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T 21 L’età di Augusto (Carmina IV, 15) LAT IT 248 ONLINE T 22 Ad Albio Tibullo: conforti per il poeta malinconico (Epistulae I, 4) LAT
25 Infernis neque enim tenebris Diana pudicum liberat Hippolytum, nec Lethaea valet Theseus abrumpere caro vincula Pirithoo.
25 ché neanche Diana libera dalle tenebre inferne il casto Ippolito, né Teseo riesce a spezzare i ceppi letei a Piritoo suo diletto.
(trad. di L. Canali)
25-26. Diana... Hippolytum: Ippolito, figlio di Teseo, si era votato al culto di Diana e viveva castamente. Fu ingiustamente calunniato dalla matrigna, di cui aveva respinto l’amore, e maledetto dal padre, che lo fece perire con l’aiuto di Poseidone. Secondo una versione del mito, Diana scongiurò inutilmente il dio Esculapio di sottrarlo alla morte. 27-28. Lethaea... Pirithoo: il Lete è il fiume infernale che dà l’oblio; Piritoo, innamorato di Proserpina, discese agli inferi con l’amico Teseo per rapire la dea: catturato, fu messo in catene; Teseo riuscì invece a fuggire e a ritornare sulla terra.
T 21
L’età di Augusto Carmina IV, 15
ONLINE
T 22
Epistulae I, 4 LATINO
Nota metrica:
esametri.
Ad Albio Tibullo: conforti per il poeta malinconico
Orazio si rivolge all’amico Albio (con ogni probabilità Albio Tibullo, il poeta elegiaco), che vive appartato nelle sue terre, in regione Pedana. Si delinea il ritratto di un giovane malinconico, incapace di godere dei beni che la fortuna gli ha elargito. Orazio lo immagina mentre erra fra le selve pensoso e solitario; come scrive La Penna, reptare «suscita non solo l’impressione della lentezza e della pigrizia, ma anche dello strisciare furtivo, lontano dagli uomini». Il ritratto prende rilievo dal confronto con l’immagine scherzosa che l’autore dà di se stesso, porcus del gregge di Epicuro (v. 16). Orazio riprende alcuni temi fondamentali della propria poesia (la fugacità del tempo, l’invito al godimento dell’oggi, lo stato di fragilità e di finitezza della vita umana), ponendoli sotto il segno dell’amicizia, tema epicureo per eccellenza.
Albi, nostrorum sermonum candide iudex, quid nunc te dicam facere in regione Pedana? Scribere quod Cassi Parmensis opuscula vincat,
[1-5] O Albio, giudice sincero delle nostre satire, che cosa posso dire che tu faccia ora nella regione di Pedo? Che tu stia scrivendo un’opera che superi i brevi carmi di Cassio Parmense, oppure che silenzioso ti aggiri fra i boschi salubri, intento a meditare ciò che è degno di un uomo saggio e onesto?
Albi... iudex: il vocativo iniziale (del nome Albius) concorda in iperbato con candide iudex, da cui dipendono i genitivi plurali nostrorum (= «delle mie») e sermonum, cioè le Satire, come intendono i più. In tal caso, le espressioni del primo verso alluderebbero forse a giudizi pronunciati da Tibullo in passato; ma, dato che Orazio designa con il termine sermones anche le Epistulae, si potrebbero riferire a queste ultime, e a tempi molto più recenti. – candide: l’aggettivo candidus, che come in italiano indica un «bianco» immacolato e luminoso, per traslato significa anche «sincero», «puro», «leale». È possibile che Orazio abbia inteso costruire un gioco di parole allusivo al nome del destinatario: Albius da albus («bianco»). – quid... facere: dall’interrogativa