PROFILO STORICO
2 La poesia “eccessiva” degli Epodi Gli anni della composizione Il libro, pubblicato nel 30 e dedicato a Mecenate, comprende 17 componimenti. La composizione degli Epòdi ha inizio intorno al 42-41 (gli anni inquieti di Filippi e delle proscrizioni) e si conclude dopo la battaglia di Azio (quando Orazio è ormai integrato nell’ambiente culturale augusteo). Discende di qui la diseguaglianza di toni e di ispirazione del libro, evidente soprattutto nei carmi di tema civile, scritti il 7 [ T1] e il 16 a ridosso dell’esperienza di Filippi, il 9 [ T2 ONLINE] appena dopo Azio. Orazio e Archiloco Orazio, in un’epistola scritta intorno al 20, affermerà orgogliosamente di aver introdotto per primo nel Lazio parios iambos, cioè i giambi di Archiloco di Paros (poeta greco del VII secolo a.C.). Archiloco aveva dato origine a una poesia animata da una forte carica polemica, irta di invettive e di attacchi ad personam, di sentimenti violenti ed eccessivi espressi con un linguaggio realistico e potente, non privo di elementi osceni e triviali. Nel dichiarare il suo modello, Orazio pone tuttavia una limitazione: di Archiloco aveva voluto infatti imitare solo numeros animosque («i ritmi e lo spirito aggressivo»), non le res («gli argomenti»), che invece appartenevano interamente al mondo romano e al dominio della sua esperienza personale, ed escludevano in sostanza gli attacchi ad personam. In un altro passo (Odi I, 16, 22-25), sempre ricordando l’esperienza giovanile degli Epodi, Orazio metteva in evidenza l’aspetto più caratterizzante dei suoi primi versi, il fervor dell’ispirazione, il ribollire delle passioni e dei risentimenti che lo avevano spinto verso i modi della poesia giambica, avvertita come la più consona ad esprimere il disagio morale ed esistenziale di quegli anni: me quoque pectoris/ temptavit in dulci iuventa/ fervor et in celeres iambos/ misit furentem («me pure tentò, nella dolce giovinezza, il ribollire dell’animo e mi sospinse furente verso i giambi veloci»). Un’ispirazione prevalentemente letteraria In realtà l’ispirazione archilochea agisce più come suggestione letteraria che non come autentica forza di sovversione polemica; ed è naturale, considerato che Archiloco era un aristocratico del VII secolo coinvolto nelle tumultuose vicende politiche e civili di una polis, mentre Orazio era un letterato di umili origini inserito in un grande sistema statale che si avviava, proprio in quegli anni, a cancellare le ultime resistenze repubblicane e libertarie. Gli attacchi di Archiloco sono sempre ad personam, astiosi e feroci; quelli di Orazio, tranne il caso dell’epodo 10 [ T3], sono diretti a figure fittizie o anonime (ad esempio un usuraio, un liberto arricchito, una maga, una donna troppo vogliosa). Archiloco è ispirato dall’attualità; Orazio dal desiderio di gareggiare su un piano meramente letterario con i propri modelli. Orazio e la poesia giambica di Callimaco Proprio l’ispirazione prevalentemente letteraria di questi epodi tradisce il profondo legame con la poesia giambica ellenistica, e in particolare con i Giambi di Callimaco, a cui Orazio allude non solo nel titolo (Iambi) ma anche nel numero dei componimenti raccolti (diciassette). Accentuando l’aspetto della varietà, Callimaco aveva fuso nel suo libro motivi eziologici, politici e favolistici. Anche la raccolta oraziana rispecchia, nei contenuti e nelle scelte formali, il canone alessandrino della poikilía o variatio. I diciassette componimenti di Orazio comprendono infatti: 175 © Casa Editrice G. Principato