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PRIMO PIANO
Giovedì 18 Aprile 2019 Corriere del Veneto
Politica Verso le elezioni Europee Scheda ● Tra il 23 e il 26 maggio circa 400 milioni di cittadini europei si recheranno alle urne per il rinnovo delle istituzioni europee ● In Italia si vota domenica 26 maggio, dalle 7 alle 23 ● Possono votare tutti i cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali del proprio Comune che avranno compiuto i 18 anni entro il 26 maggio 2019 ● Ai fini delle votazioni, l’Italia è stata divisa in cinque circoscrizioni elettorali: nordoccidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia), nord-orientale (Veneto, Trentino-Alto Adige, FriuliVenezia Giulia, Emilia Romagna), centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio), meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), insulare (Sicilia, Sardegna) ● L’Italia elegge 73 eurodeputati. Di questi, 14 saranno eletti nel collegio Nordest. Con lo slittamento della «Brexit» a ottobre infatti la Gran Bretagna dovrà
26 maggio 2019
partecipare alla tornata elettorale e dunque i suoi seggi (73) non saranno redistribuiti tra gli altri Paese membri dell’Unione, com‘era previsto
Le liste alle Europee
Partito Democratico Carlo Calenda Elisabetta Gualmini Paolo De Castro Achille Variati Isabella De Monte Roberto Battiston Cecile Kyenge Silvio Antonio Calò Maria Cecilia Guerra Furio Honsell Alessandra Moretti Massimiliano Santini Roberta Mori Francesca Puglisi Laura Puppato
+Europa Federico Pizzarotti Silvja Manzi Philippe Daverio Federica Sabbati Eugenio Fusignani Carlotta Cinti Luciani Layla Yusuf Renate Holzseisen Giorgio Andrian Laura Antonini David Borrelli Alessandra Chiantoni Marco De Andreis Giorgio Pasetto Francesco Rolleri
PPA Popolo Partite IVA
Popolari per l’Italia
SVP
Manuela Malandrucco Paolo La Triglia Brigitte Marie Autret Lorenzo Franchi Saverio Galli Torrini Maria Marcianò Maddalena Bedei Amato Umberto Simone Condorelli
Il Popolo della Famiglia
Ivo Tarolli Milena D'imperio Paolo Gottarelli Monica Franch Giovanni Chiucchi Silvana Arbia Pasquale Montalto *Movimento Francesca Pangallo Gilet Arancioni Michele Laganà Maria Grazia Trombetta Valentino Antonio Sacco Patrizia Toselli Agostino Migliorini Manuela Vettorello Andrea Mondini Herbert Dorfmann Claudia Segnana Klaus Mutschlechner Martina Valentincic Otto Von Dellemann Sonja Anna Plank
Carlo Calenda
Partito Animalista
Mirko De Carli Clara Gallosi Vladimiro Campello Laura Neri Roberto Azzalin Carla Condurso Roberto Gualandi Emanuela Biagi Paola Ganz Antonio Pappalardo Licia Pierri Salvatore Raimò Valentina Rota Andrea Castellani Svetlana Kiriwk Cosimo Lanzo Francesca Vistalli Mario Rossignoli Marica Menara Antonello Secchi Clarissa Zambelli Caterina C. M. Di Malta Francesco Pappalardo
*Parlamentare Indipendente Lamberto Roberti
Lega Nord
Matteo Salvini Alessandra Basso Mara Bizzotto Paolo Borchia Vallì Cipriani Rosanna Conte Gianantonio Da Re Marco Derosto Matteo Gazzini Paola Ghidoni Manuel Ghilardelli Elena Lizzi Emiliano Occhi Gabriele Padovani Ilenia Rento
Cristiano Ceriello Anna Tonia Ravicini Alberto Musacchio Luisantonio Zanin Alberto Montoro Annunziata Bruno Daniela Rinaldini Isabella Campana Matteo Salvini
Volti e sfide a Nordest Europee:eccoleliste *Liste non ammesse
VENEZIA Esistono, è innegabile, «tipi da lista». Il «recidivo», che ci prova con caparbietà tornata dopo tornata anche se con esiti deludenti. L’evergreen che per decenni spunta spesso fra i primi nomi della lista. C’è il «blindato», quello che, preferenze o no, può concedersi festeggiamenti anticipati, fatto salvo il rito scaramantico di rigore. Ma la vera novità di questa tornata di elezioni europee è «il Carneade». Ci spieghiamo meglio. Non solo nelle immancabili micro liste fantasiose che apprezzano il gareggiare anche se consapevoli di non poter neppure sognare lo sbarramento del 4%, non solo nel Movimento 5 Stelle che professa democrazia & clic per scegliere i candidati sulla piattaforma Rousseau, persino nell’ormai mastodontica Lega di matrice salviniana, svettano nomi sconosciuti ai più. Peggio, sconosciuti allo stesso stato maggiore del Carroccio. Parliamo della circoscrizione del Nordest che ingloba, oltre al Veneto, anche Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. E il dato saliente della vigilia, a poco più di un mese dall’apertura delle urne, pare essere proprio questo, la carica di sconosciuti di manzoniana memoria. Una scelta non dettata dal caso che ha scatenato un brontolio fragoroso, soprattutto in casa Lega, soprattutto in Veneto. Un’altra scelta accomuna i principali schieramenti politici, anche a Nordest: il capolista di peso. E così, partendo proprio dal Carroccio che punta all’en plein, ecco capolista lo stesso Matteo Salvini. Val la pena analizzare i 14 nomi che seguono. Si parte con la tesoriera del Carroccio a Bologna, la poco nota Alessandra Bas-
so. Segue l’europarlamentare uscente, la vicentina Mara Bizzotto (categoria «blindati» di cui sopra). E poi, ancora, Paolo Borchia, veronese, stimato tecnico veronese del gruppo della Lega a Bruxelles. Poco noto alla base, ça va sans dire. Segue una volitiva sindaca romagnola, Vallì «la Rossa» Cipriani, Rosanna Conte poco nota esponente del Carroccio di Portogruaro, nel Veneziano. Subito dopo incrociamo un altro nome blindato: Gianantonio «Toni» Da Re, segretario nathional uscente e a seguire altri «emergenti». Spiccano, per assenza, tutti i «regionali»: Roberto Ciambetti, presidente dell’assemblea di Ferro Fini, l’assessore regionale Federico Caner, i consiglieri Fabiano Barbisan e Luciano Sandonà. Tutti
Sotto la lente il possibile testa a testa fra il redivivo Pd e un M5S in difficoltà: sono 14 i seggi in palio
spazzati via dal niet di via Bellerio. Si comprende il malanimo dilagante nei confronti dei cugini lombardi cui non è stato applicato lo stesso criterio. Si diceva del capolista «big». Il Pd punta tutto sull’ex ministro Carlo Calenda e sul feeling con gli imprenditori nordestini al punto da farlo traslocare a Padova. A scorrere la lista messa faticosamente insieme dai dem spicca il rientro di quella che era stata lady preferenze, Alessandra Moretti. Ci sono, poi, entrambi i nomi di Acille Variati, ex sindaco di Vicenza e di Paolo De Castro, già golden boy dell’agricoltura e del made in Italy a Bruxelles. I due sono stati al centro di un va e vieni che si è ricomposto solo sul filo di lana. Si ricandida la friulana Isabella De Monte ma spunta anche il prof simbolo dell’accoglienza dei migranti, il trevigiano Antonio Silvio Calò. E ci si imbatte in un altro ex sindaco, l’udinese Furio Honsell. E il quindicesimo nome della lista è quello dell’ex senatrice Laura Puppato. Il M5S ha puntato su Sabrina Pignedoli, giornalista anti mafia emiliana come capolista. Ci sono l’uscente (e dato per riconfermato) Marco Zullo e l’apprezzata Ulderica Mennella cui si aggiunge Simone Contro di Sandrigo, nel Vicentino, noto per essere amministratore delle chat del Movimento. Restano fuori nomi gettonati come la moglianese Cristina Manes e il padovano Giuliano Altavilla. Tornando a destra, Silvio Berlusconi capolista per Forza Italia - stesso schema - cui seguono, fra gli altri, Irene Pivetti e Roberta Toffanin ma anche il sindaco di Jesolo Valerio Zoggia. Fratelli d’Italia ha come capolista, naturalmente, Giorgia Meloni che ha come «secondo» Sergio Berlato, il santo patrono delle doppiette venete e consigliere regionale che ci riprova.
❞ ❞ ❞
L’Ego - Hub
Capolista big Ad accomunare tutte le liste la scelta di mettere come capolista il big del proprio partito
Gli sconosciuti Moltissimi, anche nei partiti principali, i nomi poco noti scelti dai vertici per correre
Previsioni Si ipotizza un minimo di sei seggi al Carroccio in nome di percentuali «bulgare»
PRIMO PIANO
Corriere del Veneto Giovedì 18 Aprile 2019
3 VE
L’influencer Maria Sandrin
L’ex 5 Stelle David Borrelli
Alle urne L’Europa al voto per rinnovare i propri rappresentati a Bruxelles il 26 maggio
Le liste alle Europee
Forza Italia
Silvio Berlusconi Sandra Savino Irene Maria Pivetti Roberta Toffanin Valentina Castaldini Emanuele Crosato Cristina Folchini Ilaria Giorgetti Paola Girolami Anna Leso Mario Malossini Giuseppe Papa Alfredo Posteraro Matteo Tosetto Valerio Zoggia
*Rispetto per tutti gli animali ORA
Montecitorio
Fratelli d’Italia
Giorgia Meloni Sergio A. Berlato Cristian Bolzonella Luca Ciriani Renata Dalfiume Isabella Dotto Michele Facci Elisabetta Gardini Francesca Gerosa Giulia Manzan Massimo Mariotti Fabio Pietrella Maria C. Sandrin Remo Sernagiotto Gianfranco Stella Michela Dossa Andrea Carollo Laura Zavarise Roberto Migliorini Luisa Gros Mirko Angelini Patrizia Picasso
Partito Pirata
Destre Unita
Luigi Gubello Stefania Calcagno Giuseppe Cossalter Cristina Diana Bargu Aram Gurekian Valentina Piattelli Luigi Di Liberto Maria C. Pievatolo Marco Anselmo Luca Calamari Marco Ciurcina Carlo Piana Fabio Aaron Biancotti Paul Stephen Borile
Simone Di Stefano Elisabetta Uccello Andrea Bonazza Roberto Bussinello Carlo Andrea Cardona Francesco Clun Rosa De Nunzio Claudia Cagliano Stefania Marcante Pierpaolo Mora Marco Mori Giulia Pilloni Katia Portaro Maurizio Puglisi Ghizzi Monica Tess
Movimento 5 Stelle
Forza Nuova Roberto Fiore Alessia Augello Luca Castellini Gloria Callarelli Luca Leardini Caterina Foti Lorenzo Damiano Stefania Venir Michele Olivotto Francesca Barbierato Federico Corso Giulia Sasso Fiorenzo Consoli Emma Marzari Stefano Girella
Sabrina Pignedoli Marco Zullo Viviana Dal Cil Alessandra Guatteri Elena Mazzoni
Raffaele Colella Luana Miani Alberto Grossi Paola Corbellari Carolina Zanaga Manuela Tartari Walter Spizzamiglio Sinatra
Partito Comunista
Europa Verde
La Sinistra
Silvia Zamboni Angelo Bonelli Chiara Bertogalli Marco Affronte Fiorella Belpoggi Norbert Lantschner Tiziana Cimolino Davide Nava Boro Lo Fatou Alice Brombin Eugenia Fortuni Judith Kienzl Giuseppe Prasel Luca Saccone Massimo Valpiana
Silvia Prodi Adelmo Cervi Alessia Cerentin Ismail Ait Yahya Martine De Biasi Andrea Bellavite Luisa De Biasio Calimani Mauro Collina Chiara Mancini Iztoc Furlanic Elena Mazzoni Giacomo Gianolla Maria Chiara Zandonella Fausto Pozzobon Matteo Segatta
Claudio Fochi Nadia Piseddu Matias Eduardo Diaz Crescitelli Cinzia Dal Zotto Antonio Candiello
Ulderica Mennella
Marco Rizzo Laura Bergamini Canzio Giuseppe Visentin Rosanna Tracuzzi Spadaro Georgios Apostolou Isabella Sartogo Ugo Bertinelli Daniela Giannini
*Liste non ammesse
Da segnalare anche la transfuga Elisabetta Gardini che ha detto addio a Forza Italia pochi giorni fa, l’ex europarlamentare Remo Sernagiotto e anche «Siora Gina», una influencer in vestaglia e bigodini che sbanca i social network. Da tenere d’occhio l’accoppiata +Europa e Italia in Comune: capolista l’ex pentastellato Federico Pizzarotti che arruola, fra gli altri, Philippe Daverio, Giorgio Pasetto (il pasdaran anti congresso della famiglia tradizionale di Verona) e un altro ex pentastellato ed ex europarlamentare, David Borrelli inserito, pare di capire, in quota Bonino. Delle 20 liste presentate, 3 non sono state ammesse(Gilet Arancioni, Rispetto per tutti gli animali Ora e Parlamentare indipendente), altre possono regolarizzare: Partito Pirata e Destre Unite-Casapound. Ci sono poi:Popolo della famiglia, Popolari per l’Italia, Svp, Partito Animalista, Europa Verde e Popolo delle Partite Iva. Spostandoci all’estrema destra, oltre a Casapound - Destre Unite, ecco la lista di Forza
Tornano sigle storiche di estrema destra ed estrema sinistra: da FN a Casapound, dal PC a La Sinistra
Carla Franchini Salvatore Lantino Simone Contro Cristiano Zanella
Alessandro Mustillo Silvia Stefani Marco Trapassi Giovannina Bastone Alessio La China Eleonora D’Antoni Gianmarco Chilelli
L’Ego - Hub
Nuova con capolista Roberto Fiore. La costellazione di sinistra, invece, si divide in due: La Sinistra con Silvia Prodi capolista e il Partito Comunista con Marco Rizzo al numero uno della lista. Secondo il politologo Paolo Feltrin, un seggio equivale a circa 6 punti percentuali. Alla Lega dovrebbero andarne 6, M5S e Pd, parimerito, potrebbero totalizzarne 3 a testa mentre altri due saranno contesi fra FI e FdI. «Anche se qualcosa potrà cambiare in nome del meccanismo dei resi» spiega Feltrin. In totale i seggi in palio sono 14. Il voto si esprime tracciando sulla scheda una X sul simbolo della lista prescelta. Si possono esprimere fino a tre preferenze per candidati della stessa lista. Nel caso si esprimano tre preferenze, queste devono riguardare candidati di sesso diverso pena l’annullamento. Possono votare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto 18 anni entro il 26 maggio 2019, data del voto europeo. Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA
Agro-mafie e scelta no vax Cunial espulsa dal gruppo M5S VENEZIA Sara Cunial, la barricadera deputata del Movimento 5 Stelle ormai a un passo dall’espulsione. E stavolta sembra davvero un biglietto di sola andata. La bassanese, accesa no vax, ha percorso, sin qui, una strada tutta in salita all’interno del Movimento. Già in campagna elettorale era stata sospesa proprio per la forte vicinanza con il mondo no vax. In aula ha votato emendamenti proposti dalle opposizioni e non ha votato la legge di bilancio. Isolata dal resto dei parlamentari pentastellati e dai compagni di partito veneti, ieri Cunial, maglioncino rosa e verve da tribuno, ha pronunciato un eclatante discorso in aula in cui ha accusato il suo stesso partito di voler fare «uno scempio in nome e per conto delle agromafie». Il casus belli, questa volta, non è però l’obbligo vaccinale dalla deputata definito «un genocidio» bensì il caso xylella e gli ulivi pugliesi che la bassanese sta difendendo strenuamente da mesi. In continuità, va detto, con quanto proclamava lo stesso Luigi Di Maio prima di arrivare a Palazzo Chigi. Puglia infelix, verrebbe da dira. Il Tap, l’Ilva e poi gli ulivi malati da abbattere: altrettante ferite aperte su cui il M5S di governo ha fatto marcia indietro. Non l’irriducibile Cunial che, in queste ore, sta collezionando decine di attestazioni di stima Barricadera non solo dagli attivisti ma Sara Cunial anche, ed è un inedito nelle dinamiche pentastellate, da più di qualche ormai ex collega del gruppo M5S alla Camera. Il direttivo M5S a Montecitorio si è riunito e ha votato l’espulsione dal gruppo parlamentare e la segnalazione ai probiviri. E uno dei tre proboviri è Jacopo Berti, già capogruppo in Regione. L’espulsione dal gruppo parlamentare è, di fatto, il prodromo tecnico per la cacciata dal M5S. «Abbiamo avviato ufficialmente la procedura di espulsione dal gruppo parlamentare della Camera» hanno fatto sapere i pentastellati in una nota. E lei, ieri è passata al Gruppo Mistoì. «Ha assunto posizioni antiscientifiche su tutto, anche sulla Xylella» ha commentato il capogruppo Francesco D’Uva. In sua difesa, fra gli altri anche una provocatoria Paola Nugnes che twitta: «Ma se una non rispetta lo statuto che non rispetta più lo statuto sta rispettando lo statuto che non è più rispettato dallo statuto, o no?». (m.za.)
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REGIONE
GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
La sfida delle elezioni europee
Lega grande favorita Pd e M5S inseguono Fdi insidia gli azzurri Il Carroccio veneto teme la concorrenza di Emilia e Friuli Tra i dem, guidati da Calenda, c’è il derby Variati-Moretti Filippo Tosatto VENEZIA. In un clima di campagna elettorale permanente, che condiziona l’operato delle istituzioni e acuisce la lotta fratricida nelle forze politiche, il Veneto si avvia al voto europeo con prospettive per molti versi ribaltate rispetto alla tornata precedente (correva il 25 maggio 2014), caratterizzata dal boom renziano e dal crollo della Lega “dia-
I sondaggi prevedono un ribaltone rispetto al boom renziano di cinque anni fa mantifera” di Bossi e Belsito. Allora, nella circoscrizione Nord Est, la lista del Pd superò i 43 punti percentuali surclassando i 5 Stelle (19%) mentre il Carroccio precipitò al 10%, superato di tre lunghezze da Forza Italia. UNO SCENARIO DIVERSO
Ben diverso lo scenario attuale dove i sondaggi accreditano un’impetuosa avanzata ai leghisti, con i dem in crisi di consensi, il M5S indebolito dall’esercizio di Governo, i berlusconiani disorientati e divisi. Ma il lustro alle spalle ha modificato anche la mappa politica regionale: l’Emilia meno rossa, il Friuli e il Trentino Alto Adige a vocazione salviniana, l’onda lunga di Luca Zaia nel Veneto autonomista; ancor più, nelle urne peserà il giudizio popolare sul ruolo dell’Unione europea: un porto sicuro di democrazia per alcuni, il simbolo della casta
prepotente per altri. Ma chi scenderà in lizza? BIZZOTTO, DA RE, I RUMORS
La Lega, si diceva, pregusta il colpo grosso, leggi sei-sette seggi sui 14 in ballo. Alle spalle di Matteo Salvini, capolista in ogni angolo d’Italia, i veneti favoriti nella corsa a Strasburgo sembrano l’uscente vicentina Mara Bizzotto ( «Saremo il primo partito e faremo la rivoluzione in Europa», proclama) e il segretario del partito Gianantonio Da Re; il veterano di Vittorio Veneto, tuttavia, è entrato in rotta di collisione con il gruppo dei consiglieri regionali (depennati in blocco dalla lista) e la circostanza potrebbe nuocergli sul territorio. Discrete le chance di partenza per Paola Ghidoni di Padova, Rosanna Conte di Caorle, Paolo Borchia (il veronese a capo di Lega nel Mondo) e Ilenia Rento presidente dell’Ater a Belluno, costretti però a fronteggiare il “fuoco amico” di emiliani, friulani e trentini che hanno via via incrementato la dote elettorale e le ambizioni di successo. TRE EX MINISTRI IN LIZZA
Profilo istituzionale per il partito democratico, che in prima linea schiera il romano Carlo Calenda (ministro dello Sviluppo economico di Renzi e Gentiloni) leader del movimento “Siamo Europei”, seguito dagli emiliani Elisabetta Gualmini (la vicepresidente della Regione) e Paolo De Castro, già titolare dell’Agricoltura con D’Alema e Prodi, che dopo aver escluso un terzo mandato europeo, ha optato per la ricandidatura. L’idea è di rivolgersi al popolo delle partite Iva e
delle imprese privilegiando competenza e pragmatismo. Al quarto posto c’è Achille Variati, per un decennio sindaco di Vicenza, spalleggiato da Nicola Zingaretti nella presentazione della sua campagna, a Padova: una presenza, quella del segretario nazionale, che non ha certo riempito di gioia Alessandra Moretti, diretta rivale del veterano in un derby tutto berico. Completano il drappello due trevigiani: l’ex senatrice Laura Puppato paladina ecologista e Antonio Silvio Calò, il docente in prima linea nell’accoglienza ai migranti, certo gradito a Cecile Kyenge, a capo del dicastero dell’Integrazione ai tempi del premier Letta e sua volta in lizza il 26 maggio . «LOTTA ALL’AUSTERITY»
A guidare la carica dei 5 Stelle sarà una giornalista coraggiosa, Sabrina Pignedoli di Reggio Emilia: le inchieste sull’infiltrazione della ’ndrangheta nel tessuto economico settentrionale le hanno valso minac-
Pignedoli, giornalista anti-’ndrangheta capolista dei 5 Stelle dopo le primarie on line ce di morte e un’esistenza sotto scorta; la base grillina, attraverso le primarie on line, l’ha voluta portabandiera. In campo anche Antonio “Anthony” Candiello, volto noto delle battaglie in difesa dell’ambiente a Porto Marghera, i militanti di lungo corso Simone Contro e Ulderica Mennella (lui vicentino, lei padovana)
Il Parlamento europeo di Strasburgo; in alto, in senso orario, i candidati Ilenia Rento (Lega), Achille Variati (Pd), Cinzia Dal Zotto (M5S), Federico Pizzarotti (+Europa), Sergio Berlato (Fdi), Irene Pivetti (Forza Italia)
e la sorpresa Cinzia Dal Zotto: feltrina di nascita, zurighese d’azione, insegna Economia e Business all’università di Neuchâtel: la giovane età abbinata ad un curriculum di prestigio hanno calamitato il favore dei simpatizzanti. «Finalmente con queste elezioni potremmo porre fine all’austerity e rimettere al centro l’ambiente e l’innovazione», le parole del portavoce Jacopo Berti nell’atto di depositare le candidature. SINDACO ZOGGIA IN LIZZA
In casa forzista la vigilia è stata scossa da un addio clamoroso, quello di Elisabetta Gardini: dopo vent’anni trascorsi fra Strasburgo e Bruxelles, la padovana è migrata in Fdi inveendo contro il presidente (azzurro) dell’assemblea, Antonio Tajani. La circostanza
Gardini corre a destra ma Berlato è sostenuto dalla lobby venatoria L’incognita + Europa coincide con l’intesa elettorale con Südtiroler Volkspartei, che assicura al Cavaliere-capolista una frazione percentuale in più su scala nazionale ma prevede un seggio sicuro agli altoatesini a scapito dei berlusconiani. La cordata comunque include l’imprenditrice triestina Sandra Savino e in rapida successione la rediviva Irene Pivetti. A spiccare, nella rappresentanza veneta, la senatrice padovana Roberta Toffanin, Valerio Zoggia sindaco di Jesolo, Matteo Tosetto vice a Vicenza, l’amministratore della Marca Emanue-
le Crosato e Anna Leso, già assessore tosiana a Verona. DAI COMUNISTI AI FASCI
A insidiare il bacino di centrodestra concorre Fratelli d’Italia capitanata da Giorgia Meloni: il favorito sembra Sergio Berlato, vecchia volpe vicentina sostenuta dalla lobby venatoria, che se la vedrà con la Gardini (rieccola) e l’uscente trevigiano Remo Sernagiotto. Tant’è: ad inseguire la soglia “vitale” del 4% c’è anche Federico Pizzarotti con +Europa-Italia in Comune, modeste invece le chance degli altri simboli, che spaziano da La Sinistra e il Partito comunista all’ultradestra di Casapound e Forza Nuova non senza una concessione - leggi Gilet arancioni - al ribellismo sovranista che agita il continente. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
IL COMMENTO
VINCENZO MILANESI
Se i nostri ministri protestano contro l’Europa matrigna
gari qualificata, senza diritti di veto per nessuno. Questo è il vero deficit di democrazia. La democrazia non si fa con gli unanimismi. Peccato poi che molti dei Ministri del nostro Stato partecipino di rado, o addirittura mai, ai Consigli Europei che li riguardano, come è facile dimostrare. Anche se poi protestano contro l’Europa “matrigna”. Ma a protestare si fa meno fatica, e si lucrano magari anche consensi elettorali con poca spesa…Poco importa al loro se con danno degli interessi nazionali, quelli veri, che vanno tutelati nelle sedi opportune e deputate.
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iorno più, giorno meno, siamo ormai ad un mese dalle elezioni per il Parlamento europeo. Nelle quali, ed è un bene, forse per la prima volta la contesa è accanita ed al centro dei dibattiti c’è l’Europa, con tutti suoi problemi. L’Europa di oggi è una forma di confederazione tra Stati sovrani, i rapporti tra i quali, al suo interno, si basano su trattati liberamente sottoscritti. Oltre al Parlamento, ci sono altri organi di governo di questa
confederazione. C’è innanzi tutto il Consiglio europeo, di cui fanno parte i capi di Stato e di Governo. C’è il Consiglio dei Ministri europei, del quale fanno parte i ministri degli Stati membri. Oltre alla Bce, per i Paesi che hanno adottato la moneta comune e che fanno parte della cosiddetta “zona euro”, ed alla Corte europea di Giustizia. C’è infine, temuta tanto quanto (da alcuni) vituperata, la Commissione Europea. Può sembrare un’architettura istituzio-
nale un po’ barocca, ed in un certo senso lo è, ma ce ne è bisogno, se si vuole cercare di tenere insieme una realtà complessa e composita, fatta di tante diversità. Che non è mai passata alla fase costituente di quegli Stati Uniti d’Europa vagheggiati dai Padri Fondatori, rimanendo una confederazione a sovranità “debole”, perché condivisa solo su un numero circoscritto di materie, alla fin fine. Con buona pace di quelli che la vogliono “cambiare”, questa nostra povera Unione
Europea, per renderla una confederazione a sovranità ancora più debole. “Cambiarla” perché non ha una struttura di governance democratica, dicono. Ma non è così non è. Il “luogo” dove si costruiscono le norme europee che vincolano gli Stati è il Consiglio dei Ministri europei, vero organo-chiave di decisionalità che trasforma in leggi europee una volontà comune, che si forma –badiamo bene- attraverso accordi tra Ministri di Stati sovrani e democratici. Tutti i
componenti degli organismi di governo europeo, Commissione Europea compresa, sono nominati dai Governi degli Stati sovrani e democratici che ne fanno parte. Non sono tecnocrati che agiscono in modo autoreferenziale ma delegati dei Governi nazionali che danno applicazioni a norme che quei Governi hanno approvato. Il vero problema politico della governance dell’Unione è l’unanimità richiesta per molte decisioni che andrebbero invece prese a maggioranza, ma-
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GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
REGIONE
l’emergenza ambientale
Pfas sul Po, Emilia e Lombardia si smarcano Dell’Acqua (Arpav) alle Regioni confinanti: situazione grave. Ma Bologna e Milano: «Non c’è allarme come in Veneto»
Nicola Cesaro PADOVA. Il Veneto fa da sentinella e manda l’allarme a Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna: nelle acque del Po c’è una significativa presenza di C604. Pfas di ultima generazione, gli stessi che hanno avvelenato l’acqua per quasi quaranta Comuni tra le province di Padova, Vicenza e Verona. Li ha trovati Arpav nell’acqua del Po a valle della centrale di Corbola, in provincia di Rovigo. Il direttore Nicola Dell’Acqua ha inviato una lettera ai colleghi delle Regioni Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna per comunicare i riscontri dell’Arpav sulla significativa
Attivista di Greenpeace durante una protesta anti Pfas nel Veneto
presenza di C6O4. Perché l’allarme risulta particolarmente grave? Perché questo inquinante non può arrivare da Miteni, l’azienda di Trissino colpevole della contaminazione da Pfas del Basso Veneto. Va da sé che siamo in presenza di un altro agente inquinante, che in quanto tale va individuato e fermato per evitare un altro scandalo come quello che qui in Veneto sta interessando oltre 150 mila persone. Il governatore Luca Zaia commenta la circostanza in tutta la sua gravità: «Questa è la conferma che la questione Pfas è un tema che interessa tutto il Paese, è una primaria questione ambientale nazionale. Invitiamo, quindi, il Ministe-
ro dell’Ambiente a muoversi il più rapidamente possibile sulla linea già tracciata dalla nostra Regione, a tutela di tutti i cittadini del nostro Paese». Intanto dalle Regioni confinanti arriva le prime risposte: la Regione Emilia Romagna fa sapere che non c’è una situazione Pfas paragonabile a quella del Veneto. È il risultato del monitoraggio svolto nel corso del 2018 dall'Arpae. Gli unici casi di superamento, di bassa entità, sottolinea Arpae, interessano la sostanza Pfos (acido perfluoroottansulfonico), con valori compresi tra 1,2 nanogrammi al litro che si sono registrati al Ponte Baccanello di Guastalla (Re) sul Crostolo e 9,7 nanogrammi al litro rilevati nella stazione di Ferrara lungo il Po di Volano (soglia 0,65 nanogrammi al litro). La situazione, fa sapere l'Agenzia regionale, «dai primi dati disponibili dei nuovi monitoraggi avviati appare in ulteriore miglioramento, con un unico campione (fiume Po a Piacenza il 17 gennaio scorso) superiore alla soglia (1,01 nanogrammi litro, sempre per il Pfos)». Arpae esclude «qualsiasi situazione di emergenza: il quadro è infatti ben diverso da
altre aree del Paese, ad esempio il Veneto». Di tenore analogo la replica della Lombardia: non ci sono elementi di particolare criticità relativamente alla presenza di Pfas nel Po. «Nessun allarme di tipo ambientale può essere sottovalutato ed è per questo motivo che sul tema della presenza di Pfas nella acque del Po stiamo monitorando la situazione con la massima attenzione» hanno detto gli assessori lombardi all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, e al Territorio e Protezione civile, Pietro Foroni. «Abbiamo raccolto tutte le informazioni e gli approfondimenti disponibili da Arpa Lombardia e dalle Direzioni generali competenti. A valle degli approfondimenti tecnici - hanno aggiunto - riteniamo che non ci siano elementi di particolare criticità. I monitoraggi svolti in Lombardia - hanno spiegato gli assessori in una nota - hanno riscontrato livelli inferiori ai limiti di quantificazione della metodica analitica e, dove rilevabili, comunque inferiori ai limiti di legge. Al momento per il C604 non è disponibile nè una metodica ufficiale di analisi nè un valore limite.—
l’analisi
La Fondazione Moressa: rimesse degli immigrati a 530 milioni nel 2018 VENEZIA. Il Veneto è la quarta regione italiana per valore delle rimesse degli immigrati presenti sul territorio nazionale. Una cifra complessiva, quella stimata dalla Fondazione Leone Moressa che supera i 530 milioni di euro nel solo 2018, con una crescita rispetto al 2012 del 21,2% ma che ha visto anche fra 2017 e 2018 un incremento consistente e pari al 18,5%. Un fenomeno in crescita, per lo meno nel Veneto, quello del denaro che i lavoratori residenti in Italia e provenienti da paesi esteri mandano alle famiglie d'origine sparse per il mondo. Un fenomeno in controtendenza rispetto all'andamento nazionale che ha sofferto in maniera significativa della pesante battuta d'arresto registrata con la crisi. In Italia infatti il picco del valore delle rimesse si era registrato nel 2011, quando gli immigrati avevano inviato alle famiglie d'origine ben 7,88 miliardi di euro. Da quella data il calo è stato quasi verticale: nel 2013 le rimesse valevano complessivo oltre 2 miliardi di euro in meno (5,67 miliardi). Il trend poi ha proseguito a scendere fino a due anni fa, per risalire timidamente di poco sopra quota 6,2 miliardi solo l'anno scorso. Ma la fondazione, che si occupa di ricerche e studi sull'economia dell'immigrazione, ha presentato ieri anche i dati
relativi alle province di tutto il Paese, comprese quelle venete. Ed i numeri, ottenuti sulla base di quelli messi a disposizione dal Banca d'Italia, collocano Venezia come capitale regionale delle rimesse degli stranieri residenti. Nella provincia lagunare infatti, nel solo 2018, sono stati oltre 130 i milioni inviati, 125 invece quelli provenienti da Verona. Più in bassa in classifica, con un distacco consistente e pari a 35 milioni di euro, Vicenza (90 milioni di euro). Padova invece è quarta con 87 milioni di euro, Treviso quinta (73,6 milioni di euro). A chiudere Rovigo con poco meno di 15 milioni di euro e Belluno con soli 8,9 milioni di euro di rimesse. Tra le prime province venete colpisce pure il dato relativo alla variazione dei valori tra 2012 e 2018: Padova, pure in quarta posizione nella classifica regionale, è l'unica delle 5 province più popolose ad avere registrato un trend negativo (il peggiore dell'intera regione) con un -17,3% mentre a Verona si è registrato una crescita nello stesso periodo di tempo addirittura del 58,7%. Vicenza ha visto crescere le rimesse del 42,1% mentre Venezia del 29,3%. Treviso invece ha registrato tra 2012 e 2018 un trend positivo del 15,5%.— Riccardo Sandre BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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CADORE - COMELICO
GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI
Lo scontro sul carosello sciistico con la Pusteria
Su Auronzo e il Comelico calano i vincoli Il ministero dei Beni ambientali gela la delegazione bellunese: avviata la procedura di tutela chiesta dalla Soprintendenza Francesco Dal Mas AURONZO. Prima i vincoli am-
bientali e paesaggisti, poi la ricerca di un pertugio, in queste misure, per il collegamento sciistico tra l’Alto Comelico e la Val Pusteria. «Una follia», è il primo, secco commento da Roma di Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile, dopo aver ascoltato Gino Famiglietti, capo della Direzione generale Archeologia, Belle Arti del Mibac, che a Roma ha incontrato, per iniziativa di Federico D’Incà, i parlamentare bellunesi, lo stesso Bottacin e il sindaco di Comelico Superiore, Staunovo Polacco. Chi impianterà un orto con recinto nei Comuni di Auronzo, Comelico Superiore, Danta, San Nicolò Comelico, Santo Stefano di Cadore e San Pietro di Cadore dovrà, d’ora in avanti, passare per la Soprintendenza di Venezia, per ottenere l’autorizzazione anche alla più marginale delle opere, in un’area d’interesse pubblico. Altrimenti rischia d’incorrere in un reato penale. Tanto più chi manomette un ruscello o un torrente. Immaginarsi se con queste premesse può passare il collegamento sciistico. Difficile, per non dire impossibile. Ma si vedrà il prossimo 15 maggio, dopo, comunque, l’apposizione dei vincoli richiesti dalla stessa Soprintendenza che ha bocciato il collegamento. La delegazione bellunese era convinta di poter convincere i più stretti collaboratori del ministro Alberto Bonisoli, Beni culturali, a bypassare il no della Soprintendenza al collegamento tanto sospirato. Il risultato è stato infinitamente peggiore, oltre che assolutamente imprevisto. «Dovremo farci autorizzare da Venezia perfino il colore del recinto dell’orto», sbotta Bottacin. Inutili le rimostranze dei presenti. Inutili soprattutto per le piste da sci e gli impianti di risalita. «Una montagna che
si spopola può significare anche grave pericolo per la sicurezza del territorio», afferma. Bottacin è inviperito perché «la nostra presenza propositiva ha purtroppo trovato come risposta la proposta di nuove forme di tutela paesaggistica che coinvolgono i comuni del Comelico e anche di Auronzo, con richiesta di parere della Regione». Bottacin e altri esponenti della delegazione bellu-
Bottacin inviperito: «Dovremo farci autorizzare pure il recinto dell’orto» nese hanno ribadito a Roma che «debbono essere i comuni a dare la linea su questa nuova tematica, linea che noi ovviamente sosterremo, anche se peraltro rilevo come le due cose non siano assolutamente collegate e questa nuova iniziativa sembri mirare a frenare ulteriormente la progettualità». «La Regione si è già espressa a favore del collegamento sciistico, come tutto il territorio. Il collegamento è assolutamente coerente con la pianificazione regionale e quindi riteniamo che di questo debba tener conto il ministero». In caso contrario sarebbe un vero e proprio schiaffo nei confronti anche della Regione. Regione che – come ribadito anche dall’assessore – ha chiesto di regionalizzare le sovrintendenze proprio per garantire risposte efficaci al territorio. «Ribadisco massimo sostegno a tutte le iniziative che il sindaco di Comelico Superiore intenderà intraprendere», conclude l’assessore, «ma nel contempo faccio presenti anche le implicazioni che potrebbero riguardare il ministero dell’Ambiente e il dipartimento di protezione civile, che sicuramente in una pianificazione complessiva non possono essere poste in secondo piano soprattutto se incidono sulla sicurezza». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Una veduta di Padola di Comelico in uno scatto di Romano De Martin Topranin
in controtendenza
Collegamento, D’Incà ottimista «Dimostrata la sua necessità» Il parlamentare pentastellato ritiene positivo l’incontro «Abbiamo detto che l’opera ha valenza economica e sociale e che la popolazione la vuole» BELLUNO. Federico D’Incà, deputato del Movimento 5 stelle, va in controtendenza. Promotore dell’incontro con il direttore dei Beni culturali ed ambientali, afferma che «è stato positivo, dal momento che tutti i parlamentari bellunesi e la rappresentanza istituzionale della Regione hanno potuto esprimere la neces-
le reazioni
De Menech: «No atti d’imperio Ascoltare le comunità locali» È sceso il gelo all’annuncio fatto dal direttore Famiglietti Nessuno sapeva nulla della richiesta avanzata per l’intero territorio COMELICO SUPERIORE. «Lei sa
che il 12 aprile abbiamo notificato alla Regione l’apertura di un procedimento di apposizione di vincolo paesaggistico su sei Comuni, i cinque del Comelico e Auronzo?». Così
Gino Famiglietti, direttore al ministero dell’Ambiente, si rivolge all’assessore regionale Gianpaolo Bottacin che sbianca in volto. Nessuno ne sa niente, eppure è la Regione che deve dare il via libera all’ingessatura di un territorio dolomitico tra i più suggestivi. La richiesta, per la verità, è firmata dalla Soprintendenza di Venezia. Proprio la stessa che ha detto di no al collegamento dell’Alto Comeli-
co con la Val Pusteria. Il vincolo è lo stesso che è stato imposto a Cortina, Feltre, Sappada e altri Comuni. È sceso il gelo, ieri a Roma, quando, ancora prima di entrare nel merito della diatriba sulle piste da sci, la delegazione bellunese si è sentita annunciare questa doccia fredda. L’incontro era stato organizzato da Federico D’Incà e avrebbe dovuto riguardare solo esponenti della maggio-
sità del collegamento», tra il Comelico e la Val Pusteria, spiega D’Incà. «Abbiamo fatto presente che il collegamento sciistico ha una valenza economico sociale rilevante», continua, «ricordando che la popolazione del Comelico ritiene quest’opera strategica, dal momento che consentirebbe di attivare diverse attività imprenditoriali e di innescare un circuito virtuoso che eviterebbe lo spopolamento del territorio». Il parlamentare pentastellato attesta che il diret-
ranza, nella fattispecie lo stesso d’Incà e Saviane. Quando il direttore si è trovato davanti Dario Bond, Roger De Menech e Luca De Carlo e si è sentito dire che erano dell’opposizione è stato tentato di rinviare l’appuntamento. Il direttore Famiglietti ha spiegato, lasciando un dossier alla delegazione, che cosa significa un’area vincolata. E a questo punto ha fatto capire che solo con questi presupposti va cercato un itinerario che possa consentire il collegamento. Il vincolo è un passaggio obbligato per ottenere le piste da sci? «Non lo so», risponde De Menech del Pd. «So però che la Regione sapeva, o avrebbe dovuto sapere. Mi ha sorpreso la sorpresa
tore generale ha preso atto dei fattori di rischio e della vulnerabilità sociale del territorio che sono stati illustrati e messo sul tavolo una proposta che potrebbe andare verso una maggiore protezione paesaggistica e coinvolgerebbe i comuni del Comelico e di Auronzo di Cadore, con richiesta di parere da parte della Regione Veneto. In questo modo potrebbe essere trovata una soluzione al collegamento sciistico; attualmente resta comunque valida l’alternativa rappresentata dalla Con-
dell’assessore Bottacin. Siccome è una persona seria, immagino che ci sia stata quanto meno una scarsa comunicazione tra il governo, che sapeva, e la Regione che non sapeva. Eppure», conclude De Menech, «è da anni che il tema del collegamento tiene banco». Rispetto ad un prov-
Dario Bond attacca «Questa è una manera che ci condannerà e taglierà lo sviluppo» vedimento che ingessa il territorio, secondo De Menech non può esistere che le comunità locali non vengano interpellate e che un governo, con
Federico D’incà (M5S)
ferenza dei Servizi proposta e portata avanti da parte del sindaco di Comelico Superiore. In ogni caso, nuovo appuntamento il 15 maggio a Roma per un altro importante confronto sul tema. — F.D.M. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
un atto di imperio, cali sulla testa della nostra gente misure così drastiche. «Ieri mattina», testimonia Dario Bond, «ho capito perché l’autonomia è indispensabile, a partire da quella delle Soprintendenze che nel vicino Trentino Alto Adige sono regionalizzate». Questa, per il parlamentare di Forza Italia è una “manera” che taglierà lo sviluppo delle nostre valli e ci condannerà allo spopolamento. Per quanto riguarda il collegamento sciistico, c’è ancora uno spiraglio di speranza: il 15 maggio, al ministero, un altro confronto, sui vincoli sui sei Comuni e, dentro queste misure, sulla breccia attraverso la quale far passare il collegamento. — F.D.M.
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Mestre Marghera Marcon
Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Sanità in lutto, morto il radiologo Gian Carlo Saggioro `Specialista
di caratura nazionale, per una vita all’ospedale di Mestre IL RITRATTO MESTRE È morto il dottor Gian
Carlo Saggioro, uno dei migliori neuroradiologi interventisti d’Italia. Aveva 69 anni – ne avrebbe compiuti 70 a settem-
bre - e per una vita aveva lavorato prima come radiologo e poi come neuroradiologo in ospedale, a Mestre. A settembre dello scorso anno le prime avvisaglie del tumore al polmone che nel giro di pochi mesi lo ha portato alla morte. Gian Carlo Saggioro era andato in pensione a gennaio di tre anni fa, lasciando un gran vuoto tra i pazienti che negli anni avevano imparato ad amare la sua capacità di ascoltarli e perfino di coccolarli, mentre i colleghi continuavano a ri-
volgersi a lui per una bravura dimostrata mille volte sul campo. Era diventato medico, come il fratello Alfredo, seguendo le orme paterne. Il padre infatti era stato uno dei primi radiologi dell’allora nascente ospedale di Mestre. Gian Carlo Saggioro ne aveva seguito le orme, ma il suo carattere schivo e timido non gli avevano consentito di far carriera e diventare primario nonostante fosse riconosciuto da tutti come uno dei migliori professionisti del Veneto. Pensare che
aveva iniziato a frequentare l’ospedale di Mestre già nel 1964, prima nel reparto di medicina II del prof. Volpe e poi in Radiodiagnostica allora diretta dal prof. Vespignani, di cui Gian Carlo Saggioro era diventato prima assistente e poi aiuto. Con il prof. Ricciardi era diventato responsabile della radiologia ortopedica e dopo alcuni anni aveva iniziato a sperimentare le nuove frontiere della radiologia interventistica, specializzandosi in Neuroradiologia d’urgenza e
Neuroradiologia interventistica. Una esperienza che aveva messo a frutto in seguito utilizzando Risonanze magnetiche e Tac nei delicati interventi sul nervo periferico (plesso brachiale e sacrale e stretto toracico) e nell’interventistica vertebrale specie con vertebroplastica. Sposato, un figlio, Gian Carlo Saggioro viveva alla Cipressina, dove è morto. I funerali si svolgeranno sabato mattina alle 11 nella chiesa di San Lorenzo Giustiniani in piazzale Giustiniani. (m.dia.)
RADIOLOGO Gian Carlo Saggioro
Pennelli e vernice Il Loco ridipinge l’ex Cup di Mestre cennio. «Abbiamo voluto dimo-
`Operazione anti-degrado strare che, con poco, si può
di una trentina di ragazzi davanti all’Umberto I IL BLITZ MESTRE Pittura bianca per il mu-
PORTO MARGHERA Il faro acceso l’anno scorso dal Comune per attirare l’attenzione sull’area industriale che compieva 100 anni
Area di crisi di Porto Marghera I primi progetti d’investimento `Sono i primi frutti concreti dell’Accordo Presentate sette proposte per 60 milioni di euro complessivi e 90 nuovi posti di lavoro di programma per riconvertire l’area industriale `
ECONOMIA MESTRE Sette progetti da 60 milio-
ni di euro d’investimenti complessivi e 90 nuovi posti di lavoro. È il primo risultato, tangibile, dell’Accordo di programma per il rilancio dell’area di crisi industriale complessa di Porto Marghera operativo da due mesi e firmato a ottobre dell’anno scorso tra ministeri e istituzioni locali. L’Accordo ha reso disponibili 26,7 milioni di euro, dei quali 6,7 milioni della Regione per gli interventi a sostegno dell’occupazione, e 20 milioni del Mise per sostenere i progetti di investimento industriale di entità compresa tra 1,5 e 20 milioni di euro. I sette progetti presentati da altrettanti gruppi imprenditoriali richiedono agevolazioni pari a 40 milioni di euro e superano, dunque, i 20 milioni di euro a disposizione. E siamo solo all’inizio perché il percorso per realizzare pienamente l’Accordo di programma durerà altri tre anni, con nuovi incontri con le aziende (nei due mesi trascorsi l’Unità di crisi della Regione, Invitalia del ministero dell’Economia e Comune ne hanno realizzati sette). Ora seguiranno le valutazioni di merito di ogni progetto e verrà stilata una graduatoria, per cui i primi progetti giudicati ammissibili potranno avere i finanziamenti pubblici (con obbligo di realizzare l’intervento industriale, con nuova occupazione, entro 36 mesi) e gli al-
tri, per il momento, resteranno fuori. Ma non è detto che le risorse siano finite: Regione e Mise, infatti, potranno sostenere altri progetti di grandi dimensioni (con un impegno superiore a 20 milioni di euro) attraverso i contratti di sviluppo, come avvenuto per la riapertura del forno della Pilkington, ma potranno individuare anche altri canali di finanziamento.
È SOLO L’INIZIO L’assessore comunale allo Sviluppo economico Simone Venturini afferma, infatti, che «già nel corso dei primi sette incontri sono emerse ulteriori progettualità di maggiore entità, che potranno accedere a percorsi incentivanti diversi». E, quanto ai sette presentati, si tratta di «settori produttivi storici del territorio tra i quali la chimica, la manifattura industriale, i servizi per l’ambiente, la cantieristica e il rimessaggio imbarcazioni». Ciò che conta, intanto, è che questi sette progetti dimostrano l’interesse del territorio per il rilancio di Porto Marghera: se non ne fosse arrivato nessuno sareb-
LE RICHIESTE DI AGEVOLAZIONI PUBBLICHE SUPERANO DI 20 MILIONI LE DISPONIBILITÀ MA PRESTO ALTRI CANALI DI FINANZIAMENTO
be stato un fallimento ma anche se ne fossero arrivati troppi avrebbe significato che forse le realtà imprenditoriali non avevano capito l’utilità dello strumento. E invece, a quanto pare, lo hanno capito molto bene e intendono approfittarne, a differenza di quanto è accaduto altrove: a Trieste, ad esempio, sono arrivati solo due progetti per 10 milioni di euro, alla fine uno si è ritirato e l’altro non era ammissibile; a Livorno le istituzioni stanno procedendo con la riedizione dell’avviso pubblico (la call internazionale che era stata fatta mesi fa anche a Venezia), perché il primo era andato a vuoto.
retto e le colonne, smalto verde per la recinzione e il cancello. I ragazzi del Loco e del Coordinamento degli studenti medi sono tornati sul “luogo del delitto”, quella palazzina dell’ex Cup di via Antonio da Mestre che avevano occupato e dalla quale erano stati sgomberati nell’ottobre scorso, dopo l’altro sfratto dall’ex sala espositiva Contemporaneo di via Piave. Ma stavolta per il loro blitz erano armati solo di pennelli e secchi di vernice, per un’azione dimostrativa contro il degrado della zona dell’ex ospedale Umberto I. Erano almeno una trentina i ragazzi che, ieri pomeriggio, si sono presentati davanti alla palazzina (ancora murata per evitare nuove occupazioni) e, in circa tre ore, hanno dato un po’ di colore e decoro allo stabile abbandonato da oltre un de-
cambiare un po’ il volto del degrado - spiega Niccolò Onesto del collettivo Loco, ora spostato in un ex negozio preso in affitto a pochi passi da lì, in Riviera XX Settembre -. Ma è chiaro che il nostro messaggio è ben diverso, perché questa città deve riconquistare spazi come questo difendendoli dalle continue speculazioni immobiliari. Qui ci avevano provato, e il progetto delle torri è miseramente fallito, ma il 9 maggio prossimo il Tribunale di Venezia deciderà sull’offerta di acquisto dell’ex ospedale che prevede altro cemento in centro. Magari un po’ meno del progetto precedente, ma sempre cemento». Per il Loco e il Coordinamento degli studenti (che in questi mesi si sono uniti al gruppo dei “Quartieri in movimento”) gli spazi devono tornare alle associazioni «senza logiche clientelari», mentre loro fanno capire che l’ex negozio in Riviera è troppo piccolo per le esigenze dei giovani. «Non possiamo permetterci di pagare l’affitto di spazi più grandi - dicono -. Questa sede è un passaggio temporaneo». F.Fen. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«I sette progetti sono la dimostrazione che l’Accordo individua le necessità e raccoglie l’interesse dei nostri imprenditori commenta non a caso Roberto Marcato, assessore regionale allo Sviluppo Economico -. È la dimostrazione che la strada intrapresa per il rilancio di Porto Marghera è quella giusta». E la collega responsabile del Lavoro, Elena Donazzan, sottolinea che «il rilancio industriale non può che passare attraverso l’azione complementare di politiche di sostegno agli investimenti produttivi e di sostegno all’occupazione». Elisio Trevisan © RIPRODUZIONE RISERVATA
VIA ANTONIO DA MESTRE La ridipintura della recinzione dell’ex Cup
Consegnata una nuova auto elettrica al Comune MARCON
AMBIENTE La nuova auto elettrica consegnata al sindaco
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I mezzi di Marcon diventano ecologici con la consegna, avvenuta ieri, di una nuova vettura Nissan “Leaf”, un veicolo elettrico che amplia il parco macchine comunale. «Una scelta che coniuga sostenibilità ambientale e risparmio dei costi di gestione – spiega il sindaco Matteo Romanello - un nuovo modo di concepire l’ammodernamento del parco automobili comunale. Il nostro primo obiettivo è quello di pro-
muovere la diffusione di trasporto elettrico ecosostenibile, incentivando l’uso di veicoli a emissioni zero; il prossimo passo vedrà entro l’anno l’installazione di numerose colonnine per l’autoricarica in tutto il territorio comunale». Una linea che il Comune di Venezia ha già avviato in questi mesi. L’intenzione del Comune di Marcon è, infatti, di sostituire gradatamente tutti i mezzi comunali con veicoli ad alimentazione ecosostenibile o con motori ibridi. (mau.d.l.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
III
Primo Piano
Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
La grande viabilità
VARIANTI DI ALEMAGNA Un’immagine di come potrebbe essere la circonvallazione di San Vito di Cadore. I progetti, infatti, possono essere ancora soggetti a variazioni
ALEMAGNA BELLUNO Il dibattito sul prolungamento della A27 cresce, ma nel frattempo i progetti delle quattro varianti che dovranno rinnovare la statale di Alemagna in vista dei Mondiali di sci del 2021 di Cortina, sono ancora in fase di valutazione ambientale. Sono in “fila” dal 20 dicembre scorso. Le aspettative del territorio restano alte, perché l’appuntamento con i Mondiali è di quelli importanti, soprattutto sotto il profilo della promozione del territorio, che passa anche per una viabilità adeguata, capace di collegare Cortina con resto del mondo in tempi ragionevoli archiviando l’incubo degli imbottigliamenti all’altezza degli abitati. Ma il tempo corre veloce e il rischio che non siano pronte per febbraio 2021 è ormai a portata di mano. I vertici romani dell’Anas, contattati sull’argomento, confermano la stasi dell’iter, ma confidano che entro il 2019 si possa arrivare alla pubblicazione della gara per l’esecuzione dei lavori, sempre che la Commissione Via licenzi i progetti entro maggio. A che punto sono i progetti? «I progetti definitivi delle quattro varianti di Tai di Cado-
Varianti mondiali al palo Anas: «Gare entro l’anno» I progetti ancora in fase di valutazione ambientale `Difficilmente le opere finanziate per i Campionati ma l’Azienda spera vengano licenziati entro maggio di sci 2021 di Cortina saranno pronte per l’evento `
re, Valle di Cadore, San Vito di Cadore e Cortina - spiega l’Anas - sono attualmente in procedura di Via (Valutazione impatto ambientale) presso il Ministero dell’Ambiente. L’obiettivo di Anas è quello di velocizzare l’iter per le quattro varianti, i cui tempi di approvazione sono però legati all’espletamento della procedura di valutazione ambientale avviata il 20 dicembre 2018 e che si prevede possa essere completata entro maggio 2019. Solo successivamente potrà essere indetta la Conferenza di Servizi, nel corso della quale si acquisiscono altri pareri che possono dar vita ad una serie di ulteriori prescrizioni (oltre a
Il primo tratto Longarone va avanti: pronta per i cantieri Non ha avuto bisogno di Valutazione ambientale invece il progetto della circonvallazione dei Longarone che sarà realizzata in due stralci. I lavori, come spiega il sindaco Roberto Padrin, dovrebbero partire entro fine estate. L’opera è stata finanziata con 20 milioni di euro sempre nell’ambito del pacchetto per i Mondiali di sci 2021 di Cortina.
quelle emerse in procedura di Via) da recepire eventualmente nel corso del progetto esecutivo. Lo step successivo è il Decreto di approvazione dello stralcio di Piano (per ciascuna variante) da parte del Commissario di Governo; poi lo sviluppo e l’approvazione dei progetti ese-
«L’OBIETTIVO È VELOCIZZARE L’ITER ANCHE ATTRAVERSO I NUOVI STRUMENTI NORMATIVI PREVISTI DAL GOVERNO»
cutivi; infine la pubblicazione della gara per esecuzione lavori entro il 2019». I finanziamenti sono disponibili oppure si sono inceppati con il passaggio di mano dal governo Gentiloni a quello Conte «Non c’è stato alcuno stop ai finanziamenti che sono tutti disponibili. Nel dettaglio, si tratta dei circa 170 milioni messi a disposizione dal decreto legge 50/2017 (convertito nella legge n.96 del giugno 2017) con oggetto Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo
sviluppo». Lo Sblocca Cantieri ha ripercussioni anche su Cortina? «Il Governo con diverse iniziative, tra le quali lo Sblocca Cantieri, sta intervenendo per il riassetto dell’impianto normativo del settore appalti infrastrutturali, in modo da snellire/semplificare le procedure. Da parte di Anas e del Commissario per la viabilità di Cortina c’è grande attenzione e impegno per velocizzare la fase approvativa delle varianti, anche utilizzando gli strumenti normativi che il governo sta predisponendo». Lauredana Marsiglia
«A27, la Regione ascolti il territorio: sfruttiamo l’apertura dell’Austria» AUTOSTRADA BELLUNO «Meglio concentrarci sulle varianti di Alemagna» è stato l’invito estremamente prudente del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in risposta alle richieste del mondo produttivo bellunese di puntare ad uno sbocco a nord. Che non sarà solo asfalto, ma corridoio tecnologico capace di creare paesaggio e raggruppare i sottoservizi come le grandi linee elettriche. La Pian di Vedoia-Lienz (Austria) attraverso il traforo del monte Cavallino, studiata a fondo dal Gruppo di azione 4 della Regione Veneto all’interno di Eusalp (agenda europea per il riequilibrio delle zone alpine), in questi giorni ha riacceso gli entusiasmi, soprattutto in vista della scadenza del bando europeo che mette a disposizione 100 milioni di euro per la proget-
tazione di opere viarie transalpine che completino la rete dei grandi corridoi europei. Ma per accedervi è necessario un accordo bipartisan con l’Austria; accordo che Zaia definisce difficile in quanto i vicini sarebbero ostili al passaggio infrastrutturale.
IL BANDO SCADE Il tempo stringe: il 24 aprile scade infatti il termine per l’accesso al bando. Lo ricorda con una nota l’europarlamentare Remo Sernagiotto (FdI) del
REMO SERNAGIOTTO: «IL TERRITORIO HA BISOGNO DI INFRASTRUTTURE CAPACI DI FERMARE LO SPOPOLAMENTO»
Gruppo dei conservatori e riformisti Europei che per primo ha segnalato l’esistenza del bando. Sernagiotto ribalta l’affermazione di Zaia, affermando che l’interesse dell’Austria è crescente per questo collegamento. Stessa linea del deputato azzurro Dario Bond che parla di «aperture favorevoli dell’Austria». Entrambi i parlamentari fanno riferimento alle richieste lanciate con un documento unitario dalle associazioni di categoria bellunesi che da anni guardano all’autostrada come ad un ancora di salvezza per un territorio che sta morendo. Sernagiotto si dice felice del fatto che il Bellunese abbia risposto compatto, «perché è da anni che all’europarlamento porto avanti questa battaglia. I territori veneti del bellunese hanno bisogno di infrastrutture all’altezza di contrastare lo spopolamento delle aree disagiate e
mettere tutte le aziende nella posizione di poter competere con chi ha vie di comunicazione più efficienti. Nessuno ci aspetterà a lungo - conclude l’europarlamentare -. Sono certo che la Regione del Veneto sarà muoversi nella direzione giusta, coordinandosi al meglio con le autorità austriache che tanno dimostrando crescente interesse». «L’Italia continua a predere treni che non ripasseranno - aggiunge Bond -. Bisogna insistere affinché tutte le istituzioni coinvolte si impegno per realizzare questa autostrada».
OCCASIONE PER IL VENETO Nel dibattito interviene anche Gianfranco Refosco, segretario della Cisl Veneto, che allarga la visuale fino al porto di Venezia come possibile hub di riferimento interessato dal raddoppio del canale di Suez e della na-
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PROLUNGAMENTO A27 Da Pian di Vedoia a Lienz via Santo Stefano
DARIO BOND: «L’ITALIA CONTINUA A PEREDERE TRENI STAVOLTA DOBBIAMO INSISTERE A TUTTI I LIVELLI»
scente Via della Seta. «Con questo collegamento afferma - si aprirebbero scenari interessanti per tutto il Veneto». Il sindacalista ricorda il lavoro svolto dalla stessa Regione nell’ambito di Eusalp, attraverso il Gruppo di azione 4, ritenendolo un passepartout per l’accesso ai fondi. L.M.
XVII
Noale Spinea Mirano
Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Due pulmini per gli anziani del “Mariutto” `Acquistati grazie a
donazioni, consentiranno numerosi spostamenti MIRANO
NOALE L’esterno dell’ospedale a Noale
Sanità, scontro tra candidati Il Pd attacca Zaia. Stevanato: «Incrementare `La sindaca Andreotti: «Ho incontrato i servizi». Barin: «Giunta latitante sul tema» Dal Ben, Lungodegenza non traslocherà» `
NOALE Ospedale di Noale al centro del dibattito elettorale, alla luce delle nuove schede regionali, nella città che del Calvi deve decidere cosa fare e come difenderlo. L’affondo parte dal centrosinistra: «Se a Noale dopo 5 anni l’ospedale di comunità non c’è e ora anche la Lungodegenza viene annullata, la colpa è della Lega di Zaia» è il messaggio uscito da un incontro del Pd sul tema. «Noale - incalza il consigliere regionale Bruno Pigozzo - aveva tutte le potenzialità per diventare riferimento come struttura intermedia al servizio di un’area vasta». Gli fa eco l’aspirante sindaco Fabrizio Stevanato: «Ci sono situazioni - spiega il candidato Pd - come quella del nostro ospedale o dei servizi di prevenzione che in prospettiva mi preoccupano. Noale ha una storia di servizi per anziani e disabili e vogliamo incrementarli puntando su esperienze moderne come il cohousing, in modo da creare una comunità con quote di giovani, single, anziani, coppie, disabili, magari guardando proprio agli immobili del complesso ospedaliero». Dal fronte opposto, Michela Barin accusa la maggioranza: «In questi 5 anni -
incalza la candidata del centrodestra - c’è stata latitanza sul tema e oggi ne raccogliamo i frutti. Le politiche a favore dei cittadini si fanno realizzando un dialogo propositivo tra la conferenza dei sindaci, dove troppo spesso il sindaco delega altri a partecipare, e la Regione. Chieda subito un incontro con la quinta commissione regionale, coinvolgendo tutte le forze politiche, ed esprima una forte presa di posizione a difesa dei nostri reparti». «Dato che si strumentalizzano anche questi temi - replica Patrizia An-
dreotti - ho incontrato il direttore Giuseppe Dal Ben, che mi ha confermato come risulti non tanto il trasferimento di Lungodegenza da Noale a Dolo come era in previsione, ma la sostituzione per tutta la Regione dei posti letto di lungodegenza con altre strutture. Per quanto riguarda Noale, le schede prevedono 10 posti letto per l’hospice, 20 per l’ospedale di comunità e 24 per l’unità riabilitativa territoriale. Inoltre è previsto il completamento dei posti di ospedale di comunità con 12 posti a Mirano e
Noale
I “fucsia” con la sindaca uscente? Brugnaro smentisce Fake-post per “intorbidire” la campagna elettorale noalese. Girano in città, soprattutto sui social, false locandine con il simbolo fucsia della lista Brugnaro affiancato all’immagine elettorale del sindaco uscente, candidata del polo civico, Patrizia Andreotti. Qualcuno ci ha provato, visto che i fucsia civici lo sono davvero e Andreotti pure, avendo tagliato ogni rapporto con i partiti che la sostenevano.
L’apparentamento però è stato subito smentito da entrambi: «Fotomontaggi che fanno sorridere - spiega lo stesso Luigi Brugnaro - ritengo però di dover fare chiarezza per non ingannare i cittadini: la nostra collocazione è chiara, con una lista civica forte affiancata da tutti i partiti tradizionali di centrodestra. E il nostro interesse amministrativo è unicamente concentrato sulla città di Venezia». Insomma niente
I sindaci manifestano contro i “tagli” Oggi presidio nei tre ospedali del territorio MIRANO Oggi la mobilitazione generale dei sindaci di Riviera del Brenta e Miranese per protestare contro i tagli previsti negli ospedali del territorio. Questa mattina saranno dunque in 17 a partire alle 11 dal Cup di Dolo, per poi spostarsi alle 12 a Mirano, e infine concludere la manifestazione alle 13 a Noale. «Vogliamo dare un segnale forte alla Regione per far capire che se venissero approvate le nuove schede la situazione sarebbe davvero ingovernabile – dice Silvano Checchin, sindaco di Spinea e presidente del comitato sindaci del distretto Mirano-Dolo – L’impoverimento
24 a Dolo. La casa di riposo Relaxxi ha avviato un proprio autonomo procedimento per l’assegnazione di altri 20 posti letto come ospedale di comunità, gestiti privatamente. Rimarranno poi i servizi di Medicina dello sport e gli altri erogati oggi al Calvi. Noi assenti? Semmai orgogliosi di aver portato all’accreditamento del ‘Dopo di noi’ e all’assegnazione di 20 posti di centro diurno per anziani nella Rsa, strutture che oggi stanno già accogliendo nostri concittadini». Filippo De Gaspari
MIRANO L’ospedale
delle nostre strutture sanitarie ha raggiunto ormai livelli insostenibili, manifestiamo per dire al presidente Zaia d’intervenire e fare grande attenzione rispetto a scelte che potrebbero danneggiarci oltre ogni limite». I sindaci distribuiranno il
documento presentato martedì in quinta commissione regionale nel quale vengono illustrate nel dettaglio le loro richieste, ad iniziare dalla proposta di mantenere le vecchie schede del 2016, non ancora attivate, anziché approvarne di nuove. «Siamo tutti uniti per dire alla Regione che non possiamo essere ancora penalizzati», spiega il primo cittadino di Dolo, Alberto Polo. «Stando ai parametri, in base al numero dei nostri abitanti dovremmo avere 810 posti letto, – aggiunge Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano – la realtà invece è che siamo arrivati a meno di 500. Per questo chiediamo di ricalibrare i tagli». (E.Cal) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Andreotti, semmai Michela Barin per i fuscia del sindaco metropolitano. Il primo cittadino veneziano non lo dice apertamente ma parla di centrodestra unito. «Noale è un comune importantissimo prosegue Brugnaro - ma siamo rispettosi dell’autonomia dei noalesi nello scegliere il proprio sindaco. Certo, riteniamo il modello fucsia di Venezia, che unisce il civismo al centrodestra unito, un modello vincente». (f.deg)
messa o a una gita al mare o in collina, mantenendo le relazioni sociali e gli scambi di quando gli anziani vivevano a casa. «L’obiettivo - spiegano dall’equipe educativa del Mariutto - è promuovere la condivisione in un territorio che negli anni ha dimostrato di saper accettare e accogliere gli anziani del Mariutto all’interno della comunità territoriale. Ne sono prova le quasi 5mila ore di volontariato che numerosi cittadini hanno svolto all’interno del Mariutto nel 2018, supportando i residenti nei progetti educativi proposti dal personale». F.Deg.
Benedizione religiosa per due nuovi mezzi di trasporto per anziani in carrozzina o con problemi di mobilità ieri all’Ipab Mariutto di Mirano. I due veicoli denominati, su suggerimento degli stessi anziani, “Verdicchio” e “Cleo”, si aggiungono al pulmino “Angelo”, già in servizio da qualche anno. Il loro acquisto è stato pos© RIPRODUZIONE RISERVATA sibile alla fine del 2018 grazie a donazioni di cittadini, familiari, imprese che hanno contribuito con piccole somme, peraltro ancora possibili per altri progetti (informazioni sul sito dell’Ipab). Una prima donazione aveva permesso la realizzazione di un parco giochi aperto al pubblico, inaugurato nel 2017. I nuovi mezzi offrono agli ospiti non autosufficienti la possibilità di uscire dalle residenze per essere inseriti nella realtà del territorio. Ma anche di essere accompagnati a pranzo a casa, far visita ad amici, partecipare a eventi promossi da as- LA BENEDIZIONE DEI MEZZI I due sociazioni del territorio, alla pulmini del “Mariutto”
Scorzè Nais Marcon, oggi la presentazione Ufficializzata la candidatura di Nais Marcon, attuale vicesindaco di Scorzè, per le elezioni comunali del prossimo 26 maggio. La Marcon correrà per la coalizione di centrodestra, probabilmente supportata da due liste, nel solco della continuità con l’azione amministrativa di Giovanni Battista Mestriner, che sta per concludere il suo secondo mandato alla guida del Comune. La presentazione della candidata sindaca, vicesindaco e assessore ai servizi sociali, avrà luogo oggi alle 12 nella sala “Gatto”, nell’area dietro il municipio. Nei giorni scorsi il centrosinistra aveva già presentato il suo candidato, Dario Zugno del Pd.
S. MARIA DI SALA SCOMPARSO, ERA A BOLOGNA È stato trovato in un hotel a Bologna il ventenne di Sant’Angelo di Sala, scomparso da lunedì. A rintracciarlo sono stati i carabinieri della Compagnia di Mestre avvertiti dalla questura di Bologna a cui erano state mandate le schede di presenza dei clienti degli hotel. Nella mattinata di ieri è stata avvertita la famiglia. Il ventenne si era allontanato in maniera volontaria. (r.m.)
S. MARIA DI SALA ECOCENTRO CHIUSO L’ecocentro di via Ferraris a S. Maria di Sala è chiuso al pubblico per un intervento di adeguamento degli impianti. I lavori proseguiranno all’incirca fino al 10 maggio, il servizio nel frattempo sarà assicurato tramite un centro di raccolta allestito nel parcheggio di via Newton.
Presentata una lista per Ditadi sindaco SPINEA Si presenta “senza capolista”, in puro ordine alfabetico. La lista “E’ Tempo - prospettiva Spinea” partecipa alle elezioni nella coalizione del centrosinistra, in sostegno alla candidatura di Emanuele Ditadi. Tra i 16 nomi anche due “uscenti”, il consigliere comunale Giovanni Litt e l’assessore Loredana Mainardi e alcuni volti noti del volontariato, oltre a sindacalisti, volontari, studenti, collaboratori delle parrocchie e molti giovani. «Si tratta di persone che si occupano, a titolo e in maniera diversa, di molti ambiti: ambiente, cultura, scuola, politiche sociali, lavoro recita la presentazione -, ma sono frutto di una candidatura aperta». “E’ tempo” ha utilizza-
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to una tecnica particolare: ha fatto una call per ricevere le “manifestazione di interesse”». Ecco chi sono: Calogero (detto Jerry Alletto), co-fondatore dell’associazione “Io clandestino”, attivi nel volontariato anche Stefania Bortolozzo, ex commerciante di Spinea, e Ammar Almasri, di origine palestinese, arrivato in Italia nel 1988 con una borsa di studio che gli ha persone di laurearsi in architettura. Poi Lisa Carraro di Ami-
ALL’INTERNO DI “E’ TEMPO” ANCHE I CONSIGLIERI USCENTI LITT E MAINARDI. MOLTI I VOLTI NOTI
ci della biblioteca, Marco Cattarin, professione responsabile Information Technology in una Banca del Veneziano, Giuseppina Casarin del Coro voci dal mondo, insegnante di musica, Andrea Corsi, dipendente di Poste e rsu Cgil, Federica Cerchiaro, ex animatrice della parrocchia e ora tesoriera dell’Associazione partigiani italiani di Spinea, Alberto Furlanetto, Monica Favaretto, insegnante di lettere alla scuola media, Litt, Mainardi, Salvatore Raniolo, ricerca legata alla valorizzazione degli agroecosistemi, esperto di ambiente come Stefania Stevanato che è anche assistente sociale. Molto noto al Graspo è Giuliano Silvestri, che lavora nei servizi nel sociale mentre Francesca Zandonella Necca è psicopedagogista, specializzata nei disturbi dell’apprendimento. (m.fus)
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Nordest
CONFTURISMO VENETO, CONFERMATO MICHIELLI Marco Michielli rieletto presidente della Confederazione delle imprese turistiche: «Serve un “codice alloggi” per contrastare l’abusivismo». Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Meloni arruola Gardini e la Siora Gina Depositata la lista di Fratelli d’Italia per le Europee di maggio `L’influencer veneta in ciabatte e bigodini di nuovo candidata In corsa con Berlato e Sernagiotto anche l’ex azzurra padovana Berlusconi guida Forza Italia seguito dalla deputata Sandra Savino `
LE ELEZIONI VENEZIA Adesso è ufficiale: Elisabetta Gardini, l’europarlamentare padovana che ha lasciato Forza Italia sostenendo che il partito «è sulla via del decesso» e che il suo vicepresidente Antonio Tajani ne è «il becchino», è passata con Giorgia Meloni. La lista per le Europee di Fratelli d’Italia nella circoscrizione Nordest, depositata ieri in Corte d’appello a Venezia, non presenta solo il nome della Gardini. In corsa c’è anche Maria Cristina Sandrin, padovana di nascita ma residente a Verona, per trent’anni imprenditrice poi diventata avvocato, nota come “siora Gina”, la casalinga veneta in ciabatte e bigodini i cui video sono diventati virali sui social. Ma in FdI scalpitano per essere (ri)eletti anche Sergio Berlato e l’uscente Reno Sernagiotto. Si preannuncia così una lotta durissima per le preferenze. Più che “fratelli” potrebbero essere “coltelli”.
mo parlamento europeo e più in generale in un Europa che deve cambiare sin dalle sue fondamenta». Martedì, infatti, Gardini aveva aderito ai Conservatori e Riformisti, il gruppo che in Europa vede assieme Giorgia Meloni e Direzione Italia di Raffaele Fitto. L’uscita di Gardini da Forza Italia risale al 12 aprile scorso. «Forza Italia non è più un partito di centrodestra - ha ribadito ieri l’ex azzurra - Ho avuto tante volte la tentazione di andarmene, ma prima ho voluto terminare il mandato». Tra i motivi del “divorzio”, anche l’accordo tra Forza Italia e la Südtiroler Volkspartei: in caso di elezione di un solo eurodeputato da parte degli azzurri nella circoscrizione Nordest, il seggio andrà all’altoatesino Herbert
Dorfmann. «Forza Italia ha regalato il Nordest agli austriaci - ha detto Gardini - Dorfmann è da dieci anni che lavora con la delegazione austriaca». Non che Fratelli d’Italia garantisca però l’elezione: con il superamento della soglia di sbarramento del 4%, il partito di Giorgia Meloni conta di ottenere un solo seggio. Che andrà a chi otterrà più preferenze.
LA BATTAGLIA Ipotizzando che la più votata sia Giorgia Meloni, capolista in tutte le cinque circoscrizioni del Paese, la leader dovrebbe poi dimettersi per lasciare il posto al primo dei non eletti. Ruolo a cui, appunto, ambiscono in parecchi. Ci prova l’uscente Remo Serna-
giotto, trevigiano, pure lui ex di Forza Italia ora con Raffaele Fitto in Direzione Italia. Ambisce a tornare a Bruxelles il paladino dei cacciatori e capogruppo di FdI in Regione Veneto Sergio Berlato, secondo in lista dopo Meloni. C’è ovviamente la Gardini. C’è il pordenonese Luca Ciriani, uno dei pochi chiamati a “portare acqua” essendo già impegnato al Senato come capogruppo. E c’è l’incognita Siora Gina. Che, per la verità, non è nuova alla politica, visto che già l’anno scorso aveva provato la corsa al Parlamento con Grande Nord, candidata al Senato a Verona. Di sicuro è uno dei volti più noti e seguiti sui social e nelle tv locali, fondatrice del “Popolo in Movimento” che l’anno scorso era confluito ap-
L’ANNUNCIO «Sono molto lieta di annunciare la candidatura di Elisabetta Gardini nel Nordest, nelle liste di Fratelli d’Italia. È stata ed è una grande protagonista in Europa, capace di difendere gli interessi italiani»: così Giorgia Meloni, a fianco alla stessa Gardini, ha dato ieri a Roma l’annuncio. «Sono molto felice di essere stata accolta nel partito di Giorgia Meloni, l’unico guidato da una donna che è già un segno di grande cambiamento - ha detto Gardini - Sono convinta che il gruppo dei Conservatori e pertanto il suo rappresentante in Italia, cioè FdI, svolgerà un ruolo cruciale nel prossi-
IL MOVIMENTO 5 STELLE CONFERMA LE SCELTE DELLE PARLAMENTARIE E SI AFFIDA ALLA GIORNALISTA SABRINA PIGNEDOLI
FDI “Siora Gina” Sandrin
punto nella confederazione Grande Nord. Una sorta di “influencer” populista che già nel 2016 si era battuta contro il referendum costituzionale, che appoggia Salvini sui migranti e sostiene la Brexit. «Amici e fan si fa sul serio! - ha scritto su Facebook - Andiamo in Europa per #cambiaretutto. Dobbiamo farlo noi popolo andando in massa a votare e far capire chi comanda. Non farlo saremo costretti a subire per sempre. Amici questa è ultima chiamata! La Siora Gina a confronto con la Merkel! Immaginate che sberla in faccia che sarebbe!!!».
26 “SORELLE” D’ITALIA Elisabetta Gardini e Giorgia Meloni
Il giorno di maggio stabilito per Europee e Amministrative
«Zaia prenda coraggio e ci porti tutti in piazza»
FORZA ITALIA Nessuna sorpresa per Forza Italia la cui lista è stata depositata ieri. Capolista è Silvio Berlusconi, seguito dalla coordinatrice del Friuli Venezia Giulia nonché deputata Sandra Savino e da Irene Pivetti. In lista anche la senatrice padovana Roberta Toffanin, l’ex presidente della Provincia autonoma di Trento Mario Malossini, il sindaco della località balneare di Jesolo, Valerio Zoggia. «Sì all’Europa, ma per parteciparvi da protagonisti e non per subirla - ha detto Toffanin - Con la discesa in campo del presidente Berlusconi l’Italia riprenderà in Europa quel ruolo di primo piano che la lungimiranza, competenza e autorevolezza da vero statista del nostro presidente sapranno assicurare». Depositata ieri anche la lista del Movimento 5 Stelle secondo il risultato delle Parlamentarie. Capolista la giornalista reggiana Sabrina Pignedoli, quindi l’eurodeputato uscente friulana Marco Zullo, la più votata Viviana Dal Cin. A seguire Alessandra Guatteri, Elena Mazzoni, Claudio Fochi, Nadia Piseddu, Matias Eduardo Crescitelli detto “Diaz”, Cinzia Dal Zotto, Antonio “Anthony” Candiello, Ulderica Mennella, Carla Franchini, Salvatore Lantino, Simone Contro, Cristiano Zanella. Alda Vanzan
A un anno dalle elezioni regionali, il neonato partito dei Veneti annuncia, attraverso Alessio Morosin (foto), il programma. Si prevedono, tra l’altro, “baby card” regionali di 500 euro al mese per far crescere i bambini fino ai tre anni, fisioterapista e ostetrica gratuite per le future mamme. Con che soldi? Con quelli dei veneti, visto che si chiede di trattenere il 90% delle imposte e tasse pagate. Ma il Partito dei Veneti proporrà un proprio candidato governatore o appoggerà Luca Zaia? «Se Zaia sposa il nostro programma siamo pronti ad appoggiarlo dice Morosin - altrimenti avremo un nostro candidato, che di sicuro non sarò io». «Il governatore - aggiunge Morosin - è bravissimo e gode di ampio consenso. Ma temiamo che, come avvenuto per tanti leghisti regionali con la formazione delle liste un anno fa e adesso per le Europee, anche lui sia destinato a essere “fatto fuori” da Salvini. Io dico: salviamo Zaia da Salvini. Il governatore prenda coraggio e, a partire dall’autonomia, non giochi di rimessa. Se dicesse: tutti in piazza per l’autonomia, avrebbe con sé il Veneto in strada». (al.va.)
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FORZA ITALIA Roberta Toffanin
Partito dei Veneti
`VENEZIA
L’intervista Herbert Dorfmann erbert Dorfmann cerca il tris e, con tutta probabilità, lo troverà. L’europarlamentare in carica dal 2009 è il capolista della Südtiroler Volkspartei nella circoscrizione Italia nord-orientale: in virtù del collegamento con Forza Italia, previsto dalla legge elettorale per le minoranze linguistiche com’è quella tedesca, gli basterà ottenere almeno 50.000 preferenze (e nel 2014 ne incassò oltre 94.000) per garantirsi il pass per Bruxelles. «Presumo sia stato questo a far arrabbiare Elisabetta Gardini, ma è inutile che vada in giro a dire che io le avrei “fregato il posto”, Fi è perfettamente in grado di conquistare due seggi come ha fatto cinque anni fa», dice il 50enne candidato altoatesino.
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Gardini non la pensa così. E
Commissione Europea: è bavarese, quindi molto vicino a noi».
«Non rubo il posto a nessuno l’intesa Fi-Svp è la più giusta» correrà con Fratelli d’Italia. «Sì. Ma questa sua decisione non è certo maturata nel giro di 24 ore, credo proprio che l’avesse in mente da tempo, come dimostra il suo comportamento delle ultime settimane, che ha trascorso attaccando continuamente la Svp, me e Fi. Eppure i due partiti hanno trattato per mesi con grande trasparenza e lei era al corrente della situazione. Le sue accuse mi hanno stupito: lo spirito del lavoro fatto con il presidente Antonio Tajani era di arrivare a un accordo
elettorale che mettesse insieme tutte le forze del Ppe in Italia». Non è un patto tecnico, come sostiene Gardini, descrivendo Fi come «un taxi» per la Svp? «Per chiudere questa intesa non abbiamo firmato carte dove ci siamo impegnati per qualcosa, ma non è che andiamo un giorno di qua e un giorno di là. Inoltre questo è l’accordo più giusto e coerente da parte nostra: negli ultimi cinque anni all’Europarlamento ero nelle file dei popolari, non dei socialdemocratici».
Farà campagna in Veneto? «Sicuramente sì: questa è la mia circoscrizione e vado spesso a Belluno, soprattutto per iniziative legate all’agricoltura».
Ma com’è che nel 2014 il collegamento di lista fu con il Pd? «Quella scelta era legata al partner nella giunta provinciale di Bolzano, che allora era appunto il Partito Democratico». Adesso sarebbe la Lega però. «Ma a noi serve un alleato europeista, perché la Svp è pro-Europa e non può mettersi insieme con un partito euroscettico, populista, sovranista, egoista. Inoltre vogliamo dare il nostro contributo all’elezione di Manfred Weber alla presidenza della
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«PENSO CHE ELISABETTA SI SIA ARRABBIATA INUTILMENTE, I FORZISTI POSSONO CONQUISTARE DUE SEGGI COME CINQUE ANNI FA»
Cosa pensa dello stallo sull’autonomia differenziata? «Il mio partito ed io pensiamo che più competenze si danno alle Regioni, meglio sia per la gestione dello Stato, quindi sostengo la richiesta del Veneto e credo che sarebbe ora di fare un passo in avanti. I veneti sono stufi degli ostacoli opposti dal Movimento 5 Stelle, ma anche delle scuse di Matteo Salvini, che ormai non funzionano più». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Nordest
CONFTURISMO VENETO, CONFERMATO MICHIELLI Marco Michielli rieletto presidente della Confederazione delle imprese turistiche: «Serve un “codice alloggi” per contrastare l’abusivismo». Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Meloni arruola Gardini e la Siora Gina Depositata la lista di Fratelli d’Italia per le Europee di maggio `L’influencer veneta in ciabatte e bigodini di nuovo candidata In corsa con Berlato e Sernagiotto anche l’ex azzurra padovana Berlusconi guida Forza Italia seguito dalla deputata Sandra Savino `
LE ELEZIONI VENEZIA Adesso è ufficiale: Elisabetta Gardini, l’europarlamentare padovana che ha lasciato Forza Italia sostenendo che il partito «è sulla via del decesso» e che il suo vicepresidente Antonio Tajani ne è «il becchino», è passata con Giorgia Meloni. La lista per le Europee di Fratelli d’Italia nella circoscrizione Nordest, depositata ieri in Corte d’appello a Venezia, non presenta solo il nome della Gardini. In corsa c’è anche Maria Cristina Sandrin, padovana di nascita ma residente a Verona, per trent’anni imprenditrice poi diventata avvocato, nota come “siora Gina”, la casalinga veneta in ciabatte e bigodini i cui video sono diventati virali sui social. Ma in FdI scalpitano per essere (ri)eletti anche Sergio Berlato e l’uscente Reno Sernagiotto. Si preannuncia così una lotta durissima per le preferenze. Più che “fratelli” potrebbero essere “coltelli”.
mo parlamento europeo e più in generale in un Europa che deve cambiare sin dalle sue fondamenta». Martedì, infatti, Gardini aveva aderito ai Conservatori e Riformisti, il gruppo che in Europa vede assieme Giorgia Meloni e Direzione Italia di Raffaele Fitto. L’uscita di Gardini da Forza Italia risale al 12 aprile scorso. «Forza Italia non è più un partito di centrodestra - ha ribadito ieri l’ex azzurra - Ho avuto tante volte la tentazione di andarmene, ma prima ho voluto terminare il mandato». Tra i motivi del “divorzio”, anche l’accordo tra Forza Italia e la Südtiroler Volkspartei: in caso di elezione di un solo eurodeputato da parte degli azzurri nella circoscrizione Nordest, il seggio andrà all’altoatesino Herbert
Dorfmann. «Forza Italia ha regalato il Nordest agli austriaci - ha detto Gardini - Dorfmann è da dieci anni che lavora con la delegazione austriaca». Non che Fratelli d’Italia garantisca però l’elezione: con il superamento della soglia di sbarramento del 4%, il partito di Giorgia Meloni conta di ottenere un solo seggio. Che andrà a chi otterrà più preferenze.
LA BATTAGLIA Ipotizzando che la più votata sia Giorgia Meloni, capolista in tutte le cinque circoscrizioni del Paese, la leader dovrebbe poi dimettersi per lasciare il posto al primo dei non eletti. Ruolo a cui, appunto, ambiscono in parecchi. Ci prova l’uscente Remo Serna-
giotto, trevigiano, pure lui ex di Forza Italia ora con Raffaele Fitto in Direzione Italia. Ambisce a tornare a Bruxelles il paladino dei cacciatori e capogruppo di FdI in Regione Veneto Sergio Berlato, secondo in lista dopo Meloni. C’è ovviamente la Gardini. C’è il pordenonese Luca Ciriani, uno dei pochi chiamati a “portare acqua” essendo già impegnato al Senato come capogruppo. E c’è l’incognita Siora Gina. Che, per la verità, non è nuova alla politica, visto che già l’anno scorso aveva provato la corsa al Parlamento con Grande Nord, candidata al Senato a Verona. Di sicuro è uno dei volti più noti e seguiti sui social e nelle tv locali, fondatrice del “Popolo in Movimento” che l’anno scorso era confluito ap-
L’ANNUNCIO «Sono molto lieta di annunciare la candidatura di Elisabetta Gardini nel Nordest, nelle liste di Fratelli d’Italia. È stata ed è una grande protagonista in Europa, capace di difendere gli interessi italiani»: così Giorgia Meloni, a fianco alla stessa Gardini, ha dato ieri a Roma l’annuncio. «Sono molto felice di essere stata accolta nel partito di Giorgia Meloni, l’unico guidato da una donna che è già un segno di grande cambiamento - ha detto Gardini - Sono convinta che il gruppo dei Conservatori e pertanto il suo rappresentante in Italia, cioè FdI, svolgerà un ruolo cruciale nel prossi-
IL MOVIMENTO 5 STELLE CONFERMA LE SCELTE DELLE PARLAMENTARIE E SI AFFIDA ALLA GIORNALISTA SABRINA PIGNEDOLI
FDI “Siora Gina” Sandrin
punto nella confederazione Grande Nord. Una sorta di “influencer” populista che già nel 2016 si era battuta contro il referendum costituzionale, che appoggia Salvini sui migranti e sostiene la Brexit. «Amici e fan si fa sul serio! - ha scritto su Facebook - Andiamo in Europa per #cambiaretutto. Dobbiamo farlo noi popolo andando in massa a votare e far capire chi comanda. Non farlo saremo costretti a subire per sempre. Amici questa è ultima chiamata! La Siora Gina a confronto con la Merkel! Immaginate che sberla in faccia che sarebbe!!!».
26 “SORELLE” D’ITALIA Elisabetta Gardini e Giorgia Meloni
Il giorno di maggio stabilito per Europee e Amministrative
«Zaia prenda coraggio e ci porti tutti in piazza»
FORZA ITALIA Nessuna sorpresa per Forza Italia la cui lista è stata depositata ieri. Capolista è Silvio Berlusconi, seguito dalla coordinatrice del Friuli Venezia Giulia nonché deputata Sandra Savino e da Irene Pivetti. In lista anche la senatrice padovana Roberta Toffanin, l’ex presidente della Provincia autonoma di Trento Mario Malossini, il sindaco della località balneare di Jesolo, Valerio Zoggia. «Sì all’Europa, ma per parteciparvi da protagonisti e non per subirla - ha detto Toffanin - Con la discesa in campo del presidente Berlusconi l’Italia riprenderà in Europa quel ruolo di primo piano che la lungimiranza, competenza e autorevolezza da vero statista del nostro presidente sapranno assicurare». Depositata ieri anche la lista del Movimento 5 Stelle secondo il risultato delle Parlamentarie. Capolista la giornalista reggiana Sabrina Pignedoli, quindi l’eurodeputato uscente friulana Marco Zullo, la più votata Viviana Dal Cin. A seguire Alessandra Guatteri, Elena Mazzoni, Claudio Fochi, Nadia Piseddu, Matias Eduardo Crescitelli detto “Diaz”, Cinzia Dal Zotto, Antonio “Anthony” Candiello, Ulderica Mennella, Carla Franchini, Salvatore Lantino, Simone Contro, Cristiano Zanella. Alda Vanzan
A un anno dalle elezioni regionali, il neonato partito dei Veneti annuncia, attraverso Alessio Morosin (foto), il programma. Si prevedono, tra l’altro, “baby card” regionali di 500 euro al mese per far crescere i bambini fino ai tre anni, fisioterapista e ostetrica gratuite per le future mamme. Con che soldi? Con quelli dei veneti, visto che si chiede di trattenere il 90% delle imposte e tasse pagate. Ma il Partito dei Veneti proporrà un proprio candidato governatore o appoggerà Luca Zaia? «Se Zaia sposa il nostro programma siamo pronti ad appoggiarlo dice Morosin - altrimenti avremo un nostro candidato, che di sicuro non sarò io». «Il governatore - aggiunge Morosin - è bravissimo e gode di ampio consenso. Ma temiamo che, come avvenuto per tanti leghisti regionali con la formazione delle liste un anno fa e adesso per le Europee, anche lui sia destinato a essere “fatto fuori” da Salvini. Io dico: salviamo Zaia da Salvini. Il governatore prenda coraggio e, a partire dall’autonomia, non giochi di rimessa. Se dicesse: tutti in piazza per l’autonomia, avrebbe con sé il Veneto in strada». (al.va.)
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M5S
FORZA ITALIA Roberta Toffanin
Partito dei Veneti
`VENEZIA
L’intervista Herbert Dorfmann erbert Dorfmann cerca il tris e, con tutta probabilità, lo troverà. L’europarlamentare in carica dal 2009 è il capolista della Südtiroler Volkspartei nella circoscrizione Italia nord-orientale: in virtù del collegamento con Forza Italia, previsto dalla legge elettorale per le minoranze linguistiche com’è quella tedesca, gli basterà ottenere almeno 50.000 preferenze (e nel 2014 ne incassò oltre 94.000) per garantirsi il pass per Bruxelles. «Presumo sia stato questo a far arrabbiare Elisabetta Gardini, ma è inutile che vada in giro a dire che io le avrei “fregato il posto”, Fi è perfettamente in grado di conquistare due seggi come ha fatto cinque anni fa», dice il 50enne candidato altoatesino.
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Gardini non la pensa così. E
Commissione Europea: è bavarese, quindi molto vicino a noi».
«Non rubo il posto a nessuno l’intesa Fi-Svp è la più giusta» correrà con Fratelli d’Italia. «Sì. Ma questa sua decisione non è certo maturata nel giro di 24 ore, credo proprio che l’avesse in mente da tempo, come dimostra il suo comportamento delle ultime settimane, che ha trascorso attaccando continuamente la Svp, me e Fi. Eppure i due partiti hanno trattato per mesi con grande trasparenza e lei era al corrente della situazione. Le sue accuse mi hanno stupito: lo spirito del lavoro fatto con il presidente Antonio Tajani era di arrivare a un accordo
elettorale che mettesse insieme tutte le forze del Ppe in Italia». Non è un patto tecnico, come sostiene Gardini, descrivendo Fi come «un taxi» per la Svp? «Per chiudere questa intesa non abbiamo firmato carte dove ci siamo impegnati per qualcosa, ma non è che andiamo un giorno di qua e un giorno di là. Inoltre questo è l’accordo più giusto e coerente da parte nostra: negli ultimi cinque anni all’Europarlamento ero nelle file dei popolari, non dei socialdemocratici».
Farà campagna in Veneto? «Sicuramente sì: questa è la mia circoscrizione e vado spesso a Belluno, soprattutto per iniziative legate all’agricoltura».
Ma com’è che nel 2014 il collegamento di lista fu con il Pd? «Quella scelta era legata al partner nella giunta provinciale di Bolzano, che allora era appunto il Partito Democratico». Adesso sarebbe la Lega però. «Ma a noi serve un alleato europeista, perché la Svp è pro-Europa e non può mettersi insieme con un partito euroscettico, populista, sovranista, egoista. Inoltre vogliamo dare il nostro contributo all’elezione di Manfred Weber alla presidenza della
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«PENSO CHE ELISABETTA SI SIA ARRABBIATA INUTILMENTE, I FORZISTI POSSONO CONQUISTARE DUE SEGGI COME CINQUE ANNI FA»
Cosa pensa dello stallo sull’autonomia differenziata? «Il mio partito ed io pensiamo che più competenze si danno alle Regioni, meglio sia per la gestione dello Stato, quindi sostengo la richiesta del Veneto e credo che sarebbe ora di fare un passo in avanti. I veneti sono stufi degli ostacoli opposti dal Movimento 5 Stelle, ma anche delle scuse di Matteo Salvini, che ormai non funzionano più». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Noale Spinea Mirano
Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Due pulmini per gli anziani del “Mariutto” `Acquistati grazie a
donazioni, consentiranno numerosi spostamenti MIRANO
NOALE L’esterno dell’ospedale a Noale
Sanità, scontro tra candidati Il Pd attacca Zaia. Stevanato: «Incrementare `La sindaca Andreotti: «Ho incontrato i servizi». Barin: «Giunta latitante sul tema» Dal Ben, Lungodegenza non traslocherà» `
NOALE Ospedale di Noale al centro del dibattito elettorale, alla luce delle nuove schede regionali, nella città che del Calvi deve decidere cosa fare e come difenderlo. L’affondo parte dal centrosinistra: «Se a Noale dopo 5 anni l’ospedale di comunità non c’è e ora anche la Lungodegenza viene annullata, la colpa è della Lega di Zaia» è il messaggio uscito da un incontro del Pd sul tema. «Noale - incalza il consigliere regionale Bruno Pigozzo - aveva tutte le potenzialità per diventare riferimento come struttura intermedia al servizio di un’area vasta». Gli fa eco l’aspirante sindaco Fabrizio Stevanato: «Ci sono situazioni - spiega il candidato Pd - come quella del nostro ospedale o dei servizi di prevenzione che in prospettiva mi preoccupano. Noale ha una storia di servizi per anziani e disabili e vogliamo incrementarli puntando su esperienze moderne come il cohousing, in modo da creare una comunità con quote di giovani, single, anziani, coppie, disabili, magari guardando proprio agli immobili del complesso ospedaliero». Dal fronte opposto, Michela Barin accusa la maggioranza: «In questi 5 anni -
incalza la candidata del centrodestra - c’è stata latitanza sul tema e oggi ne raccogliamo i frutti. Le politiche a favore dei cittadini si fanno realizzando un dialogo propositivo tra la conferenza dei sindaci, dove troppo spesso il sindaco delega altri a partecipare, e la Regione. Chieda subito un incontro con la quinta commissione regionale, coinvolgendo tutte le forze politiche, ed esprima una forte presa di posizione a difesa dei nostri reparti». «Dato che si strumentalizzano anche questi temi - replica Patrizia An-
dreotti - ho incontrato il direttore Giuseppe Dal Ben, che mi ha confermato come risulti non tanto il trasferimento di Lungodegenza da Noale a Dolo come era in previsione, ma la sostituzione per tutta la Regione dei posti letto di lungodegenza con altre strutture. Per quanto riguarda Noale, le schede prevedono 10 posti letto per l’hospice, 20 per l’ospedale di comunità e 24 per l’unità riabilitativa territoriale. Inoltre è previsto il completamento dei posti di ospedale di comunità con 12 posti a Mirano e
Noale
I “fucsia” con la sindaca uscente? Brugnaro smentisce Fake-post per “intorbidire” la campagna elettorale noalese. Girano in città, soprattutto sui social, false locandine con il simbolo fucsia della lista Brugnaro affiancato all’immagine elettorale del sindaco uscente, candidata del polo civico, Patrizia Andreotti. Qualcuno ci ha provato, visto che i fucsia civici lo sono davvero e Andreotti pure, avendo tagliato ogni rapporto con i partiti che la sostenevano.
L’apparentamento però è stato subito smentito da entrambi: «Fotomontaggi che fanno sorridere - spiega lo stesso Luigi Brugnaro - ritengo però di dover fare chiarezza per non ingannare i cittadini: la nostra collocazione è chiara, con una lista civica forte affiancata da tutti i partiti tradizionali di centrodestra. E il nostro interesse amministrativo è unicamente concentrato sulla città di Venezia». Insomma niente
I sindaci manifestano contro i “tagli” Oggi presidio nei tre ospedali del territorio MIRANO Oggi la mobilitazione generale dei sindaci di Riviera del Brenta e Miranese per protestare contro i tagli previsti negli ospedali del territorio. Questa mattina saranno dunque in 17 a partire alle 11 dal Cup di Dolo, per poi spostarsi alle 12 a Mirano, e infine concludere la manifestazione alle 13 a Noale. «Vogliamo dare un segnale forte alla Regione per far capire che se venissero approvate le nuove schede la situazione sarebbe davvero ingovernabile – dice Silvano Checchin, sindaco di Spinea e presidente del comitato sindaci del distretto Mirano-Dolo – L’impoverimento
24 a Dolo. La casa di riposo Relaxxi ha avviato un proprio autonomo procedimento per l’assegnazione di altri 20 posti letto come ospedale di comunità, gestiti privatamente. Rimarranno poi i servizi di Medicina dello sport e gli altri erogati oggi al Calvi. Noi assenti? Semmai orgogliosi di aver portato all’accreditamento del ‘Dopo di noi’ e all’assegnazione di 20 posti di centro diurno per anziani nella Rsa, strutture che oggi stanno già accogliendo nostri concittadini». Filippo De Gaspari
MIRANO L’ospedale
delle nostre strutture sanitarie ha raggiunto ormai livelli insostenibili, manifestiamo per dire al presidente Zaia d’intervenire e fare grande attenzione rispetto a scelte che potrebbero danneggiarci oltre ogni limite». I sindaci distribuiranno il
documento presentato martedì in quinta commissione regionale nel quale vengono illustrate nel dettaglio le loro richieste, ad iniziare dalla proposta di mantenere le vecchie schede del 2016, non ancora attivate, anziché approvarne di nuove. «Siamo tutti uniti per dire alla Regione che non possiamo essere ancora penalizzati», spiega il primo cittadino di Dolo, Alberto Polo. «Stando ai parametri, in base al numero dei nostri abitanti dovremmo avere 810 posti letto, – aggiunge Maria Rosa Pavanello, sindaco di Mirano – la realtà invece è che siamo arrivati a meno di 500. Per questo chiediamo di ricalibrare i tagli». (E.Cal) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Andreotti, semmai Michela Barin per i fuscia del sindaco metropolitano. Il primo cittadino veneziano non lo dice apertamente ma parla di centrodestra unito. «Noale è un comune importantissimo prosegue Brugnaro - ma siamo rispettosi dell’autonomia dei noalesi nello scegliere il proprio sindaco. Certo, riteniamo il modello fucsia di Venezia, che unisce il civismo al centrodestra unito, un modello vincente». (f.deg)
messa o a una gita al mare o in collina, mantenendo le relazioni sociali e gli scambi di quando gli anziani vivevano a casa. «L’obiettivo - spiegano dall’equipe educativa del Mariutto - è promuovere la condivisione in un territorio che negli anni ha dimostrato di saper accettare e accogliere gli anziani del Mariutto all’interno della comunità territoriale. Ne sono prova le quasi 5mila ore di volontariato che numerosi cittadini hanno svolto all’interno del Mariutto nel 2018, supportando i residenti nei progetti educativi proposti dal personale». F.Deg.
Benedizione religiosa per due nuovi mezzi di trasporto per anziani in carrozzina o con problemi di mobilità ieri all’Ipab Mariutto di Mirano. I due veicoli denominati, su suggerimento degli stessi anziani, “Verdicchio” e “Cleo”, si aggiungono al pulmino “Angelo”, già in servizio da qualche anno. Il loro acquisto è stato pos© RIPRODUZIONE RISERVATA sibile alla fine del 2018 grazie a donazioni di cittadini, familiari, imprese che hanno contribuito con piccole somme, peraltro ancora possibili per altri progetti (informazioni sul sito dell’Ipab). Una prima donazione aveva permesso la realizzazione di un parco giochi aperto al pubblico, inaugurato nel 2017. I nuovi mezzi offrono agli ospiti non autosufficienti la possibilità di uscire dalle residenze per essere inseriti nella realtà del territorio. Ma anche di essere accompagnati a pranzo a casa, far visita ad amici, partecipare a eventi promossi da as- LA BENEDIZIONE DEI MEZZI I due sociazioni del territorio, alla pulmini del “Mariutto”
Scorzè Nais Marcon, oggi la presentazione Ufficializzata la candidatura di Nais Marcon, attuale vicesindaco di Scorzè, per le elezioni comunali del prossimo 26 maggio. La Marcon correrà per la coalizione di centrodestra, probabilmente supportata da due liste, nel solco della continuità con l’azione amministrativa di Giovanni Battista Mestriner, che sta per concludere il suo secondo mandato alla guida del Comune. La presentazione della candidata sindaca, vicesindaco e assessore ai servizi sociali, avrà luogo oggi alle 12 nella sala “Gatto”, nell’area dietro il municipio. Nei giorni scorsi il centrosinistra aveva già presentato il suo candidato, Dario Zugno del Pd.
S. MARIA DI SALA SCOMPARSO, ERA A BOLOGNA È stato trovato in un hotel a Bologna il ventenne di Sant’Angelo di Sala, scomparso da lunedì. A rintracciarlo sono stati i carabinieri della Compagnia di Mestre avvertiti dalla questura di Bologna a cui erano state mandate le schede di presenza dei clienti degli hotel. Nella mattinata di ieri è stata avvertita la famiglia. Il ventenne si era allontanato in maniera volontaria. (r.m.)
S. MARIA DI SALA ECOCENTRO CHIUSO L’ecocentro di via Ferraris a S. Maria di Sala è chiuso al pubblico per un intervento di adeguamento degli impianti. I lavori proseguiranno all’incirca fino al 10 maggio, il servizio nel frattempo sarà assicurato tramite un centro di raccolta allestito nel parcheggio di via Newton.
Presentata una lista per Ditadi sindaco SPINEA Si presenta “senza capolista”, in puro ordine alfabetico. La lista “E’ Tempo - prospettiva Spinea” partecipa alle elezioni nella coalizione del centrosinistra, in sostegno alla candidatura di Emanuele Ditadi. Tra i 16 nomi anche due “uscenti”, il consigliere comunale Giovanni Litt e l’assessore Loredana Mainardi e alcuni volti noti del volontariato, oltre a sindacalisti, volontari, studenti, collaboratori delle parrocchie e molti giovani. «Si tratta di persone che si occupano, a titolo e in maniera diversa, di molti ambiti: ambiente, cultura, scuola, politiche sociali, lavoro recita la presentazione -, ma sono frutto di una candidatura aperta». “E’ tempo” ha utilizza-
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to una tecnica particolare: ha fatto una call per ricevere le “manifestazione di interesse”». Ecco chi sono: Calogero (detto Jerry Alletto), co-fondatore dell’associazione “Io clandestino”, attivi nel volontariato anche Stefania Bortolozzo, ex commerciante di Spinea, e Ammar Almasri, di origine palestinese, arrivato in Italia nel 1988 con una borsa di studio che gli ha persone di laurearsi in architettura. Poi Lisa Carraro di Ami-
ALL’INTERNO DI “E’ TEMPO” ANCHE I CONSIGLIERI USCENTI LITT E MAINARDI. MOLTI I VOLTI NOTI
ci della biblioteca, Marco Cattarin, professione responsabile Information Technology in una Banca del Veneziano, Giuseppina Casarin del Coro voci dal mondo, insegnante di musica, Andrea Corsi, dipendente di Poste e rsu Cgil, Federica Cerchiaro, ex animatrice della parrocchia e ora tesoriera dell’Associazione partigiani italiani di Spinea, Alberto Furlanetto, Monica Favaretto, insegnante di lettere alla scuola media, Litt, Mainardi, Salvatore Raniolo, ricerca legata alla valorizzazione degli agroecosistemi, esperto di ambiente come Stefania Stevanato che è anche assistente sociale. Molto noto al Graspo è Giuliano Silvestri, che lavora nei servizi nel sociale mentre Francesca Zandonella Necca è psicopedagogista, specializzata nei disturbi dell’apprendimento. (m.fus)
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GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 IL MATTINO
LETTERE E OPINIONI
DITELO AL MATTINO Il consumo del suolo in città è un problema culturale STEFANO BIGOLARO on sono affatto sicuro che ci sarò nel 2050. Anzi… Peccato: è quello l’anno in cui si avrà il consumo zero di suolo. Ma io appartengo, controvoglia, alla generazione dei consumatori. E il consumo di suolo fino ad oggi nel Veneto c’è stato, massiccio. È avvenuto in base a un sistema fatto di piani – i Prg innanzitutto – e di costruzioni conformi ai piani. Con qualche variabile: gli accordi, ad esempio, che sono stati un modo per i Comuni per pianificare in base alle domande di chi ci teneva a costruire, in cambio di opere e cose utili. Poi sono comparsi due oggetti anomali: il piano casa e il contenimento del consumo del suolo. Il primo: la Regione ha pensato di dare una possibilità di ampliamento a tutti gli edifici, passando sopra ai piani comunali. Il secondo, è un percorso. Bisogna mettere un limite alla quan-
N
tità totale di suolo consumabile. Lo fa la Regione, e la ripartisce tra i Comuni. Le due cose sono di per sé contrastanti: una serve ad ampliare, l’altra a contenere. Ma in qualche modo vengono ora a contatto. Il piano casa era una misura temporanea: è scaduto il 31 marzo. Ma, per effetto di una nuova legge regionale, dopo quella data è diventato perenne. Ed è stato collegato al contenimento del consumo di suolo, in particolare con i crediti edilizi da “rinaturalizzazione”. Il nome vuol dire che quando vorrete ampliare casa vostra, una parte dei metri cubi che vi servono li potrete andare a comprare da qualcuno che ce li ha per aver eliminato una costruzione “sbagliata” da qualche altra parte. Una cosa buona ma piuttosto complicata. Il problema più grosso sono le città, le zone già costruite. Lì bisogna intervenire su ciò che esiste già. Spesso per demolire, ma non per tornare alla natu-
ra: non è possibile. Piuttosto, per riaprire gli spazi occupati da costruzioni che non meritano di essere tenute. Per costruirvi qualcos’altro, o a servizio delle aree intorno. È un problema culturale. Ma anche economico: intervenire sull’esistente è più costoso. Come convincere a farlo? (Perché, appunto, si tratta di convincere; espropriare, richiede mezzi economici che non ci sono). Si possono ad esempio dare dei metri cubi in più. Sembra facile, ma aggiungere volumi è cosa da fare con cautela. E quindi: non può essere automatico, e non ogni demolizione deve essere seguita dalla ricostruzione ingrandita di ciò che c’era prima. È importante invece uno sguardo più ampio, che dall’edificio si sposti alla città. Insomma: la città è fatta di edifici, d’accordo. Ma non è applicando edificio per edificio le percentuali di ampliamento date per legge che si rinnova una città. —
LE LETTERE Notre-Dame Le preghiere di fronte al rogo Dover assistere al triste spettacolo della gente che pregava davanti al rogo di Notre Dame, è la più lampante dimostrazione di quanto le religioni possano ridurre in poltiglia il cervello umano. Ci poteva essere occasione meno adatta, più ingiustificata e irragionevole di questa, in cui mettersi a pregare? Pregavano invece per semplice disperazione e dolore? Questa preghiera quasi l’accetterei, essendo depurata di ogni divinità e fede e ricondotta alla sua fragilissima e terribile umanità; all’infanzia infelice che riconosciamo, in questi casi, dalle ferite mortali e primordiali che le sono subito e per sempre state inferte dalla vita. Roberto Segala Negrini
Colpo di spugna Radio radicale una voce spenta Spegnere una Radio non è mai un buon segnale per una democrazia. Mi riferisco a Ra-
dio Radicale, dopo l’annuncio del sottosegretario pentastellato Vito Crimi che il governo non intende rinnovare la convenzione per la trasmissione delle sedute del Parlamento. Resta forte il dubbio che nel “palazzo” si preferisca che i cittadini non possano seguire in diretta gli “alti dibattiti” nelle aule parlamentari, e siano quindi costretti a farsi un’idea sui fatti politici per il tramite dei “proclami” di Salvini e Di Maio. Colpo di spugna quindi su 44 anni di messa in onda di dibattiti politici, convegni, processi, rassegne stampa, senza tagli e senza interruzioni pubblicitarie. No, non è un bel giorno per la nostra democrazia! Ivana Gobbo
Ringraziamento Pronto soccorso del Sant’Antonio Nella serata del 15 aprile, causa accidentale trauma alla testa, sono ricorso alle cure del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Antonio. Esprimo apprezzamento per l’attenzione e per l’assistenza ricevute. Ringrazio la dottoressa
per la suturazione della ferita, senza dolore. Ringrazio tutti gli operatori sanitari per la loro professionalità, gentilezza e disponibilità. Anche per questo che l’ospedale Sant’Antonio deve rimanere: dov’è e com’è. Franco Piacentini
Politica Veneto, autonomia e confusione Secondo Zingaretti, l’autonomia intesa da Zaia non arriverà mai. Ciò, a suo dire, a causa dei dissidi tra Lega e 5 Stelle. Io potrei aggiungere un altro motivo. Sarà difficile potersi aspettare qualcosa di significativo perché il quesito posto, accennava a condizioni particolari di autonomia, senza che si potesse sapere quali. I propositori del referendum, tuttora non sembrano avere idee chiare. Non andai a votare per questo. Pur non essendo contrario all’idea di autonomia regionale, non ho ritenuto di partecipare a un voto, senza poter avere un’idea più chiara, di quali competenze passerebbero alla regione, quali no. Antonio Sinigaglia
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GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 MESSAGGERO VENETO
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L’eurosfida lo scenario in friuli venezia Giulia
Fi schiera Savino, dem e grillini a caccia di conferme UDINE. Alla fine l’ha spuntata
Sandra Savino. La deputata triestina sarà la rappresentante del Friuli Venezia Giulia nelle liste di Forza Italia per il Nordest. Avrà l’onore del secondo posto, subito dietro Silvio Berlusconi che è capolista, ma prima di Irene Pivetti, ex leghista che negli anni Novanta fu anche presidente della Camera. Forza Italia ha sciolto le riserve nella giornata di ieri, caratterizzata, a livello nazionale, dalla clamorosa esclusione di Mara Carfagna, uno degli esponenti di spicco del partito, che pare in rotta di collisione con il Cavaliere. Ieri sera intanto sono scaduti i termini per la presentazione
della candidature (per il Nordest il deposito è stato fatto a Venezia), dopodiché, da qui a fine maggio, sarà soltanto campagna elettorale, molto accesa vista la posta in palio. Per quanto riguarda gli altri partiti, i vertici del M5s hanno ufficializzato le candidature per le elezioni Europee, con l’uscente pordenonese Marco Zullo secondo in lista dietro la giornalista Sabrina Pignedoli e davanti alla triestina Viviana Dal Cin. Blindato il ruolo di capolista della giornalista Pignedoli dopo il voto di lunedì – per la verità non molto partecipato – sulla piattaforma Rousseau, il gioco degli incastri,
nonché dei risultati dei primi due turni delle europarlamentarie, ha premiato sia Marco Zullo che Viviana Dal Cin a Nordest. L’uscente, che cerca il bis dopo gli ultimi cinque anni a Bruxelles, sarà infatti inserito in seconda posizione in lista (anche in virtù del fatto che l’alternanza obbligatoria di genere nell’elenco porta alla scelta di un uomo visto il ruolo da capolista di Pignedoli), mentre Dal Cin, prima dei non eletti alle ultime Politiche e recordwoman di preferenze online nella seconda selezione pentastellata, entrerà in terza piazza. Certo, la posizione in lista, in fondo, pesa poco o nulla
in un’elezione in cui, a differenza di quella per il Parlamento, contano le preferenze, ma è comunque un segnale importante per i due regionali che vanno a caccia di un posto al sole in Europa. Anche perchè molte chances, per i regionali, di staccare il biglietto per l’Europa sono davvero ridotte, un po’ per la presenza di tanti big nazionali, un po’ per lo sparuto gruppo friul-giuliano, una decina di nomi in tutto. Partita chiusa, inoltre, anche in casa della Lega dove per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia entreranno nella lista del Carroccio Elena Lizzi, assessore a Buja e in passato al fianco di Pietro
Fontanini nel primo mandato a palazzo Belgrado dell’attuale primo cittadino di Udine oltre lo spilimberghese, nonché ex assessore comunale nella cittadina pordenonese, Marco Dreosto. Per il Pd che propone come capolista l’ex ministro Carlo Calenda, ritenta l’approdo a Bruxelles l’uscente friulana Isabella De Monte. Con lei anche l’ex sindaco di Udine Furio Honsell, oggi consigliere regionale. Nella lista Pd molti i big in cerca di un posto, tra cui Paolo De Castro, Cecile Kyenge e Alessandra Moretti. In casa di Fratelli d’Italia, quindi, confermata la candidatura “di bandiera” del senatore Luca Ciriani, ca-
pogruppo meloniano a palazzo Madama, oltre a quella della segretaria regionale di Autonomia responsabile, la giovane Giulia Manzan. Fin qui i partiti più grandi. Ma per il Parlamento di Strasburgo corrono ben 20 liste, tra cui il Popolo delle partite Iva, Ora, i Gilet arancioni, il Popolo della famiglia, Più Europa, il Partito comunista, quello animalista, i Popolari per l’Italia, la Sinistra, Europa verde, Forza nuova, Casapound e persino il Partito pirata. Un solo candidato, infine, per la lista Parlamentare indipendente: Lamberto Roberti. — R.R. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
amministrative
I partiti preferiscono diventare “invisibili” soltanto la Lega ostenta il simbolo Il M5s solamente a Porcia, Pd e Fi si celano nelle civiche Tra le curiosità “Rebalton”, “Sentimento civico” e “Tre lune” IL PUNTO
MAURIZIO CESCON
C
i sono, ma non si vedono. Non sulle schede elettorali che decine di migliaia di friulani avranno tra le mani domenica 26 maggio, quando saranno rinnovate le amministrazioni di 117 Comuni. Parliamo dei partiti “nazionali”, da Forza Italia al Pd, passando per il M5S. Unica eccezione, la Lega (orfana della dicitura Nord) di Salvini. FAVORITI
Il Carroccio gioca facile (si presenta con lo storico logo con Alberto Da Giussano in 31 Comuni, tutti quelli più significativi) perchè il vicepremier e ministro dell’Interno vola nei sondaggi e il riverbero positivo non mancherà di sortire effetti anche in Friuli Venezia Giulia. Del resto, hanno pensato i dirigenti leghisti, sarebbe illogico non riproporre tale e quale il “brand” attualmente vincente, perchè il ferro, lo sanno bene i politici, va battuto quando è caldo. Poi bisognerà vedere quanto “peso” avranno i vari candidati sindaco sostenuti dalla Lega e
quanto valore aggiunto porteranno alla causa, perchè quando si scelgono gli amministratori locali molte variabili possono determinare un risultato piuttosto che un altro. E tale verdetto lo sapremo solo a urne chiuse, la mattina di lunedì 27 maggio. GLI ALTRI
Detto del Carroccio che parte in pole position, gli altri
Progetto Fvg sfrutta l’onda favorevole e punta a incamerare un bel numero di eletti partiti “big” tengono un profilo decisamente più basso. Tanto basso che qualcuno li definisce “invisibili”. Il Pd con il simbolo compare 9 volte (su 117), più spesso in provincia di Gorizia, dove c’è anche Rifondazione comunista (a Gradisca d’Isonzo). Forza Italia è presente in soli 6 centri, Fratelli d’Italia in cinque. Sorprende, in negativo, il Movimento Cinque Stelle, che nell’estremo lembo di Nordest non riesce proprio a ingranare la quinta. Partito di governo (il 4 marzo 2018 ottenne a livello nazionale più del 32% dei suf-
fragi), ma molto fragile, almeno come rappresentanza, tra Udine e Pordenone, Trieste e Gorizia. Unico Comune dove il simbolo sarà sulla scheda e i candidati in corsa per la poltrona di sindaco e di consiglieri è Porcia, cittadina che comunque sarà la sola, eventualmente, ad andare al turno di ballottaggio, visto che ha una popolazione superiore ai 15 mila abitanti. Un focus a parte merita la lista Progetto Fvg che, a livello regionale, è stata protagonista di un vero e proprio exploit alle consultazioni del 2018 che portarono alla schiacciante vittoria Massimiliano Fedriga. Il partito fondato dall’imprenditore (attuale assessore alle Attività produttive e Turismo) Sergio Emidio Bini e oggi nelle mani di Ferruccio Saro, ex parlamentare forzista e politico di lunghissimo corso, parte alla conquista di parecchi Comuni dove le sue liste sono ben radicate. Progetto Fvg è presente, per esempio, a Campoformido, a Manzano, a Muzzana, a Tavagnacco, Remanzacco e tanti altri centri piccoli e grandi. LE CURIOSITÀ
Ma al di là della presenza dei partiti tradizionali, nelle 117 realtà che vanno al voto
Il 26 maggio si voterà in 117 Comuni del Friuli Venezia Giulia
c’è una marea di curiosità, tra nomi delle liste e simboli. “Comunità”, “Insieme”, “Futuro”, “Tradizione”, “Gente”, “Cambia”, “Uniti”, “Scelta”, “Persone”, “Territorio”: queste le parole che ricorrono maggiormente nelle liste a supporto dei vari sindaci. Non mancano nemmeno il nome stesso del potenziale primo cittadino nel nome della lista, il paese dove ci si presenta o il termine “Comune”, che abbonda in mille sfaccettature. C’è l’imbarazzo della scelta nello spulciare tra le chicche vere e pro-
prie, come le liste “Per Artegna con il cuore e la mente”, oppure “Ritrovare Attimis”, “Burinclude, ambiente e salute”, “Il patto per la nostra terra”, “Energie per Carlino”, “Zona franca - Autonomia”, “Con lo stesso stile”, “Sì, amo l’alta Val Torre”, “Pagnacco sicura”, “Rigolato 2.0”, “Sentimento civico”, “Le tre lune” e “Leali per San Vito di Fagagna”, “Indipendenti per il rinnovamento”, “Sole sì, soli no.. per un futuro migliore”, “Lista equità”, “Onestamente si può”, “La giovane Valcolvera”. Si spre-
cano, poi, i nomi di lista in marilenghe come “Pal nestri pais” oppure “Cumò per doman” o ancora “Farie des ideis”, che si ritrovano in tante realtà dove la comunità friulana è particolarmente forte. Ma forse la medaglia d’oro per il nome di lista più originale se lo aggiudica “Rebalton” in quel di Meduno: una garanzia che nulla, nelle intenzioni dei proponenti, resterà come prima. Semprechè il candidato Polegato vinca la sfida con l’avversario Crovatto... — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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GIOVEDÌ 18 APRILE 2019 IL PICCOLO
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Elezioni europee
La carica dei 254 divisi in 20 liste Parte l’eurosfida del Nordest Forza Italia conferma Savino, il M5s il duo Zullo e Dal Cin Quindici seggi in palio: ce la farà un candidato su diciassette Marco Ballico TRIESTE. I pezzi grossi che man-
cavano sono arrivati ieri, nel rispetto dei tempi, in Corte d’Appello di Venezia. Movimento 5 Stelle e Forza Italia si aggiungono all’elenco di partiti e movimenti in corsa per l’europarlamento nella circoscrizione del Nordest. Alle 11 depositate il giorno prima, si sono sommate ieri altre 9 liste, per un totale di 20 a caccia dei 15 seggi a disposizione, uno in più delle precedenti edizioni per effetto della Brexit che ha determinato la redi-
Fratelli d’Italia fa leva sul patto con Ar e scommette sul nome del senatore Ciriani stribuzione dei posti che spettavano al Regno Unito. Sommando i candidati, dai big capilista ai peones, si ritrovano in fila in 254. Ce la farà uno su 17. Dal fronte grillino non sono arrivate sorprese. Luigi Di Maio aveva promesso, e mantenuto, cinque donne “esterne” nella posizione numero uno nelle cinque circoscrizioni italiane e a guidare il M5s nel Nordest sarà la giornalista emiliana Sabrina Pignedoli. A seguire ci sono i due esponenti del Fvg: l’uscente Marco Zullo, che tenta il bis, e Viviana Dal Cin, penalizzata dalle re-
gole dell’alternanza di genere dopo aver messo tutti dietro alle parlamentarie con 909 preferenze. Al quarto e al quinto posto i pentastellati schierano Alessandra Guatteri, capogruppo a Reggio Emilia, e Elena Mazzoni, candidata sindaco a Reggiolo nel 2014. Anticipazioni confermate anche per Fi. Alle spalle di Silvio Berlusconi, e prima di Irene Pivetti, ecco di nuovo Sandra Savino, come già cinque anni fa, quando la coordinatrice regionale degli azzurri sfidò in un derby tutto triestino Roberto Dipiazza, in casacca Nuovo centrodestra. Candidatura di bandiera quella di Savino sia per la difficoltà di raccogliere voti in una regione molto meno popolosa di Veneto ed Emilia Romagna, sia per l’accordo stretto a livello nazionale con la Svp: anche in caso di conquista di un seggio, Fi lo cederebbe al partito sudtirolese, probabilmente all’uscente Herbert Dorfmann (in una lista che comprende anche l’isontina Martina Valentincic dell’Unione slovena), per consentire a un esponente della minoranza di sedere nell’europarlamento. Savino spiega comunque di avere accettato la candidatura perché, «se l’Europa è il nostro destino, dobbiamo conquistarci uno spazio da protagonisti e non da figuranti; con Silvio Berlusconi sono certa che l’Italia tornerà a contare a Bruxelles e nel mondo. Il mio impegno sarà far sì che i circa
in sintesi
La schiera dei grillini A guidare il M5s nel Nordest sarà la giornalista emiliana Sabrina Pignedoli. A seguire ci sono i due esponenti del Fvg: l’uscente Marco Zullo, che tenta il bis, e Viviana Dal Cin.
Lo sbarco berlusconiano Alle spalle di Silvio Berlusconi, e prima di Irene Pivetti, ecco di nuovo Sandra Savino, come già cinque anni fa, quando la coordinatrice regionale degli azzurri sfidò un Roberto Dipiazza allora alfaniano.
L’anticipo di Lega e Pd Lega e Pd avevano già fatto tutto con 24 ore di anticipo. Il Carroccio inserendo anche nomi del Fvg, così come i dem, che sfoderano l’uscente Isabella De Monte e l’ex sindaco di Udine Honsell.
La carica dei piccoli Tra le altre liste troviamo Fratelli d’Italia, CasaPound, la Sinistra, il Partito comunista.
1.500 comuni del collegio, sindaci e amministratori non sprechino neppure un’occasione per finanziare e realizzare progetti e idee per i loro territori». Lega e Pd avevano già fatto tutto con 24 ore di anticipo. Dietro a Matteo Salvini i leghisti mettono in pista tra gli altri lo spilimberghese Marco Dreosto (ottavo) e la bujese Elena Lizzi (dodicesima), mentre i dem puntano come
noto sull’ex ministro Carlo Calenda e, per quel che riguarda il Fvg, su Isabella De Monte, europarlamentare uscente che spera in un altro colpaccio, e sull’ex sindaco di Udine Furio Honsell, ospitato in una lista che inaugura la strategia di allargamento della nuova segreteria Zingaretti. Tra quelle depositate ieri anche la lista di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni in testa e due regionali: Giulia
Manzan (decima), segretaria regionale di Autonomia responsabile, candidatura conseguente all’accordo tra FdI e il movimento di Raffaele Fitto, cui è vicino il fondatore di Ar Renzo Tondo, e Luca Ciriani (quarto), senatore in carica dopo il lungo corso in Consiglio regionale. Altri partiti di destra verso l’Europa sono Forza Nuova, che ha il leader nazionale Roberto Fiore come capolista, e CasaPound,
to: la Lega prima, Pd e M5s a giocarsi il secondo posto, poi Fi e Fdi. Le percentuali dipenderanno però dalla partecipazione. Alle europee vota solitamente il 15-20% in meno delle politiche. Di conseguenza, quello che conta è l’elettorato che più di altri si mobilita. Famoso fu il caso del 1984 in cui la morte di Berlinguer trascinò il Pci al sorpasso sulla Dc. Analoga situazione nel 2014: Renzi non aveva il 40% dei consensi, ma gli elettori del Pd, galvanizzati dalla presidenza del Consiglio, andarono in massa alle urne. Stavolta chi si mobiliterà di più? L’ipotesi più sensata è che lo facciano ancora gli elettori del Pd. Per un moto di orgoglio e
Paolo Feltrin
l’AnAlisi Del PolitoloGo e Docente uniVersitArio
Feltrin: «Sarà una verifica politica interna Lega prima, alle spalle sfida dem-5 stelle» TRIESTE. «L’Europa non c’entra nulla, sarà la solita verifica politica interna». Paolo Feltrin, politologo, già docente di Scienze politiche all’Università di Trieste, si aspetta che, pesati i voti, le elezioni europee possano avere conseguenze nei giochi di governo. Ma, avverte, non è detto che la Lega domini come fece il Pd nel 2014: «Si vedono i primi mal di pancia». Quel Pd che oggi, per moto di reazione, potreb-
«La sinistra oltre la soglia del 4 per cento? Sarebbe la sorpresa principale delle urne»
«Un bel po’ di gente spende soldi per listarelle: fa parte della democrazia»
be scuotersi. Feltrin, molte liste in campo per le europee. Che segnale è? Il fatto che ci sia un bel po’ di gente che si diverte a buttar
via soldi per presentare listarelle fa parte della democrazia. Ma, con la soglia del 4%, ben che vada ce la faranno Lega, Pd, M5s, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Un sistema politi-
co che manda in Europa cinque partiti si sarebbe definito un tempo a pluralismo moderato. Mi pare che funzioni. Anche la sinistra conta di superare la soglia. Mai dire mai. Se lo facesse, sarebbe la più importante sorpresa di queste elezioni. Ma i pronostici non le sono favorevoli. Si aspetta che la Lega domini il voto del 26 maggio? L’ordine di graduatoria è cer-
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Elezioni europee le curiosità
Le piccole formazioni dal candidato-hacker ai Forconi con il “gilet”
Qui sopra, dall’alto: Zullo, Berlusconi e Savino, Honsell. A sinistra, un’urna per le elezioni europee
che apre con Simone Di Stefano, vicepresidente e responsabile della comunicazione e della propaganda del movimento neofascista, e piazza al sesto posto il responsabile triestino Francesco Clun. Dall’altra parte ci sono invece la Sinistra, che schiera Silvia Prodi e pure due regionali come Andrea Bellavite e Iztok Furlanic, e il Partito comunista, con Marco Rizzo capolista. All’esordio è poi il Partito Pirata,
ma nella scheda elettorale compaiono altre liste minori, due delle quali animaliste: al Partito animalista (capolista Cristiano Ceriello) si è aggiunto anche Ora-Rispetto per tutti gli animali (Michela Dossa). In attesa della verifica delle trentamila firme necessarie per presentarsi nella circoscrizione sono anche i Popolari, con l’ex senatore trentino Ivo Tarolli capolista, +Europa, in abbinata con Italia in Comu-
ne del sindaco di Parma ed ex grillino Federico Pizzarotti, il Popolo della famiglia (Mirko De Carli) e quello delle Partite Iva (Manuela Malandrucco), Gilet arancioni (Antonio Pappalardo), Europa Verde, con la storica ambientalista Silvia Zamboni capolista e la triestina Tiziana Cimolino settima, e Parlamentare indipendente, lista monocandidato con Lamberto Roberti. – BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
di reazione. Non vede quindi i leghisti così motivati come lo furono i democratici cinque anni fa? La Lega arriverà prima, supererà probabilmente il 30%, ma dubito si avvicini al 40%. In parte la sua corsa si è fermata, si vedono alcuni mal di pancia. In caso di trionfo, la Lega forzerà per impadronirsi in solitaria del governo? Quello europeo è un voto di verifica politica interna, l’Europa non c’entra nulla. Servirà dunque senz’altro a misurare rapporti di forza e determinerà strategie conseguenti. Il capolista a Nordest del listone Pd, Calenda, ha parlato del 25%. Troppo ottimista?
TRIESTE. Se Furio Honsell, spinto dal movimento che lo ha portato in Regione, Open Fvg, e da Articolo 1, trova posto nel listone del Pd, c’è pure una sinistra a sinistra del Pd. La lista che scende in campo alle europee si chiama “la Sinistra”, il nome più semplice. Da capolista c’è Silvia Prodi, nipote del Professore che fondò l’Ulivo, ma compaiono anche due esponenti locali: il sindaco di Aiello Andrea Bellavite e Iztok Furlanic, già presidente del Consiglio comunale di Trieste. Si tratta della sinistra che non ha alcune nostalgia della coalizione con il Pd e dunque nemmeno voglia di ritrovare un’ala protettiva. Si sono messi assieme Sinistra Italiana, Rifondazione, Altra Europa con Tsipras e società civile con l’obiettivo, non facile, del 4%. Bellavite, dopo essere stato candidato alle comunali di Gorizia nel 2007, è ora sindaco del paese di cui è stato parroco. «Sono molto vicino alla prospettiva proposta da Yanis Varoufakis – spiega –: il rilancio dell’Europa attraverso l’attenzione alle persone deboli, una migliore accoglienza, la libera circolazione delle persone, il superamento di egoismi e razzismi e il diritto al lavoro. Chi mi ha cercato? L’area di Rc, ma correrò da indipendente. Mi sono messo a disposizione senza pretese, cercando di dare un contributo». I nomi di maggior peso del Fvg sono comunque quelli dei due uscenti Isabella De Monte e Marco Zullo, di nuovo candidati dai rispettivi partiti, Pd e M5S. La Lega ha preferito scegliere tra le seconde file, forte di un consenso elettorale che potrebbe trascinare Marco Dreosto e Elena Lizzi, mentre Fi, pure stavolta, ha dovuto chiedere il sacrificio alla coordinatri-
Militanti del Partito Pirata tedesco in una foto dall’archivio
ce Sandra Savino. Tra le liste iscritte alla corsa non mancano, in particolare tra quelle minori, le curiosità. Ci sono i comunisti e i neofascisti, gli animalisti, i Popoli della Famiglia e delle Partite Iva, pure i Gilet arancioni dell’ex ge-
In campo “assieme” l’ex prete goriziano Bellavite e il triestino rifondarolo Furlanic nerale dei carabinieri Antonio Pappalardo, leader di Liberazione Italia, vicino al movimento dei Forconi qualche anno fa, e perfino il Partito Pirata, che schiera come capolista Luigi Gubello, ventotettenne di Portogruaro noto con il nickname di Eva-
«Il popolo del Pd potrebbe essere spinto da un moto d’orgoglio e di reazione»
«Berlusconi eletto? Con nomi in generale poco competitivi il capolista è favorito»
Più realistico che il Pd si collochi a metà tra il 20% e il 25%, ma appunto dipende da quanto forte sarà la reazione. Premesso che la campagna elettorale deve ancora cominciare, vedo favorito il Pd sul M5s per il secondo posto. Berlusconi ancora capolista. Cosa si aspetta per Fi? Sarà l’ultima campagna elettorale di Berlusconi. Che Fi superi o non superi il 10% stiamo ragionando di quote molto basse per un partito che aveva
un terzo del voto degli italiani. Berlusconi sarà eletto? Le liste sono generalmente così poco competitive che il capolista parte favorito. Vale anche per la Lega, priva di candidati di peso che giochino il tutto per tutto. Quali le sembrano a Nordest le liste più competitive? Lo è quella del Pd. Molto importante sarà anche la questione della preferenza di genere. Tra i dem per esempio, tolto
riste Gaulois, studente di matematica ed esperto di sicurezza informatica denunciato da Davide Casaleggio per una presunta intrusione informatica dopo aver segnalato alcune falle nella piattaforma Rousseau. L’obiettivo dei “pirati” è la libertà di conoscenza e dunque il nemico è ogni forma di censura nella società e su internet. E poi c’è la lista Parlamentare indipendente di Lamberto Roberti, già candidato in solitaria più volte in passato, che sul profilo Twitter si presenta così: «Democrazia Solipsista. Dei Cittadini. Dei molti Uomini. Non dei pochi come l'Oligarchia. Voto eguale e diretto. Uomini in Parlamento e non Partiti». — M.B. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
Calenda, nessuno è sicuro di essere eletto. Ci sarà una competizione totale tra le donne, con tre o quattro uomini che contano di farcela. In Fvg la lista 5 Stelle si presenta in un solo comune degli oltre 100 al voto amministrativo. I 5 Stelle stanno rinunciando a una presenza amministrativa locale. D’altro canto, le prove che ha dato il loro governo nei comuni sconsigliano di continuare su quella strada, mi pare sia diventata una strategia. In ogni caso anche altri partiti non presentano le loro liste in numerosi comuni. La trasversalità nelle amministrative è ormai una regola. — M.B. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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«I 5 STELLE ADESSO SI VERGOGNINO DI PIANGERE LA MORTE DELL’EX DIRETTORE E GIORNALISTA DI RADIO RADICALE MASSIMO BORDIN CHE LAVORAVA NELL’EMITTENTE CHE VOGLIONO CHIUDERE»
Lettere&Opinioni
Vittorio Sgarbi (on. Gruppo Misto)
Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Politica ieri e oggi
La Prima Repubblica non è finita perchè era meno onesta, ma perchè aveva fallito politicamente Roberto Papetti
C direttore@gazzettino.it Via Torino, 110 - 30172 Mestre (VE) tel. 041665111
aro direttore, un vecchio detto di Leonardo Sciascia, diceva: “Gli italiani sono divisi dalle ideologie ma uniti nel malcostume”. Se prima gli scheletri nell’armadio li avevano tutti i partiti di destra, centro e sinistra, adesso cambiano i loghi, i nomi e simboli, ma resta, come dicevo prima, il malcostume e malaffare. In questi giorni abbiamo visto scoperchiare nella rossa Umbria l’ennesimo caso di amministratori regionali corrotti. Non era forse meglio rimanere alla prima Repubblica con i vecchi partiti che hanno scritto la Costituzione, naturalmente con un po’ di rigore ed onestà? Francesco Pingitore Belluno
Le critiche
Di Maio si occupi del Sud non di Zaia Mi riferisco alla “linea talebana” con cui il nostro Governatore Luca Zaia è stato associato dal Ministro Di Maio; credo che un insulto del genere sia completamente fuori posto. Il Governatore (il più amato d’Italia) ha puntualizzato la criticità di parecchi Comuni del Sud suggerendone la “cura”, un esempio esemplare ce l’hanno dimostrato in TV le Iene con l’ospedale di Reggio Calabria addirittura sprovvisto di bilanci annuali. Penso che il Sig. Di Maio, che stimo, debba impegnarsi a risolvere queste ed altre situazioni negative che purtroppo abbondano nel meridione, anziché punzecchiare offensiva-mente il nostro Governatore che, da sempre, ha operato per il bene di tutti i cittadini compresi quelli del sud. Fabio Parisotto Ponte San Nicolò (Pd)
Contatti Le lettere inviate al Gazzettino per fax, posta o e-mail, devono sempre essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Le lettere inviate in forma anonima verranno cestinate. Le foto, anche se non pubblicate, non verranno restituite. Si prega di contenere il testo in circa 1.500 battute, corrispondenti a 25 righe da 60 battute ciascuna.
Caro lettore, all’inizio degli anni ‘80, in una celebre intervista, il segretario del Pci Enrico Berlinguer lanciò la cosidetta “questione morale” vantando una diversità antropologica del suo partito e dei suoi militanti rispetto alle altre forze politiche. I fatti e, soprattutto, le inchieste giudiziarie, hanno clamorosamente smentito il leader comunista e la sua visione della realtà. Il malcostume non è un’esclusiva di nessun schieramento. E nessuno schieramento ne è immune. È, non solo in Italia, il vero elemento trasversale della vita politica. Ma non perchè la politica sia “sporca”, come si sente spesso dire. Ma perchè
ed è a monte. Come si sa le compagnie telefoniche usano le linee Telecom (monopolista) a cui le stesse ne pagano l’affitto per l’uso, quindi, a rigore di logica, il problema doveva e deve essere risolto da Telecom. I tecnici stessi della Telecom intervenuti hanno confermato che il problema è a monte nei loro impianti. L’impianto interno della mia casa è Ok come confermato dai tecnici intervenuti. Quello in particolare che mi fa specie è il martellamento continuo dalle sei/sette telefonate ricevute da TIM (società controllata da Telecom) al ogni giorno per convincermi ad effettuare il passaggio a tale gestore garantendomi che tutto sarebbe stato risolto in tempo brevissimo. Le giustificazioni di chi mi ha contattato telefonicamente erano che le linee già ammortizzate, dovevano essere sostituite e che Fastweb non voleva partecipare alla spesa. Giordano Braga
Linea disturbata
Le due misure
La lotta tra Tim e Fastweb
L’assassinio di Gentile e di Matteotti
Sino al 18.10.2018 ero un cliente Vodafone per la telefonia mobile, fissa ed internet, da tale data sono passato a Fastweb. Tutto bene fino alla fine di febbraio/primi di marzo, buon servizio, nessun problema, facilità dei collegamenti. Da allora purtroppo le telefonate sulla linea fissa sono peggiorate in entrata si sentiva e si sente un fruscio ed un ticchettio metallico che a volte non si permette di capire chi stia parlando e cosa viene detto, mentre in uscita (mi confermano chi mi contatta) tutto ok. Contattata l’assistenza tecnica Fastweb subito intervenuta, gli addetti hanno provato due volte con interventi in loco e con interventi da centrale a sistemare il tutto ma il problema era
Ricordo che il 15 aprile del 1944 a Firenze tale Bruno Fanciullacci uccideva Giovanni Gentile, il filosofo idealista e accademico come era Benedetto Croce. Il professor Giovanni Gentile era un uomo di cultura, identitario della italianità. L’assassino era membro dei Gap Comunisti: tale atto venne condannato dal CLN con la sola esclusione del Pci di cui il Gap era il braccio armato estremista e autonomo dallo stesso CLN. Il Gap era lo stesso di via Rasella a Roma. Perché venne ordinato ed eseguito tale omicidio? Certo il professore Gentile era uno studioso del fascismo, uomo accademico e di cultura: quale pericolo poteva rappresentare per il movimento
DIRETTORE RESPONSABILE:
PRESIDENTE:
Roberto Papetti
Azzurra Caltagirone
DAL 1887
VICEDIRETTORE:
Pietro Rocchi Registrazione Tribunale Venezia, n. 18 dell’1/07/1948
UFFICIO CENTRALE:
Vittorino Franchin (responsabile)
CONSIGLIERI:
Alessandro Caltagirone, Fabio Corsico, Mario Delfini, Gianni Mion Alvise Zanardi
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molti uomini e molte donne - di destra, di centro e di sinistra - sono deboli e vulnerabili di fronte alle tentazioni del potere e del denaro. Due realtà che, nel bene come nel male, sono strettamente legate alla politica, la muovono e la condizionano. Sono uno strumento fondamentale dell’agire pubblico e di ogni attività di governo. Dipende dal valore e dalla funzione che si assegna loro: denaro e potere possono essere infatti un mezzo e uno strumento della politica o diventarne esclusivamente un fine, come è tante volte accaduto. Da questo punto di vista non c’è grande differenza tra Prima e Seconda Repubblica. Possono mutare le modalità del malaffare, ma le
dinamiche di fondo rimangono sempre le stesse. E non cambieranno solo perchè qualcuno rimpie le piazze al grido di “onestà, onestà, onestà” o rivendica una presunta superiorità morale rispetto agli altri. La prima Repubblica non è finita perchè era meno onesta, ma perchè ha fallito politicamente. Si è rivelata impreparata a gestire un mondo diverso da quello della “cortina di ferro” in cui si era formata. Porta la responsabilità di aver creato uno dei debiti pubblici più colossali del mondo. Ed infine, non ha saputo rivendicare ed esercitare la propria autonomia rispetto a un altro potere, la magistratura, che da Tangentopoli in più ha scandito le svolte politiche di questo Paese.
partigiano dopo quasi un anno dalla caduta istituzionale di Mussolini? Allora si pone un altro quesito: perché il politico Giacomo Matteotti venne giudicato un pericolo per Mussolini e il fascismo, e perciò ucciso? Ovvero due delitti esecrabili, eseguiti con lo stesso intendimento: quello di eliminare fisicamente gli oppositori, specie quelli intellettuali e più in vista, per dare un segnale… Allora se il regime fascista venne condannato dalla Storia, perché non altrettanto avvenne per il Pci? Ritengo perché i “vincitori” scrivono la Storia a loro interesse, salvo poi non prevedere mai che prima o dopo, le malefatte emergono dall’oblio, e così cade per sempre la facciata di pulizia. Alberto Stevanin San Giorgio delle Pertiche (Pd)
investire. Cosa succede se l’orario di lavoro scende in ipotesi da 8 a 6 ore al giorno? Se a parità di costo, ed è impensabile una riduzione di salari già bassi quanto al netto in busta, non al costo per l’azienda, quest’ultima sopporterà costi più elevati, perdendo competitività. L’economia non è una scienza, diceva qualcuno, ma qui mi pare un ragionamento di buon senso! Non mi piace un Berlusconi che dà degli scemi agli elettori, ma mi domando chi può bere queste fandonie. Finora sembra siano in tanti, guardando ai sondaggi sugli orientamenti del voto. Aldo Mariconda
La proposta
Meno lavoro con la nostra economia? Lavorare meno, lavorare tutti? È un vecchio slogan se ben ricordo degli anni ’70, ora riproposto dal neo-presidente dell’INPS Pasquale Tridico, già consigliere economico del Vice Premier Di Maio. Sembra facile, persino ovvio, ma è una soluzione possibile in un Paese che, secondo i più accreditati economisti, è critico quanto a produttività? Non siamo in un mondo chiuso e la concorrenza globale non può in Italia essere frenata dai muri. Possiamo ricevere danni dai muri degli altri, di Trump in primis, ma la nostra economia è essenzialmente di scambio. Più in particolare, l’Italia ha un gruppo di aziende medie che sostengono le nostre esportazioni, hanno fatto grandi investimenti ottenendo tassi di produttività superiori ad altri concorrenti europei. Poi vi è una larga massa soprattutto di piccolissime imprese che sono il contrario, non esportano, non investono o non hanno margini per
Informazione trasversale
Salvare Radio Radicale Capisco e condivido il coro terrorizzato che Radio Radicale possa chiudere per la sospensione del finanziamento pubblico in scadenza e non rinnovato dal governo per la trasmissione in diretta-convenzione delle sedute parlamentari, preziosa operazione di trasparenza. L’informazione trasversale praticata-perseverata da Radio Radicale in realtà è veicolo di conoscenza, perché l’informazione nozionistica (a differenza della cultura) è ridondante e noiosa, mentre viceversa Radio Radicale non annoia mai, e in archivio ha tante perle, come ad esempio la rubrica “Lettere senza buca” di Guido Ceronetti. Senza finire nel calderone-carrozzone Rai, Radio Radicale deve restare la voce pluralista che è, in quest’epoca in cui il nuovo petrolio sono i dati, e dove i media privati non vivono certo di pubblicità progresso o di requiem. O vogliamo forse finire in pasto alla piattaforma Casaleggio, che abusivamente si fa chiamare Rousseau? Fabio Morandin (Venezia)
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La tiratura del 17/4/2019 è stata di 59.673
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Nordest
LA STORIA LENDINARA (ROVIGO) Come ti trasformo le vincite al SuperEnalotto in uno strumento di solidarietà e socialità. Chi s’interessa al fenomeno del gioco può fare un salto al Bar Sport di Valdentro, una frazione di Lendinara, località in provincia di Rovigo, per scoprirlo. Il vulcanico titolare Fabrizio Berto, 64 anni, solo “Bicio” per i compaesani, si è inventato il modo di finanziare l’attività dell’associazione “Olga” di Lendinara, organizzatrice di vacanze terapeutiche per i bambini bielorussi colpiti dalla catastrofe di Chernobyl, grazie alle donazioni di piccole vincite realizzate dai giocatori nella sua ricevitoria. Appassionato di sport, ha messo a frutto gli anni passati a giocare fin da ragazzo le schedine del Totocalcio con gli amici, lanciando tra i clienti una sorta di “sistema della solidarietà”.
Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Una schedina solidale per i bimbi di Chernobyl Al Bar Sport di Lendinara ogni sabato `Le vincite lasciate all’associazione Olga si gioca un “sistema” diviso in 66 quote che organizza le vacanze per i bielorussi `
Scuola
2.500 EURO L’ANNO SCORSO
Terza media e poi basta per un veneto su nove
SESSANTASEI QUOTE «Da due anni all’estrazione del sabato proponiamo agli appassionati un sistema del SuperEnalotto che viene suddiviso in sessantasei quote da cinque euro l’una - racconta “Bicio” Le vincite sono frequenti, ma irrisorie, dovendole dividere per sessantasei. Proponiamo perciò ai clienti di lasciarle a disposizione di Olga, conservando la soddisfazione della vincita al gioco, ma destinandola in solidarietà. C’è chi lascia tutto, chi una parte, chi solo gli spiccioli». Il metodo funziona. La maggior parte dei giocatori aderisce liberamente e con entusiasmo. Anche grazie alla rendicontazione precisa al centesimo e trasparente di Berto, ragioniere pentito (nel senso che
AMICI Da sinistra Carlo Modena, Matteo Carazzolo, Giovanni Ferracin, Moreno Tono e Fabrizio Berto
I FONDI UTILIZZATI ANCHE PER ALTRE INIZIATIVE PAESANE DI BENEFICENZA E PER DONAZIONI ALLA PARROCCHIA
si è diplomato, ma poi ha fatto tutt’altro), messa a disposizione di tutti. I soldi sono conservati in una “matrioska” che il gestore tiene dietro al bancone. La vincita più alta è stata fatta proprio una settimana e mezza fa, sabato 6 aprile. Il “sistema della solidarietà” ha fruttato 12
euro e 35 centesimi per ogni quota. «La maggior parte dei giocatori quel giorno - afferma soddisfatto il titolare del bar l’ha devoluta in beneficenza all’associazione Olga per l’attività a favore dei bambini bielorussi. Informato della vincita un po’ più alta del solito, il pre-
VENEZIA In Veneto un ragazzo su 9 abbandona la scuola, con al massimo la licenza di terza media in tasca. I dati forniti dall’Ufficio scolastico regionale dimostrano che gli abbandoni precoci sono meno accentuati della media nazionale. «In Veneto la situazione è migliore – commenta l’assessore regionale Elena Donazzan (in foto) – ma non siamo soddisfatti. Dobbiamo fare una seria riflessione sull’insegnamento della matematica e delle materie scientifiche». Gli “insufficienti” in matematica sono 32 su 100, a fronte di una media nazionale del 40,1%; quelli nelle competenze alfabetiche sono 28 su 100, contro un tasso italiano del 34,3%.
VENEZIA Trovare le tracce dei Pfos ora è facile come misurare la glicemia. I ricercatori di Ca’ Foscari hanno brevettato un sensore elettrochimico in grado di calcolare la concentrazione di perfluorottano sulfonato, una delle più diffuse e inquinanti molecole della famiglia Pfas, attraverso un test alla portata di tutti. L’annuncio è arrivato ieri, nel giorno in cui il Veneto ha ufficialmente comunicato a Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna il rinvenimento delle sostanze perfluoroalchiliche anche nel fiume Po.
IL BREVETTO L’apparecchio, simile appunto ad un glucometro, riesce a identificare una concentrazione di 30 nanogrammi di composto per litro di acqua. «Oggi servono costose analisi di laboratorio per misurare la concentrazione di Pfos – spiega Paolo Ugo, docente di Chimica analitica e coordinatore del team di ricerca – mentre il nostro sensore permette un riscontro sul campo, immediato e poco costoso, utile, ad esempio, a concentrare gli ulteriori approfondimenti analitici solo sui siti più inquinati. Spiegano dall’Università di Venezia che il dispositivo utilizza polimeri a stampo molecolare, una sorta di reticolo le cui cavità coincidono con le molecole che si vorranno riconoscere, in modo da
intrappolare quelle complementari. In sostanza, conoscendo l’impronta del Pfos, il sensore è capace di riconoscerlo e misurarne la concentrazione. L’invenzione è opera della squadra capitanata dal professor Ugo e composta anche dalla professoressa Ligia Maria Moretto e dalle ricercatrici Angela Maria Stortini e Najmeh Karimian, quest’ultima arrivata dall’Iran nel 2016 e approdata al dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi proprio per l’attività di ricerca che ha permesso di sviluppare lo strumento e presentarlo alla comunità scientifica internazionale, attraverso un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Sensors dell’American Chemical Society. Ora occorre l’investimento industriale per ingegnerizzare il dispositivo che rende facilmente fruibile sul display la misura effettuata, dopodiché il brevetto potrà essere utilizzato dalle aziende, fra cui quelle che gestiscono le reti idriche.
LA POLITICA Agli inventori sono andate le
IL VENETO ALLERTA LOMBARDIA, PIEMONTE ED EMILIA ROMAGNA SUL NUOVO COMPOSTO. L’OPPOSIZIONE: «SERVE UN’ALTRA INCHIESTA»
Nel frattempo, l’ente accreditato per la gestione dell’acqua, ovvero Acquevenete, ha già previsto le contromisure, installando i filtri adeguati alla centrale di Corbola per filtrare il composto cC6O4 inquinante e garantire la sicurezza dell’acqua del rubinetto. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Tracce nel Po, raffica di telefonate «Vi serve un depuratore domestico?» nete, le aziende stanno sfruttando l’occasione.
di proposte commerciali LE CHIAMATE dalle ditte del settore Il disco telefonico IL BUSINESS ROVIGO L’emergenza Pfas si trasforma in una opportunità commerciale per le aziende che vendono i depuratori d’acqua domestici. Ieri mattina i call center hanno battuto a tappeto i numeri di telefono fissi e mobili della provincia di Rovigo, dopo la notizia del ritrovamento delle sostanze nocive nell’acqua del Po, all’altezza della centrale di Corbola. Nonostante la situazione sia stata subito gestita da parte di Acqueve-
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congratulazioni di Luca Zaia. «E se l’attenzione accademica cresce – ha aggiunto il governatore – credo che sia fondamentale che anche il Governo agisca. Ribadisco che, come la Regione Veneto sin dal 2017 si è imposta limite zero Pfas per le acque destinate al consumo umano, è necessario che il ministero dell’Ambiente ponga subito limiti nazionali zero». Al riguardo Nicola Dell’Acqua, il commissario delegato all’emergenza che ha informato i colleghi delle altre Regioni sulla «presenza significativa della sostanza C604» nel Po, ha ricordato le due delibere del 2017: «Il provvedimento è stato preso in assenza di limitazioni nazionali ed europee in materia, con tutto ciò che questo comporta. La Regione, infatti, a tutela dei propri cittadini, si è posta dei limiti, per l’intero territorio regionale e, comunque, diversi dalla zona rossa, dove i limiti sanitari per i Pfas a catena lunga sono addirittura zero». L’opposizione però non si fida, tanto che Piero Ruzzante (Lei), Cristina Guarda (Amp) e Patrizia Bartelle (Iic) hanno chiesto «una nuova commissione d’inchiesta sulla contaminazione da Pfas in Veneto, incentrata esclusivamente sulle responsabilità politiche ed istituzionali, visto che la precedente ha lavorato su informazioni parziali, lacunose e comunque sorpassate dagli eventi». A.Pe.
REGIONE Nicola Dell’Acqua
`Polesine bersagliato
«Il primo anno del sistema continua Berto - abbiamo raccolto circa 2.500 euro. Quest’anno ci siamo vicini e speriamo di superarli. Una parte dei soldi è data ad Olga per le attività. Una parte è usata, insieme ai prodotti offerti dai negozianti locali, per organizzare con la Pro Loco di Villanova del Ghebbo la festa d’estate per questi bambini, dove coinvolgiamo anche le giovani rugbiste di diverse società del Polesine, ospitate dal Rugby camp di Badia. Usiamo il ricavato anche per cene o iniziative paesane di beneficenza, grazie alle quali facciamo donazioni anche alla parrocchia». La prossima è in programma venerdì 3 maggio. «L’abbiamo chiamata “Cena... con l’asparago” - conclude “Bicio” - Anche qui raccoglieremo fondi per Olga, la Pro Loco e la parrocchia». Ivan Malfatto
IL TEAM DELL’UNIVERSITÀ Da sinistra il coordinatore Paolo Ugo, la ricercatrice Najmeh Karimian, la professoressa Ligia Maria Moretto e la ricercatrice Angela Maria Stortini nel laboratorio di Ca’ Foscari
Pfas, Ca’ Foscari inventa il sensore che cattura l’impronta nell’acqua L’INQUINAMENTO
sidente Marzio Ortolani si è congratulato con tutti coloro che sono stati generosi nei confronti della sua realtà». Al Bar Sport si è così creata una sorta di comunità pro Olga. La quale il sabato con un occhio guarda trepidante ai numeri estratti, sperando escano quelli del sistema. Con l’altro osserva compiaciuta le iniziative fatte quando i bambini bielorussi vengono a trascorre le vacanze in Italia, per disintossicarsi dalle conseguenze delle radiazioni nucleari uscite dal disastro di Chernobyl, accaduto il 26 aprile 1986, ma del quale le popolazioni pagano ancora le conseguenze. L’associazione ospita per un mese l’anno una ventina di piccoli, in tre gruppi, nell’ex scuola elementare di Treponti, altra frazione di Lendinara.
è questo: «Buongiorno, ha sentito che l’acqua in provincia di Rovigo è inquinata? Veniamo a casa sua e le facciamo gratuitamente l’analisi della sua acqua». Sono almeno due le ditte che ieri hanno composto i numeri, entrambe si presentavano come aziende di Milano. Lo scopo della telefonata era quello di prendere appuntamento per fare un’analisi gratuita dell’acqua (non accreditata) per poi proporre in vendita o in affitto, con varie formule, un depuratore da installare in casa con i relativi filtri. In un caso il call center si rivolgeva al potenziale clien-
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te con il nome di battesimo ed era a conoscenza che la famiglia ha dei figli: «Signora, stiamo chiamando tutte le famiglie che hanno dei bambini della provincia di Rovigo per venire ad analizzare l’acqua a casa sua». Una velata allusione a un potenziale rischio per la salute dei bambini rende questa pubblicità commerciale particolarmente aggressiva.
LA SICUREZZA
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Rovigo
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Centrodestra, la rabbia degli esclusi `«Due pesi e due misure: perché il tosiano Rossini, L’ira degli ex leghisti costretti a rimanere fuori dalla coalizione che sostiene Monica Gambardella Patrese di Fi e l’ex Pd Moretto sì e noi siamo fuori?» `
VERSO LE ELEZIONI ROVIGO La pace fra Lega e Forza
Italia pone fine a una sorta di “guerra fredda” andata avanti per settimane fra i due alleati storici del centrodestra, ma offre il fianco agli attacchi degli esclusi. Tuttavia, anche il gruppo dei sei ex leghisti, espulsi dopo la firma delle dimissioni che ha portato alla caduta di Bergamin, sembra sfilacciarsi e mostrare crepe. Se, infatti, fin da subito Andrea Denti aveva precisato di non avere alcuna intenzione di tornare “in pista”, sfilandosi dal gruppo, ieri è arrivata anche una vera e propria smentita ufficiale da parte di Fabio Benetti, Luca Gabban, Nicola Marsilio e Giancarlo Andriotto nei confronti di Stefano Raule, le cui dichiarazioni del giorno precedente, precisano i quattro, «sono da intendersi come considerazioni puramente personali e non sono condivise dagli altri ex consiglieri». Per tutti, comunque, il rammarico di un veto imposto sulla loro candidatura dai vertici leghisti. Raule, dal canto suo, precisa che «non c’era alcun intento di parlare a nome di tutti, le mie erano dichiarazioni personali
che ho fatto in coscienza e che ribadisco, smentendo la smentita. Non vado in cerca di una carega, di accordi non ce ne sono e piuttosto di fare qualcosa tanto per fare, preferisco fermarmi qui, con rammarico e con delusione. Ma di una cosa sono convinto: sono e resto leghista fino alla morte e agli amici rimasti in Lega faccio l’in bocca al lupo. Dispiace, però, il veto di una persona che l’ha presa sul personale: ci sono delle cose che non tornano, perché nelle liste della coalizione di centrodestra si trova di tutto, da Antonio Rossini, tosiano, a Mattia Moretto, che era perfino nel Pd e ha firmato insieme a noi».
so si è ignorato. Diverso il discorso su Mattia Moretto, lì le contraddizioni sono casomai interne a Fratelli d’Italia che lo ha accolto in lista».
L’INDIPENDENTE
VETI SULLE PERSONE Su questo sembra d’accordo anche lo stesso Benetti: «Sono amareggiato dal constatare che quello nei nostri confronti non è un veto di natura politica, ma personalistico. Ci sono delle differenze sotto gli occhi di tutti, a cominciare dal fatto che si è data la possibilità di stare nella lista della candidata sindaco Monica Gambardella ad Antonio Rossini, che era della Lista Tosi, che ha corso contro la Lega e contro Zaia e per la quale, da quanto mi risulta, c’era un veto che non so perché in questo ca-
FUORI DAI GIOCHI Alcuni degli ex leghisti rimasti fuori dalle liste
Boara “fa la lista” ai candidati sindaci IL CONFRONTO ROVIGO I problemi della frazione
di Boara Polesine sono stati l’oggetto del primo incontro-confronto tra i candidati sindaco di Rovigo. Ezio Conchi, Monica Gambardella, Edoardo Gaffeo, Silvia Menon e Mattia Maniezzo sono stati messi allo stesso tavolo dal comitato civico Vivi Boara e, davanti a un folto pubblico, hanno fornito le proprie risposte al bisogno di sicurezza e tranquillità dei cittadini. Odori nauseabondi prodotti da alcune aziende presenti e quelle in arrivo con l’allevamento avicolo in costruzione, viabilità strozzata e
pericolosa, soprattutto di via Curtatone, parco pubblico con i giochi rotti e cimitero inghiottito dalle erbacce sono i problemi a cui i cittadini hanno chiesto risposte entro i primi 100 giorni di amministrazione. Se Conchi ha sottolineato come all’azione dell’Amministrazione debba accompagnarsi quella dei singoli cittadini, Silvia Menon ha promesso: 30mila euro per la pulizia delle caditoie del territorio comunale, sistemazione del giardino pubblico in paese e intervento sul project-financing del cimitero rodigino «che sacrifica i cimiteri delle frazioni». Per il resto servono invece tempi più lunghi, secondo Menon: contro il
SALA PIENA Confronto a Boara
traffico serve «obbligare le auto a rallentare con interventi sull’arredo urbano, aiuole, passaggi pedonali rialzati, ridisegno lieve dei tracciati con dolci restringimenti», per l’allevamento avicolo è necessario far intervenire la Regione. «Per monitorare gli odori basta mettere una centralina fissa – ha affermato Gaffeo - per evitare che i ritardi nell’intervento dei controlli consentano comportamenti lesivi dei diritti dei cittadini. Per quanto riguarda l’insediamento dell’azienda avicola, è sicuramente vero che non serviva un passaggio in Giunta o in Consiglio Comunale, ma il problema è il totale scollamento tra la politi-
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Anche l’ex consigliere di Obiettivo Rovigo, poi indipendente, Alberto Borella non nasconde il proprio disappunto. «Avevo parlato sia con il commissario della Lega Cristiano Corazzari che con Monica Gambardella, che conosco fin da quando eravamo ragazzi. Mi avevano detto che non c’erano problemi, sono perfino andato alla riunione interna prima della presentazione della lista, avevo già firmato tutto. Poi mi hanno detto che non potevo più presentarmi. E’ un’ingiustizia. Non ho ancora visto le liste, ma mi dicono che in quella di Forza Italia c’è Vani Patrese, che ha firmato insieme a me, mentre in quella di Fratelli d’Italia Mattia Moretto, che era stato eletto con il Pd: sono stati usati due pesi e due misure e questo sminuisce il peso di chi guida la Lega a livello locale. Si vede che io con le mie battaglie ho disturbato le lobby di potere che hanno fatto pressione per escludermi». Francesco Campi
ca e gli uffici amministrativi. Per via Curtatone e la gestione del traffico pesante ci vuole una bretella, non c’è alternativa». Dal canto suo Maniezzo, cartina geografica alla mano, ha mostrato ai presenti la soluzione al traffico a suo avviso più adeguata mentre per Gambardella «le tematiche ambientali non possono essere sacrificate in nome della necessità di fare impresa, sempre legittima se autorizzata, ma bisognosa di controlli». A Boara, secondo le sue parole,«probabilmente è mancata fino ad oggi la giusta attenzione che merita, l’impegno nel far lavorare le aziende partecipate dal Comune come Asm spa ed Ecoambiente per la frazione sarà una priorità, così come instaurare un rapporto di collaborazione con le associazioni per attività concordate». F.Cam.
Fa sesso con la 13enne, condanna confermata ` Un rapporto sessuale sul
pavimento del bagno pubblico, nell’atrio della struttura che al tempo ospitava anche il cinema multisala. Lei di soli 13 anni, lui, invece, ben dieci di più. Una violenza sessuale, vista l’età della ragazzina che aveva inizialmente detto di non sentirsi pronta. Ma che poi il 23enne di Crespino, di origini piemontesi, aveva convinto prima usando toni quasi minacciosi, poi in modo più rassicurante, chiedendole se lo amasse davvero. Così come, una violenza sessuale, anche se nell’ipotesi lieve, era stata, qualche mese dopo il bacio estorto a una coetanea della ragazza, che si trovava a casa sua per colorare le manopole dello scooter. Due fatti che, in primo grado, nel novembre 2016, erano valsi al giovane una condanna a 4 anni e 10 mesi di reclusione, oltre al pagamento di un risarcimento alla vittima e dei suoi genitori, assistiti dall’avvocato Pierluigi Rando. Ieri la Corte d’Appello ha sostanzialmente confermato la sentenza del Collegio del Tribunale di Rovigo, limitandosi ad operare una lieve riduzione a 4 anni e 6 mesi. Nel processo il ragazzo aveva spiegato di non avere avuto alcun rapporto con la ragazzina, bensì una relazione segreta con la madre di lei che, lasciata, si sarebbe poi vendicata incastrandolo.
VIOLENZA SESSUALE La ragazzina fu aggredita in un bagno
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IL COMMENTO SUL GAZZETTINO.IT
Aspetta il treno sdraiata sui binari Una donna ha tentato il suicidio sdraiandosi sui binari all’altezza di Busa di Vigonza, ma il convoglio le ha amputato le gambe.
Venezia, auto sorpassa il tram e viene schiacciata È la dimostrazione che a Mestre (strade strette) e Venezia (è un imbuto) il Tram non andava fatto. Spero non accada mai un’emergenza... (JerodJerod) Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Il commento
L’analisi
Una strada obbligata, fanno soltanto finta di litigare
Tra elezioni e autonomia, il Veneto penalizzato
Paolo Balduzzi
Giovanni Diamanti
segue dalla prima pagina
(...) Visto che alla patrimoniale questo governo sembra avere rinunciato (e, a ben guardare, di imposte patrimoniali ne esistono già moltissime - benché incoerenti e disordinate - nel nostro ordinamento), gli altri canali sono quelli di nuove entrate, minori spese e lotta all’evasione. Sul fronte delle entrate, per quanto riguarda l’imposta sul reddito delle persone fisiche, l’orientamento del governo è quello di andare verso la flat tax, o perlomeno verso una diminuzione del numero di scaglioni dell’Irpef: un’operazione ancora dai contorni indefiniti e controversi. Indipendentemente dall’opinione che della flat tax si può avere, dunque, l’unica certezza è che, se sarà attuata, porterà meno risorse e non certo di più. Per quanto riguarda l’imposta sul reddito delle società, risulta già sufficientemente stucchevole il passo indietro del governo, che si è rimangiato con il decreto “crescita” quanto scritto pochi mesi prima nella Legge di bilancio. Non resta dunque che l’Iva. Di Maio e Salvini da una parte fanno finta di litigare con il realista Tria che definisce ineluttabile l’aumento delle aliquote per far fronte al necessario aumento di gettito, dall’altra negando qualunque aumento cercano di rassicurare l’elettorato in vista del voto europeo che potrebbe ribaltare i rapporti di forza tra i giallo-verdi. Ma la realtà è un’altra: e cioè che insieme all’Iva aumenteranno anche le accise, proprio quelle odiose imposte specifiche che secondo Salvini
avrebbero dovuto essere eliminate al primo Consiglio dei Ministri ma che invece resistono a discapito di ogni proclama di riduzione della pressione fiscale. Inoltre, vale la pena di notare che, a differenza dell’Irpef, la base imponibile dell’Iva (vale a dire i consumi) è distribuita in maniera più omogenea sul territorio. In questo senso sarebbe meno iniqua di altri aumenti di imposta. Ci si augura invece che non si pensi di aumentare ulteriormente il deficit: ci manca solo una procedura di infrazione a livello europeo a peggiorare il quadro di crescita zero e di pessimismo di questo Paese. Gli economisti sanno bene inoltre che le entrate potrebbero aumentare anche senza ritoccare le aliquote: basterebbe stimolare la crescita economica. Per esempio incentivando gli investimenti. Cosa che sarebbe dovuta avvenire con la manovra d’autunno, come più volte inascoltati abbiamo suggerito su queste colonne. Ma proprio qui casca l’asino e si ha un altro esempio di come l’indecisione dei temporeggiatori stia bloccando il Paese: che fine hanno fatto i decreti “crescita” e “sblocca cantieri”? Dopo innumerevoli correzioni, erano in attesa di una firma da parte del Presidente della Repubblica che tuttavia, a quanto risulta, ancora non c’è stata né ci sarà, a meno di un nuovo passaggio sul tavolo di Palazzo Chigi per stilare un testo definitivo. Non che siano provvedimenti risolutivi. Ma a maggior ragione, se anche degli interventi relativamente deboli risentono dei contrasti nella maggioranza, si può immaginare il
destino di scelte che sarebbero veramente rivoluzionarie. Come, ad esempio, quella di una decisa revisione della spesa. L’unica vera esperienza di revisione della spesa nel nostro Paese si è avuta nel 2012/2013 con Carlo Cottarelli, la cui commissione delineò un percorso impegnativo che avrebbe portato, nel giro di tre anni, a risparmi strutturali massimi (avrebbe poi deciso la politica quanti e quali) di 32 miliardi. I lavori di quella commissione finirono in un cassetto e mai furono utilizzati dalla politica. Vaneggiare che in poco tempo si possano ottenere risparmi elevati significa non aver capito cosa sia la spending review e confonderla con dei semplici tagli lineari, più semplici ma che rischiano di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Se si accetta un suggerimento, il punto da cui cominciare a effettuare la revisione è quella degli sconti fiscali legati all’Irpef, un tesoretto da almeno 60 miliardi l’anno che merita di essere riordinato. E tornando alle scelte rivoluzionarie: che fine ha fatto la lotta all’evasione fiscale? Ogni anno vengono evasi imposte e contributi per oltre cento miliardi di euro, vale a dire più della metà dell’intero gettito Irpef. Ma fare la lotta all’evasione significa toccare interessi molto forti, ben diffusi tanto al nord quanto al sud del Paese (lavori senza fattura da un lato, lavoro nero dall’altro). Di certo, una strategia che richiede decisione e forza, impraticabile per chi temporeggia in attesa di nuove e elezioni o di nuovi soggetti a cui addebitare i propri fallimenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervento
segue dalla prima pagina
Non sembrano esserci all’orizzonte capilista veneti: dal romano Calenda del Pd al lombardo Salvini per la Lega, passando per il sempre presente Silvio Berlusconi di Forza Italia. Diverso il discorso dei 5 Stelle, che candidano una donna nata in Veneto ma attiva a Trieste, Viviana Dal Cin, francamente molto poco conosciuta. Non ci sono leader nazionali veneti, e spesso, nella circoscrizione Nord-est (che comprende anche Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige) viene data più rilevanza agli esponenti emiliano-romagnoli. In Veneto, il Pd punta su Variati, stimato ex sindaco vicentino incoronato a Padova da Zingaretti nella sua prima uscita di campagna elettorale, mentre Forza Italia rilancia Irene Pivetti, lombarda, che si ricandida dopo anni di lontananza dalla politica. Nella Lega c’è stata negli ultimi giorni una rivolta interna, ampiamente raccontata da questo giornale, per la volontà di candidare un numero maggiore di emiliani piuttosto che di veneti, e per l’assenza di candidature vicine a Zaia: le pressioni del Governatore, alla fine, avrebbero fatto breccia. Ma è proprio la polemica in casa leghista l’elemento più sorprendente e interessante di questa tornata elettorale: anche per l’ormai ex “partito del Nord”, il Veneto sembra avere un peso relativo. Questo, nonostante i dati record registrati nelle ultime tornate elettorali nella regione veneziana. Nonostante l’elevatissimo gradimento personale del Governatore. Nonostante il trionfo di Zaia nel referendum da lui stesso voluto sull’autonomia regionale. Nonostante tutto questo, il primato
della Lega Lombarda sulla Liga Veneta non viene solo confermato, ma viene accentuato dando maggiore spazio addirittura ai candidati dell’Emilia-Romagna. Secondo qualcuno proprio il peso di Zaia potrebbe essere la causa di questa sotto-rappresentanza veneta dentro la Lega. Perchè Zaia gode, anche fuori dai confini regionali, di una credibilità e di un consenso elevati. Perchè è l’unico, altro leader leghista e a molti livelli è considerato una possibile alternativa a Salvini. Anche per queste ragioni sarà importante capire e vedere come si svilupperà la partita sull’autonomia regionale, cavallo di battaglia di Zaia. La riforma in questo momento sembra essersi arenata, con Salvini apparso finora non troppo disponibile a forzare la mano. La ragione di questa frenata può essere spiegata guardando i dati: a dicembre, un elettore leghista su tre proveniva dal Mezzogiorno. L’espansione leghista verso sud ha funzionato e ha portato il Carroccio alla conquista di consensi invidiabili. Nel lungo termine, tuttavia, lo zoccolo duro del Nord-est da un lato, che non ha mai tradito elettoralmente il partito erede di Miglio e che esprime il Presidente di Regione più apprezzato d’Italia, e i nuovi insediamenti meridionali dall’altro, saranno difficili da conciliare. In un simile contesto, il Veneto rischia di rimanere trascurato dalla politica nazionale. E di aumentare così la propria diffidenza verso il sistema “romano”. Per questo, la battaglia politica sull’autonomia assume un valore più profondo: servirà alla Lega per dimostrare quale sia la propria identità. E al Veneto per misurare il suo peso politico. Dentro e fuori la Lega. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La vignetta
Lodi come Parigi, le cattedrali vanno rialzate Massimiliano Atelli* elle ore in cui il mondo è sotto choc per la devastazione della cattedrale di Notre Dame ad opera di un terribile incendio, si ripropone - stavolta con la forza tragica di un’autentica sciagura - il tema della rilevanza della iconografia urbana, ovvero dei luoghi o siti-simbolo delle nostre città, che hanno in sé la rara capacità di sintetizzarne ed esprimerne l’essenza, l’identità, la storia (nel legame indissolubile fra passato e presente). È così per Notre Dame, che non sarà più la stessa ma deve tornare (e tornerà) a rimanere se stessa, per ciò che ha rappresentato e rappresenta (non solo per parigini e francesi), con il suo straordinario e quasi millenario carico di vissuto e di vissuti, irripetibili (penso a Napoleone Bonaporte incoronatovi Imperatore, ma anche a migliaia di persone comuni, devote e no). Parigi, senza Notre Dame, non
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sarebbe Parigi. E Notre Dame, naturalmente, non potrebbe essere altrove. Dentro la tragica vicenda si coglie in pieno il senso della rilevanza dell’iconografia urbana, che purtroppo è dolentemente avvertito - come sovente accade in questo nostro distratto presente postmoderno, avvelenato dall’ossessione per la velocità - solo quando un’icona viene colpita. Impariamo da questa severissima lezione, e tesaurizziamola, perché piaccia o no l’iconografia urbana ha un ruolo essenziale, per le nostre coscienze prima che per le nostre stesse vite, specie in questo difficile tornante della Storia. Dalla grande cattedrale carica di storia al più piccolo e dimenticato monumento, l’iconografia urbana sfida ogni giorno le nostre indifferenze, scuote le nostre presunte certezze (non di rado, di comodo). Questo vale per Parigi, ma vale anche per ogni dove si possa
cogliere il segno di un tratto identitario. Perfino quando è “nuovo”. Nel silenzio generale, o quasi, nei mesi scorsi un’altra “cattedrale”, che a suo modo stava diventando un simbolo, è stata colpita, e sta sparendo. È la cattedrale vegetale di Lodi, opera monumentale dell’artista Giuliano Mauri, realizzata postuma, grazie al sostegno economico di enti pubblici del territorio e di importanti sponsor privati. I lavori, iniziati nel 2010 e ultimati nel 2017, hanno dato vita ad un capolavoro vegetale che fonde sapientemente natura e senso del trascendente, fatto di 108 colonne lignee, alte ciascuna 72 mt. Colpite duramente da un vento eccezionale a fine 2018, e messane a rischio la statica, le ultime colonne ancora in piedi sono in queste settimane in corso di abbattimento. Eppure, in questi due anni, quella cattedrale ha saputo scalare i gradimenti di tantissime persone, che fino a Lodi probabilmente non sarebbero
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altrimenti arrivate. Di Lodi, quella “cattedrale” è divenuta un’icona, e oggi Lodi sarebbe cosa diversa, senza. Lodi come Parigi? Sì, le cattedrali
vanno rialzate, sempre, e restituite alla sfida quotidiana alle nostre coscienze. *procuratore regionale della Corte dei conti della Valle d’Aosta
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Nordest
CONFTURISMO VENETO, CONFERMATO MICHIELLI Marco Michielli rieletto presidente della Confederazione delle imprese turistiche: «Serve un “codice alloggi” per contrastare l’abusivismo». Giovedì 18 Aprile 2019 www.gazzettino.it
Meloni arruola Gardini e la Siora Gina Depositata la lista di Fratelli d’Italia per le Europee di maggio `L’influencer veneta in ciabatte e bigodini di nuovo candidata In corsa con Berlato e Sernagiotto anche l’ex azzurra padovana Berlusconi guida Forza Italia seguito dalla deputata Sandra Savino `
LE ELEZIONI VENEZIA Adesso è ufficiale: Elisabetta Gardini, l’europarlamentare padovana che ha lasciato Forza Italia sostenendo che il partito «è sulla via del decesso» e che il suo vicepresidente Antonio Tajani ne è «il becchino», è passata con Giorgia Meloni. La lista per le Europee di Fratelli d’Italia nella circoscrizione Nordest, depositata ieri in Corte d’appello a Venezia, non presenta solo il nome della Gardini. In corsa c’è anche Maria Cristina Sandrin, padovana di nascita ma residente a Verona, per trent’anni imprenditrice poi diventata avvocato, nota come “siora Gina”, la casalinga veneta in ciabatte e bigodini i cui video sono diventati virali sui social. Ma in FdI scalpitano per essere (ri)eletti anche Sergio Berlato e l’uscente Reno Sernagiotto. Si preannuncia così una lotta durissima per le preferenze. Più che “fratelli” potrebbero essere “coltelli”.
mo parlamento europeo e più in generale in un Europa che deve cambiare sin dalle sue fondamenta». Martedì, infatti, Gardini aveva aderito ai Conservatori e Riformisti, il gruppo che in Europa vede assieme Giorgia Meloni e Direzione Italia di Raffaele Fitto. L’uscita di Gardini da Forza Italia risale al 12 aprile scorso. «Forza Italia non è più un partito di centrodestra - ha ribadito ieri l’ex azzurra - Ho avuto tante volte la tentazione di andarmene, ma prima ho voluto terminare il mandato». Tra i motivi del “divorzio”, anche l’accordo tra Forza Italia e la Südtiroler Volkspartei: in caso di elezione di un solo eurodeputato da parte degli azzurri nella circoscrizione Nordest, il seggio andrà all’altoatesino Herbert
Dorfmann. «Forza Italia ha regalato il Nordest agli austriaci - ha detto Gardini - Dorfmann è da dieci anni che lavora con la delegazione austriaca». Non che Fratelli d’Italia garantisca però l’elezione: con il superamento della soglia di sbarramento del 4%, il partito di Giorgia Meloni conta di ottenere un solo seggio. Che andrà a chi otterrà più preferenze.
LA BATTAGLIA Ipotizzando che la più votata sia Giorgia Meloni, capolista in tutte le cinque circoscrizioni del Paese, la leader dovrebbe poi dimettersi per lasciare il posto al primo dei non eletti. Ruolo a cui, appunto, ambiscono in parecchi. Ci prova l’uscente Remo Serna-
giotto, trevigiano, pure lui ex di Forza Italia ora con Raffaele Fitto in Direzione Italia. Ambisce a tornare a Bruxelles il paladino dei cacciatori e capogruppo di FdI in Regione Veneto Sergio Berlato, secondo in lista dopo Meloni. C’è ovviamente la Gardini. C’è il pordenonese Luca Ciriani, uno dei pochi chiamati a “portare acqua” essendo già impegnato al Senato come capogruppo. E c’è l’incognita Siora Gina. Che, per la verità, non è nuova alla politica, visto che già l’anno scorso aveva provato la corsa al Parlamento con Grande Nord, candidata al Senato a Verona. Di sicuro è uno dei volti più noti e seguiti sui social e nelle tv locali, fondatrice del “Popolo in Movimento” che l’anno scorso era confluito ap-
L’ANNUNCIO «Sono molto lieta di annunciare la candidatura di Elisabetta Gardini nel Nordest, nelle liste di Fratelli d’Italia. È stata ed è una grande protagonista in Europa, capace di difendere gli interessi italiani»: così Giorgia Meloni, a fianco alla stessa Gardini, ha dato ieri a Roma l’annuncio. «Sono molto felice di essere stata accolta nel partito di Giorgia Meloni, l’unico guidato da una donna che è già un segno di grande cambiamento - ha detto Gardini - Sono convinta che il gruppo dei Conservatori e pertanto il suo rappresentante in Italia, cioè FdI, svolgerà un ruolo cruciale nel prossi-
IL MOVIMENTO 5 STELLE CONFERMA LE SCELTE DELLE PARLAMENTARIE E SI AFFIDA ALLA GIORNALISTA SABRINA PIGNEDOLI
FDI “Siora Gina” Sandrin
punto nella confederazione Grande Nord. Una sorta di “influencer” populista che già nel 2016 si era battuta contro il referendum costituzionale, che appoggia Salvini sui migranti e sostiene la Brexit. «Amici e fan si fa sul serio! - ha scritto su Facebook - Andiamo in Europa per #cambiaretutto. Dobbiamo farlo noi popolo andando in massa a votare e far capire chi comanda. Non farlo saremo costretti a subire per sempre. Amici questa è ultima chiamata! La Siora Gina a confronto con la Merkel! Immaginate che sberla in faccia che sarebbe!!!».
26 “SORELLE” D’ITALIA Elisabetta Gardini e Giorgia Meloni
Il giorno di maggio stabilito per Europee e Amministrative
«Zaia prenda coraggio e ci porti tutti in piazza»
FORZA ITALIA Nessuna sorpresa per Forza Italia la cui lista è stata depositata ieri. Capolista è Silvio Berlusconi, seguito dalla coordinatrice del Friuli Venezia Giulia nonché deputata Sandra Savino e da Irene Pivetti. In lista anche la senatrice padovana Roberta Toffanin, l’ex presidente della Provincia autonoma di Trento Mario Malossini, il sindaco della località balneare di Jesolo, Valerio Zoggia. «Sì all’Europa, ma per parteciparvi da protagonisti e non per subirla - ha detto Toffanin - Con la discesa in campo del presidente Berlusconi l’Italia riprenderà in Europa quel ruolo di primo piano che la lungimiranza, competenza e autorevolezza da vero statista del nostro presidente sapranno assicurare». Depositata ieri anche la lista del Movimento 5 Stelle secondo il risultato delle Parlamentarie. Capolista la giornalista reggiana Sabrina Pignedoli, quindi l’eurodeputato uscente friulana Marco Zullo, la più votata Viviana Dal Cin. A seguire Alessandra Guatteri, Elena Mazzoni, Claudio Fochi, Nadia Piseddu, Matias Eduardo Crescitelli detto “Diaz”, Cinzia Dal Zotto, Antonio “Anthony” Candiello, Ulderica Mennella, Carla Franchini, Salvatore Lantino, Simone Contro, Cristiano Zanella. Alda Vanzan
A un anno dalle elezioni regionali, il neonato partito dei Veneti annuncia, attraverso Alessio Morosin (foto), il programma. Si prevedono, tra l’altro, “baby card” regionali di 500 euro al mese per far crescere i bambini fino ai tre anni, fisioterapista e ostetrica gratuite per le future mamme. Con che soldi? Con quelli dei veneti, visto che si chiede di trattenere il 90% delle imposte e tasse pagate. Ma il Partito dei Veneti proporrà un proprio candidato governatore o appoggerà Luca Zaia? «Se Zaia sposa il nostro programma siamo pronti ad appoggiarlo dice Morosin - altrimenti avremo un nostro candidato, che di sicuro non sarò io». «Il governatore - aggiunge Morosin - è bravissimo e gode di ampio consenso. Ma temiamo che, come avvenuto per tanti leghisti regionali con la formazione delle liste un anno fa e adesso per le Europee, anche lui sia destinato a essere “fatto fuori” da Salvini. Io dico: salviamo Zaia da Salvini. Il governatore prenda coraggio e, a partire dall’autonomia, non giochi di rimessa. Se dicesse: tutti in piazza per l’autonomia, avrebbe con sé il Veneto in strada». (al.va.)
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M5S
FORZA ITALIA Roberta Toffanin
Partito dei Veneti
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L’intervista Herbert Dorfmann erbert Dorfmann cerca il tris e, con tutta probabilità, lo troverà. L’europarlamentare in carica dal 2009 è il capolista della Südtiroler Volkspartei nella circoscrizione Italia nord-orientale: in virtù del collegamento con Forza Italia, previsto dalla legge elettorale per le minoranze linguistiche com’è quella tedesca, gli basterà ottenere almeno 50.000 preferenze (e nel 2014 ne incassò oltre 94.000) per garantirsi il pass per Bruxelles. «Presumo sia stato questo a far arrabbiare Elisabetta Gardini, ma è inutile che vada in giro a dire che io le avrei “fregato il posto”, Fi è perfettamente in grado di conquistare due seggi come ha fatto cinque anni fa», dice il 50enne candidato altoatesino.
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Gardini non la pensa così. E
Commissione Europea: è bavarese, quindi molto vicino a noi».
«Non rubo il posto a nessuno l’intesa Fi-Svp è la più giusta» correrà con Fratelli d’Italia. «Sì. Ma questa sua decisione non è certo maturata nel giro di 24 ore, credo proprio che l’avesse in mente da tempo, come dimostra il suo comportamento delle ultime settimane, che ha trascorso attaccando continuamente la Svp, me e Fi. Eppure i due partiti hanno trattato per mesi con grande trasparenza e lei era al corrente della situazione. Le sue accuse mi hanno stupito: lo spirito del lavoro fatto con il presidente Antonio Tajani era di arrivare a un accordo
elettorale che mettesse insieme tutte le forze del Ppe in Italia». Non è un patto tecnico, come sostiene Gardini, descrivendo Fi come «un taxi» per la Svp? «Per chiudere questa intesa non abbiamo firmato carte dove ci siamo impegnati per qualcosa, ma non è che andiamo un giorno di qua e un giorno di là. Inoltre questo è l’accordo più giusto e coerente da parte nostra: negli ultimi cinque anni all’Europarlamento ero nelle file dei popolari, non dei socialdemocratici».
Farà campagna in Veneto? «Sicuramente sì: questa è la mia circoscrizione e vado spesso a Belluno, soprattutto per iniziative legate all’agricoltura».
Ma com’è che nel 2014 il collegamento di lista fu con il Pd? «Quella scelta era legata al partner nella giunta provinciale di Bolzano, che allora era appunto il Partito Democratico». Adesso sarebbe la Lega però. «Ma a noi serve un alleato europeista, perché la Svp è pro-Europa e non può mettersi insieme con un partito euroscettico, populista, sovranista, egoista. Inoltre vogliamo dare il nostro contributo all’elezione di Manfred Weber alla presidenza della
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«PENSO CHE ELISABETTA SI SIA ARRABBIATA INUTILMENTE, I FORZISTI POSSONO CONQUISTARE DUE SEGGI COME CINQUE ANNI FA»
Cosa pensa dello stallo sull’autonomia differenziata? «Il mio partito ed io pensiamo che più competenze si danno alle Regioni, meglio sia per la gestione dello Stato, quindi sostengo la richiesta del Veneto e credo che sarebbe ora di fare un passo in avanti. I veneti sono stufi degli ostacoli opposti dal Movimento 5 Stelle, ma anche delle scuse di Matteo Salvini, che ormai non funzionano più». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA