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Il genere LETTERARIO Due titoli: Iambi ed Epodi
•una poesia dedicatoria in forma di propempticon («carme di accompagnamento»), indirizzata a Mecenate in partenza verso Azio (1); • due «scherzi» (2, 3), uno dei quali rivolto ancora a Mecenate, che lo ha costretto a mangiare una cena a base di aglio; • invettive (4, 8, 10 [T3], 12); • una poesia programmatica sul genere giambico (6); • poesie di contenuto politico e civile (7 [T1], 9 [T2 ONLINE], 16); • poesie di argomento erotico (11, 14, 15); • un carme simposiaco (13); • poesie di argomento magico (5, 17).
Di derivazione callimachea è anche l’alternanza dei registri stilistici e dei toni, così come il ricorso alla tecnica dell’allusione. Le poesie di contenuto politico e civile Svettano, fra i diciassette componimenti, gli epodi 7 [T1] e 16, entrambi di contenuto politico, nei quali prevale un profondo pessimismo sui destini di Roma. Utilizzando il linguaggio profetico e ammonitorio degli antichi vati, Orazio denuncia nell’epodo 7 la colpa originaria di Roma (il fratricidio, da cui deriverebbero le guerre civili), mentre nell’epodo 16 profetizza la caduta di Roma per opera dei barbari, che la distruggeranno col fuoco e la calpesteranno con i loro cavalli.
Nell’epodo 16 la soluzione di fronte alle guerre civili e alla violenza politica è di natura mitico-simbolica: il poeta esorta ad abbandonare il suolo maledetto di Roma e a rivolgere le vele verso le favolose isole Beate, miracoloso residuo dell’antica età dell’oro (e prefigurazione mitica di uno dei più caratteristici motivi oraziani, quello dell’angulus al riparo dal mondo).
A questi epodi, i più antichi, precedenti l’incontro con Mecenate e Ottaviano, si contrappone l’epodo 9 [T2 ONLINE], composto appena dopo Azio: l’angoscia per i destini della patria si scioglie qui nel nome di Ottaviano e nella promessa di un convito allietato dal vino. Collocandosi tra Filippi e Azio, gli Epodi finiscono dunque per rappresentare il passaggio dall’angoscia della catastrofe all’ottimismo liberatorio della salvezza offerta da Ottaviano; il modello giambico archilocheo, originariamente legato al circuito della polis (e strumento espressivo di un appassionato, irriducibile individualismo), si pone così al servizio del principato e dei rivolgimenti istituzionali in atto.
Il genere LETTERARIO
Due titoli: Iambi ed Epodi
Il titolo scelto da Orazio (come risulta da Odi I, 16, 3 e da Epistole I, 19, 23) doveva essere quasi certamente Iambi, termine che indicava sia determinate forme metriche (iambus è il piede composto da una sillaba breve e da una sillaba lunga) sia il genere letterario reso illustre in Grecia da Archiloco e da Ipponatte: una poesia di tono aggressivo e realistico, nella quale predominavano i sentimenti dell’ira e della rabies. Ma già i grammatici antichi, sottolineando un altro aspetto metrico dell’opera di Orazio, chiamarono il libro Epodi. Letteralmente epodòs («canto che viene dopo», «canto aggiunto») indica semplicemente il verso più corto di un distico, che fa da eco al precedente. In seguito i grammatici del tardo impero finirono per designare con «epodo», per estensione, l’intero distico costituito appunto da un verso più lungo e da un altro più breve modellato sul precedente. In distici epodici (per lo più un trimetro giambico seguito da un dimetro giambico) sono composti sedici dei diciassette componimenti del libro di Orazio.