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ATTUALITÀ
DOMENICA 7 LUGLIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
Lo scontro politico
Autonomie, Salvini frena dopo i sondaggi Pesa il timore di perdere consensi al Sud: il testo potrà essere modificato in Parlamento. Soddisfazione dei 5 Stelle Ilario Lombardo ROMA. «È un cambiamento
epocale, i cambiamenti storici che si fanno hanno bisogno di tutti gli approfondimenti del caso». Un tempo, nemmeno troppo lontano – qualche settimana fa insomma – Matteo Salvini assicurava che approvare la legge sulle autonomie differenziate era solo questione di giorni. Di ore, addirittura. Ora, invece, siamo agli «approfondimenti del caso», al tono giustificativo: «Non è un tira e molla» risponde Salvini dal Villaggio Coldi-
retti di Milano, confermando il vertice di domani dedicato alla norma sponsorizzata dalla Lega. Il 26 giugno, l’ira leghista sembrava tale che Salvini è arrivato a dire che continuando così il governo non sarebbe più andato avanti. Una settimana dopo, mercoledì, durante l’ultima riunione a Palazzo Chigi i toni del ministro dell’Interno erano molto meno ultimativi, sulle autonomie come sulla flat tax. Alla fine per il capo leghista il testo sul potere delle Regioni che uscirà dal Consiglio dei ministri sarà emendabile in Parla-
mento, dove il Carroccio certo non può contare su una maggioranza schiacciante di nordisti pronti a seguire Veneto e Lombardia. In realtà anche dentro la Lega si fa spazio un atteggiamento molto più scettico e prudente, alla luce anche di sondaggi sul fronte meridionale che avrebbero spaventato il leader. Il compromesso partorito, o quasi, è frutto di una frenata che in tanti hanno notato. Lo hanno notato, con una certa irritazione, i governatori Attilio Fontana e Luca Zaia, desiderosi di dare a veneti e lombardi quanto promesso
Il vicepremier Matteo Salvini
Il governatore della Lombardia ha perso la pazienza, domani il vertice a Roma «Chi non vuole l’autonomia vuole male a questo Paese. La crisi? Chiedete a Salvini»
Fontana: «Basta con i rinvii il M5S non ci prenda in giro» L’INTERVISTA
Alberto Mattioli e perfino a un gentiluomo di modi ineccepibili come l’avvocato Attilio Fontana, governatore della Lombardia, scappa detto un «mi sono rotto i c...», vuol dire che in casa leghista lo stallo della trattativa sull’autonomia regionale è considerato grave, benché forse non serio. Goccia che ieri l’altro ha fatto traboccare un vaso già pienissimo, l’intervista al «Messaggero» della ministra grillina per il Sud, Barbara Lezzi. Non ha gradito? «Sono rimasto sconcertato. Ma come? Di fronte ai risultati dell’ultimo vertice dove si erano appianate molte questioni, mi sembra l’intervista di chi ri-
S
mette in gioco tutto e con le solite banalità basate sul nulla, la contrapposizione fra unità e spaccature, regioni ricche e regioni povere. Se è così, è inutile che andiamo avanti». Che vuol dire? «Che è meglio che i grillini ci dicano chiaramente che l’autonomia non la vogliono. Ci stiamo lavorando alacremente da nove mesi, evitiamo di perdere altro tempo». Fanno melina, insomma. «Ci sono personaggi che credono di essere molto furbi, ma devono sapere che quando loro andavano a scuola io avevo già fatto la maturità. E non mi faccio prendere per il naso». Lo dice con il tono di chi pensa a un’altra parte anatomica. «Infatti». Il suo collega veneto Luca Zaia dice che le 23 competenze richieste non sono ogget-
Attilio Fontana governatore della Lombardia
to di discussione: o tutte o nessuna. «Ma è la Costituzione che le indica. Il fatto che qualcuno lo metta in discussione significa o che non ha letto la Costituzione oppure che è in malafede.
Tertium non datur. Io poi di competenze per la Lombardia non ne ho chieste 23 ma 20, ma l’autonomia è appunto anche questo». Però Salvini dice, testuale, che «tra il 100 e il 20 come
con un referendum. Lo hanno notato i 5 Stelle, in primis Luigi Di Maio, pronto a «immolarsi» per il Sud, l’unica parte d’Italia dove i grillini resistono allo scontento elettorale. Il Mezzogiorno come fortino e frontiera: il capo politico sa che è lì che punta Salvini per completare il suo capolavoro sovranista. È proprio per questo motivo che Di Maio è convinto che si possa spingere al massimo la trattativa a favore del M5S, a differenza di quanto sta accadendo sull’immigrazione. I grillini in parlamento parlano con i colleghi della Lega e leggono sul loro
volto che non c’è tutta questa voglia di affrontare una battaglia che fa molta presa sull’elettore storico del Carroccio ma rischia di rivelarsi un boomerang per le nuove ambizioni salviniane. Raccontano di sondaggi in mano al leader non promettenti sull’area meridionale. Alle camere, senza il supporto dei 5 Stelle non ci sono abbastanza voti per far passare la legge come la vuole la Lega. Salvini resterebbe con una scelta da prendere: accettare una versione più soft delle autonomie o far cadere il governo. —
punto di partenza ci si può trovare a mezza via», insomma si può discutere. «Vero. Si può discutere di tutto, ma a patto che la discussione sia seria. Però più passa il tempo e meno lo diventa. L’altra sera in tivù c’era con me un deputato del M5S che si diceva contrario alla riforma perché lui ha un’azienda con la sede legale in una regione e quella operativa in un’altra e se fosse passata la riforma non avrebbe saputo dove pagare le tasse. Vuol dire non aver capito nulla. Le tasse continuerà a pagarle, se le paga, dove l’ha sempre fatto». Salvini è possibilista perché questa dell’autonomia è una battaglia da «vecchia» Lega, quella federalista e nordista. «Vent’anni fa forse sì, adesso sicuramente no. Oggi non è più una battaglia di un partito, ma di tutta la società. All’ultimo Tavolo per la competitività della Lombardia, tutte le categorie, tutte tranne la Cgil, ci hanno chiesto l’autonomia. E attenzione: se noi continueremo a essere soffocati dalla burocrazia nazionale, andremo più adagio, ma la nostra difficoltà diventerà quella di tutto il Paese». L’autonomia vale la crisi di governo? «Questo deve chiederlo a Salvini. Io posso solo dire che
chi non vuole l’autonomia vuole male a questo Paese». Intanto lo chiedo a lei. Sarebbe per rompere con i grillini? «Io sono per la serietà. E l’unico governo di cui mi occupo è quello della Lombardia». Ammettiamo che l’autonomia non si faccia. Che reazioni ci sarebbero? «Quelle stesse categorie che l’hanno chiesta non sarebbero affatto soddisfatte, tranne forse la Cgil. Io sono stufo. Stufo che tutti gli ospedali mi chiedano di poter assumere dei medici che non possiamo assumere perché, nonostante i soldi ci siano e i bilanci siano in ordine, a Roma ce lo impediscono. Ricordo che c’è stato anche un referendum, un dettaglio che troppa gente dimentica. E che dopo il referendum la trattativa è andata avanti. L’autonomia non è più la richiesta di un partito, ma della nostra gente. Guai a deluderla». Intanto domani alle 14 a Roma c’è l’ennesimo vertice. Che cosa si aspetta? «Per me non è solo l’ennesimo, è anche l’ultimo. Se domani non succederà niente, se ci sarà un nuovo rinvio, prenderò atto che il Movimento l’autonomia non la vuole e non me ne occuperò più direttamente. Come forse le ho già detto, mi sono rotto i c...». —
L’ennesimo delfino di Berlusconi nel partito non scalabile
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FABIO BORDIGNON
IL COMMENTO
ombardare Arcore? Ehm, no, avete capito male: il «quartier generale» indicato come target da Giovanni Toti non è quello del leader-fondatore, bensì la vecchia classe dirigente forzista. L’interpretazione autentica della battuta maoista è arrivata dallo stesso governatore della Liguria. Ma la «rivoluzione d’Ottobre», annunciata ieri a Roma, deve fare i conti con un partito rimasto fin dal 1994 non-scalabile. La #MossaDel-
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Cavallo, si è detto, a proposito del percorso congressuale di Forza Italia. Ma, nonostante i trascorsi da Cavaliere, l’animale preferito da Berlusconi, quando si tratta di serrare le file e salvare la leadership, è sempre lo stesso: il delfino. Ne abbiamo visti tanti, nella storia di Fi. E anche la scelta di affidare il coordinamento pro tempore al tandem Toti-Carfagna appare ancora una volta finalizzata a sedare il fermento interno, contenere le ambizioni dei “diversa-
mente riottosi” e, in definitiva, conservare lo status quo. La psicologia del #LeaderEterno, del resto, non contempla la successione. Qualsiasi cessione di sovranità, nel partito personale, deve essere controllata dall’alto. Il conflitto è ammissibile solo se non investe il vertice, ed è funzionale alla sua riaffermazione. A chi finisce nel delfinario azzurro, allora, rimangono due sole opzioni: 1) fare il downgrade delle proprie ambizioni, accettando di
competere per qualche spazio di potere all’ombra di una leadership inarrivabile; 2) affrontare il mare aperto, con un progetto politico alternativo. Giovanni Toti, che nei profili social continua a definirsi «consigliere politico del Presidente», è schiacciato tra queste due prospettive. Visto che Fi, in caduta elettorale, ha sempre meno da “offrire” ai propri rappresentanti, non a caso impegnati in una constante guerriglia. Fuori dal
partito, rimane il sogno – già accarezzato da Casini, Fini, Alfano, Fitto, Parisi... – di un nuovo soggetto centrista. E l’incubo di ritrovarsi irrilevanti. Al più, a fare da stampella moderata alle ambizioni di un altro capitano. Toti che, dato il cognome, di stampelle dovrebbe intendersi, da tempo mostra maggiore feeling con la Lega e con Salvini. Ma sa anche che l’unica sua “dote” coincide con le rovine dell’impero forzista. Quindi, temporeggia.
La kermesse di ieri, presentata qualche settimana fa come anticamera della scissione, è diventata la piattaforma per la corsa congressuale: una Leopolda senza rottamatori. Rimane la richiesta delle primarie, ribadita con forza al teatro Brancaccio. La discussione sulle regole si aprirà ufficialmente martedì prossimo. Se davvero dovesse passare l’idea di una consultazione popolare, aperta, competitiva, si tratterebbe, dalla creazione di FI, del più significativo passo oltre il Fondatore. Ma questo – possiamo starne certi – lo sa per primo Berlusconi. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Nordest
TEMPORALI E GRANDINATE IN VENETO E FRIULI Temporali e grandinate ieri in Veneto e Friuli, diluvio a tratti anche a Lignano sul concerto di Jovanotti. La Protezione Civile aveva già diramato l’allerta gialla
Domenica 7 Luglio 2019 www.gazzettino.it
Colline del Prosecco, l’ora del verdetto `Zaia: «Tutti i Paesi favorevoli, incrociamo le dita». L’incontro Stasera a Baku la votazione per l’iscrizione al Patrimonio mondiale dell’umanità. È l’unica candidatura italiana in pista col presidente dell’Arzebaigian: «Interessato alla realtà veneta» `
L’ATTESA dal nostro inviato
BAKU (AZERBAIGIAN) Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene volano verso l’iscrizione al Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Potrebbe arrivare già nel pomeriggio di oggi, dalla 43esima sessione dell’Unesco in corso a Baku, la decisione finale del World heritage committee (Whc) sull’unica candidatura italiana in pista, arrivata in Azerbaigian con il parere positivo dell’International council on monuments and sites (Icomos). Convinti i tecnici, restano da persuadere i politici: non a caso il capo-delegazione sarà Gian Marco Centinaio, ministro del Turismo, affiancato da Luca Zaia, governatore di un Veneto che sogna di replicare l’emozione olimpica di due settimane fa.
Fra gli altri, ad esempio, Zaia ha incontrato Ilham Alyev, presidente dell’Azerbaigian: «Insieme – riferisce – abbiamo affrontato vari argomenti: la nostra candidatura, il loro padiglione alla Biennale di Venezia, la possibilità di un volo diretto fra i nostri due Paesi. L’Azerbaigian è fortemente interessato a intraprendere rapporti con la realtà veneta e soprattutto relazioni con le imprese venete, per differenziare un’economia al momento prevalentemente legata al petrolio». Ma naturalmente l’inserimento nella prestigiosa lista internazionale rimane al centro della scena, ben al di là dei confini trevigiani, a giudicare
dall’enfasi con cui Centinaio si prepara alla missione: «Questa sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco è motivo di orgoglio per l’Italia intera, che sarà protagonista agli occhi del mondo con una candidatura d’eccellenza, frutto di un lungo impegno e lavoro. Abbiamo partecipato attivamente e con forte motivazione a tutto il processo di valutazione e alle riunioni tecniche giungendo alla definizione di un dossier autorevole per il “valore universale eccezionale” delle colline del Prosecco, basato sugli attributi del mosaico agrario del paesaggio. L’iscrizione alla lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità rappresenterebbe un volano
straordinario di attrattività per questa zona del Veneto ricca di storia, cultura e tradizioni. L’attenzione universale verso il territorio in cui ha origine uno dei prodotti simbolo del made in Italy di qualità, rafforza la convinzione che si debba proseguire nella promozione dell’enoturismo, che sempre di più individua nell’Italia un paesaggio di eccezionale valore mondiale».
I CONSULENTI È proprio su questo che pone l’accento anche il professor Amerigo Restucci, il primo a guidare il comitato scientifico della candidatura veneta: «Pensiamo solo a tutti i casotti, vecchie stalle o magazzini, che ab-
Ue-Mercosur
Cambieranno nome le bollicine brasiliane
GLI INCONTRI Al netto dei ritardi che potrebbero far slittare tutto a domani mattina, l’appuntamento cruciale è in calendario fra le 15 e le 18 di oggi, secondo il fuso azero cioè due ore avanti rispetto a quello dell’Italia. Nell’occasione prenderanno la parola Centinaio e Zaia, dopodiché i vertici del comitato scientifico potranno rispondere alle eventuali domande dei rappresentanti del 21 Paesi chiamati al voto. La riunione ufficiale è stata comunque preceduta in questi giorni, e pure in queste ore, da una serie di colloqui più informali ma non meno importanti, nella tessitura delle relazioni diplomatiche che vanno anche al di là della questione Unesco.
IL PRESIDENTE NARDI: «IL TITOLO DELL’UNESCO CI DAREBBE L’OPPORTUNITÀ DI ACCELERARE IL PERCORSO DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E SOCIALE»
biamo censito in oltre 200 pagine e che potranno essere riqualificati, diventando un albergo diffuso per l’attrazione dei turisti». Aggiunge Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Superiore Docg, oltre che dell’associazione temporanea di scopo dedicata alla candidatura delle colline di Conegliano e Valdobbiadene: «Siamo consapevoli di essere un territorio marginale e di dover faticare più degli altri per promuoverlo. Il titolo dell’Unesco ci darebbe l’opportunità di accelerare il percorso di sostenibilità ambientale e sociale, attraverso scelte condivise da parte dei Comuni e con la regìa della Regione». Bisognerà però ot-
`L’accordo Ue-Mercosur
A BAKU Il governatore Luca Zaia con l’ambasciatore italiano presso l’Unesco, Massimo Riccardo
concluso venerdì garantisce tutela a circa 350 prodotti a indicazione geografica europei, tra cui 57 Dop e Igp italiane, nei mercati di Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. Nei casi di denominazioni contese, come per esempio il Prosecco in Brasile (dove esiste una varietà di uva registrata con questo nome) l’Ue è riuscita a ottenere la graduale rimozione dal mercato della denominazione pre-esistente. Grana Padano e Parmigiano Reggiano saranno protetti, ma sarà riconosciuto a un gruppo ristretto di aziende dei paesi del Mercosur di poter continuare a usare denominazioni locali (non l’anglosassone parmesan). Termini come grana e parmesao potranno essere usati solo in Brasile, reggianito e parmesano solo nei paesi ispanofoni, con misure che vietano evocazioni ingannevoli sull’origine (no a bandiere, monumenti, paesaggi tipici).
tenere almeno 14 voti favorevoli, cioè i due terzi dell’assemblea. Afferma il paesaggista Leopoldo Saccon, coordinatore dei consulenti locali: «Non è mai successo che, in ambito Unesco, una valutazione tecnica positiva sia stata sconfessata in sede politica. Ma per scaramanzia non dirò altro... Tengo però ad evidenziare che Icomos ha particolarmente apprezzato il cambio di strategia impresso dall’ultima versione del dossier, curata dal professor Mauro Agnoletti. Da una parte la scelta di puntare tutto sull’eccezionalità di questo paesaggio e delle sue componenti, frutto del modo con cui gli agricoltori hanno saputo adattarsi a una forma fisica particolare creando un sistema di coltivazioni con ciglioni e una strutturazione a mosaico, risultato di una lunga storia evolutiva, economica e sociale di un’area che si è rivelata particolarmente resiliente alle trasformazioni. Dall’altra la decisione di ridurre la core zone, cioè l’area principale, con l’impegno a riqualificare la buffer zone, cioè la fascia cuscinetto». Insomma il lavoro è stato fatto. E pure le bottiglie di Prosecco Superiore, inviate dal Consorzio della Docg, sono già arrivate all’ambasciata italiana in Azerbaigian. Ma ai brindisi ancora non si pensa: prima occorre convincere i contrari di un anno fa in Bahrein. Il governatore Zaia, intanto, incrocia le dita: «Abbiamo fatto i compiti per casa - diceva ieri in un videomessaggio da Baku -, direi che qui il clima è positivo, un po’ tutti i Paesi hanno dichiarato che sono assolutamente favorevoli alla nostra iscrizione e speriamo vada bene. Per noi si realizza il sogno dopo 10 anni dalla presentazione fatta nel 2009 di quest’idea, che poi è diventato un dossier, per tutelare le nostre Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Incrociamo le dita». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
A petto nudo a San Marco, primo veneziano multato IL CASO VENEZIA (da.sca.) A suo modo può dire di essere protagonista di un record: è il primo veneziano a essere stangato dai vigili per “torsonudismo”, pratica finita tra quelle messe all’indice dal Comune nel nuovo regolamento di polizia urbana. Infatti girare tra le calli a petto nudo (o con abiti oltremodo discinti) non si può. Norma pensata per i turisti “cafoni”, soprattutto, ma ieri applicata con inflessibile determinazione anche a un pittore di piazza veneziano. Non uno qualsiasi, ma tal Franco Dei Rossi, di professione sì pittore, ma con l’hobby di inseguire e far catturare i borseggiatori. Leader storico dei “Cittadini non distratti”, gruppo civico quotidianamen-
te impegnato in una sorta di “guardie e ladri” con le bande che percorrono il centro storico, Dei Rossi è stato uno dei promotori delle manifestazioni anti-borseggiatori organizzate con foto dei malviventi, magliette e cartelli. Sua - e del suo gruppo - l’iniziativa di mettere adesivi per avvisare i turisti dei pericoli di essere derubati su imbarcaderi e vaporetti. Uno che, oltre a rincorrere i malviventi (è capitato, così come è capitato che qualcuno di loro lo minacciasse) rincorre, a suo modo, anche una certa idea di legalità, in un rapporto di collaborazione mista a rivalità con la polizia municipale. Che ieri ha applicato alla lettera il regolamento, multandolo con 250 euro perché era senza maglietta alla sua postazione di lavoro in Riva degli Schiavoni a
San Marco.
LA PROTESTA
notare che me l’ero tolta un attimo per il caldo, ma obbedisco. Se ne vanno e dopo un po’ me ne vado anche io. Torno un paio di ore dopo, vestito. E tornano anche i vigili che mi fanno il verbale: 250 euro. Resto allibito. Farò ricorso. Ma mi domando se questo è il buon senso che, quando fu approvato il regolamento, l’assessore annunciò, dicendo che soprattutto all’inizio il regolamento sarebbe stato applicato con gradualità. Alla faccia. Qui a San Marco succede di tutto, compresi i venditori abusivi di giochi a ogni ora del giorno e della notte. Ma sinceramente, da veneziano, non mi va di essere considerato uno che manca di rispetto alla città».
Dei Rossi la racconta così: «Ero appena arrivato con i miei quadri e i cavalletti in postazione, me li ero portati a spalla come faccio ogni giorno e, per il caldo, mi ero tolto la maglietta. Avevo bisogno di rinfrescarmi. Arrivano due vigili e mi fanno: “lei è a petto nudo, si rimetta la maglietta”. Faccio
SANZIONE DI 250 EURO A UN PITTORE DI PIAZZA «APPENA ARRIVATO CON I MIEI QUADRI MI ERO TOLTO LA MAGLIETTA UN ATTIMO PER IL CALDO»
IMPEGNATO Franco Dei Rossi, leader dei Cittadini Non Distratti
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Nordest
Domenica 7 Luglio 2019 www.gazzettino.it
I numeri
130 I metri di lunghezza dell’edificio, alto come un palazzo di 7 piani MONSIGNORE Michele Tomasi
L’altoatesino Tomasi nuovo vescovo a Treviso LA NOMINA
30 I milioni di euro l’anno previsti dall’indotto portato dall’impianto
IL PROGETTO PADOVA Sarà il più grande polo convegnistico del Veneto, capace di 3.500 posti. Ma anche un vero e proprio motore dell’economia con un indotto su alberghi e negozi per almeno 30 milioni di euro l’anno. Il nuovo centro congressi di Padova è in costruzione nella zona della fiera. In una posizione strategica che servirà per venderlo meglio sui mercati internazionali quando sarà finito. A dieci minuti dagli Scrovegni e dal centro, a poche decine di metri dalla stazione dove qualche convegnista renitente potrà infilarsi per vedere Venezia, ha già vinto rispetto alle torri nel deserto delle zone industriali. Un’iniziativa completamente in mano a Camera di Commercio, Comune e Provincia che stanno investendo 22 milioni di euro, dopo aver capitalizzato Fiera Immobiliare, la cassaforte, fino a 65 milioni.
Così nasce a Padova il polo dei congressi `Sorgerà nel cuore dell’area universitaria Tra un anno sarà completato il più grande centro convegnistico del Veneto Le sale modulabili da 75 a 3.500 posti `
OPERA Sopra l’interno della sala principale del centro congressi, che potrà ospitare fino a 3.500 persone. Nelle altre foto, la situazione dei lavori nel cantiere
IL QUARTIERE È la prima grande opera dopo 30 anni e dimostra la vocazione che intende prendere Padova, sempre più orientata a “città della conoscenza”. Il centro congressi nascerà nel cuore dei dipartimenti scientifici dell’Università che infatti costruirà nel quartiere fieristico un hub dell’innovazione, e a poche centinaia di metri dal nuovo ospedale da 650 milioni di euro, pensato dalla Regione come il faro dell’eccellenza medica regionale con cui dialogherà a colpi di luminari. Lo abbiamo visto dal di dentro per la prima volta a un anno dall’apertura dei cantieri e la sua imponenza è impressionan-
IL PROGETTO È DELL’ARCHISTAR GIAPPONESE KENGO KUMA. TRONCHI ALTI 20 METRI SIMULERANNO I PORTICI DEL CENTRO
te: 130 metri di lunghezza e 25 di altezza, come un palazzo di sette piani. Basti pensare che nella sala Giotto, capace di 1600 posti, il più lontano dei convegnisti starà seduto a 16 metri d’altezza, guardando il suo relatore a 47 metri di distanza.
IL PROGETTO Il progetto è dell’archistar giapponese Kengo Kuma che non ha risparmiato le citazioni. Ora siamo al grezzo ma tutt’intorno al perimetro saranno piazzate delle paraste, giganteschi tronchi sagomati, alti 20 metri che simuleranno i portici del centro cittadino. E in omaggio all’ossessiva ricerca dello spazio nella sala Giotto da 1600 posti, vi sarà un’intera tribuna da 330 posti capace di ripiegarsi su se stessa e sparire addossata al muro. Sia questa che l’altra sala grande, la Mantegna, capace di 1100 posti, potranno trasformare la capienza con un sistema di pareti scorrevoli di cui si vedono già i tralicci in acciaio. Mantegna e Giotto si svilupperanno nei piani superiori a sinistra e a destra della galleria centrale. Invece a piano terra saranno allestite 5 sale da 150 posti, scomponibili in 10 da 75 posti, adatte anche come aule universitarie. La galleria centrale riceverà luce direttamente da un immenso lucernario posato su travi di legno. E l’impressione, en-
trando, sarà amplificata dal fatto che per accedere si dovrà salire una gradinata al culmine della quale si troverà un podio con incastonato un portale intarsiato, opera dell’architetto Strazzabosco, salvato dal vecchio palazzo delle Nazioni, demolito. Ma ci sarà anche una doppia cornice, stavolta alta 20 metri e lunga 50, di acciaio rivestito di lamiera stirata. Completano il quadro un bistrot e all’ultimo piano con vista sulla città un ristorante per il catering da 250 posti.
TREVISO Il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Treviso monsignor Michele Tomasi, che prende il posto di monsignor Gianfranco Agostino Gardin. Bolzanino di 54 anni, Tomasi è stato prima parroco a Merano e a Vipiteno, in seguito rettore del Seminario di Bressanone. È, tra l’altro, membro del Comitato etico della Caritas. Bolzano è legata a Treviso dalla persona del beato Enrico, povero tra i poveri, sottolinea la Caritas di Bolzano. «Quando mi è stata comunicata la notizia avevo un gran desiderio di dire di no, ma poi ho pensato al significato profondo della vocazione. Da sempre la mia vocazione è stata quella di annunciare il Vangelo e se ora vengo chiamato a farlo a Treviso, allora sono pronto». Così il vescovo Tomasi subito dopo la nomina «Faccio fatica ad andare via da qui, dove è la mia vita - ha aggiunto - mi sento sudtirolese e altoatesino. Faccio parte di questa Diocesi e di questa terra».
BENVENUTO
L’opera - dicono alla Intercantieri Vittadello che con il Consorzio Pedron si è aggiudicata l’appalto - sarà pronta fra un anno, in questo periodo. Dopo il via della Commissione pubblico spettacolo toccherà ai soci pubblici far funzionare al macchina, probabilmente da ottobre del 2020. In tempo per celebrare, con Mattarella, Padova capitale europea del volontariato. Mauro Giacon
A dare il benvenuto in Veneto al nuovo vescovo di Treviso anche il governatore Luca Zaia: «Saluto con amicizia e con spirito di viva attesa don Michele Tomasi, nominato nuovo vescovo di Treviso. Sarò ad accoglierlo con il caloroso benvenuto di tutti i trevigiani quando prenderà possesso della diocesi della Marca. La sua nomina e la sua storia personale sono uno stimolo per la comunità trevigiana e le sue istituzioni. Il vescovo Michele ci avrà al suo fianco nel comune impegno al servizio delle persone, nella tutela del lavoro e nel cercare di valorizzare i fondamenti sociali della nostra convivenza civile, con un occhio di riguardo ai bisogni delle persone più fragili». Zaia ha promesso collaborazione: «Anche se con ruoli distinti e diverse responsabilità assicuro già da ora attenzione e sostegno alla sua missione episcopale, in uno scambio collaborativo di idee e progetti».
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MATTARELLA
FI, i veneti restano con Berlusconi. E puntano sull’autonomia IL VERTICE VENEZIA Le elezioni Europee sono state una batosta: il 6 per cento in Veneto, superati addirittura dai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Ma gli azzurri vogliono rialzare la testa e, soprattutto, prepararsi alle elezioni Regionali in programma il prossimo anno. Senza cedere a tentazioni scissioniste, tant’è che i parlamentari veneti di Forza Italia, benché invitati, hanno disertato la manifestazione organizzata ieri pomeriggio da Giovanni Toti al teatro Brancaccio a Roma. Una decisione presa collegialmente martedì scorso in una riunione a Montecitorio e che ha costret-
to qualche parlamentare, come il trevigiano Raffaele Baratto, a disdire il pullman prenotato per l’occasione. Insomma, gli azzurri veneti restano al fianco di Silvio Berlusconi, ma non hanno intenzione di restare fermi e assistere al declino del partito. Tanto che sono pronti a ripartire con l’azione politica. A partire dall’autonomia.
ministrative la nostra classe dirigente ha ottenuto un ottimo risultato - ha detto Bendinelli Si è votato lo stesso giorno, ma il risultato è stato differente. E la differenza l’ha fatta la caratterizzazione territoriale. La Lega di Salvini si caratterizza per le battaglie sulla sicurezza e sull’immigrazione, a noi manca una caratterizzazione su alcune tematiche».
E quindi? «Quindi - dice Bendinelli - stiamo ragionando su una regionalizzazione del partito». La vecchia idea di Forza Veneto? «Non ci dissociamo da Arcore, sia chiaro, ma vogliamo puntare sulla caratterizzazione territoriale. E cominceremo con l’autonomia. Non permetteremo che le richieste di oltre 2 milioni di veneti vengano annacquate dalla Lega solo perché deve scendere a patti con il M5s. L’istanza di autonomia parte da noi, ricordiamocelo, e dev’essere autonomia vera».
IL DIRETTIVO Nella riunione del direttivo regionale svoltasi l’altro giorno a Padova, il coordinatore veneto di Forza Italia Davide Bendinelli ha analizzato con i colleghi parlamentari e i coordinatori provinciali l’esito del voto del 26 maggio. «Alle Europee siano andati male, ma alle Am-
BENDINELLI: «LA LEGA NON PUÒ ANNACQUARE IL VOTO DI DUE MILIONI DI CITTADINI SOLO PERCHÈ DEVE SCENDERE A PATTI CON IL M5S»
L’OBIETTIVO
COORDINATORE Davide Bendinelli
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Quanto alle Regionali, Forza Italia non esclude alcuna ipotesi: «Se sarà possibile la coalizione del centrodestra, bene. Se in-
vece la Lega vorrà correre da sola - sempre ammesso che il candidato sia ancora Luca Zaia - noi comunque ci saremo. Siamo ottimisti, pieni di idee e pronti per ripartire. Abbiamo coinvolto e coinvolgeremo ancora gli amministratori che si rifanno all’area di centrodestra, anche se non iscritti a Forza Italia ma che si identificano nel nostro messaggio politico. E ribadiamo come la nostra identità è non solo nazionale, ma anche specificatamente veneta. Di qui l’impegno di dare il massimo nella battaglia per l’autonomia, essenziale per il nostro territorio. L’obiettivo, appunto, è trovarci pronti per le prossime elezioni regionali». Al.Va. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IX
Padova
Domenica 7 Luglio 2019 www.gazzettino.it
Niente chiusura, la casa per studenti “Ederle” è salva
Iscrizioni a scuola, 6mila i ragazzini non sottoposti alle vaccinazioni
`A confermarlo
l’assessore regionale all’istruzione Donazzan
Multe fino a 500 euro per gli “irregolari”, ai più piccoli è vietato l’ingresso all’asilo `
SANITÀ PADOVA In tutta la provincia oltre
6 mila bambini e ragazzi non sono in regola con le vaccinazioni. Nel Comune di Padova dodici bimbi sono stati esclusi da nidi e materne dal 10 marzo scorso, termine ultimo per presentare alle scuole i documenti comprovanti l’avvenuta vaccinazione. La legge Lorenzin, varata nel 2017, infatti prevede che negli asili nido e nelle scuole materne i bambini non in regola con i dieci vaccini obbligatori indicati dal provvedimento non possano più entrare in classe. Per le elementari e le medie si va invece incontro a una sanzione da 100 a 500 euro.
I NUMERI Nel territorio dell’Ulss 6 Euganea gli ultimi dati ufficiali parlano di 1.857 bimbi, da 0 a 6 anni, non in regola con le vaccinazioni. Al primo settembre scorso erano 2.054. Da 6 a 16 anni, invece, non sono in regola 4.470 bambini e ragazzi. In questo caso, al primo settembre scorso erano 4.506. In Veneto dal 2007 è stata attivata un’anagrafe digitale per tenere traccia delle vac-
UNIVERSITÀ PADOVA «La residenza Ederle
cinazioni. Il sistema ha semplificato la verifica delle autocertificazioni, anche nel caso di vaccinazioni tardive. Le scuole infatti hanno potuto verificare l’effettiva vaccinazione in autonomia. Entro il prossimo 10 luglio, le famiglie dovranno presentare alle scuole la documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie per la frequenza scolastica o la formale richiesta di vaccinazione all’Ulss 6. Per quest’anno scolastico 2019-2020, infatti, non sono previste proroghe, come invece accaduto lo scorso anno con la circolare dei ministri Grillo-Bussetti.
LA LEGGE In attesa che venga approvato il nuovo provvedimento, all’esame in Parlamento e che prevederebbe il cosiddetto ‘obbligo vaccinale flessibile’, resta dunque in vigore la legge Lorenzin. La legge prevede l’obbligo della vaccinazione per le iscrizioni all’asilo nido e alla scuola materna e, con modalità diverse, riguarda anche le scuole elementari, scuole medie e i primi due anni delle superiori, fino ai 16 anni. Di conseguenza i bambini da zero a sei anni non in regola con le vac-
LA PROFILASSI Tutte le famiglie devono mettersi in regola
cinazioni non possono accedere agli asili nido e alle scuole dell’infanzia; bambini e ragazzi nella fascia d’età da 6 a 16 anni potranno entrare a scuola. In entrambi i casi, se i genitori rifiuteranno ripetutamente di far vaccinare i figli dopo colloqui e solleciti da parte delle aziende sanitarie locali, incorreranno nelle
sanzioni pecuniarie previste dalla legge. Le vaccinazioni obbligatorie previste dalla legge sono dieci. Si tratta di anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella. Elisa Fais
non verrà chiusa. Per l’anno accademico 2019-2020 l’Esu di Padova garantisce la normale apertura della casa per studenti di via Belzoni». È quanto dichiara l’assessore regionale all’istruzione, università e diritto allo studio del Veneto, Elena Donazzan, in una nota congiunta con il direttore dell’Esu di Padova, Stefano Ferrarese. «Il Consiglio di amministrazione dell’Ente per il diritto allo studio universitario di Padova nella riunione del 24 giugno scorso ha deciso di mettere a bando la progettazione per i lavori di ristrutturazione, per essere pronti, anche in vista di eventuali bandi ministeriali per la riqualificazione delle residenze universitarie – spiegano – L’Esu di Padova ha varato un piano di manutenzione di 3 milioni e 800 mila euro per le 18 residenze universitarie, ha dato avvio alla progettazione del nuovo punto mensa San Francesco e ha deliberato un investimento di 40 mila euro per il miglioramento dei posti per disabili. Per abbattimento delle barriere architettoniche e impegno a garantire il diritto allo studio agli studenti disabili l’Esu di Padova si conferma una eccellenza a
livello nazionale». Dispiacciono inutili allarmismi e false notizie, aggiunge l’assessore Donazzan, replicando al Sindacato degli Studenti: «Gli amministratori dell’Esu di Padova sono impegnati a qualificare, razionalizzare e implementare i servizi resi agli studenti, ottimizzando al meglio le risorse, grazie anche ad una vittoriosa operazione di recupero legale dell’Imu indebitamente riscossa dal comune di Padova sulle 18 residenze universitarie. Il direttore Ferrarese ha vinto anche il ricorso in appello davanti la Commissione tributaria regionale per l’accertamento Imu 2012-13-14-15: la sentenza di secondo grado ha confermato che l’Esu non è tenuta a pagare l’Imu sulle Case dello studente di proprietà dell’Università che attualmente gestisce per garantire il servizio di alloggio agli studenti universitari». F.Capp.
ALLOGGI La Ederle resta aperta
energia,
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PIOVE DI SACCO - MONSELICE - ESTE
DOMENICA 7 LUGLIO 2019 IL MATTINO
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Una bomba ecologica Dalla relazione finale del Comune di Pernumia sulle operazioni di smaltimento spunta un capitolo allarmante sulla presenza di rifiuti pericolosi
Il sito C&C utilizzato come discarica d’amianto In paese si raccolgono firme: «Troppi veleni» IL REPORTAGE
Gianni Belloni
O
ra parlano i documenti: il sito della C&C è utilizzato anche oggi come discarica di rifiuti pericolosi come l'amianto. Nella relazione finale del Comune di Pernumia relativa ai lavori di smaltimento dei rifiuti, avvenuti tra febbraio e marzo di quest'anno, si legge del «ritrovamento di amianto da parte del personale della Garc Spa». Ritrovamento che avviene il 7 marzo, mentre l'11 febbra-
Gli addetti alla bonifica hanno ritrovato interi bancali di scorie abbandonati nell’area io, leggiamo sempre nella relazione, «all'arrivo nel cantiere, il personale trova il lucchetto rotto di accesso al cantiere». D'altronde nella relazione del 2007, a cura della Engineering srl su incarico della Provincia di Padova, che descrive l'esito del lavoro di caratterizzazione del materiale presente in uno dei capannoni dell'ex fabbrica Magrini Galileo di Pernumia, non si fa cenno alla presenza di amianto. Il ritrovamento dell'amianto è confermato anche dai responsabili dalla Garc Spa, la ditta di Carpi che ha effettuato il parziale smaltimento del-
Ecco come si presenta oggi l’interno del capannone della C&C a Pernumia: ci sono ancora migliaia di tonnellate di rifiuti da smaltire. A destra due delle big bags piene di scorie d’amianto ritrovate nell’area
la discarica abusiva della C&C, che parlano di tre bancali di materiale. Non una quantità abnorme, ma la conferma materiale delle preoccupazioni espresse dal comitato dei cittadini che, dai primi di giugno di quest'anno, hanno lanciato una raccolta di firme per chiedere adeguate misure di prevenzione perché il sito risulta incustodito e alla
mercé di chiunque voglia continuare ad utilizzarlo come discarica. «D'altronde non è la prima volta che il sito viene utilizzato come discarica abusiva», racconta Loredana Turatto, del Comitato SoS C&C, «nel 2015 sono stati scaricate sul piazzale diverse big bags con del materiale grigiastro all'interno». I lavori di smaltimen-
monselice
«Qualità dell’aria condizionata dalla presenza della cementeria» I test dell’Arpav presentati dalla Provincia e relativi al 2015 collegano i livelli di microinquinanti al tipo di produzione industriale MONSELICE. La Provincia ha presentato alle associazioni di categoria il piano regionale di tutela e risanamento dell’atmosfera e i dati Arpav sulla qualità dell’aria con la stima di emissioni di microinquinanti riferite al 2015 a Padova, Cittadella, Este, Piove di Sacco e Monselice. Esclusa Padova, i quantitativi di Nox (ossidi di azoto), PM10 (polveri fini) e di BaP (benzo (a) pirene) sono simili. Il dato allarmante è che a Monselice la quantità di NOx deriva per il 64,18% da industria e proces-
si produttivi, mentre il 30,01% da trasporto su strada per la presenza di due statali e l’autostrada. A Cittadella i valori NOx sono dati per il 60,93% da trasporto su strada e 12,27% da industria, Piove di Sacco 62,13% da trasporto e 8,37% da industria, Este con il 56,17% dato da trasporto e 11,35% da industria. A Monselice, dunque, l’inquinante è prodotto principalmente dall’industria. Nella relazione si può leggere chiaramente: «In considerazione della presenza della cementeria, il contributo maggiore per gli NOx proviene dal comparto industriale, seguito dal trasporto su strada, e tali percentuali non variano di molto nella stagione fredda rispetto alla stima annuale. A causa
della presenza predominante di tale fonte, l’emissione di NOx da combustione nel settore residenziale è ridotta al 3%», in quantità simili agli altri comuni padovani». Il leader ambientalista Francesco Miazzi a questo punto ricorda al sindaco che «l’impianto a ridosso del centro abitato e di diversi plessi scolastici è un impianto insalubre di 1a classe e per legge andrebbe delocalizzato. L’apporto inquinante è così rilevante in tutti i periodi dell’anno, da provocare una criticità ambientale costante e pericolosa per la salute dei cittadini. Pertanto rilanciamo il nostro appello per una chiusura (prima possibile) di questa fonte emissiva». — Giada Zandonà
to, svolti quest'anno, hanno comunque segnato un passaggio positivo nella triste storia della C&C. Dei 1,2 milioni stanziati per l'asporto di 3.600 tonnellate si è realizzato un risparmio grazie ai ribassi di gara grazie al quale sarebbero state asportate, da quanto assicurano i responsabili della Garc Spa, più di 5mila tonnellate. Rimangono co-
munque 44mila tonnellate di rifiuti pericolosi ricoverati in un capannone fatiscente e esposti ai quattro venti. Dopo l'inchiesta per traffico illecito di rifiuti che aveva portato in carcere 6 persone, nel marzo del 2005, nel 2007 il titolare della C&C Maurizio Cappelletto patteggiò la pena con altri otto imputati. Le indagini presero il via grazie alla mobilitazione dei cittadini residenti che prelevarono un campione del materiale accidentalmente caduto da un camion in entrata e lo fecero esaminare da un laboratorio a propri spese, per poi denunciare il tutto alla magistratura. L'area dove si svolgevano i traffici della C&C è di proprietà della Cedro srl di Roma, responsabile per legge delle attività che si svolgevano all'interno e, in linea di principio, tenuta a pagare i costi della bonifica.
«A noi risulta siano in pesante ritardo con il pagamento delle imposte comunali», ricordano dal Comitato, «abbiamo richiesto all'amministrazione che si procedesse con un esproprio, ma non abbiamo avuto riscontri». Secondo i calcoli del Comitato sarebbero necessari 10 milioni di euro per completare l'asporto dei rifiuti della C&C. L'assessore regionale all'ambiente Roberto Marcato, all'epoca dell'inchiesta a capo dell'assessorato all'ambiente della Provincia, ha garantito una cabina di regia per l'intercettazione di fondi europei. Si tratterebbe comunque di soldi pubblici. Secondo uno studio della Guardia Forestale la C&C, e la Digamma, sua società sorella, in un anno ricavava circa 4 milioni di euro dalla sua attività a fronte di costi per 765mila euro. —
MESTRE
DOMENICA 7 LUGLIO 2019 LA NUOVA
l’inchiesta
Tre indagati per i rifiuti abusivi accumulati al parco S.Giuliano Sotto inchiesta il direttore lavori del Comune e i responsabili delle ditte al lavoro 45 i metri cubi da smaltire, ma l’Home Venice Festival si svolgerà regolarmente Il pubblico ministero Andrea Petroni ha convalidato il sequestro conservativo dei due cumuli di terreno presumibilmente inquinato (scavato nei fondali del parco di San Giuliano, nato su una vecchia discarica industriale e poi di rifiuti): 45 metri cubi scavati per far posto agli impianti del Home Venice Festival, non smaltiti, ma accumulati a ridosso del polo nautico, richiamando l’attenzione dei carabinieri del Nucleo Forestale, che nei giorni scorsi vi hanno messo i sigilli. Il pubblico ministero ha aperto un fascicolo di indagine per gestione illecita di rifiuti, iscrivendo al registro degli indagati - atto dovuto in questa fase, per permettere tutte le verifiche del caso, con la nomina di consulenti di parte - il direttore dei lavori, il dirigente del Comune di Venezia Roberto Buzzo, e gli imprenditori rappresentanti delle ditte al lavoro, Ugo Guglielmo Brunelli e Roberto
Venturini, veronesi. Si è nelle primissime fasi delle indagini e - quel che più conta - dovranno essere effettuate analisi sulla qualità delle terre, scavate in profondità per realizzare le strutture di servizio a un uso anche “musicale” di parco San Siuliano. Lavori progettati e finanziati dal Comune di Vene-
A presentare l’esposto che ha dato il via all’indagine è stata Legambiente Venezia
L’area del parco interessata dal sequestro della Forestale
zia, con 2,5 milioni di euro provenienti dal Patto per la città, firmato a suo tempo tra il sindaco Brugnaro e l’allora premier Renzi. L’indagine non pregiudicherà il regolare svolgimento del Home Venice Festival, al 12 al 14 luglio. Anche gli organizzatori rassicurano: nessun intoppo, visto che i terre-
ni sequestrati sono lontani dall'area del festival. D’altra parte, lo stesso Comune ha già fatto sapere alla Procura di essere pronto a liberare l’area, per smaltire regolarmente il materiale scavato, ora messo in sicurezza, ma che presenterebbe anche fibre di amianto e pezzi di vetro: il tutto proveniente dalle “profondità” del parco, scavate per dotare l'area del Tamburello di sottoservizi e pali per reggere i 3 metri della recinzione del festival. A presentare l’esposto che ha dato il via all’indagine è stata Legambiente Venezia, rilevando che il progetto per l'area eventi mancava di Vinca, Via e parere della Soprintendenza. Altri si erano mossi, come Gli Amici del parco di San Giuliano, che hanno chiesto lumi agli uffici del Comune e all'Arpav. La ex Provincia aveva prescritto l'esecuzione di un monitoraggio post bonifica della durata di 25 anni, con controlli e campionamenti a cadenza semestrale per i primi tre anni ed a cadenza annuale nei successivi. Una recente determina del settore Ambiente affida 46 mila euro a Veritas proprio per proseguire i monitoraggi che tra 2016 e 2017 avevano visto l'esecuzione di sei campagne. Controlli che si erano interrotti perché il finanziamento di 100 mila euro stanziato dalla Regione Veneto nel 2015, era diventato operativo solo nel 2018. — R.D.R. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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i commenti
Il comandante Agostini «Noi siamo parte lesa» «Domani i cantieri riprendono con procedure concordate con Arpav e Spisal. E vorrei ricordare che Comune e Istituzione in questa vicenda sono parte lesa». Il comandante Marco Agostini è anche il direttore dell’Istituzione che gestisce San Giuliano. «Spiace per il direttore lavori, certo. Capisco anche il clamore ma i cittadini non hanno nulla da temere». I terreni di scavo al Tamburello non sarebbero finiti nei cassoni, come previsto, ma nell’area vicino al Seno della Sepa, messa in sicurezza con 3,8 milioni. «Se sarà accertato questo misfatto, chi pagherà il prezzo di una nuova bonifica? Questa amministrazione per mesi ha ignorato le nostre segnalazioni e oggi minimizza. Vorremmo una assunzione di responsabilità», dice Anna Forte Zorzetto. «L’impressione è che siano intervenuti in modo imprudente, senza tener conto della delicatezza e della situazione messa, a suo tempo in sicurezza del fondo. Bisogna stare attenti», dice Gianfranco Bettin. — M.Ch.
caraBinieri: inDaGine conclusa
Aggressione a Forza Nuova Tredici giovani denunciati Aggressione contro militanti di Forza Nuova, i carabinieri denunciano tredici appartenenti a centri sociali. I carabinieri del Nucleo Informativo del Comando Provinciale, in collaborazione con i colleghi della Compagnia di Mestre, hanno concluso l’attività di indagine coordinata dalla Procura di Venezia relativa all’aggressione compiuta ai danni di alcuni esponenti del movimento politico “Forza Nuova” avvenuta in Piazzale Cialdini il 22 gennaio scorso. La certosina attività compiuta dai militari ha permesso infatti di identificare alcuni giovani appartenenti all’area antagonista lagunare resisi responsabili del raid punitivo compiuto contro alcuni forzanovisti i quali avevano ultimato una delle loro “passeggiate anti degrado”. Un’attività molto criticata da vari gruppi cittadini oltre, naturalmente, dagli appartenenti ai centri sociali. Dalla visione delle telecamere comunali posizionate sul piazzale, luogo dell’aggressione, gli inquirenti dell’Arma, sono riusciti a dare un volto ed un nome agli aggressori, svolgendo meticolose e specifiche attività tecniche e ricostruendo l’azione criminosa. Gli aggressori, infatti, dopo aver pedinato gli attivisti di Forza Nuova durante la loro inizia-
tiva notturna, hanno aggredito le vittime nei pressi di Piazzale Cialdini dove erano parcheggiate le loro autovetture. Qui, dopo essersi accertati che avessero di fronte i militanti di Forza Nuova, hanno iniziato a colpirli con calci, pugni e bastoni danneggiando inoltre l’auto di uno degli aggrediti. Durante l’imboscata il responsabile provinciale del gruppo neo fascista ed altri due attivisti riportavano diverse contusioni, tanto da finire in ospedale, Era stato il responsabile provinciale di FN ad avere la peggio, tanto che venne ricoverato in ospedale. Tra i tredici appartenenti ai centri sociali, indagati per il reato di “lesioni personali”, figura anche Jacopo Povelato, il 26enne sottoposto all’obbligo di firma a seguito dei disordini avvenuti al G7 di Torino. Erano circa le 23 di martedì 22 gennaio quando i tre di FN vengono aggrediti. Una volta arrivati in ospedale chiamano il 112. Quando la pattuglia arriva sul posto trova i tre, due coordinatori a livello locale e regionale e un responsabile del tesseramento. Raccontano di essere stati aggrediti da un gruppo di venti persone. Per loro si trattava di giovani antagonisti. A quel punto FN chiede la chiusura dei Centri Sociali. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
BEATA
INDIPENDENZA!
la curiosità
“Smemorato” scorda in treno ben 2 chili di marijuana Singolare “dimenticanza” quella di un passeggero del treno Vienna-Venezia, a bordo di un convoglio della compagnia austriaca Obb, giunto in città nella serata di venerdì. Controllando i vagoni ormai vuoti, l’addetta della compagnia ha trovato uno zaino. Pensando alla semplice dimenticanza di un passeggero, ha aperto la borsa per verificare se ci fossero elementi per identificare lo smemorato proprietario e - sorpresa - sono, invece, saltati fuori due chili di maijuana, divisa in pani. Così è partita subito la segnalazione alla Polfer e alla Procura, per cercare di identificarne il proprietario o la proprietaria. Per ora, nessuna traccia. Difficile pensare che chi trasportasse un carico così delicato se ne sia semplicemente dimenticato. Probabilmente ha temuto un controllo di polizia e se ne è sbarazzato. — R.D.R.
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REGIONE
DOMENICA 7 LUGLIO 2019 LA TRIBUNA
La Pedemontana veneta
«Bloccare i lavori del tunnel di Malo Il fronte si stacca chi entra rischia» La Procura di Vicenza: si temono crolli, va puntellata la galleria L’acciaio senza marchio Ce, tubi pvc e cemento non a norma La galleria di Malo sequestrata dalla magistratura di Vicenza per il pericolo di crollo: è stata puntellata
Tre le irregolarità conteste dal gip Matteo Mantovani ai quattro dirigenti iscritti nel registro degli indagati: le barre d’acciaio senza certificazione CE sono di qualità 355 e non S450 e quindi con una resistenza inferiore rispetto a
Albino Salmaso MALO (VICENZA). C’è da fidarsi
della galleria di Malo costruita con barre d’acciaio, calcestruzzo e tubi in pvc diversi da quelli pattuiti nel contratto? Pare proprio di no. Altro che Pedemontana da Oscar: quei 6 chilometri sono un salasso da 1 miliardo di euro e il grido d’allarme toglie il sonno di notte. «Qui si stacca il fronte, non tiene il cemento, lo spritz di calcestruzzo viene giù... si spacchetta, a placche belle corpose» dice Filippo, un operaio, a Luigi Cordaro, direttore del cantiere Lotto 1, indagato dalla procura di Vicenza. Nell’inchiesta il gip Matteo Mantovani ha coinvolto anche Fabrizio Saretta, Giovanni D’Agostino e Adriano Turso, direttore dei lavori della Spv, che dovranno rispondere di frode ai danni della Regione Veneto, per utilizzo di materiali non marchiati «CE». I fatti sono chiari. É il 2 aprile scorso. Cordaro sta parlando al telefono ed è intercettato perché in quel tunnel maledetto tre anni fa è morto un operaio travolto da un masso
Il gip Mantovani: è prevalso l’interesse spregiudicato ad accelerare i lavori L’inaugurazione del primo tratto della Pedemontana a Breganze
all’imbocco di Malo, mentre sul lato opposto a Castelgomberto è crollato l’argine del Poscola, il torrente della Miteni. Quella galleria di 6 chilometri sotto la collina di Monte Pulgo sequestrata dalla procura di Vicenza per scongiurare nuovi crolli, è il grande buco nero della Pedemontana e sta rovinando la festa di Salvini e Zaia. L’euforia dell’inaugurazione del primo casello a Breganze che immette sulla A31 Valdastico è svanita sotto il peso dell’inchiesta del procuratore Antonino Cappelleri e della pm Cristina Carunchio che hanno messo i sigilli per salvare
l’incolumità degli operai: la galleria sarà puntellata, come un palazzo che perde i cornicioni. Quelle colline seminate tra i paesi tanto cari a Luigi Meneghello, raccontati nel 1963 nel primo romanzo Libera Nos a Malo, stanno diventando una trappola per Matterino Dogliani e la sua squadra di tecnici arrivata dalla Spagna e da tutt’Italia. Il quadro che emerge dall’inchiesta della procura di Vicenza è a dir poco allarmante, tanto che da Palazzo Balbi a Venezia preferiscono non replicare in attesa di adottare le contromisure.
quella prevista. Pericolo reale? Pare di sì, perché il 25 marzo c’è chi palesa a Saretta tutta la sua preoccupazione: si corre il rischio della rottura della testina molto più rapidamente. Problemi analoghi per i pozzetti in cemento, con i tubi in pvc da 160 senza marchio CE, tanto che si valuta l’opportunità di sostituire quelli già sotto terra. Ma l’allarme più grosso arriva dal cemento con cui si regge la volta del tunnel delle due “canne”: lo “spritz” di calcestruzzo non tiene, si sgretola e «la gente ha paura, io ieri sera ho visto un altro crollo con il
il capogruppo del m5s va all’attacco
Berti: «Zaia fai sentire la tua voce Sis ci prende in giro, va licenziata» VENEZIA. «Ma quale primato. Questa è la Salerno-Reggio Calabria del Veneto: mi pare che l’inchiesta di Vicenza stia portando a galla un metodo purtroppo diffuso nelle grandi opere che noi abbiamo sempre combattuto». Jacopo Berti non cambia idea: il no del M5S resta irremovibile, senza nessuna gelosia per il patto bipartisan tra il ministro Delrio (Pd) e il governatore Zaia (Lega) che ha sbloccato la Pedemontana, quando tutto sembrava destinato a fallire per la carenza di fondi statali. Il M5S si è distinto per aver organizzato i comitati di protesta nel Vicentino e le battaglie contro le discariche: il tunnel di Malo rischia di diventare un’eterna in-
compiuta: lei che ne dice? «Il nostro giudizio è fortemente negativo: la Pedemontana sta devastando il territorio del Veneto, è un’opera infinita e gli ultimi risolti giudiziari che arrivano da Vicenza sono inquietanti. A pagare il conto di tanta follia sono i cittadini . Chi abita a Malo nella Vallugana è sommerso dalla polvere e non riesce né a respirare né a dormire per la dinamite fatta brillare per costruire il tunnel di emergenza, che rischia di essere l’unico operativo in tempi decenti. Per le due “canne” di Malo-Castelgomberto bisognerà attendere non il 2020 ma almeno altri 2-3 anni se tutto fila liscio». Lei ha letto gli atti dell’inchiesta di Vicenza?
fronte splachettato» dice Cordaro con i nervi a fior di pelle. Gli operai non possono rischiare la vita, meglio bloccare i lavori per ritrovare la serenità. Ci penserà Cappelleri. Per il gip Mantovani i ripetuti crolli, l’incidente mortale, gli smottamenti, gli splaccaggi dello “spritz” sono segnali inequivocabili dei problemi legati alla scarsa qualità del materiale del tunnel di Malo. «Ciò che si ricava è l’esistenza di un forte, spregiudicato e radicato interesse» ad accelerare i lavori per evitare «eventuali ricadute patrimoniali. Tutto ciò a danno della qualità complessiva» della superstrada Pedemontana per cui era stata vinta la concessione. «Le conversazioni telefoniche dimostrano che la problematica delle certificazioni non conformi era a tutti evidente, ma i cantieri non sono stati bloccati. Anzi. Gli indagati hanno deciso di proseguire lo scavo della galleria con il materiale a loro disposizione senza preoccuparsi di ottenere quello conforme ai contratti», scrive il gip Mantovani. La fretta spesso porta fuori strada. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
to con i soldi delle nostre tasse. Il privato, cioè la Sis di Dogliani, non mette nulla e rischiamo la beffa e la truffa. Ci prendono in giro o pensano che siamo tutti bolliti dal caldo? No. Qui ci vuole il coraggio di reagire, subito». Lei cosa propone? «Pretendo che Luca Zaia faccia sentire la sua voce arrabbiata visto che rappresenta la Regione Veneto. Invece sta in silenzio. E la strutta di governo della Pedemontana diffonde delle note assurde. Zaia do-
«Il governatore ha l’obbligo di tutelare gli interessi dei veneti Basta con i silenzi» Jacopo Berti del M5s e il decreto di sequestro del tunnel a Malo
«Il M5S rispetta l’autonomia della magistratura e ha una certa frequentazione con la procura di Vicenza sia per il caso Miteni che per la Pedemontana. Come consigliere regionale ritengo fondamentale
il ruolo dei giornali: da quanto si apprende a leggere le intercettazioni telefoniche emerge un quadro gravissimo. La Sis sta utilizzando dei materiali scadenti mentre paghiamo l’autostrada più cara del Vene-
vrebbe essere il primo ad arrabbiarsi, per difendere i soldi dei veneti che finiscono a Sis». Lei non vorrà mica rompere il contratto con Sis: il rischio è la paralisi... «L’importante è non farsi mai prendere in giro. Le faccio un esempio: se scopro che l’im-
la regione
«No comment nuova visita al cantiere» Come replica la squadra di Zaia alle notizie che arrivano dalla Procura di Vicenza? La risposta è sintetica: «La struttura di progetto Pedemontana Veneta della Regione, di fronte a quanto emerge dai primi sviluppi dell’indagine avviata dalla Procura della Repubblica di Vicenza, si astiene con doverosa cautela da ogni commento, in attesa di conoscere maggiori particolari sulla vicenda. Naturalmente, nell’ambito dei poteri di alta vigilanza che spettano alla concedente, la Regione ha già attivato gli strumenti contrattuali a sua disposizione, invitando i collaudatori in corso d'opera ad effettuare un'ulteriore visita al cantiere per compiere gli accertamenti del caso». Stop. A quando notizie più precise? —
presa che mi sta costruendo la casa invece del calcestruzzo di prima qualità usa materiale scandente, io prima chiedo i danni e poi caccio i muratori. Qui invece siamo alla farsa: si finge che non sia successo nulla e si rinnova tacitamente la fiducia a Dogliani che incasserà per 39 anni i soldi delle tasse dei veneti: stiamo parlando di un contratto da 12 miliardi». Il tunnel di Malo-Castelgomberto segnerà la sconfitta della giunta Zaia? «Restiamo ai fatti: il tunnel di Malo costerà quasi 1 miliardo e non c’è alcuna certezza che sia concluso entro il 2020-21. Poi c’è l’altro buco nero: il raccordo con la A4 a Montecchio Maggiore. Quando si fa una casa si parte dalle fondamenta e quindi la Pedemontana doveva iniziare dal raccordo con la A4 con il nuovo casello, invece si è dribblato l’ostacolo scaricando le colpe sul ministro Toninelli. I ritardi sono della Lega e del Pd mentre il consorzio Sid di Dogliani va messo alla porta». — Albino Salmaso BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
PRIMO PIANO
DOMENICA 7 LUGLIO 2019 LA TRIBUNA
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Il nuovo vescovo
Zaia: «I valori dei veneti devono restare l’orizzonte del nostro operato» Felici gli industriali per la sua «sensibilità alla sfera del mondo economico» Il sindaco Conte: «Ci affiancheremo al nuovo pastore con spirito collaborativo» TREVISO. «Accogliamo con
Monsignor Gianfranco Agostino Gardin, ora vescovo emerito e traghettatore in attesa dell’insediamento di don Michele Tomasi
la nostra diocesi sia all’altezza, con una bella scelta. di sacerdoti. Mi dicono che lassù in certe intere valli ce ne siano uno o due». C’erano state molte voci, nei mesi scorsi, sul possibile identikit del nuovo vescovo. «Quello che questi passaggi non devono diventare. Le successioni non sono un momento di gossip, e nemmeno un momento di
soddisfacimento di curiosità, anche le più diverse, ma solo e soltanto un evento della Chiesa». Monsignore, vuol tracciare un bilancio dei suoi 10 anni di gove rno del la Diocesi di Treviso? «Ci devo pensare, non sono mica andato via ancora, eh...Lo faremo a tempo debito». Andrea Passerini BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
grande simpatia il nuovo vescovo mons. Michele Tomasi. La sua laurea in discipline sociali ed economiche alla Bocconi e la sua sensibilità a tutto ciò che è economia ci rende felici, ci sarà un’ottima sinergia, siamo a disposizione per costruire qualcosa insieme». La presidente di Assindustria Venetocentro Maria Cristina Piovesana, prima di esprimere entusiasmo per la nomina, parte da un ringraziamento: «Grazie a mons. Gardin per i 10 anni di lavoro nella comunità trevigiana, grazie perché c’è sempre stato un dialogo aperto. La nostra imprenditoria si basa sui valori della Chiesa, l’economia del Nordest ha un valore di collante sociale che è la chiave di successo del territorio». La leader degli industriali di Treviso (e Padova) evidenzia come «in questo momento storico ci sia ancor più bisogno di rimettere al centro un messaggio di coesione e il volontariato per una società più inclusiva verso chi ha più difficoltà». Nella sfida del mondo globalizzato «tra cambiamenti repentini che rischiano di intimorire e disorientare, i valori della Chiesa sono solidi punti di riferimento per affrontare con fiducia il futuro. Nelle assemblee cerchiamo di riunire il pensiero del mondo sindacale, industriale ma anche religioso. È importante il confronto e sono certa che il vescovo darà un validissimo contributo». Il governatore del Veneto Luca Zaia saluta «con amicizia e viva attesa don Tomasi. Ci avrà al suo fianco nel comune impegno al servizio delle persone, tutela del lavoro e valorizzazione dei fondamenti
L’incredibile post di un fedele su Facebook anticipava la notizia La rivelazione di un francescano della comunità del santuario di Motta
Padre Andrea, il “preveggente” L’aveva annunciato il 26 giugno IL GIALLO
Il 27 giugno scorso, il nome del nuovo vescovo di Treviso era già apparso in rete. Ma aveva finito per restare sottotraccia. Nazzareno Facchin, infatti, quel giorno - per la precisione pochi minuti dopo la mez-
zanotte – aveva affisso un post su Facebook, chiedendo conferma del fatto che il Vaticano avesse nominati monsignore Michele Tomasi vescovo della Diocesi trevigiana. «Non avendo sentito più nulla di preciso», scriveva, in cerca di riscontri. E chi aveva annunciato - centrando perfettamente - il nome di don Mi-
chele Tomasi, rendendolo noto? Padre Andrea Previtali, francescano trentino, esponente della comunità del santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza. Così almeno riferiva il fedele Nazzareno, nel suo post, precisando che la notizia fosse stata rivelata la sera del 26
La conferenza per l’annuncio dell’arrivo del nuovo vescovo
sociali della nostra convivenza civile, con un occhio di riguardo ai bisogni delle persone più fragili». Zaia assicura sostegno «in uno scambio collaborativo di idee e progetti, certo di poter condividere uno sguardo comune sui valori che fondano la coscienza collettiva dei veneti e che devono restare l’orizzonte del nostro operato quotidiano». Anche il sindaco di Treviso Mario Conte dà il suo benvenuto a monsignor Tomasi: «Questa nomina rappresenta un evento importante per la comunità trevigiana, che nella Chiesa e attività pastorale ha sempre trovato un punto di riferimento. Ci affiancheremo con spirito collaborativo al vescovo nel suo impegno alla guida della Diocesi, per realizzare una comunità sempre più solidale, unita, inclusi-
giugno. Un miracolo, a rafforzare la fama del santuario, meta di incessanti pellegrinaggi da parte dei fedeli di mezzo Veneto e del vicinissimo Friuli? O la contiguità geografica di Trento e Bolzano – città del nuovo vescovo – ha fatto sì che nascesse l’anticipazione del successore di mons. Gardin? A sorprendere è anche la data del post, dal momento che la notizia ufficiale della nomina di Tomasi è stata data da papa Francesco alla Diocesi di Treviso soltanto il 2 luglio. Il 26 giugno, peraltro, don Tomasi era in Vaticano, ricevuto dal Papa. Basilica di San Pietro e basilica di Motta, c’è un filo diretto? — A.P.
va». In un’epoca di profondi cambiamenti sociali «in cui è necessario ascoltare i bisogni di famiglie, anziani e giovani, è fondamentale lavorare quotidianamente, condividendo progetti e sensibilità». «Un saluto di benvenuto a
Messaggi di augurio da tutto il mondo dell’imprenditoria e delle istituzioni locali S.E. Mons Tomasi e un augurio di buon lavoro. Nel cammino che si appresta a compiere in provincia di Treviso troverà il sottoscritto e l’Ente che rappresento al suo fianco», scrive telegrafico Stefano Marcon presidente della Provincia di Treviso
Il presidente della Camera di Commercio Mario Pozza si dice felice: «Ci ha colto di sorpresa la velocità della nomina, ma è un segno positivo. Così com’è positivo che abbiamo un vescovo giovane, di 54 anni, rettore del seminario e dunque con l’attitudine a rapportarsi con i giovani. Porterà una ventata di novità, come ogni nuova nomina. Dall’altra parte il fatto che sia bocconiano è importante perché la Diocesi ha un ricchissimo patrimonio da gestire, con mons. Tomasi abbiamo conoscenze in comune, appena avrò modo di presentarmi parleremo del tessuto economico e della valorizzazione della cultura del territorio». Federico Capraro, presidente Ascom Treviso ha già inviato un telegramma di benvenuto, chiedendo la disponibilità di un incontro, una volta che il vescovo si sarà insediato: «Per noi è particolarmente importante un confronto diretto, per condividere le logiche di sviluppo socio economico del nostro territorio, i principi della sostenibilità e lo sviluppo di servizi alle persone che è nel nostro programma». Secondo Vendemiano Sartor, presidente Confartigianato «la formazione economica del nuovo vescovo potrà esser utile a dare maggior impulso al tema del lavoro che è collegato al sociale, da parte nostra la collaborazione è massima perché anche se la nostra provincia sta bene dal punto di vista dell’occupazione, qualche problema c’è sempre e la Chiesa ha una conoscenza capillare delle fragilità che vanno sostenute, per evitare l’emarginazione». Maria Chiara Pellizzari
Il post su Fb che preannunciava la nomina di don Michele Tomasi