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15-MAG-2019 Estratto da pag. 25 3043
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19-MAG-2019 Estratto da pag. 26 3043
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Millennium
01-MAG-2019 Estratto da pag. 28 6566
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Millennium
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REGIONE ATTUALITÀ
Corriere del Veneto Domenica 19 Maggio 2019
5 VE
Verso le elezioni I volti
MOVIMENTO 5 STELLE MARCO ZULLO
Nel Veneziano
Indipendentisti: «Ora uniti per il Paese»
«Ero diffidente sull’Europa ma ora ho capito: è fondamentale»
TIPI EUROPEI
VERONA È un ragazzo con la va-
ligia Marco Zullo. E pure con un altro cambio completo camicia, completo, dentifricio e scarpe - pronto nel bagagliaio dell’auto. Che non si sa mai. Un aereo imprevisto è sempre dietro l’angolo per l’europarlamentare pentastellato che, tolto l’ormai «ex» David Borrelli, ha rappresentato il Nordest a Bruxelles durante l’ultima legislatura. Ora si ricandida «per portare a termine ciò che ho iniziato perché, ammettiamolo, l’impatto iniziale è spiazzante». Spiazzante come? «Appena eletto sono partito con l’idea di dovermi confrontare con un’istituzione difficile da manovrare. Strada facendo, invece, mi sono reso conto che c’è un ampio margine per ottenere risultati concreti, per un’Europa che spinge per un mondo più sostenibile». La parola chiave è, appunto, «sostenibile». La passione vera del quarantenne Zullo è green al 100%. Stupisce poco che abbia scelto di essere anche «vegan». Niente carne, niente pesce, ma anche niente prodotti caseari, niente uova. In una parola: niente che arrivi da allevamenti intensivi. «Ho scoperto il tofu affumicato e le spezie. Unico rimpianto: la carbonara». Gli esordi, da bambino, come piccolo Archimede: il Lego, piccoli lavori di falegnameria e poi la programmazione, la costruzione di robottini: «Mi dilettavo anche a calcolare la posizione del sole. E ho provato a costruirmi
Popolo della famiglia
Chi è
● Marco Zullo, veronese, quarantun’anni è un europarlamentare uscente del Movimento 5 Stelle ● Laureato in ingegneria dell’automazio ne a Padova, si è dedicato soprattutto ai temi legati alla sostenibilità ambientale ed è convintamente vegano ● Della Ue dice: «5 anni fa ero diffidente, lo ammetto, poi ho visto i margini di manovra per fare bene lavorando in Europa»
un telescopio». Comunque, Bruxelles, si diceva, ora una seconda casa. Cinque anni fa, lo sbarco del drappello di europarlamentari pentastellati: «La politica europea è percepita, a volte, come un mare magnum in cui non si capisce chi fa cosa e “se” si fa qualcosa. Bene la differenza la fa l’assiduità nella presenza e saper lavorare concretamente. Ammetto di essere arrivato con una buona dose di diffidenza, la stessa, purtroppo, che vive la maggior parte della popolazione. E invece no: io dico che l’istituzione europea è fondamentale, non fosse altro che la grande maggioranza delle norme nazionali derivano dalla legislazione europea». Ma la conversione sulla via di Damasco/Bruxelles come la si comunica agli elettori nordestini? «Portando esempi concreti - risponde Zullo - che le persone comprendono immediatamente. Sulle tariffe internazionali telefoniche dimezzate l’unico emendamento di una forza politica italiana è stato il mio». E poi, ancora, Zullo ha giocato d’astuzia stanando il Ppe (Partito Popolare Europeo) sulle nuove politiche agricole in commissione: «Portandoli allo scoperto ho innescato un ribaltone nella maggioranza. Si impara anche questo in Europa, a impedire che passino posizioni di maggioranze relative in un gioco di cose non dette e silenzi». Zullo, originario di Villafranca di Verona (il papà lavorava in aeronautica militare,
❞
Mi appassiona l’umanità nelle sue sfaccettature eterne, ma un bimbo deve avere mamma e papà
la mamma era insegnante di scuola materna)ha due sorelle più piccole e, a casa, di politica non si parlava proprio. La svolta arriva con gli anni di università: «Mi sono trasferito a Padova per studiare ingegneria dell’automazione. Verso i 23 anni ho iniziato a notare che non capivo i giornali e quindi ho cercato di informarmi altrimenti per costruirmi un’idea della realtà. Sono curioso per natura. Spe-
❞
Strategia Lavorando in Europa si comprendono anche i meccanismi. Per agire con efficacia serve soprattutto una presenza assidua: esserci
ro sia un pregio. Un difetto è l’essere troppo ingenuo nei rapporti personali: ripongo fiducia nel prossimo con molta facilità». Più affidabili gli ingranaggi, la meccanica, l’automazione e soprattutto la natura con la sua precisione inarrivabile. Dopo l’università Zullo si sposta spesso a est, in Friuli Venezia Giulia, fra Pordenone e Trieste. «Ho sempre viaggiato molto - racconta spostarmi dall’Italia a Bruxelles e Strasburgo e poi, spesso, in diverse regioni in patria è diventata la norma». Di tempo libero, considera Zullo, ne rimane veramente poco: «Nuoto e vado a camminare in montagna quando posso: lo scopo è trovare la tranquillità». Il tempo della lettura, poi, è consacrato, ça va sans dire, a manuali sulla sostenibilità. Con il buon proposito di rileggere «Uno nessuno e centomila» di Pirandello. Martina Zambon
Avvocato Carla Condurso del Popolo della Famiglia
niente figli e pure un’autonomia da donna in carriera appuntata al petto con orgoglio. «Me lo dicono spesso - acconsente lei con un inevitabile sorriso - ma sono così. La mia adesione al Popolo della Famiglia si basa su un cardine: trovo auspicabile, forse proprio perché mi occupo di famiglie ferite, che un bimbo cresca nel bipolarismo maschio-femmina di una famiglia». A Verona, al contestatissimo Congresso della famiglia tradizionale, Condurso non ci è andata. Per scelta. «È stato un circo mediatico, la strumentalizzazione da parte di molti, inclusa la Lega, di un tema serio. Fingono di sposare la causa ma non lo fanno nella
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«Sciolgo matrimoni e sono single ma credo nella famiglia»
TREVISO Carla Condurso ha una
voce fonda, piena di sfumature anche quando ride. E lo fa spesso. Nonostante la costruzione delle frasi tradisca la formazione giuridica. Rigorosa. È un avvocato.Di più, Un avvocato canonista. Di mestiere, in pratica, si occupa di annullare matrimoni religiosi. Ed è candidata alle Europee per il Popolo della Famiglia. «Scusi, ma non posso non chiederlo: è sposata?» La risposta della candidata, 49 anni, trevigiana è: «Per ora no. Sto benissimo in coppia ma anche da sola, sono una donna molto autonoma». A questo punto siamo un po’ confusi. Non è esattamente il profilo della candidata-tipo del partito di Adinolfi. Niente marito,
Vegano Marco Zullo, M5s europarlamentare ricandidato e vegano
VENEZIA Un «progetto nazionale» per trovare una soluzione al «disastro Italia». Questo il manifesto di intenti del summit indipendentista ospitato ieri all’Hotel Antony Palace di Marcon, nel Veneziano, e organizzato da Patto per l’Autonomia Veneta, il movimento autonomista veneto. L’incontro di ieri presentava un aspetto inedito visto che ha riunito buona parte delle sigle dell’autonomismo italiano che si trova d’accordo sulla necessità di unire le forze. «Paradosso solo apparente» specifica Roberto Agirmo, vice presidente di Patto per l’Autonomia Veneta. «Le identità regionali protagoniste nell’autonomia solidale» è il titolo scelto per l’incontro fra autonomisti e movimenti federalisti della penisola che hanno colorato la sala di vessilli regionali. Fra i partecipanti c’erano Erik Lavelaz dell’Union Valdotaine, Emiliano Racca, segretario del comitato Autonomia Piemont, Herbert Dorfmann, europarlamentare Svp, Massimo Moretuzzo, consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Friuli Venezia-Giulia, il costituzionalista Daniele Trabucco, l’economista Gian Angelo Bellati e l’avvocato Luca Azzano Cantarutti di Unicollege Firenze. M.Za.
sostanza. Sulla famiglia non c’è bisogno di manifestazioni di piazza o di comizi. Servono politiche attive, nel tracciato della politica propriamente detta». Nata a Vicenza da mamma trevigiana e babbo magistrato napoletano, è approdata a Treviso (dove lo scorso anno ha corso anche da sindaco) vent’anni fa: «La adoro, solo mi mancano un po’ le mie montagne. Sono i ricordi d’infanzia fra Vicenza e Bassano. E i ricordi legati a quel periodo della vita sono quelli che ti formano». Accenni, sfumature, l’infanzia, la famiglia, pure quelle spezzate che chiedono di essere sciolte «davanti a Dio». La conferma, poco dopo, arriva dalla diretta interessata: «L’unica vera passio-
ne che ho è l’essere umano. È avvincente, coinvolgente osservare, ascoltare, capire e nella mia esperienza la maggioranza dei problemi più pesanti che affliggono il cuore dell’essere umano sono nella famiglia e nella vita intima. È così da Adamo ed Eva». A rivolgersi a un avvocato canonista sono soprattutto persone di estrazione media «Persone che spesso hanno vissuto un momento di conversione profonda da adulti e che vogliono rimettere ordine nella loro vita» spiega Carla che aggiunge sorridendo «È un mestiere che spaventa molto le donne e attrae gli uomini il mio». Libro preferito: «I Promessi Sposi» che, spiega Carla, è un attualissimo manuale professionale: «L’uomo che si tira indietro o che si spaventa di fronte al potere, è così anche oggi no?». M.Za. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CRONACA VERONA
Corriere di Verona Domenica 19 Maggio 2019
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Smog, già più sforamenti che in tutto il 2018
Toccati i 50 giorni con polveri oltre i limiti. Il Comune firma il nuovo accordo padano per le contromisure VERONA La pioggia e il vento di questi giorni aiutano, ma l’inquinamento continua ad avvelenare l’aria che respiriamo. E Verona ha già raggiunto, nella settimana appena conclusa, i 50 sforamenti rispetto ai livelli massimi di concentrazione di polveri sottili nell’aria, 50 microgrammi per metrocubo. Lo scorso anno i giorni di sforamento erano stati in totale 44 per la centralina di Borgo Milano e 37 per quella del Giarol Grande: in nemmeno 5 mesi del 2019, insomma, abbiamo già oltrepassato il limite toccato nell’intero 2018. Colpa soprattutto dei primi mesi dell’anno, molto più secchi rispetto all’anno precedente. La legge consente un massimo di 35 sforamenti l’anno. Nei cinque anni precedenti, il superamento della soglia limite di PM10 era stato di 76 giorni nel 2017, 53 nel 2016, 95
nel 2015, 51 nel 2014, 83 nel 2013. Quest’anno comunque Verona non ha mai raggiunto il livello di allerta rosso, che scatta dopo 10 giorni consecutivi di sforamento e allarga i divieti di circolazione non solo ai mezzi privati ma anche ai
Rischio multe
Autovelox e sosta, la mappa dei controlli VERONA I controlli degli accertatori sosta di Amt fino a domenica si concentreranno a Veronetta, in particolare in via XX Settembre. In orario serale-notturno i controlli in via Pallone e piazzale Maestri del Commercio. I vigili con autovelox e telelaser invece saranno in Strada La Rizza, Tangenziale nord, via Bonfadio, via Santa Teresa, via Unità d’Italiae via Vigasio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
commerciali. Che fare? Proprio in queste ore è stato pubblicato sul sito del Comune il nuovo Accordo di programma «per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano», che Palazzo Barbieri ha sottoscritto assieme a Comuni e Regioni di tutta la Val Padana (Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte) e con il Ministero dell’Ambiente. In base a questo documento, i provvedimenti anti-smog che saranno adottati per il prossimo autunno-inverno saranno condivisi in tutta la pianura. L’accordo dovrà però essere tradotto in atti concreti, a partire dalle misure antismog del prossimo autunno, e mettere d’accordo tutti non è un’impresa facile. Si sta già discutendo, ad esempio, sulle limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti (fino a quale categoria?) e sulle rela-
tive deroghe. Quali categorie potranno avere il permesso di circolare comunque? Va mantenuto il permesso a chi ha un reddito Isee inferiore a 16.700 euro l’anno? E chi ha più di 70 anni deve continuare ad avere via libera? Questioni che dividono i cittadini ma anche gli amministratori locali. L’allerta scatta quando i limiti per il PM10 vengono superati per 4 giorni consecutivi. Lunedì scorso la giunta comunale ha anche dato il via ad un concorso d’idee sul tema delle «Porte Aperte», ossia su come affrontare il problema dei negozi che d’inverno tengono gli ingressi aperti per tutta la giornata (a Verona sono 54 nella sola via Mazzini). Intanto però su riapre subito la polemica.Secondo Michele Bertucco, già presidente di Legambiente e oggi capogruppo di Sinistra in Comune a Palazzo Barbieri, il nuovo ac-
I dati ● Verona ha già raggiunto i cinquanta sforamenti rispetto ai livelli massimi di concentrazione di polveri sottili nell’aria, 50 microgrammi per metrocubo. ● Lo scorso anno i giorni di sforamento erano stati in totale 44 per la centralina di Borgo Milano e 37 per quella del Giarol Grande
cordo interregionale non indica alcuna misura effettiva, né propone stanziamenti finanziari, e si traduce in pratica in una pura e semplice enunciazione di buone intenzioni. Bertucco parla di una vera e propria «supercazzola» e pone poi una serie di domande: «Quanti soldi ci mettono Zaia e soci? Che misure propongono per rendere efficace la lotta allo smog allo stato ridotta ad una barzelletta in quanto l’unica cosa che funziona davvero è la pioggia? Se Sboarina e Zaia vogliono far qualcosa per i veronesi e i veneti – conclude Bertucco - devono stanziare i soldi necessari a convertire la mobilità cittadina ed extraurbana dando maggior peso al trasporto pubblico e alla mobilità attiva, perché tutto il resto sono chiacchiere». Lillo Aldegheri © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Pd: gesto vile
Diritti di Matteo Sorio
Il coro parte, verso le 17, quando il serpentone costeggia Palazzo Barbieri. «Sindaco Sboarina / dove sei / oggi Verona è frocia e gay». Lo canta, tra i circa 4mila che compongono quel serpentone, anche Davide, 28 anni, veronese: «Non mi sento rappresentato dalla deriva fascista di quest’amministrazione né da quella dell’intero Paese». Corteo del «Verona Pride», il quinto dal ’95 qui in città, a taccuini e telecamere la presidente di Arcigay Verona, Laura Pesce, tra i coordinatori dell’iniziativa, dice: «Tutti, qui, non ci sentiamo rappresentati. Il consiglio comunale contro la 194, il Congresso delle Famiglie, il ballerino omofobo in Arena, Bacciga e tutto quello spettacolo di mozioni contro la libertà delle persone. Sponde nell’opposizione? Con Michele Bertucco (Sinistra in Comune, ndr), Elisa La Paglia e Federico Benini (Pd, ndr) c’è l’idea di preparare il testo per portare una mozione contro la, purtroppo nota, mozione omofoba del ’95: un’azione simbolica, ma importante». Era importante, ieri, per Circolo Pink, Arcigay Milk Verona, Arci e movimento Non Una Di Meno — cioè gli organizzatori — che il connotato trasversale del «Verona Pride» fosse chiaro: una manifestazione «antifascista, antirazzista e antisessista». I migranti in testa, allora. Poi, subito dietro, di fatto in mezzo a loro, ragazzi e ragazze, donne e uomini, a indossare, mostrare, pitturarsi addosso i simboli della pace o quella bandiera ad arcobaleno ch’è «logo», internazionale, della comunità gay. Un allegro, ordinato baccano, durato circa due ore e mezzo, fra la partenza delle 16 dalla stazione di Porta Nuova e l’arrivo in Piazza Isolo sfiorando il centro della città. Ad affluirvi, oltre che veronesi, pure trentini e veneti, lombardi e piemontesi. Tra i cartelli: «Più frustini, meno Salvini»; «Più parrucche, meno parrocchie»; «Salvini, Fontana, più diritti a chi si ama». VERONA
Rubata la targa della sede dei partigiani
I migranti in testa al corteo del «Pride» Slogan contro Salvini, Fontana e Sboarina
Circa 4mila sfilano per le vie della città
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Ilenia Verona è bella ma troppo chiusa Il mio messaggio? Lasciateci amare
Sindaco (Sboarina), ministro dell’Interno (Salvini) e ministro della Famiglia (il veronese Fontana), il triangolo eletto a bersaglio dell’ironia, delle frecciate, delle proteste. Così Ilenia, 32 anni, arrivata da Trento: «Ero qui a Verona anche per la manifestazione di fine marzo, quella da 100mila persone, che passò per la Bra quando c’era il Congresso delle Famiglie. Ho lavorato per quattro anni, in questa città: è bella, ma la sua mentalità è troppo chiusa. Il
mio messaggio? Semplice: lasciateci amare». Vicino a lei, alcune scritte su fogli cartonati, A3: «Bacia chi cavolo ti pare»; «L’amore non ha sesso né identità»; «L’omofobia è paura che ti piaccia»; «Se l’omofobia persiste, consultare un medico»; «Studi scientifici dimostrano che se due omosessuali si sposano, tu continui a vivere». Omosessuale è anche Osvaldo Maffei, artista/performer/provocatore, vestito da San Vigilio: «Nella storia ne abbiamo vissute di
ogni, oggi per fortuna le cose sono cambiate però Verona fa ancora fatica e la sua virata a destra ci preoccupa. Il mio vestito? Mi rifaccio al Congresso delle Famiglie di due mesi fa». A proposito, per Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, «questa parata si colloca nella lunga stagione dell’orgoglio, ch’è ancora all’inizio, e ha un valore simbolico particolare, nella città di Verona, perché qui, giusto a marzo, si ospitava uno degli eventi più omofobi mai organizzati in Italia». Era all’altezza di Corso Porta Nuova, metà via, che il corteo si fermava, un minuto, per far parlare Bawa Sahid, un migrante: «Voglio ringraziare il Pink, in loro ho trovato uno spirito di accoglienza». Era all’altezza della chiesa di San Fermo, a pochi passi da Corticella Leoni, che la musica si abbassava, fino a zero, per un’ulteriore pausa: «Questa città continua a dimenticare — dice il presidente del Pink, Gianni Zardini — ma noi non dimentichiamo Nicola Tommasoli e tutte le altre aggressioni fasciste che ci sono state a Verona». © RIPRODUZIONE RISERVATA
In marcia Anche i migranti hanno preso parte al Pride che ieri pomeriggio ha sfilato per le vie della città (Foto Sartori)
VERONA (l.a.) Atto di teppismo, nella notte tra venerdì e sabato, contro la sede dell’Anpi di via Cantarane. A denunciarlo è la parlamentare Alessia Rotta vicepresidente dei deputati del Pd che stigmatizza quello che definisce «un altro vile gesto compiuto contro la sede dell’Istituto veronese per la storia della resistenza e dell’età contemporanea con la rimozione della targa. All’Anpi – aggiunge l’esponente dem - e all’Istituto per storia della Resistenza va la mia piena solidarietà». La parlamentare sottolinea inoltre come in quel punto non esista «alcuna videocamera di sorveglianza, alla faccia delle migliaia di installazioni di quel tipo che Salvini e i suoi sodali veronesi hanno detto di voler mettere ovunque. Quella sede non solo non è stata adeguatamente controllata e difesa dopo le ripetute minacce ma conclude la deputata Dem - addirittura il sindaco nei mesi scorsi aveva ipotizzato di revocarne la concessione all’Anpi» . Il 6 marzo Sboarina aveva inviato una lettera di diffida al presidente dell’Anpi con la minaccia di revocare gli spazi pubblici concessi a Veronetta, all’interno dell’ex caserma Santa Marta dopo una conferenza sul tema delle foibe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ATTUALITÀ
DOMENICA 19 MAGGIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI
I nodi del governo
Prova di forza tra alleati, Conte nicchia Consiglio dei ministri in bilico: Salvini vuole portare avanti il decreto sicurezza, Di Maio quello sulla famiglia ma dopo il voto ROMA. Nominare il nuovo capo della Guardia di finanza e il Ragioniere generale dello Stato. Rinviare il decreto sicurezza bis, il decreto sulla famiglia e anche l’Autonomia a dopo il 26 maggio. Dopo, si potrà discutere e mediare: ora no. Ecco perché in casa pentastellata sono convinti che il Consiglio dei ministri annunciato per domani, se si farà, sarà sminato. Ci penserà, assicurano, il premier Giuseppe Conte. La riunione, annunciata, non è ancora convocata. Matteo Salvini la dà per certa e, anche se con toni più pacati, ripete che porterà al tavolo il suo
decreto. M5s ribatte che l’approvazione non ci sarà. In un braccio di ferro senza ancora soluzione. Il boccino ce l’ha il presidente del Consiglio. A lui sta decidere se convocare il Cdm e cosa iscrivere all’ordine del giorno. L’ipotesi è che la riunione si tenga alle 20 di domani, ma da Palazzo Chigi non sciolgono ancora la riserva: il rinvio non è escluso. Nel giorno della piazza sovranista di Milano, fonti governative raccontano di «zero contatti» tra il premier e i suoi vice. Ci si parla solo a distanza, di persona ci si evita. «Con Di Maio ci incontreremo in Consiglio», spie-
dello Stato. Le opzioni principali al vaglio del premier sarebbero al momento due: tagliare fuori entrambi i decreti dall’ordine del giorno o avviare la discussione, ma senza approvarli. Di Maio dice che il suo provvedimento è urgente, ma può andare nel primo Cdm «utile» (anche dopo le europee, spiegano i suoi). Salvini fa sapere a Conte che il suo testo si può «migliorare, emendare» ma «è pronto» (lui lo porterà perché sia approvato, dice la Lega). Dietro, c’è un braccio di ferro politico. Il M5s non vuole concedere alla Lega di fare del Cdm una «passerella elettora-
le», sulla sicurezza: non intendiamo fare passerelle sul tema della famiglia, aggiungono. Stesso schema sulla famiglia: la Lega non esclude un blitz per portare il tema in Cdm domani, il M5s fa muro. Il Forum per la famiglia valuta «una class action», il miliardo promesso da Di Maio a copertura del suo decreto «non basta», afferma Gianluigi De Palo. Ma domani in Cdm potrebbe arrivare solo un pacchetto di nomine. Quasi sicuro Biagio Mazzotta alla guida della Ragioneria generale, ora vice. Al vertice della Finanza, sembra destinato Giuseppe Zafarana. —
Il ministro agli Affari regionali si dice «preoccupata e molto arrabbiata». «Mi pare siamo di fronte a “no” a prescindere»
scritti in finale di legislatura dal governo Renzi con le tre Regioni interessate. Ma soprattutto sono convinta che l’Autonomia sia una risposta necessaria e urgente alla devastante involuzione del sistema decisionale statale: risposta valida in Veneto come in Puglia. Non c’entra essere leghisti, sebbene questa sia una nostra fondamentale battaglia». Il disegno di partito nazionale perseguito da Salvini consente davvero alla Lega di condurre la battaglia? «Salvini parla di autonomia al Sud come al Nord, perché portare il centro decisionale più vicino ai cittadini implica maggiore efficienza e minori costi. Vale ovunque». E però gli antagonisti osservano che, come nei vasi comunicanti, se le Regioni del Nord avranno maggiori risorse, non potrà che avvenire a svantaggio del Sud. «La spesa sostenuta dallo Stato in Emilia, in Lombardia e in Veneto non cambierà, ma sarà gestita dalle singole Regioni. Abbiamo inquadrato le fonti di finanziamento non nei princìpi degli Statuti speciali, ma del federalismo fiscale. E abbiamo immaginato di agganciarci ai fabbisogni standard come per Comuni e Province, poiché questi enti locali hanno manifestato così tensione a una maggiore efficienza». Forse è stato un errore in termini di comunicazione rivendicare tutte e 23 le materie costituzionali e una compartecipazione dei 9/10 ai tributi statali? «Ogni Regione ha le proprie peculiarità e le proprie richieste. L’inizio della trattativa è un conto, l’esito un altro. Le originarie richieste, che magari avrebbero motivato l’attribuzione alla Regione Veneto dei 9/10 dei tributi in cambio della gestione di servizi oggi statali, sono state vagliate. Ma adesso è fondamentale capire se esiste la volontà politica di esaminare i punti di contrasto e trovare le soluzioni, oppure se l’intenzione è di bloccare tutto». E se dovesse scommettere su una delle due tesi? «Gli indizi sono tutti sfavorevoli. Ma noi non molliamo». —
Il premier Giuseppe Conte
ga Salvini ai giornalisti che si chiedono perché i due vicepremier, presenti allo stesso evento a Milano, si siano evitati. Tanto il decreto sicurezza di Salvini quanto il decreto famiglia di Di Maio sollevano dubbi tecnici. Con queste motivazioni il premier potrebbe spiegare una decisione di affrontarli dopo le europee. Le misure del Viminale, «smontate» dai tecnici di Farnesina e Palazzo Chigi, non supererebbero – insistono fonti pentastellate – il vaglio di costituzionalità del Quirinale. Il provvedimento sulla famiglia ha coperture dubbie, secondo la Ragioneria
Stefani: «Autonomia nel vicolo cieco? Governo senza ragione di esistere» L’INTERVISTA
PAOLO POSSAMAI
S
abato mattina (ieri). Nessuna garanzia che nell’ordine del giorno del Consiglio dei ministri in attesa di convocazione per lunedì (domani) figuri il tema della Autonomia delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Erika Stefani, 47 anni, avvocato, leghista, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, molto pacatamente osserva: «La frenata sulla riforma è evidente. Chiedo al premier Conte e al movimento Cinque Stelle di esplicitare la loro posizione. Tenendo conto del fatto che la riforma federale è un caposaldo del contratto di governo e che soprattutto sta nella richiesta - non trattabile - di milioni di italiani, mi chiedo se il governo avrebbe ragioni di esistenza qualora la frenata divenisse uno stop». Ministro Stefani, si sta adeguando anche lei ai toni della campagna elettorale? «No. Sono preoccupata e molto arrabbiata, mi pare ci siamo infilati in un vicolo cieco, o se volete nelle sabbie mobili delle dichiarazioni giornalistiche e del consenso facile e demagogico. Mi pare siamo di fronte a un “no” a prescindere. Vorrei da Conte e Di Maio risposte chiare, pragmatiche, effettive. Le dobbiamo alle tante Regioni italiane che la sollecitano e ai cittadini che al referendum di Lombardia e Veneto di due anni fa hanno chiesto l’applicazione della Costituzione laddove riconosce l’Autonomia. Penso non sia più tempo di perdere tempo, abbiamo concluso l’esame tecnico, che da mesi attende una sintesi politica». Ma lei ha perso la fiducia di
i pentastellati
Di Maio: riforma sì però non a scapito di tutti gli altri «L’autonomia si deve fare, le regioni che lo chiedono devono avere l’autonomia, ma non a discapito degli altri». Ne è convinto il vicepremier Luigi Di Maio, ieri a Carpi. «Lombardia e Veneto hanno fatto dei referendum per chiedere l’autonomia mentre l'Emilia Romagna si è mossa su iniziativa diretta dalla giunta regionale. Ma credo che non sia da meno e vada rispettata come richiesta. Io non credo che gli emiliano-romagnoli vogliano un’autonomia che spacca l'Italia in due, che crea una sanità o un’ istruzione di serie a, b o c. Rabbrividisco quando sento di insegnanti che devono fare dei concorsi regionali con programmi regionali e con stipendi diversi da altri insegnanti d'Italia. La Repubblica è unica e indivisibile».
Il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani
arrivare al traguardo? «Devo rifarmi all’impegno del premier Conte: a dicembre disse che entro il 15 febbraio dovevano essere evidenziati tutti i nodi politici, in modo poi da andare a scioglierli uno a uno. Di fatto da allora non è successo più nulla. In assenza di fatti concreti nuovi, la mia missione è finita». Il testo della riforma è stato approntato? Ne avete mai iniziato la discussione in Consiglio dei ministri? «Abbiamo predisposto un documento articolato in due colonne a fronte: da una parte il testo di base secondo le indica-
zioni dei ministeri, dall’altra i rilievi e le richieste di revisione avanzate dalle singole Regioni. Da febbraio a oggi, quei nodi non sono mai stati esaminati. Siamo nella tenaglia di un pre-giudizio». Il pre-giudizio consisterebbe nella “secessione dei ricchi”, insomma nel contratto Nord/Sud? «La narrazione secondo cui gli accordi tra lo Stato e le tre Regioni più avanzate nel processo di riforma sarebbero a danno del Meridione, andando a costituire cittadini di serie A e di serie B, è falsa come Giuda. Forse che le condizioni odier-
«Frenata evidente Gli indizi sono tutti sfavorevoli ma noi non molliamo»
ne della sanità campana dipendono dal federalismo? O piuttosto il federalismo in futuro potrebbe migliorare le condizioni della sanità campana? Sembra credere all’opportunità dell’autonomia differenziata, non per caso, proprio il governatore campano De Luca.
M5S sta speculando in modo irresponsabile alimentando un odio ingiustificato del Sud verso il Nord, per puro calcolo elettorale e senza alcun senso delle istituzioni e del bene del Paese». Forse che i suoi natali veneti e la sua tessera leghista rappresentano di per se stessi un ostacolo? «Per mia natura sono sempre inclusiva e non coltivo mai i conflitti, nonostante sia un avvocato. Ho lavorato a una soluzione valida per l’Italia e senza partigianerie politiche. Tant’è che la bozza di riforma è impiantata sugli accordi sotto-
BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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Cittadella
IL DIRETTORE SCIBETTA «L’attivo dell’ex Ulss 15 è stato investito nel nosocomio di Cittadella. I soldi non sono serviti per il deficit di altre aziende come qualcuno aveva sostenuto»
Camposampiero
Domenica 19 Maggio 2019 www.gazzettino.it
padova@gazzettino.it
Preso all’estero il nono pusher degli “albanesi” `L’uomo era
ricercato anche per furto e ricettazione d’auto CITTADELLA
FINANZIAMENTI Ben 35 milioni di euro dei fondi Cipe saranno destinati all’ammodernamento e alla crescita dell’ospedale di Cittadella
Con 35 milioni di fondi Cipe nasce l’ospedale del futuro I vecchi padiglioni saranno sostituiti `«Si temeva diventasse casa di riposo; «È già stato avviato un concorso di idee» invece è un baluardo della sanità» `
CITTADELLA Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni al riparto dei fondi del Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, destinati alla sanità del Veneto. Ben 35 milioni di euro sono stati assegnati all’ospedale di Cittadella, finalizzati in generale a interventi di adeguamento tecnologico, antisismico e antincendio. A illustrare più dettagliatamente l’impiego principale dell’ingente somma, è il direttore generale dell’Euganea, Domenico Scibetta. «Verrà realizzata una nuovissima piastra degenze dove troveranno spazio i reparti attualmente presenti nella parte dell’ospedale più datata. Sulla base di uno studio che abbiamo affidato, è risultato meno oneroso costruire ex novo i padiglioni, piuttosto che ristrutturare quelli esistenti. Abbiamo già avviato un
concorso di idee. Di fatto il nuovo edificio sostituirà quello esistente, ma sarà realizzato nello spazio interno comprendente anche lo stabile della vecchia centrale termica. Una volta ultimato avverrà il trasferimento dei reparti che fino a quel momento non subiranno quindi nessun disagio come sarebbe invece stato nel caso di una ristrutturazione».
della nuova terapia intensiva con 16 posti letto, per un investimento di 3,5 milioni di euro. Sottolinea sempre Scibetta: «Rispetto ai timori che l’ospedale diventasse una casa di riposo, il finanziamento dimostra come la struttura di Cittadella è sempre più baluardo importante della sanità dell’Alta Padovana. Io non ragiono con logiche di competizione tra strutture, quindi i due presìdi dell’area devoTERAPIA INTENSIVA no essere complementari. Di fatto Una struttura quindi modernis- sono un ospedale con due sedi». sima che si affianca all’attivazione Cittadella ha 347 posti letto, il 21% dell’Euganea, nel 2018 ha effettuato 12 mila dimissioni, il 22% dell’Ulss 6, e ci sono stati 32 mila accessi in pronto soccorso e 2,7 milioni di prestazioni ambulatoriali. Con l’occasione Scibetta sottolinea anche «che «diversamente da quanto qualcuno ha detto, l’attivo dell’ex Ulss 15 è stato investito nell’ospedale di Cittadella. I soldi non sono serviti per pagare deficit
«UN GRANDE RISULTATO PER L’ALTA PADOVANA PORTATO A CASA DAL LAVORO CONGIUNTO DI TECNICI E AMMINISTRATORI»
di altre Ulss».
LAVORO DI SQUADRA «Da amministratore regionale, ma anche da cittadellese non posso che esprimere la mia soddisfazione per il grande risultato portato a casa per i cittadini dell’Alta Padovana. Credo sia il frutto di un lavoro congiunto che ha visto Ulss, amministratori e tecnici, lavorare per lo stesso obiettivo comune: la tutela della salute dei nostri cittadini», ha dichiarato Giuseppe Pan, già sindaco della città murata, oggi a Palazzo Balbi con le deleghe ad Agricoltura, caccia e pesca. La collega Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità: «Oggi portiamo a casa un risultato significativo per tutte le Ullss e per lo Iov (15 milioni di euro ndr). Come abbiamo sempre detto, sul territorio del Veneto nessuno resta indietro». Michelangelo Cecchetto
Teatro Stabile in festa per i primi dieci anni CITTADELLA Uno scrigno di bellezza che compie 201 anni il Teatro Sociale di Cittadella, decorato poco prima della Fenice da Francesco Bagnara. Un’intensa rassegna di rappresentazioni teatrali annuali, che non rendono assolutamente elitario l’andare a teatro. E non poteva mancare in questo contesto una compagnia locale, la Teatro Stabile Città Murata, fondata dall’allora sindaco Giuseppe Pan, nonché da Marina Frasson presidente, oggi sostituita da Marta Ereno, la sovrintendente Marirosa Andretta, Renato Bizzotto, segretario, ed Ermanno Reffo, direttore artistico, regista e attore. Ieri la compagnia ha festeggiato i 10 anni di attività, ovviamente sul palcoscenico, con l’evento intitolato “Serata d’Auto-
re” dedicata a Dino Buzzati, giornalista, drammaturgo, scrittore di racconti e romanziere. Dalle 21, due le rappresentazioni: “L’aumento” ed “I suggeritori”. «C’è voglia di fare teatro a Cittadella e nel territorio, sia da parte di giovanissimi, alcuni dei quali provengono dalle esperienze fatte a scuola, sia degli adulti - spiega Ermanno Reffo, forte di una trentennale esperienza teatrale -. La Città Murata dà la possibilità a chi ama il teatro, di confrontarsi con il pubblico. Non si pensi poi che l’amatoriale non sia impegnativo». A dimostrarlo per la Città Murata, lo “storico” delle rappresentazioni: dalle dialettali a Cechov, De Filippo, Campanile e molte altre. «Altra soddisfazione conclude Reffo - è quella di quattro nostri ragazzi che sono diventati attori professionisti». M.C.
Lo scorso settembre era sfuggito all’arresto durante una operazione dei carabinieri che hanno sgominato una banda di albanesi dedita al traffico di sostanze stupefacenti nella provincia di Padova e poi anche in quelle di Venezia e Treviso. Gli uomini della compagnia di Cittadella, diretta dal maggiore Giuseppe Saccomanno, non si sono dati per vinti e hanno continuato a dare la caccia al latitante quarantatreenne Aleksander Allamani. E alla fine l’hanno trovato. Allamani si era rifugiato in un luogo in cui lui si sentiva certamente al sicuro, ben distante dalle maglie della giustizia italiana. Era, infatti, tornato in Albania. Ma il Giudice per le indagini preliminari di Padova ha emesso un mandato di arresto internazionale che è stato eseguito dalla polizia albanese che ha agito a colpo sicuro grazie alle informazioni trasmesse dagli stessi carabinieri. Il passo successivo, adesso, è quello della richiesta di estradizione nel territorio italiano, per rispondere di quanto contestatogli. Nei suoi confronti, infatti, ci sono le incriminazioni per altri due episodi. Uno è un furto avvenuto in un’abitazione di Piombino Dese nella quale sono stati sottratti beni per un valore complessivo di 150 mila euro. Un bottino decisamente molto ingente. Il secondo episodio riguarda, invece, l’accusa di ricettazione. In provincia di Venezia, infatti, era stato trovato alla guida di un’auto che poi dai controlli era risultata rubata. Di qui l’imputazione a piede libero. Per quanto riguarda il gruppo di albanesi, nove persone in tutto, il ruolo dell’Allamani non sembrerebbe essere centrale, anche se l’albanese faceva pur sempre parte di un consistente sodalizio criminale che aveva fatto dello
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ERA RIUSCITO A EVITARE L’ARRESTO DURANTE IL BLITZ DEI CARABINIERI TORNANDO IN PATRIA: MA GLI UOMINI DELL’ARMA LO HANNO RINTRACCIATO
DROGA Le forniture provenivano dall’Albania
Relazioni e nomine oggi per il Distretto del Lions GAZZO
CITTÀ MURATA I componenti della compagnia durante una recita
spaccio una fiorente attività. Anche questa è stata un’indagine portata a termine dai carabinieri della città murata, che avevano appurato che dall’Albania giungevano marijuana e cocaina. Soprattutto quest’ultima di primissima qualità e per questo molto ricercata. Come ogni regola del mercato, in questo caso illecito, migliore è il prodotto, maggiore è il prezzo. E la banda dei nove era arrivata – secondo la ricostruzione dei carabinieri – a guadagnare con lo spaccio anche 100 mila euro al mese. L’inchiesta era cominciata nel 2016, con segnalazioni anche da parte di cittadini. Appostamenti, pedinamenti, intercettazioni avevano consentito di disegnare l’organigramma della banda. Poi il blitz. Aleksander Allamani non era però stato trovato dove si pensava fosse. Forse era già scappato in Albania oppure lo aveva fatto alla notizia dell’arresto di alcuni compagni. Adesso però la sua fuga è definitivamente finita. M.C.
Saranno otto ore di intenso lavoro per i soci dei Lions Club International appartenenti al Distretto 108 Ta3. Sono riuniti oggi a Gazzo, a Villa Tacchi, per il ventitreesimo Congresso di chiusura distrettuale dell’anno sociale 2018-2019. A guidare i lavori è il Governatore uscente Gianni Sarragioto, padovano di Arsego. Numeri importanti quelli del Distretto che riunisce 51 Club con 1500 associati nelle provincie di Padova, Rovigo, Venezia e treviso città. L’appuntamento è tra i più rilevanti nelle dinamiche dell’Associazione, proprio per i temi affrontati. Primo tra questi la relazione di
mandato di Gianni Sarragioto, che sarà poi discussa e posta all’approvazione, seguita poi da quella del presidente del Distretto Leo e del Chaiperson Leo, del tesoriere distrettuale sul rendiconto pre-consuntivo, del Collegio dei revisori dei conti, nonchè la discussione ed approvazione del rendiconto pre-consuntivo. Altra sessione basilare, quella delle candidature con successiva votazione, per le cariche per l’anno 2019-2020 di: Governatore Distrettuale, primo e secondo vice Governatore Distrettuale e revisori dei conti. Ci saranno anche le premiazioni di vari concorsi associativi. Saranno presenti varie autorità civili e militari. M.C.
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Domenica 19 Maggio 2019
VENETO
DOMANISULGDV.“Zorro”elalezionedelteam
«InItaliaèaltissimalapreoccupazionelegataalruolodelleader,mainunasquadraè importanteanchepreoccuparsidifarebeneigiocatori».DomanisulGdvilraccontodi Andrea“Zorro”Zorzi,excampionedivolleyepoiuomoditeatroedisportoggiintv
E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
tel. 0444 396200 www.publiadige.it
FA_04522
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IL GIORNALE DI VICENZA
IL PROF. GIOVANARDI OSPITE DEI COMMERCIALISTI. A “Economia, moneta e società” di Vicenza
«Senzal’autonomia loStatovaalla deriva»
Ènellabozza
Unproblema nellaspesa èemerso
Giovanardi:«Attacchivergognosianchedaillustrigiuristi.Mainumeri dimostranocheèlasituazionedioggiaportareicontialprofondorosso» Piero Erle
«Il clima politico è incandescente», specie ora in campagna elettorale. Ma «il ministro Erika Stefani si è impegnata a riportare la bozza dell’autonomia in Consiglio dei ministri, come aveva già fatto. E anche a esser pessimisti vi faccio notare che aver fatto giungere per due volte in Consiglio una modifica storica degli assetti istituzionali italiani che oggi danneggiano questo Paese, perché questa è la realtà dei numeri, è già una buona notizia. Comunque vada questa vicenda, venisse pure tutto blocca-
I meccanismitecnici sonogià individuati:la compartecipazione alletasseei fabbisognistandard
to, vi dico che non saremo più quelli di prima di iniziare questa battaglia. Ci sono consapevolezze: l’autonomia prima o poi emergerà. Perché se tutto resta così, andiamo certamente alla deriva». È uno scroscio di applausi quello che saluta la relazione del prof. Andrea Giovanardi nella sede dell’Ordine dei commercialisti vicentini, ospite del gruppo “Economia, moneta e società”. Il pubblico è fatto da professionisti esperti (alcuni anche impegnati in politica) che vogliono capire la situazione della trattativa da chi la vive: il noto tributarista vicentino, docente all’Università di Trento, è nella “Delegazione trattante” costituita dal governatore Luca Zaia dopo i 2,3 milioni di “sì” al referendum del 2017. E il presidente del gruppo, Adriano Marchetto, ricorda subito che l’autonomia per il Veneto è anche una battaglia contro la grande ingiustizia che fu compiuta dallo Stato nel ’78 con i decreti che spartirono
le risorse tra regioni in base alla “spesa storica”: chi più aveva speso ha avuto di più, chi aveva risparmiare no. «ATTACCHIVERGOGNOSI». Gli
stessi commercialisti berici, sottolinea Marchetto, vedono che la battaglia è durissima: documenti di costituzionalisti, dichiarazioni politiche sbarrano ogni giorno la strada al tentativo di giungere a un primo patto Stato-Regioni sull’autonomia. «Vi stupite - riprende anche Giovanardi - di vedere dichiarazioni vergognose? Mi è capitato di leggere su un giornale del Meridione ben tre pagine di un autorevole ex presidente di Corte costituzionale che ha definito a caratteri cubitali la richiesta di autonomia di Veneto, Lombardia e altre Regioni “colpo di stato”, “golpe”, “secessione” (è Giuseppe Tesauro sul “Quotidiano del Sud” , ndr). Altri come il presidente di Svimez (Associazione sviluppo Mezzogiorno) che di definisce “golpisti”.
Ma anche se queste affermazioni sui giornali vengono da autorevoli fonti, direi da veri “giganti” del diritto, rispondiamo tranquillamente che sbagliano: questo non è un colpo di Stato, non è la secessione dei ricchi, le nostre argomentazioni non sono certo “spazzatura giuridica” e certo non c’è bisogno di fermare tutto per creare “commissioni di studio”. Alla fine tutti criticano un dato di fatto indiscutibile: è la Costituzione a sancire che l’autonomia differenziata è realizzabile». LABOZZA. Come aveva già fat-
to in commissione bicamerale “Questioni regionali”, Giovanardi in un’ora di intervento disegna il prezioso lavoro compiuto per disegnare l’autonomia del Veneto (e Lombardia: è stato fatto assieme) sul fronte finanziario: richiesta di tutte e 23 le nuove funzioni possibili, passaggio delle relative risorse alla Regione tramite una “compartecipazione” di tasse versate dal
GabriellaCentomo, Roberta Albiero,ilprof. AndreaGiovanardi e AdrianoMarchettopresidente di “Economia,monetae società”
territorio (Irpef e forse altre) all’inizio in modo che corrispondano alla stessa cifra di “spesa storica” cui fa fronte lo Stato oggi, poi con il passaggio invece alla distribuzione delle risorse calcolate determinando i “fabbisogni standard” validi in tutta Italia per ogni funzione. Ovvio che se poi il Pil cresce e i veneti versano più Irpef, alla Regione resta più del previsto grazie alla compartecipazione (ad esempio il 10-20% di Irpef), ma quell’aumento di incasso va ancora di più allo Stato (80-90% di Irpef) per cui Roma non ci rimette affatto. Sottolinea anche che c’è un problema: se lo Stato ad esempio applicasse la “flat tax” tagliando l’Irpef, la Regione dovrebbe avere una norma che la tutela perché non rimanga senza le risorse da “comparte-
cipazione” che sono essenziali per garantire funzioni e servizi. E Giovanardi peraltro ribadisce con forza un concetto base che chi critica l’autonomia fa finta di non considerare: oggi, anche senza autonomia, sono proprio Veneto, Lombardia ed Emilia a versare più tasse di quello che poi torna al territorio (fino al 10% del Pil). Ma riescono comunque a non andare in deficit, mentre altre Regioni che prendono più di quello che versano registrano comunque conti in rosso, e il bilancio dello Stato accumula deficit. La morale è chiara: è proprio senza l’autonomia, che costringe tutti a più responsabilità nella gestione dei soldi, che l’Italia rischia di scivolare sempre più nel “profondo rosso”. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Uncosachenonva c’è. Nella relazioneal convegno Giovanardiricorda anchela clausola digaranziachela bozza di accordotra Stato eRegione prevede:se entrotre anninon sistabilisconoi “fabbisogni standard”per le funzioniche passanoingestione alla Regione(«maguardateche si possonobenissimo individuare, nonècosìcomplicato come per iComuni») nonèpossibile che alVeneto siadata ancorala sola“spesastorica”,che ètra le piùbasse delPaese. Èprevisto allorachesi passi almenoalla “mediadellespesestoriche” tra leRegioni: per ilVeneto che prendemeno, ovvio,significala garanziacheincasserà dipiù. Madadove verrannoquei soldi?Qui stal’inghippo: il ministroTriahaottenuto cheil ministroStefani scriva nella bozza“ainvarianza dispesa per loStato”. Eallora dadove vengonoqueisoldi:daaltre Regioniche incasserebbero meno?Il problema,riconosce Giovanardi,c’è: bisogna risolverlo.Sarebbe unprimo compitoperla commissione pariteticaStato-Regioneche dovràsorgereper gestire tutto questounavolta checisarà l’autonomia. P.E.
IL DECRETO. Una spesa di 17,9 milioni in 5 anni AUTOSTRADE. IlMinistero:«Svolta storica»
Pfas,c’è il via libera A22,sìconcessione ancheper il tubo periprossimi30anni Montecchio-Lonigo «Pedaggicalmierati» C’èl’accordocon gli entilocali Nuoviinvestimenti: 4,1 miliardi
IlcommissarioDell’Acqua dàl’okal progettodi“Acque Venete”:collegheràanche la neo-condotta da Recoaro
VERONA
VENEZIA
Si stanno muovendo tutti i fronti del progetto di nuovi acquedotti che sostituiscano i pozzi di Lonigo che pescano 500 litri al secondo di acqua inquinata da Pfas (vengono trattati da costosi filtri, in periodica sostituzione). Il dirigente regionale Nicola Dell’Acqua, commissario per i primi interventi urgenti di protezione civile anti-contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche delle falde idriche nel Vicentino, Veronese e Padovano, ha comunicato di aver firmato il decreto che approva il progetto definitivo-esecutivo della condotta da Montecchio Maggiore a Brendola-Lonigo. Il soggetto attuatore per gli interventi è la società regionale “Veneto Acque”: ha presentato il progetto definitivo-esecutivo per la realizzazione della nuova tratta acquedottistica nell’area vicentina e provvederà alla pubblicazione del bando per l’appalto dei lavori. La spesa è di 17,9 milioni. I lavori dovranno iniziare entro sei mesi ed essere comple-
Ilcommissario Nicola Dell’Acqua
tati entro cinque anni: la tratta viene realizzata anche in sinergia con la condotta di distribuzione di “Acque del Chiampo”. Unica attenzione e incognita: la Soprintendenza ha segnalato che ci vorrà attenzione negli scavi perché potrebbero emergere reperti archeologici di cui la zona del corridoio dei Berici-Lessini è ricchissima. Come noto, il commissario Dell’Acqua ha già dato il via ai lavori di “Acque Veronesi” per lo scavo di nuovi pozzi a Belfiore e per una condotta di 18 chilometri che porterà a Lonigo acqua priva di Pfas dalla zona scaligera. E così pure c’è l’ok a “Acquevenete” che realizzerà un “tubone” dal Padovano, con serbatoio a Montagnana, per portare acqua che arriva dal Brenta (Camazzole) alla centrale di Ponso e da lì a Pojana. • P.E.
C’è una prima svolta nel futuro delle autostrade a Nordest: dopo una lunghissima trattativa tra gli enti locali che controllano la “AutoBrennero” e il Mit, ministero retto da Danilo Toninelli (M5s), il Cipe ha dato il via libera al rinnovo della concessione di gestione per 30 anni dell’A22 Modena-Brennero che sarà in mano a una società “in house” (AutoBrennero è per l’86 per cento di proprietà di enti locali e camerali, il 14% è di privati). Non si andrà quindi a gara. L’accordo prevede investimenti nei 30 anni a favore del territorio pari a 4,1 miliardi: c’è la terza corsia dinamica tra Bolzano nord e Verona (oltre un miliardo) e la terza corsia tra Verona e Modena (740 milioni), il sistema viario Bassa Atesina-Bolzano (contributo di 200 milioni), più barriere antirumore lungo l’intera tratta per 230 milioni di investimenti, nonché i rifacimenti delle stazioni autostradali e centri di servizio (100 milioni) e le Aree di servizio (170 milioni). Ancora:
rifacimento di sovrappassi autostradali (250 milioni), parcheggi e autoparchi (70 milioni), manutenzione straordinaria su viadotti e di opere d’arte (430 milioni). Sarà introdotta per la prima volta in Italia la cosiddetta “tariffa ambientale” con cui finanziare opere complementari all’autostrada, funzionali allo sviluppo della ferrovia e del corridoio del Brennero: interporti di Trento e Isola della Scala e quello fluviale di Valdaro (Mn): 250 milioni. Infine un contributo di un miliardo nell’arco di 30 anni sarà devoluto per la realizzazione delle opere ferroviarie e delle tratte di accesso al tunnel del Brennero: si aggiunge ai quasi 700 milioni già accantonati negli anni dalla società per lo stesso scopo. Il Mit sottolinea che per la prima volta si applica un diverso modello di calcolo che riduce l’aumento medio annuo dei pedaggi: si passa dal +3,1% a non più del +1,1% per tutta la concessione: non era mai accaduto. Il ministro Toninelli: «siamo di fronte a un modello all’avanguardia che speriamo possa essere esteso ad altre tratte». •
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Domenica 19 Maggio 2019
VENETO
DOMANISULGDV.“Zorro”elalezionedelteam
«InItaliaèaltissimalapreoccupazionelegataalruolodelleader,mainunasquadraè importanteanchepreoccuparsidifarebeneigiocatori».DomanisulGdvilraccontodi Andrea“Zorro”Zorzi,excampionedivolleyepoiuomoditeatroedisportoggiintv
E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it
tel. 0444 396200 www.publiadige.it
FA_04522
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tel. 0444 396200 www.publiadige.it
IL GIORNALE DI VICENZA
IL PROF. GIOVANARDI OSPITE DEI COMMERCIALISTI. A “Economia, moneta e società” di Vicenza
«Senzal’autonomia loStatovaalla deriva»
Ènellabozza
Unproblema nellaspesa èemerso
Giovanardi:«Attacchivergognosianchedaillustrigiuristi.Mainumeri dimostranocheèlasituazionedioggiaportareicontialprofondorosso» Piero Erle
«Il clima politico è incandescente», specie ora in campagna elettorale. Ma «il ministro Erika Stefani si è impegnata a riportare la bozza dell’autonomia in Consiglio dei ministri, come aveva già fatto. E anche a esser pessimisti vi faccio notare che aver fatto giungere per due volte in Consiglio una modifica storica degli assetti istituzionali italiani che oggi danneggiano questo Paese, perché questa è la realtà dei numeri, è già una buona notizia. Comunque vada questa vicenda, venisse pure tutto blocca-
I meccanismitecnici sonogià individuati:la compartecipazione alletasseei fabbisognistandard
to, vi dico che non saremo più quelli di prima di iniziare questa battaglia. Ci sono consapevolezze: l’autonomia prima o poi emergerà. Perché se tutto resta così, andiamo certamente alla deriva». È uno scroscio di applausi quello che saluta la relazione del prof. Andrea Giovanardi nella sede dell’Ordine dei commercialisti vicentini, ospite del gruppo “Economia, moneta e società”. Il pubblico è fatto da professionisti esperti (alcuni anche impegnati in politica) che vogliono capire la situazione della trattativa da chi la vive: il noto tributarista vicentino, docente all’Università di Trento, è nella “Delegazione trattante” costituita dal governatore Luca Zaia dopo i 2,3 milioni di “sì” al referendum del 2017. E il presidente del gruppo, Adriano Marchetto, ricorda subito che l’autonomia per il Veneto è anche una battaglia contro la grande ingiustizia che fu compiuta dallo Stato nel ’78 con i decreti che spartirono
le risorse tra regioni in base alla “spesa storica”: chi più aveva speso ha avuto di più, chi aveva risparmiare no. «ATTACCHIVERGOGNOSI». Gli
stessi commercialisti berici, sottolinea Marchetto, vedono che la battaglia è durissima: documenti di costituzionalisti, dichiarazioni politiche sbarrano ogni giorno la strada al tentativo di giungere a un primo patto Stato-Regioni sull’autonomia. «Vi stupite - riprende anche Giovanardi - di vedere dichiarazioni vergognose? Mi è capitato di leggere su un giornale del Meridione ben tre pagine di un autorevole ex presidente di Corte costituzionale che ha definito a caratteri cubitali la richiesta di autonomia di Veneto, Lombardia e altre Regioni “colpo di stato”, “golpe”, “secessione” (è Giuseppe Tesauro sul “Quotidiano del Sud” , ndr). Altri come il presidente di Svimez (Associazione sviluppo Mezzogiorno) che di definisce “golpisti”.
Ma anche se queste affermazioni sui giornali vengono da autorevoli fonti, direi da veri “giganti” del diritto, rispondiamo tranquillamente che sbagliano: questo non è un colpo di Stato, non è la secessione dei ricchi, le nostre argomentazioni non sono certo “spazzatura giuridica” e certo non c’è bisogno di fermare tutto per creare “commissioni di studio”. Alla fine tutti criticano un dato di fatto indiscutibile: è la Costituzione a sancire che l’autonomia differenziata è realizzabile». LABOZZA. Come aveva già fat-
to in commissione bicamerale “Questioni regionali”, Giovanardi in un’ora di intervento disegna il prezioso lavoro compiuto per disegnare l’autonomia del Veneto (e Lombardia: è stato fatto assieme) sul fronte finanziario: richiesta di tutte e 23 le nuove funzioni possibili, passaggio delle relative risorse alla Regione tramite una “compartecipazione” di tasse versate dal
GabriellaCentomo, Roberta Albiero,ilprof. AndreaGiovanardi e AdrianoMarchettopresidente di “Economia,monetae società”
territorio (Irpef e forse altre) all’inizio in modo che corrispondano alla stessa cifra di “spesa storica” cui fa fronte lo Stato oggi, poi con il passaggio invece alla distribuzione delle risorse calcolate determinando i “fabbisogni standard” validi in tutta Italia per ogni funzione. Ovvio che se poi il Pil cresce e i veneti versano più Irpef, alla Regione resta più del previsto grazie alla compartecipazione (ad esempio il 10-20% di Irpef), ma quell’aumento di incasso va ancora di più allo Stato (80-90% di Irpef) per cui Roma non ci rimette affatto. Sottolinea anche che c’è un problema: se lo Stato ad esempio applicasse la “flat tax” tagliando l’Irpef, la Regione dovrebbe avere una norma che la tutela perché non rimanga senza le risorse da “comparte-
cipazione” che sono essenziali per garantire funzioni e servizi. E Giovanardi peraltro ribadisce con forza un concetto base che chi critica l’autonomia fa finta di non considerare: oggi, anche senza autonomia, sono proprio Veneto, Lombardia ed Emilia a versare più tasse di quello che poi torna al territorio (fino al 10% del Pil). Ma riescono comunque a non andare in deficit, mentre altre Regioni che prendono più di quello che versano registrano comunque conti in rosso, e il bilancio dello Stato accumula deficit. La morale è chiara: è proprio senza l’autonomia, che costringe tutti a più responsabilità nella gestione dei soldi, che l’Italia rischia di scivolare sempre più nel “profondo rosso”. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Uncosachenonva c’è. Nella relazioneal convegno Giovanardiricorda anchela clausola digaranziachela bozza di accordotra Stato eRegione prevede:se entrotre anninon sistabilisconoi “fabbisogni standard”per le funzioniche passanoingestione alla Regione(«maguardateche si possonobenissimo individuare, nonècosìcomplicato come per iComuni») nonèpossibile che alVeneto siadata ancorala sola“spesastorica”,che ètra le piùbasse delPaese. Èprevisto allorachesi passi almenoalla “mediadellespesestoriche” tra leRegioni: per ilVeneto che prendemeno, ovvio,significala garanziacheincasserà dipiù. Madadove verrannoquei soldi?Qui stal’inghippo: il ministroTriahaottenuto cheil ministroStefani scriva nella bozza“ainvarianza dispesa per loStato”. Eallora dadove vengonoqueisoldi:daaltre Regioniche incasserebbero meno?Il problema,riconosce Giovanardi,c’è: bisogna risolverlo.Sarebbe unprimo compitoperla commissione pariteticaStato-Regioneche dovràsorgereper gestire tutto questounavolta checisarà l’autonomia. P.E.
IL DECRETO. Una spesa di 17,9 milioni in 5 anni AUTOSTRADE. IlMinistero:«Svolta storica»
Pfas,c’è il via libera A22,sìconcessione ancheper il tubo periprossimi30anni Montecchio-Lonigo «Pedaggicalmierati» C’èl’accordocon gli entilocali Nuoviinvestimenti: 4,1 miliardi
IlcommissarioDell’Acqua dàl’okal progettodi“Acque Venete”:collegheràanche la neo-condotta da Recoaro
VERONA
VENEZIA
Si stanno muovendo tutti i fronti del progetto di nuovi acquedotti che sostituiscano i pozzi di Lonigo che pescano 500 litri al secondo di acqua inquinata da Pfas (vengono trattati da costosi filtri, in periodica sostituzione). Il dirigente regionale Nicola Dell’Acqua, commissario per i primi interventi urgenti di protezione civile anti-contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche delle falde idriche nel Vicentino, Veronese e Padovano, ha comunicato di aver firmato il decreto che approva il progetto definitivo-esecutivo della condotta da Montecchio Maggiore a Brendola-Lonigo. Il soggetto attuatore per gli interventi è la società regionale “Veneto Acque”: ha presentato il progetto definitivo-esecutivo per la realizzazione della nuova tratta acquedottistica nell’area vicentina e provvederà alla pubblicazione del bando per l’appalto dei lavori. La spesa è di 17,9 milioni. I lavori dovranno iniziare entro sei mesi ed essere comple-
Ilcommissario Nicola Dell’Acqua
tati entro cinque anni: la tratta viene realizzata anche in sinergia con la condotta di distribuzione di “Acque del Chiampo”. Unica attenzione e incognita: la Soprintendenza ha segnalato che ci vorrà attenzione negli scavi perché potrebbero emergere reperti archeologici di cui la zona del corridoio dei Berici-Lessini è ricchissima. Come noto, il commissario Dell’Acqua ha già dato il via ai lavori di “Acque Veronesi” per lo scavo di nuovi pozzi a Belfiore e per una condotta di 18 chilometri che porterà a Lonigo acqua priva di Pfas dalla zona scaligera. E così pure c’è l’ok a “Acquevenete” che realizzerà un “tubone” dal Padovano, con serbatoio a Montagnana, per portare acqua che arriva dal Brenta (Camazzole) alla centrale di Ponso e da lì a Pojana. • P.E.
C’è una prima svolta nel futuro delle autostrade a Nordest: dopo una lunghissima trattativa tra gli enti locali che controllano la “AutoBrennero” e il Mit, ministero retto da Danilo Toninelli (M5s), il Cipe ha dato il via libera al rinnovo della concessione di gestione per 30 anni dell’A22 Modena-Brennero che sarà in mano a una società “in house” (AutoBrennero è per l’86 per cento di proprietà di enti locali e camerali, il 14% è di privati). Non si andrà quindi a gara. L’accordo prevede investimenti nei 30 anni a favore del territorio pari a 4,1 miliardi: c’è la terza corsia dinamica tra Bolzano nord e Verona (oltre un miliardo) e la terza corsia tra Verona e Modena (740 milioni), il sistema viario Bassa Atesina-Bolzano (contributo di 200 milioni), più barriere antirumore lungo l’intera tratta per 230 milioni di investimenti, nonché i rifacimenti delle stazioni autostradali e centri di servizio (100 milioni) e le Aree di servizio (170 milioni). Ancora:
rifacimento di sovrappassi autostradali (250 milioni), parcheggi e autoparchi (70 milioni), manutenzione straordinaria su viadotti e di opere d’arte (430 milioni). Sarà introdotta per la prima volta in Italia la cosiddetta “tariffa ambientale” con cui finanziare opere complementari all’autostrada, funzionali allo sviluppo della ferrovia e del corridoio del Brennero: interporti di Trento e Isola della Scala e quello fluviale di Valdaro (Mn): 250 milioni. Infine un contributo di un miliardo nell’arco di 30 anni sarà devoluto per la realizzazione delle opere ferroviarie e delle tratte di accesso al tunnel del Brennero: si aggiunge ai quasi 700 milioni già accantonati negli anni dalla società per lo stesso scopo. Il Mit sottolinea che per la prima volta si applica un diverso modello di calcolo che riduce l’aumento medio annuo dei pedaggi: si passa dal +3,1% a non più del +1,1% per tutta la concessione: non era mai accaduto. Il ministro Toninelli: «siamo di fronte a un modello all’avanguardia che speriamo possa essere esteso ad altre tratte». •
Italia-Mondo 7
L'ARENA
Sabato 18 Maggio 2019
L’INCIDENTENELPADOVANO. L’uomo, un romenodi 51anni, èrisultato positivoall’alcol test.Iragazzi non sonogravi
Siribaltalo scuolabus,8 feriti Presol’autistache erafuggito
CasoCucchi
Il21maggio inudienza 8carabinieri
Ilconducenteè scappatonei campi senza dare aiutoaipiccoli passeggeri.Èstatorintracciato edarrestatodaicarabinieri. «Ha precedenti» Rosanna Codino PADOVA
È scappato tra i campi, abbandonando lo scuolabus che si era appena rovesciato su un fianco nell'affrontare un tornante ad Arquà Petrarca, e soprattutto la ventina di ragazzini che erano all'interno, otto dei quali rimasti feriti. L'autista del mezzo, un romeno di 51 anni che lavorava da un mese per una cooperativa e che secondo fonti del
Incaserma l’uomoèrimasto mutodifronte alledomande Erastatoassunto unmesefa Quasitutti igiovaniportati inospedalesono statidimessi Soloduerestano inosservazione
Viminale «ha diversi precedenti», ha pensato unicamente alla fuga, lasciando ai vigili del fuoco il compito di estrarre dalle lamiere i ragazzini, impauriti e doloranti. Sono alunni delle scuole elementari e medie. Solo dopo che le ambulanze hanno caricato tutti i feriti per portarli in ospedale a Monselice, i soccorritori si sono resi conto, con incredulità, insieme al sindaco di Arquà Luca Callegaro, che sulla scena dell'incidente, accanto alla sagoma gialla del pullman, mancava l'unico adulto presente sul mezzo. L'uomo, Deniss Panduru, residente a Rovigo, è stato rintracciato dopo quasi due ore lungo la strada regionale 10 e alla vista dei Carabinieri di Este ha cercato nuovamente di far perdere le sue tracce. Ma i militari lo hanno raggiunto, bloccato e portato in caserma. Sulla base delle testimonianze degli scolari, che hanno parlato di un pullman impazzito che procedeva a zigzag in discesa, tagliando le curve tra Baone e Arquà, i militari hanno subito avuto il sospetto che il conducente fosse al volante sotto i fumi dell'alcol. In caserma
l'uomo è rimasto muto di fronte alle domande degli investigatori. L'alcoltest lo ha inchiodato, confermando che i valori nel sangue erano di qualche decimale superiori al consentito. È così scattato l'arresto per fuga in caso di incidente con danni alle persone, lesioni personali colpose plurime e guida in stato di ebbrezza. Le condizioni dei ragazzini non sono preoccupanti: in ospedale sono stati visitati 11 scolari, di questi otto sono stati giudicati guaribili con prognosi da uno a 5 giorni; la gran parte di loro è stata già dimessa dopo le medicazioni, mentre per due studenti i medici hanno preferito la degenza sotto osservazione a scopo precauzionale. «Sembra fortunatamente trattarsi di traumatologia di tipo minore» ha spiegato il governatore del Veneto Luca Zaia che si è subito messo in contatto con il direttore generale dell'Ulss 6 Euganea Domenico Scibetta. La Presidente del Senato Elisabetta Casellati ha espresso «vicinanza alle famiglie e ai bambini che sono rimasti coinvolti nell'incidente ad Ar-
IlariaCucchi ANSA
Loscuolabusrovesciato
quà Petrarca». Casellati ha ringraziato le forze dell'ordine «per il loro tempestivo intervento». Elogi ai soccorritori anche da parte del vicepremier Luigi Di Maio: «un abbraccio ai ragazzi dello scuolabus che si è rovesciato e la mia vicinanza alle loro famiglie. Un grazie ai vigili del fuoco e ai soccorritori che hanno
reso possibile il salvataggio». Parole di apprezzamento per la rapida conclusione delle indagini anche dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che ha voluto ringraziare «le Forze dell'ordine per l'efficace intervento», aggiungendo di aver seguito «personalmente gli sviluppi della vicenda». •
Unaconversazione a quattrocchitra il maresciallo RobertoMandolini, imputatoal processoCucchi,el'appuntato RiccardoCasamassima, teste chiavechehacontribuitoa far riaprireil casocon le sue dichiarazionisul pestaggio.Nel nuovocapitolodellavicenda giudiziariasulla morte del geometraromanospuntaun documentoche stavolta sembraandare infavoredi Mandolini,all'epocadeifatti comandantedellastazione Appiaeaccusato dicalunniae falsoalprocesso. «Tustai tranquillo,neesci fuori.Lo so chenonhai fatto nulla», avrebbedetto Casamassimaal maresciallo.A riferirele parole diquestaconversazione sarebbestato lo stesso Mandoliniinun'annotazionedi serviziodel26 ottobre 2016, dovesi riporterebbeil dialogo chesièsvolto neilocalidel comandodell'ottavo reggimentoLazio..
FARWEST ANAPOLI. L’agguatonel cortile delVecchio Pellegrini
PIAZZAS.CARLO. Scatenarono laressadurante lafinale diChampions
Rischiatauna tragediadavanti alprontosoccorso
Allasbarraquattromarocchini Duedonnemorironoper leferite
Sparinell’ospedale Labandadello spray Bersaglioun ragazzo Condannea10 anni NAPOLI
C'è chi per rendere l'idea evoca un film cult come «Il Padrino» e chi accosta il centro di Napoli a una zona di guerra. Paragoni che non suonano stonati se l'ultimo episodio di cronaca nel capoluogo partenopeo racconta di un agguato all'interno di un presidio sanitario. E così, a due settimane dall'esecuzione di camorra che ha coinvolto la piccola Noemi - sempre più avviata verso il recupero - Napoli torna a far parlare di sé per un fatto che rinfocola le polemiche sulla sicurezza in città. È successo nella notte tra giovedì e venerdì, intorno alle 2:30. All'ospedale Pellegrini, nella popolare zona della Pignasecca, arriva una Fiat Idea grigia. All'interno ci sono cinque giovani. Tra loro un pregiudicato per reati di lieve entità, di quelli che vengono rubricati come reati da baby gang. Si chiama Vincenzo Rossi, ha 22 anni ed entrambi gli arti fratturati con ferite da proiettile. Chi lo accompagna dice di averlo trovato riverso nei pressi di vico Sergente Maggiore, zona Quartieri Spagnoli. Versione tutta da verificare visto che sul luogo del presunto aggua-
TORINO
L’ingressodell’ospedaleVecchioPellegrini ANSA
to i carabinieri non hanno trovato nessuna traccia. Il ferito viene aiutato da una guardia giurata ad accedere al pronto soccorso, quando nell'ospedale arriva un uomo con il volto coperto dal casco integrale. Si dirige prima verso il cortile dove ci sono altri giovani. Poi, forse non avendo riconosciuto in suo bersaglio, torna verso l'ingresso del pronto soccorso dove fa fuoco all'impazzata. Colpi sparati da una calibro 9 che non raggiungono il bersaglio andandosi a conficcare nel muro e nelle scale dove ci sono almeno quattro persone. Quattro i bossoli ritrovati
per terra. Secondo la testimonianza di un chirurgo del pronto soccorso, Giuseppe Fedele, «almeno due minori sono stati feriti di striscio dalle pallottole probabilmente qui in ospedale». Entrambi hanno rifiutato le cure. «C'era una ragazza di 16 anni con una ferita di striscio agli arti inferiori. Stavamo per ricoverarla - ha raccontato ai cronisti - ma è scappata. Lo stesso ha fatto un altro giovane, anch'egli minorenne». Le telecamere interne hanno ripreso tutto. Ora le immagini sono al vaglio degli investigatori. •
La serata di festa che si trasforma in tragedia. La paura, il caos, il fuggifuggi disperato di migliaia di persone, il sangue. Accadde il 3 giugno 2017 a Torino in piazza San Carlo, il salotto della città, durante la proiezione su maxi schermo della finalissima di Champions tra la Juventus e il Real Madrid. E ora la giustizia presenta il conto a chi, secondo le accuse, provocò il disastro: dieci anni di carcere ai quattro giovani di origine marocchina che, per rubacchiare portafogli e collanine, sparsero delle zaffate di spray al peperoncino. Qualcuno tra la folla sentì bruciore agli occhi, qualcuno tossì, altri si spaventarono, tutti cominciarono a correre all'impazzata. Il bilancio fu di 1.672 feriti. E due donne, l'ossolana Erika Pioletti e la torinese Marisa Amato, travolte e calpestate, persero la vita a causa delle gravissime lesioni. Il processo per le presunte manchevolezze nell'organizzazione della serata (le transenne messe male, le bottiglie di vetro, i fiumi di birra, l'eccessiva quantità di gente)
PiazzaS.Carlo dopoilpanico
è ancora in corso; riguarda la sindaca Chiara Appendino, l'allora questore Angelo Sanna, il viceprefetto Roberto Dosio più un'altra dozzina di imputati, e riprenderà a giugno. A margine si stanno svolgendo le laboriose trattative per gli indennizzi all'esercito delle parti civili. Quello terminato è il troncone che riguarda la cosiddetta «banda dello spray», una decina di ragazzi che vedevano nei concerti e nei grandi eventi un'occasione per compiere razzie. Avevano colpito in tante città del Nord Italia e poi in Belgio, Svizzera, Inghilterra. In piazza San Carlo, secondo la pro-
cura, agirono in cinque (uno dei quali, che non era ancora diciottenne, sarà giudicato dal tribunale per i minorenni). La sentenza, giunta al termine di un rito abbreviato, è del gup Maria Francesca Abenavoli. Sono 10 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione per Sohaib Bouimadaghen (soprannominato «Budino»), Hamza Belghazi e Mohammed Machmachi, di 21, 20 e 21 anni; per Aymene El Sahibi, 22 anni, considerato autore di un minor numero di furti, la pena è di 10 anni, 3 mesi e 24 giorni. Tutti sono stati riconosciuti colpevoli di rapina, lesioni ma soprattutto di omicidio preterintenzionale. Ed è soprattutto quest'ultimo reato a scatenare le proteste delle difese: «Non è giustizia dice l'avvocato Basilio Foti perché non ci può essere alcun nesso tra lo spray e la morte di Erika Pioletti e Marisa Amato, che furono travolte a centinaia di metri di distanza». Ma è stata accolta la linea dei pm Paolo Scafi e Roberto Sparagna, già peraltro avallata da una pronuncia interlocutoria della Cassazione. «Ne sono lieto», commenta l'avvocato Daniele Folino, il legale del fidanzato di Erika. Su Facebook, il fratello di Marisa Amato, Francesco, interviene così sulla sentenza: «Tra un anno saranno fuori». •
Brevi L’APPELLODELPAPA OBIEZIONEDI COSCIENZA CONRISPETTO EDIALOGO Umiltà, rispetto, dialogo. Il Papa fa un appello agli operatori sanitari cattolici affinché pratichino l'obiezione di coscienza, quando necessaria, senza mettersi in cattedra. Durante l'udienza con l'Associazione Cattolica Operatori Sanitari «la scelta dell'obiezione - ha detto - va compiuta con rispetto, perché non diventi motivo di disprezzo ciò che deve essere fatto con umiltà. È bene invece cercare sempre il dialogo, soprattutto con coloro che hanno posizioni diverse mettendosi in ascolto del loro punto di vista e cercando di trasmettere il vostro». In Italia l'obiezione di coscienza interessa soprattutto la Legge 194 sull'aborto. La percentuale di medici obiettori è pari tra i ginecologi al 68,4% LONDRA UNARRESTO PERLA MORTEDI UN ITALIANO
Un italiano di 52enne è indagato dalla polizia britannica per il caso, ancora coperto da un velo di incertezza, della morte di Erik Sanfilippo, il 23enne toscano trovato senza vita l'11 maggio scorso a Londra in un'area semi abbandonata del quartiere di Islington, a nord della città. Lo ha fatto sapere Scotland Yard precisando che l'uomo si chiama Gerardo Rossi: è sospettato, però, di occultamento di cadavere, non di omicidio. Al momento la polizia mantiene comunque il riserbo sulle possibili cause del decesso di Erik. Il Consolato generale d'Italia a Londra continua a seguire la vicenda, in raccordo con l'Ambasciata e con la Farnesina, e resta in contatto con la famiglia e le autorità britanniche. CESAREBATTISTI NEIPROSSIMIGIORNI LADECISIONEDEI GIUDICI È attesa per la prossima settimana la decisione di giudici di Milano sulla legittimità dell' espulsione dalla Bolivia di Cesare Battisti, l'ex terrorista accusato di 4 omicidi commessi alla fine degli anni '70 e ora in cella a Oristano per espiare l'ergastolo, e se la mattina del 13 gennaio, dopo il fermo, la sua consegna ai poliziotti italiani è avvenuta in forza dell'estradizione firmata un mese prima tra Italia e Brasile, il Paese dove ha vissuto come latitante e dal quale era fuggito da poco. Decisione che, alla fine, riguarderà soprattutto la pena che dovrà espiare e cioè se può essere commutata in 30 anni o, al netto del periodo di detenzione già fatto, può scendere a 20 anni, 7 mesi e 24 giorni.
44 Provincia
L'ARENA
Sabato 18 Maggio 2019
BASSOVERONESE
Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.120 legnago@larena.it
LEGNAGO. Omaggioalla grandericercatrice natain città in un librocheparlaai piùpiccoli
Milla,lasignora delle particelle inunlibro scientificoper ibambini Elisabetta Papa
Tra gli appuntamenti del Festival della fiaba di questi giorni a Legnago, uno su tutti ricorda una figura d’eccellenza della città. Oggi, alle 16, nel ridotto del teatro Salieri, si terrà infatti «Per tutti è Milla!», ovvero il libro «Milla» che Antonio Ferrara e Angelo Ruta hanno scritto per raccontare la storia di Massi-
milla Baldo Ceolin, la docente di Fisica Superiore all’Università di Padova, prima donna cattedratica dell’Ateneo patavino, nel quale si è laureata, nata proprio a Legnago nell’agosto del 1924 e scomparsa nel novembre 2011. Nel febbraio 2016 l'Università di Padova ha bandito un concorso a lei intitolato per l'assegnazione di un premio a donne che lavorano nell’Ateneo e che si distingueranno
per eccellenza e innovazione nella ricerca scientifica. All’incontro , oltre agli autori, saranno presenti Maria Baldo Ceolin, figlia della professoressa, Cristina Gottardi e Patrizia Zerbi. Il volume, edito da Carthusia e rivolto ai giovani lettori, ripercorre la storia e il lavoro della docente attraverso la forma di un dialogo tra la scienziata, una donna forte e decisa, ed Elena, una ragazzi-
na che a mano a mano cresce con Milla: la va a trovare in ufficio e le fa mille domande, incuriosita dalle sue ricerche sulla fisica della particelle elementari alla quale Baldo Ceolin ha dedicato gran parte della sua attività scientifica, prima con le macchine acceleratrici del Cern, gli acceleratori di Berkeley e di Argonne negli Stati Uniti, l’acceleratore dell’Itep a Mosca e il reattore dell’ILL di Grenoble, in Fran-
cia, fino a che, negli ultimi anni, approdò all’European Network «Neutrino Oscillations». «Milla» è il primo libro rivolto ai più piccoli. dedicato alla professoressa: è ritenuto «un caso editoriale perché fonde le caratteristiche della narrativa per l’infanzia al mondo della ricerca nel campo della fisica delle particelle». Prima di intraprendere gli studi universitari Baldo Ceolin studiò al Liceo-Ginnasio Cotta, istituto al quale era rimasta sempre legata. Il 2 giugno 2006, per il 60esimo della Repubblica, la Giunta di Silvio Gandini le conferì la cittadinanza onoraria di Legnago.
MassimillaBaldo Ceolin
ZIMELLAeVERONELLA. Dolore eincredulità perlascomparsa dell’agricoltore cinquantenne
La morte di Paolo Adami tragediaperduepaesi Chiarala dinamicadell’infortuniodi Bonaldo.Arrivatoilnulla osta per i funerali, che si svolgeranno martedì pomeriggio a San Gregorio Paola Bosaro
È arrivato nel primo pomeriggio di ieri, dal sostituto procuratore Maria Beatrice Zanotti, il nulla osta per la sepoltura di Paolo Adami, l’agricoltore cinquantenne deceduto giovedì pomeriggio in seguito alle gravi ferite riportate in un incidente sul lavoro nell’azienda di Bonaldo di Zimella che conduceva con il fratello Pietro. Adami stava effettuando dei controlli e delle riparazioni ad un macchinario dotato di braccio meccanico. All’improvviso, la pala è piombata sul cinquantenne, schiacciandolo a terra. Nonostante l’intervento tempestivo del fratello e dei medici del 118, arrivati anche con l’elisoccorso, non è stato possibile salvare la vita all’agricoltore. Ieri mattina i carabinieri di Cologna hanno eseguito l’ispezione esterna della salma e non hanno riscontrato nuovi elementi rispetto a giovedì. La causa della morte è da ricondursi al politrauma riportato nell’incidente e, in particolare, allo schiacciamento del torace. La dinamica dell’infortunio mortale è chiara, perciò non è stato necessario porre sotto sequestro il macchinario. La famiglia Adami è origina-
Icarabinieri nell’aziendain cuiè avvenutol’infortunio mortale
ria di San Gregorio di Veronella dove tutti conoscono i fratelli Adami (oltre a Piero e Paolo, ci sono anche la sorella Renata e il fratello Renato), anche se Paolo risiedeva con la famiglia a Sule di Cologna. Per tutto ieri, parenti e amici di Paolo hanno fatto visita alla moglie Marica, già segnata in passato dalla perdi-
ta prematura del padre per malattia, e hanno cercato di portare un po’ di sollievo alla piccola Cecilia, 6 anni, ad Eleonora (17 anni) e al primogenito Giovanni (20 anni), studente di medicina. «Siamo tutti sconvolti e non riusciamo ancora a crederci», dicevano ieri i parenti più stretti. «Paolo era un uomo appas-
sionato del suo lavoro che portava avanti con impegno assieme a Pietro e Renato. Il resto del tempo lo dedicava ai propri cari». La tragedia che ha colpito gli Adami ferisce tutta la comunità di San Gregorio. L’agricoltore era un uomo stimato ed apprezzato perché sapeva prendersi le sue responsabilità e aveva rispetto per tutti. «Questo è un giorno di lutto per entrambi i miei paesi», affermava ieri il sindaco Michele Garzon. «Abbiamo perso in modo drammatico Paolo, persona gentile e seria, e l’ex assessore Giorgio Rezzadore, anch’egli stimato dalla cittadinanza. Sono a pezzi e rivolgo un pensiero di affetto e vicinanza alle famiglie». Paolo era tifoso del Milan, aveva conosciuto la sua futura moglie Marica in giovane età, nella compagnia del paese. Era una coppia affiatata, unita. «Era solare, sempre sorridente», raccontano gli amici. La figlia Eleonora partecipa con passione alle attività parrocchiali. Ha fatto parte del musical Grease e in queste settimane si sta cimentando con Il Risorto, nuova iniziativa cultural-religiosa per coinvolgere i giovani nella vita dell’Unità pastorale di Veronella e Zimella. I funerali si terranno martedì, alle 15, a San Gregorio.
LEGNAGO. Personalitàpolitichein città in questigiorni: lunedìè attesal’assessore Lanzarin
SALIZZOLE
Veronella
Addioalgrande«Ciono» difensorecortese dellagloriosa«Aurora»
GiorgioRezzadore nel barche gestiva DIENNE FOTO La«vecchia» Auroradi Veronellaperde unaltro dei suoistorici giocatori.Èmorto giovedìnotte,nellasua casa in viaMarconi,a causadiun tumore,GiorgioRezzadore, 62 anni,ex stopperdellasocietà calcisticalocale.Periodo brutto,per lo sportdi Veronella:in5mesi sono morte bentrefigure rappresentative dell’Auroradegli anniSettanta edOttanta.Prima il difensoree allenatoreMassimo Campesato,poi l’ex presidente RomanoRanghiero,oral’altro pilastrodelladifesa Rezzadore,un giocatore ricordatoper lasua correttezzaincampoeper la bravuranelrubare palla senza commetterefallo. Nel 2015 scomparveancheil giocatore AdelmoGiusti. Oltrealla carriera sportiva Rezzadore,titolare del«Cionos bar»,incentroa Veronella,era
statoconsigliere diminoranzaal tempodelsindaco Antonio Cicolin,poiaveva ricoperto il ruolo diassessoreai Servizisocialicon l’amministrazionedi Dino Paggiola,dal 2004al2009. Prima dirilevarela gestione delbar, avevalavoratocome operaioalla «Uranio»,la fabbricacheha precedutola «Fiamm». Di indole mite,eraamato datuttiperchénel suocaffè sirespirava unclima serenoe«Ciono», comeveniva chiamato,riusciva astemperare anchei momentiditensione. Lopiangono inmolti,tra cui gli amiciGiuliano Danieli,Federico Cacciavillani,Amedeo Carli e LuiginoDeMori, chene sottolineanol’«onestàe profonditàd’animo».Lasciala moglieTiziana, ifigli Leonardoe Giorgia.I funerali sarannolunedì, alle15,nellachiesa diVeronella. Lafamiglia chiede chele offerte raccoltevadano allaricerca sul cancro. P.B.
VILLABARTOLOMEA. Incontrostasera
Zaia, Borchia, Marcato, Candiani: vip per le elezioni ProgettoSalomè, più spazi Duecentocinquanta persone, radunate in piazza Garibaldi, hanno accolto venerdì sera il governatore del Veneto Luca Zaia, che per la prima volta ha fatto visita a Legnago. Il presidente regionale è intervenuto a sostegno di Graziano Lorenzetti, candidato sindaco sostenuto da una coalizione di centrodestra formata dal Carroccio e da altre tre liste. Ad introdurre Zaia, ol-
tre a Lorenzetti, c’erano i sindaci Andrea Girardi di Minerbe e Marco Franzoni di Cerea. Al termine, Zaia ha scambiato alcune battute con il candidato sindaco angiarese Antonino Puliafito. «Su una popolazione di 25mila abitanti», ha ammonito Zaia, «circa il 10 per cento, ovvero 2.500 persone, secondo le statistiche, fatica ad arrivare a fine mese: è a costoro che un’amministrazione
locale deve pensare prima di tutto». Dopo Zaia è intervenuto anche il candidato a Bruxelles Paolo Borchia. La sfilata di «big» è proseguita con l’intervento al Centro archeologico ambientale di Roberto Marcato, assessore regionale al Commercio e alle attività produttive. Ieri mattina, invece, è arrivato in città il sottosegretario leghista all’Interno Stefano Candiani. Dopo la visita ai vigili
del fuoco, Candiani ha incontrato una ventina di sindaci del territorio per creare sinergie su temi come la viabilità, le infrastrutture e la sanità. Lunedì 20, infine, alle 19, in sala civica di via Matteotti, ci sarà Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità, che parlerà anche dell’ospedale Mater salutis. Al dibattito seguirà, alle 21, il convegno «La donna, un tesoro in equilibrio». • F.T.
diaccoglienza peribambini L’associazione «Progetto Salomé onlus», presieduta da don Raffaello Serafini, torna a Villa. L’incontro, promosso con Cif, gruppo alpini, Pro loco e Club del Libro, sarà oggi, alle 20.45, al centro polifunzionale Romano. Sarà fatto un bilancio dei 20 anni di attività e di impegno in Madagascar ed esposti i progetti come quello per la missione del-
le Hermanas Pobres Bonaerenses de San José, nel villaggio di Ambohitrimanjaka, vicino alla capitale Antananarivo. Sostenuta da Progetto Salomé, nella missione si vuole ora ampliare la scuola per bambini di strada e disagiati. L’intervento, approvato dalla Conferenza Episcopale italiana, prevede più spazi utili per accogliere i bambini. • E.P.
Nuovocortile alcastello Pavimento «rossoantico» Dove prima c’erano ghiaino e buche ora c’è una pavimentazione di colore rosso mattone anticato che dona decoro a un’area che nel periodo estivo accoglie anche fino a 40 mila persone. Sarà inaugurata domani, alle 10.30, il nuovo cortile del castello di Salizzole con la presentazione, in sala civica, dei lavori eseguiti. La riqualificazione prevedeva la valorizzazione di una superficie di circa 1.500 metri quadrati, recupero possibile grazie a un finanziamento europeo a fondo perduto di 200mila euro, concesso da Avepa, che copre l’intero costo. A carico del Comune restano solo le spese tecniche per circa 65mila euro. Il cortile è stato dotato di sottoservizi (fognature, illuminazione, ecc.) e pavimentato di rosso mattone anticato. «Nell’area davanti al corpo centrale del castello la posa della pavimentazione è “a correre” a ricordo di quella preesistente», spiegano i tecnici, «mentre in corrispondenza del portico novecentesco, dove c’è la sala civica, sono stati posati elementi a spina di pesce con riquadrature». Lo spazio dove si svolgono tutte le manifestazioni estive sarà delimitato da alberi ad alto fusto e diventerà pedonale. Non sarà perciò più possibile parcheggiare le auto che potranno usufruire del nuovo parcheggio adiacente agli impianti sportivi e al circolo Noi. «In cinque anni abbiamo riqualificato tutta l’area esterna del castello, ora manca solo la facciata che si affaccia sul cortile», dice il sindaco Mirko Corrà, arrivato a fine del suo mandato: «è un recupero che valorizza il castello e l’originaria vocazione del cortile, rendendolo accessibile a tutti». Il progetto prevedeva anche un intervento di restauro conservativo del volto di ingresso che richiederà però tempi più lunghi. Dal 2000, il maniero ha subito diversi interventi conservativi. Negli ultimi cinque anni, esclusi i lavori al cortile, per sistemare il castello il Comune ha speso quasi 350mila euro. Restano da sistemare le sale al primo piano e tutto il secondo piano. • L.M.
Belluno Domenica 19, Maggio 2019
NEVEGAL: IL VUOTO DIETRO A ZARDO NELLE PROVE, OGGI SI FA SUL SERIO
V Domenica di Pasqua. Gesù ci ha insegnato che amare significa fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi (Mt 7,12).
11°C 14°C Il Sole Sorge 5.33 Tramonta 20.40 La Luna Sorge 21.22 Cala 6.12
Cortina d’Ampezzo
Sport Bassano ko: ora il Belluno sente il profumo della serie B
Incognita meteo sulla cronoscalata di oggi D. Tormen a pagina XVII
La Rurale chiude il 2018 con un utile di 2,2 milioni Dati ancora in crescita per l’istituto che si appresta a cambiare nome per diventare Banca di Cortina. Il 23 si riunirà l’assemblea.
D’Incà a pagina XV
Dibona pagina XII
Troppi rischi, via le case da Schiucaz L’assessore regionale Bottacin alle famiglie sfollate: se la frana `Ipotizzato un rientro temporaneo nella borgata con scorta spazzerà il paese le abitazioni saranno spostate in un altro luogo per consentire ai residenti di portare al sicuro gli oggetti più cari `
Se la frana si porterà via il paese di Schiucaz l’abitato non risorgerà più lì. Lo ha spiegato ieri l’assessore regionale alla Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin, che ha incontrato in Municipio a Farra la popolazione del paesino in comune di Alpago. È l’ipotesi peggiore, ma è stata prospettata anche questa, viste le pressanti domande dei 17 sfollati. È stato spiegato che l’emergenza sarà lunga e nei prossimi giorni il Comune aiuterà a trovare delle abitazioni in affitto. Sulle case evacuate di Schiucaz (15 edifici) incombono 6mila metri cubi di roccia e fango che si stanno muovendo velocemente. E le piogge di questi giorni non aiutano. «È una bomba», ha detto il geologo Luca Salti.
Ieri pomeriggio nel Municipio di Farra, sono arrivati i vertici regionali, che hanno ora in carico l’emergenza di Schiucaz con Veneto Strade. Gli sfollati, dopo le prime domande dai toni accesi, hanno apprezzato la sincerità e capito. Ma hanno voluto sapere qual è il piano. «La decisione - ha risposto Michele Artusato di Veneto Strade - è quella di osservare nei prossimi giorni per comprendere bene i meccanismi di rottura, romperla male potrebbe essere una brutta cosa». Intanto i residenti scortati saranno riportati nelle abitazioni per potersi prendere gli oggetti più cari. Bonetti alle pagine II e III
Impiegati precettati all’ufficio anagrafe
Feltre
Confronto tra Comune e commercianti «Sono pronta ad ascoltare le richieste che i commercianti vorranno farci e valutare insieme il percorso da fare. Siamo consapevoli che non si tratta di un momento facile per il commercio per cui intendiamo sostenerlo per quello che ci è possibile fare». Scarton a pagina VIII
IL VERTICE IERI IN MUNICIPIO I tecnici regionali hanno illustrato il piano
Belluno In campo cantanti, postini e sindaci
Il municipio di Belluno è corso ai ripari i dipendenti richiamati alle 20 di venerdì Santa Giustina
Nuova rotatoria in zona Meano: c’è l’accordo Firmato un protocollo tra Provincia e il Comune di Santa Giustina che dà il via libera alla rotatoria a Meano. Si risolvere così uno dei punti neri della viabilità del comune, teatro di numerosi incidenti. A pagina IX
Solidarietà, in gol per gli alluvionati SUCCESSO Ieri per la partita dedicata ai colpiti da Vaia
D. Tormen alle pagine XVI e XVII
Targhe “straniere” gli emigranti chiedono modifiche Bilanci e problemi legati agli emigranti in discussione nel corso dell’assemblea dei Bellunesi nel Mondo che si è tenuta ieri in sala Bianchi a Belluno. Tra i punti affrontati anche quelli legati alle targhe straniere utilizzate dagli emigranti quando ritornano in patria e che rischiano pesanti sanzioni e il quorum alle elezioni. I risultati alle urne possono essere, infatti, vanificati chiamando a dirigere il municipio un commissario prefettizio visto che i conteggi tengono conto anche di chi è iscritto agli elenchi dell’Aire. Sul tavolo dell’assemblea anche i bilanci dell’associazione e le future modifiche dello statuto. A pagina VII
Ospitale di Cadore
Museo della memoria, taglio del nastro valorizzata l’identità territoriale locale Ora il museo, a breve l’ostello: Ospitale di Cadore si apre al futuro. Ieri a Termine il taglio del nastro di un nuovo edificio, orientato a rafforzare lo spirito identitario della comunità, ma anche a far conoscere Ospitale all’esterno. Il museo e l’ostello si inseriscono all’interno del percorso legato alla “Via dei Papi”. BELLUNESI NEL MONDO L’Abm ieri ha tenuto l’assemblea annuale
Installato il bancomat di Tremonti A Lorenzago tornano i contanti grazie ad un bancomat di un’azienda privata alla quale il sindaco Mario Tremonti, morto recentemente, si era rivolto per colmare il vuoto lasciato dalle banche. Lo sportello automatico è stato attivato nei pressi dell’ex disco pub Babek. Carraro pagina XIII
Cencenighe
«L’acquedotto in val di Chiot è fuori uso»
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Il Comune capoluogo tocca il fondo in tema di personale: per poter aprire l’ufficio Anagrafe ieri mattina, sabato, è stato costretto a precettare un dipendente, ma solo per garantire il servizio minimo dovuto. Lo ha fatto con un provvedimento all’ultimo istante, arrivato a casa del precettato alle 20 di venerdì. «Ancora una volta - affermano i sindalisti della Funzione pubblica Cgil e Cisl - il Comune si è salvato per il rotto della cuffia. Ma prima o poi salta tutto». Il sindaco Massaro, contattato ieri mattina, ha detto che si sarebbe informato. Marsiglia pagina V
Lorenzago
D’Incà a pagina XVIII
L’INAUGURAZIONE Del nuovo museo
Redazione Belluno: 32100 - Belluno, via Segato 5 - Tel. 0437.940260 - fax 041.665177 belluno@gazzettino.it
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A Cencenighe l’emergenza acqua continua. La rete che arriva dalla valle di Chiot è inservibile. «Per quanto riguarda l’acquedotto che è quello più importante di Cencenighe, Il Bim - spiega il sindaco Mauro Soppelsa - lo dà per perso perché i danni riportati dopo l’alluvione di ottobre scorso rendono impossibile qualsiasi intervento». «La parte sovrastante alla vasca di presa è molto pericolosa e risulta impossibile mandare delle persone ad operare in quella zona. Ora valuteremo se poterne sfruttare una piccola parte. La soluzione definitiva però è rappresentata dal collegamento con l’acquedotto di Canale». Fontanive a pagina XI