ci sarà neppure una lista pentastellata. «Non ho trovato le persone sufficienti per fare la lista - ha detto Paghiamo la disaffezione dalla politica nazionale, paghiamo il fatto che nel governo M5S-Lega sembra ci sia solo la Lega e che il M5S non faccia niente». Celli ha aggiunto che avrebbe potuto cercare altre persone all’ultimo minuto per completare la sua lista, ma non sarebbero state davvero motivate. «Ho anche pensato di partecipare a liste civiche - ha proseguito - ma purtroppo a Meolo le civiche non ci sono, perché in ogni lista c’è qualcosa di politico. Mi sarebbe piaciuto vedere una lista di sole persone che non avevano mai fatto parte di partiti. Invece chi abita a Meolo sa benissimo che in ogni lista c’è una persona che appartiene o è legata ad un partito politico». Per l’unica esponente del M5S che sia stata finora in consiglio comunale, questi cinque anni sono stati un’esperienza positiva, che le ha dato la possibilità di intervenire attivamente. Intanto a Meolo la campagna elettorale entra nel vivo e stanno arrivando i big della Regione a sostegno del candidato sindaco Daniele Pavan (Lega, Forza Italia, FdI). Dopo l’arrivo ieri sera dell’assessore Giampaolo Bottacin, alle 17,30 di stasera a Villa Dreina ci sarà l’assessore Manuela Lanzarin, mercoledì 15 alle 18 all’azienda agricola Ca’ Corner giungerà Giuseppe Pan e giovedì 16 alle 20,30 nella sala consiliare interverrà il vicegovernatore Gianluca Forcolin con il sindaco di Quarto, Claudio Grosso. Gran finale lunedì 20, alle 19, quando in piazza Libertà arriverà il governatore Luca Zaia. (E.Fur.) ` MEOLO


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Primo Piano

Martedì 14 Maggio 2019 www.gazzettino.it

La riforma

Alla Sapienza Tensione in strada

La Lega porta l’autonomia al prossimo Consiglio Ma i M5S: ci vorranno mesi Salvini in pressing: mantenere `E la Lega in commissione vota la parola. L’irritazione di Zaia contro i 5Stelle sui sindacati militari `

IL CASO ROMA «Per noi la parola è un impegno d’onore e ci aspettiamo che tutti mantengano la parola sull’autonomia e sulle opere pubbliche. È stato perso troppo tempo, bisogna partire subito e noi andremo fino in fondo». Matteo Salvini, in campagna elettorale in Veneto, torna ad alzare il vessillo dell’autonomia differenziata. Ma a stretto giro arriva lo stop di Luigi Di Maio: «Non vogliamo creare cittadini di serie A e altri di serie B. Nei prossimi mesi scriveremo una legge attenta alla coesionenazionale». Ilcopione,insomma,è ilsolito.Il capo della Lega prova ad accelerare, condiziona (implicitamente) la sopravvivenza del governo giallo-verde dopo le elezioni europee del 26 maggio al varo della riforma dell’autonomia e al sì alla Tav. E per tutta risposta, come ha fatto negli ultimi mesi, Di Maio frena. Rinvia. Parla, appunto, di mesi per il varodella riformatargata Legache riguarda Veneto, Lombardia ed EmiliaRomagna. Salvini è perentorio: «Non ci sarà alcuna revisione del contratto di governo dopo le elezioni. E nel contratto c’è l’autonomia e non abbiamo cambiato idea. Se l’hanno cambiata i grillini lo spieghino ai cittadini di Lombardia e Veneto». Ancora: «Io sono leale e mi aspetto altrettanta lealtà dai 5Stelle». Questo va-

Conflitto d’interessi

le anche per le grandi opere: «Abbiamo bisogno di strade, autostrade, ferrovie, aeroporti. Non abbiamo bisogno di ministri che rallentanoe diconono, abbiamobisogno di sì. Abbiamo bisogno di correre e di costruire». E chiede: «5Stelle e Pd si sono coalizzati contro l’autonomiae altrodossier?».

L’ALTOLÀ DEL GOVERNATORE

I dissidenti 5Stelle: norma anti Casaleggio Domani verrà calendarizzata in commissione Affari costituzionali alla Camera la proposta M5S sul conflitto d’interessi. Ma alcuni grillini malpancisti starebbero ragionando sulla possibilità di presentare degli emendamenti per far sì che il testo valga anche per la Casaleggio. «Bisogna affrontare il conflitto d’interessi di chi detiene piattaforme web. Noi abbiamo una piattaforma che decide le sorti del Parlamento, detenuta da una Srl privata e ora che siamo al governo la questione va affrontata. Quando ci sarà la legge spero si discuta a fondo di questo», dice la senatrice ribelle Elena Fattori ai microfoni di Radio Cusano Campus.

Con Salvini si schiera Luca Zaia: «Siamo in imbarazzo ad avere una componente del governo che non va avanti sull’autonomia. Ed è grave che i grillini dicano che non si sono viste le carte. Noi i nostri compiti li abbiamo fatti», garantisce il governatore veneto. Erika Stefani, ministra leghista agli Affari regionali, conferma: «Io sono pronta. Ho già illustratoal premierContele intese come mi era stato chiesto. L’autonomia è nel contratto di governo per questo il prossimo Consiglio dei Ministri sarà la sede opportuna perdareuna rispostaalleRegioni e chi è contrario se ne assumerà la responsabilità».

IL MINISTRO DELL’INTERNO: CON BERLUSCONI IN EUROPA STIAMO SULLO STESSO FRONTE

Di Maio non si lascia impressionare dal pressing della Lega. Sarebbe un suicidio per i 5Stelle, che hanno il loro serbatoio elettorale nel centro-sud, dare il via libera alla riforma prima delle elezioni. Così il leader grillino sceglie una tattica attendista: «Per me l’autonomia si deve fare per Lombardia e Veneto dove i cittadini hanno votato il referendum, ma non per creare una scuola di serie A o serie B, o una sanità di serie A e serie B che sarebbe inaccettabile. Il lavoro che dovremmo fare nei prossimi mesi è scrivere un provvedimento sull’autonomia che non attenti alla coesione nazionale perché la scuola, la sanità sono indivisibili come la Repubblica italiana». Immediata la reazione della Stefani: «Di Maio non ci facciaperderealtrotempo».

ROMA Tanti annunci e poco governo. Altri dodici giorni di schermaglie e furbate mediatiche e poi dovrebbe cessare la campagna elettorale che i due vicepremier conducono devastando l’esecutivo e portando lo spread a 277 punti. Nell’attesa che passi la nottata, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto un paio di passi indietro e riempito la sua agenda di appuntamenti fuori da palazzo Chigi.

I MUSCOLI Azzerata l’attività del governo, e saltato il consiglio dei ministri di questa settimana, resta aperta la possibilità che si possa tenere una riunione dei ministri lunedì della prossima settimana. Toccasse solo a Conte decidere farebbe saltare anche quella per evitare che il Consiglio si trasformi nel consueto esercizio muscolare che ormai contrappone Di Maio e Salvini. L’idea della scorsa settimana di azzerare i consigli dei ministri sino alle elezioni Europee deve però fare i conti con alcune legge regionali contro le quali il governo dovrebbe ricorrere nei tempi. Si vedrà al pre-consiglio di giovedì se ci so-

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (foto LAPRESSE)

no i margini tecnici per presentare un ordine del giorno che non si fermi alle “varie ed eventuali”. Politicamente risulta invece possibile che venga messo nell’agenda il “decreto-sicurezza bis”, mentre è più complicato che sulle intese autonomiste si arrivi ad un accordo tra tutti i ministeri interessati. Il primo provvedimento, inviato dal ministero degli Interni, ha iniziato l’iter burocratico che prevede una valutazione del testo alla luce della compatibilità finanziarie e delle competenze degli altri ministeri. Ieri sera il ministro della Giusti-

zia Bonafede, intervistato da “Povera Patria”, non escludeva l’arrivo in cdm anche se lamentava l’assenza nel testo del «problema dei rimpatri». Sulle intese con le regioni che

GIOVEDÌ PRE CONSIGLIO MA DIFFICILE CHE I LEGISLATIVI DEI VARI MINISTERI DI ACCORDINO I NODO DELLE REGIONI IL PIÙ INTRICATO

Applausi, cori, e l’Aula che ha intonato «Bella Ciao». Una vera e propria ovazione ieri alla Sapienza di Roma per il sindaco sospeso di Riace, Mimmo Lucano. Tensione per il controcorteo (non autorizzato) di Forza Nuova. Un ragazzo è stato schiaffeggiato da un militante di estrema destra.

IL GOVERNO DIVISO

IL DUELLO SU BERLUSCONI Ad alimentare lo scontro sono anche i rapporti con Forza Italia. Salvini dice «in bocca al lupo» a Silvio Berlusconi. E spiega: «Potremo combattere in Europa sullo steso fronte nel nome del lavoro, della sicurezza, della salute e della famiglia, lasciando la sinistra finalmente fuori dalle stanze del potere». Ecco la reazione stizzita dei 5Stelle: «Salvini si appella a Berlusconi per fare fronte comune? Ognuno è artefice del proprio destino. Ma noi siamo fatti di un’altra pasta: noi ci ricordiamo bene dei danni che ha fatto il Cavaliere al Paese, le prese

I rinvii di Conte: nessun dossier adesso E anche il decreto sicurezza può slittare IL RETROSCENA

Folla per Mimmo Lucano: «Noi l’onda rossa» E un militante di FN aggredisce uno studente

hanno chiesto al governo più autonomia, la ministra Stefani continua a sostenere che sono pronte. Restano però forti le perplessità da parte dei ministri coinvolti (Mef, Infrastrutture, Sanità e Ambiente). L’ultima parola sull’ordine del giorno verrà detta giovedì prossimo dal presidente del Consiglio, ma è difficile che Conte permetta ad uno solo dei due soci di maggioranza di averla vinta su un qualsiasi provvedimento. Ovvero il decreto sicurezza potrebbe anche essere nell’odg ma alla fine non uscire come tale. D’altra parte Di Maio e Salvini continuano a prendersi a randellate e tra i motivi che hanno spinto Conte a saltare la riunione del Consiglio di questa settimana c’è anche il timore che la situazione possa degenerare e che a rimetterci possa essere alla fine la tenuta dell’esecutivo. Con la riunione spostata a lunedì ha invece guadagnato una settimana di relativa calma e soprattutto una settimana dove non essere troppo coinvolto nelle baruffe dei due vice. Ciò che resterà, dopo un’altra dozzina di giorni di insulti, sono le agende completamente diverse tra i due vicepremier. Per Di Maio le priorità sono salario mi-

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Migranti e porti

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Stretta sulla cannabis

Il salvataggio e gli sbrachi in Italia delle navi con i migranti a bordo creano tensione tra M5S e Lega. Salvini ha attaccato la Trenta, minsitro della Difesa

L’offensiva della Lega, che vuol chiudere i cannabis shop, non trova il via libera dei grillini che hanno avvertito Salvini: «Le priorità sono altre, pensi alle piazze di spaccio»

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Il fisco e la flat tax

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Il conflitto di interessi

La Lega vorrebbe al più presto la riforma del fisco e la flat tax rsta il cavallo di battaglia. Conte e i 5Stelle hanno però detto che, al omento, non è possibile

M5S spinge per votare subito una legge per regolare il conflitto di interessi, la proposta ha però lasciato freddo il Carroccio: «Ci sono cose più urgenti»

per i fondelli, i “ristoranti pieni” mentre l’Italia precipitava nella crisieconomica». Gli effetti di tutta tensione non sono solo i rinvii di numerosi provvedimenti. Ieri la maggioranza giallo-verde è stata battuta in commissione Difesa della Camera sulla richiesta di accantonamento dell’articolo 10 del provvedimento sulla libertà sindacale delle forze armate. E questo perché leghisti e grillini hanno votato in modo difforme. Poi, i leghisti hanno votato insieme all’opposizione bocciando un emendamento grillino che avrebbe concesso ai militari la possibilitàdifarericorsoalTar. A.G. © RIPRODUZIONE RISERVATA

nimo e conflitto d’interessi. A Salvini interessa invece la flat-tax, le autonomie e il decreto sicurezza-bis. Molto dipenderà dal risultato elettorale, ma a Conte non sarà facile recuperare un rapporto tra i due vicepremier che ad inizio legislatura era quasi simbiotico, mentre ora i due non si rivolgono nemmeno la parola quando si incontrano a palazzo Chigi. Quanto i toni ultimativi dei due sfidanti danneggino la maggioranza, lo si scoprirà il 26 maggio. Per ora i due vicepremier continuano ad inseguirsi e a bastonarsi continuando ad escludere che dopo il voto possano esserci maggioranze alternative all’attuale. Eppure il voto siciliano ha spiegato che la Lega senza il resto del centrodestra non sfonda e che c’è una parte di elettorato populista e sovranista che fluttua tra M5S e Carroccio e che è anche disposto a fondersi. Ieri l’altro Salvini ha chiamato gli elettori ad una sorta di referendum. Superare con forza il trenta per cento manderebbe un segnale importante agli elettori di FI e FdI, ma dodici giorni sono ancora lunghi da passare e il M5S non lascia molto spazio all’alleato. Resta il fatto che accusarsi reciprocamente di fare sponda con FI o con il Pd, altro non è che un modo per stabilizzare l’attuale alleanza in vista di un suo possibile riequilibrio interno dopo le elezioni europee. Marco Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA


14-MAG-2019 Estratto da pag. 1 3043

a cura dell'Ufficio Stampa e Comunicazione


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IL GIORNALE DI VICENZA Lunedì 13 Maggio 2019

Ivenetidioggi l’INTERVISTA

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Sottotitolo altobasso L’intervistadel lunedì

di FRANCESCO CASSANDRO

IL PERSONAGGIO

ROSARIORIZZUTO,rettoreaPadova

«CollocatoaVicenza unpezzodiUniversità Èunsaltodiqualità» I

l Sapere abita qui, in via 8 Febbraio, civico 2. Da 797 anni l’Università patavina alberga nel cuore della città, all’incrocio del Canton del Gallo, punto equidistante e nello stesso tempo di ricongiunzione tra il Santo e gli Scrovegni, tra una prece ad Antonio e l’incanto di Giotto. Le carovane di un turismo mordi e fuggi scivolano all’ombra dei portici, sfiorano con soggezione il Palazzo del Bo, sbirciano intimorite la sacralità del Cortile Antico, dove il Sapere s’inchina alla morte dei suoi figli nel laico rito dell’alza bara. Due rampe più su, al piano nobile che ospita il rettorato, dopo settant’anni di astinenza è salito un medico: il professor Rosario Rizzuto, papà siciliano, mamma padovana, primo vagito a Roma, dove sorprese con una nascita anticipata i genitori in vacanza. Una medicina, la sua, vissuta e interpretata in un laboratorio di ricerca, cercando di decifrare i segnali di una cellula; una vita, la sua, che dal 1° ottobre 2015 si porta addosso il più pesante dei fardelli: l’ermellino di magnifico rettore, un “mestiere” dove il passato ipoteca il presente, e il presente obbliga a disegnare il futuro. Compito gravoso, professor Rizzuto? Certamente impegnativo, per un’università, tra le poche in Italia, che ha al suo interno tutte le discipline. È una complicazione? Tutt’altro. È un grandissimo punto di forza, perché oggi c’è bisogno di conoscenze sempre più trasversali. Un economista o un ingegnere hanno bisogno anche di capire di informatica, di sociologia, di psicologia… Quindi? Quindi, essere un’università dove tutte queste competenze sono presenti al massimo livello è un punto di forza straordinario, e coltivarne la complessità rappresenta un grande vantaggio. Un’opportunità per liberare queste sinergie è offerta dal progetto del nuovo ospedale di Padova, che si vorrebbe all’altezza della vostra scuola di medicina. Come

l’immaginate? Questa sfida è stata affrontata da una nostra commissione che si è riunita per due mesi, due volte alla settimana. Cosa ne è uscito? L’idea di un ospedale complesso, perché sempre più complessa è la medicina, in una sanità arricchita di capacità fino a qualche anno fa erano inimmaginabili. Pensiamo a strumenti che già molti usano e che monitorano in tempo reale i battuti cardiaci e la pressione sanguigna. Concretamente? Si delinea un ospedale diversificato per intensità di cura, con delle aree per le situazioni più complesse e delle aree per le patologie comuni. Mettere insieme queste due parti di ospedalizzazione significa immaginare un ospedale che opera per intensità di cura e che riesce a distribuire e razionalizzare l’impatto del diverso tipo delle patologie. Un ospedale, dunque, a due livelli? Sì, ma nella stessa sede, dove la medicina a bassa e altissima densità si integrano perfettamente. Ne consegue che il paziente sa perfettamente dove andare, e ha la garanzia di essere trattato al meglio per la patologia che l’affligge. Poi, naturalmente, c’è la medicina territoriale, e qui siamo fortunati perché siamo in una regione dove la sanità funziona molto bene. Nell’attesa, la cronaca propone il drammatico problema della carenza dei medici e di molte figure sanitarie. Qual è la sua diagnosi? È mancata la programmazione, e oggi non si riesce a compensare il pensionamento che in questi ultimi anni è stato particolarmente sostenuto. E chi non va in pensione è corteggiato da mezzo mondo. In un mercato aperto paghiamo anche il fatto che i nostri medici sono molto bravi. Detto questo? Dobbiamo rispondere nei tempi più rapidi possibili, sapendo che la soluzione non è domani mattina, ma che dobbiamo ripristinare la filiera. In primis, dobbiamo

Rosario Rizzuto,57 anni,nato a Romaperché “sorprese”i genitoriin viaggio,è rettorea Padova

Noastudenti illimitati, peggiorerebberole cose.Mavanno aumentatigli ingressiaMedicina

Nelnuovo ospedaleci sarannoduearee: perlepatologie piùcomplessee perquellecomuni

Competence center:èuna nuovaformadi partenariato pubblico-privato cheaiutalePmi

avere le borse di studio per le specialità mediche, in modo che tutti quelli si laureano possano entrare nelle scuole di specialità. Superando il numero chiuso? Non possiamo immaginare di avere numeri illimitati di studenti, perché andremo a peggiorare la qualità dei medici e anche le prospettive lavorative di quelli che si laureano. Dobbiamo certamente aumentare gli ingressi, garantendo che le nostre strutture formative siano in grado di formare medici di primordine. Su quali direttrici si sta muovendo il suo rettorato? Il primo è infrastrutturale, per dare ai nostri studenti delle aule che siano strutturalmente e tecnologicamente avanzate, e che siano molto razionali come distribuzione, in modo di formare i dei campus cittadini in cui gli studenti riescano a fare vita universitaria insieme. Poi? Aumentare il posizionamento internazionale. Scientificamente siamo conosciuti, ma noi vogliamo portare sempre più studenti nella nostra università, perché fa bene entrare in contatto con altre culture, con altri sistemi formativi. Che altro? L’innovazione. Stringendo un rapporto sempre più forte con il mondo cittadino, produttivo, della formazione, immaginando corsi di laurea che siano sempre più trasversali, sempre più moderni. Non certo ultimo, c’è il rapporto con il territorio: le istituzioni, le università del Nordest, il mondo del lavoro e della cultura. Partiamo da un dato:

Hascritto più di280 pubblicazioni

DueanniaNewYork ecattedraaFerrara RosarioRizzuto, romano, 57 anni,si èlaureatoinmedicina e chirurgianel1986a Padova. Dopo2annialla Columbia UniversitydiNewYork,è tornatoa Padovaper completareil dottoratodi ricercainBiologia ePatologia molecolareecellulare.Èstato poiricercatore diPatologia generaleall’Universitàdi Padova(1992-1998),professoreassociatoall’Università di Ferrara(1998-2002) e ordinarioalle Università di Ferrara(2002-2008) ePadova (dal2008a oggi). Componente delSenatoaccademico

l’Università di Padova è anche un brand internazionale. È l’università di Galileo, della scienza medica, della prima donna laureata al mondo, ma è anche un’università del territorio, quarta per studenti in Italia, patrimonio della nostra Regione, dove è presente con numerose attività didattiche. Come a Vicenza. A Vicenza, per la verità, abbiamo fatto qualcosa di più: abbiamo collocato il dipartimento di ingegneria gestionale. Questo significa che un pezzo dell’università è stabilmente a Vicenza, e questo rappresenta un grande salto di qualità nella presenza sul territorio. Perché? Perché è una presenza di ricerca scientifica, con migliaia di studenti, dove i nostri ingegneri collaborano con un tessuto imprenditoriale fortissimo com’è quello locale. Per noi

(2004-2008)epresidedella facoltàdiFarmacia(2006-2008) aFerrara, eaPadova direttoredel DipartimentodiScienze biomedichesperimentali(2009-2011)edi Scienzebiomediche (2012-2015) ecomponentedelSenato accademico(2012-2015).Studiai segnalicellulari edinparticolarei meccanismiele alterazioni patologichedell’omeostasi mitocondrialedelloionecalcio. La suaattivitàdi ricercaèfinanziata daagenzienazionali e internazionali.È autoredipiùdi 280pubblicazioni suriviste internazionali.Dal 1°ottobre 2015èrettorea Padova.

Vicenza è un caposaldo fortissimo. Come si sta sviluppando il rapporto tra formazione e impresa? Ogni anno abbiamo 3500 stage, dove gli studenti hanno la possibilità di esplorare il mondo del lavoro prima ancora di laurearsi, e le aziende hanno un’opportunità per conoscere le nostre potenzialità. C’è poi il grande tema della ricerca, del trasferimento delle conoscenze al mondo del lavoro. Funziona? Sempre di più e sempre meglio. La crescita del nostro Paese non passa per una manifattura a basso costo, ma del suo valore attraverso la conoscenza, il sapere, le tecnologie messe nella filiera della produzione. Regge il Consorzio costituito il 30 novembre 2016 dalle Università del Nordest? Non solo regge ma ha

trovato compimento nell’avvio di Smact, il Competence center specializzato in social, mobile, analytics, cloud e internet of things: una nuova forma di partenariato pubblico-privato che punta a far crescere la cultura digitale delle nostre imprese, soprattutto le Pmi. La politica sostiene questi vostri sforzi? Credo che l’Università sia a servizio del suo Paese, e quindi deve riuscire ad essere in relazione positiva con chi è stato scelto dai cittadini. Ho un ottimo rapporto personale con il presidente della Regione, Luca Zaia, con il sindaco attuale e con quello precedente. Riesce a conciliare il lavoro di rettore e di ricercatore? Ci riesco con impegno e fatica, ma soprattutto grazie ad un gruppo straordinario di collaboratori. Dal 1° ottobre 2015, dopo settant’anni (l’ultimo è stato il farmacologo Egidio Meneghetti), l’università di Padova ha per rettore un uomo di scienza. Ha un significato particolare? Ogni università beneficia del fatto che ogni rettore arriva con una formazione diversa, con una sua storia personale diversa, e solo per una serie di coincidenze da molto tempo non c’era un medico. È ininfluente, dunque, la sua provenienza? Diciamo che è importante, perché la scuola di medicina è una componente rilevante di questo ateneo. Tuttavia… Tuttavia? È altrettanto importante che, qualunque sia la sua formazione precedente, chi assume questo ruolo diventa il rettore di tutto l’ateneo. © RIPRODUZIONERISERVATA


IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 14 Maggio 2019

LavocedellaChiesa

L’appelloallapartecipazione alle elezionieuropee

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ICOMPONENTI DELCONSIGLIO PASTORALEDIOCESANO

Rappresentanoleparrocchie,le associazioni,gliufficipastorali,i sacerdotieireligiosi.Quattro sononominatidalvescovo.In maggioranzasitrattadilaici

1919

L’ANNO INCUI VENNEABROGATO ILNON EXPEDIT DIPIO IX

Cronaca 21 FuPioIXadisporre,nel1874,il “nonexpedit”,inpraticaildivieto pericattolicidiparteciparealla vitapoliticanazionale.Loabrogò BenedettoXVunsecolofa.

IL DOCUMENTO. Il consiglio pastorale diocesano, che rappresenta tutte le componenti laiche e religiose della Chiesa vicentina, ha diffuso un messaggio in vista del voto

Ilmanifesto antisovranistadelladiocesi Tralepriorità c’èquella di“privilegiarele risposte condivisealivelloeuropeorispetto alle posizioni deisingoli Stati”:«Noi siamocittadinicometutti» Gianmaria Pitton

La Chiesa vicentina si esprime sulle elezioni europee del 26 maggio. Lo fa con un documento del consiglio pastorale diocesano, che non contiene solamente un appello al voto, ma alcune precise priorità in base alle quale i credenti dovrebbero fare le proprie scelte, elettori o candidati che siano. E se fra queste priorità compare anche quella di “privilegiare le risposte condivise a livello europeo rispetto alle posizioni dei singoli Stati”, è chiaro come si tratti di fatto di un’indicazione che va in senso contrario rispetto ai movimenti politici sovranisti, per quanto nel documento non si faccia menzione di alcun partito specifico, e si parli anzi di “legittimo pluralismo di opzioni politiche”. Non è consueto che l’organismo di rappresentanza delle varie anime della Chiesa vicentina, che ha come suo compito precipuo quello di consigliare il vescovo sulle questioni della vita pastorale della diocesi, intervenga a

proposito di elezioni politiche. Composto da una settantina di persone, che rappresentano le parrocchie (o meglio, le zone pastorali), le associazioni, gli uffici pastorali, gli ordini religiosi, il consiglio pastorale diocesano è formato per tre quarti da laici. La sua non è quindi la voce del vescovo Pizziol, né quella dei soli sacerdoti, per quanto anche nel documento si specifichi come i membri del consiglio pastorale diocesano lancino questo messaggio “riuniti attorno al nostro vescovo Beniamino”. La premessa parte dal “Perché impegnarsi a votare”: la complessità dei tempi sottolinea “l’importanza di partecipare al voto e la necessità di riflettere e informarci sulle questioni in gioco”. Ed ecco il primo riferimento preciso: “L’Europa unita rimane un sogno politico al quale affidare le nostre migliori energie (...). Questo grande sogno si concretizza se le nostre comunità sanno essere testimoni di speranza. In tal senso è centrale il ruolo che svolgono le amministrazioni comunali”,

ricordando che il 26 maggio è anche il giorno in cui si vota per numerosi sindaci e consigli comunali, 80 nel Vicentino. Perché il consiglio pastorale diocesano ha sentito la necessità di esprimersi, questa volta? «Il consiglio attualmente in carica è stato rinnovato nel dicembre scorso, con nomine a gennaio - spiega Milena Baghin, moderatrice, presidente della Federazione delle scuole materne di Vicenza - e i componenti hanno manifestato da subito la volontà di partecipare, con grande senso di responsabilità. Ci si sente cittadini: far parte della Chiesa non significa essere estranei a ciò che avviene nella società civile». LE PRIORITÀ. L’elenco delle

priorità, in base a cui scegliere, tocca alcuni temi caldissimi del dibattito politico. “Favorire la partecipazione e la ricerca del Bene comune, vincendo la crescente tentazione dell’individualismo e della chiusura nei propri interessi”. E fin qui tutti i partiti e i movimenti politici potrebbero - forse - sottoscrivere. Poi

qualche leader politico, che avrebbe da ridire anche su un altro punto cruciale, l’ambiente: “Sviluppare, a livello personale e comunitario - dice la relativa priorità - uno stile di vita che promuova una ecologia integrale e risponda così ai preoccupanti cambiamenti climatici e alle gravi disuguaglianze sociali”. Più ecumeniche altre indicazioni, come quelle sui giovani (“offrire reali possibilità di studio e lavoro”), la famiglia (“mettere in campo concrete politiche, anche a favore della natalità”), la pace e lo sviluppo dei popoli.

Cgil EUROPAUNITA ASSEMBLEACONCOLLA Domanimattina,coninizio alle 9,sisvolge all’Alfa Fierahotel l’assemblea delledelegatee dei delegatidella Cgil vicentinasultema “Europaunita:sogno, realtàe futuro”. L’incontrocoordinato da AnfieroBoschiero, già direttoredell’IresCgil Veneto,vedrà l’introduzionedi Giampaolo Zanni, segretariogenerale della Cgildi Vicenza. Gliinterventicentrali sarannodi Donata Gottardo,docente di dirittodel lavoro all’universitàdi Veronae presidentedell’Ires (Istitutoricerche economichee sociali)Cgil Veneto,e diStefano Poggi,dottorando alla Europeanuniversity istitutee presidente dell’associazioneFornaci Rosse. Dopoil dibattito concluderài lavori VincenzoColla, vicesegretariogenerale dellaCgil.

L’APPELLO. A possibili criti-

Fedeliriempiono la cattedraledi Vicenzaper unacelebrazione

si passa, come si anticipava prima, a “privilegiare le risposte condivise a livello europeo”, anziché le aspirazioni sovraniste. «L’idea - spiega Baghin - è che l’Europa sia un valore. È importante che non ci siano politiche di sopraffazione dei più deboli, e che invece si dia attenzione alle politiche di sviluppo nei Paesi poveri». Le migrazioni

sono oggetto di un’altra priorità, “trovare soluzioni dignitose e condivise di fronte a questa sfida epocale”: «Ribadiamo la necessità di leggere i tempi - ancora Baghin -. Le migrazioni nella storia del genere umano sono sempre esistite. È anacronistico pensare che ciascuno debba stare fermo». Il che non è esattamente il punto di vista di

che di ingerenza indebita, da parte della Chiesa, nelle faccende politiche, Baghin risponde che «la Chiesa come tale non fa politica, ma è fatta di persone che vanno a votare e che godono della liberà di pensiero in quanto cittadini. Il nostro vuole essere soprattutto un appello alla partecipazione contro l’apatia, per risvegliare la sensibilità, il senso di responsabilità, la riflessione». È quanto mai lontano il “non expedit”, la “non opportunità” cioè il divieto di fare politica promulgato nel 1874 da papa Pio IX e abrogato da papa Benedetto XV giusto un secolo fa. • © RIPRODUZIONERISERVATA

POLITICA. L’assessoreregionale semprepiùvicinaalpartitodi Meloni.OggiaVenezia una conferenzastampa unitaria

Donazzan ora guarda a Fratelli d’Italia L’exrappresentante diForzaItalia siritroverebbe assiemeaBerlato, dopolostrappo disetteanni fa Roberta Labruna

Prove di avvicinamento tra Elena Donazzan e Fratelli d’Italia. E forse anche qualcosa di più. Con l’assessore regionale all’istruzione, formazione e lavoro che potrebbe presto accasarsi con il partito di Giorgia Meloni. Che è lo stesso di Sergio Berlato. No, l’ufficializzazione ancora non c’è stata e con ogni probabilità non ci sarà nemme-

no oggi a Venezia, dove è prevista una conferenza stampa che avrà per protagoniste proprio Donazzan e Meloni. Più probabilmente si parlerà genericamente dell’avvio “di un percorso comune” che, fuor dal “politichese”, significa una probabile adesione alla creatura politica della Meloni. E infatti questo primo evento pubblico viene letto, nei corridoi della politica regionale, come l’antipasto di un ingresso di Donazzan in

FdI, magari da formalizzare tra qualche settimana, dopo le elezioni europee, ormai vicine. Si vedrà. Se così sarà Donazzan si ritroverà, ironia della sorte, nello stesso partito di Berlato, che è candidato alle europee del 26 maggio e che di FdI è il colonnello veneto. I due, che hanno alle spalle un passato condiviso in Alleanza nazionale e poi nel Pdl, hanno chiuso i ponti sette anni fa dopo essere stati a

lungo politicamente inseparabili e da allora si detestano cordialmente. Tant’è. Di certo queste prove d’intesa tra Donazzan e Fratelli d’Italia sorprendono anche per un altro motivo: l’assessore regionale, infatti, dopo essersi lasciata male con Forza Italia ed aver rilanciato la sua associazione “Amo il Veneto”, in questi ultimi mesi non ha fatto mistero della sua stima per Matteo Salvini. Tanto che c'è chi a suo tempo ipotizzò anche una sua candidatura come indipendente nelle liste della Lega per le europee. Non se ne fece nulla e nel Carroccio, dove lei vanta un

buon legame con il governatore del Veneto Luca Zaia, non tutti hanno gradito la “folgorazione” di Donazzan verso il capitano. «Mi iscriverò alla Lega? Non lo so, ma di certo se mi iscriverò ad un partito lo farò sapere a tutti perché io, a differenza di altri, sono trasparente», spiegava lei qualche mese fa. Ma adesso, pare di capire, il suo approdo potrebbe essere un altro. E stavolta quell’iscrizione non è detto non arrivi per davvero. Da spendere, magari, anche in vista delle elezioni regionali in calendario nel 2020. E se per lei, che

GiorgiaMeloni

ElenaDonazzan

ha il cuore che batte a destra, l’avvicinamento a Fratelli d’Italia è in linea con le radici politiche, rimane da capire come eventualmente andrà la convivenza con Berlato.

Difficile pensare ad un ritorno di fiamma. A meno che quella tricolore, che sta nel simbolo di FdI, non faccia un miracolo. • © RIPRODUZIONERISERVATA


Martedì 14 Maggio 2019

VICENZA FA_04402

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CRONACADIBASSANO

Largo Corona,3 - Bassano d/G. | Telefono 0424.528711 Fax 0424.228.018 | E-mail: red.bassano@ilgiornaledivicenza.it

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IL GIORNALE DI VICENZA

VERSOLE ELEZIONI. Oltremille persone inpiazza Libertàper ilcomiziodella Legacon illeader

SalvinilancialaPavan: «LiberiamoBassano erifacciamo l’Europa»

«Acasai compagni, quic’èchi morì pernonfarpassare lostraniero Fareil sindacotra laburocrazianonè facile,ci mettiamolafaccia» Enrico Saretta

Matteo Salvini lancia Elena Pavan in piazza Libertà. Oltre un migliaio di persone nel cuore del centro storico ieri sera per il ministro dell’Interno e vicepremier, giunto in città per la tappa finale di un tour elettorale tra Lombardia e Veneto. Salvini è salito sul palco alle 21.37, giungendo dopo il comizio di Schio. Ad accoglierlo, al suono di “Nessun Dorma”, tutto lo stato maggiore leghista, a partire dal governatore del Veneto Luca Zaia, super applaudito, con a fianco i ministri Erika Stefani e Lorenzo Fontana, il capogruppo in Regione Nicola Finco, l’assessore Manuela Lanzarin, l’europarlamentare Mara Bizzotto, il deputato Germano Racchella e il sindaco di Vicenza Francesco Rucco. Protagonisti i candidati sindaco leghisti del territorio, con in prima linea ovviamente Elena Pavan. «Liberiamo Bassano del Grappa - è stato il grido lanciato da Salvini - e ci troveremo a festeggiare sul Ponte degli Alpini. Non è facile fare i sindaci di questi tempi, con tutta la burocrazia che c’è. Ma queste persone che si candidano ci mettono la faccia. Andiamo a vincere, e mandiamo a casa i “compagni” da Bassano e dall’Europa». Da Bassano, lo sguardo di Salvini si è spostato infatti anche all’Europa, quell’Europa che per il ministro dell’Interno è fatta da «banchieri e finanziari». «Un’Europa che dobbiamo abbattere con l’aiuto di tutti voi - ha detto - per poi ricostruirla. Io voglio un continente dove le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini e dove non abbiano pau-

L’abbracciotraMatteo Salvini e lacandidatasindaco Elena Pavan FOTOSERVIZIO CECCON

SUL PALCO. Attacchi ai Cinque Stelle: «Autonomia, no alle prese in giro»

Ilpubblico inpiazza Libertà ieriseraper ilcomiziodellaLega con ilvicepremier

Lostatomaggiore dellalega sul palcoapplaude illeader

ra a mettersi una gonna». Da qui lo spunto per un altro suo cavallo di battaglia: «Per chi mette le mani addosso a una donna o a un bambino - ha rimarcato - c’è la castrazione chimica». Immancabile l’attacco all’immigrazione. Salvini ha lodato lo striscione alzato da un gruppo di giovani che ha portato uno striscione con la scritta “Più Salvini, meno clandestini”, provocando il boato della folla.

«Questo striscione dobbiamo farlo vedere a Fazio - ha detto -. Da queste parti c’è qualche nonno che ha dato la via perché non passasse lo straniero e anche ora noi non vogliamo farli passare. Se anche a Bassano c’è chi vuole i porti aperti, ci dia il numero di conto corrente che gli spediamo a casa un po’ di clandestini. Se qualcuno qui ha la nostalgia dei porti aperti, ha trovato il ministro sbagliato».

Pesante anche l’attacco agli alleati di Governo, quel Movimento Cinque Stelle con cui la Lega è oramai ai ferri corti. «Noi siamo gente di parola ha affermato -. Mi piacerebbe che anche gli alleati mantenessero la parola data sull’autonomia». Durante il comizio del vicepremier, non è mancata qualche contestazione, con un gruppo di giovani che non ha esitato a lanciare impropri al ministro, il quale ha risposto senza mezzi termini: «Se volete cantare Bella Ciao andate a Sanremo». Il vicepremier ha parlato per 22 minuti, per la verità senza mai citare per nome la Pavan, che ha comunque abbracciato chiamandola «la sindaca». Ha iniziato con qualche problema di audio: «Avevo un microfono un po’ di sinistra», ha scherzato quando gliel’hanno cambiato. Alla fine si è concesso al pubblico per una lunga serie di selfie, rispondendo con il caratteristico invio di «un bacio» ad alcuni contestatori. •

L’ovazioneper Luca Zaia eil dialettodellaStefani L’ovazione per Zaia, la foto del ministro Stefani al pubblico con le mani alzate da spedire al Movimento Cinque Stelle per spingere sull'autonomia, l'attacco agli stessi alleati di Governo da parte del ministro Fontana. La Lega ha utilizzato il palco di Bassano per lanciare un chiaro avvertimento anche a Roma. Il primo ad arrivare in piazza Libertà è stato il governatore del Veneto, preso d’assalto dalle richieste di selfie e strette di mano. È stato lui a prendere la parola, dopo la presentazione della serata da parte di Nicola Finco. «Siamo pronti per la firma dell’accordo sull’autonomia - ha detto Zaia -. Lo diciamo qui, in questa città, che è stata governata da un partito che diceva ai cittadini di non andare a voltare al referendum del 22 ottobre 2017. Spero che l’intesa entri nel prossimo Consiglio dei ministri». Per portarla a casa, però, ser-

ZaiaeiministriStefanieFontana

ve l’accordo con i grillini, come sa bene il ministro deputato alla materia, Erika Stefani. Il ministro ha chiesto in dialetto a tutti i presenti che avevano votato per il sì al referendum di alzare le mani. «Ora facciamo una foto e la spediamo ai Cinque Stelle», ha detto poi, scatenando l’applauso generale. Contro i grillini è andato giù pesante anche il ministro Fontana, che non si è risparmiato nel promettere anche

l’accantonamento «delle varie Gruber e Annunziata, retaggi storici». «Ai veneti non piace essere presi in giro - ha tuonato -. Se qualcuno a Roma pensa di farci perdere tempo, sappia che per i ministri e i parlamentari leghisti è più importante l’autonomia di qualsiasi Governo». Un messaggio cristallino, quello del trio Zaia, Stefani e Fontana. Nel mezzo del comizio, c’è stato anche il motto di solidarietà di Zaia ai risparmiatori truffati dalle banche, in prima fila con uno striscione. Il governatore si è prodigato in un nuovo endorsement alla candidata Elena Pavan. «Bassano si merita un sindaco che faccia grandi cose - ha detto -. Un sindaco che pensi a controllare i documenti ai lazzaroni che girano per la città e non a fare i cassa con gli autovelox. Un sindaco che se c’è un posto di lavoro libero lo dia prima a un cittadino di Bassano». • E.S.

LACONTROMANIFESTAZIONE. Moltigiovani al«presidioantifascista-antirazzista-antisessista» nel luogosimbolo

In200invialedeiMartiri:«Noallepaure» Lorenzo Parolin

Bandiere della pace, alcune pure indossate, striscioni che evocano la Resistenza e tanti volti giovani. Sono più di duecento i bassanesi che si aggregano al “presidio antifascista-antirazzista-antisessista” organizzato in viale dei Martiri come risposta pacifica all’arrivo di Salvini in città, e per la maggior parte hanno meno di 30 anni. Per gli organizzatori il numero è più che soddisfacente, visto che la manifestazione è stata convocata con il passaparola e che i

partiti sono stati tenuti a debita distanza. Si sono visti anche alcuni degli amministratori uscenti, dall’assessore alla cultura Cunico ai candidati di “Bassano per Tutti” e a esponenti del Pd, ma, come hanno dichiarato i promotori, «più che per etichettare politicamente il ministro Salvini, la manifestazione nasce per alzare la testa, da cittadini, contro le paure alimentate da propaganda e fake news». Il presidio contro gli “ismi” si è fatto sentire fino a sera inoltrata. Con canti icona della sinistra istituzionale come

“Bella Ciao” ma anche sempreverdi dell’antiproibizionismo come i successi dei veneziani “Pitura Freska”. Con striscioni spiritosi come «Vieni a Bassano in divisa da partigiano» e gli studenti a fare la parte del leone, ma accanto a loro insegnanti, cittadini e qualche nome storico della sinistra bassanese. «Siamo qui – ancora gli organizzatori – perché crediamo nella libertà di espressione, nel valore dell’accoglienza e nell’amore per la nostra città e il nostro Paese. E solo con questi valori si potrà ricostruire la comunità oggi per-

duta». Quanto alle motivazioni individuali, c’è chi come l’ex segretario dei Giovani democratici, Christian Conte, ha voluto partecipare «per dare un segnale, per mostrare che un’Italia diversa da quella che vorrebbe il governo è possibile». E al ministro, se fosse passato, «avrei suggerito di smetterla con la campagna elettorale permanente». Ancora, Anna Muraro, avvocato e già figura di spicco dei democratici non è voluta mancare «perché di fronte a certe derive preoccupanti, bisogna esserci», così come Eli-

sa Artuso, insegnante, ha voluto metterci la faccia «perché Bassano è una città democratica, e la libertà di espressione esiste finchè non sconfina nella disumanità». Tra le decine di adulti che hanno partecipato aggregandosi, c’è stato anche chi nelle ultime ore ha dato una mano all’organizzazione. Come Redento Geremia, storico esponente di Rifondazione: «Questi ragazzi vanno aiutati. Mi hanno chiamato e ho risposto. Cosa penso? Sono stati bravissimi e meritavano un luogo simbolico come viale dei Martiri». •

Unmomento delpresidiopacificoin viale deiMartiri CECCON


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CONEGLIANESE

MARTEDÌ 14 MAGGIO 2019 LA TRIBUNA

Posa della PRima PieTRa a codoGnè

Casa di riposo all’ex caserma «Ci saranno 50 assunzioni» Novanta anziani non autosufficienti potranno essere accolti dalla nuova struttura La pergamena: «Gli edifici costruiti per la guerra ospiteranno pace e serenità» CODOGNÈ. Per 30 anni, dal ’60 al ‘90’, la caserma Maset di Codognè ha ospitato la Brigata Missili (terzo Gruppo Missili Volturno), fino a un migliaio di militari. Entrare oggi nei capannoni e immaginare queste armi fa una certa sensazione. Ma le testate, si badi, erano conservate nelle polveriere di Orsago e di Gaiarine, mimetizzate in aperta campagna. E l’addestramento si andava a farlo in Sardegna. L’AREA

Ieri, il presidente della Regione Luca Zaia, il sindaco Roberto Bet, altri suoi colleghi, e il parroco, hanno cementato la prima pietra di una cittadella per 90 anziani non autosufficienti. E dentro quella pietra c’è una pergamena con questa scritta: «Perché questi edifici, costruiti per la guerra, diventino luoghi di pace, di serenità e di una vera umanità». L’intervento, affidato ad Anteo Cooperativa Sociale (3500 posti letto in Italia, 1500 addetti),

La posa della prima pietra, ieri, ad opera del presidente Luca Zaia. Al suo fianco il sindaco Roberto Bet

andrà ad occupare un vasto spazio posto alla periferia nord est del centro urbano. L’area è di ben 23 mila mq, di cui più di 13 mila occupati dalle strutture di accoglienza. Ben 50 i posti di lavoro program-

mati. Fino al 2009, quindi per una quindicina d’anni, il complesso è stato letteralmente abbandonato. Poi, pian piano, è entrato il Comune, che ha ripulito. C’è ancora il grande cinema, a fianco della palazzina

La manifestazione è stata organizzata dall’imprenditore Primo Longo Il torneo di calcio per 120 ragazzi e la festa con le canzoni dell’infanzia

che verrà ristrutturata. C’è il bar, la cucina, l’autorimessa; solo i muri, però, sono rimasti in piedi. «Qui era davvero un disastro» ammette Zaia, quando incominciò ad interessarsi, all’inizio dell’amministrazio-

ne Bet, 10 anni fa appunto. Il sindaco ammette di aver sudato le classiche sette camicie per venire in possesso del sito, fino alla permuta con la caserma dei Carabinieri, passata allo Stato. IL PROGETTO

«La parte centrale del lotto è occupata dal fabbricato principale, che verrà mantenuto, e sarà oggetto di trasformazione completa, in cui troveranno posto tutte le aree residenziali per un totale, appunto, di 90 posti letto – ha precisato Zaia - ogni nucleo sarà composto da aree residenziali con servizi igienici riservati (camere di degenza) e dai relativi servizi di nucleo». I tanti militari di ogni parte d'Italia che vi hanno soggiornato sono stati loro stessi a chiedere, nei raduni ospitati da Codognè, che il complesso mantenesse almeno un'icona di quello che era stato. Il corpo centrale, dunque, rimarrà in piedi. Sarà invece demolita la palazzina all’ingresso della caserma, che dà su via Ancelotto. I tre piani delle camerate verranno mantenuti, ovviamente con la necessaria ristrutturazione, mentre sul davanti troverà sistemazione una nuova costruzione, di stile moderno, ad un piano, per i servizi. Di tutto si occuperà “Anteo”, che avrà un occhio di riguardo per i residenti; avranno uno sconto nell’assistenza del 10 per cento. Il nuovo Centro per anziani sarà anche la sede di un polo diurno per gli autosufficienti. — Francesco Dal Mas BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

san vendemiano

«Basta insulti ai nostri candidati» L’ira di Bettin SAN VENDEMIANO. Si scalda

la campagna elettorale e si alzano i tonia San Vendemiano, dove ieri il gruppo “Nuovo” ha denunciato intimidazioni. «In questi giorni ognuno di noi sta ricevendo offese ed intimidazioni sia personali che rivolte al gruppo – ha fatto sapere attraverso i social network il candidato sindaco Giorgio Bettin - voi cittadini avete la piena libertà di voto, mentre noi abbiamo la libertà di provare a rappresentarvi, con l’umiltà, la determinazione e la sensibilità che ci contraddistinguono». Non si è verificato nessun attacco diretto, ma a San Vendemiano si sta respirando un clima di tensione tra gli ex alleati, adesso avversari. La Lega candida Guido Dussin, che con il suo gruppo governa il paese dal 1994 ed è pronta per continuare per i prossimi cinque anni. Giorgio Bettin aveva fatto il vicesindaco con la Lega tra il 2009 e il 2014 e si presenta con una squadra mista con figure che hanno già avuto esperienza in consiglio e altri volti nuovi in politica. — Di.B.

Vanni Oddera, campione di freestyle, ospite nella Marca a fine mese Le offerte per le sue esibizioni saranno devolute a una serie di onlus

Cristina D’Avena fa il pienone In moto tra le corsie d’ospedale e aiuta i bimbi malati di leucemia per divertire i piccoli ricoverati L’EVENTO

ercorrerà con la moto le corsie degli ospedali e i corridoi delle scuole, oltre ad esibirsi in piazza Cima. Tra il 24 e 25 maggio a Conegliano arriverà Vanni Oddera, campione di freestyle motocross, con “8 metri sopra il cielo”. Da una dozzina d’anni ha avviato un progetto di “Mototerapia”. «Una sera di dodici anni fa ero a Mosca, dopo un evento importante, avevo una festa e ragazze che mi aspettavano – racconta il motociclista - sono salito su un taxi e alla guida c’era un uomo senza gambe. Era a portare un pirla come me in discoteca, lì mi sono reso conto che la vita è fatta di fortune. Gli ho dato tutti i miei soldi e sono tornato in hotel, capendo che dovevo cambiare il mondo». Da allora con il suo team “Daboot” gira l’Italia con una cinquantina di appuntamenti ogni anno, per fare quello definisce un “Nuovo modo di fare volontariato”. «Il volontariato dà un senso alla vita – spiega Vanni Oddera -, e va fatto in modo semplice, regalando la propria passione, il proprio tempo agli altri». Ieri la tappa di Conegliano è stato presen-

P Cristina D’Avena nello stand di Campolongo attorniata dal foltissimo pubblico

L’INIZIATIVA

ristina D’Avena canta per la “Città della Speranza” e l’evento per aiutare i bimbi malati e la ricerca fa il pienone a Campolongo. L’imprenditore e consigliere comunale Primo Longo ha organizzato domenica la nona edizione del torneo di calcio per la squadre di bambini tra gli 8 e 9 anni, negli impianti della Polisportiva. È stata un’occasione di festa anche per gli adulti, con i successi dei cartoni animati e i ricordi d’infanzia riportati da Cristina D’A-

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veva. Ma è stato soprattutto un momento per fare solidarietà per la Città della Speranza di Padova. La fondazione sostiene la ricerca scientifica per gravi patologie che colpiscono i bambini. «È un modo per divulgare la ricerca – spiega Primo Longo - trent’anni fa 8 bambini su 10 non ce la facevano, adesso guariscono 8 su 10». L’iniziativa, oltre a raccoglie fondi, ha lo scopo di diffondere le varie attività della Città della Speranza, che con la clinica di oncoematologia pediatrica dell’Università di Padova è divenuta centro di riferimento nazionale per la diagnosi di

leucemie, linfomi e sarcomi. La manifestazione è dedicata a Isidoro Longo, fratello di Primo, scomparso nel maggio di sei anni fa a causa di una malattia a 57 anni. Al mattino e nel primo pomeriggio si è disputato il torneo di calcio con 120 ragazzi, e poi è arrivata Cristina D’Avena. Nonostante la pioggia all’esterno, le canzoni hanno illuminato il capannone della Polisportiva Campolongo. Presente all’evento anche Mal, amico di Longo. Ad aprire il concerto il cantante Giovanni Miani. — Di.B. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Vanni Oddera con le sue moto in ospedale e un bimbo in terapia

tata in municipio. Nella mattinata del 24 maggio il motociclista sarà in visita alle scuole cittadine per illustrare la mototerapia. Nel pomeriggio farà un “Freestyle hospital” nel reparto di pediatria del Ca’ Foncello di Treviso. L’esibizione con i bambini ricoverati si ripeterà la mattina successiva nell’ospedale di Conegliano. Dalle 14.30 alle 19 il suo team si esibirà in via XX Settembre, insieme a Ilaria Naef, prima atleta italiana di skate in carrozzina. Le eventuali offerte raccolte saranno devolute agli Amici di Diego, il centro diurno

Punto a Capo, il Ceod "La margherita", la Fondazione Oltre il Labirinto, Il Sorriso onlus, l'associazione Lotta contro i tumori "Renzo e Pia Fiorot", l’associazione Piccin onlus e il Piccolo Rifugio. Hanno partecipato alla presentazione di ieri la presidente della Dama Castellana, Laura Caballini di Sassoferrato, l’amministrazione rappresentata dal sindaco Fabio Chies e l’assessore Claudia Brugioni, il direttore dell’Usl 2 Francesco Benazzi e l’imprenditore Gianpietro Da Re. — Di.B. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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MARTEDÌ 14 MAGGIO 2019 LA TRIBUNA

TREVISO

Verso le elezioni amministrative

Una lista in tutta la Marca La crisi dei 5 stelle è servita Emorragia di consensi, mancanza di fondi, vertici del movimento distanti In corsa solo la Longhin a Mogliano. Parlano gli ex: «Traditi i valori delle origini»

st’anno. Ultimo appunto: ottenere lo status di lista a 5 stelle dal sistema centrale di Milano non è una passeggiata: «Si fanno verifiche molto accurate sulla documentazione», spiega, «si controlla la regolarità dei documenti, il casellario giudiziario, eventuali precedenti politici». Se questa procedura fosse decentralizzata sarebbe più facile. Ma se si chiede conto di questo arretramento strategico agli ex, le risposte sono di tutt’altro tenore. Ad oggi nessuno dei tre candidati sindaci pentastellati alle ultime tre tornate del capoluogo milita ancora al fianco di Di Maio. GLI EX

Il primo consigliere comunale 5 stelle d’Italia, eletto a palazzo dei Trecento a Treviso, oggi eurodeputato ma in corsa per la rielezione con +Europa, David Borrelli, spiega così: «C’è stata scarsa attenzione al territorio da parte di

«Decreto dignità e reddito di cittadinanza hanno fatto infuriare i nostri imprenditori»

Da sinistra Roberta Longhin, Gianni Pietro Girotto, David Borrelli e Domenico Losappio. La prima è l’unica candidata sindaco in lizza alle elezioni comunali del 26 maggio. Borrelli è stato il primo consigliere comunale grillino d’Italia, eletto a Treviso. Ma oggi è un ex

Partiti che rimpiccioliscono il loro simbolo, altri che mettono in evidenza il leader e altri ancora che spariscono, o quasi. È il caso del Movimento 5 stelle che alle prossime amministrative, in provincia di Treviso, sarà presente solo in un Comune, a Mogliano. Uno su cinquantasei al voto: la cura dimagrante dei pentastellati è servita. Nel passaggio dalla scheda delle europee a quella delle comunali, il 26 maggio, molti elettori del movimento rappresentato per anni da Beppe Grillo, e dal suo blog, sono destinati a rimanere a bocca asciutta. Malgrado un discreto numero di consiglieri comunali uscenti, nella Marca è solo una la rappresentanza territoriale che è riuscita ad ottenere lo status di lista a 5 stelle. Rispetto agli anni del boom grillino, appare davvero poca cosa. A Mogliano il movimento schiera Roberta Longhin per la carica di sindaco. Prende il testimone della consigliera uscente Cri-

stina Manes, proseguendo una tradizione che anche nel 2009 aveva visto la presenza di un candidato pentastellato. Per una prassi che si conferma, però, ce ne sono molte che sembrano estinguersi. MOVIMENTO ADDIO

In molti consigli comunali infatti si dirà addio ai 5 stelle: vale per Paese, Roncade, Ponzano, Casier, Zero Branco, Colle Umberto, Salgareda e Monastier. Le bandierine gialle retrocedono. Anche l’area di Pieve di Soligo che fa capo a una quasi deputata, Daniela Bolzan, risulta sguarnita. Come si spiega questa debacle anticipata per un partito che alle ultime elezioni politiche ha registrato un vero boom e che a livello nazionale esprime anche il più importante ruolo di governo nella carica del primo ministro Giuseppe Conte? «Continuiamo ad essere una forza politica basata sul volontariato», risponde Gianni Pietro Girot-

to, senatore che nel 2012 si era candidato alla carica di sindaco a Breda, «quindi dove c’è la volontà e la possibilità i cittadini si muovono, dove non c’è non ci sono facilitazioni economiche che arrivano dall’alto». Al suo secondo mandato Girotto spiega così l’arretramento dei 5 stelle: «Senza i 100 milioni di euro che abbiamo restituito ed essendo ancora completamente basati sul volontariato, non abbiamo sedi, uffici, e appunto soldi». Un altro esponente di punta del Movimento, il consigliere regionale, Simone Scarabel, inserisce il caso all’interno di un fenomeno complessivo di riorganizzazione: «Ci siamo presentati solo a Mogliano perché negli altri Comuni non avevamo i numeri», risponde, «in generale il panorama vede una forte riduzione delle liste e anche noi ne abbiamo risentito. Il paradosso è che tantissime persone ci votano per le politiche, ma quando si tratta di

esporsi, si fa fatica a trovare persone che accettino di scendere in campo». MANCANO GIOVANI

Il motivo, per Scarabel è anche anagrafico: «Noi abbiamo una base importante tra i più giovani. Oggi tutti i partiti hanno in prevalenza esponenti della generazione over 40, solo in casi eccezionali si trovano under 30. Il motivo è pratico: a quell’età i giovani fanno fatica ad attivarsi nella politica locale, la priorità è cercare un lavoro, una sicurezza economica e lavorativa». Da parte di Scarabel non manca un’apertura alla collaborazione dei 5 stelle nelle liste civiche: «Siamo in una fase di revisione del regolamento, non escludo che i nostri esponenti, entrando anche in una lista civica, possano portare avanti i capisaldi della nostra azione politica facendo gli interessi dei cittadini». Questo il modello pilota che potrebbe applicarsi già que-

chi è stato eletto a Roma, l’ho già dichiarato e lo ripeto. Per quanto riguarda la mia linea, mi confronto spesso con gli imprenditori e noto che non sono molto contenti delle scelte del governo: il decreto dignità, il reddito di cittadinanza non vanno nella direzione auspicata». Poi ai Trecento venne Alessandro Gnocchi, e ruppe dopo poco tempo. E oggi sempre a palazzo dei Trecento c’è un altro ex, Domenico Lo Sappio, oggi gruppo misto, le problematiche sono di metodo e di contenuto: «Si va dalla posizione ballerina sulla Pedemontana, sulla Tav e sul Tap fino all’assenza di collegamento tra i livelli superiori e il territorio. Oggi i meetup si stanno svuotando e gli attivisti sono sempre meno, io me ne sono andato perché ho visto traditi quasi tutti i principi fondanti del movimento. Se per dieci anni hai detto no Tav, niente alleanze e poi vai con la Lega e quando c’è l’autorizzazione a procedere contro Salvini vieni meno a questi principi...». — Matteo Marcon

il caso carraretto a casier

«Immigrati? Rete Sprar e integrazione» Il candidato della Lega va controcorrente «Sugli immigrati, è primaria l’adesione al progetto Sprar e/o stipulare un patto sociale tra coop/privati detentori dell’accoglienza e comune per un’integrazione organizzando corsi di orientamento civico». Estratto dal programma di un candidato sindaco. Ma non di centrosinistra: scrive Renzo Carraretto, candidato a Casier da una coalizione di centrodestra che vede la Lega azioni-

sta di maggioranza. Va controcorrente, sul punto. Se non altro perché la rete creata da Treviso con la giunta Manildo allinea 11 Comuni del comprensorio, ma nessuno di centrodestra o della Lega (certo, ora la capofila Treviso è governata dalla Lega). Ma c’è di più: Carraretto specifica nel programma l’attività per gli immigrati. «Si deve fornire agli immigrati

una base di conoscenze che porti a un concreto inserimento nel tessuto sociale locale». E, in particolare «aspetti di cultura italiana, Costituzione, diritti e doveri dei cittadini, istituzioni dello Stato italiano, servizi pubblici alla persona, sistema educativo italiano, orientamento professionale/lavorativo». Attenzione, sono gli ambiti formativi sin qui istituzionalizzati che le associa-

zioni impegnate nell’accoglienza hanno sempre gestito, ma ora messi a repentaglio – meglio, eliminati – dai tagli finanziari apportati dal governo gialloverde alla diaria (da 35 a 20 €), provvedimento che ha suscitato la rivolta di coop e associazioni. Contro le quali, va detto, si sono scagliati sia Salvini che il sindaco Conte, accusando le associazioni di fare business. Che Carraretto, o la

Renzo Carraretto

il caso

Manifesti leghisti spariti Arrivano i carabinieri Manifesti strappati e buttati nel cestino: il candidato della Lega sporge querela contro ignoti. Succede a Mogliano Veneto dove ancora una volta le questioni relative alla propaganda elettorale finiscono a carte bollate. Era successo già nel 2014, con l’approssimarsi del voto, quando a preparare il terreno alle elezioni fu una pioggia di verbali per irregolarità inflitti a diverse forze politiche. Il caso, per ora, è leggermente diverso. Mentre fioccano gli esposti incrociati e le lamentele di natura amministrativa (camioncini contestati, vetrofanie vietate e altro) il candidato del centro destra Davide Bortolato ha deciso di rivolgersi ai carabinieri per segnalare la rimozione delle “gigantografie” che lo ritraggono di fianco al governatore Luca Zaia. «Bandiere nei cestini, vignette infanganti, volantini e santini sottratti e buttati, scritte sui muri, affissioni strappate» commenta Bortolato su facebook «Questa è la democrazia che alcune persone si vantano di rappresentare! Sono questi che vogliono governare Mogliano? Per mesi abbiamo sopportato, ma abbiamo dovuto procedere con una denuncia contro ignoti per l'ennesimo sfregio subito». Il finale è una stoccata politica sul tema della sicurezza: «L'unica certezza è che se avessimo avuto almeno una telecamera in via Zermanesa (dove è avvenuto il distacco ndr) le indagini si sarebbero risolte quanto prima». A Treviso e in altri comuni dell’hinterland non interessati dalle elezioni amministrative, molti spazi pubblicitari per le elezioni (europee) restano ancora irrimediabilmente vuoti. — M.M.

stessa Lega di Casier, la pensino diversamente dal vicepremier? C’è anche, preliminarmente, un passaggio sulla caserma Serena. «Il Comune di Casier non può esimersi da responsabilità riguardo alle condizioni di vita degli ospiti e all’influenza che questi hanno sulla cittadinanza e lavorerà», scrive Carraretto, «partecipando a tutti i tavoli di concertazione e attuando tutti gli strumenti che veicolano verso una reale integrazione, fino ad arrivare alla chiusura progressiva del centro prima possibile, d’intesa anche con il comune di Treviso». E anche qui, con la linea dura della Lega fa capolino l’integrazione. — A.P.


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