
3 minute read
T 17 Labuntur anni (Carmina II, 14) LAT IT
T 17
Carmina II, 14 LATINO ITALIANO
Nota metrica:
sistema alcaico, composto di due endecasillabi alcaici seguiti da un enneasillabo e da un decasillabo alcaici.
Labuntur anni
Il carme svolge alcuni dei temi dominanti della lirica oraziana: la brevità della vita, l’inesorabilità della morte, l’invito a godere degli effimeri piaceri di ogni giorno (implicito, quest’ultimo, nelle due ultime strofe). Nell’assenza di ogni forma di ironica bonomia, prevalgono i toni mesti e pensosi, cadenzati su un ritmo severo e solenne. Le immagini (in parte tratte dal tradizionale repertorio mitologico, in parte ispirate alla vita quotidiana di Roma) sono contenute ed essenziali. Orazio disegna il destino dell’uomo (di ogni uomo, come viene sottolineato ai vv. 9-12) con l’implacabile fermezza di un linguaggio che non conosce sbavature sentimentali. La tensione emotiva e gli elementi patetici sono disciplinati entro precise movenze retoriche: l’esclamazione iniziale (Eheu), la reduplicazione del nome Postumus, l’anafora dell’avverbio frustra, il rilievo sintattico dei tre gerundivi (enaviganda... visendus... linquenda), il polisindeto della penultima strofa (che sottolinea l’ineluttabilità della separazione dalla vita e dai suoi beni più cari).
Eheu fugaces, Postume, Postume, labuntur anni nec pietas moram rugis et instanti senectae adferet indomitaeque morti,
5 non si trecenis quotquot eunt dies, amice, places inlacrimabilem Plutona tauris, qui ter amplum Geryonen Tityonque tristi
compescit unda, scilicet omnibus, 10 quicumque terrae munere vescimur, enaviganda, sive reges sive inopes erimus coloni.
Ahimè fuggiaschi, Postumo, Postumo, scivolano via gli anni, né un animo devoto potrà ritardare l’incalzante vecchiaia, le rughe, l’inesorabile morte,
5 neanche se tu voglia, amico, ogni giorno che passa, placare con trecento tori lo spietato Plutone che rinserra il vasto Gerione dai tre corpi e Tizio nella triste
onda su cui tutti noi che nutre 10 il raccolto della terra dovremo senza scampo navigare, sia se saremo re, o poveri coloni.
1. Postume: è ignota l’identità del destinatario: il nome potrebbe anche essere fittizio e simbolico.
7-8. Plutona... Geryonen Tityonque:
Plutone è il dio dei morti; Gerìone è il gigante triforme ucciso da Ercole; Tizio è un altro mostruoso gigante ucciso da Apollo per vendicare l’oltraggio recato alla madre Latona.
Frustra cruento Marte carebimus fractisque rauci fluctibus Hadriae, 15 frustra per autumnos nocentem corporibus metuemus Austrum:
visendus ater flumine languido
Cocytos errans et Danai genus infame damnatusque longi 20 Sisyphus Aeolides laboris;
linquenda tellus et domus et placens uxor, neque harum quas colis arborum te praeter invisas cupressos ulla brevem dominum sequetur.
25 Absumet heres Caecuba dignior servata centum clavibus et mero tinget pavimentum superbo, pontificum potiore cenis.
Invano ci asterremo dal sanguinoso Marte e dai flutti infranti del rauco Adriatico, 15 invano in autunno fuggiremo timorosi l’Austro che nuoce alle membra.
Dovremo vedere il fosco Cocito errante con torpido flusso, e la stirpe maledetta di Danao, e l’eolio Sisifo 20 condannato ad un lungo travaglio;
dovremo lasciare la nostra terra, la casa, l’amata sposa: degli alberi che coltivi, nessuno, fuorché l’inviso cipresso, seguirà te, effimero padrone.
25 Un più degno erede berrà quei vini cecubi serbati ora con cento chiavi, e bagnerà il pavimento di vino superbo, migliore che nelle cene dei pontefici.
(trad. di L. Canali)
13-16. cruento Marte... fluctibus Ha-
driae... Austrum: exempla di pericoli che il saggio deve saper evitare; l’Austro o scirocco è un vento caldo-umido del sud che soffia su Roma fra settembre e ottobre.
18-20. Cocytos... Danai genus... Si-
syphus Aeolides: il Cocito (in greco «fiume del pianto») è uno dei tradizionali fiumi infernali; le Danaidi, avendo ucciso i rispettivi mariti la prima notte di nozze, furono condannate agli inferi a riempire eternamente d’acqua dei vasi forati sul fondo; Sisifo, figlio di Eolo (perciò eolio) fu condannato nell’oltretomba a spingere fin sulla cima del monte un masso, che subito rotolava lungo il versante opposto. 25. Caecuba: cfr. la nota a I, 37, 5 [T13]. 28. pontificum... cenis: cene notoriamente sontuose.