RASSEGNA STAMPA DEL 27 GIUGNO 2019

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PRIMO PIANO

Giovedì 27 Giugno 2019 Corriere del Veneto

La politica Le spinte identitarie

Ecco il dossier che blocca l’autonomia Il Dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi boccia la riforma con un documento di 12 pagine: «Aumenterà la spesa dello Stato». Per il M5s è la prova degli errori, per la Lega un fermo burocratico

Il vertice ● Lo stop all’autonomia è scattato l’altra sera, dopo il vertice a Palazzo Chigi tra il premier Conte, i vice Salvini (poi

s ostituito da Giorgetti) e Di Maio, i ministri Stefani e Fraccaro, il sottosegretario Buffagni e il vice ministro Garavaglia oltre ai tecnici del Dagl

VENEZIA I Cinque Stelle «fanno muro» e «si nascondono dietro ai burocrati». Così hanno tuonato martedì sera i leghisti, dopo l’ennesima fumata nera al tavolo dell’autonomia. Ma chi sono questi burocrati, già in passato accusati dal Carroccio d’essere «i guardiani del centralismo», «gattopardi» contro ogni tentativo di riforma, timorosi di perdere «poltrone e potere»? Nel caso di specie stanno dietro ad una sigla oscura ai più: il «Dagl», Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi, la temuta squadra di grand commis che valuta i provvedimenti prima che questi approdino sul tavolo del Consiglio dei ministri. Beninteso: come dice la Lega, «le valutazioni del Dagl non sono le Tavole della Legge» e in passato (con il reddito di cittadinanza caro ai Cinque Stelle, ad esempio) le sue perplessità sono state agevolmente aggirate dal Consiglio dei ministri e insomma, «la questione non è tecnica ma tutta politica». E però se i tecnici scrivono, come si legge nel report datato 19 giu-

LE REAZIONI POLITICHE

I nodi

La spesa media pro capite Secondo i tecnici di Palazzo Chigi, applicare la spesa media pro capite nella fase di transizione tra i costi storici e i costi standard metterebbe a rischio la tenuta dei conti pubblici dello Stato

1

Troppe materie alle Regioni La devoluzione di 23 materie, secondo il dossier, rischia di dar vita, di fatto, a nuove Regioni speciali, il che è incostituzionale. Alcune competenze sarebbero poi «indivisibile»

2 3

Testo modificabile dal parlamento Il testo, si legge sempre nel dossier, deve necessariamente transitare per le aule parlamentari che devono avere la possibilità di emendarlo dopo un confronto

gno, che la seconda versione della bozza d’intesa messa a punto dal ministro per gli Affari regionali Erika Stefani presenta «dubbi di costituzionalità», rischia di aumentare la spesa pubblica e mette in pericolo il bilancio dello Stato, certo forniscono ai politici un bell’alibi per dire: «Fermi tutti». In particolare, dopo aver ribadito la necessità di passare per il Parlamento e garantire l’emendabilità dei testi (ma questo è ormai assodato da tempo), le dodici pagine firmate dal capo del dipartimento Ermanno de Francisco affrontano la questione delle risorse, vero nodo gordiano della vicenda autonomista, e specificatamente il meccanismo di transizione basato sulla «spesa media pro capite» individuato dagli Affari regionali d’intesa con le Regioni per guidare il passaggio, dopo tre anni, dalla «spesa storica» ai «costi standard». Ebbene, secondo il Dagl la spesa media pro capite «produrrebbe un aumento delle somme da trasferire rispetto alla modalità del calcolo basato sul costo storico» perché, tradizionalmente, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno una spesa media pro capite largamente inferiore a quella nazionale (che poi, fuor

di ipocriti infingimenti, è esattamente il motivo per cui queste Regioni chiedono l’autonomia). Il meccanismo, com’è ovvio, spostando verso l’alto la spesa media pro capite delle tre Regioni finisce inevitabilmente per spostare verso l’alto la spesa media pro-capite dello Stato, fino a porre «a rischio il principio dell’equilibrio di bilancio». A questo, confermando le dietrologie della Lega, il dossier anticipato dal Messaggero di Roma aggiunge i rischi connessi alla soppressione e il ridimensionamento degli uffici statali che si trovano nella capitale. Poi ci sono le 23 materie che il Veneto vorrebbe vedersi riconosciute: troppe secondo il Dagl che sottolinea come «pur nel contesto del Titolo V della Costituzione, una simile scelta applicativa (dell’articolo 116, ndr) desta serie perplessità, poiché non tiene conto dei limiti derivanti dal combinato disposto con ulteriori norme costituzionali». Secondo i tecnici di Palazzo Chigi si rischia «la creazione di nuove Regioni a statuto speciale», con conseguenti dubbi di costituzionalità, e questo a maggior ragione se si pensa che alcune materie «risultano strutturalmente non devolvibili interamente al-

le Regioni», dal coordinamento della finanza pubblica all’ambiente, passando per l’energia. Sanità e istruzione? «L’affidamento ad alcune regioni di servizi a forte contenuto redistributivo potrebbe portare all’indebolimento dei diritti di cittadinanza, nonché a problemi per l’assegnazione delle risorse». Ma allora, si domandano i leghisti, perché sono state messe in Costituzione tra quelle «devolvibili»? In ef-

I giuristi L’affidamento ad alcune regioni di servizi a forte contenuto redistributivo potrebbe portare all’indebolimento dei diritti di cittadinanza fetti qualcosa non torna. Tant’è, il Dagl richiama in definitiva lo Stato a «tutelare l’unità giuridica ed economica» ed è qui che mettono radici la preoccupazioni di Luigi Di Maio e dei ministri Cinque Stelle, riusciti ancora una volta a rinviare la riforma «a data da definirsi». Marco Bonet

Di Maio: «Mica vorrete la Padania?» E Zaia: «Adesso basta manfrine»

Nel braccio di ferro Lega-M5s s’inseriscono i giudici della Corte dei Conti VENEZIA Forse (forse) si rivedranno mercoledì prossimo. Ma nell’attesa che la trimurti Conte-Di Maio-Salvini si chiarisca le idee, l’autonomia resta al palo ed anzi, arretra pure di qualche passo. Tra i Cinque Stelle, infatti, si fa strada l’ipotesi di avviare «un’indagine conoscitiva indipendente» sui «veri numeri» della riforma. Un’idea che suona come uno schiaffo al ministro degli Affari regionali Erika Stefani, che la sua «indagine conoscitiva» la sta portando avanti da più di un anno, ma che pure trova sponde nei pareri dei tecnici di stanza a Roma, che non perdono occasione per manifestare tutte le loro perplessità. Non soltanto il «Dagl», il Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi, ma anche il procuratore generale della Corte dei conti Alberto Avoli, che nella sua requisitoria alla cerimonia sul Rendiconto Generale dello Stato, ieri, ha ammonito: «Assai deleteri sarebbero gli effetti delle autonomie trainanti, se essi finissero per far crescere solo alcune Regioni, chiuse in una visione territoriale puramente localistica, fra l’altro a lungo andare perdente in un contesto europeo e mondiale sempre più incentrato su aggregazioni trasversali, economiche, finanziarie ed anche sociali e culturali». Per carità, poi Avoli ha sottolineato anche che

«l’incremento dei contenuti delle autonomie, quali che ne sia la configurazione, implica comunque il rafforzamento del principio di responsabilità» perché «autonomia e responsabilità debbono crescere in simbiosi» ma comunque «l’autonomia trainante può avere un senso istituzionale se ed in quanto si erge come locomotiva per tutte le autonomie ordinarie, ponendosi come volano di crescita e di sviluppo». Parole che fanno infuriare il segretario della Lega veneta Gianantonio Da Re: «Questa è un’indebita invasione di campo, Avoli faccia il magistrato e giudichi a consuntivo l’impatto delle riforme sui conti dello Stato, non faccia previsioni più ballerine di quelle del tempo. Altrimenti può candidarsi e fare il ministro e, da lì, provare ad indirizzare il Pae-

COMUNE DI BASILIANO Bando di gara - CIG 79134365F8 È indetta gara per il “Servizio di ristorazione scolastica per le scuole primaria e secondaria di I° grado per le giornate di rientro scolastico e doposcuola nel Comune di Basiliano Anni Scolastici 2019/2020 - 2020/2021”. Importo compl. vo € 256.451,70. Scadenza offerte: ore 12:00 del 05.07.2019. Documentazione su www.comune.basiliano.ud.it. Il titolare posizione organizzativa dell’area affari generali dott. Giuseppe Calderaro

se. O l’Italia è diventata la Repubblica dei magistrati?». Resta il fatto che proprio in posizioni come quelle di Avoli trovano conforto i pentastellati, decisi a tirare il freno alla riforma: «Non penso che qualcuno voglia tornare ai tempi della secessione della Padania e non ho motivo di dubitare che sapremo trovare insieme la migliore soluzione ma alcune posizioni più estreme mi preoccupano» - ha detto Luigi Di Maio -. Non si può pensare di impoverire ancora di più Puglia, Calabria, Sicilia, ma anche Abruzzo, Lazio, Marche, Molise, Campania e Umbria. Di meno ospedali, meno scuole e strade sempre più in dissesto non se ne parla». Ad ogni botta Di Maio accompagna una rassicurante carezza («Sono certo che alla fine prevarrà il buonsenso., faremo una cosa equilibrata, ve lo assicuro»), ma quale sia la posizione del M5s lo chiariscono pure le parole del ministro per la Sanità Giulia Grillo, secondo cui «ci sono dei limiti che sono invalicabili e sono quelli relativi alla farmaceutica, alla contrattazione collettiva nazionale e alle scuole di specializzazione, che tra l’altro coinvolgono il Miur. Mi piacerebbe che qualcuno andasse a chiedere al ministro Bussetti a che punto sono perché ci sono problemi costituzionali molto rilevanti per quanto riguarda il decentra-

Vice premier Da sinistra, Luigi Di Maio (M5s) e Matteo Salvini (Lega)

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mento del sistema dell’istruzione». Bussetti, leghista, ha sempre assicurato che non ci sono problemi per le materie di sua competenza, ma intanto ieri i sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Federazione GildaUnams e Snals Confsal hanno messo in scena l’ennesima manifestazione, un flashmob, contro la regionalizzazione del settore che «frantumerà il sistema d’istruzione del nostro Paese». Il governo è oramai sull’orlo di una crisi di nervi e anche i tre governatori cominciano a perdere la pazienza: «Adesso basta manfrine - tuona il veneto Luca Zaia - Trovo lunare il dibattito: pare che quello che ha 10 e lode debba applicarsi di meno per non far fare brutta figura all’asino. Dai Cinque Stelle sono deluso ma non mi stupisco: del resto bloccavano anche le Olimpiadi e abbiamo visto com’è finita». L’emiliano Stefano Bonaccini va giù piatto: «Il copione è sempre lo stesso: dichiarazioni roboanti alle quali non segue nulla. Ma una cosa deve essere chiara: l’EmiliaRomagna non si lascia né si lascerà prendere in giro». Chiude il lombardo Attilio Fontana: «Vedremo, ne parleremo con Zaia e Bonaccini, credo che nessuno degli altri governatori sia disposto a prendere uno schiaffone del genere senza battere ciglio. Credo che qualcosa si farà. Se il tentativo del M5s è di portarci a una riforma che sia una non-riforma, io lo dico subito: non la sottoscriverò mai, per cui è inutile che cerchino di portarci in quella direzione». Ma. Bo. © RIPRODUZIONE RISERVATA


ATTUALITÀ

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La sfida delle regioni dopo l’ennesima fumata nera nella maggioranza

manifesto di treviso

Esplode la rabbia dei governatori Zaia e Fontana: schiaffo al Nord

Federalismo scolastico bocciato dai docenti

Il veneto deluso dopo le rassicurazioni ricevute lunedì dal premier: «Basta, si applichi la Costituzione» giro da nessuno», fa sapere il presidente dem. La replica grillina? Se in Regione il portavoce Jacopo Berti pare in imbarazzo – «Noi veneti abbiamo sostenuto con convinzione i referendum autonomisti, ora Zaia venga in aula e ci aggiorni sui negoziati in corso, non possiamo limitarci a commentare lanci di stampa» – il vicepremier Luigi Di Maio indulge al sarcasmo: «C’è un po’ di caos ingiustificato sull’autonomia, noi diciamo: è giusto che si realizzi, che sia equilibrata e fatta bene, che giovi davvero a regioni e comuni. Il Movimento lavora per l’Italia intera e non penso che qualcuno voglia tornare ai tempi della secessione della Padania» .

Filippo Tosatto VENEZIA. Dall’euforia per la conquista dei Giochi a Cortina alla rabbia, malcelata, dopo il nuovo, inatteso, altolà del Governo sull’autonomia. Se in queste ore Luca Zaia zoppica per il riacutizzarsi di uno strappo trascurato nelle convulse giornate olimpiche, l’andamento della riforma-bandiera del Veneto è ben più claudicante. Eppure, proprio a Losanna, un breve colloquio tra il governatore e Giuseppe Conte («Mi raccomando, per noi è una priorità irrinunciabile», «Lo so bene, state tranquilli») sembrava preludere al sospirato via libera. Viceversa, nella notte di martedì, in apertura del vertice di maggioranza gialloverde, lo stesso premier ha esibito un’inedita relazione tecnica su costi e benefici della riforma federalista, indicando molteplici “criticità” nell’intesa messa a punto da Erika Stefani, giudicata “iniqua” nei confronti del Mezzogiorno. Sbalordita il ministro leghista, scuro in volto Marteo Salvini, che ha abbandonato Palazzo Chigi senza proferire verbo. LA FIGURA DELL’ASINO

«Dire che sono deluso è un eufemismo, noi abbiamo portato al referendum 2 milioni e 328 mila veneti con oltre il 98% dei sì, esigiamo che la Costituzione sia applicata», è la reazione zaiana ai microfoni di Radio anch’io «basta con queste manfrine del Paese diviso tra serie A e serie B. L’Italia è già così e non per colpa delle autonomie: 5 regioni ce l’hanno già, 12 la vogliono, ne restano 3 che ancora non l’hanno chiesta. Trovo lunare questo dibattito: quello che ha 10 e lode deve studiare di meno per non far fare brutta fi-

MARIN, CUORE AZZURRO

Venezia, Luca Zaia governatore del Veneto ed Erika Stefani ministro per gli Affari regionali e le Autonomie

Il presidente lombardo attacca i 5 Stelle: dicano la verità e la smettano di prendere in giro la gente gura all’asino che neanche si è preso la briga di leggere il progetto»; girandola di promesse, annunci e penultimatum ma l’autonomia non decolla... «Arriverà qualcuno e la farà, questo governo ha l’opportunità di scrivere una pagina di storia, spero lo faccia. I 5 stelle? Bloccavano anche sulle Olimpiadi, penso abbiamo dato una dimostrazione su come si fanno le cose». Da Palazzo Fer-

ro-Fini fa eco la protesta del centrodestra: «Fino a quando i veneti dovranno sopportare l’irrisione della loro volontà da parte del M5S? », polemizzano Stefano Casali e Maurizio Conte. Ma è il governatore lombardo ad adottare i toni più duri. NOSTALGIE DI PADANIA?

«Ne parleremo con Zaia e Stefano Bonaccini, credo che nessuno degli altri governatori del Nord sia disposto a prendere uno schiaffone del genere senza battere ciglio, qualcosa si farà», le parole di Attilio Fontana; lesto a puntare l’indice: «Se il tentativo del Movimento 5 Stelle è quello di portarci

Altolà daIl’ala sudista di Forza Italia, Carfagna: «Riforma inapplicabile no alle derive catalane» a una non-riforma, inutile per il Paese, io lo dico subito: non la sottoscriverò mai, perciò è inutile che ci provino. Se non vogliono l’autonomia, abbiano il coraggio di dirlo e di assumersi le responsabilità della scelta. Non si può continuare a prendere in giro la gente». «Da Roma dichiarazioni roboanti alle quali segue il nulla, l’Emilia Romagna, comunque, non si lascerà prendere in

La stoccata fa indispettire il presidente dell’Udc Antonio De Poli («Agita strumentalmente la Padania per frenare il processo di cambiamento») e ancor più il deputato forzista Marco Marin, memore dei trascorsi di olimpionico della scherma: «Io la maglia azzurra della nazionale italiana ce l’ho cucita sulla pelle, ho sfilato come portabandiera della squadra azzurra alla chiusura dei Giochi di Barcellona, altro che la Padania di cui parla Di Maio. Autonomia vuole dire efficienza e responsabilità, vogliamo che tutto il nostro Paese corra veloce insieme mentre il M5S vuole farla andare piano, noi siamo per l’Italia del sì, loro per quella del no». Non tutti gli azzurri, però, condividono la sua rotta: «Così com’è proposta, questa legge di riforma è impossibile da realizzare e dannosa per il Paese, diciamo no alle derive di stampo catalano», scandisce la salernitana Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e coordinatrice nazionale del partito di Berlusconi. —

Losanna insegna: Lombardia e Veneto sono già più avanti

«H

nomia differenziata” sostenuto dal governatore Luca Zaia viene bocciato da molti insegnanti e dirigenti della scuola veneta. Otto le sigle firmatarie di un documento che contesta la riforma: «Temiamo si passi da un centralismo nazionale, che si dice di voler contrastare, ad un neocentralismo regionale che alla scuola non porterà alcun beneficio», afferma Giampaolo Sbarra dell’Adi, Associazione docenti e dirigenti che opera su questo fronte caldo con i Maestri Cattolici, l’Associazione formatori insegnanti supervisori, il sodalizio “Maestro Dino Zanella”, il Centro iniziativa democratica, Legambiente, il Movimento cooperativo educativo, il gruppo Proteo Fare Sapere. In realtà, sostengono, l’autonomia richiesta a gran voce per la scuola ci sarebbe già ma non viene applicata. «Anzi», aggiunge il docente Sbarra «l’autonomia è stata “sostanzialmente svuotata e privata degli strumenti reali per la sua attuazione: finanziamenti, assetto di governo, riforma degli organi collegiali, poteri di gestione”, limitando di fatto lo sviluppo della ricerca educativa e didattica». Il gran (ri)parlare di autonomia nasconderebbe così altre motivazioni, politiche, di potere e soprattutto economiche: «È spontaneo pensare», afferma il manifesto delle associazioni «che la richiesta di ulteriori forme di autonomia, in mancanza di approfondite analisi e motivazioni, sia funzionale alla volontà di trattenere sul territorio gran parte delle entrate tributarie poiché la proposta Zaia chiede il 90% del gettito Irpef, Ires e Iva». Una sorta di “secessione” dei ricchi che i contestatori giudicano incostituzionale. — Laura Simeoni

MARIO BERTOLISSI

IL COMMENTO

a vinto un Paese unito», ha affermato il presidente del Consiglio. Altri titolari di cariche istituzionali hanno confermato quest’opinione, vagamente consolatoria, sostanzialmente non rispettosa della verità. La realtà è ben diversa, perché le Olimpiadi invernali del 2026 se le sono aggiudicate Cortina e Milano: la Regione Veneto, la Regione Lombardia e il Comune di Milano. Altri hanno disertato l’ini-

TREVISO. Il progetto di “auto-

ziativa, come il Comune di Torino. Oppure, nella migliore delle ipotesi, non hanno frapposto ostacoli. Insomma, “neutralità disarmata”, secondo il costume caro a don Abbondio. A cose fatte, inni di gioia, anche da parte di chi avrebbe fatto meglio a stare in silenzio. Forse, non ce ne siamo accorti, ma questo successo costituisce la più chiara smentita di una serie di luoghi comuni aberranti, enunciati da chi vede l’autonomia differenziata dell’Emilia-Romagna, della

Lombardia e del Veneto come il fumo negli occhi. Chi ha vinto? L’eccellenza, ovviamente, che rappresenta il valore aggiunto del Paese. Senza eccellenze si rimane all’angolo e impedirne l’affermazione è demenziale. Per l’esattezza suicida. Il suicidio è del Meridione, di cui parlava – nel 1919 – il programma del Partito popolare di don Luigi Sturzo. Indicato come problema nazionale anche dal Costituente, è giunto a noi irrisolto. Una classe dirigente non all’altezza – per

dirla alla buona – lo vorrebbe tacitare attraverso l’incremento della spesa pubblica. Poiché i giuristi meridionali e non solo hanno costantemente negato che la Costituzione intendesse attribuire ai vari livelli di governo una fiscalità autonoma e responsabile, hanno imposto una finanza di trasferimento dallo Stato a Regioni, Province e Comuni, calibrata sulla spesa storica e sui tagli lineari delle spese: il che ha generato inefficienza e irresponsabilità. Oggi ne ripropongo-

no il modello – incostituzionale – addirittura ex presidenti della Corte costituzionale, i quali credono di soccorrere quelle splendide terre e le martoriate genti, facendo leva su un solidarismo, questo sì destinato a tramutarsi in demagogica elargizione di panem et circenses. Quel che sfugge è il significato più radicale della vittoria del duo Cortina-Milano. Lombardia e Veneto disporranno di risorse aggiuntive per i loro territori, persone, famiglie e imprese. Pure chi osteg-

gia l’autonomia differenziata – a suo dire, frutto di un becero leghismo – ammette che altro è Roma, altro è Milano. Altro è il Veneto apripista, le cui maestranze non possono accettare di essere declassate da chi evoca scenari pervasi dal pauperismo. È crudele far credere che sia in agguato una cittadinanza di serie A e di serie B, quando le discriminazioni sono oggettive e risalgono alla notte dei tempi. L’autonomia differenziata è un’occasione, soprattutto, per il Sud. Osteggiarla produrrà un unico effetto: rendere drammatica la distanza tra un’Italia che va e un’Italia spenta, che produce soltanto burocrati eredi di Dracula.


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ATTUALITÀ

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La sfida delle regioni il braccio di ferro

L’ostruzionismo 5S frena l’autonomia Ennesimo rinvio per il testo Stefani Parere tecnico blocca l’intesa, ora i grillini mirano al 20 luglio A quel punto Salvini non potrebbe più minacciare la crisi Federico Capurso ROMA. «Oltre 200 riunioni, ta-

voli tecnici, mesi di lavoro e poi, al vertice decisivo per dare il via al decreto sulle Autonomie, il Movimento 5 stelle fa ostruzionismo». I leghisti sono furiosi e a sentir nominare gli alleati del Movimento 5 stelle si infiammano quasi quanto i governatori del Nord, che tuonano contro tutto e tutti. In casa grillina, invece, l’umore è diverso. L’«operazione Palude» funziona. Si vuole rallentare il testo del decreto caro a Matteo Salvini in modo da scavalcare la data del 20 luglio, quando si chiuderà la finestra per tornare a votare a settembre. Aver mandato in fumo la possibilità di inserire le Autonomie nell’agenda del Consiglio dei ministri di ieri viene festeggiato come una vittoria. I Cinque stelle fanno spallucce: «I problemi sono di natura tecnica, non siamo noi a volerci mettere di traverso». In effetti il Dipartimento legislativo (Dagl) di palazzo Chigi ha emesso un parere negativo sul testo presentato dal

ministro leghista per gli Affari regionali Erika Stefani. Il decreto – a quanto sostengono i tecnici – espone lo Stato a maggiori esborsi, perché riforma il sistema con cui ogni anno lo Stato distribuisce fondi alle Regioni. Stefani è pronta a sciogliere questo nodo modificando il testo, ma a via Bellerio – senza nascondere un certo fastidio – ci si chiede quante altre volte sia stato dato in pasto ai giornali un parere tecnico di palazzo Chigi. «Stanno mettendo in mezzo i burocrati, i tecnici, i ragionieri – sibila Matteo Salvini ai suoi – per non prendersi la responsabilità politica di dirci di no». Se il gioco è questo, gli uomini del segretario del Carroccio rilanciano, evidenziando come sia già stato ottenuto un via libera dal ministero dell’Economia sull’impianto finanziario della riforma. «Ma era il 14 febbraio – fanno notare con una punta di veleno – quando tra i Cinque stelle ancora non c’era il terrore di tornare al voto». Un invito a più approfondite riflessioni arriva però anche dal procuratore generale

istat

Salgono le tasse Pressione fiscale al top dal 2015 La pressione fiscale a inizio 2019 ha ripreso a salire. Non accadeva da 4 anni. È l’Istat a misurare il peso delle tasse sul Pil. Un aggiornamento a cadenza trimestrale, che segue sempre un andamento crescente: si parte bassi per finire alti. D’altra parte così funziona il calendario fiscale. Per quanto il valore registrato sarà, probabilmente, il più contenuto si tratta comunque di un dato in rialzo. Dal 37,7% del 2018 si è passati al 38%, confrontando i primi trimestri. Le opposizioni attaccano. «Parlano di Flat Tax e minibot sui social, ma nella vita reale delle persone aumentano le tasse», twitta il segretario del Pd, Nicola Zingaretti. «Come previsto, ecco la certificazione che questo governo a trazione 5Stelle fa male al Paese», incalza il presidente di Fi Silvio Berlusconi.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte con il vicepremier Luigi Di Maio

della Corte dei conti Alberto Avoli, durante la presentazione della relazione annuale sul Rendiconto generale dello Stato Corte dei conti. L’autonomia trainante – ha sottolineato Avoli – può avere senso solo «se si erge come locomotiva per tutte le autonomie ordinarie», mentre ci sarebbero effetti «assai deleteri se l’autonomia portasse crescita solo in alcune regioni». Per Di Maio un assist da cogliere al volo, perché il secondo obiettivo della strategia grillina è di esasperare la spaccatura tra Nord e Sud che nascerebbe con l’autonomia di Salvini. Quasi a voler resuscitare la Lega Nord. Il vi-

cepremier M5S ammette di essere «preoccupato per alcune posizioni estreme» espresse in queste ore, soprattutto per le regioni del Mezzogiorno: «Non si può pensare di impoverirle ancora di più». Poi, getta acqua sul fuoco, perché in fondo la prima preoccupazione è tenere in piedi il governo fino al 20 luglio: «C’è caos ingiustificato sull’Autonomia – dice –. È giusto che si faccia, ma sarà equilibrata». Salvini, intanto, cerca di rassicurare i suoi governatori, di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, oltre al presidente Pd dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Le telefonate rimbalza-

no tutto il giorno tra Milano, Venezia e Roma, anche con il ministro Stefani. Per ora, la furia dei governatori leghisti si riversa solo sui Cinque stelle: «Finiamola con queste manfrine del paese di serie A e serie B. Il paese è già così e non per colpa delle autonomie, lo dico ai grillini – sferza Zaia –. Chi fa questo genere di dichiarazioni non ha neanche letto il progetto». E Fontana è ancora più duro: «Se una parte del governo non è disposta ad andare avanti con questa riforma, abbia il coraggio di dire “non la voglio”. Poi noi trarremo le conseguenze del caso». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Si vuole evitare la rottura. C’è cauto ottimismo sulla trattativa tra Italia e Commissione europea. Roma promette tagli per 8 miliardi quest’anno

Debito, accordo vicino per evitare la procedura d’infrazione IL RETROSCENA

Alessandro Barbera ultima parola la metteranno il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione Jean Claude Juncker a margine dell’imminente vertice dei venti grandi di Osaka. Eppure l’aria che si respira nei palazzi è di cauto ottimismo. Lo raccontano – pur sotto la protezione dell’anonimato – sia fonti politiche, sia i funzionari diplomatici impegnati nel negoziato: nonostante i toni l’accordo fra Italia e Commissione europea per sminare la procedura per debito eccessivo è vicino. È anche per questa

L’

ragione che ieri la riunione del Consiglio dei ministri ha rinviato a lunedì prossimo l’approvazione del cosiddetto bilancio di assestamento, il documento che dovrà certificare i nuovi risparmi. Roma ha complessivamente promesso otto miliardi per quest’anno, in gran parte una tantum. Tre miliardi dovrebbero arrivare dalle minori spese per reddito di cittadinanza e pensioni, altrettanti da un aumento sopra le previsioni delle entrate fiscali, gli ultimi due miliardi sono minori spese promesse a Bruxelles lo scorso gennaio nel caso in cui – ed è quello che sta accadendo – il governo avesse deviato dall’obiettivo di deficit al 2,04%. L’ultimo miglio del nego-

ziato sarà nel week-end e riguarda i risparmi strutturali che Bruxelles considera essenziali per garantire la tenuta dei conti pubblici nel 2020. Degli otto miliardi promessi, quelli non una tantum al momento sono solo tre: la Commissione ne chiede almeno cinque. La rottura può sempre insinuarsi nel dettaglio, e l’atteggiamento dei partner più rigidi (ieri a lamentarsi è stata la Finlandia) potrebbe avere la meglio. Ma quel che sta pesando è soprattutto il clima politico nei governi che contano: a Berlino e Parigi si sta facendo strada un timore, ovvero che una rottura con l’Italia provocherebbe più danni di quelli che vorrebbe risolvere. Vere o presunte, le voci di una possibile crisi di governo a

Roma sono sufficientemente credibili per convincere Angela Merkel ed Emmanuel Macron a non dare fiato all’anima antieuropeista della maggioranza giallo-verde. Al Tesoro c’è chi accredita anche una mediazione in prima persona di Mario Draghi, altrettanto preoccupato per le possibili conseguenze di una rottura fra gli investitori in titoli pubblici. A dire l’ultima parola dovrà essere il vertice Ecofin dei ministri finanziari il 9 luglio. Non è ancora chiaro se il negoziato terminerà con chiusura tout court della procedura, o se invece Bruxelles si limiterà a congelare ogni decisione a novembre, quando il governo sarà costretto a fornire dettagli sulla composizione della Fi-

nanziaria per il 2020. Ci sarà nel frattempo il via libera ad una tassa piatta? E che ne sarà delle coperture finora garantite dai ventitré miliardi di aumenti Iva messi a bilancio per l’anno prossimo? La Corte dei Conti teme che la crescita di quest’anno resti poco sopra lo zero e le conseguenze sui conti di uno shock fiscale. Il leader della Lega vuole almeno quindici miliardi di tagli, ma il punto è se saranno coperti e da cosa. Salterà il bonus Renzi, che ne vale dieci? O invece sarebbero aggiuntivi? Ieri l’Istat ha certificato a inizio 2019 un aumento della pressione fiscale dal 37,7 del 2018 al 38%, il livello più alto dal 2015, il secondo anno del governo Renzi. La buona notizia – picco-

la ma meglio di nulla – è un lieve recupero del potere d’acquisto delle famiglie, che nel secondo trimestre di quest’anno è risalito ai livelli del 2012: aumenta dello 0,9%, e però resta ben al di sotto dei livelli precedenti la crisi del 2008 (-6,7%). Sempre l’Istat ieri ha diffuso dati interessanti sul divario Nord-Sud, in questo caso relativi al 2018. Lo scorso anno la crescita della ricchezza nel Nord-Est è stata sopra la media nazionale (+1,4%), mentre il Sud ha segnato un aumento inferiore a un terzo: appena +0,4%. Numeri che ormai non sorprendono nessuno, ma che non sembrano in cima ai pensieri di questo governo. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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PRIMO PIANO

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Economia e ambiente

Lorraine Berton a capo del gruppo Grandi Eventi La presidente di Confindustria Belluno coordinerà il tavolo tecnico nazionale BELLUNO. «Per il territorio bel-

ti Alessio Cremonese: «C’è un futuro da costruire insieme con senso di responsabilità ed energia», afferma Cremonese che riporta i numeri di una ricerca affidata a Bocconi, Sapienza, Ca’ Foscari. «Per ogni euro investito nelle Olimpiadi ne entreranno 2,7. Per questo, dovremo essere lungimiranti e pronti. Programmare fin da ora quello che serve alla nostra montagna per far rimanere le imprese, i giovani e le famiglie». C’è euforia nel mondo imprenditoriale, come mai prima s’era registrato. In ambito locale, ma anche nazionale. «Il combinato disposto delle Olimpiadi assegnate a Mila-

no e Cortina, del via libera ai bandi per la Tav e lo sblocca-cantieri», ha dichiarato ieri il presidente Vincenzo Boccia, «rappresentano un’importante iniezione di fiducia». Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, ha esemplificato ieri che «il mercato immobiliare milanese sta vivendo una fase di grande sviluppo e le prospettive, anche in virtù della decisione di assegnare al capoluogo meneghino le Olimpiadi invernali del 2026, sono positive. Prevediamo investimenti per oltre 13 miliardi di euro nei prossimi dieci anni e questo numero è destinato a crescere in vista del momento olimpico». E se la distanza tra la Valtellina e Cortina è ritenuta un problema, anche dalla Commissione di valutazione del Cio, ecco il vicepresidente di Confcommercio nazionale, Paolo Uggè, suggerire il collegamento tra la provincia di Sondrio e il Bellunese, oltre che potenziare i collegamenti tra Milano e Sondrio. Gli ambientalisti, si sa, sono piuttosto scettici. Temono la speculazione. In controtendenza Legambiente che ammette che le Olimpiadi sono un’opportunità imperdibile. Ma si augura «che possano essere partecipate e condivise, capaci di favorire lo sviluppo locale e la rigenerazione dei territori, invece che sfruttarne le risorse. Chiediamo che i Giochi siano realizzati con una bassissima produzione di rifiuti, completamente plastic free». — Francesco Dal Mas

(ma non solo), potrebbe aprire. L’ha anticipato anche il presidente emerito Luis Durnwalder. Certo, la strada non deve asfaltare la Val Pusteria, semmai attraversarla per un brevissimo tratto. Un’infrastruttura transnazionale, condivisa, potrebbe far breccia sull’Europa. Ma Kompatscher pone la condizione del massimo rispetto ambientale, e cioè che l’arteria passi in galleria. Altrimenti sarebbe molto più pesante la spada di Damocle della Convenzione delle Alpi, con i protocolli pronti a scattare, come quello che impedisce l’attraversamento delle Alpi da parte di grandi opere. Bolzano, in ogni caso, preferisce il treno. Kompatscher ha sottoscritto anche l’ormai storico protocollo con il ministro Delrio a Cortina, e pure con il governatore Luca Zaia. Ma quando gli è stato presentato il conto del collegamento fra Cortina e la Val Pusteria – per circa un miliardo e mezzo – Kompatscher è sbiancato in volto. Chi pagherà e soprattutto quali saranno i possibili introiti? Una tratta ferroviaria come questa esige

una spesa di due miliardi e dall’Europa è difficile essere finanziati – ha osservato Kompatscher con Padrin – se il treno non interessa anche un Paese straniero, nella fattispecie l’Austria. E con l’Austria, precisamente con Lienz, una linea ferroviaria – da San Candido – c’è già. L’assessore De Berti, quindi, il 5 luglio si assumerà un compito nient’affatto facile, quello, appunto, di riportare a sintesi le diverse posizioni. Le categorie economiche puntano al proseguimento autostradale, anche se non rinuncerebbero al treno, se questa fosse l’ipotesi infrastrutturale più praticabile. Il Cadore, l’Ampezzano ed il Comelico temono, invece, che un tunnel autostradale li by-passi. Non, invece, un treno. Far conciliare i diversi interessi, per aspetti contrapposti, non sarà facile. Ecco perché ieri Kompatscher ha concordato con Padrin sulla necessità, anzi sull’urgenza di un incontro con Zaia sulla direzione da percorrere. Alla luce, appunto, della scadenza olimpica. — F.D.M.

lunese, in particolare, Olimpiadi e Grandi Eventi sono un modo concreto per frenare il grave fenomeno dello spopolamento e della fuga dei giovani verso altre realtà più comode e attrattive». Lo ha detto la presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Lorraine Berton prima ancora di brindare alla nomina ricevuta da Roma. Confindustria, infatti, ha costituito il Gruppo Tecnico sport e grandi eventi affidandone il coordinamento proprio a lei, a Maria Lorraine. L’imprenditoria italiana,

«Questi giochi sono una grande opportunità ma servono infrastrutture» La presidente di Confindustria Belluno, Lorraine Berton

In foto una pista di Falcade. Per l’avvento dei Giochi Olimpici molti impiantisti stanno valutando l’opportunità di creare nuovi collegamenti tra i diversi hub delle montagne bellunesi e si parla di oltre 100 milioni di euro

dunque, c’è. Veneto e Lombardia debbono trovare 400 milioni di sponsorizzazioni o, comunque, di sostegni. Il Gruppo Tecnico di Confindustria, una trentina di componenti con in testa Berton, si candida quindi ad essere regista nel coordinamento di analisi e proposte per ottimizzare ogni potenziale occasione di crescita, con un’attenzione particolare ai territori e ai settori più coinvolti. «È una grandissima responsabilità, ne sono onorata. Ringrazio il presidente Boccia e il Consiglio Generale di Confindustria per la fiducia», prende atto la presidente. «I Giochi Olimpici e i Grandi Eventi sono un’enorme op-

portunità per il nostro Paese. Adesso dobbiamo lavorare senza sosta: occorre programmare un futuro sostenibile di crescita e rinnovata competitività». La presidente non ha dubbi: prima i Mondiali di sci, poi le Olimpiadi, saranno un volano non solo per il turismo ma per tutti i comparti e i servizi collegati. A patto che sia risolto un primo problema, quello delle infrastrutture. «Servono collegamenti veloci, una mobilità efficiente ma sostenibile, una connettività veloce». A parlare di un “incarico strategico” per la montagna bellunese è il vicepresidente di Confindustria Belluno con delega ai Grandi Even-

l’incontro padrin - kompatscher

Treno o autostrada: i conti si fanno con il governatore Zaia e l’Austria BELLUNO. Gli incontri promossi a Villa Patt di Sedico, il 5 luglio, dalla Regione, con l’assessore Elisa De Berti a tirare le fila, saranno decisivi per capire se ai piedi delle Dolomiti scorrerà il corridoio tecnologico con il proseguimento dell’A27, magari in superstrada, oppure il treno da Calalzo per Cortina e magari pure per la Val Pusteria. Le Olimpiadi incalzano e, secondo il presidente della Provincia, Roberto Padrin, «entro la fine dell’anno è necessario chiarire cosa si vuol fare e come si pagherà, per passare poi alla progettazione e alla realizzazione delle opere». I tempi sono stretti. Le quattro varianti della statale Alemagna insegnano; 5 anni tra progetti, pro-

cedure e cantieri. E per il solo tunnel di Coltrondo – altro esempio – ci vorranno più di 10 anni (dall’ideazione, ai tempi del maltempo di fine 2015). Ieri, a Cortina, Padrin è tornato a parlarne con il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, col quale si era confrontato nei giorni scorsi a Losanna. Padrin, si sa, preferisce l’autostrada o, quanto meno, la superstrada e subordina a questa ipotesi anche il superamento dell’imbuto di Longarone sulla statale 51, studiato dall’Anas, ma non ancora concretizzato in un progetto. Kompatscher gli ha chiesto, usando la sua tradizionale cortesia, se l’Austria è stata sondata. Bolzano, considerato quanto accade sul Brennero

Lo storico “Treno delle Dolomiti”


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Primo Piano

Giovedì 27 Giugno 2019 www.gazzettino.it

La riforma

Autonomia, Di Maio: no all’estremismo L’ira dei governatori Scontro dopo lo stop. Salvini: se i 5Stelle sanno solo opporsi trarrò le conseguenze. E Zaia e Fontana: non ci facciamo prendere a schiaffi `

LA GIORNATA ROMA Protestano, con toni diversi, i governatori di Lombardia, Veneto ed Emilia . Il leader dei 5Stelle, Luigi Di Maio, coglie l’occasione per criticare «gli estremismi» accentuando la parte moderata del suo profilo politico. Matteo Salvini sottolinea che «se i 5Stelle dovessero andare avanti a dire no, no, e no sarebbe un problema, anche perché io non voglio tagliare niente a nessuno ma far emergere chi governa bene e chi male. Vado oltre la mia convenienza personale e della Lega e vado avanti, ma se nelle prossime settimane si va avanti a furia di no, ne trarrei le conseguenze». Questo il risultato della fumata nera del vertice di maggioranza sul progetto di maggiore autonomia per le Regioni.

LE OBIEZIONI «Se il tentativo è di portarci verso una non-riforma, lo dico subito: io non la firmerò mai», attacca il presidente della Lombardia Attilio Fontana. «Non so cosa pensare. Bisogna dare una risposta chiara e avere il coraggio di assumersi le responsabilità. È inutile continuare a prendere in giro la gente», sbotta. «Credo sia meglio

dire le cose come stanno. Tutte quelle che vengono mosse - osserva Fontana con un chiaro richiamo al Movimento 5 Stelle sono obiezioni prive di consistenza». Poi l’avviso: «Se saltano le Autonomie salta il governo? Non sono valutazioni che spettano a me. Ma se dovesse arrivare un “no” ne parlerò con Zaia e Bonaccini, e credo che nessuno degli altri governatori sia disposto a prendere uno schiaffone del genere senza battere ciglio».

dice Di Maio - lavora così, per tutto il Paese. Non penso che qualcuno voglia tornare ai tempi della secessione della Padania e non ho motivo di dubitare che sapremo trovare insieme la migliore soluzione», ma «alcune posizioni più estreme mi preoccupano». Parole che irritano il governatore lombardo. «Inizio ad essere un po’ stufo di questo traccheggiamento senza senso. È evidente - replica Fontana - che il ministro non ha letto il testo della la riforma».

LA REPLICA

LA MANFRINA

Berlusconi frena su leadership e primarie

In serata arrivano le reazioni anche di Veneto ed Emilia-Romagna. «Il copione è sempre lo stesso: dichiarazioni roboanti alle quali non segue nulla. Ma una cosa deve essere chiara: l’Emilia-Romagna non si lascia né si lascerà prendere in giro» avverte il governatore emiliano Stefano Bonaccini. Che poi continua: «Esiste un testo formulato dal governo ma che non è condiviso dalla nostra Regione. Siamo quindi fermi a dove eravamo a inizio d’anno senza che vi siano stati passi avanti con i singoli ministeri o con il governo nel suo insieme: non esiste alcun testo base d’intesa». Duro anche il leghista veneto Luca Zaia: «Sull’Autonomia fi-

Rivendica la sua leadership, mandando un messaggio preciso a chi pensa di fare a modo suo e frena sulle primarie, rinviando tutto al Congresso che si terrà non più a settembre ma «entro dicembre». Silvio Berlusconi riunisce in serata i vertici di Forza Italia, dai coordinatori nazionali Carfagna-Toti ai coordinatori regionali ai responsabili di Dipartimento. Assente solo Antonio Tajani, perché, spiega il Cav, impegnato a Bruxelles. «Ho chiesto a Mara e Giovanni di coordinare il partito sulla base delle mie indicazioni», l’esordio del Cav, che affida alla Carfagna la riorganizzazion dei giovani e a

La replica pentastellata non si fa attendere. L’Autonomia «la chiedono i cittadini di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna ed è giusto che si faccia. Sarà un’Autonomia equilibrata, fatta bene, che gioverà veramente a Regioni e Comuni», dichiara sui social il vicepremier Luigi Di Maio. «Il Movimento -

IL GOVERNATORE DEL VENETO: «DAI 5 STELLE SONO DELUSO, BLOCCAVANO ANCHE LE OLIMPIADI, SI È VISTO COM’È FINITA»

Il vicepremier M5S Luigi Di Maio A sinistra, Attilio Fontana, governatore della Lombardia (foto ANSA)

Ira di Toti: rivoluzione FI già finita

Toti quella degli anziani. Un ridimensionamento che evidentemente non piace al governatore che parla di «un passo avanti e uno indietro». «Così - sbotta - la rivoluzione è già finita. Servono risposte concrete entro il 6 luglio o si perde tempo».

Salvini: da Conte un agguato Ma sulle Regioni non romperà IL RETROSCENA ROMA «Intanto io ho portato a casa l’autonomia delle Olimpiadi, per l’altra vedremo...». A metà pomeriggio, entrando nell’aula di Montecitorio, Giancarlo Giorgetti sgancia una battuta amara che fotografa lo stallo in cui è precipitata la riforma tanto cara a Matteo Salvini. Il capo della Lega martedì aveva annunciato nel Consiglio dei ministri di ieri il varo dell’intesa per l’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Invece, l’altra notte, il premier Giuseppe Conte e il leader dei 5Stelle, Luigi Di Maio, hanno fatto muro. E, se va bene, se ne riparlerà mercoledì prossimo nell’ennesimo vertice. Il sesto.

stituzionale» e una minaccia per il bilancio dello Stato a causa dell’aumento delle spesa pubblica, il vicepremier leghista è letteralmente esploso. Ha alzato la voce. Ha tuonato contro «i burocrati» (intendeva Conte), ha ripetuto di essere «stufo dei no». E ha avvertito: «Guardate che così non si va avanti...». Eppure, la minaccia di Salvini poggia sulla sabbia. Come dice un alto dirigente della Lega, «se facciamo cadere il governo, lo facciamo sul taglio delle tasse, non sull’autonomia: per noi sarebbe un suicidio. Stiamo costruendo un partito su scala nazionale, forte anche nel Centro-Sud, e questa mossa ci penalizzerebbe dato che nel Meridione si è affermata l’idea, sbagliata, che la riforma è a favore del

NERVI TESI Raccontano che l’altra notte Salvini abbia perso la pazienza. Quando Conte gli ha squadernato davanti le osservazioni del Dipartimento degli affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi (Dagl) che smontava pezzo pezzo l’autonomia differenziata definendola «probabilmente inco-

LA BATTUTA DI GIORGETTI: «INTANTO HO PORTATO A CASA L’AUTONOMIA DELLE OLIMPIADI»

Nord. Eppoi ci sta un mezzo stop: i 5Stelle sono riusciti a fermare per un po’ l’autonomia, intanto però devono ingoiare il sì alla Tav e possono dimenticarsi di togliere le concessioni ad Autostrade: Atlantia è indispensabile per evitare il fallimento di Alitalia. E questo Di Maio lo sa...». Di Maio, che non vede l’ora che si chiuda la finestra elettorale di metà luglio (quella che permetterebbe di andare al voto in settembre), però sa anche che Salvini sull’autonomia non può, appunto, «far cadere il governo». Non a caso, pur promettendo che «si farà, ma fatta bene», il leader grillino rievoca termini urticanti per Salvini come «secessione della Padania». E snocciola, in una sorta di chiamata alle armi, l’elenco delle Regioni che potrebbero risultare «impoverite ancora di più»: «La Puglia, la Calabria, la Sicilia, l’Abruzzo, il Lazio, le Marche, il Molise, la Campania e l’Umbria». Il problema di Salvini - che per non rompere con i 5Stelle avvalora con i suoi la tesi che in caso di crisi la Lega non riuscirebbe ad andare all’incasso in

niamola con le manfrine del Paese di serie A o di serie B. Dai Cinquestelle sono deluso ma non mi stupisco: bloccavano anche sulle Olimpiadi e abbiamo visto com’è finita», osserva. Per pura coincidenza a dar man forte alle perplessità dei 5 Stelle è stata però ieri la Corte dei Conti. «Assai deleteri sarebbero gli effetti delle autonomie trainanti, se essi finissero per far crescere solo alcune Regioni, chiuse in una visione territoriale puramente localistica, fra l’altro a lungo andare perdente in un contesto europeo e mondiale sempre più incentrato su aggregazioni trasversali, economiche, finanziarie ed anche sociali e culturali». ha detto il procuratore generale della Corte dei Conti, Alberto Avoli, nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2018. Diodato Pirone © RIPRODUZIONE RISERVATA

scattare in maggio) di archiviare il governo giallo-verde e di andare a prendersi alle elezioni quella vittoria «in solitario» che alla Lega accreditano i sondaggi.

NEL MIRINO

LEGHISTI Matteo Salvini con Giancarlo Giorgetti

quanto in Parlamento nascerebbe probabilmente un esecutivo tecnico sostenuto «dagli Scilipoti di turno» - è che si trova tra due fuochi. Da una parte i 5Stelle e Conte, dall’altra l’inte-

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ro partito. Ministri e Giorgetti compresi. Tutti convinti, a cominciare dai governatori di Veneto e Lombardia Luca Zaia e Attilio Fontana, che è arrivata l’ora (anzi, per molti doveva

In questa situazione di tensione, nel mirino di Salvini è tornato Conte. Già in passato il leader leghista aveva accusato il premier di «non essere più super partes» e «il garante del patto con i 5Stelle», in quanto schierato stabilmente dalla parte di Di Maio. E l’altra notte, dopo il brusco altolà, Salvini è tornato a esternare contro il premier: «Aveva quel documento del Dagl da cinque giorni, ma non ci ha anticipato nulla. Abbiamo subìto un vero e proprio agguato». Ma Conte e Di Maio questa volta non si lasciano intimorire. Sono determinati a sostenere a “no” dei ministri 5Stelle e di Giovanni Tria (Economia) su Sanità, ambiente, trasporti e trasferimenti dallo Stato alle Regioni. E pretendono che il Parlamento abbia un «ruolo di peso», incluso il potere di «emendare» le intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Proprio ciò che la Lega non voleva. E non vuole. La prossima puntata mercoledì. Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA


XIII

Valbelluna

Giovedì 27 Giugno 2019 www.gazzettino.it

Wanbao “brucia” un milione al mese La Fiom-Cgil chiede al più presto un incontro al tavolo `Bona: «Ci si chiede fino a quando una proprietà è disposta della Regione: «L’azienda non spiega quale sarà il futuro» a mettere soldi senza rientrare. Nel 2018 perdita da 11 milioni» `

Coppia a processo per la truffa del resto

BORGO VALBELLUNA «Chiederemo al più presto un incontro con la Regione Veneto per poter ragionare con tutti gli attori sul caso della Wanbao. L’azienda perde un milione di euro al mese; l’anno scorso ne ha bruciati 11. Solo questo è sufficiente per non stare tranquilli». Stefano Bona, segretario provinciale Fiom-Cgil, riprende per mano una delle crisi più pesanti del settore industriale della provincia. L’ex Acc, produttrice di compressori per la refrigerazione, dopo essere finita nel baratro del fallimento, a suon di trattative da parte del commissario straordinario, Maurizio Castro, venne rilevata dalla cinese Wanbao, società a totale capitale pubblico ovvero sotto il diretto controllo del Governo di Xi Jinping. A quasi un anno dalla presentazione del piano industriale, avvenuta a settembre al Ministero dell’economia e sviluppo, nulla sembra essere cambiato, mentre le perdite continuano ad accumularsi e gli annunciati nuovi modelli di compressori, ai quali sarebbe stato affidato il compito di sbaragliare la concorrenza, non entreranno in produzione prima del 2020. Ma è proprio sul fronte della concorrenza che il sindacalista non riesce a trovare una spiegazione all’ultima mossa della Wanbao: «Dopo aver fatto e vinto il ricorso alla Commissione europea contro l’acquisizione di Embraco da parte della Nidec, lamentando un eccesso di concentrazione produttiva in violazione delle leggi comunitarie sulla concorrenza, non si è poi fatta avanti per occupare quelle quote di mercato lasciate libere da Nidec». Molti i passaggi che sfuggono alla logica, e non solo del sindacato. «Sono passati ormai cinque anni da quanto l’ex Acc venne rilevata dalla società cinese prosegue Bona - e ancora non

DOPO L’USCITA DI 130 DIPENDENTI LO STABILIMENTO DI COMPRESSORI SI ATTESTA A 298 DIPENDENTI

SEDICO

VILLA DI VILLA L’impianto della Wanbao, la società cinese che cinque anni fa rilevò lo stabilimento ex Acc finita in fallimento

vediamo luce all’orizzonte. Inevitabile chiedersi fino a quando un’azienda è disposta a mettere soldi in queste condizioni». Dubbi e paure legittimi di fronte alla volontà di tutelare 298 posti di lavoro, saldo netto di una crisi che ha portato all’uscita di 130 unità nell’ultimo anno. «Abbiamo bisogno di capire quali siano le strategie - rilancia Bona -, soprattutto di fronte ad un’azienda che ha la “testa” in Cina, ovvero laddove si fanno le scelte». La Cina è distante e quando le decisioni arrivano non lasciano più margini a trattative. Si applicano e basta. La produzione a Mel, intanto, prosegue. Si lavora con ritmi normali e in questo momento il lavoro non manca. «Ma la concorrenza è forte e il margine di guadagno molto basso - conclude Bona -. L’azienda non nasconde i problemi, ma non si pronuncia su quale sarà il futuro di Mel». Lauredana Marsiglia

Famiglia Teza sfollata da ottobre: Bottacin “richiama” il Comune LONGARONE «Risarcimenti ai privati per i danni legati a Vaia? I Comuni cerchino di dare il massimo supporto ai cittadini». A rimarcarlo è l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin riferendosi al caso di Maria Rosa Teza, ancora sfollata dopo che la tempesta di fine ottobre ha danneggiato la sua casa a La Muda. La sfortunata protagonista di questa storia aveva pubblicato un annuncio shock: «Vendo un rene per aggiustare la mia casa: 60mila euro». Da qui, la presa di posizione di Bottacin: «Le strutture tecniche del Commissario per l’emergenza maltempo, Luca Zaia, sono al fianco dei Comuni per il supporto - informa l’assessore -. I termini delle scadenze non pos-

sono essere dilazionati. Si tratta di tempi dettati dalla necessità di completare le istruttorie e indipendenti dalla Regione. Con l’intento di agevolare le operazioni in capo ai Comuni, ed essere loro di supporto per facilitare il percorso di cittadini e imprese nel predisporre le domande, nei mesi scorsi ho anche organizzato un incontro con le amministrazioni comunali. Oltretutto proprio a Longarone, dove c’era

NECESSARIO DARE IL MASSIMO SUPPORTO AI CITTADIN Gianpaolo Bottacin

pure il capo del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Angelo Borrelli». Già, Longarone: «Spiace che sia emersa una problematica comunicativa tra amministrazione e cittadini. Si poteva evitare, applicando le disposizioni fornite dalle strutture commissariali». L’assessore regionale si concentra poi su tempi e scadenze: «Le domande devono essere presentate con procedura informatica entro il 10 luglio. Successivamente si procederà con le istruttorie, mentre in agosto sarà aperta una finestra per eventuali integrazioni che dovessero rendersi necessarie». Il caso Teza sarà discusso stasera in consiglio comunale (18.30) su intanza del capogruppo Antonio Romanin. Marco D’Incà

Sono comparsi ieri mattina davanti al giudice Domenico Riposati i testimoni, e le vittime, del raggiro noto come “truffa del resto”. L’episodio, che tornerà in aula il prossimo 10 gennaio, risale al 2012 quando nella rivendita di tabacchi che si trova nei pressi del centro entrò un uomo acquistando una ricarica per il telefono da 5 euro pagandola con una banconota da 100. Il gestore consegnò il resto: una banconota da 50, due da 20 e un’altra da 5, per un totale di 95 euro. Essendo giorno di mercato c’erano all’interno molti clienti e l’uomo, forse distratto da un complice del autore del raggiro, distolse lo sguardo dalle banconote posate sul bancone. Quando il cliente lamentò di aver ricevuto cinquanta euro di resto in meno provo timidamente a ribattere, salvo doversi subito arrendere e consegnare un’altra banconota. Pochi minuti dopo la stessa scena si sarebbe ripetuta alla farmacia, dopo l’acquisto di una confezione di aspirine pagata con un’altra banconota da cento euro. Un cliente in coda racconto di aver assistito alla stessa sequenza pochi istanti prima. Tutto uguale, solo che in quel caso al posto del medicinale era stata comprata una ricarica. Così è scattato l’allarme. A processo con l’accusa di truffa ci sono Sorin Crecea 35enne e la trentenne Renata Birzan 30. A sfilare in aula ieri mattina sono stati i carabinieri che si sono occupati delle indagini ed hanno ricostruito di aver notato l’auto sospetta, di aver bloccato gli occupanti e di averli accompagnati in caserma poco dopo la richiesta d’aiuto da parte dei commercianti. I due a processo avrebbero, senza necessità di essere perquisiti, consegnato spontaneamente le due banconote da cinquanta euro. Se il comportamento sia avvenuto e se costituisca reato si saprà solo nel 2020.

Schiucaz, tre ciclisti sfidano la zona rossa: denunciati `Il capo carovana

si travisa con la mano poi copre l’obiettivo ALPAGO Sono tornati gli impavidi del ciclismo. Ma se la prima volta si trattava di ragazzini, stavolta a superare la zona rossa della frana di Schiucaz, sono stati tre adulti. Il capo carovana, evidentemente il più furbo, nell’avvicinarsi alla telecamera di sorveglianza si è coperto il volto con una mano, poi, raggiunto il dispositivo, ha spostato il palmo sull’obiettivo in modo da far transitare in sicurezza i compa-

gni di merende. L’impresa è stata comunque ripresa anche da altre telecamere di sicurezza installate da Veneto Strade per monitorare l’area dello smottamento che dal 12 maggio incombe sull’abitato di Schiucaz, sfollato da allora. Veneto Strade, titolare del cantiere, ha postato il video sulla sua pagina Facebook con tanto di commento. «Questa volta si sono sentiti più furbi e il primo ciclista dopo il passaggio ha pensato a coprirsi il volto e coprire il passaggio degli altri - scrive la direzione -. Le telecamere (ovviamente non c’è solo quella) in realtà sono state installate per monitorare i movimenti della frana. Perché, è bene ribadirlo,

VENETO STRADE Un’immagine presa dal video registrato dalle telecamere mostra l’arrivo dei tre impavidi ciclisti

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soprattutto dopo le due esplosioni è molto probabile lo smottamento di qualche sasso o terreno. Quindi ripetiamo ancora una volta: è assolutamente proibito transitare su quel tratto; c’è un serio pericolo di smottamento per via dei lavori di assestamento. Del resto la nostra montagna è talmente ricca di percorsi straordinari da fare soprattutto in bicicletta che davvero non capiamo il senso di queste bravate. Ovviamente noi pubblichiamo il video. Ancora una volta non facciamo vedere i volti (ci hanno pensato loro a coprirsi) ma avvertiamo - concludono - che le immagini sono state consegnate alle forze dell’ordine». Intanto, a Schiucaz si torna al lavoro. Oggi, infatti, le impre-

se artigiane avranno la possibilità di entrare nelle loro aree di competenza. Ovviamente nel pieno rispetto delle regole. E in orari in linea con quelli di un cantiere: dalle 8 alle 12 e dalle 13 alle 17. «Nella zona in cui opereranno le aziende - sottolinea il sindaco del Comune di Alpago, Umberto Soccal - sono stati fissati ulteriori segnali di allarme, sonori e luminosi». E, a lato della strada, verso nord, trova ora posto un’altra protezione: «La situazione generale? Rispetto alle problematiche di un mese fa - conclude il sindaco - siamo molto più sereni. Entro fine luglio, l’auspicio è di emanare un’ordinanza per riaprire la frazione. Poi però ci vorranno mesi per la messa in sicurezza del versante». MdI


II

Primo Piano

Giovedì 27 Giugno 2019 www.gazzettino.it

La festa di Cortina

Dieci anni di Unesco «ma sulle Dolomiti ci sono troppe auto» Alle celebrazioni Arno Kompatscher `La replica del presidente Padrin: rilancia la chiusura dei passi al traffico «Bisogna togliere vincoli non metterli» `

LA RICORRENZA CORTINA Le celebrazioni per i dieci anni di Dolomiti Unesco hanno acceso il confronto su come utilizzare le montagne. Le Dolomiti, tanto belle, tanto delicate. Proprio durante gli interventi ufficiali il governatore dell’Alto Adige ha lanciato l’idea di chiudere i passi alle auto. Immediata la replica del presidente della Provincia Roberto Padrin: «Servono meno vincoli, non più vincoli». Attorno a questo dibattito si è sviluppata la festa che ieri Cortina ha accolto per il decennale del riconoscimento avvenuto il 26 giugno 2009 a Siviglia. L’incontro di tante persone, giunte da tre regioni e cinque province, è avvenuto nella stessa piazza Angelo Dibona che soltanto due giorni prima ha vissuto l’esaltante momento dell’assegnazione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali 2026. In tutti gli interventi di politici, amministratori, tecnici, è stato inevitabile un collegamento con le Olimpiadi. Graziano Pizzimenti, presidente della Fondazione Dolomiti Unesco e assessore del Friuli Venezia Giulia, ha detto: «Questa è la festa di chi vive nelle Dolomiti e di chi ci viene; di chi ha a cuore questi luoghi e sa che il marchio Unesco è garanzia per la montagna e gli abitanti, oltre che essere importante opportunità di sviluppo. L’assegnazione di lunedì scorso rinforza la nostra festa di oggi, perché sarà un’edizione dei Giochi basata sul-

IL TERRITORIO CORTINA La partecipazione del territorio alla festa per il decennale delle Dolomiti Unesco è stata sottolineata dalla presenza di tanti sindaci, a rappresentare le comunità di tutto il Cadore, delle vicine regioni Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Fra loro Tatiana Pais Becher, sindaca di Auronzo di Cadore, paese che si è legato a questo riconoscimento, sin dal primo giorno: «Auronzo è stata la capitale delle Dolomiti dieci anni fa, ad agosto 2009, quando venne Giorgio Napolitano, allora presidente della Repubblica italiana. Quest’anno siamo qui a Cortina, per il decimo anniversario. E’ sempre più forte il senso di responsabilità che c’è tra gli amministratori e anche tra la popolazione; c’è coscienza del privilegio di vivere in questo territorio magnifico che dobbiamo assolutamente conservare e tramandare alle generazioni future». Poi anticipa: «Ad Auronzo stiamo organizzando un week end interamente dedicato alle Dolomiti, il 24 e

la sostenibilità e sul rispetto dei luoghi. Voi che vivete qui, prima di tutti, sapete che è strategico avere cura delle Dolomiti, come spazio di vita. Per farlo bisogna avere radici profonde, che siano più forti degli alberi schiantati da Vaia». Il Governo era rappresentato da Vannia Gava, sottosegretario all’Ambiente, a capo del comitato che coordina tutti gli eventi: «Questo splendido territorio dovrà continuare ciò che ha fatto in dieci anni, in termini di turismo e ambiente. Inoltre bisogna guardare al grande evento delle Olimpiadi 2026: è un biglietto da visita nel mondo». Per la Regione Veneto è salito a Cortina l’assessore al turismo Federico Caner, che ha esortato tutti a rimboccarsi le maniche, per proseguire il percorso che ha portato all’assegnazione dei Giochi. Sul decennale Unesco ha aggiunto: «Abbiamo voluto questa festa, come fondazione, per ricordare il lavoro fatto in questi dieci anni per la valorizzazione del patrimonio nella sua interezza, tutti assieme, nelle tre regioni. L’assegnazione dei Giochi invernali rafforza la collaborazione, che prevede non soltan-

IL SOTTOSEGRETARIO VANNIA GAVA: QUESTO TERRITORIO DOVRÀ CONTINUARE CIÒ CHE HA FATTO IN TERMINI DI TURISMO

L’INTERVENTO di Arno Kompatscher, presidente dell’Alto Adige ha aperto il dibattito sulla sostenibilità e sulla mobilità delle vette delle Dolomiti, lanciando l’ipotesi di una chiusura

to la promozione internazionale delle Dolomiti, ma anche la valorizzazione nel segno della sostenibilità». Arno Kompatscher, da presidente della Provincia autonoma di Bolzano e per la Regione Trentino Alto Adige, parlando della tutela dell’ambiente in queste valli, ha invece acceso il dibattio: «Servono scelte coraggiose, per affermare con responsabilità il valore della sostenibilità delle Dolomiti, che sia ambientale, economica, storica, culturale. Lavorerò per creare le basi di una normativa solida, per la chiusura dei

principali passi delle Dolomiti ai mezzi a motore, in fasce orarie, nelle ore centrali della giornata, durante il periodo culminante della stagione turistica estiva». Poi il Landeshauptman del Sudtirolo ha precisato: «Certamente sarà necessario proporre una alternativa, un servizio pubblico con mezzi a idrogeno o a trazione elettrica, che non hanno emissioni, silenziosi. Vanno fatte scelte coraggiose, con chi vive questo territorio; saranno le basi per un successo futuro, in termini turistici ed economici». Per la Provin-

cia di Belluno, il presidente Roberto Padrin ha mediato: «Sulla chiusura dei passi dolomitici bisogna parlare, fare un ragionamento condiviso con le categorie economiche, gli albergatori, chi vive e lavora sui valichi, per trovare una soluzione unitaria. Questa

LASCIARE L’IMPRONTA tra le altre iniziative anche la base di cemento in cui i bambini hanno avuto la possibilità di lasciare la propria impronta. Sotto le autorità sedute in prima fila per seguire i discorsi ufficiali

SALUTATI CALOROSAMENTE DALLA PLATEA I 58 RAGAZZI ARRIVATI DA TUTTO IL TRIVENETO PER PULIRE I SENTIERI

coesione: «Le tre regioni coinvolte, le cinque province, le amministrazioni locali, soprattutto la Fondazione, hanno saputo gestire la montagna nella maniera corretta, non come parco divertimenti, ma luogo reale, vissuto dai cittadini. Il riconoscimento Unesco ha avuto un

I sindaci e le autorità: «Non un parco divertimenti ma un luogo in cui si vive» 25 agosto, in cui ci saranno vari eventi musicali, storici con le vicende di Dolomiti Bus narrate in un documentario, una serata dedicata alle Tre Cime di Lavaredo, con Cai e Soccorso alpino, nel 150.anniversario della salita della Cima Grande, da parte di Paul Grohmann». Per Belluno capitale delle Dolomiti Bellunesi era presente il sindaco Jacopo Massaro: «Oggi viviamo un’opportunità e un impiego allo stesso tempo. Dobbiamo partire dalla fine, dall’assegnazione delle Olimpiadi 2026,

PAIS BECHER, AURONZO: «STIAMO ORGANIZZANDO UN FINE SETTIMANA INTERAMENTE DEDICATO ALLA NOSTRA MONTAGNA»

I GADGETS Giornata di simboli per le Dolomiti Unesco

per capire come mettere a frutto dieci anni di riconoscimento come patrimonio Unesco. Il rischio è che queste cose restino sulla carta; il nostro impegno deve invece trasformarlo in una enorme occasione per lo sviluppo sociale ed economico. Le Olimpiadi a Cortina rappresentano una doppia occasione: o di mero sfruttamento economico, soltanto speculativa, che potrebbe fare male al patrimonio Unesco, oppure rappresentare la più straordinaria occasione di sviluppo socioeconomico, se venissero legate al nostro ambiente, al paesaggio. Per il futuro il nostro territorio bellunese sarebbe visto come un luogo che ha investito in questi valori, in qualità della vita, perno dello sviluppo del territorio». Per il bellunese Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’ambiente, il successo della Fondazione deriva dalla

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III

Primo Piano

Giovedì 27 Giugno 2019 www.gazzettino.it

Berton, nomina Olimpica: coordinerà i Grandi eventi La leader degli industriali Bellunesi votata dal consiglio di Confindustria dirigerà il tavolo aperto per gestire i Giochi e i Mondiali di sci del 2021 `

LA NOMINA BELLUNO Quello di Lorraine Berton, numero uno degli industriali Bellunesi, è il primo profilo “locale” che passa di rango per gestire la faccenda Olimpiadi. Ieri il Consiglio generale di Confindustria le ha affidato le chiavi del nuovo Tavolo nazionale “Sport e Grandi Eventi”. Una cabina di regia per iniziare a gestire l’appuntamento a cinque cerchi. A comunicarglielo è stato il Presidente nazionale, Vincenzo Boccia. «Porterò con me la voglia e la forza che contraddistingue gli imprenditori dei territori alti, abituati a lavorare tra mille difficoltà ma sempre positivi». È il commento di Berton quando le viene chiesto se porterà il Modello Belluno nei tavoli romani. «E’ una grandissima responsabilità, ne sono onorata. Ringrazio il presidente Boccia e il Consiglio generale per la fiducia. I Giochi olimpici e i grandi eventi sono un’enorme opportunità per il nostro Paese. Adesso dobbiamo lavorare senza sosta: occorre programmare un futuro sostenibile di crescita e rinnovata competitività».

ruolo fondamentale anche nell’assegnazione delle Olimpiadi 2026: questa è un’ulteriore conferma che la strada è corretta». Durante la festa sono stati proposti vari brani, suonati all’unisono dai componenti di quattro diverse bande, di Cortina d’Ampezzo, Pozza di

ve in montagna deve poterci rimanere: se le Dolomiti sono così, è anche merito di chi ha sempre vissuto qui». Fra pochi mesi a capo della Fondazione Dolomiti Unesco, nella rotazione fra le province, toccherà a Trento, ieri presente con il vicepresidente Mario Tonina: «Per la mobilità è giunto il momento di frenare, per poi ripartire. Anche a seguito dell’assegnazione dei Giochi olimpici invernali 2026, che saranno anche delle Dolomiti, dobbiamo tenere alto questo nome». Marco Dibona

Fassa, San Vigilio di Marebbe e Muggia: un altro simbolo della coesione fra i territori. Il sottosegretario Vannia Gava ha consegnato una medaglia del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. Infine sono stati salutati con particolare calore 58 ragazzi, di tutto il Triveneto, che da oggi sono impegnati nella cura e pulizia di sentieri, danneggiati dal maltempo dello scorso autunno, alle pendici del monte Pelmo. Infine il gioco, per tanti bambini: porre le mani nel cemento fresco, così come ha fatto per primo lo sciatore Kristian Ghedina, in un grande stampo a forma di Tre Cime, prima dell’intervento conclusivo di Marcella Morandini, che dirige la fondazione, a spiegare il lavoro fatto in questi anni e ad anticipare la lunga serie di manifestazioni ed eventi, che continueranno per tutta l’estate e all’inizio del 2020. Il primo appuntamento il 29 giugno a San Vigilio di Marebbe, in Val Badia, con conferenze, tavole rotondo, musica, gastronomia, arte e l’accoglienza particolare ai gelatieri della Valle di Zoldo. M.Dib.

L’annuncio

«Candidati a registi della crescita»

Berton coordinerà un tavolo di trenta componenti che saranno scelti tra i presidenti delle associazione territoriali e altri rappresentanti del sistema confindustriale. Toccherà al nuovo organismo, poi, individuare le priorità e capire come gestirle. Insomma, gli industriali si candidano a ricoprire un ruolo di rilievo non solo nella gestione dell’evento ma anche nelle tap-

«Costituiamo il gruppo tecnico sport e grandi eventi affidandone il coordinamento alla Presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Maria Lorraine Berton». Questo il contenuto della missiva partita da via dell’Astronomia a Roma con destinazione Belluno. La scelta di affidare la nomina a Berton è giustificata, con buona probabilità, anche dalla necessità di affidare un ruolo al territorio che ospiterà anche i mondiali di scialpinismo del 2021. «Con il

nuovo gruppo tecnico spiegano da Roma Confindustria è pronta ad assicurare la massima collaborazione per accompagnare e sostenere la preparazione dei grandi appuntamenti e contribuire al successo delle manifestazioni». Insomma gli industriali «si candidano» anche sul fronte dei grandi eventi «ad essere registi nel coordinamento di analisi e proposte per ottimizzare ogni potenziale occasione di crescita».

IN CABINA DI REGIA TRENTA PERSONE TRA PRESIDENTI DELLE ASSOCIAZIONI E RAPPRESENTANTI DEL TERRITORIO

pe di avvicinamento. E lo fanno schierando Berton che pochi minuti dopo l’assegnazione olimpica a Milano Cortina disse: «Benissimo ma non abbiamo un minuto da perdere». «Le Olimpiadi del 2026 rappresentano un punto di svolta, economicamente saranno un volano per i nostri territori - aggiunge - non so-

lo per il turismo ma per tutti i comparti e i servizi collegati. Dobbiamo giocarcela fino in fondo, mantenere lo spirito costruttivo e l’entusiasmo che abbiamo portato a Losanna in tempi non facilissimi per il nostro Paese». Un tema su cui Berton si è distinta fin da quando il primo

IL TAGLIO DEL NASTRO

Lounge 2021: raddoppia la sede dei Mondiali

LA FORMAZIONE

montagna ha bisogno di togliere vincoli, non di metterne». Ha poi fatto riferimento esplicito al Comelico: «Ci sono norme troppo vincolanti, che impediscono il futuro economico di questo territorio. Non si deve impedire che guardi avanti, con fiducia. Chi vi-

LA SCOMMESSA a Mido Berton condivise lo stand con la Lombardia, proprio in onore dei Giochi

CORTINA «Che bello assistere frequentemente ad aperture e inaugurazioni di attività di privati, oppure di spazi pubblici! Così si tocca con mano la nuova energia del paese, sprigionata dai Mondiali di sci alpino 2021, rinforzata dall’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026. A Losanna è stato premiato un progetto serio e condiviso. E’ vero ciò che è già stato sottolineato: siamo passati dallo slogan “Dreaming together” della candidatura al “Working together” di adesso: dopo aver sognato assieme, dobbiamo lavorare assieme». Gianpietro Ghedina sindaco di Cortina commenta con favore la presentazione della Lounge 2021, uno spazio della Fondazione che organizza i Mondiali, all’incrocio fra corso Italia, via Paul Grohmann e la strada che scende dalla stazione. Ieri c’è stata una festa, volutamente abbinata alla grande giornata del decennale del riconoscimento dell’Unesco alle Dolomiti; l’apertura al pubblico avverrà il 15 luglio prossimo. «Questo è un luogo che la Fondazio-

TRA CORSO ITALIA e via Paul Grohmann ha aperto il nuovo nuovo punto informativo, l’altro si trova nel centro Girardi

IL SINDACO: «DOBBIAMO PASSARE DAL SOGNARE ASSIEME AL LAVORARE TUTTI ASSIEME PER UN OBIETTIVO»

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ne userà per essere più vicina alla comunità e ai turisti, in un posto molto visibile, ben curato nella realizzazione dai nostri artigiani d’Ampezzo – ha spiegato l’amministratore Valerio Giacobbi – e durante la prossima estate sarà aperto tutti i giorni, fino al 15 settembre. Sarà gestito

febbraio si è seduta sullo scranno più alto di palazzo Doglioni Dalmas riguarda proprio il nodo infrastrutture. Un tema che in queste ore ritorna con prepotenza nell’agenda bellunese: «Servono collegamenti veloci, una mobilità efficiente ma sostenibile, una connettività veloce: le Olimpiadi e i Grandi Eventi sono una grande occasione non solo per il turismo e i servizi collegati ma anche per riaffermare il Made in Italy e dare ossigeno alle eccellenze del manifatturiero».

NEL FORTINO A parlare di un “incarico strategico” per la montagna è il vicepresidente di Confindustria Belluno Dolomiti, con delega ai grandi eventi, Alessio Cremonese. «C’è un futuro da costruire insieme, per ogni euro investito nelle Olimpiadi ne entreranno 2,7. Bisogna programmare fin da ora quello che serve alla nostra montagna per far rimanere le imprese, i giovani e le famiglie». Nel frattempo, afferma Cremonese: «Facciamo vedere quanto valga il territorio». Andrea Zambenedetti

assieme agli sponsor, accoglierà eventi particolari. Si va ad aggiungere alla nostra sede nel centro Alexander Girardi. Tutti avranno l’opportunità di venirci a trovare». Giacobbi anticipa alcuni appuntamenti: «E’ già previsto che sarà un’estate ricca di eventi, dopo questi due giorni speciali dell’assegnazione delle Olimpiadi e del decennale Unesco. Il 27 luglio, con i nostri sponsor Enel e Audi, avremo un “Immobility day”, dedicato alla mobilità sostenibile. Ad agosto gli incontri si susseguiranno numerosi». All’esterno del locale, a lato della strada, richiama l’attenzione la cabina di un impianto di risalita: è uno dei vagoncini della Leitner che trasporterà i passeggeri del primo tronco della funivia Freccia nel Cielo, in fase di costruzione. «Non abbiamo più scuse – continua il sindaco – ora dobbiamo offrire servizi, in vista dei due grandi appuntamenti del 2021 e del 2026: ci sono gli eventi, ci sono le risorse, dobbiamo darci da fare. Bisogna fare sistema e collaborare, per il bene del paese. Dobbiamo farlo tutti, pensando di meno alle posizioni estreme e marginali di ognuno, per guardare al bene della comunità». M.Dib.


DAL 1887

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del NordEst

ANNO 133- N° 151

VENEZIA MESTRE

Giovedì 27 Giugno 2019

Portogruaro Arrestato ex pugile braccio violento del clan: intimoriva i clienti di Gaiatto

Il libro Leonardo Donà, il Doge che si trasformò nell’“antipapa”

Calcio Buffon verso un clamoroso ritorno alla Juventus

Antonutti a pagina II

De Dominis a pagina 19

Repetto a pagina 23

www.gazzettino.it

Il giudice lascia, a rischio il processo BpVi `La sorella del presidente

della giuria, Miazzi lavora in uno studio che difende Sorato Il presidente del tribunale di Vicenza, Alberto Rizzo, ha accolto l’istanza di astensione presentata da Lorenzo Miazzi, il magistrato che presiede il collegio giudicante del processo Banca Popolare di Vicenza. La decisione di astenersi dal processo è stata presa dopo che la Procura ha rilevato che uno degli avvocati dello studio associato della sorella del magistrato è attualmente impegnato a di-

fendere l’ex Dg della Popolare Samuele Sorato in una causa. Il presidente del Tribunale ha subito nominato a subentrare il giudice Camilla Amedoro, che andrà ad affiancare i colleghi rimanenti De Stefano (nominata presidente) e Garbo. Gli avvocati delle difese stanno valuitando se annullare di fatto tutto quanto acquisito nelle prime sette udienze e pretendere che il nuovo collegio ascolti nuovamente tutti i testimoni. Qquesto nuovo colpo di scena è comunque un ulteriore rallentamento al processo che si muove sul filo della prescrizione. Crema a pagina 16

Veneto Banca

L’ex presidente Trinca: mai favorito Vincenzo Consoli

Economia

Il Pil 2018 del Nordest uguale a quello tedesco Nord Est sul podio per crescita e occupazione rispetto alla media nazionale: nel 2018 infatti il Pil messo a segno dall’area è stato pari al +1,4%, uguale a quello della Germania. L’industria in senso stretto ha registrato un +3,2%.

L’ex presidente di Veneto Banca Flavio Trinca, indagato per aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza, davanti al pm De Bortoli ha ribadito l’estraneità ai fatti che gli vengono contestati Barea a pagina 16

Franzese a pagina 8

«Barriera anti migranti a Nordest» Nuovo fronte di Salvini: «Se continuano gli ingressi in Friuli Venezia Giulia “mureremo” la frontiera»

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La sfida

Sea Watch forza il blocco e arriva a Lampedusa La nave olandese Sea Watch ha rotto gli indugi e violando il divieto del governo italiano ha raggiunto il porto di Lampedusa, dove è stata bloccata da pattugliatori della Guardia costiera. Lo forzatura del blocco ha provocato la dura reazione del governo italiano, che ha chiamato in causa il governo olandese. Il ministro Salvini assicura: «La sbruffoncella capitana della nave sappia che l’autorizzazione allo sbarco non c’è, schiero la forza pubblica, il diritto alla difesa dei nostri confini è sacro». Allegri, Gervasoni e Mangani alle pagine 2 e 3

Matteo Salvini pensa a un sistema di “muri” capace di fermare o almeno ridurre drasticamente le centinaia di ingressi illegali di migranti che settimanalmente avvengono dai boschi del Carso sopra Trieste. Qualcosa di simile a quanto realizzato già da tempo nell’Ungheria di Viktor Orban. Sul tavolo del governo italiano c’è l’ipotesi di innalzare una vera e propria barriera fisica al confine con la Slovenia per fermare i rinnovati flussi di immigrazione irregolare via terra lungo la rotta balcanica: «Si è riaperta la rotta balcanica, a luglio partiranno i pattugliamenti misti con gli sloveni – ricorda Salvini – ma se il flusso dei migranti non dovesse arrestarsi, a mali estremi estremi rimedi: non escludiamo la costruzione di barriere fisiche alla frontiera come hanno fatto altri Paesi». Bait a pagina 3

L’intervista L’ex assessore Coppola entra in Veneto Sviluppo

«Nominata a mia insaputa, meglio la cucina della politica» Isi Coppola, ex assessore e ristoratrice, ora nel Cda di Veneto Sviluppo

Pederiva a pagina 15

L’analisi

La visione comunitaria che fa grande Del Vecchio Giorgio Brunetti eonardo Del Vecchio ha sempre coltivato una visione comunitaria dell’azienda. È sempre stato convinto che l’azienda si fonda su chi lavora, siano essi dirigenti, tecnici o operai. «Se l’operaio lavora con piacere, ciò ha un influsso positivo anche sull’azienda, quindi per l’interesse dell’azienda faccio l’interesse del dipendente: io in azienda sono tranquillo quando creo le condizioni che evitano lo scontento dei lavoratori e consentono quindi ad ottenere un prodotto migliore. Non sempre l’imprenditore capisce questo...». Opinioni espresse ancora qualche anno fa che continuano ad esser seguite in un gruppo che, passo dopo passo, è diventato un colosso mondiale. Si noti l’osservazione sugli altri imprenditori che non capiscono, rivolto ai concorrenti, ai suoi fornitori e a quanti operano nella sua area. Quando Del Vecchio aveva con i Benetton acquisito la catena di supermercati GS, si assunse il ruolo di presidente della società perché, me lo disse in un’intervista, voleva «capire il funzionamento di un’azienda manageriale», visto che lui aveva solo esperienza dell’impresa padronale. Ricordo un CdA di GS dove propose di cercare di sollevare le donne dal turno serale perché dovevano affrontare in famiglia la preparazione della cena. Sebbene sia un momento della vita quotidiana che oggi ha minore peso di una volta, ciò dimostra (...) Continua a pagina 27

L

Il caso

Olimpiadi

Veneto agricoltura, veleni e dispetti dietro il commissariamento

Il Piemonte insiste: «Ci stiamo anche noi» Fontana: «Eventi, forse» La sfida è stata stravinta da Milano-Cortina contro Stoccolma-Åre, ma Torino (o meglio il Piemonte) continua a sperare di rientrare in partita. Ieri il governatore forzista Alberto Cirio ha incontrato la sindaca pentastellata Chiara Appendino per offrire una «collaborazione». Il sindaco di Milano Sala si è detto disposto a un incontro, ma il governatore lombardo Fontana è drastico: «Gare escluse, forse eventi».

Uno stillicidio di incomprensioni e divergenze è culminato nell’emendamento con cui lunedì il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il commissariamento di Veneto Agricoltura, inaspettatamente proposto dalla giunta. Al direttore Alberto Negro sono imputati ateggiamenti eccessivamente “personalistici”: tra questi un rifiuto alla richiesta del governatore Zaia di spostare una cerimonia. Pederiva a pagina 13

A pagina 9 REDAZIONE: via Torino 110 - 30172 Venezia Mestre - Tel. 041.665.111

∆ *”Veneto e Friuli a tavola” + € 6,80. ∆ *Il prezzo degli abbinamenti è aggiuntivo al prezzo de “Il Gazzettino” e fino ad esaurimento. La promozione è valida solo per l’area della provincia di edizione. Spedizione in abbonamento postale: DL 353/’03 (conv. in L. n. 46 del 27/02/04) art. 1 comma 1, VE ∆ *”Tutti gli chef sono in tv...E noi andiamo in trattoria” + € 8,80. ∆ *”Coppi per sempre” vol.2 + € 12,90.

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MESTRE

GIOVEDÌ 27 GIUGNO 2019 LA NUOVA

fino a 28 posti in asili nido e materne

C’è il concorso per maestre ma non considera le precarie Costrette alle preselezione anche se hanno già insegnato per un anno La Cgil: «Per Romor non è possibile, ma a Padova e a Verona lo fanno» Il Comune «apre» finalmente al concorso per le maestre di asili nido e scuole materne. Per fare fronte ai “buchi” di organico che anche nell’ultimo anno hanno costretto a continui spostamenti di educatrici da una scuola all’altra. In palio tre posti a tempo indeterminato che potranno salire fino a 28 in base alla necessità sulla base della graduatoria stilata. Ma costringe alle preselezione - contrariamente a quanto avviene in altri Comuni - anche le maestre che hanno già prestato servizio fino a un anno negli asili nido e nelle materne comunali. Una scelta criticata dalla Cgil Funzione pubblica con il segretario Daniele Giordano. «Giudichiamo grave e sbagliata la scelta del Comune di non escludere dalla preselezione al concorso per educatrici di asilo nido e scuola dell’infanzia chi ha prestato servizio anche a tempo determinato per l’Ente», dichiara Giordano, «non si tratta di chiedere un “favoritismo”, ma semplice-

dopo le proteste

Alcune maestre in una scuola materna. Il Comune di Venezia è alla ricerca di insegnanti

mente di fare una scelta che altri enti della nostra Regione come il Comune di Padova o quello di Verona hanno già attuato. A Verona, infatti, nel bando viene indicato che viene esonerato dalla preselezione chi ha lavorato per almeno 12 mesi a

tempo determinato nei servizi educativi comunali. Il Comune di Padova invece ha modificato il proprio regolamento per il reclutamento del personale prevedendo che nei bandi possa essere inserito un passaggio che permetta ai candi-

dati che abbiano già svolto a tempo determinato negli ultimi 5 anni dalla data di scadenza del bando, un anno di servizio, di essere esonerati dall’obbligo di sostenere la prova preselettiva».Prosegue ancora il sindacalista: «Come Cgil chie-

devamo semplicemente che a queste educatrici che hanno lavorato con professionalità nonostante siano sempre state precarie, fosse evitata la preselezione, dato che il Comune le conosce molto bene e da molto tempo. L’assessore Romor ci ha risposto invece che non era possibile e che l’Amministrazione non avrebbe cambiato il bando. Questi atteggiamenti stanno indebolendo i nostri servizi educativi, le tante rinunce alle supplenze di questi anni sono una dimostrazione, e non dovremo certo sorprenderci se educatrici che hanno lavorato a Venezia guarderanno ad altri Comuni ».Incontro lampo intanto ieri tra i sindacati e l’assessore Romor dopo la rottura sul contratto decentrato dei comunali. Confermate le rispettive posizioni, si va dunque a un programma di agitazioni da definire. «Sono sempre più stupito dell'atteggiamento di certi rappresentanti sindacali», ha dichiarato l'assessore Romor. «Rispondono alla convocazione semplicemente leggendo una velina con sei richieste senza il minimo sforzo di cercare un dialogo costruttivo: "o le accettate tutte o ce ne andiamo!". Ma mezz'ora dopo, nonostante la parte pubblica abbia espressamente condiviso le tre principali richieste (almeno 1.500 euro a dipendente, accordo biennale 2019-2020, equilibrato rapporto tra performance organizzativa e individuale), non si è potuto che registrare l'ennesimo abbandono del tavolo da parte del sindacato». Enrico Tantucci

confronto in parlamento a sUon di emendamenti

Pace fatta tra portuali e la Nuova Clp C’è l’accordo Ieri presso la sede dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, è stato sottoscritto il verbale di conciliazione tra i dipendenti della Nuova Compagnia Lavoratori Portuali, rappresentati da Filt Cgil e Uil Trspporti, i vertici della NCLP e l’Autorità con il segretario generale Martino Conticelli. A inizio giugno, i dipendenti della NCLP avevano proclamato lo stato di agitazione che aveva portato notevoli disservizi all’attività portuale. Grazie all’opera di mediazione dell’Autorità si è arrivati ad un accordo che ha evitato il «riaccendersi dello stato di agitazione e il blocco delle attività portuali». L’accordo prevede l’implementazione sperimentale per i prossimi due mesi di una nuova organizzazione dell’orario di lavoro basato su sei giorni alla settimana con vari accorgimenti relativi alla turnazione e all’assegnazione del lavoro per renderlo più compatibile con le necessità dei dipendenti. L’accordo prevede anche la stabilizzazione di alcuni lavoratori interinali che operano da tempo in port con l’autorità portuale che svolge il ruolo di soggetto garante dell’accordo. —

Una veduta della zona industriale di Porto Marghera dove Confindustria ha chiesto di realizzare la Zona economica speciale (Zes)

Scambi di accuse sulla Zes Marcato: «Ma la partita è appena cominciata» Ferrazzi sul governo: «Hanno messo una pietra tombale» Andreuzza: «Entro fine 2019 si fa» La Municipalità di Marghera schierata per il sì alla zona speciale

Invece di “prevedere” nell’ordine del giorno si usano le parole “si valuta l’opportunità di prevedere”. Quanto basta per una nuova polemica sulla Zes. «Per il bene del mio territorio e per mantenere un mini-

mo di speranza per il futuro ho accolto la riformulazione dell’ordine del giorno», spiega il senatore del Pd Andrea Ferrazzi che si è visto approvare il documento, dopo aver modificato in Odg un emendamento al Dl Crescita in due commissioni del Senato. «È del tutto evidente che questo governo continua a prendere in giro i cittadini veneziani e veneti. Dopo la pagliacciata delle grandi navi a Chioggia, ora

con questo voto Lega e M5s hanno di fatto posto una pietra quasi tombale sulla Zes, assumendosi una grave responsabilità», ha accusato il parlamentare veneziano. Ore prima, la deputata leghista Giorgia Andreuzza aveva ribadito invece che per la Lega la «Zes in Veneto è un’ipotesi molto concreta sui cui la Lega sta lavorando ogni giorno». Ma ricorda al Pd che «il regolamento di istituzione è un Decreto

della Presidenza del Consiglio dei Ministri e quindi non poteva essere inserito nel Crescita in quanto il passaggio di modifica andava portato in consiglio dei ministri». In commissione Attività produttive, un suo emendamento è passato per l’istituzione entro fine 2019 mentre quello del Pd era stato bocciato. Rammaricato per il mancato via libera è a Venezia l’assessore regionale, leghista, Roberto Marcato. «Voglio dire a chiare lettere che il Veneto non chiede privilegi ma soltanto che vengano messi a disposizione strumenti di comprovata efficacia, quali la Zes, per poter far crescere l’economia locale e creare nuova occupazione in alcune aree che necessitano di forti trasformazioni, quali, ad esempio, Porto Marghera ed il Polesine», dice l’asses-

dal notaio

L’associazione degli amici del museo M9 è una realtà Con atto depositato presso il notaio Rasulo, è nata ufficialmente l’altro ieri l’associazione Amici del Museo M9. Iniziativa, attesa da tempo, voluta da cittadini che considerano il museo della Fondazione di Venezia «un dono prezioso da tutelare e valorizzare. L’associazione Amici del Museo M9, operando in stretta collaborazione con la Fondazione di Venezia e con la direzione del museo, ne promuove e sostiene le attività. L’associazione è aperta a tutti coloro «che condividono queste valutazioni e che desiderano avere con M9 un rapporto privilegiato, da protagonisti e non solamente da semplici visitatori. Suggerimenti e proposte saranno ben accolti». «La nascita di questa associazione», dice il direttore di M9 Marco Biscione, «è un segnale positivo perché conferma il legame della città e della sua comunità con il museo e l’intero progetto M9. Noi siamo pronti al dialogo con l’associazione per fare squadra e per coinvolgere sempre di più il tessuto cittadino all’interno di M9». —

sore leghista. «La partita non è chiusa, ma direi, anzi, che è appena iniziata», continua Marcato che promette di dare battaglia a sostegno dell’azione di industriali, amministrazioni locali della Provincia di Venezia e Rovigo, categorie economiche, parlamentari, consiglieri regionali e sindacati che hanno presentato al Prefetto un appello al Presidente Mattarella. Serve «una modifica normativa», ribadisce la Regione. Ed è pronta a mobilitarsi la Municipalità di Marghera. «Ci mobiliteremo», dice Gianfranco Bettin, «a sostegno di questo fondamentale obiettivo, tanto più dopo l’elusivo voto che, in parlamento, ha rinviato tutto a dopo il 2020. Occorre rilanciare con forza, unendo la città su questo obiettivo strategico». Nel documento votato martedì sera all’unanimità dal Consiglio municipale si spiega che «l’istituzione della Zes potrebbe rappresentare uno strumento decisivo per il rilancio della nostra area portuale e industriale, nella quale sono già in corso importanti processi di rigenerazione e riconversione e nuovi insediamenti». Utilissimi sono incentivi, agevolazioni fiscali e procedure semplificate. Per il parlamentino «istituire la Zes significa favorire lo sforzo di passaggio alla chimica verde, lo sviluppo dei distretti, la connessione tra grande impresa e aziende medie e piccole, la connessione tra cicli produttivi e ricerca tecno-scientifica e università, la rigenerazione ambientale tramite la bonifica dei terreni inquinati, l’insediamento di nuove attività innovative e sostenibili e una adeguata infrastrutturazione». — M.Ch.


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