INDiCe
6 Si ricomincia!
8 Il test dei testi 10 Parole per… EMOZIONARE strategie di lettura 12 Leggere per…
13 Lettura silenziosa e a voce alta
14 Le pause della punteggiatura
15 Leggere con espressione
16 Percorso per la conoscenza del tipo di testo
17 Percorso per acquisire una buona capacità di comprensione.
Un leone in biblioteca Verifica
per CRESCERE
Non sono triste, ma…
La fantasia può fare brutti scherzi
Il consiglio del leone 45 Ti do una mano
ritorno SCUOLA a per NARRARE i tEsti
20 Il semaforo blu 22 Il riccio imbroglione
l’analisi della tipologia testuale
23 ANALIZZARE IL TESTO NARRATIVO • MAPPA
24 Alice l’intrusa • la comprensione del testo
25 COMPRENDERE IL TESTO NARRATIVO • MAPPA
26 Pit, la schiappa
scopriamo il fantastico GENERE
28 La canzone del buon viaggio
29 ANALIZZARE IL RACCONTO FANTASTICO • MAPPA
30 L’orso pescatore • dentro il racconto fantastico
32 Il fantasma di Roccacivetta
33 Il mondo alla porta
34 Il cavallo e l’ulivo
La cartella
18 I diversi tipo di testo esploriamo TESTI i scopriamo il realistico GENERE
ANALIZZARE IL RACCONTO REALISTICO • MAPPA
La caccia alle renne • dentro il racconto realistico
Non è una festa per gatti
Vacanze con sorpresa
Battaglia a palle di neve
Colpa di carciofo
La maestra Giuditta Verifica scuola letture per CRESCERE
Formula per ottenere bei voti
Come va mia figla?
Viva San Valentino!
Gomme, stringhe e spazzolini
Il capitano e la balena bianca 36 I folletti di Allock • EDUCAZIoNE ascolto ALL’
scopriamo il avventura GENERE
Pirati in pericolo
ANALIZZARE IL RACCONTO DI AVVENTURA • MAPPA
Ulil e il giaguaro • dentro il racconto di avventura
67 Io, Moby Dick
68 Avventura a Lilliput
70 Incontro nel bosco
72 Indiana Jones • EDUCAZIoNE ascolto ALL’
74 Un’avventura per il re dei viaggi Verifica coraggio
per CRESCERE
76 Parole confinanti
77 Colpa del medico
78 Albin e Stig
80 Il coraggio di sbagliare
82 Parole per… EMOZIONARE
Paura o coraggio? Il mostro che è dentro di me
scopriamo il fantasy GENERE
84 Oltre la porta di luce
85 ANALIZZARE IL RACCONTO FANTASY • MAPPA
86 Le terre luminose • dentro il racconto fantasy
88 Il Reame dei Maghi in pericolo
90 Il cervo d’argento
92 Le Terre di Incanto
94 La custode dei Mari Orientali Verifica sogno letture per CRESCERE
96 I sogni son desideri
97 Sogni a occhi aperti
98 Nuvole di sogni
100 Il miscuglio magico
101 I sogni neri
scopriamo il autobiografia e biografia GENERE
102 Io, Rita Levi Montalcini • Rita Levi Montalcini
103 ANALIZZARE L'AUTOBIOGRAFIA e LA BIOGRAFIA • MAPPA
104 La mia infanzia al mare • dentro il racconto autobiografico
105 La regina Cleopatra • dentro il racconto biografico
genere biografia
106 Ryan Hickman
107 Ipazia
genere autobiografia
108 Volevo fare la scrittrice
109 Volevo fare lo scrittore
110 Un chirurgo di guerra racconta
112 Io, Charles Darwin • Charles Darwin (1809-1882) Verifica
esperienze letture per CRESCERE
114 Pedala! Pedala!
115 Ce l’ho fatta!
116 Il cagnolino Teresa
117 Non apro la bocca
118 Una sorella incorreggibile!
scopriamo il lettera ed e-mail GENERE
120 Lettera alla Befana
121 ANALIZZARE LA LETTERA e L'E-MAIL • MAPPA
122 Lettera di un ragno • dentro la lettera
123 Da: corvonero@sottotetto.it
scopriamo il diario GENERE
Martedì, 7 ottobre
ANALIZZARE IL DIARIO • MAPPA
Che giornataccia! • dentro il diario 127 2 maggio • 12 maggio • 23 maggio 128 6 luglio
Buonasera diario Verifica
per CRESCERE
Filastrocca dell’amicizia
Foorte!
Il Piccolo Principe trova un’amica
Che rabbia!
Parole per… EMOZIONARE L’amicizia, quella vera!
INDiCe
i tEsti
DESCRIVERE per scopriamo il descrittivo TESTO
140 Alec e la preside Vance
142 Rocco
143 ANALIZZARE IL TESTO DESCRITTIVO • MAPPA
144 Il figlio del pstino • dentro il testo descrittivo
Persone
145 Io sono Mario • Lei è Angelica
146 Di tutti i colori
Dati sensoriali
148 Nella Taiga della Mongolia
Oggetti
149 Il pentolino con il beccuccio
Animali
150 Il Grifone
151 Lo squalo
Ambienti
152 Una casa
153 Il mercato all’aperto
154 All’improvviso il temporale • EDUCAZIoNE ascolto ALL’
156 Vi presento Sherlock Holmes Verifica
letture per CRESCERE
viaggio
158 Un lungo viaggio
159 Partenza per il centro estivo
160 I miei amici nel mondo
161 A scuola a Tokio
164 Mi sento solo i tEsti per EMOZIONARE
scopriamo il poetico TESTO
166 Gelosia
167 ANALIZZARE IL TESTO POETICO • MAPPA
La rima
168 Rima per le rime • dentro il testo poetico
Il contenuto
169 Sono triste, e allora? • Se penso un cielo
La musicalità
170 La locomotiva
171 Ululava l’ululupo • Bi
Il calligramma
172 Il calligramma
La similitudine
173 Umori del cuore • Il cielo è…
La fiastrocca
174 La pigrizia si svegliò • M’hanno detto che sul tetto
Nonsense e limerick
175 Trecentotrè trentine • Un’anziana signora di Praga
La descrizione
176 Una strana bottega • Il mio giardino • Voce nascosta
Io e la poesia
177 Rima dei nati per leggere • Per mare coi delfin
178 Cos’hai fatto oggi a scuola? Verifica
179 La luna Verifica
letture per CRESCERE
180 La rabbia
emozioni e sentimenti
181 Il diario delle emozioni
182 Le scatoline segrete
184
i tEsti per INFORMARE
186 Dalle news alle fake news il passo è breve
L, Educazione CRESCERE con...
214 IO, LA COSTITUZIONE 216 I DIRITTI E I DOVERI
218 MESTIERE DA DONNA?
188 Le Olimpiadi
189 ANALIZZARE IL TESTO INFORMATIVO-ESPOSITIVO • MAPPA
190 Il teatro nell’antica Grecia • dentro il testo informativo
192 Terra
193 Marte
194 Che cos’è un dinosauro?
196 Le facce della luna • EDUCAZIoNE ascolto ALL’
198 Meravigliosa evoluzione Verifica curiosità letture per CRESCERE
200 Curiosità
201 Galileo Galilei
202 Il diario ritrovato
204 Parole per… EMOZIONARE
Dietro la maschera
scopriamo il informativo - espositivo TESTO i tEsti
DARE per ISTRUZIONI
206 Costruisci un bilboquet
220 IL RISPETTO DEL PATRIMONIO ARTISTICO 222 SPORT È SALUTE
224 DIECI GIORNI SENZA SCHERMI
226 PAROLE APPUNTITE, PAROLE PIUMATE
227 STAGIONI LE
228 Foglie d’autunno
229 Il bosco in autunno
230 I vestiti delle foglie
231 Il gelo
232 La terribile tormenta di neve
233 Brillantini di ghiaccio
234 Caro Babbo Natale
235 I doni ai buoni, ai cattivi il carbone
PRIMAVERA
236 La primavera
237 La natura cambia vestito
238 Inverno, vattene!
207 ANALIZZARE IL TESTO REGOLATIVO • MAPPA
208 In caso di incendio
209 Somministrare la pillola a un gatto
210 Battaglia a palle di neve
212 I tollini Verifica
239 Ho l’estate…
240 Ricominciamo
tutte le letture sono speakerate
ritorno SCUOLA a
Si ricomincia!
– Dai Leti, molla quel pallone e infilati le scarpe!
– Uff…
– Ma è possibile che ti metti a giocare di prima mattina?
Le vacanze sono finite, ricomincia la scuola, forza!
Le solite raccomandazioni.
– Dovresti avere già lo zaino in spalla: siamo in ritardo!
Sono le 7.45 e la mamma ci accompagna, come sempre. E, come sempre, mamma è di frettissima e si fa fuori duecento gomme da masticare al minuto.
Dice che le gomme per lei sono come le noccioline per Super Pippo, che, a furia di masticarle, riesce ad affrontare tutti i mille impegni della giornata!
C’è sempre un mega traffico, quindi, prima di scendere dall’auto, la mamma ci augura buona giornata mentre scambiamo al volo un bacio sulla guancia.
Ovviamente io e Riki ci precipitiamo verso l’ingresso.
Lui è al piano terra, perché è in seconda, io al piano sopra, mentre Serena, la nostra sorella maggiore, cammina a passo lentissimo verso la classe della Scuola
Secondaria, al terzo piano, senza distogliere lo sguardo dallo smartphone… Che novità!
Ecco la mia migliore amica che spunta dal fondo del giardino: – Martina, sbrigarti!
Appendiamo le felpe, poi posiamo gli zaini mentre la maestra, la signora Pianesi, ci saluta con un sorriso. Dopo aver fatto l’appello ci chiede di raccontare come abbiamo passato i mesi di vacanza. Poi, a un certo punto, ci chiede di ascoltarla e ci comunica che oggi dovremo scrivere un tema. – Ma come, un tema il primo giorno di scuola? –chiede qualche mio compagno.
– Forza, prendete il quaderno e raccontate qualcosa che vi rende felici, qualcosa che vi piace tanto fare!
Francesca Gargiulo - Gaia Missaglia, Voglio fare la calciatrice, Piemme
Prendi un foglio, una biro e… niente paura!
Non devi scrivere un testo. Hai varie possibilità: scegline una.
Scrivi o disegna: un tuo desiderio per questo nuovo anno scolastico; ciò che ti rende felice quando sei a scuola; ciò che della scuola proprio non ti piace.
Tieni con te il foglio e… riguardalo quando finirai la classe quarta!
Il test dei testi
Prima di cominciare il viaggio nella conoscenza di NUOVI tipi di testo, ripercorriamo quelli
che hai incontrato lo SCORSO ANNO
Li ricordi? Mettiti alla prova con il test dei testi !
Qual è il tipo di testo che devi richiamare alla mente?
Per prima cosa: “pensa , pensa , pensa” .
Aiutati con le parole e con l’intelligenza visiva
Se proprio hai difficoltà (ma non sarà così!), nella prossima pagina, in basso, troverai un elenco.
Storie di animali che si comportano come esseri umani. Hanno sempre una morale.
Le avventure di un personaggio che incontra tanti ostacoli. Ma, con un aiuto spesso magico, il lieto fine è assicurato!
Animali, persone, ambienti che tanto tempo fa si sono trasformati quasi per incanto.
Come è nato il mondo? Come è nata l’umanità? Mistero!
Parole che giocano per suscitare emozioni!
Testi che danno istruzioni per costruire qualcosa, spiegare un gioco, avere comportamenti corretti.
Testi che ti fanno “vedere” persone, animali, ambienti in tutti i loro particolari.
Quante tipologie testuali hai individuato senza aiuto? Colora.
7: sei un MITO
Da 3 a 6 : sei una favola
Meno di 3 : Ti daremo un AIUTINO MAGICO
Ecco i tipi di testo che dovrai associare alle spiegazioni! Ma c’è un trucco… Aguzza l’ingegno! abaiF • alovaF • adneggeL • otiM • ociteoP • ovitalogeR • ovittircseD
Parole per... EMOZIONARE
di CRISTINA DELL’ACQUA
Benvenute e benvenuti nella biblioteca della mitica maestra
Margherita! Guardate: è una biblioteca con il tetto trasparente! Margherita ha un superpotere: lei conosce tanti tanti miti e ama raccontarli alle sue giovani ragazze e ai suoi giovani ragazzi.
Tra le pagine di questo libro troverai le tappe del viaggio che, attraverso i miti della maestra Margherita, ti permetteranno di conoscere le tue emozioni.
Le parole emozionano. Le parole dei racconti ci fanno viaggiare con la fantasia nella realtà e nei nostri sentimenti.
Mito viene dalla parola mythos, che in greco vuol dire racconto: donne e uomini dell’antichità hanno raccontato storie bellissime che sono arrivate fino a noi.
I bambini e le bambine vanno pazzi per i miti che racconta la maestra Margherita! I miti sono storie che parlano di eroi con i nostri sentimenti e le nostre stesse paure, di tutto quello che abbiamo dentro e non vediamo.
Il mito è come un telescopio puntato sul nostro cuore. È capace di vedere le nostre emozioni come vede le stelle più belle. Quando leggiamo un mito, ci guardiamo dentro: in ognuno di noi c’è un eroe o un’eroina e il coraggio lo fa uscire allo scoperto.
LETTURA di
LEGGERE BENE
Leggere bene vuol dire leggere senza incertezze e con espressione per poter comprendere ciò che è contenuto nel testo.
Ami leggere? Forse sì, forse no!
Questo libro cercherà di darti una “ direzione ” per raggiungere una meta: diventare un lettore o una lettrice consapevole. Il primo passo è capire qual è lo scopo per cui leggi un brano o un libro. Ti sarà facile fare i passi uno dopo l’altro se imparerai a leggere bene e velocemente.
il piacere di leggere
Leggi dove vuoi e ciò che vuoi . Rispetta i tuoi ritmi di lettura.
Leggere per...
comprendere
Leggi in modo silenzioso. Questo tipo di lettura ti permette di seguire il tuo ritmo e di fermarti a riflettere sul contenuto del testo e sul suo significato.
studiare
È la lettura fatta per apprendere, memorizzare le informazioni e poi ripeterle. Presta attenzione alle parti più importanti e significative. Individua le parole chiave: ti aiutano a ricordare i concetti fondamentali.
Lettura silenziosa e a voce alta
LE PAROLE DIVENTANO MUSICA
La maestra annunciò alla classe:
– So che è l’ora di lettura, ma oggi ho la voce troppo stanca. Ida, ti spiacerebbe leggere al mio posto?
Ero così imbarazzata: raccontare una storia dove le parole diventassero musica come faceva la maestra! Ero così confusa che restai seduta senza far niente.
La maestra mi sussurrò:
– Ida, ho bisogno del tuo aiuto. So che hai letto il libro. Leggerai benissimo.
Allora decisi che l’avrei fatto.
Mi sentii formicolare le dita al pensiero di leggere a voce alta, alzando e abbassando il tono, rendendolo via via duro o levigato a seconda delle situazioni. Mi mancava l’aria.
Allora feci un respiro profondo, buttai fuori l’aria in modo da dare forza alla voce.
La voce mi era uscita così forte che sorprese me per prima. Ma nessuno rise. Stavano ascoltando.
All’inizio ero molto preoccupata. Ma dopo qualche minuto entrai nella storia. Arrivò la fine del capitolo. La maestra sussurrò: – Grazie mille, Ida, è stato bellissimo.
Katherine Hannigan, Ida B, Fabbri Editori
le t tu r a SILENZIOSA
Se leggi in modo silenzioso, leggi per il piacere di leggere . Ma la lettura silenziosa è anche quella che ti permette di concentrarti per comprendere di che cosa parla il testo, quali sono le situazioni che presenta, il carattere e le particolarità dei personaggi.
le t tu r a A VOCE ALTA
Se leggi a voce alta, leggi per far ascoltare alle altre persone un testo. Devi quindi tenere un tono di voce che ti permetta di farti sentire. Per coinvolgere devi dare espressione e la giusta intonazione. Ti aiuteranno: la punteggiatura, la situazione narrata, le caratteristice del personaggio.
Seguendo i suggerimenti, leggi prima in modo silenzioso e poi a voce alta. Se vuoi, puoi registrare la tua lettura.
Le pause della punteggiatura
INTONAZIONE giusta
Per leggere con la giusta intonazione e la giusta espressione devi rispettare i segni di punteggiatura
Essi ti indicano la durata delle pause .
I libri di avventura
sono sul terzo scaffale .
I libri di avventura sono sul terzo scaffale !
I libri di avventura
sono sul terzo scaffale?
I libri di avventura
sono sul ... terzo scaffale.
Leggi il testo seguendo i suggerimenti: o pausa breve; oo pausa lunga.
Il piccolo marziano percorse il sentiero nel bosco. oo
Giunse davanti a una casetta piccolissima: oo non aveva finestre, o ma una sola porticina, o tutta di vetro. oo
Si avvicinò, o cauto, o silenzioso e anche un po’ sospettoso. oo
Seduto al tavolo, o apparecchiato per la cena, o c’era un essere piccino; oo non aveva mai visto un essere così strano. oo
Leggi, poi rispondi indicando SÌ oppure NO .
Maria Luisa è proprio antipatica!
Maria, Luisa è proprio antipatica.
Luca, ha detto Marina, domani partirà per le vacanze.
Luca ha detto: – Marina domani partirà per le vacanze.
Ciascuna coppia di frasi è formata dalle stesse parole? SÌ NO
I segni di punteggiatura sono uguali? SÌ NO
La diversa punteggiatura ha cambiato l’intonazione della voce? SÌ NO
La diversa punteggiatura ha cambiato il significato della frase? SÌ NO
Leggere con espressione
Leggi i fumetti e il testo dando la giusta intonazione.
Terra , terra !
Finalmente!
giusta
ESPRESSIONE
Il punto di domanda e il punto esclamativo servono per dare espressione e sottolineare il significato di una frase. Si usano più spesso nei dialoghi che nei testi; a volte sono introdotti da suggerimenti per dare la giusta intonazione.
Mi... mi... treeemano le gambe !
Che cosa troveremo sull’isola?
Coraggio , miei prodi! Affrontiamo l’avventura !
I pirati sono di nuovo a bordo della Sirenotta.
Felipe, il figlio del Governatore, è legato all’albero maestro con una corda robusta.
Urla e strepita con una vocetta esile e acuta.
– Slegatemi subito! Sapete chi sono? Lo dirò a mio padre! Vi taglierà la testa!
– Noi ubbidiamo solo a Capitan Terrore, piccoletto! – gli urla in tono sprezzante Ahmad.
– E chiudi quella bocca! – intima il Guercio.
Il bambino si è difeso con le unghie, coi denti e perfino sputando.
Eliseo, che è molto schizzinoso, è stato raggiunto da uno sputo e impreca :
– Ma che fai? Per mille cicloni… che ti mordano mille cani!
Intanto Felipe continua a urlare con la sua voce acuta.
Maria Vago, L’ostaggio dei pirati, Vita e pensiero
esploriamo TESTI i
Quando non sapevi leggere, i “grandi” ti raccontavano le storie. Poi hai imparato a leggerle tu e ora piano piano comincerai a leggerle con intonazione ed espressione Proverai la soddisfazione di gustarle, acquisirai il PIACERE DI LEGGERE , imparerai a “entrare” nei testi.
Ecco due percorsi che ti aiuteranno a prendere la DIREZIONE giusta. Seguili passo passo.
Percorso per la conoscenza del tipo di testo cioè delle tipologie testuali
Scoprirai come sono fatti i testi, quali sono i pilastri su cui ogni autore o ogni autrice ha costruito la storia o ha comunicato le sue idee. Imparerai a conoscere: lo scopo che si è prefissato chi ha scritto il testo (narrare, descrivere, suscitare emozioni, informare...); quali sono gli elementi che caratterizzano quel testo (personaggi, tempo, luogo); qual è la struttura del testo, cioè quali “trucchi” ha usato chi lo ha scritto per rendere avvincente il suo racconto.
Percorso per acquisire una buona capacità di comprensione
Imparerai a: cogliere l’idea principale che si sviluppa nella trama del racconto; trovare non solo le informazioni esplicite, cioè espresse in modo chiaro, ma anche quelle implicite, cioè più profonde; individuare le relazioni che ci sono tra le varie parti del testo, cioè come esse sono legate tra loro in modo logico; arricchire il tuo lessico personale.
riconoscere la tipologia testuale
Per esplorare un testo devi, per prima cosa, capire di che tipo di testo si tratta. Per fare questo devi individuare per quale scopo è stato scritto dall’autore o dall’autrice.
A seconda dello scopo, i testi possono essere: narrativi, informativi, regolativi, descrittivi, poetici…
Leggi i brani e per ciascuno indica lo scopo comunicativo.
Brano A
Descrivere.
Suscitare emozioni.
Brano B
Narrare.
Descrivere.
Brano C
Narrare.
Informare.
Brano D
Narrare.
Informare.
I diversi tipi di testo
A Nonsochì aveva voglia di fare una vacanza e sarebbe partito per qualunque distanza
ma non può esser molto quello che ha visitato: era appena partito ch’era già ritornato.
Giuseppe Pontremoli, Rabbia Birabbia, Nuove Edizioni Romane
B La ragazzina scivolò silenziosa fuori da una delle tende del campeggio.
La notte se ne stava andando, ma all’orizzonte c’erano ancora dei drappi neri frastagliati, stesi sopra il mare come mantelli di streghe.
L’acqua mandava riflessi rosa e gialli, che cambiavano continuamente seguendo il movimento di piccolissime onde.
Roberta e Sergio Grazzani, La spiaggia del delfino, Piemme Junior
CAndare in vacanza nelle Marche significa vedere piccoli borghi antichi e città d’arte.
Significa incontrare 180 chilometri di litorale, a volte brullo e selvaggio, a volte aperto su spiagge di sabbia fine.
Significa poter visitare sei riserve naturali e molte aree protette.
Significa poter visitare le stupende Grotte di Frasassi.
D
Come ogni estate, Paola ritornava a Sant’Elmo.
Lì ritrovava Gianni e Camilla, che lei chiamava “gli amici dell’estate”.
Paola sentiva forte l’odore del mare quando la mattina correva sulla spiaggia. Cercava sassolini colorati, ma quando era fortunata trovava anche piccole conchiglie. Però le conchiglie grandi, colorate, che facevano sentire il rumore del vento e delle tempeste, non c’erano. Le avevano prese i pescatori.
Adriana Merenda, La conchiglia magica, Piemme Junior
Per comprendere a fondo un testo devi individuare qual è l’idea principale che chi scrive ha voluto esprimere.
L’idea principale è l’argomento, il contenuto che viene trattato e sviluppato nel testo.
Individua l’idea principale di ciascun brano.
Brano A
La partenza per una vacanza. Il racconto di una vacanza.
Brano B
La descrizione di un luogo. Il racconto di una vacanza.
Brano C
L’arrivo in un luogo di vacanza.
La bellezza di un luogo di vacanza.
Brano D
Le vacanze al mare di Paola. Le informazioni per andare in vacanza con Paola.
per NARRARE i tEsti
Il semaforo blu
Una volta il semaforo che sta a Milano, in piazza del Duomo, fece una stranezza.
Tutte le sue luci, a un tratto, si tinsero di blu, e la gente non sapeva più come regolarsi.
“Attraversiamo o non attraversiamo?”.
Da tutti i suoi occhi, in tutte le direzioni, il semaforo diffondeva l’insolito segnale blu, di un blu che così blu il cielo di Milano non era stato mai.
In attesa di capirci qualcosa, gli automobilisti strepitavano e strombettavano.
Gli spiritosi lanciavano frizzi: – Il rosso lo hanno adoperato per tingere i pesci ai Giardini.
Finalmente arrivò un vigile e si mise in mezzo all’incrocio a districare il traffico. Un altro vigile cercò la cassetta dei comandi per riparare il guasto, e tolse la corrente.
Prima di spegnersi, il semaforo blu fece in tempo a pensare: “Poveretti! Io avevo dato il segnale di via libera per il cielo.
Mi avessero capito, ora tutti saprebbero volare.
Ma forse gli è mancato il coraggio”.
Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
le t tu r a CRITICA
Ti è piaciuto questo racconto?
Ti aspettavi un finale differente?
Il semaforo blu è una storia. Che cos’è una storia? È il racconto di fatti che accadono a uno o più personaggi in qualche luogo e in un certo tempo. Ci sono testi che fanno volare con la fantasia. Ci sono testi che fanno conoscere la realtà.
Sono tutti TESTI NARRATIVI che comprendono GENERI diversi:
Favola
Fiaba
Leggenda
Mito
Racconto fantastico
Racconto realistico
Racconto d’avventura
Racconto fantasy
Biografia/ Autobiografia
Lettera/e-mail
Diario
Racconto giallo (o poliziesco)
Racconto del brivido (o horror)
Racconto fantascientifico
Racconto storico
Racconto umoristico
Quest’anno conosceremo i generi che vedi evidenziati.
INTELLIGENZA
VISIVA
Un castello e una bambina possono essere elementi sia di un racconto realistico sia di un racconto fantastico.
Indica con una X la situazione che può essere solo di fantasia.
a n al i s i
elementi
In un testo narrativo i personaggi, il tempo e i luoghi sono gli elementi che ci aiutano a comprendere i fatti raccontati.
struttura
La struttura, cioè il modo in cui sono narrati i fatti, permette di comprendere la trama, che è l’insieme degli avvenimenti.
Introduzione
È la parte in cui chi scrive presenta i personaggi , la condizione in cui essi si trovano all’inizio della vicenda, il tempo e il luogo in cui ha inizio la vicenda.
Svolgimento
È la successione dei fatti che costituiscono la vicenda. I fatti sono esposti in ordine logico e/o cronologico.
Conclusione
È il finale della storia. A volte chi narra esprime le sue opinioni su quanto è accaduto. l’analisi
Il riccio imbroglione
Tanti e tanti anni fa , gli animali che vivevano in una grande foresta decisero di eleggere il loro re.
A governare sarebbe stato chiamato l’animale dall’aspetto e dal mantello più belli.
Leoni, scimmie, orsi e lepri fecero a gara per rendere il loro aspetto più piacevole.
Il povero riccio, che a quei tempi era ricoperto solo da una modesta pelliccia, si presentò con tutto il dorso ricoperto da tralci di rose in fiore.
I dieci gufi scelti per il giudizio non ebbero dubbi: il riccio sarebbe stato eletto re della foresta e il giorno dopo sarebbe stato incoronato.
Il mattino seguente, però, il povero riccio si trovò sulla groppa solo le spine delle rose, poiché foglie e fiori erano appassiti.
Per la vergogna, da allora, il riccio, tutto coperto di spine, esce dalla sua tana solo di notte.
Ma di notte escono anche i gufi, che vanno a caccia di ricci per vendicarsi dell’imbroglio subito.
Matal, Siamo Insieme, Edibimbi
Un TESTO NARRATIVO racconta fatti realistici o immaginari.
Può dunque essere realistico o fantastico.
ANALIZZARE IL TESTO NARRATIVO
CONTENUTO
Un argomento che può essere:
• realistico;
• fantastico.
È raccontato con lo scopo di appassionare chi legge .
ELEMENTI
Personaggi: protagonista; personaggi principali; personaggi secondari.
Tempo: determinato o indeterminato.
Luoghi : reali o immaginari.
STRUTTURA
Introduzione • Svolgimento • Conclusione
NARRATORE/NARRATRICE
Il narratore o la narratrice può essere: esterno/a (narra in terza persona); interno/a (narra in prima persona).
INTELLIGENZA
VISIVA
Queste immagini rappresentano le tre parti della struttura di un racconto.
Colora la cornice per indicare: introduzione • svolgimento • conclusione.
comprensione la comprensione del testo
LE INFORMAZIONI
Le informazioni esplicite sono quelle chiaramente espresse nel testo.
Le informazioni implicite o inferenze sono informazioni che non sono chiaramente espresse, ma possono essere ricavate ponendo attenzione a ciò che dice il testo.
Colora il quadratino in rosso se l’informazione è esplicita, in blu se l’informazione è implicita.
Andrea è fratello di Alice e Camilla.
Andrea è arrabbiato con Alice.
LA RELAZIONE TRA LE PARTI
Comprendere la relazione tra le parti significa capire a chi o a che cosa si riferiscono le informazioni contenute nel testo.
Le parole “ma Alice li batte sul tempo” vogliono dire che:
Alice si mette a piangere prima ancora che loro facciano le boccacce.
Alice non piange per nulla.
IL
SIGNIFICATO DELLE PAROLE
Per comprendere un testo è importante conoscere il significato delle parole. “Dirottarla” significa: farle cambiare direzione, allontanarla. distrarla.
Alice l’intrusa
– Alice è un incubo! – esplode Camilla. Anche Andrea ce l’ha con Alice, perché adesso i genitori non prendono né lui né Camilla nel lettone. L’intrusa sta facendo la parte del leone e loro due si sentono esclusi. Non può continuare in questo modo, devono assolutamente sbrigarsi a dirottarla
– Ho un’idea – salta su Andrea.
– Sentiamo – dice Camilla speranzosa.
– Facciamo paura ad Alice, per farla piangere anche di giorno. Così mamma e papà si stancheranno e la lasceranno sempre dalla nonna.
– Ci sto!
Camilla è raggiante.
I due bambini si allenano a fare le boccacce.
Alice piangerà, non c’è dubbio. Tornati da scuola Camilla e Andrea stanno per passare all’azione, ma Alice li batte sul tempo.
Ferdinando Albertazzi - Lucietta Buongiorno, Una sorellina per Camilla, Edizioni Piemme
Il termine comprendere deriva da una parola latina che vuol dire “prendere insieme”.
Comprendere un testo significa dunque mettere insieme tutte le informazioni che ci sono all’interno per sapere che cosa ha voluto dire l’autore o l’autrice.
COMPRENDERE IL TESTO NARRATIVO
• Il tipo di testo;
• lo scopo comunicativo.
Gli elementi del testo (protagonista • tempo • luogo).
• L’ idea principale;
• i fatti principali.
Le informazioni , che possono essere:
• esplicite, cioè chiaramente espresse;
• implicite , cioè “nascoste tra le parole” (inferenze).
Il significato delle parole.
Le relazioni tra gli elementi del testo (cioè a chi si riferiscono le informazioni).
INTELLIGENZA
VISIVA
Qual è l’informazione esplicita?
Qual è l’informazione implicita?
Questo è il momento di metterti alla prova . Qui inizia il tuo percorso di analisi e comprensione Per ciascun tipo di testo che incontrerai in questo libro, sarà possibile fare due tipi di lavoro: analizzare la tipologia (ANALISI ) e comprendere il testo (COMPRENSIONE ).
a n al i s i
I personaggi
Il protagonista è:
Gli altri personaggi sono:
gli amici di:
Il tempo
La vicenda si svolge il:
Il luogo
Il luogo in cui si svolge la vicenda è:
La struttura
Colora le parentesi: introduzione svolgimento conclusione
Pit, la schiappa
Arrivò il giorno della finale.
L’allenatore aveva messo Pit in panchina. Meglio così, pensava Pit. Lui era una schiappa, non voleva avere addosso lo sguardo di tutti.
Dalla sua posizione Pit osservava la palestra piena di gente: amici, parenti, anche semplici conoscenti o curiosi, dell’una e dell’altra squadra. C’era chi urlava, chi batteva le mani, chi sventolava bandiere. Sembrava una festa.
Pit trovò con lo sguardo i suoi genitori, seduti quasi a metà degli spalti. Anche gli altri piccoli atleti fecero lo stesso. Ogni bambino riceveva un saluto, un gesto di incoraggiamento, un bacio.
Le regole del torneo assegnavano la vittoria alla squadra che per prima avrebbe vinto due set.
La partita iniziò molto veloce. Mario zampettava su e giù, Daniela faceva vorticare tifoni d’aria, Peppe appariva sempre dov’era la palla, Davide non sbagliava una battuta.
Vinsero il primo set. Con un po’ di difficoltà e molta determinazione.
– Forza ragazzi, se andiamo avanti così li stracciamo! –disse l’allenatore per caricarli.
– Io non sono un ragazzo – disse Luisa , un po’ offesa.
L’allenatore non capiva: – Cosa?
– Perché “ragazzi”? Io sono una bambina. Anche
Daniela lo è.
– Ma... è un modo di dire!
– E allora cambiatelo.
Pit guardò la panchina degli avversari.
– Stanno facendo delle sostituzioni – disse all’allenatore.
– Lo so. Me l’avevano detto che usano questa strategia. I più forti li fanno entrare dopo, quando noi siamo più stanchi. – Poi, battendo le mani per incitare i suoi: – Ma voi non siete stanchi, vero ragazzi?
Pit tirò un sospiro di sollievo: i suoi compagni non erano stanchi. Non era ancora il suo turno per entrare in gioco.
Gianni Biondillo, Pit, il bambino senza qualità, Guanda
Le informazioni esplicite
Che cosa pensava di se stesso Pit?
Dove erano seduti i suoi genitori?
Chi vinse il primo set?
Le informazioni implicite (inferenze)
Pit pensava: “Meglio così”, perché: era il giorno della finale. rimaneva in panchina. erano presenti i genitori.
Luisa dice: “E allora cambiatelo”. Ciò significa che secondo lei: è sbagliato usare il maschile anche per le bambine. non bisogna mai usare modi di dire.
La relazione tra le parti
In “Anche Daniela lo è” “lo è” significa: è una bambina. è offesa.
scopriamo il fantastico GENERE
Questo testo: racconta una storia. dà informazioni.
elementi
I personaggi sono:
solo le persone che agiscono nel racconto. persone o cose che agiscono nel racconto.
Il tempo è:
il momento in cui si svolgono i fatti narrati. la loro durata.
Il luogo è:
l’insieme degli ambienti in cui si svolgono i fatti. solo l’ambiente in cui inizia il racconto.
La canzone di buon viaggio
Una mattina in stazione c’era un treno che doveva partire. I viaggiatori erano saliti; il capostazione fischiò, ma il treno non partì.
Roberto Piumini, Mi leggi un’altra storia?, Einaudi Ragazzi contenuto
– Che succede? – chiese il capostazione al macchinista .
– Non so – rispose. – Tutto è a posto, ma non parte! Venne un meccanico a controllare, mentre i viaggiatori protestavano.
Il meccanico toccò, provò: tutto funzionava.
– E allora perché non parte? – disse il capostazione.
Una vecchina scese da un vagone e si avvicinò alla locomotiva.
– Che succede, signori? – disse.
– Il treno non vuol partire!
– Davvero? Vediamo un po’…
La vecchina appoggiò l’orecchio al metallo della locomotiva, batté con le nocche, ascoltò di nuovo.
– Semplice! – disse. – Il treno non parte perché vuole una canzone di buon viaggio… Deve essere stanco del solito fischietto! Cantate una bella canzone
e vedrete che partirà!
Il capostazione cominciò a cantare una canzone di buon viaggio. Ed ecco che la locomotiva si mise in movimento, con dietro tutti i vagoni.
I TESTI NARRATIVI FANTASTICI nascono dalla fantasia di chi scrive. In essi si incontra almeno un personaggio o un elemento o un luogo che non può esistere nella realtà
ANALIZZARE IL RACCONTO FANTASTICO
CONTENUTO
Fatti fantastici che trasportano chi legge in situazioni fantastiche o immaginarie.
ELEMENTI
Personaggi:
• esseri fantastici dotati di poteri magici, animali parlanti, oggetti magici o dotati di vita propria;
• personaggi realistici che vivono situazioni impossibili nella realtà.
Tempo: determinato o indeterminato.
Luoghi :
• immaginari e fantastici;
• reali o realistici dove avvengono fatti fantastici.
STRUTTURA
Introduzione • Svolgimento • Conclusione
NARRATORE/NARRATRICE
Il narratore o la narratrice può essere: esterno/a (narra in terza persona); interno/a (narra in prima persona).
Il racconto può essere suddiviso in sequenze, cioè in parti narrative brevi. Le sequenze possono essere: narrative , descrittive , riflessive, dialogiche
Le sequenze narrative e quelle dialogiche sono indispensabili per comprendere la trama, cioè la successione degli avvenimenti.
Le descrizioni e le riflessioni invece non sono fondamentali.
sequenza 1
Un orso va a pescare.
sequenza 2
L’orso si addormenta. sequenza 3
Due cacciatori catturano l’orso. sequenza 4
I cacciatori esibiscono l’orso in piazza.
dentro il racconto fantastico
L’orso pescatore
Un orso che viveva di caccia e di pesca nella foresta andò a pescare in riva a un fiume.
Infilò il verme sull’amo, gettò la lenza, accese la pipa e si appisolò, aspettando che il pesce abboccasse.
Il sole era caldo, il venticello era fresco, il fiume mormorava una lenta ninna nanna.
Il pisolino dell’orso diventò un sonno così profondo che il pescatore dormiglione non si sarebbe svegliato nemmeno se una balena avesse abboccato all’amo.
Passarono di lì due cacciatori e non fecero fatica a catturarlo con le loro reti. E come se la ridevano:
– Sei andato a pescare e sei stato pescato!
L’orso ci restò male, ma ormai era in gabbia. I due cacciatori pensarono di guadagnarsi la vita mostrandolo nelle piazze.
– Venite a vedere, signori e signore, quant’è bravo l’orso pescatore!
Così gridavano e, quando avevano radunato una folla di curiosi, mettevano davanti all’orso un vasetto di pesci rossi e gli ordinavano: – Pesca! L’orso gettava la lenza nel vasetto, ma il pesce rosso non abboccava.
Alle smorfie del povero pescatore, la gente moriva dal ridere.
Una volta l’orso e i suoi due padroni passavano un fiume su un ponticello. Arrivò una piena, il ponte crollò e i due cacciatori, caduti in acqua, stavano affogando.
– Salvaci, salvaci! – gridavano i due poveretti all’orso, che con quattro zampate aveva raggiunto la riva.
– No, questa volta non voglio pescare nessuno –rispose l’orso. E se ne andò per i fatti suoi, giurando di non far più il pescatore.
E i due cacciatori? Non annegarono, perché più a valle l’acqua era bassa.
Gianni Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, Einaudi
sequenza 5
L’orso e i due cacciatori cadono in acqua.
sequenza 6 I cacciatori chiedono aiuto.
sequenza 7
L’o rso se ne va. sequenza 8 I cacciatori si salvano.
a n al i s i
Il testo è: realistico. fantastico.
Il personaggio è: realistico. fantastico.
Il fantasma di Roccacivetta
Nel castello di Roccacivetta dimorava Piccolo Fantasma.
Ogni notte, quando l’orologio del Municipio di Roccacivetta batteva mezzanotte, Piccolo Fantasma si svegliava, usciva dalla cassapanca nella quale dormiva e se ne andava a spasso.
Era felice, amava la luce della Luna e delle stelle, ma aveva un grande desiderio: voleva vedere com’era il mondo alla luce del Sole.
Era però un desiderio impossibile per un piccolo fantasma notturno.
Un giorno tuttavia l’orologio rimase fermo per dodici ore: quando suonò la mezzanotte era quindi mezzogiorno. Piccolo Fantasma uscì dalla cassapanca e si guardò attorno meravigliato. Com’era cambiato il mondo! Com’era colorato!
Fino ad allora Piccolo Fantasma aveva sempre creduto che gli alberi fossero neri e i tetti grigi.
Ora invece si accorgeva che in realtà gli alberi erano verdi e i tetti rossi.
– Una meraviglia! Possibile che mi sia svegliato di giorno?
Si stropicciò gli occhi, si pizzicò il naso…
Non c’era dubbio, non stava sognando: la luce del Sole cambiava le cose.
Otfried Preussler, Il piccolo fantasma, Salani
Trova le informazioni esplicite. Qual è il desiderio di Piccolo Fantasma?
Perché Piccolo Fantasma riesce a scoprire la presenza dei colori? comprensione
Il mondo alla porta
Era una casetta piccolissima, senza finestre, con una sola porticina.
Sul tetto aveva un’enorme antenna televisiva, con un’infinità di bracci metallici puntati in tutte le direzioni, come i tentacoli di una piovra.
In quella casetta abitava un omino che non usciva mai: dalla mattina a notte inoltrata, seduto davanti al televisore, guardava ogni genere di trasmissioni. Per questo non metteva mai il naso fuori dall’uscio.
Non gli importava di uscire perché diceva di avere tutto il mondo in casa. Era convinto di poter vedere e sapere tutto ciò che succedeva nel mondo.
Un giorno sentì bussare alla porta. Si avvicinò incuriosito.
Aprì con molta cautela
Si trovò di fronte a qualcuno che disse: – Permette, posso entrare?
– Scusi, lei chi è?
– Come, non mi conosce? Sono il mondo!
– Non dica sciocchezze – ribatté l’omino, e gli sbatté la porta in faccia.
Il mondo era così diverso da come appariva in televisione che l’omino non lo aveva riconosciuto.
Marcello Argilli, Cento storie fantastiche, Editori Riuniti
a n al i s i
Colora le parentesi che indicano le diverse sequenze del racconto:
descrizione dell’ambiente ( sequenza descrittiva ); racconto dei diversi fatti o momenti della storia ( sequenza narrativa );
parole che si scambiano i personaggi ( sequenza dialogica ); riflessioni o pensieri dei personaggi o dell’autore ( sequenza riflessiva ).
Se elimini la sequenza descrittiva e quella riflessiva comprendi la trama, cioè ciò che è successo? Sì. No.
Cautela vuol dire prudenza, con un atteggiamento anche un po’ timoroso. pa role
a n al i s i
Chi sono i protagonisti?
Sottolinea nel testo. Sono fantastici o realistici?
Il contenuto è: la vita degli dèi dell’Olimpo. una gara tra due divinità. Questo è un testo narrativo fantastico. Appartiene a un genere che hai studiato lo scorso anno. Ricordi quale?
Il cavallo e l’ulivo
Poseidone, fratello di Zeus, regnava sul mare. Atena, figlia di Zeus, era una dea guerriera, ma non amava le battaglie e il sangue. Un giorno fra Atena e Poseidone nacque un litigio. Entrambi volevano che a loro venisse consacrata l’Attica, una regione della Grecia. Zeus, siccome non riusciva a decidere se accontentare il fratello o la figlia, proclamò che l’Attica sarebbe stata consacrata a chi avesse fatto a quella terra il regalo più utile. Stabilì anche che sarebbe stato il tribunale divino, composto da tutte le divinità dell’Olimpo, a decidere chi avrebbe vinto la competizione.
Poseidone infilò allora il suo tridente nel terreno e ne scaturì una creatura che nessuno aveva mai visto prima, il cavallo.
Era un animale forte e resistente, adatto sia per lavorare la terra sia per fare la guerra.
Atena invece lanciò la sua lancia. L’arma disegnò un arco nel cielo e si andò a conficcare nel terreno.
Nel punto in cui toccò terra nacque un albero dal tronco nodoso, che portava sui rami dei frutti tondeggianti di colore verde. Era l’ulivo, una pianta eccezionale che forniva alimenti preziosi.
Gli dèi osservarono i doni che Poseidone e Atena avevano portato all’Attica e votarono. Le dee furono tutte a favore di Atena, mentre gli dèi scelsero il dono di Poseidone. Era rimasto solo Cecrope, primo mitico re di Atene, metà uomo e metà serpente, a dover esprimere la sua scelta. Il suo voto era quindi decisivo per stabilire le sorti della sfida. Cecrope disse che il cavallo incarnava la potenza, la forza e la guerra, mentre l’ulivo rappresentava la pazienza, la concordia e la pace.
Scelse quindi l’ulivo, perché portatore di beni meno appariscenti, ma che nel tempo avrebbe dato agli uomini un aiuto più sicuro e prezioso. L’Attica diventò così una regione consacrata ad Atena, che diede il nome alla sua città più importante.
Stefano Bordiglioni, Miti greci per i piccoli, Edizioni EL
comprensione
Trova le informazioni esplicite.
Sottolinea con i colori indicati: perché Atena e Poseidone entrano in gara; chi avrebbe scelto il vincitore; quale dono porta Poseidone; quale dono porta Atena ; chi era Cecrope.
A chi appartiene ciascun oggetto?
EDUCAZIoNE
ascolto ALL’
Il testo è tratto da J.K. Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, Salani
Harry Potter, il mago più famoso del mondo, ci parla di uno dei professori della sua scuola. Il professor Allock ha portato i folletti in classe e, una volta liberati, chiede a Harry, Ron e Hermione di rimetterli in gabbia.
ascolta attentamente il racconto e poi svolgi le attività.
I FOLLETTI DI ALLOCK
In quale luogo è ambientato il racconto?
Dove sono contenuti i folletti?
Riconosci il folletto della Cornovaglia?
Cerchia il folletto “intruso”: fa una cosa di cui non si parla nel racconto!
Quale oggetto non è nominato nel testo?
Qual è la formula magica? Colora.
PESTERNOMI PESTERNOMI
Peskipiksi Pesternomi
Paskapaksa Pasternomi
imparare ad ASCOLTARE
Durante l’ascolto del racconto, riesco a immaginare ciò che succede e a visualizzare i personaggi, il luogo e le loro caratteristiche?
Verifica
Un leone in biblioteca
Un bel giorno, un leone entrò in biblioteca. Passò davanti al bancone nell’ingresso e salì dritto verso le sale di lettura.
Il signor Magretti corse attraverso il salone e lungo i corridoi, verso l’ufficio della capo-bibliotecaria.
– Signora Brontolini! – gridò.
– Non si corre! – lo interruppe lei, senza alzare gli occhi dalla scrivania.
– Ma... c’è un leone! – replicò il signor Magretti. – Qui, in biblioteca!
– Ha infranto qualche regola? – s’informò la signora Brontolini.
Era molto severa su questo argomento.
– Beh... no – rispose il signor Magretti, – non proprio.
– Allora lasciatelo in pace.
Il leone vagò per tutta la biblioteca.
Annusò le schede di catalogazione.
Si grattò la schiena contro alcuni libri.
Poi andò con passo felpato verso l’angolo di lettura dei bambini e si mise a dormire.
Nessuno sapeva cosa fare. Non c’erano regole che parlassero di casi simili.
Quando fu l’ora di leggere le storie ai bambini, il leone rimase dov’era.
D’altra parte, nessuna regola gli proibiva di ascoltare.
La signorina cominciò a leggere con voce tremante, ma arrivò comunque fino in fondo alla prima storia.
Il leone alzò gli occhi e la signorina continuò a leggere.
L’insolito visitatore ascoltò anche la seconda storia, poi la terza. Ne avrebbe ascoltate molte altre, ma i bambini cominciarono ad alzarsi e ad andare via.
– L’ora delle storie è finita – gli disse una bambina. – È ora di andare a casa. Il leone guardò i bambini. Poi guardò la signorina e i suoi libri chiusi.
Deluso, ruggì.
Molto, molto forte.
RAAAHHRRRR!
La signorina Brontolini uscì a lunghi passi arrabbiati dal suo ufficio: – Chi sta facendo questo baccano? – domandò.
– È il leone – disse il signor Magretti.
La capo-bibliotecaria marciò verso il leone.
– O fai silenzio o devo chiederti di uscire! – gli disse con voce severa.
– Queste sono le regole!
Il leone continuò a ruggire. Sembrava triste.
La bambina tirò per la giacca la signorina Brontolini: – Se promette di fare silenzio, può tornare domandi per l’ora delle storie? – chiese.
Il leone smise subito di ruggire.
La signorina Brontolini lo fissò negli occhi: – Sì – disse infine. – Un leone bene educato e silenzioso sarà il benvenuto in biblioteca anche domani!
– Hurrà! – esclamarono i bambini.
Michelle Knudsen, Un leone in biblioteca, Nord-Sud Edizioni
ANALIZZO
An aliz zo
1 Riconosci la struttura del testo colorando le parentesi: introduzione, svolgimento, conclusione.
2 Riconosci gli elementi del testo.
Il tempo è: determinato. indeterminato.
Il luogo è:
I personaggi realistici sono:
Il personaggio fantastico è: ............................................................................................................................... ....
COMPRENDO comprendo
Trova le informazioni esplicite e implicite.
1 Il leone infrange le regole perché: ascolta le storie. ruggisce. passa davanti al bancone.
2 L’idea principale è: chiunque può andare in biblioteca. la lettura può affascinare tutti. in biblioteca occorre rispettare le regole.
Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto fantastico?
Trova il significato delle parole.
1 “Salì dritto” significa: salì senza fermarsi. salì guardando avanti. salì da solo.
2 “Ha infranto qualche regola”: con quale parola potresti sostituire “ha infranto”?
Ha rispettato.
Non ha rispettato.
Ha dimenticato.
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco. che cosa SO? come STO?
Sì. No. In parte.
letture per CRESC E RE fantasia
I racconti fantastici ci possono aiutare a sviluppare la fantasia
La fantasia è uno strumento utilissimo per stare bene e trovare momenti di benessere. Quante volte hai vissuto momenti in cui sembrava che la tristezza o le difficoltà non ti lasciassero scampo?
In quei momenti un po’ grigi la fantasia ti permette di vedere il mondo a colori.
LIFE SKILLS
CERCARE IL BENESSERE
A tutti piace stare bene. Ci sono dei momenti però in cui non ci sentiamo così felici e tranquilli. Che fare? Diamo spazio alla fantasia, che ci aiuta ad abbandonare la tristezza e a trovare il benessere.
Magari…
Magari potessi lavarti la testa
Dai brutti pensieri di nera tempesta
E i tuoi giorni tornassero chiari
E tu sorridessi... MAGARI!
Bruno Tognolini, Giulia Orecchia, Magari!
Rime dei desideri da strillare insieme, Camelozampa
Non sono triste, ma…
La scuola era appena cominciata.
Sebastiano non era triste, ma neppure felice.
Si mise a sognare in classe invece di fare il compito di italiano. Era ancora in vacanza sulla spiaggia!
La classe, poco per volta, si trasformava... Il mare andava e veniva tra i banchi, gli scolari avevano i piedi nell’acqua. I banchi erano diventati scogli e la cattedra del maestro era coperta di alghe.
La scena si era allargata, ora si vedeva il mare azzurro fino all’orizzonte. Un veliero attraversò la classe e avanzò nel corridoio. I bambini ridevano felici.
Alessandro faceva delle formine di sabbia con David; Giuliano costruiva un castello. Karim si era appena lasciato pinzare da un granchio.
L’acqua saliva. Il maestro si rifugiò sulla sua cattedrascoglio, agitando un fazzoletto per chiamare aiuto. – Mi chiedo che cosa stia succedendo… – diceva.
– Che si siano rotte le condutture dell’acqua? I bambini trovavano tutto questo molto divertente. Fabrizio si era rimboccato i pantaloni per dare la caccia ai granchiolini.
Sebastiano dormiva e sognava.
D’un tratto si udì la sirena di un battello e il bambino aprì un occhio.
– Che c’è? Che c’è? Che c’è?
La sabbia sparì, gli scogli ridiventarono banchi e il mare si ritirò.
Yak Rivais, Calma e sangue freddo! Emme Edizioni
Leggi dando l’intonazione che ti suggeriscono i segni di punteggiatura. LEGGERE BENE
n al i s i
I personaggi del sogno di Sebastiano sono: realistici. fantastici. Ciò che accade nel sogno è: realistico. fantastico. Sottolinea con i colori indicati: il nome del protagonista; il luogo in cui si svolge la vicenda.
Può succedere che un bambino o una bambina sogni a occhi aperti per essere felice? A te è mai capitato? LIFE SKILLS
La fantasia può fare
brutti scherzi
L’armadio scricchiolò più forte del solito. Luca sobbalzò nel suo letto, con il cuore che gli batteva all’impazzata, e vide nella penombra uno dei grandi sportelli dell’armadio che, scivolando sui cardini , si spalancava.
– È solo un armadio chiuso male! – si disse per farsi coraggio.
Però, mentre accendeva la lampada sul comodino aveva uno sgradevole presentimento: infatti la luce illuminò non solo l’armadio aperto, ma pure un esserino indefinibile.
Siccome l’essere era scomparso dietro i piedi del suo letto, il bambino pensò di aver sognato.
Ma uno “Sgnuff!”, come uno starnuto, arrivò dal centro della stanza e l’intruso si sporse da dietro il letto con due occhi larghi come due tazze e gialli come quelli della tigre del Bengala, sotto un’assurda zazzeretta arancione.
– Rilassati! – fece allora il “coso” con una voce buffamente nasale. – Non ti mangio mica!
Luca, rimasto di nuovo solo nel chiaroscuro della sua stanzetta fiocamente illuminata dalla luce della lampada, pensò di aver sognato tutto. E se ne stava anche convincendo, quando dall’armadio gli giunse un ronzio lieve, come di qualcuno che russasse nel sonno. Allora seppe che il mostriciattolo era vero, che non aveva sognato nulla. Così ebbe paura: si alzò e corse svelto verso la camera dei suoi genitori. Entrò in punta di piedi e senza accendere la luce, aiutandosi solo con il riflesso della lampada del corridoio, si diresse verso il lato del grande lettone in cui dormiva la sua mamma.
La scosse delicatamente per una spalla:
– Mamma! Mamma!
La signora Rita si svegliò a fatica, guardò suo figlio, si stropicciò gli occhi e tornò a guardarlo come se stentasse a metterlo a fuoco.
– Luca?! – sussurrò poi con un filo di voce. – Che ci fai qui? Non riesci a dormire?
– Beh, sì… Vedi, ecco, mamma… insomma… – balbettò il bambino, che non sapeva da che parte incominciare.
– Allora? – si spazientì la mamma.
– Beh, vedi mamma, c’è un mostro che dorme nel mio armadio! – buttò là Luca tutto d’un fiato.
– Ha divorato la mia maglia gialla e i miei pantaloni nuovi e ora dorme nell’armadio!
La mamma era scocciata e divertita allo stesso tempo.
– Benedetta fantasia! – esclamò.
Poi disse, ironica: – Vuol dire che se il mostro riposa nel tuo armadio, il tuo letto è libero. Tornaci tranquillamente a dormire, così mi posso riposare un po’ anch’io.
Stefano Bordiglioni, Il mostro Mangiatutto, Edizioni EL
comprensione
Riordina i fatti in ordine logico e cronologico, numerando.
Luca vede un “esserino” nella sua stanza.
Luca spiega alla mamma ciò che ha visto.
Luca sente l’armadio scricchiolare.
Luca va nella camera dei genitori.
La mamma rimanda Luca nel suo letto.
Traccia una linea a sinistra del testo per indicare: introduzione; svolgimento; conclusione.
Sottolinea in rosso i personaggi realistici, in blu quelli fantastici. Quando si svolgono i fatti? Di giorno. Di notte. a n al i s i
Cardine: perno su cui ruota la porta.
Quali sono i cardini? pa role
a n al i s i
Qual è il contenuto di questo racconto?
Le attività nei primi giorni di scuola. La ricerca dell’amicizia. L’amicizia tra animali.
I personaggi sono tutti realistici? Sì. No.
comprensione
Trova le informazioni esplicite e implicite.
Sottolinea con i colori indicati: il momento in cui i bambini disegnano; il consiglio che il leone dà ai bambini per fare amicizia; le azioni che dimostrano che i bambini vogliono fare amicizia.
Il consiglio del leone
La scuola era iniziata da tre giorni e tutti i bambini avevano un amico del cuore.
Gli unici che non l’avevano erano Lucy, Zack e Ibrahim. Lucy pensava che se avesse dovuto avere un amico del cuore, questo sarebbe stato Ibrahim.
Ibrahim pensava che se avesse dovuto avere un amico del cuore, questo sarebbe stato Zack.
Zack pensava che se avesse dovuto avere un’amica del cuore, questa sarebbe stata Lucy.
Durante l’intervallo i tre bambini disegnarono due serpenti e un leone.
Appena ebbero finito il disegno il serpente disse: – Grazie di avermi disegnato una compagna bellissima! Lucy, Ibrahim e Zack scoppiarono a ridere.
Durante la pausa per il pranzo Lucy tentò inutilmente di parlare con Ibrahim. Ibrahim tentò inutilmente di parlare con Zack e Zack tentò inutilmente di parlare con Lucy.
Così, durante la ricreazione nessuno disse più una parola.
– Come mai quei musi lunghi? – domandò il leone che i bambini avevano disegnato.
– Tutti hanno un amico del cuore… tranne noi! – disse Lucy.
– Sai… anche noi siamo in tre! – esclamò il leone. – Non è indispensabile essere in due per essere amici del cuore.
– Già… potremmo essere in tre! Tre amici del cuore –osservò Lucy sorridendo.
Anche Zack e Ibrahim cominciarono a sorridere e, quando arrivarono in classe, i tre bambini misero i loro banchi vicini.
Mimi Thebo, I colori dell’amicizia, Mondadori Junior
Ti do una mano
C’erano una volta tre amici: un cervo, una tartaruga, un uccello.
Una notte il cervo rimase impigliato in una rete. Tentò di liberarsi e quando capì che non ci sarebbe mai riuscito chiamò in aiuto la sua amica tartaruga. La tartaruga cominciò a rodere i fili della rete. Il cacciatore che aveva teso la rete si diresse verso la foresta. Un altro amico del cervo, l’uccello, lo scorse. Per distrarre il cacciatore, l’uccello cominciò a volargli sopra la testa. Il cacciatore lo inseguì, mentre la tartaruga finiva di liberare il cervo.
Quando finalmente il cacciatore arrivò vicino alla rete, trovò che era stata rotta e che era vuota. Preso dall’ira, afferrò il suo arco e mirò all’uccello.
Mentre stava per tirare, la tartaruga gli morse un dito del piede.
Il cacciatore mandò un urlo, sbagliò il bersaglio e l’uccello volò via. Egli afferrò allora la tartaruga, la gettò nel tascapane e si avviò verso casa. Strada facendo si sedette all’ombra di un albero.
Il cervo gli si avvicinò alle spalle, sollevò pian piano con le corna il tascapane e fuggì nella foresta, dove lo aspettava l’uccello.
Questo si gettò sul tascapane, a colpi di becco lo strappò e fece uscire la tartaruga. Così i tre amici si salvarono l’un l’altro.
Gianni Rodari (a cura di), Primavera Enciclopedia della favola, Editori Riuniti
comprensione
In questo racconto manca la frase finale. Quale potrebbe essere?
Il cacciatore da allora non cacciò più.
Le favole terminano con una morale che dà insegnamenti per metterci in relazione con gli altri e stare bene.
Anche a te è successo che i tuoi amici o le tue amiche ti abbiano dato un aiuto per stare bene?
Il momento del bisogno fa riconoscere i veri amici.
A volte le brutte avventure finiscono bene.
scopriamo il realistico GENERE
contenuto
I fatti sono: realistici. fantastici.
elementi
Sottolinea con i colori indicati: il tempo; il luogo; i personaggi
struttura
Suddividi la barra laterale e colora: introduzione svolgimento conclusione
disegno passante su doppia tema fantastico
La cartella
È settembre. Le vacanze sono finite. Stamattina ricomincia la scuola.
Maria è nella sua camera. Si sta preparando. È contenta. La scuola è una cosa buona perché si può giocare con le amiche. Maria ha preparato la cartella, una cartella nuova di zecca.
Dentro ci mette un pallone, due quaderni, la corda per saltare, il libro di matematica, un astuccio, due braccialetti, un raccoglitore ad anelli, il coniglio di peluche, un righello.
Cavoli, non ci sta più niente! Ci sono ancora un sacco di cose da prendere: i dolcetti al cioccolato, i pattini, le caramelle alla fragola.
Allora tira fuori le cose meno importanti: i quaderni, il libro di matematica, l’astuccio, il raccoglitore, il righello. Ma per quanto stia lì a pigiare, i pattini proprio non entrano. Allora telefona a Giulia, la sua migliore amica. – Giulia, devi venire a giocare a casa mia. Oggi non posso venire a scuola. La mia cartella è troppo piccola.
Bernard Friot, Ricette per racconti a testa in giù, Editrice Il Castoro
I TESTI NARRATIVI REALISTICI raccontano
fatti reali o fatti realistici , cioè inventati ma che potrebbero accadere nella realtà.
ANALIZZARE IL RACCONTO REALISTICO
CONTENUTO
Storie vissute da personaggi reali o realistici.
ELEMENTI
Personaggi: persone o animali reali o realistici. Tempo: i fatti possono avvenire nel presente o nel passato. Generalmente il tempo è determinato. Luoghi : reali o realistici.
STRUTTURA
Introduzione • Svolgimento • Conclusione
NARRATORE/NARRATRICE
Il narratore o la narratrice può essere: esterno/a (narra in terza persona); interno/a (narra in prima persona).
In un racconto si passa da una sequenza all’altra quando: cambia il tempo o il luogo, interviene un nuovo personaggio, avviene un fatto nuovo.
Il flashback è un “salto indietro” nel tempo. Serve a narrare un fatto avvenuto in precedenza.
Sequenza 1
Sequenza 2
Sequenza 3
Sequenza 4
dentro il racconto realistico
La caccia alle renne
Dal bosco giunse di corsa Kalli. Agitava la lancia e gridava: – Ci sono renne! Tantissime!
Tutto il villaggio si mise in agitazione. Kalli aggiunse: – Alla palude! Bisogna spingere le renne nella trappola.
La trappola era stata preparata due giorni prima vicino al burrone.
Gli uomini con dei pali avevano alzato due palizzate che formavano un imbuto con l’imboccatura dalla parte della palude e il vertice verso la scarpata. Il collo dell’imbuto portava a una terrazza fatta di rami intrecciati e sostenuta da rami sottili.
Tutto il villaggio prese parte alla caccia. Il branco di renne si dirigeva verso la palude.
Le femmine e i piccoli camminavano davanti, seguivano grossi maschi dalle corna enormi. Il branco percepì l’odore degli uomini e cominciò ad agitarsi. Allora tutto il branco si lanciò in avanti verso il burrone e corse verso la terrazza, che si schiantò e precipitò.
Gli animali caddero nel crepaccio. Tutto il villaggio scese nel burrone a prendere gli animali morti o feriti.
Sergej V. Pokrovskij, I Cacciatori di mammut, Giunti Scuola
Qual è l’ordine nella narrazione? Numera le sequenze.
L’arrivo di Kalli al villaggio.
La caduta degli animali nel crepaccio.
Tutto il villaggio prese parte alla caccia.
La costruzione della trappola.
Qual è l’ordine cronologico dei fatti? Scrivi il numero delle sequenze.
L’autore, nella narrazione, ha rispettato l’ordine cronologico?
Non è una festa per gatti
Il Natale è una festa che non fa per noi gatti.
C’è un albero su cui non ci viene permesso di arrampicarci. Tutte quelle decorazioni appese sono però una vera tentazione. Così come i lunghissimi fili di splendide lucette scintillanti. Né possiamo allungare una zampa su quei coloratissimi pacchetti.
Questo Natale è stato peggio del solito.
Quando tutti sono usciti, me la sono spassata, arrampicandomi per prendere a zampate qualche palla scintillante e farla cadere dall’albero.
Proprio come l’anno precedente, mi aggiudicavo cinque punti se atterravano in mezzo ai regali, più cinque punti bonus se rotolavano sulla moquette.
In tutto, ho fatto centoventi punti.
Risultato eccellente! Persino meglio dell’anno prima. All’improvviso sono tornati a casa.
Tre paia di piedi possono pestare un sacco di decorazioni prima di riuscire a fermarsi.
Quindi, c’erano dappertutto palle scintillanti in frantumi.
Il padre di Ellie: – Lo sapevo che avremmo dovuto rinchiudere Tuffy. Guardate l’albero!
L’avete sentito? Non sono stato io a distruggere le palle scintillanti.
Le ho semplicemente fatte rotolare fino al punto in cui sono state calpestate.
È colpa mia se la gente non si preoccupa di guardare dove mette i piedi?
Anna Fine, Buon Natale, gatto killer, Edizioni Sonda
Il contenuto di questo testo è: un gatto che combina un disastro.
un gatto che parla.
I fatti sono: realistici. fantastici.
L’aspetto fantastico è: il gatto è attratto dall’albero di Natale. il gatto pensa e parla. a n al i s i
Vacanze con sorpresa
LEGGERE BENE
Leggi dando espressione a seconda della situazione.
a n al i s i
I personaggi sono: tutti realistici. tutti fantastici. sia realistici sia fantastici.
I pallini che vedi nel testo indicano l’inizio di una sequenza. Colorali come indicato.
Introduzione
Conclusione
Cambia il luogo
Avviena un fatto nuovo
Interviene un nuovo personaggio
Cambia il tempo
Quest’estate i genitori di Alice e Lorenzo hanno deciso di trascorrere le vacanze in un Paese straniero.
Sono diretti in Scozia, dove visiteranno anche il castello di Lossy-Tale. Si dice che vi abiti il fantasma del barone Mac Fury!
Giunti all’albergo, Alice e Lorenzo si guardano intorno intimiditi. Quel posto è proprio strano e il suo proprietario è un collezionista di oggetti antichi.
È sera. Alice e Lorenzo sono sotto le coperte. Fuori ha ripreso a piovere.
A un tratto arriva un tuono più forte degli altri e la corrente va via.
– Devo fare la pipì! Mi accompagni in bagno? –piagnucola Alice.
– Non avrai mica paura? – esclama Lorenzo.
– No. Cioè sì.
In realtà anche Lorenzo ha paura e si vergogna ad ammetterlo.
Prende la sua torcia e con la sorella si affaccia sul corridoio. L’atmosfera è spettrale.
D’un tratto una voce si fa strada nel buio:
– FATEMI USCIRE!
Senza pensarci due volte, Alice e Lorenzo schizzano come missili sotto le coperte.
Ed ecco che nell’oscurità compare una sagoma bianca che aleggia per la stanza!
Lorenzo batte i denti: – È il barone! Con i suoi capelli tutti bianchi!
Lorenzo e Alice si tirano le coperte fin sopra la testa.
– Se stiamo zitti qui sotto – bisbiglia Lorenzo ad Alice –non ci troverà.
La voce infatti si allontana e dopo un po’… non si sente più…
La mattina dopo i bambini si precipitano in sala da pranzo. Tutti e due sono ancora in pigiama.
– Papà, mamma… l’abbiamo sentito! E… visto! – ansima Lorenzo.
– Chi? – ribatte la mamma.
– Il fantasma di Mac Fury! Diceva: fatemi u…
In quel momento la voce dello spirito interrompe
Lorenzo. Tutti si voltano verso la porta:
– FATEMI USCIRE!
Ma dalla porta entra l’albergatore: sulla sua spalla è appollaiato un pappagallo bianco.
– Adesso basta, Fury, stai spaventando i nostri ospiti!
Notando le occhiate sbalordite della famiglia, l’uomo aggiunge: – Questo sciocco uccello va in giro di notte e non trova più la strada per il suo trespolo! Spero non vi abbia disturbato.
Alice e Lorenzo si guardano sollevati e scoppiano a ridere: – Ma allora era lui il fantasma di questa notte!
Roberta Zilio, Tu ci credi ai fantasmi?, De Agostini
riflessione lingua sulla
Nell’espressione “si dice che vi abiti”, “vi” si riferisce: al Paese straniero. al castello.
alla Scozia.
Trova le informazioni esplicite e implicite. Il fantasma è un personaggio che agisce nel racconto?
Sì. No. comprensione
scrittura
Descrivi il pappagallo aggiungendo particolari sul becco, gli occhi, le zampe e le abitudini.
a n al i s i
Sottolinea: tempo, luogo, personaggi.
L’autore racconta i fatti: in ordine cronologico. inserendo un flashback.
comprensione
Trova le relazioni tra gli elementi del testo.
Chi sono i tre amici?
Battaglia a palle di neve
Una battaglia a palle di neve al parco? Tommi non crede alle proprie orecchie.
– Ci saremo noi due contro Graffio e Pietro, che ne pensi? – gli dice Marco.
Il parco è vicino a casa e oggi pomeriggio potrebbe andarci dopo i compiti…
Certo, quei tre sono molto amici, stanno sempre insieme e a scuola gli fanno i dispetti, perché lui
è il più piccolo e non si arrabbia mai.
– Va bene! – risponde felice.
Chi “… risponde felice”?
CIV i Ca educazione
Tre contro uno: una vera azione da bulli! Ti è mai capitato? Se capitasse a qualcuno/a, tu che cosa faresti?
Torna a casa con la cartella in spalla e il cuore in subbuglio. I compiti sembrano non finire mai, ma poi, per fortuna, arriva il momento di uscire. Berretto, guanti, sciarpa e giubbotto: corre al parco.
– Ma dove sono gli altri? – si chiede Tommi guardandosi intorno.
All’improvviso Marco salta fuori da un cespuglio con una grossa palla di neve: prende la mira e lo centra sul naso.
– Beccato!
Tommi si ritrova con il sedere per terra e la risata di Marco che gli riempie le orecchie.
Non fa in tempo a rialzarsi che l’altro corre via.
E poi... BUM! Un secondo colpo, stavolta su una gamba.
Tommi si china per cercare di togliersi la neve fresca dai pantaloni e un’altra palla di neve gli sibila vicino. “È una trappola!” capisce Tommi.
Tre contro uno non è una battaglia, è un attacco in piena regola!
“Di sicuro non resto qui a fare da bersaglio” pensa e corre via.
Christian Antonini, Il mio amico Lancillotto, Giunti
Colpa di Carciofo
Per mille sconfitte al cubo! La maestra Flora oggi mi ha portato il compito di matematica. Non c’era nemmeno un segno rosso, per cui ho pensato: “Ce l’ho fatta! Sono a galla: ho preso la mia prima sufficienza!”.
Poi però ho girato il foglio e l’ho vista: la mia ennesima insufficienza in matematica galleggiava lì, sul foglio.
Nemmeno questa volta la maestra Flora era riuscita a capire la profondità, l’originalità, l’essenza della mia risposta. Eppure mi ero impegnato tantissimo.
Quell’insufficienza, messa lì, rosso su bianco, mi sembrava una ferita sanguinante.
E che cosa fa uno studente ferito sopra un foglio a quadretti? Riflette, sbadiglia, si addormenta. Esattamente quello che ho fatto io.
Certo la colpa era anche di Carciofo, il mio gatto, che mi aveva tirato giù dal letto un’ora in anticipo, ma anche la maestra aveva una parte di responsabilità.
E gliel’ho fatto notare quando, dopo avermi chiamato alla cattedra con il diario, ha scritto alla mamma:
“Suo figlio Leonardo oggi si è addormentato in aula e bla bla bla”.
Mi chiedo perché la maestra Flora non abbia chiuso un occhio anche lei. Anzi: tutti e due. Né io né il resto dei compagni avremmo avuto niente da ridire.
Emanuela Da Ros, Odio la matematica, Nuove Edizioni Romane
n al i s i
il flashback.
Trova il significato delle parole.
“Chiudere un occhio” significa: concentrare l’attenzione. lasciar perdere.
L’espressione “sono a galla” qui è utilizzata in senso: proprio. figurato.
Verifica
La maestra Giuditta
Come ogni mattina, prima di entrare la maestra Giuditta sbirciò in quarta A dalla porta socchiusa.
Eh, sì. Le piaceva spiare i suoi ragazzi. Guardarli di nascosto. Coglierne le espressioni e catturarne i gesti. Così facendo aveva scoperto molte cose su di loro.
Quel lunedì mattina di settembre c’erano proprio tutti.
A cominciare dalle gemelle Anna e Lisa. Ai genitori bastava pronunciare un unico nome, Annalisa, ed entrambe accorrevano. Dietro di loro, vicino alla finestra, c’era Francesco. Aveva una paura terribile dell’acqua. Al mare o in piscina il livello massimo delle sue immersioni era alle ginocchia. Era convinto che ficcando la testa sott’acqua, quest’ultima sarebbe penetrata dalle orecchie nel cervello, con chissà quali conseguenze! Cinzia, magra come un manico di scopa, stava riempiendo di cuori una pagina del suo diario.
Accanto a lei Rosalba, alle prese con una schiacciatina, le suggeriva i nomi da inserire all’interno di tutti quei cuori. Federico, come sempre, era concentrato a battere il record sul suo videogame. Le sue dita si muovevano velocissime sui pulsanti, come sulle corde della sua chitarra. Aveva talento.
E poi Caterina, che sognava a occhi aperti e viveva nel suo mondo pieno di colori. Giuditta si soffermò a guardare la dolcezza del suo sguardo.
In quel mentre una mano si posò sulla sua spalla.
– Aspetta, Osvaldo – disse l’insegnante pensando che fosse il bidello. – Ancora un momento…
– Signorina… Mi scusi… Caspita! Quella non era mica la voce di Osvaldo. Era proprio lui, il nuovo direttore.
– Mi scusi, stavo…
– Sbirciando, lo so.
Un urlo proveniente dall’aula la riportò alla realtà. Entrò velocemente con passo da bersagliere. I ragazzi la salutarono in coro.
Posò il registro sulla cattedra, ma, dato che il brusio non accennava a diminuire, lanciò il solito fischio da marinaio. Era il segnale dell’attenzione.
Giancarlo Oliani, Allaricercadellamemoriaperduta, La Spiga Edizioni
ANALIZZO
An aliz zo
1 Riconosci la struttura del testo colorando le parentesi: introduzione, svolgimento, conclusione.
2 Riconosci gli elementi del testo.
Il tempo è determinato perché ; il luogo è . Il personaggio principale è ; gli altri personaggi sono
COMPRENDO comprendo
1 Il contenuto di questo racconto è realistico perché
Trova il significato delle parole.
2 “Sbirciare” significa guardare: senza porre attenzione. senza farsi notare. attentamente.
3 “Con passo da bersagliere” significa: con passo leggero e silenzioso. con passo veloce e ritmato. con passo incerto e lento.
Trova le informazioni esplicite.
4 Chi ha paura dell’acqua?
5 Che cosa riporta alla realtà la maestra?
6 Chi è Osvaldo?
Trova le relazioni tra le parti del testo.
7 Sottolinea in rosso la causa e in blu l’effetto.
• La maestra Giuditta spia i suoi ragazzi e scopre molte cose su di loro.
• Anna e Lisa accorrono quando sentono il nome Annalisa.
• I ragazzi salutano la maestra quando lei entra in classe.
Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo testo narrativo?
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco. che cosa SO? come STO?
Sì. No. In parte.
letture per CRESC E RE scuola
Hai letto alcuni RACCONTI REALISTICI .
Qual è la realtà più vicina a te?
La scuola .
Quanto tempo passi a scuola!
A volte ti senti forte, a volte senti che i problemi ti sommergono: i voti, i rapporti con i compagni e le compagne, i rapporti con l’insegnante…
LIFE SKILLS
RISOLVERE PROBLEMI
La scuola è una palestra che ti dà l’opportunità di misurarti con le tue difficoltà, di cercare di risolvere problemi.
Formula per ottenere bei voti
Foglio bianco, foglio vuoto fa che arrivi un gran bel voto. Foglio scritto, foglio pieno basterebbe un nove meno. Foglio sopra, foglio sotto mi accontento anche di un otto. Foglio fa tu quel che puoi… purché sia dal sei in poi!
Janna Carioli, Poesie a righe e quadretti, Giunti Junior
Come va mia figlia?
– Buongiorno, maestro Angelo. Come va a scuola Valentina?
– Devo contenerla un po’, signora Castelli.
– Disturba in classe?
– Oh, no. È curiosa. Non la smette mai di fare domande.
– Ah, lo fa anche a casa. Dev’essere un “difetto” di famiglia.
– Ma non lo considero un “difetto”. Anzi, mi auguro che contagi i suoi compagni.
– Comunque, studia volentieri?
– Studia e impara. Ma è selettiva.
– Non capisco.
– Studia soprattutto ciò che le piace e trascura un po’ ciò che non le interessa. A ogni modo, ciò che conta è che sua figlia conservi il gusto di imparare. Io provo a far innamorare i miei alunni della scuola.
– E ci riesce bene. Valentina non ha mai finto di star male per non venire a scuola. Ricorda quella volta che volle essere accompagnata in classe con la febbre? Speriamo che continui così anche alla Scuola Secondaria.
– Valentina è orgogliosa. Sono sicuro che si impegnerà al massimo anche quando sarà più grande. Immagino che lei e suo marito siate fieri di lei.
Angelo Petrosino, Valentina & Co. Aiuto, ho un debito in mate!, Piemme
LEGGERE BENE
Leggere un brano con i dialoghi insieme a una compagna o a un compagno aiuta a dare espressività alla lettura.
Il contenuto di questo brano è il colloquio tra: Il luogo è: .................................................................................................
I personaggi sono: ....................................
Il testo è realistico o fantastico? a n al i s i
a n al i s i
La narratrice di questo testo è: un’autrice che parla di un bambino.
un bambino che narra ciò che gli è successo.
Il contenuto di questo testo narrativo è: realistico. fantastico.
Nel testo, evidenzia in blu il tempo e in arancione il luogo in cui si svolge la storia.
I personaggi di questo racconto sono:
Giorgio, il direttore della scuola e i compagni. Giorgio, la maestra e i compagni.
Viva San Valentino!
Era una scuola tutta di vetro vicino a New York. C’erano dei corridoi molto ampi e luminosissimi. Ricordo che la prima volta che mi ci portarono non riuscivo a pensare che quella fosse proprio una scuola. Le larghe vetrate molto basse davano su di un immenso prato verde.
Il primo giorno che mi iscrissero, in America, mi sentivo tanto infelice. Nella solita scuoletta del mio rione, buia, vecchia, ma così simpatica, avevo lasciato i miei compagni.
Il direttore mi accompagnò nella mia classe attraverso i lunghi corridoi, e su ogni pannello colorato vedevo disegnati tanti cuori rossi, verdi, viola, neri e pensavo: “A casa mia i cuori sono sempre rossi”.
Ma poi c’era scritto “San Valentino”, “Il giorno di San Valentino”, “Vuoi essere il mio Valentino?”, “Vuoi essere la mia Valentina?”.
“Mi sa” pensavo “che qui son tutti scemi”. Ma mi sentivo così sperduto che avrei voluto allungare la mano e infilarla nella mano del direttore. Forse con la mia maestra l’avrei potuto fare. Ma lì, con quel signore che mi trattava con tanto garbo come se fossi stato un grande, era proprio impossibile.
Mi ricordavo l’ostilità, le risatine e le gomitate con le quali avevamo, l’anno prima, accolto un bambino che, a metà dell’anno scolastico, aveva cambiato scuola. Gli avevamo fatto un sacco di dispetti.
– Lo sai che cos’è il giorno di San Valentino? – mi chiedeva intanto il direttore.
– No, Sir.
– È un giorno dedicato ai ragazzi. A chi si vuol bene o ci fa simpatia, si regala un cuore.
– Yes, Sir.
Il direttore si fermò. Sul pannello vicino alla classe dove dovevo entrare c’erano decine di cuori. Su ogni cuore c’era scritto: “Giorgio, vuoi essere il mio Valentino?”.
Ho guardato il direttore con immenso stupore e lui ha sorriso, dicendomi: – È per te.
Sono entrato in classe: – Hip, hip, hip, hurrà! –strillavano i ragazzi. E io lì come uno scemo che piangevo senza sapere che dire.
Loro non capivano che tanta amicizia potesse far piangere e io non capivo come si potesse essere così amici senza neppure conoscerci.
E non capivano che piangevo non perché desiderassi la mia vecchia scuola, ma perché la nostalgia delle vecchie care cose di scuola era stata battuta dal loro riso semplice e stupito.
Lucia Tumiati Barbieri, Saltafrontiera, Giunti Junior
LIFE SKILLS
Il protagonista arriva nella nuova scuola e ha nostalgia della sua vecchia scuola.
Che cosa lo aiuta a superare questa situazione di malessere? Sottolinealo nel testo.
SCRITTURA
Scrivi un biglietto per fare la pace con un compagno o una compagna con cui hai litigato e uno per dimostrare affetto a un compagno o a una compagna del cuore.
a n al i s i
I fatti raccontati potrebbero accadere nella realtà?
Chi narra è:
uno dei personaggi. un narratore esterno.
Sottolinea nell’introduzione il punto che te lo fa capire.
LIFE SKILLS
L’insegnante risolve il problema della solitudine dialogando con un oggetto. Tu quale oggetto sceglieresti come “oggetto del cuore”? Spiega il perché.
Gomme, stringhe e spazzolini
Venerdì mattina Judith è arrivata a scuola in ritardo, mentre noi finivamo un esercizio di matematica.
Judith si è seduta al suo posto senza salutare nessuno. Qualche minuto dopo, è scoppiata in lacrime. Esistono vari modi di piangere, e ognuno significa qualcosa. Sentendo Judith, abbiamo capito che stava provando un grande dolore.
Maricou, che è la sua migliore amica, ha cercato di consolarla e di capire che cosa le stesse succedendo.
Ma Judith non voleva parlare. Pensavamo tutti che la nostra insegnante, la signorina Charlotte, sarebbe intervenuta. La prof che avevamo prima avrebbe preso Judith da parte e l’avrebbe convinta a raccontarle tutto.
Invece la signorina Charlotte si è semplicemente seduta sulla cattedra. Poi ha richiamato la nostra attenzione. Ci ha raccontato un po’ la sua storia, che risaliva a tanto tempo prima. Dato che la signorina Charlotte è abbastanza vecchia, “tanto tempo prima” poteva significare cinque o cinquant’anni fa. In ogni caso, tanto tempo prima, la signorina Charlotte aveva vissuto un vero e proprio dramma. Così terribile che non aveva più voglia di mangiare, di correre, di dormire.
Come se non bastasse, era sola. Non aveva nessuno con cui parlare, nessuno che potesse consolarla. Allora un giorno ha raccolto un sasso, l’ha chiamato Gertrude e gli ha parlato.
La signorina Charlotte ha detto che si può inventare qualunque cosa. Tocca a noi farla vivere. E non bisogna preoccuparsi di quello che può pensare la gente.
Tutti hanno diritto di parlare alla propria gomma o alle proprie stringhe. Questo non sostituisce i veri amici ma, a volte, è bello creare dei personaggi e confidare loro dei segreti.
La signorina Charlotte era molto convincente.
Quando parlava il suo sguardo s’illuminava e brillava. Noi restavamo incantati. Non so se si rendesse conto di quant’erano forti i suoi poteri, ma il giorno dopo
Jean ha parlato al suo spazzolino da denti e Mélanie a una forchetta.
All’ora di pranzo, il preside ha scoperto Guillame che conversava animatamente con il suo astuccio.
– Con chi stai parlando? – si è informato il preside.
– Con mio nonno – ha risposto tranquillamente Guillame.
È stato in quel momento che ho capito che l’arrivo della
signorina Charlotte aveva completamente trasformato le nostre vite.
Dominique Demers, SOS:nuovaprof!, Einaudi Ragazzi
comprensione
Trova le informazioni implicite.
Perché la signorina Charlotte riesce a capire i sentimenti di Judith?
Perché ha avuto un’esperienza dolorosa.
Perché racconta storie.
Perché fa parlare Judith.
“Esistono vari modi di piangere, e ognuno significa qualcosa”. Questa frase vuol dire che si può piangere per diversi motivi. Racconta tre motivi per cui si può piangere.
Pirati in pericolo scopriamo il avventura
GENERE
contenuto
L’evento pericoloso è: l’assalto di nemici. l’assalto a nemici.
Come i pirati superano la situazione pericolosa? Sparando fucilate in continuazione. Tagliando le liane.
elementi
Personaggi
Il protagonista
Gli altri personaggi
sono
Tempo
Sottolinea in blu quando si svolge la vicenda. Luogo
Sottolinea nel testo le parole che, nell’introduzione, ti indicano la pericolosità del luogo.
struttura
Colora le parentesi: introduzione svolgimento conclusione
Al tramonto i pirati erano giunti in un passaggio intricato e oscuro della fitta foresta.
Si udì un leggero sibilo, poi una sottile canna attraversò le fronde degli alberi conficcandosi in un ramo che si trovava ad altezza d’uomo.
– Una freccia! – gridò il Catalano e fece rimbombare il suo fucile.
Quattro o cinque lunghe frecce passarono sibilando sopra i pirati nel momento in cui questi si precipitavano a terra.
– Temi che ci assaltino ancora? – gli chiese il Corsaro Nero.
– Sì! – rispose il Catalano. – Non abbandoniamo questi alberi. Le frecce dei Caraibi sono avvelenate. – Non possiamo rimanere qui eternamente. Marciamo sparando fucilate a destra e a manca –suggerì Wan Stiller.
– Buona idea! – rispose il Corsaro Nero. A turno e con intervalli regolari scaricarono i loro fucili, uno a destra e l’altro a sinistra.
Il Corsaro Nero apriva la via tagliando le liane e le foglie che impedivano il passo.
Quel rombare furioso produsse un certo effetto sui nemici, che non osarono mostrarsi.
Emilio Salgari, Il Corsaro Nero, Newton Compton
Il RACCONTO DI AVVENTURA narra vicende di personaggi che in circostanze eccezionali vivono esperienze rischiose ed emozionanti che affrontano situazioni pericolose con astuzia e coraggio.
ANALIZZARE IL RACCONTO DI AVVENTURA
CONTENUTO
Storie e avventure di personaggi coraggiosi che affrontano con astuzia situazioni e nemici pericolosi.
ELEMENTI
Presenza di un personaggio coraggioso e audace. Tempo: presente o passato. Luoghi : ambienti selvaggi, insidiosi, pericolosi.
STRUTTURA
Introduzione: presenta personaggi e luogo. Svolgimento: è ricco di colpi di scena, suspense. Conclusione: quasi sempre a lieto fine.
NARRATORE/NARRATRICE
Il narratore o la narratrice può essere: esterno/a (narra in terza persona); interno/a (narra in prima persona).
La suspense , cioè i momenti in cui le situazioni di pericolo tengono chi legge con il fiato sospeso, è un espediente tipico del genere avventura.
Le descrizioni dei luoghi, delle azioni e dei sentimenti dei personaggi contribuiscono a creare suspense.
introduzione
Presentazione dell’ambiente e del protagonista.
svolgimento
Colpo di scena.
Secondo colpo di scena.
Azione coraggiosa del protagonista.
Colora i quadratini.
Si presentano l’ambiente e il protagonista.
Primo colpo di scena.
Secondo colpo di scena.
Azione coraggiosa del protagonista.
Un aiuto al protagonista.
Lieto fine.
dentro il racconto di avventura
Ulil e il giaguaro
Nella giungla Ulil, un giovane e coraggioso cacciatore, era a caccia quando sentì una voce: –Salvalo! Il mio cerbiatto.
Ulil scrutò intorno: vide una ragazzina. Il ragazzo ebbe un colpo al cuore: la conosceva. Si chiamava Sceil.
Ulil si lanciò all’inseguimento, ma subito un feroce ruggito, proprio sopra la sua testa, lo fece bloccare. Alzò gli occhi e incontrò quelli scintillanti e crudeli di Ek Balam, il giaguaro che se ne stava su un grosso ramo, pronto a balzare su di lui . Ek Balam, all’improvviso, scattò, piombando velocissimo su Ulil.
Per l’impeto Ek Balam non vide il serpente attorcigliato attorno al tronco e non riuscì ad evitare il suo morso velenoso, ma sembrò non curarsene.
Ulil comprese che non poteva sottrarsi alla lotta.
Sguainò il coltello che portava alla cintura . Ek Balam avanzava e Sceil lo guardava terrorizzata. Forse, se non ci fosse stata lei, Ulil avrebbe tentato di fuggire, ma non voleva mostrarsi vigliacco davanti a lei. Il giaguaro emise un ruggito da gelare il sangue.
Contrasse i muscoli, mostrò i denti, scoprì gli artigli affilati e balzò su Ulil.
Il ragazzo cadde sotto il peso del giaguaro, ma non rinunciò a lottare. Con la mano sinistra agguantò la belva alla gola e con il pugnale nella destra lo colpì. Il giaguaro, per nulla indebolito, affondò i denti nella spalla del ragazzo.
Sceil vide un lungo ramo, lo impugnò e corse verso Ulil.
Le fauci aperte del giaguaro erano sul punto di mordere ancora il ragazzo; proprio allora Sceil colpì l’animale sul muso con il ramo. Fu un attimo, che bastò perché Ulil riprendesse un po’ di vigore.
Il ragazzo sentiva che le forze lo abbandonavano.
Poi sentì il corpo del giaguaro appesantirsi a poco a poco e perdere forza.
Il veleno del serpente stava rallentando i battiti del cuore di Ek Balam.
Era finita . Ulil si lasciò andare accanto al giaguaro morto, senza più energie. Sceil si avvicinò a Ulil, lo scosse, lo chiamò, lo supplicò di non morire.
Ulil rimaneva immobile. Lei gli mise una mano sul cuore e un debole, debolissimo battito rispose alla pressione. Ulil era ancora vivo.
Rupert Hughes, Alla corte del re dei Maya, Giunti
Il protagonista viene aiutato. conclusione Lieto fine.
a n al i s i
Quali sono i due personaggi principali, avversari tra loro?
Qual è l’evento pericoloso?
Chi crea una situazione di pericolo?
Chi, con coraggio, affronta il pericolo?
Rileggi le parti evidenziate per capire come si crea la suspense.
pa role
Lancia : nel testo è una piccola barca che si trova a bordo delle navi. Quali altri significati può avere questa parola? Prua : parte anteriore della barca.
Il capitano e la balena bianca
Anni fa, quando ero giovane e senza soldi, decisi di imbarcarmi su una baleniera, il Pequod. Un giorno il capitano Achab ci volle tutti sul ponte. Disse che avremmo dato la caccia a Moby Dick, una gigantesca balena bianca.
– È lei che mi ha strappato la gamba e io le darò la caccia fino all’inferno! – disse Achab.
Una mattina Achab avvistò Moby Dick. Le lance furono messe in acqua e il capitano guidò l’assalto.
Ma la balena bianca si immerse e scomparve. Risalì a sorpresa sotto la lancia di Achab, ne afferrò la prua con le grandi mascelle e la distrusse.
La caccia continuò il giorno successivo, ma la balena bianca riuscì a capovolgere di nuovo le lance e a sfuggire alla cattura.
Al terzo giorno di caccia, Achab riuscì a colpire la balena bianca con il suo rampone, ma Moby Dick urtò con forza la lancia e i marinai furono scagliati in mare. Poi si gettò contro la sagoma nera del Pequod, e con la fronte aprì uno squarcio nella prua della nave.
L’acqua cominciò a entrare a fiotti e subito si capì che il Pequod era condannato.
Io, Ishmael, fui l’unico a salvarmi: mi aggrappai a un pezzo di legno e sdraiato là sopra andai alla deriva per un giorno e una notte, in mezzo ai pescecani. Finalmente arrivò una nave che mi raccolse e mi salvò.
Herman Melville, raccontato da Stefano Bordiglioni, Moby Dick, Edizioni EL
Io, Moby Dick
– Balena a prua! – gridò l’uomo, e la nave si lanciò su di me.
Vedevo avvicinarsi i balenieri. Un fulmine rischiarò il cielo e vidi degli uomini sul ponte. – Balena a dritta! È enorme! – La loro voce era piena di odio e suonò come un presagio di quello che sarebbe accaduto. Ormai li avevo addosso. Provai un dolore terribile. L’arpione mi si era conficcato nel dorso e l’unica cosa che potevo fare era immergermi. Discesi nell’acqua scuotendomi per liberarmi di quel palo che mi lacerava la carne, ma erano sforzi vani.
I balenieri che mi avevano arpionato si stavano avvicinando con imbarcazioni piccole. Dovevo agire in fretta. Mi immersi vicinissimo a una scialuppa. Poi risalii e con una testata la spezzai in due. Gli uomini caddero in acqua fra urla di terrore e io li colpii con furiosi colpi di coda.
Mi allontanai senza sapere se era più forte il dolore per ciò che avevo visto o il dolore per l’arpione che mi straziava. Riemersi. Non badai al dolore: a una a una distrussi tutte le scialuppe. I balenieri gridavano aggrappati ai relitti delle imbarcazioni.
Mi riempii i polmoni d’aria e puntai contro la nave grande.
Al primo assalto provocai una grossa falla nello scafo. Gli uomini misero in acqua l’ultima scialuppa che avevano a disposizione. Poi la nave cominciò ad affondare.
La scialuppa che avevano calato in acqua si stava allontanando. Li lasciai andare.
Luis Sepúlveda, Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, Guanda
Chi è il protagonista?
Qual è l’evento pericoloso?
Chi affronta il pericolo?
Rileggi le parti evidenziate per capire come si crea la suspense.
Dritta : lato destro della barca, stando rivolti verso la prua. Falla : squarcio, grande rottura sul fianco di una nave. pa role
le t tu r a CRITICA
I brani di queste due pagine raccontano lo stesso episodio da punti di vista differenti: quello di un baleniere e quello della balena.
Rileggili in maniera critica. a n al i s i
a n al i s i
Il narratore narra: in prima persona. in terza persona.
Chi è il protagonista?
È un personaggio fantastico o realistico?
Gli altri personaggi sono: fantastici. realistici.
Il protagonista si trova in una situazione: di estremo pericolo. sconosciuta e strana.
Quali sono gli eventi imprevisti?
Indica con X (sono due).
Il naufragio della nave.
Il risveglio del protagonista sulla spiaggia.
La presenza di strane piccole persone.
Avventura a Lilliput
Mi chiamo Lemuel Gulliver, sono un medico e sono inglese.
Fin da bambino ho sempre avuto una sola, grande, vera passione: viaggiare. Così ho studiato e sono diventato medico di bordo. Ho visitato paesi misteriosi e incontrato creature incredibili.
Come quella volta a Lilliput… Viaggiavo a bordo dell’Antilope, la nostra nave, diretto verso i Mari del Sud.
La nave incominciò a imbarcare acqua e sul viso di tutti si disegnò un’espressione di terrore. Stavamo affondando! Fummo costretti ad abbandonare la nave. Il vento era fortissimo e il mare grosso.
L’uragano ci prese e con grande violenza ci scaraventò in mare.
L’unica cosa che potevo fare era nuotare. E allora nuotai, sperando di uscire dalla tempesta.
Ma il mare era più forte di me e le forze mi abbandonarono.
Quando mi svegliai mi guardai intorno: c’era sabbia ovunque.
– Sono salvo! – gridai felice. Poi esausto, mi riaddormentai.
– HANGUL MISAK!
Questo grido mi svegliò. Aprii gli occhi e provai a stiracchiarmi, ma qualcosa mi bloccava.
– Ooooooh! – un boato di stupore e paura accompagnò il mio tentativo. Non era una voce. Sembravano cento, mille vocine insieme.
Cercai di alzarmi per capire, ma il mio corpo era costretto a terra da sottilissimi fili, simili alla tela di un ragno.
Provai ad alzarmi e sentii un rumore di corde strappate e dei passi, tantissimi passi, come se una folla stesse correndo.
Una volta seduto vidi le mie gambe legate da centinaia di corde sottili.
Ancora intontito, mi voltai e rimasi di stucco: ero circondato da una miriade di uomini e donne in miniatura.
Una folla di persone alte venti centimetri, perfettamente vestite, pettinate e... armate di archi e frecce.
Mi stropicciai gli occhi e vidi un ometto con una divisa verde scuro.
Era salito su un sasso, mi puntava contro la sua spada e gridava: – AJUMITAL!
Anche se non avevo la minima idea di che cosa significasse AJUMITAL, pensai che non fosse niente di buono e… avevo ragione! Una nuvola di piccole frecce volava verso il mio viso.
Gianluca Agnello, Gulliver a Lilliput, La Spiga Edizioni
Trova le informazioni esplicite. Sottolinea con i colori indicati: chi era Gulliver; come si chiama la nave su cui si imbarca; che cosa provoca il naufragio; a che cosa vengono paragonate le corde.
Trova il significato delle parole. Un boato è un rumore: squillante. forte e cupo. comprensione
a n al i s i
Qual è l’espediente più efficace che il narratore usa per creare suspense?
La descrizione di un ambiente particolarmente pericoloso.
La minuziosa descrizione dell’elemento che spaventa il protagonista e le reazioni del protagonista.
Sottolinea in rosso le parti che indicano lo stato di paura del protagonista e in blu le parti che indicano la pericolosità dell’orso.
Incontro nel bosco
In seguito alla caduta del suo aereo, Brian si ritrovò da solo nelle selvagge terre del nord del Canada.
Si incamminò lentamente, un po’ per via delle giunture ancora doloranti e un po’ perché indebolito dalla fame.
Trovò dei lamponi.
Li mangiò mentre vagava in un fitto bosco.
All’improvviso udì un rumore alle spalle. Si voltò e vide l’orso.
Non riuscì a fare niente, a pensare niente. Rimase pietrificato dalla sorpresa e dalla paura. La lingua, sporca di succo di lampone, gli si attaccò al palato. Gli occhi erano fissi sull’orso. Era a sei-sette metri da lui, e grosso. No, enorme. Era tutto pelo ed era enorme. Una volta ne aveva visto uno allo zoo.
Ma questo era molto più grande e soprattutto gli stava davanti.
E vicino.
Il sole gli illuminò le punte del pelo lungo la schiena. Lucente e setoso, l’orso era mezzo alzato sulle zampe posteriori e stava a osservare Brian.
Poi si abbassò e si spostò leggermente verso sinistra, mangiando bacche mentre si muoveva, annusandole e alzandole.
Poi, nel giro di qualche secondo sparì. Brian restò immobile. La lingua era ancora attaccata al palato, la punta mezza fuori. Gli occhi erano sbarrati e le mani tese.
Alla fine emise un suono, un basso “Nnnggghhh”.
Non significava nulla. Era solo un verso di paura, di incredulità per il fatto che una cosa tanto grande gli si fosse potuta avvicinare senza che lui se ne accorgesse. L’orso era riuscito ad arrivargli a cinque o sei metri e volendo se lo sarebbe mangiato, senza dargli la possibilità di fare niente per difendersi. Niente. E a metà di quel suono le gambe fecero qualcosa che Brian non aveva detto loro di fare. Si misero a correre nella direzione opposta all’orso, verso il rifugio.
Gli avrebbero fatto fare tutta la strada di corsa, prese dal panico, ma dopo una cinquantina di metri il cervello tornò a comandare e le rallentò fino a fermarle.
“Se l’orso avesse voluto mangiarti” gli disse “ti avrebbe mangiato”.
Gary Paulsen, Nelle terre selvagge, Piemme
Trova le informazioni implicite.
Chi emette il suono “Nnnggghhh”?
L’orso. Brian.
Chi ha la lingua sporca di succo di lampone?
L’orso. Brian.
Perché Brian aveva le giunture doloranti?
Perché aveva corso.
Perché aveva avuto un incidente.
Perché gli tremavano le gambe per la paura.
riflessione lingua sulla
“Gli avrebbero fatto fare tutta la strada di corsa…”
A chi si riferisce il pronome “gli”?
Chi è il soggetto dell’azione?
le t tu r a CRITICA comprensione
Questa storia ha un lieto fine. In un racconto di avventura ti aspetti un lieto fine?
Sì. No.
EDUCAZIoNE
Il testo è tratto da Campbell Black, I predatori dell’arca perduta, Sperling & Kupfer
Indiana Jones è un archeologo che guida numerose spedizioni in posti avventurosi.
Nel libro I predatori dell’arca perduta, da cui è stato tratto il testo, Indiana Jones è a capo di una spedizione che deve recuperare un idolo d’oro da un tempio del Perù, disseminato di trabocchetti e trappole mortali.
ascolta attentamente il racconto e poi svolgi le attività.
INDIANA JONES
In quale luogo è ambientato il racconto?
Chi è il protagonista?
Quale particolare ti ha fatto capire quale immagine rappresenta il protagonista?
Dal racconto si capisce il tempo in cui si svolge la vicenda?
Sì. No.
Secondo Indiana Jones, chi è portatore di una maledizione?
Quale tra queste immagini rappresenta maggiormente gli espedienti che l’autore usa per creare suspense?
Osserva le immagini e scrivi al posto giusto: inizio, svolgimento, conclusione.
Come completeresti il titolo per far capire qual è l’idea principale del racconto?
Indiana Jones nella foresta.
Indiana Jones e l’idolo maledetto. Una trappola per Indiana Jones.
Dopo l’ascolto del racconto sono in grado di ripetere la storia? imparare adASCOLTARE
Un’avventura per il re dei viaggi
Il re dei viaggi e delle bugie, Ulisse, cercando per il mare la terra d’Itaca, la sua isola, con le sue navi giunse all’isola Eolia. Qui regnava Eolo, a cui gli dèi avevano affidato la custodia dei venti.
– Che posso fare perché tu creda al mio valore? – domandò Ulisse dalla prua della nave.
– Entra con la tua sola nave in quella baia: io giocherò un po’ con i miei venti e vedremo allora come sai governare!
Così, Ulisse entrò nella baia di forma circolare.
Eolo e i suoi figli maschi si erano seduti lungo la sponda. Tutti avevano un vaso tra le mani e lo tenevano chiuso con un coperchio d’oro.
Eolo gridò: – Se la tua nave toccherà terra, anche solo di striscio, io non ti darò ospitalità. Se invece riuscirai a mantenerla nel bagnato, accoglierò te e la tua gente.
Eolo tolse il coperchio d’oro al suo vaso e ne uscì un forte vento, che spostò la nave di traverso. Ulisse gridò ordini ai suoi uomini e manovrò lui stesso in modo che la nave tornasse verso il centro della baia.
Eolo in quel momento rimise il coperchio al suo vaso e fece un cenno a uno dei suoi figlioli, dall’altra parte della baia. Quello aprì il vaso e un vento nuovo fece sbandare la nave.
Ulisse non fece in tempo a riprendere il controllo che Eolo fece cessare quel vento e ne scatenò due dalla sponda di fronte.
Ulisse gridava, correva, tirava funi, dava ordini ai rematori, si aggrappava alle vele per correggere la rotta, dava colpi rapidi al timone.
Intanto Eolo con cenni delle mani faceva scoprire e ricoprire i vasi ai suoi figli, scatenando venti sempre diversi, due e anche tre alla volta.
Come un cervo minacciato e spaventato da levrieri che gli ruotano attorno, la nave girava, sbandava e lottava. Più di una volta prua o timone arrivarono a sfiorare il fondale: ma prima che toccassero, Ulisse riusciva a manovrare e a spingere la nave verso il centro della baia.
Tre ore durò la battaglia. Al tramonto, Eolo fece un ampio gesto pacato, e tutti i figli posarono il coperchio sui vasi: il vento si placò.
Al centro, la nave rimase immobile. Ulisse e i suoi si sdraiarono sul ponte, distrutti dalla fatica. Una brezza leggera li spinse sulla spiaggia.
ANALIZZO An aliz zo
1 Riconosci la struttura del testo dividendo e colorando la barra laterale: introduzione, svolgimento, conclusione.
2 Riconosci gli elementi del testo.
Il protagonista è: ; gli altri personaggi sono: .
Il tempo è: determinato. indeterminato.
Il luogo è: .
3 Riconosci chi è il narratore.
Il narratore è: esterno. interno.
4 Riconosci il contenuto del testo.
Qual è l’evento pericoloso che deve affrontare il protagonista?
5 I momenti di suspense sono tanti e sono creati dallo scatenarsi dei venti e dalle azioni di Ulisse per vincerne la forza. Sottolinea almeno una frase che indica un momento di suspense.
COMPRENDO comprendo
1 L’idea principale è: la sfida tra Eolo e Ulisse. l’arrivo di Ulisse a Eolia.
2 Dove doveva entrare Ulisse con la sua nave?
3 Dove erano contenuti i venti?
4 Che cosa non doveva fare la nave di Ulisse perché Eolo ospitasse Ulisse e la sua gente?
5 Queste informazioni sono esplicite o implicite?
Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto di avventura?
Sì. No. In parte. Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco. che cosa SO? come STO?
letture per CRESC E RE coraggio
I racconti di avventura ti fanno pensare al coraggio .
Il coraggio è il contrario della paura? Sì, ma non solo!
Ha coraggio chi affronta un pericolo con decisione e consapevolezza, ma... ... è coraggio anche:
difendere chi è più debole e viene preso in giro; affrontare con calma chi è prepotente; confrontarsi con gli altri, dire le proprie ragioni e, se necessario, anche cambiare idea.
PRENDERE DECISIONI LIFE SKILLS
Quando ti trovi in situazioni che richiedono coraggio, devi saper prendere la decisione più opportuna.
Parole confinanti
Sei un duro o un pappamolle?
Il coraggio non è il branco, è l’amico che in silenzio ti difende e sta al tuo fianco. La paura e il coraggio son parole confinanti ma con una torni indietro e con l’altra... vai avanti.
Janna Carioli, I sentimenti dei bambiniSpremuta di poesie in agrodolce, Mondadori
Colpa del medico
Tutta colpa del medico: che bisogno c’era che gli guardasse le tonsille proprio alle otto di mattina? Non si potevano vedere lo stesso alle tre del pomeriggio?
Eppure sembrava proprio che solo alle otto del mattino Gigi potesse spalancare la bocca e farsi cacciare in gola quel dannato bastoncino (che gli faceva pure venir voglia di vomitare).
Così quel giorno entrò a scuola un’ora più tardi.
E fu dunque tutta colpa del medico se vide Mariano in corridoio che frugava nelle tasche dei giubbotti appesi fuori dall’aula.
Si guardarono per un attimo, poi Mariano, con ostentata lentezza, entrò nei gabinetti dei maschi. Gigi rimase in corridoio con una sensazione di vuoto nella pancia: paura.
“Avrà visto che ho visto?” si domandò. Ma era impossibile che non fosse così.
“Comunque non sono fatti miei” pensò Gigi.
Appese il giubbotto all’attaccapanni (svuotò prima le tasche e mise tutto nello zainetto: chiavi, soldi, panino), poi entrò in classe.
“Chissà...” si disse mentre si sedeva al proprio posto, “forse non ha rubato niente”.
Guido Quarzo - Anna Vivarelli, Amico di un altro pianeta, Einaudi Ragazzi
Una mattina nel corridoio della scuola Gigi assiste a un episodio: quale?
Se Gigi fosse stato coraggioso, che cosa avrebbe fatto?
LIFE SKILLS
Trova le informazioni esplicite. Sottolinea con i colori indicati le parti in cui:
Gigi entra in ritardo a scuola per una visita medica;
Gigi vede Mariano vicino ai giubbotti;
Gigi pensa che non sono affari suoi.
Il protagonista della storia
è: .
L’altro personaggio della storia
è: .
Il tempo in cui accade la vicenda
è:
Il luogo in cui si svolge la vicenda è:
LEGGERE
BENE
Individuate e assegnate il ruolo a tutti i personaggi che parlano. Affidate anche a uno o due bambini o bambine il ruolo di narratore. Poi leggete con espressione il testo.
Albin e Stig
– Moc-cioooso! Moc-ciooo-soo! Il moccioso in questione si alzò in piedi in mezzo al campo.
– Vieni fuori, vigliacco – gridò. – E ridillo, se hai il coraggio!
– Se ho il coraggio? M-o-c-c-i-o-s-o!
La voce si sparse in un baleno: Albin e Stig erano di nuovo sul piede di guerra!
Sì, come tante altre volte! Tra di loro era in corso una gara, una gara che durava da quando i due bambini erano nella culla.
A scuola Albin e Stig erano diventati compagni di banco. Avrebbero dovuto essere amici per la pelle. Ma che amici potevano mai essere se erano sempre così impazienti di gareggiare l’uno contro l’altro? Ognuno dei due doveva essere il migliore. Eh già, era proprio una vita faticosa la loro!
Se ora Albin se ne stava appollaiato sull’olmo a gridare “moccioso” a Stig, era perché Stig l’aveva battuto nella gara di salto in alto. Ovvio che gli rodesse.
E Albin saltò giù dall’olmo.
Dalla strada tutti i ragazzini del paese seguivano interessati lo sviluppo degli eventi.
– Sai fare di meglio, Albin – gridò uno degli “albinisti”.
– Forza, Stig – urlarono gli “stigomanni”.
– Io sono capace di saltare dal tetto della stalla – disse Albin. Ma mentre lo diceva si sentì raggelare.
Così si arrampicò sulla scala con gambe tremanti. Rimase in piedi sul tetto della stalla e guardò giù, nel vuoto.
Come sembravano piccoli i ragazzi laggiù!
Ecco, ecco… adesso, sì… No, faceva troppa paura!
Allora pure Stig si arrampicò sul tetto.
– Salta, Stig! – urlarono gli stigomanni.
– Stig mangerà la polvere – urlarono gli albinisti.
Stig e Albin chiusero gli occhi e fecero contemporaneamente un passo nel vuoto.
– Ma come diamine avete fatto? – chiese il dottore stupito, dopo aver steccato la gamba destra di Stig e quella sinistra di Albin. – Due gambe rotte nello stesso giorno!
– Volevamo vedere chi riusciva a fare il salto più alto –farfugliò Stig.
Poi rimasero uno accanto all’altro nei loro letti.
In qualche modo però si sbirciavano con la coda dell’occhio, e cominciarono a ridacchiare nonostante la gamba rotta.
Poi non riuscirono più a trattenersi. Alla fine Albin chiese: – Ma che senso aveva saltare dal tetto della stalla?
Astrid Lindgren, Greta Grintosa, Iperborea
coraggio letture per CRESCERE
comprensione
Trova le informazioni esplicite. Indica con una X quelle importanti per capire la trama (sono tre).
Stig e Albin sono in competizione.
I ragazzi del paese si dividono in albinisti e stigomanni.
I protagonisti si sfidano nel “salto dal tetto”.
I protagonisti si infortunano.
Il medico è stupito.
Trova il significato delle parole.
Nel testo si legge “Albin e Stig erano di nuovo sul piede di guerra”. Quali parole nel testo ti spiegano che cosa significa?
La voce si sparse in un baleno. Tra di loro era in corso una gara, una gara che durava da quando i due bambini erano nella culla.
SKILLS
Avere il coraggio di sbagliare vuol dire mettersi alla prova e capire che si possono affrontare e vincere le proprie paure. Proprio come fa Jordi, il protagonista di questo racconto.
Il coraggio di sbagliare
Jordi era nato in una famiglia di artisti circensi. Gli piaceva guardare i suoi cugini lanciarsi nel vuoto e afferrare il trapezio-altalena.
Jordi sbagliava spesso: era un bambino.
Ma anche i cugini grandi sbagliavano. Per questo, prima di ogni salto mortale, nel tendone del circo stendevano una rete, perché nessun acrobata, cadendo, si facesse male.
– Non devi avere paura dei tuoi errori, Jordi –gli dicevano i cugini.
Jordi ogni giorno provava e riprovava: aveva iniziato a cinque anni a far volteggiare tre palline. A sei era passato a cinque. Adesso, a otto anni, era pronto per affrontare il sette.
Sette birilli da lanciare e rilanciare, senza farli cadere.
E se cadevano, bisognava ricominciare.
Jordi la sera del suo debutto indossava un abito trapunto di lune e stelle, e sui capelli aveva una polvere d’oro.
Quella sera aveva respirato a lungo per vincere l’emozione, aveva stretto il suo orso di pezza, aveva asciugato a lungo le mani perché gli attrezzi non gli scivolassero dalle dita.
Erano stati i tre cugini a presentare Jordi.
– Signore e signori, per la prima volta, ecco a voi Jordi! Jordi si inchinò e fece un profondo respiro, tra squilli di trombe e rullio di tamburi.
Il numero era iniziato e tre palline volteggiavano in aria.
Dopo il primo applauso, passò a cinque palline e quindi a cinque birilli.
Fu quando cadde il primo birillo che il bambino sentì un tuffo al cuore. Raccolse il birillo. Aveva appena iniziato di nuovo l’esercizio che un altro birillo gli scivolò dalle mani.
Jordi riprovò.
Quando finalmente i cinque birilli volteggiarono in aria senza cadere, decise di inchinarsi e uscire.
Era stanco e avvilito. La sua prima esibizione era stata un disastro, pensava. E gli applausi che udiva non gli davano nessun sollievo.
Fu allora che i cugini all’improvviso gridarono: – Sette, sette!
Jordi doveva terminare il suo numero con l’esercizio del sette.
Jordi, nato e cresciuto in un circo, capì per la prima volta che cosa volesse dire avere il coraggio di sbagliare.
Ce ne voleva molto di coraggio per uscire di nuovo e tentare un esercizio che persino durante le prove lo faceva rabbrividire.
Ma tornò in pista e dopo due nuovi squilli di trombe lanciò in aria, uno dopo l’altro, i sette birilli.
Avvenne il prodigio.
L’esercizio riuscì subito. Non ci fu bisogno di rifarlo.
Emanuela Nava, Bambini del mondo, Einaudi Ragazzi
L’idea principale di questo testo è parlare di paura, coraggio e sostegno reciproco raccontando: l’esibizione di un giovane artista.
la vita nel circo.
Lo scopo dell’autrice è far capire che è possibile: diventare abili giocolieri. affrontare con coraggio le proprie paure e difficoltà.
Questo racconto è: realistico. fantastico. I fatti sono narrati in: prima persona. terza persona. a n al i s i
Parole
per... EMOZIONARE di CRISTINA DELL’ACQUA
PAURA o coraggio ?
il mostro che è DENTRO di me
Oggi Margherita ci racconta un’avventura di Eracle, l’eroe del mito greco che ha avuto il coraggio di avere paura. Di coraggio ne abbiamo bisogno ogni giorno: per esprimere le nostre idee senza sentirci giudicati, per difendere chi in classe si trova in difficoltà, per prendere decisioni e per voler essere felici.
Tutto questo non è mai facile: nessuno va incontro alle proprie paure a cuor leggero. E il coraggio viene dal cuore, che in latino si dice proprio cor.
Nel lago di Lerna, molto tempo fa, viveva un mostro terribile a metà tra un drago e un serpente velenosissimo e con nove teste.
L’idra (questo il nome del mostro) uccideva chiunque si avvicinasse.
Bisognava eliminarla: era un pericolo per tutti.
L’impresa sembrava impossibile.
Eracle era molto giovane a quei tempi, ma già molto forte e sapeva quanto coraggio occorre per affrontare un mostro. Quando era piccolo, suo padre Zeus glielo ripeteva sempre:
– Ricorda, Eracle, che i mostri vanno affrontati, che siano mostri in carne e ossa oppure che siano dentro di te.
– Papà, che cosa significa, non capisco. Vuoi dire che ho un mostro dentro il mio corpo? – chiedeva ogni volta Eracle spaventato.
– I mostri che abbiamo dentro si chiamano paura di sbagliare, di prendere decisioni, del giudizio degli altri – gli ripeteva il re dell’Olimpo. – Solo che quelli in carne e ossa li vedono tutti, ma quelli che abbiamo dentro invece li vediamo solo noi e per diventare grandi e conoscerci li dobbiamo affrontare.
Ma per entrambi ci vuole coraggio e il coraggio viene dal cuore, è la forza con cui affronterai le paure e le avventure della vita. Lo capirai da solo – Zeus concludeva sempre così.
Ora che deve affrontare l’idra di Lerna, Eracle sa che deve mettere in campo molto coraggio.
Anche il coraggio di avere paura: quando la attacca, l’idra si avvinghia alle sue gambe e, appena lui le taglia una testa, subito ne ricrescono altre. Un incubo!
“Da solo non ce la farò mai, mi occorre l’aiuto di un amico” pensa tra sé e sé Eracle mentre combatte senza sosta.
Ed è così che Eracle chiama in soccorso un suo amico.
Ogni volta che Eracle mozza una testa, l’amico con una torcia brucia la ferita per impedire che crescano altre teste.
Così facendo, insieme, uccidono il mostro.
Poi Eracle intinge le sue frecce nel veleno dell’idra in modo da farle diventare più pericolose e pronte per aiutarlo in nuove avventure.
LIFE SKILLS
PAROLE per PENSARE
EROE : che cosa significa per te che in ognuno/a di noi c’è un eroe/un’eroina?
CORAGGIO : che cosa vuol dire per te essere coraggioso/a? Che differenza c’è tra essere audace, temerario/a e coraggioso/a?
Che bello, maestra, ci saranno sempre persone da difendere e decisioni da prendere, e ora Eracle si sente un po’ più forte. Per favore, raccontaci un’altra storia, maestra!
scopriamo il fantasy GENERE
contenuto
Qual è il compito del protagonista?
Da chi è abitato il mondo del Male?
In che modo il protagonista passa dal suo mondo a quello del Male?
elementi
Il tempo è definito. indefinito.
Il luogo è definito. indefinito.
Chi è il protagonista?
Quale personaggio rappresenta il Male?
struttura
Segna con le parentesi: introduzione svolgimento conclusione
Oltre la porta di luce
Arthur alza lo sguardo e scopre cinque ombre immense. È pietrificato, ma trova la forza di accendere
la torcia e di illuminare il guerriero. Il guerriero gli sorride: – Non c’è un minuto da perdere!
– Voi… voi non venite con me? – chiede Arthur.
– Può passare soltanto una persona, e tu ci sembri la scelta migliore per combattere Emme… il Malvagio –gli risponde il capo.
– Malthazard? – chiede il bambino. Istantaneamente i cinque guerrieri si mettono il dito davanti alle labbra, per reclamare il silenzio.
– Quando sarai dall’altra parte, non pronunciare mai, mai, mai il suo nome. Porta sfortuna.
– D’accordo. Dirò solo Emme… il Malvagio! – ripeté Arthur, sempre più preoccupato.
– Tuo nonno era andato dai Minimei per combattere proprio lui, e ora tocca a te l’onore di portare a termine la sua battaglia – dichiara il guerriero.
– È tempo di andare, Arthur – aggiunge poi, accompagnandolo al centro del tappeto. La pendola suona il primo rintocco della mezzanotte.
– La porta di luce è aperta! – annuncia con fierezza il capo dei guerrieri. – Adesso puoi partire. Il passaggio dura solo pochi minuti!
Luc Besson, Arthur e il popolo dei Minimei, Mondadori
Il RACCONTO FANTASY narra vicende fantastiche in cui si scontrano il Bene e il Male . I personaggi spesso passano dal mondo reale al mondo fantastico.
ANALIZZARE IL RACCONTO FANTASY
CONTENUTO
Vicende eroiche e fantastiche, lotta tra le forze del Bene e le forze del Male .
ELEMENTI
Il protagonista : eroe/eroina che, anche con mezzi magici, sconfigge i malvagi.
Altri personaggi: personaggi reali o stravaganti; personaggi immaginari (folletti, elfi, troll, gnomi, maghi, streghe).
Tempo: imprecisato. Luoghi : indefiniti e immaginari.
STRUTTURA
Introduzione: presentazione dei personaggi e della situazione iniziale.
Svolgimento: entrano in azione gli avversari (antagonisti); il protagonista deve superare pericoli e difficoltà. Conclusione: le forze del Bene sconfiggono le forze del Male.
NARRATORE/NARRATRICE
Il narratore o la narratrice può essere: esterno/a (narra in terza persona); interno/a (narra in prima persona).
La magia è un espediente che spesso compare nel genere fantasy. Sono presenti infatti oggetti, luoghi e personaggi magici.
Spesso i personaggi del fantasy vivono in un mondo parallelo, diverso e separato da quello reale.
introduzione
Il protagonista narra in prima persona e presenta il luogo.
Le terre luminose
Il lungo corridoio odorava di muffa; le pietre sotto i miei piedi erano sconnesse. Dalle pareti gocciolava un liquido maleodorante e dal soffitto si staccavano fiammelle.
Cadde un po’ di ghiaia e il rumore rimbombò per tutta la galleria. Mi appoggiai alla parete. Questa pulsava sotto le mie dita, come se, in profondità, battesse un cuore gigantesco.
Poi, con un sussulto spaventoso, il tratto di galleria che avevo appena superato si spaccò, a nemmeno dieci metri da me.
svolgimento
Il mondo parallelo.
L’incontro con l’avversario (antagonista).
Uscii nelle Terre Luminose con un grande sollievo perché, qualunque cosa mi attendesse, per quanto pericolosa, era sempre meglio dell’oscurità di quei corridoi umidi e odorosi di muffa.
Non sapevo che sotto il sole abbagliante, armato di un lungo pugnale e di uno scudo, mi attendeva il mio più grande avversario, che faceva sembrare un gioco da bambini la magia nera dello Scorpione.
Era Galen Pathwarden, soprannominato “Donnola” perché piccolo e veloce, acquattato su una sporgenza di granito.
Metti in ordine cronologico le sequenze, numerando. Poi colora i quadratini.
Il protagonista sconfigge l’avversario.
Uscita nel mondo parallelo.
Effetto della magia. Incontro con l’antagonista.
Si presenta il protagonista.
Lotta con l’antagonista.
In tre passi lasciai la radura. Donnola lasciò lo scudo e indietreggiò, strisciando come una specie di carnivoro disgustoso.
Strinsi la spada, feci un ultimo passo verso di lui, e gli affondai la lama nel petto per metà .
Cominciò a mutare aspetto. Si trasformò in un serpente, con la testa squamosa che si agitava sopra di me come la coda di uno scorpione… l’animale in cui si trasformò successivamente. Con il pungiglione avvelenato della sua coda si avvicinava sempre di più… ma non mi ferì.
Tenni duro. Lo scorpione crebbe, e si allargò. Dal suo dorso spuntarono bianche ali coriacee e una pelliccia ruvida, arruffata…
Mi ritrovai tra le braccia Donnola trasformato in un mostro multiforme.
Ma non mollai.
La mia stretta non si allentò e io risi più forte che mai, pensando: “È tutto questo ciò che sai fare? È tutto, Donnola? Ho vinto io!”
Michael Williams, La leggenda di Brithelm, Armenia
La lotta con l’avversario (antagonista).
Il colpo di scena: la magia.
conclusione
La vittoria del bene.
Il Reame dei Maghi in pericolo
La battaglia infuriava ormai da giorni tra l’Esercito
Oscuro e l’Esercito della Magia.
Ailos, il giovane Generale a capo dell’Esercito della Magia, in groppa al suo unicorno alato guidava con determinazione i suoi alleati, che ormai erano rimasti davvero in pochi.
– Dobbiamo resistere! – gridò Ailos, sollevando davanti al viso la sua spada di cristallo. – Dobbiamo impedire a ogni costo che le creature del Male raggiungano la Cittadella dei Maghi!
Il Generale gridava con tutto il fiato che aveva in gola per sovrastare le urla e i ruggiti dei nemici.
– Esercito della Magia! Andiamo avanti a combattere per la salvezza del nostro mondo!
In quell’istante, tre Avvoltoi del Buio volarono sopra di lui, pronti a colpirlo.
Ailos abbatté il primo con un preciso fendente, facendolo svanire in uno sbuffo di fumo nero.
Poi trafisse il secondo e schivò prontamente gli artigli del terzo.
Nel frattempo Ilian, il giovane mago attendente di Ailos, lottava contro due Mannari, cercando di tenerli a distanza con la lancia.
Attorno a loro, Fate e Cavalieri combattevano con coraggio.
– Sono in troppi! – gridò Ilian. – Non ce la faremo mai! Dobbiamo ritirarci!
Il giovane attendente aveva ragione, e Ailos lo sapeva bene.
L’attendente è un soldato che è al servizio di un generale. pa role
Le terribili creature dell’Esercito Oscuro sembravano inarrestabili.
Le Fate, i Cavalieri e i Maghi li affrontavano con determinazione e coraggio, ma ormai l’unica soluzione era battere in ritirata, nel tentativo di difendere l’Accademia di Magia prima che fosse tardi per tutti loro.
Ailos vide due Fate delle Lande soccombere sotto l’attacco di un Dragone Nero, e in quel momento sentì di avere fallito.
– Ritirata!!! – gridò, con il cuore che gli batteva forte nel petto.
– Corriamo a rifugiarci dentro le mura della Cittadella dei Maghi! In quel preciso istante, il fruscio di due ali immense che attraversavano il cielo gli fece sollevare gli occhi verso le nuvole. Ailos trattenne il fiato. Un corpo gigantesco, ricoperto di squame scure come la notte, volteggiava su quel che restava dell’Esercito della Magia. Era avvolto da un fumo nero denso e opprimente. Aveva denti appuntiti come spine, artigli affilati e taglienti come lame e fauci che sprizzavano scintille. La sua sagoma mostruosa oscurò il cielo e rimase sospesa, pronta ad attaccare.
– Ci siamo! – gridò Ailos. – Il Drago Nero attacca il Reame dei Maghi! Poi il drago spalancò le fauci e una sfera di fuoco avvolse tutti quanti.
Geronimo
Stilton, Il segreto del lupo, Piemme
a n al i s i
L’autore presenta personaggi positivi e personaggi negativi. Sottolinea con i colori indicati: i personaggi del Male; i personaggi del Bene.
I personaggi negativi sono accostati: al buio e all’oscurità. alla magia.
I personaggi positivi sono accostati: al buio e all’oscurità. alla magia. Questo brano è stato tratto da un libro fantasy. Da che cosa capisci che non è il finale del libro, ma solo una parte della vicenda?
Manca l’uscita dal mondo parallelo. Manca la vittoria del Bene sul Male.
SCRITTURA
Scrivi poche righe per concludere il racconto rispettando il contenuto del genere fantasy.
LEGGERE BENE
Leggi dando una speciale intonazione e rilievo alle parole scritte in maiuscolo.
a n al i s i
Sottolinea con i colori indicati: il protagonista; l'antagonista malvagio; l'oggetto magico.
Chi è l’aiutante? Il cugino di Harry. Il cervo.
C’è un lieto fine? Se sì, sottolinea le parole che lo indicano.
Trova le informazioni esplicite.
“Expecto patronum” è: la formula magica. il nome della bacchetta magica.
“Lumos” è la formula magica per:
scacciare i malvagi. far accendere la bacchetta. comprensione
Il cervo d’argento
Harry Potter e suo cugino Dudley voltarono a destra lungo lo stretto vicolo. Era vuoto e molto buio.
Il cielo all’improvviso era diventato nero. Erano circondati da un’oscurità totale, come se una mano gigante avesse gettato uno spesso mantello ghiacciato sull’intero vicolo, accecandoli.
La voce terrorizzata di Dudley esplose nell’orecchio di Harry.
– Che cosa stai facendo? F-fermati!
Harry rimase immobile.
Era impossibile... non potevano essere lì.
C’era qualcosa nel vicolo oltre a loro due, qualcosa che faceva respiri lunghi rochi, sonori.
Ci fu un orrendo urlo e i passi di Dudley si fermarono.
Nello stesso momento Harry sentì un gelo strisciante alle spalle che poteva voler dire solo una cosa: ce n’era più di uno.
– La bacchetta! – mormorò Harry agitato. – LUMOS!
La punta della bacchetta si era accesa.
Harry la afferrò, si alzò barcollando e si voltò.
Una sagoma incappucciata e torreggiante scivolava quieta verso di lui, senza piedi o volto visibili.
Barcollando all’indietro, Harry levò la bacchetta.
– EXPECTO PATRONUM!
Uno sbuffo argenteo di vapore si sprigionò dalla punta della bacchetta, ma l’incantesimo non aveva funzionato a dovere. Il Dissennatore si chinava su di lui e il panico gli annebbiò il cervello. “Concentrati”...
– EXPECTO PATRONUM!
Un enorme cervo d’argento spuntò dalla punta della bacchetta di Harry; le sue corna colpirono il Dissennatore; l’essere fu scagliato di fronte al cervo, che caricava ancora.
– DA QUESTA PARTE! – urlò Harry al cervo. Scattò lungo la stradina, tenendo alta la bacchetta accesa.
– DUDLEY? DUDLEY!
Aveva corso forse per una decina di passi quando li raggiunse: Dudley era rannicchiato a terra, un secondo Dissennatore era chino su di lui e gli stringeva i polsi nelle mani viscide.
– PRENDILO! – urlò Harry, e il cervo che aveva evocato lo superò al galoppo. Il volto senz’occhi del Dissennatore era appena a qualche centimetro da quello di Dudley quando le corna d’argento lo colpirono. Il cervo trotterellò in fondo alla stradina e si dissolse in una nebbia perlacea.
Luna, stelle e lampioni si riaccesero. Una calda brezza spazzò il vicolo.
Joanne K. Rowling, Harry Potter e l’Ordine della Fenice, Salani
riassunt0
Metti in ordine le sequenze, numerando. Harry fa comparire un cervo.
Harry e Dudley entrano nel vicolo.
Il cervo se ne va.
Harry si accorge di presenze malvage.
Harry accende la bacchetta.
Il cervo fa scappare il Dissennatore.
Le Terre di Incanto
Narra la leggenda che, in un tempo molto lontano, le rigogliose Terre di Incanto, dove oggi sorge l’Accademia Reale, accolsero un potente mago in fuga da un’oscura minaccia.
Era il Mago dell’Alba, che, per difendere il suo grande potere dalle Forze Oscure, scelse di nasconderlo nella natura.
Da allora il suo potere è diventato il “Potere di Incanto” e riposa come un magico segreto in ogni foglia, in ogni goccia d’acqua.
Le Guardiane di Incanto
Ma al sorgere di ogni nuovo attacco, il Potere di Incanto si risveglia e sceglie cinque guardiane dal cuore puro e dall’animo coraggioso. Ora una nuova minaccia si è risvegliata: il malvagio Egor ha deciso di attaccare Incanto, e cinque principesse devono rispondere alla chiamata del destino. Sono le nuove Guardiane di Incanto e insieme a cinque animali magici dovranno proteggere a ogni costo la pace e l’armonia del loro mondo. Sono cinque principesse e sono sorelle. Da loro dipende il destino di Incanto e dell’intero Regno della Fantasia.
Aspettando l’eclissi
Le cinque sorelle erano felici. Mancava solo un giorno all’attesissima eclissi di luna, quando tutti i principi e le principesse dell’Accademia Reale di Incanto avrebbero partecipato al Ballo dell’eclissi, la grande festa danzante dedicata alla luna e alle sue antiche, misteriose leggende.
Una delle più famose raccontava che, durante la notte di eclissi, le forze della natura erano più vive e potenti che mai e potevano accadere eventi straordinari, ma spesso anche funesti.
Al termine della festa della vigilia le sorelle si augurarono la buonanotte e spensero la luce, ma Kalea non riusciva a prendere sonno. Aveva avvertito un oscuro presentimento.
Quando finalmente chiuse gli occhi, le sue sorelle si erano già addormentate da tempo.
Nessuna di loro si accorse del perfido corvo malvagio e minaccioso che, leggero come un soffio, entrò dalla finestra e si posò sul pavimento.
Tea Stilton, Incanto – La notte dell’eclissi, Piemme
Qual è il luogo fantasy in cui si svolge la vicenda?
Chi è il personaggio malvagio?
Chi lotta contro il malvagio?
Chi o che cosa sono gli aiutanti delle cinque Guardiane di Incanto?
Chi è l’aiutante del personaggio malvagio?
Questo è un testo misto, cioè alcune informazioni si possono ricavare dalle immagini. Osserva le immagini e completa la tabella.
Verifica
La custode dei Mari Orientali
Spica, la giovane elfa, guardava verso l’acqua: c’era qualcosa sulle rocce. Sembrava un grumo di alghe verdi. Ombroso raggiunse Spica. Prodigiosamente dalle acque emerse, lentamente, una donna. Spica sussurrò: – Una fata? La figura del mare sorrise.
– Il mio nome è Marea e sono la custode dei Mari Orientali. Proteggo ogni creatura che, nel rispetto e nella pace, solchi queste acque. So che tu sei l’elfo Ombroso. Ero curiosa di conoscere il coraggioso cavaliere che ha affrontato Stria, la perfida Regina delle Streghe, e che è ancora destinato a sfidarla per liberare l’Isola.
– Come mai sei qui? – domandò la ragazza.
La fata rise fragorosamente, come il suono delle onde sugli scogli.
– Sono qui perché questo è il mio mare. Certo, non mi mostro a tutti coloro che lo attraversano... Ma voi siete diversi.
Io sono colei che, da quando l’Isola è caduta sotto il dominio delle streghe, ha vegliato perché nessuno vi giungesse né vi posasse piede... Io sono colei che sola può aiutarvi.
Ombroso domandò: – Dicci dell’Isola, per favore. Che cosa ci aspetta?
Gli occhi di Marea divennero neri e turbinosi come un gorgo. La sua voce prese il suono del mare in tempesta.
– La rovina l’ha travolta da quando sono giunte le streghe. Il Male è ormai sul punto di trascinarla nei profondi abissi... Se il vostro fato vi conduce proprio in quel luogo, non vi impedirò di raggiungerla. Una volta che sarete su quel suolo, nessuno potrà aiutarvi. Però posso fare una cosa per voi!
La fata sorrise e mosse la mano verde alga. Un’ondata lievemente più potente delle altre bagnò lo scoglio, liberando dalle mucillagini una grossa conchiglia a spirale.
– Una conchiglia? – domandò Ombroso, chinandosi a prenderla.
– Una delle mie amate conchiglie, sì. È il Richiamo dei Mari. Suonalo quando non saprai dove dirigere i tuoi passi. Anche se io fossi lontana, l’acqua che a me obbedisce obbedirà anche a questo richiamo e il mare vi mostrerà vie che solo lui conosce.
Geronimo Stilton, L’Isola pietrificata, Piemme
An aliz zo
ANALIZZO
1 Riconosci la struttura del testo dividendo e colorando la barra laterale: introduzione, svolgimento, conclusione.
2 Nell’introduzione il narratore presenta: i personaggi.
la situazione pericolosa che il protagonista deve superare. il mondo fantastico in cui avvengono le vicende.
3 Riconosci gli elementi del testo.
Quali sono i personaggi che dovranno sconfiggere il Male?
Sono personaggi fantastici o realistici?
Qual è il luogo in pericolo a causa delle forze del Male?
Quali sono le forze del Male di cui parla la fata?
Quale oggetto magico dovranno usare i due elfi in caso di pericolo? ......................................................................
4 In questo racconto quali tra gli elementi del fantasy sono presenti? Indica con tre X.
COMPRENDO comprendo
1 Chi è Marea?
2 Se Ombroso e Spica suoneranno la conchiglia, chi andrà in loro aiuto? Marea. La conchiglia. Il mare.
3 Il fato è: il destino. il passato. un sogno.
4 Le mucillagini sono: alghe. conchiglie. pesci.
riflessione lingua sulla
1 Marea dice: “La rovina l’ha travolta…”. A chi o a che cosa si riferisce?
Alla conchiglia. A se stessa. All’Isola.
2 In questo testo la parola “marea” è un nome proprio. Come nome comune appartiene al campo semantico del mare. Sai spiegare che cos’è?
che cosa SO? come STO?
Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto fantasy? Sì. No. In parte.
La lotta tra il Bene e il Male. Personaggi fantastici. Luoghi immaginari. Il passaggio dal mondo reale al mondo fantastico. Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.
letture per CRESC E RE sogno
Il termine fantasy
ricorda la fantasia .
E qual è il regno della fantasia? Il sogno .
Che cos’è un sogno?
Un’avventura bella o brutta vissuta durante il sonno.
Ma il sogno è anche altro! I sogni sono una speranza , una meta da raggiungere, un progetto da realizzare. Non scoraggiarsi e accettare il sostegno degli altri aiuta a realizzare i propri sogni.
PENSIERO CREATIVO LIFE SKILLS
Per realizzare i propri sogni a volte occorre un pizzico di fantasia e avere pensiero creativo. La strada per realizzare i desideri è tutta da inventare!
I sogni son desideri
I sogni son desideri di felicità.
Nel sonno non hai pensieri ti esprimi con sincerità.
Se hai fede chissà che un giorno la sorte non ti arriderà.
Tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente e il sogno realtà diverrà.
Dal film Disney Cenerentola
Sogni a occhi aperti
Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile. Lui però non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile.
La gente lo considerava difficile perché se ne stava sempre zitto.
L’altro problema era che gli piaceva starsene da solo. Non sempre, naturalmente. Ma per lo più gli piaceva prendersi un’ora per stare tranquillo in qualche posto, che so, nella sua stanza, oppure al parco. Gli piaceva stare da solo, e pensare ai suoi pensieri.
A Peter piaceva sognare a occhi aperti. A scuola il problema dei sognatori a occhi aperti è che non c’è nessuno che riesca a vedere le cose fantastiche che passano loro per la testa.
Se un insegnante vedeva Peter assorto a scrutare fuori dalla finestra o bloccato davanti a un foglio bianco, pensava che si stesse annoiando o che conoscesse la risposta giusta.
Ma la realtà era ben diversa.
I genitori di Peter sapevano bene che lui non era stupido, né pigro.
E per fortuna anche alcuni insegnanti della scuola finirono con il rendersi conto del fatto che nella sua testa succedevano migliaia di cose interessantissime.
Ian McEwan, L’inventore di sogni, Einaudi Ragazzi
LIFE SKILLS
Sognare a occhi aperti a volte aiuta la creatività e aiuta a immaginare il proprio futuro. Che cosa sogni per il tuo futuro?
Trova le informazioni esplicite. Sottolinea con i colori indicati: chi è il protagonista; quali sono i due motivi per cui Peter era considerato un bambino “difficile”; che cosa pensava l’insegnante se vedeva Peter assorto.
comprensione a n al i s i
Dividi e colora la barra laterale: introduzione, svolgimento, conclusione.
La conclusione conferma o cambia quanto detto nell’introduzione?
comprensione
Trova l’idea principale.
L’idea principale è: i sogni sono difficili da realizzare.
tutti hanno dei sogni. i bambini sognano più degli adulti.
Trova le informazioni esplicite. Che aspetto avevano i sogni che passavano sopra la città?
Chi furono i primi a capire che i batuffoli bianchi nel cielo erano sogni?
Trova il significato delle parole.
Con quale espressione potresti sostituire “s’erano già accaparrati”?
Avevano già utilizzato.
Avevano già preso. Avevano già visto.
Nuvole di sogni
Una volta accadde una cosa straordinaria sopra la città di Roma. I sogni passavano nel cielo, come nuvolette, e chi voleva li poteva acchiappare. Bastava fare un salto, allungare la mano e il sogno preferito si lasciava prendere con grande docilità. E quando uno lo pigliava era suo, e poteva portarselo a casa. I più abili e coraggiosi erano i bambini, ben abituati a zompi e capitomboli. Loro l’avevano capito subito che quei batuffoli morbidi e bianchi che passeggiavano sopra i tetti erano sogni! Non avevano mica perso tempo come i grandi che erano stati lì con il naso in su a dire: “Toh, guarda, s’annuvola! E io che ho appena steso la biancheria!”. “E io, che ho già annaffiato l’orto! Se sapevo mi risparmiavo la fatica!”. Intanto i bambini s’erano già accaparrati tre, quattro sogni ciascuno: c’era chi stringeva il sogno di una pizza con i würstel, chi sventolava il sogno di un robot smontabile e ricostruibile, chi mostrava ai compagni un sogno da cavaliere che uccide il drago.
Alcuni, un po’ vergognosi, si tenevano in disparte e nascondevano subito in cartella un sogno di coccole. Ma c’erano anche quelli che agguantavano sogni di un bicchiere d’acqua fresca o di una calda coperta di lana, che mica sono cose così scontate, sapete?!
Qualcuno, più ambizioso, azzardava perfino afferrare il sogno di fare la dottoressa da grande o il maestro o il poeta o casomai il calciatore.
Quando i grandi capirono di che cosa si trattava, si misero a saltellare anche loro, cercando di non darlo troppo a vedere. Saltavano tutti, anche i più anziani, perché non si smette mica di sognare quando si è vecchi, seppure con qualche acciacco alla schiena.
Chi fosse capitato a Roma in quel momento, avrebbe visto una folla di persone sospese a mezzo metro da terra con le braccia tese a catturare sogni. Quelli un po’ più prepotenti, che non mancano mai, allungavano pure qualche spintone, per paura di restare senza, ma non serviva mica, perché di sogni ce n’erano per tutti e per tutti i gusti. Volavano i vigili, i commessi, le professoresse, i ballerini (questi lo facevano con grande stile, bisogna dirlo).
Un evento straordinario!
Qualcuno disse che i sogni passano tutti i giorni per il cielo e basterebbe pigliarli, ma siamo così distratti che non ce ne accorgiamo. E io gli do ragione.
Cristina Bellemo, 25 Storie di Natale, Edizioni Messaggero Padova
Indica se gli elementi del testo sono realistici (R) o fantastici (F)?
Il luogo.
I personaggi.
I fatti. a n al i s i
SCRITTURA
Scrivi una breve frase con il verbo “accaparrarsi”.
LIFE SKILLS
I sogni aiutano a sperare. Ci fanno immaginare situazioni che ci fanno stare bene. Quando sei triste, prova a sognare una soluzione.
comprensione
Trova l’idea principale.
L’idea principale è:
raccontare in modo fantastico come il sonno arriva per i bambini.
raccontare la storia di una fata e di un mago.
Trova le informazioni esplicite.
Sottolinea con i colori indicati: da che cosa è formato l’impasto magico della fata; quando la fata prepara il miscuglio magico; perché la fata cavalca le libellule per spostarsi.
Trova il significato delle parole.
Mettere a fuoco significa: vedere qualcosa in modo distinto e preciso. bruciare da lontano. fermare per pochi secondi.
Il miscuglio magico
Di solito si dice che il sonno è una polvere portata in un sacco dal Nano o dal Mago Sabbiolino, che ne tira fuori una manciata e la soffia dolcemente dentro gli occhi dei bambini per costringerli a dormire. Che sia un nano o un mago, quello che fa non è per niente piacevole. Se ti soffiano la sabbia negli occhi brucia un sacco ed è un gran fastidio. Quindi perché credere a una storia così strana, almeno dal punto di vista di un bambino? Infatti non ci si deve credere, perché la verità è un’altra. A occuparsi del sonno è una fata. Non si conosce il suo nome, e quindi tanto vale chiamarla semplicemente Fata del Sonno. E il sonno che usa lei non è una polvere: è un miscuglio magico, fatto di lacrime di neonato (che sono piccole e profumate), camomilla tritata, acqua di rose e miele selvatico, che prepara con molta pazienza tutte le mattine, perché deve esser fresco ogni giorno. Poi, quando cominciano a calare le prime ombre della sera, la Fata del Sonno mette il miscuglio in una pentolina, se l’appoggia in bilico sulla testa e parte a cavallo di una libellula. Sceglie le libellule perché volano così veloci e a scatti, che le vedi e dopo un attimo sono già scattate da un’altra parte, e quando le rimetti a fuoco sono già scattate di nuovo. In tutto quello scattare nessuno riesce a far caso alla piccola fata che potrebbero avere sulla schiena.
Beatrice Masini, Che fata che sei, Einaudi Ragazzi
I sogni neri
Quando si trattava di andare a dormire, a Camilla spariva il coraggio.
Lo cercava sotto al letto.
Lo cercava nel buco del lavandino, perché non si può mai sapere dove si nasconda il coraggio! Eppure era tutto inutile.
– Camilla, se chiudi gli occhi, si apre la porta dei sogni! –le diceva la mamma nel darle il bacio della buonanotte.
A queste parole, però, gli occhi della bambina si spalancavano.
Ebbene sì! Camilla aveva paura… dei sogni!
Cercava con tutte le forze di rimanere sveglia, ma dopo un po’ gli occhi le si chiudevano.
Quella notte Camilla vide un omino piccolo piccolo.
– Buonasera! Chi sei? – chiese Camilla, che era una bambina educata.
– Chi sei tu, piuttosto! Sei in casa mia! – replicò l’omino che, invece, pareva piuttosto sgarbato.
– Mi chiamo Camilla – rispose intimorita la bambina.
– Ah, allora sei tu la noiosina che si lamenta dei sogni che fabbrico con tanto impegno. Io sono Carlo, l’omino dei sogni!
– Che cosa stai facendo? – domandò Camilla.
– Che cosa pensi che stia facendo? – chiese Carlo, seccato. – I sogni!
– Scusa, ma i miei sogni non sempre sono bellissimi! – precisò la bimba. – Non sono noiosa! Sei tu che mi soffi dei sogni neri che mi fanno paura. Carlo si grattò il mento. – Scusa – disse – ma non ce l’hai il coraggio?
– Sì, ce l’ho, ma di sera lo perdo.
Ilaria Mattioni, La porta dei sogni, Paoline Editoriale Libri
Indica con una X per comprendere l’informazione implicita.
Carlo dice a Camilla “sei in casa mia” perché: Camilla è beneducata, ma non si è presentata. vuole confortarla.
Camilla è nel mondo dei sogni. comprensione
LIFE SKILLS
A tutti capita di fare “sogni neri”. Come cancellarli?
È utile parlarne con una persona adulta. Ma ancora più utile è creare pensieri positivi che ti aiutino ad addormentarti. Quando ti metti a letto prova a pensare ai momenti felici della tua giornata.
scopriamo il autobiografia
e biografia GENERE
elementi
Scrivi il nome della protagonista.
Il tempo è indicato dalle date: sottolineale in azzurro.
Sottolinea in arancione i luoghi in cui la protagonista ha vissuto.
La protagonista, il tempo, i luoghi sono: reali. realistici. fantastici.
contenuto
Il testo riporta: avvenimenti e ricordi del passato.
avvenimenti del presente.
narratore/narratrice
Segna a sinistra del testo:
• con una linea rossa la parte raccontata in prima persona;
• con una linea blu la parte raccontata in terza persona.
Io, Rita Levi Montalcini
Vivevamo a Torino in una bella casa.
A vent’anni si aprirono per me le porte dell’università.
A Medicina erano quasi tutti maschi.
Fu solo scrivendo la tesi di laurea che cominciai ad appassionarmi alla ricerca.
A causa delle leggi razziali mi rifugiai in Belgio; poi tornai in Italia. Un giorno arrivò la lettera del professor Victor Hamburger che mi invitava nella sua università.
Negli Stati Uniti rimasi dal 1947 al 1977!
Un giorno – avevo già settantasette anni – mi arrivò una telefonata: “Professoressa Levi Montalcini, le hanno assegnato il Premio Nobel per la Medicina!”. Era il 14 ottobre del 1986.
Rita Levi Montalcini
* 1909 Nasce a Torino da una famiglia ebrea.
* 1936 Si laurea in Medicina.
* 1938 Deve abbandonare l’università a causa delle leggi razziali.
* 1986 Riceve il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia.
* 2012 Muore a Roma a 103 anni.
Le sue scoperte hanno aperto la strada a nuove cure per molte malattie.
Nonostante le persecuzioni razziali, ha saputo proseguire il suo lavoro. Come senatrice ha difeso l’importanza dei finanziamenti alla ricerca.
Vichi De Marchi - Roberta Fulci, Ragazze con i numeri - Storie, passioni e sogni di 15 scienziate, Editoriale Scienza
L’AUTOBIOGRAFIA e la BIOGRAFIA sono testi che narrano la vita di un personaggio.
ANALIZZARE L’AUTOBIOGRAFIA e LA BIOGRAFIA
CONTENUTO
Il racconto della vita di una persona .
ELEMENTI
Il/La protagonista è una persona realmente esistita. Tempo e luogo sono reali, quelli in cui è vissuto il/la protagonista.
STRUTTURA
I fatti sono narrati quasi sempre in ordine cronologico.
NARRATORE/NARRATRICE
Il narratore o la narratrice è:
esterno/a (narra in terza persona) nel caso dell’autobiografia ; interno/a (narra in prima persona) nel caso della biografia .
In un racconto autobiografico chi scrive racconta la propria vita in prima persona . Chi scrive fa conoscere sé stesso/a anche attraverso il racconto dei propri sentimenti e delle proprie emozioni.
In un racconto biografico chi scrive racconta gli episodi della vita di un personaggio famoso. Il racconto è in terza persona
dentro il racconto autobiografico
La mia infanzia al mare
Ricordo di un episodio della vita dell’autrice e del tempo in cui è avvenuto.
Presentazione di un personaggio secondario.
Il fatto.
Degli anni della Scuola Primaria ricordo un amico estivo: un vicino di ombrellone, napoletano, con cui andavo molto d’accordo, Mimmo.
Si alleava con me contro Latina, il terzo incomodo, che aveva carisma e finiva per comandarci a bacchetta.
Mimmo rischiò di annegare per portarmi un pesciolino. C’era il sole, il mare azzurro era una tavola e lui mi mostrò il suo trofeo finché cominciò a sprofondare gorgogliando.
– Aiuto, salvatelo! – gridavo.
Riflessioni e sentimenti.
Tutti mi prendevano in giro perché non credevano che fosse vero: – Non vedi che sta scherzando?
Finalmente una mamma con un bambino in braccio, per calmarmi, si accostò e gli tese una mano. Finirono tutti e tre ingoiati da una voragine improvvisa: un trabocchetto non raro, in quel mare, soprattutto nei giorni successivi a una tempesta. Furono salvati per un pelo.
Io e Mimmo non facemmo più il bagno per tutta la stagione.
Io ho mantenuto una certa diffidenza per il mare, che mi appare sempre come un traditore.
Teresa Buongiorno, Il mio primo batticuore, suppl. al n. 202 di Andersen
La regina Cleopatra
Cleopatra VII, ultima regina d’Egitto, discendeva dalla dinastia dei Tolomei. Nacque ad Alessandria d’Egitto nel 69 a.C.
Non era bellissima ma esercitava su tutti un fascino straordinario per la forza del suo carattere.
Possedeva una vasta cultura e parlava correntemente sei lingue.
Salì al trono nel 51 a.C., a soli diciotto anni, insieme al fratello Tolomeo XIII. I ministri di corte speravano di poter approfittare della giovane età dei sovrani per governare al loro posto, ma Cleopatra non si piegò. Si alleò con Giulio Cesare e riuscì a riconquistare il trono.
Cesare si innamorò di lei. Cleopatra gli diede un figlio, Cesarione, e lo seguì a Roma. Dopo la morte di Cesare, nel 44 a.C., la regina ritornò in Egitto. Quando il triumviro
Marco Antonio si recò da lei, nel 41 a.C., si innamorò della regina e tre anni dopo la sposò. I due sfidarono i Romani capeggiati da Ottaviano, ma furono sconfitti.
Poco tempo dopo Cleopatra morì, facendosi mordere da un serpente velenoso, forse un aspide. Era il 30 a.C.
Clementina Coppini, Vita avventurosa delle donne famose, Dami
Presentazione e collocazione storica del personaggio.
Descrizione fisica e del carattere.
Avvenimenti principali della sua vita, collocati nel tempo.
Conclusione .
a n al i s i
Questa è: una biografia. un’autobiografia.
Il narratore narra in persona.
Lo scopo è far conoscere: un personaggio che ha dato il via a qualcosa di importante. tutta la vita di un personaggio.
Il tempo è: determinato. indeterminato.
CIV i Ca educazione
Che bello sarebbe se tutti si comportassero come Ryan! Ma ancora più bello sarebbe risolvere il problema all’origine: non buttare la plastica, ma riciclarla.
Ryan Hickman
Ryan nasce in California (USA), nel 2009, e raccoglie bottiglie di plastica. La sua passione così inconsueta comincia a 3 anni, quando il padre lo porta a visitare un impianto di riciclaggio. Di fronte a tutte quelle montagne di bottiglie di plastica e lattine in alluminio, il piccolo Ryan decide che il riciclaggio è il suo futuro. E lo comunica ai genitori, ai vicini, ad amici e amiche. I telegiornali locali si riempiono delle immagini di questo bambino che se ne va in giro a colmare di bottiglie di plastica sacchi più grandi di lui.
Nessuna bottiglia deve sfuggirgli. Ben presto il suo giro si allarga agli amici degli amici e ai vicini dei vicini. Con la motivazione del suo esempio, Ryan rilancia la raccolta differenziata in tutta la zona. Distribuisce sacchi vuoti per la raccolta a tutti coloro che incontra e li convince a impegnarsi per un mondo più pulito. Ogni fine settimana, accompagnato dal padre, il bambino torna all’impianto per la riconversione dei rifiuti, sempre con un furgone carico di bottiglie di plastica.
Ryan ci dimostra quanto sia possibile ottenere, mettendo semplicemente a disposizione del mondo tanta determinazione ed entusiasmo.
Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei (storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo), Giunti
che di rado viene fatta spontaneamente. comprensione
Evidenzia in giallo il commento dell’autore. La passione di Ryan viene definita “inconsueta” perché raccogliere bottiglie di plastica è un’attività: faticosa.
Ipazia
C’era una volta, nell’antica città di Alessandria d’Egitto, la biblioteca più grande del mondo.
Al posto dei libri, custodiva migliaia di rotoli di papiro, tutti scritti a mano dagli scribi.
All’epoca infatti la gente scriveva sui papiri, grandi fogli che si ottenevano da una pianta e che venivano poi ripiegati in rotoli.
Nella biblioteca di Alessandria un padre e una figlia, Teone e Ipazia, studiavano insieme.
Ipazia formulava nuove teorie di geometria e aritmetica. Studiare le piaceva così tanto che ben presto cominciò a scrivere dei papiri tutti suoi.
Costruì perfino uno strumento, chiamato astrolabio, per calcolare la posizione del Sole, della Luna e delle stelle.
Ipazia insegnava Astronomia e durante le sue lezioni, che erano molto popolari, si rifiutava di indossare l’abito femminile tradizionale e si vestiva da studiosa, come gli altri insegnanti.
Purtroppo tutte le sue opere andarono perdute quando la biblioteca fu distrutta da un incendio, ma, per fortuna, i suoi studenti scrissero di lei e delle sue idee brillanti. Grazie a loro anche noi abbiamo avuto modo di conoscere questo genio.
Elena Favilli - Francesca Cavallo, Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori
Ipazia fu matematica e filosofa (370 circa - marzo 415, Alessandria d’Egitto).
Il luogo:
è chiaramente indicato. si può dedurre da alcune informazioni.
Nella sua struttura, il testo: contiene commenti e pensieri delle autrici. non contiene commenti e pensieri delle autrici.
a n al i s i
L’autrice narra: in prima persona. in terza persona. In questo testo Erminia Dell’Oro vuole farsi conoscere. Infatti il contenuto di questo testo autobiografico è: la storia della sua famiglia. la presentazione di sé stessa e delle sue origini.
L’ordine della narrazione è: cronologico. non cronologico.
Volevo fare la scrittrice
Cari bambini, mi chiamo Erminia Dell’Oro e sono nata il 4 aprile 1938 ad Asmara, una bellissima piccola città dell’Eritrea, in Africa. Qui si era trasferito da Lecco mio nonno. Sono vissuta per vent’anni tra bambini di culture diverse. Ho cominciato a leggere tanti libri e a scrivere raccontini fin da piccola; dicevo che volevo fare la scrittrice, ma anche la giornalista o l’esploratrice. Con i miei amici e un mio spericolato fratello andavamo a esplorare le grotte. Mio nonno mi portava, di notte, a pescare. Nel Mar Rosso si potevano incontrare anche dei piccoli squali! Allevavo leprotti orfani con il biberon, avevo due piccoli struzzi, cani, gatti e una tartaruga gigante sulla quale mi sedevo a leggere. Ora vivo a Milano, ma quando posso torno in Eritrea, anche per scrivere sui giornali le storie di questo Paese. Ho cominciato a fare la scrittrice molti anni fa, scrivevo libri per i grandi. Poi ho scoperto che scrivere per i bambini è bellissimo: mi permette di andare, con la fantasia, dove voglio, anche tra i dinosauri!
Erminia Dell’Oro, La pianta magica, Piemme Junior
Sottolinea con i colori indicati: le frasi in cui l’autrice dà riferimenti di tempo; le frasi in cui l’autrice dà riferimenti di luogo.
Volevo fare lo scrittore
Mi chiamo Giuseppe Carpi, ma tutti mi chiamano Pinin, Pinin Carpi. Sono nato a Milano.
Maria, la mia mamma, e Aldo, il mio papà, avevano avuto sei figli, e io ero il secondo.
Ricordo che quando ero piccolissimo mia madre diceva contenta a sua sorella che quello strambo bambino (cioè io) si divertiva a raccontare tante storie. Il papà pittore mi ha ritratto anche mentre le raccontavo.
Beh, sono nato e cresciuto in una famiglia di artisti e avevo sognato di dedicarmi un po’ a tutte le arti.
Avevo studiato musica, dipingevo, scrivevo, avevo iniziato a studiare Architettura.
Poi mi avevano fatto interrompere per farmi fare il soldato: povero me, c’era la guerra, la Seconda Guerra Mondiale! Ma naturalmente, quando potevo, continuavo a scrivere.
Beh, scrivi e scrivi, ecco che un giorno ho inventato il mio primo romanzo per bambini, “Cion Cion Blu”.
Di figli ne ho avuti cinque. Tutti i miei racconti, romanzi, poesie, canzoncine, commedie, li ho letti sempre a loro, man mano che li inventavo.
Finché un giorno, su un libro, ho pensato di dipingere un acquerello. Subito mi è venuta una smania incredibile di continuare a dipingere e a disegnare.
Che poi dipingere è un po’ come inventare delle storie senza usare le parole. Così ho cominciato a illustrare i miei libri!
Pinin Carpi, Il Paese dei maghi, Piemme
La narrazione: segue l’ordine cronologico. non segue l’ordine cronologico.
Da questo testo puoi ricavare informazioni su Pinin Carpi e la sua famiglia. Sottolinea con i colori indicati: le informazioni che riguardano i componenti della famiglia di Pinin Carpi; le parole che ti fanno capire il tempo e il luogo in cui è vissuto Pinin Carpi. comprensione
Gino Strada è stato un medico e uno scrittore.
Insieme alla moglie ha fondato Emergency, un’associazione umanitaria che offre cure mediche gratuite alle vittime delle guerre e a chi si trova in povertà.
Un chirurgo di guerra racconta
Mi chiamo Gino e faccio il chirurgo di guerra. Da anni vado in giro per il mondo a curare chi è stato ferito in conflitto: vittime di pallottole, bombe, attentati, mine antiuomo.
Quand’ero piccolo immaginavo la guerra soprattutto attraverso il cinema: soldati con divise di diverso colore che si scontravano sui campi di battaglia. Ma quando ho cominciato a fare questo lavoro – la prima volta era sulle montagne al confine tra Pakistan e Afghanistan – entrando in un ospedale pieno di “feriti di guerra” sono rimasto di sasso. Dove sono i soldati? Quei letti sono pieni di bambini, lì c’è una donna, questi vecchietti non hanno certo l’aria di essere dei combattenti…
Ho visto un po’ dappertutto la stessa scena: in tutti gli ospedali dove ho lavorato la stragrande maggioranza dei pazienti non erano soldati.
E così ho cominciato a capire come è cambiata la guerra nella Storia: nella Prima Guerra Mondiale, su dieci vittime almeno otto erano soldati.
Nella Seconda Guerra Mondiale su dieci vittime, più di sei erano civili.
E nelle guerre di oggi, nove vittime su dieci sono civili. Tutta gente che non stava combattendo quando è stata colpita: stavano andando al mercato, stavano dormendo nelle loro case. O stavano giocando, visto che tanta parte dei miei pazienti erano e sono bambini.
La guerra distrugge in molti modi la vita delle persone: chi sopravvive alle ferite deve fare i conti con le case distrutte, le strade inagibili, la mancanza d’acqua, la terra minata.
La guerra inquina l’acqua, ferisce le persone, distrugge le scuole.
Fare la guerra costa. Una sola bomba, ad esempio, costa come costruire una piccola scuola in un villaggio. Ciò significa che se una bomba non viene sganciata, anziché cinque case in meno, avrebbe potuto esserci una scuola in più.
Non sarebbe meglio costruire scuole, anziché distruggerle? Costruire ospedali, anziché riempirli di pazienti?
Quello che ho capito è che la guerra e la violenza generano rabbia, dolore, violenza: altra guerra. Un antico scrittore romano disse: “se vuoi la pace, prepara la guerra”.
Io, insieme alla gran parte dei cittadini del mondo, penso che sia proprio il contrario: se vuoi la pace, costruisci la pace.
Gino Strada, prefazione al libro di Philippe Andrieu, Perché la guerra?, Zoolibri
a n al i s i
Questa è: una biografia. un’autobiografia.
Il narratore narra in persona.
Segna a sinistra del testo, con i colori indicati: la parte autobiografica; la parte che dà informazioni sulla guerra; la parte delle riflessioni dell’autore.
SCRITTURA
Sei d’accordo con l’affermazione “se vuoi la pace, costruisci la pace”? Perché? Esprimi la tua idea scrivendo un breve testo.
CIV i Ca educazione
L’art. 11 della Costituzione Italiana dice: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Verifica
Io, Charles Darwin
Salve a tutti! Sono Charles Robert Darwin.
Per i vostri contemporanei sono quello che ha scoperto la selezione naturale. Sono nato a Shrewsbury, in Inghilterra, il 12 febbraio 1809. Mio padre, Robert Waring Darwin, è un medico stimato e serio.
Spesso si arrabbia con me: dice che non m’interesso di nulla e che sarò una disgrazia per me e per tutta la famiglia.
Sono un ragazzino vivace e curioso, ma per nulla studioso.
Ho un hobby: colleziono tutto quello che trovo, ma soprattutto conchiglie e minerali.
Nelle lunghe sere d’inverno, o quando sono confinato in casa per punizione, sfoglio i libri di scienza e di natura della biblioteca di papà.
La mia seconda vita comincia il 27 dicembre 1831, quando salpo con il Beagle. È una piccola nave da guerra. Il nostro compito è fare un viaggio di ricognizione lungo le coste del Perù, del Cile, della Terra del Fuoco, tra le isole del Pacifico. Io sono il naturalista al seguito della spedizione. L’incarico non prevede compensi: sarò senza paga per cinque anni.
Luca Novelli, Darwin e la vera storia dei dinosauri, Editoriale Scienza
Charles Darwin (1809-1882)
L’infanzia di Charles Darwin è quella di un monello che non ama molto la scuola, ma che, invece, si appassiona per ogni genere di collezione: piante, uova, minerali, insetti, conchiglie. Anche in collegio i suoi studi sono mediocri: – Non ti interessi di niente – gli ripete suo padre, – sarai la vergogna della famiglia. Charles intraprende gli studi di Medicina, ma li abbandona per dedicarsi ad altri studi. Diventa amico di un botanico, Henslow, che scopre le qualità di Darwin. Nel 1831, informa il giovane che Fitzroy, un capitano incaricato dal governo britannico di organizzare un viaggio di studio intorno al mondo, cerca un giovane naturalista. Darwin accetta e si imbarca per un lungo viaggio di cinque anni.
Una volta ritornato, lavora a una grande opera che metterà in subbuglio il mondo intero. Si tratta de “L’origine delle specie per selezione naturale”, opera che ancor oggi fa consumare molto inchiostro.
Gli scritti di Darwin rivoluzioneranno il mondo scientifico della fine del XIX secolo, che sosteneva che il mondo è stato creato come noi lo conosciamo e non è il risultato di una lenta evoluzione.
Charles Darwin proverà il contrario.
René Ponthus-François Tichey, I grandi viaggiatori, Jaca Book
ANALIZZO
An aliz zo
1 Questi due testi trattano lo stesso argomento: la vita di Charles Darwin. Quale dei due è una biografia?
2 In questi due testi (autobiografia e biografia): cambiano le informazioni principali. cambia il modo di raccontare. non cambiano le informazioni principali. non cambia il modo di raccontare.
3 Per analizzare il contenuto, nel secondo testo dividi e colora la barra come indicato: infanzia, studi, attività, importanza della sua opera.
4 Il primo brano ha la forma dell’autobiografia perché: è raccontato in prima persona. è raccontato in terza persona.
COMPRENDO comprendo
Trova il significato delle parole.
1 L’espressione figurata “fa consumare molto inchiostro” significa: è un libro di tante pagine. sono stati scritti molti libri su questo argomento.
Trova le informazioni esplicite.
2 Qual è la professione del padre di Darwin?
3 Quale avvenimento cambia la vita di Darwin?
che cosa SO? come STO?
Ho capito la differenza tra biografia e autobiografia?
Sì. No. In parte.
compito noto non
In Scienze hai studiato l’evoluzione della specie. Immagina di essere Darwin: spiega di che cosa si tratta.
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.
letture per CRESC E RE esperienze
Le BIOGRAFIE e le AUTOBIOGRAFIE parlano delle esperienze
Tutta la nostra vita è fatta di esperienze, cioè di occasioni in cui incontriamo persone, ci mettiamo alla prova, proviamo sentimenti, aumentiamo le nostre conoscenze.
Le esperienze non possono essere sempre tutte piacevoli. Sicuramente, però, tutte ci aiutano a crescere.
LIFE SKILLS
IMPARARE A CONOSCERSI
Ciascuno/a di noi ha pregi e difetti. Se impari a conoscerti, riuscirai anche a superare i tuoi punti deboli.
Ci provo, ma il manubrio va qua e là, la bici sbanda e, prima di cadere, metto giù il piede, m’arrabbio gridando: “Io non ci riesco! Non sono capace!” E oggi, ancora, mi grida papà: “Guarda avanti, pedala! Pedala!”
Oops! Pedalo... ehi, non sto cadendo! Guarda papà! Papà, guarda, sto andando!
Roberto Pumini, Le felicità, Edizioni Gruppo Abele
Ce l’ho fatta!
Essere stata classificata nel 2019 come la calciatrice più forte d’Italia per me è un motivo d’orgoglio che mi spinge a credere sempre di più nei miei sogni e nei miei obiettivi!
Significa passione, sacrificio, determinazione, ma soprattutto significa umiltà. Significa essere un esempio per le bambine che stanno crescendo.
La scuola è sempre stata un mio punto debole, ma oggi posso dire che mi è servita nella mia crescita personale.
È sempre stato difficile conciliare lo studio con il calcio.
Ma questo non mi ha portata a mollare, semmai a crederci fino alla fine, nonostante i momenti bui.
E oggi posso affermare di essere consapevole dell’importanza della scuola. Posso dire che l’istruzione è importante perché serve a creare delle basi per avere un futuro solido!
A voi bambini e bambine mi verrebbe da dire di credere nelle vostre potenzialità e di non mollare mai, superando i punti deboli. Cercate e ascoltate i consigli che arrivano dalle persone che sono importanti per voi, e per ultima cosa… divertitevi. Perché il divertimento viene prima di tutto!
Francesca Gargiulo - Gaia Missaglia, Voglio fare la calciatrice, Piemme
Questo testo è: una biografia. un’autobiografia. a n al i s i
SCRITTURA
La protagonista del brano, fin da piccola sapeva che cosa voleva fare da grande. Tu hai idea di che cosa vorresti fare da grande? Quale aspetto del tuo carattere può aiutarti a realizzare questo sogno? Raccontalo in un breve testo.
comprensione
Trova le informazioni implicite.
Perché i bambini sono “timidi e spaesati”?
Perché hanno fatto un lungo viaggio.
Perché arrivano in un luogo che non conoscono.
Perché non potranno andare a scuola.
Un ostello è una struttura simile a un albergo. pa role
Il cagnolino Teresa
Una bambina di 6 anni stringe forte un cagnolino di peluche.
Ci dice che il cagnolino si chiama Teresa. Vicino a lei c’è il fratellino più piccolo.
I due fratelli sono scesi domenica sera dal pullman dopo 45 ore di viaggio. Sono con la loro mamma e guardano, tra il timido e lo spaesato, le persone che li accolgono, in una città che non conoscono. Dopo i saluti affettuosi di questi estranei vanno all’ostello: salgono in camera e Teresa viene messa sul cuscino del nuovo letto.
Lunedì non andranno a scuola: i loro zaini resteranno in un ostello a 1.572 chilometri di distanza dalla loro classe. Hanno la “colpa” di essere due bambini ucraini. Sono dovuti fuggire in fretta e stare su un autobus per quasi due giorni, ma non per andare in vacanza. Domenica sera è arrivato il primo pullman dall’Ucraina.
A bordo 6 mamme e 10 bambini che saranno ospitati a Trento.
I profughi scendono dal pullman. “Dyakuyu, dyakuyu”, “Grazie, grazie”, ripetono. Sono al sicuro, ma sono stanchi e preoccupati per i loro affetti lontani e per il loro Paese bombardato.
È tempo di abbracci e di sospiri. Con un pizzico di rabbia, ci si trova la domenica sera ad aspettare dei profughi di guerra. Dei bimbi che scappano con il loro peluche. dal web
LIFE SKILLS
Il testo è tratto da un giornale. Chi ha scritto l’articolo pensa che nessuno dovrebbe essere costretto a scappare dal proprio Paese a causa della guerra. Tu hai sentito parlare di questo problema?
Non apro la bocca
Una volta la mamma ha portato me, mio fratello Jonas e mia sorellina Lotta dal dentista. Aveva visto che
Lotta aveva una piccola carie da otturare.
– Se dal dentista fai la brava, ti regalo una moneta –le ha detto.
Mentre eravamo dentro, la mamma è rimasta in sala d’aspetto.
Prima il dentista ha controllato la bocca a me, ma non avevo carie e così mi ha fatto uscire.
Abbiamo dovuto aspettare un sacco Jonas e Lotta. – Allora, sei stata brava? – le ha chiesto la mamma.
– Certo.
– Che cos’ha fatto il dentista?
– Ha tolto un dente – ha risposto Lotta.
– E non hai pianto? Ma che brava!
– No, non ho pianto.
– Be’, sei stata proprio una brava bambina – ha detto la mamma. – Ecco la tua moneta.
Lotta l’ha presa e se l’è messa in tasca, tutta contenta.
– Fammi vedere se sanguina – ho detto io.
Lotta ha aperto la bocca, ma non le mancava un dente.
– Non l’ha tolto – ho detto.
– Sì invece… a Jonas – ha risposto lei. Poi sono usciti Jonas e anche il dentista, che ha indicato Lotta e ha detto: – A questa signorina non ho potuto fare niente, perché si è rifiutata di aprire la bocca.
Lotta ha risposto: – Io non apro la bocca davanti agli sconosciuti.
Astrid Lindgren, Lotta Combinaguai, Mondadori
LEGGERE BENE
Leggi a voce alta dando una voce e una intonazione differenti ai diversi personaggi.
Trova le informazioni esplicite e implicite.
Chi narra è: il dentista. uno dei fratelli. una persona esterna. Quanti bambini accompagna la mamma dal dentista?
Chi si accorge che Lotta ha detto una bugia? Il narratore. La mamma. Jonas. comprensione
Una sorella incorreggibile!
LEGGERE BENE
Leggi a voce alta in classe. Ci vorranno quattro persone:
• una per leggere la parte narrativa;
• una per leggere le parole della sorella minore;
• una per quelle della sorella maggiore;
• una per quella della nonna.
riflessione lingua sulla
La frase “dai che la finite!” si riferisce: alla litigata. all’aranciata. alla buca per le rose.
Nonna Marta mi ha sempre stupito. Passa buona parte del suo tempo a sedare le risse tra mia sorella grande Penelope e me, ma è convinta che tra noi due ci possano essere dei momenti di tregua. Invidio il suo ottimismo.
Ne diede prova anche una volta in cui tolse dal frigorifero una bottiglia di aranciata quasi vuota e ci invitò a rinfrescarci un poco.
Avevamo appena finito di piantare un cespuglio di rose ed era stata una faticaccia. Eravamo soddisfatte e qualcosa di fresco ci stava proprio bene.
Nonna Marta ci fece fare merenda con il gelato. Poi la nonna tolse dal frigorifero una bottiglia di aranciata quasi vuota.
– Ehi, ragazze – disse, – dai che la finite!
E fu in quel momento che il suo insensato ottimismo entrò in scena, perché prese un solo bicchiere, ci rovesciò dentro tutta la bibita rimasta e disse: – Fate a metà!
Non so se fosse solo che non aveva voglia di lavare due bicchieri o davvero credesse che saremmo sopravvissute a quella prova, fatto sta che disse proprio così: – Fate a metà!
Penelope fu più rapida di me a prendere il bicchiere e assicurò:
– Stai tranquilla, nonna.
Rivedo la scena come al rallentatore. Il bicchiere era di quelli grandi e alti. Penelope lo portò alle labbra.
L’aranciata era così fresca che sul vetro si erano formate delle goccioline.
Mia sorella prese un lungo sorso e poi un secondo e poi un terzo… Alzai le mani per fermarla e gridai: – Penny!
Lei mi tenne lontana puntandomi contro un gomito e intanto continuava a bere. Ormai era sparita più di metà dell’aranciata!
Strillai: – Nonna, guarda!
Troppo tardi.
Tempo che la nonna rientrasse dal giardino, il bicchiere era vuoto sul tavolo e io ero in lacrime e sbraitavo:
– Penelope si è bevuta tutto!
Mia sorella si offese: – Non è che l’ho bevuta tutta.
L’ho dovuto fare: la mia metà era quella sotto!
Non riuscii a picchiarla come avrei voluto, perché la nonna mi fermò.
Mi spiace ammettere che non mi consolò per niente vedere mia sorella, per punizione, pulire le mattonelle della cucina.
Se penso a quell’aranciata che non ho bevuto, ho sete ancora adesso!
Annalisa Strada, Quella serpe di mia sorella, Mondadori
comprensione
Trova le informazioni implicite.
La protagonista parla di “ottimismo” perché la nonna: spera che le nipoti vadano d’accordo, ma non succederà mai.
è sicura che le nipoti non andranno mai d’accordo.
riassunt0
Metti in ordine i fatti, numerando. Penelope beve l’aranciata.
La nonna offre l’aranciata.
Le sorelle piantano un cespuglio.
La nonna prepara la merenda.
a n al i s i
I personaggi sono: reali. realistici. fantastici.
Il tempo è: definito. indefinito.
La narratrice è: interna. esterna.
scopriamo il lettera
ed e-mail GENERE
contenuto
Questa è una lettera formale.
Lo si capisce dall’uso: del lei. del tu.
elementi
Chi sono i mittenti di questa lettera, cioè chi la invia?
Chi è il destinatario, cioè a chi è inviata la lettera?
Il messaggio è: una comunicazione. una richiesta di informazioni.
struttura
Sottolinea con i colori indicati: la data e la località; la formula di apertura; la formula di saluto; la firma.
Lettera alla Befana
Samarcanda, 17 dicembre
Carissima signora Befana, come al solito le scriviamo con largo anticipo a causa dei numerosi impegni che ci aspettano nel corso del mese.
Le scriviamo per salutarla, ma anche per avere sue notizie.
Lo scorso fine settimana eravamo a Helsinki per partecipare a un ciclo di conferenze sul tema “Il pacco regalo e le nuove tecnologie” e abbiamo scambiato alcune parole con Babbo Natale che era lì come ospite.
Il sig. Babbo Natale ci ha confidato di averla vista un po’ stanca.
Forse il lavoro è più pesante, ci faccia sapere e cercheremo di fare il possibile per aiutarla. Inoltre abbiamo pensato di aumentare la cifra che le spediamo tutti gli anni come rimborso spese, sperando che questo le faccia piacere.
Ci rassicuri al più presto.
Le mandiamo tanti cari saluti e una foto del nostro ultimo viaggio in Brasile.
Gaspare, Melchiorre e Baldassarre (i tre re Magi)
Lo Scaramazze (a cura di), Io credo che la Befana, Lapis Edizioni
La LETTERA e l’ E-MAIL sono testi narrativi scritti per comunicare o chiedere qualcosa a una persona lontana .
ANALIZZARE LA LETTERA e l’ E-MAIL
CONTENUTO
La lettera personale è inviata ad amici e parenti. Si usa il “tu”. La lettera formale è inviata a persone con le quali non si ha confidenza. Si usa il “lei” o il “voi”.
ELEMENTI
Mittente: chi scrive la lettera.
Destinatario: chi riceve la lettera. Messaggio: che cosa si vuole comunicare.
STRUTTURA
Data e località da cui viene spedita la lettera. Formula di apertura in cui si indica il nome del destinatario.
Testo, formula di saluto e firma del mittente.
P.S. (post scriptum): aggiunta di ulteriori informazioni.
NARRATORE/NARRATRICE
Chi narra è la persona che scrive la lettera.
Le lettere servono per: chiedere o fornire informazioni a persone lontane; avanzare reclami o comunicare problemi.
Le e-mail o i messaggi brevi sono il nuovo modo di comunicare o di chiedere informazioni utilizzando gli smartphone , i computer, i tablet.
Formula iniziale: quando la lettera è personale, la formula è amichevole; quando è formale, è più solenne.
Parte iniziale:
ci si presenta e si introduce il motivo per cui si scrive.
Per comunicare con la persona a cui si scrive, nella lettera personale si usa il “tu”, nella lettera formale si usa il “lei”.
Prima dei saluti ci può essere qualche riga di conclusione.
Formula di chiusura e saluto: può essere affettuosa o formale a seconda del rapporto con il destinatario.
Firma di chi scrive.
dentro la lettera
Lettera di un ragno
Egregio signore, sono un vecchio ragno e sono vissuto finora proprio alle sue spalle, dietro il busto di gesso di uno strano personaggio.
Voglio parlarle della mia vecchia e povera persona. Ero un bel ragno grasso e nero, ma sono stato ridotto così dalle tante battaglie di scopa contro le mie creazioni di tessitura. Mi sono dovuto ridurre a dare la caccia ai moscerini in libreria. Così sono invecchiato.
Le mosche sono sempre più rare, con tutti gli insetticidi che hanno inventato. Perciò ho deciso di lasciare questa casa e di trasferirmi in campagna.
Me ne vado senza malinconia , ma mi sarebbe sembrato di farle un dispetto e di mancarle di cortesia andandomene senza salutare.
Suo devotissimo Ragno Ottozampe
Gianni Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, Einaudi Ragazzi
Da: corvonero@sottotetto.it
A: polliguardiani@pollaio.it
Oggetto: Non ci credo ancora!!!
Signori polli,
ormai questa storia va avanti da troppo tempo! Che cosa fate durante la guardia di notte? Giocate a carte? Fate un sonnellino? Non è possibile che non vi siate accorti che c’è una banda di teppisti che impedisce alle brave persone di dormire, perdindirindina!
Ogni giorno si ripete la stessa musica: appena cala la notte, incominciano con il chiasso.
Inizia la civetta che urla come una pazza; poi, come se facessero a gara, ci si mette pure il gufo.
“Uh” di qua, “uh” di là… non solo non si dorme, ma è una roba da far venire i brividi, dico io.
E quando uno sta riuscendo ad addormentarsi, ecco che sbarcano i pipistrelli. E vola, svolazza e volteggia, ecco un’altra cosa che disturba la quiete e terrorizza i poveri animali onesti.
Signori polli, mi sbaglio o siete voi i responsabili della nostra sicurezza? E allora fate in modo che questa storia finisca una volta per tutte! E poi, vi avverto: se le cose non cambiano in fretta, impugnerò nuovamente la penna per lamentarmi presso i vostri superiori! Insomma! Il corvo
P.S. Visto che ci siete, quando mettete in prigione tutti questi malfattori, prendete pure le lucciole. Restano accese tutta la notte, un vero spreco! Come se fosse tutto gratis, poffarbacco!
Il particolare modo in cui è scritto il nome del mittente e del destinatario ti fa capire che si tratta di una
Dopo la firma, c’è un P.S., che vuol dire “post scriptum”, cioè aggiunto dopo aver completato la lettera. Serve per: aggiungere una richiesta.
esprimere una critica. Quali altri elementi tipici della struttura della lettera sono presenti in questo testo?
La formula di apertura. Il saluto.
Il nome di chi scrive. La data. a n al i s i
scopriamo il diario GENERE
contenuto
L’autrice racconta: una sua esperienza e i suoi sentimenti. solo un fatto che le è accaduto.
elementi
L’autrice è la protagonista; è una
Chi sono gli altri personaggi?
Martedì, 7 ottobre
Stamattina sono stata svegliata da un suono stridulo. Sembrava che stessero accoppando qualcuno. Ma questo ormai è all’ordine del giorno, da quando mi occupo di Annibale.
Annibale è il pappagallo della signora Iole, la nostra vicina di casa, che è in ospedale.
Fino a poco tempo fa, mi sarebbe piaciuto un sacco avere un animale: perciò adesso ho Annibale. Per tre settimane, almeno.
Il tempo è: indeterminato. indicato dalla data.
I luoghi sono: realistici. fantastici.
struttura
La narratrice usa: espressioni gergali. V F solo parole. V F un linguaggio semplice e spontaneo. V F
I pappagalli mi strapiacciono, ma purtroppo Annibale grida.
Caro diario, devi sapere che non sono mai andata a scuola tanto volentieri, come da quando ho Annibale.
E sono molto contenta perché la mia migliore amicissima Sharon è nella mia stessa classe.
La cosa meno bella, invece, è che in 1 a B c’è anche
Berenice de Grandis.
Questa Berenice si crede superiore a tutte le altre.
Alice Pantermüller, Le (stra)ordinarie (dis)avventure di Carlotta.
Fuori dal gregge, Sassi Junior
Il DIARIO PERSONALE si scrive per sé stessi/e, per raccontare momenti della propria vita , sentimenti ed emozioni .
ANALIZZARE IL DIARIO
CONTENUTO
Racconto delle esperienze quotidiane , descrizione delle proprie emozioni e dei propri sentimenti
ELEMENTI
Personaggi: chi scrive, i suoi amici e i suoi parenti. Tempo e luoghi : sono quelli in cui vive chi scrive.
STRUTTURA
Linguaggio semplice , spontaneo, colloquiale. Spesso sono presenti modi di dire ed espressioni gergali . Si indica la data in cui il diario viene scritto.
NARRATORE/NARRATRICE
Chi narra racconta sempre in prima persona .
Il diario è un testo scritto in cui vengono riportati i fatti, giorno per giorno Per diario si intende anche un quaderno o un block notes, nel quale talvolta sono già indicate le date.
Oltre al diario personale, esistono anche: il diario di viaggio, il diario di bordo, il diario di guerra , il diario medico… Ciascuno ha una sua funzione.
Indicazione del giorno e formula di apertura.
Racconto di un fatto accaduto.
Linguaggio semplice, spontaneo. Il diario diventa un amico a cui fare le confidenze.
dentro il diario
Che giornataccia!
5 dicembre Caro diario, ieri è stata una giornataccia: a scuola quella spiona di Rita , quella smorfiosa a cui i genitori hanno comprato gli smalti e i trucchi, ha detto a Giuseppina, la maestra di matematica, che io stavo copiando il problema
Non era mica vero!
Quello lo avevo già copiato prima: stavo solo controllando con Licia se era proprio tutto uguale. Licia è la più brava in matematica. Io, invece, sono più brava di lei a scrivere. Così ogni tanto ci facciamo un piccolo favore.
Tempi dei verbi: quasi sempre il presente o il passato prossimo.
Durante l’intervallo mi sono messa a rincorrere Rita perché volevo picchiarla. Anche se sono più piccola, lei ha avuto paura e mi ha chiesto di fare la pace. Mi ha detto che se non la picchiavo mi faceva giocare con lei con i trucchi. La maestra ha visto tutto. Così ci ha fatto una nota sul diario. A casa la mamma ha firmato la nota.
Commenti o considerazioni personali.
Che faccia da tragedia aveva!
Saluto finale.
Adesso ti saluto.
Stefano Bordiglioni-Manuela Badocco, Dal diario di una bambina troppo occupata, Einaudi Ragazzi
Dis egna tu un ’ emoti c o n
2 maggio
Caro diario, chi farà la principessa nella recita di fine anno?
Naturalmente Chiara! Io ci sono rimasta male. Ci tenevo. Mara invece no, perché dice che la principessa deve solo stare seduta sul suo trono e alzare un paio di volte la mano con gesto annoiato.
Però avrà un vestito bellissimo e in testa una corona. Anche la mia parte non è il massimo. Il viandante!
Nemmeno io dirò tanto, ma questo non mi dispiace perché così non devo studiare. Ho già imparato la mia unica battuta: – È ancora lungo il mio cammino. Addio!
12 maggio
Senti questa, caro diario!
La principessa è proprio entrata nella parte. Ci guarda tutti dall’alto in basso. Mi è venuta una bella idea per sistemare la principessa! Ho avuto una specie di illuminazione mentre schiacciavo la pancia dell’oca di gomma che ho ritrovato nel baule dei giochi. Ah! Ah! Ah! Anzi: QUA! QUA! QUA!
23 maggio
Caro Diario, oggi è il giorno della vendetta! Oggi ho messo sotto il cuscino l’oca di gomma. Quando domani Chiara ci appoggerà il suo regale sedere, avrà l’occasione di mostrare al pubblico come reagisce una principessa in una situazione imbarazzante! QUA!
E il viandante riderà sotto i baffi (me li mettono davvero, finti: pizzicano e puzzano).
Maria Vago, Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio, La Spiga Edizioni
a n al i s i
Quale elemento ti fa capire che in questo brano sono raccolte più pagine di diario?
La suddivisione in introduzione, svolgimento e conclusione. Le date che cambiano.
comprensione
Trova le informazioni esplicite e implicite. Sottolinea con i colori indicati:
quale parte è assegnata alla bambina; quale vendetta inventa; quale sentimento prova nei confronti di Chiara.
6 luglio
Succede qualcosa. Qualcosa di strano. Ecco quello che mi sono detto alle 6 e 51, ora in cui LORO mi hanno svegliato.
Posso dire LORO, perché questo diario è ultrasegreto e non cadrà mai nelle mani di qualcuno.
LORO sono i miei genitori, padre e madre. Hanno cominciato a litigare alle 6 e 51.
Da tre settimane sono sempre sul punto di innescare zuffe interminabili. Per via delle vacanze. Normalmente le vacanze rilassano la gente.
Non a casa nostra. In ogni caso, non quest’anno.
La crisi è cominciata un lunedì sera, a cena.
Trascrivo a memoria la discussione:
CATASTROFI INTERPLANETARIE.
PERCHÉ SONO EDUCATO
SUBITO DOPO LA PASTA AL FORNO STRACOTTA.
Mia madre: – Quando andiamo a Salins? Devo avvisare mia madre, sai com’è lei, vuole organizzare tutto per tempo.
A SALINS ABITA NONNA ANNIE.
CI PASSIAMO SEMPRE TRE SETTIMANE DI VACANZA.
Mio padre: – Quando vuoi tu. Il 7 o l’8. L’8 potrebbe essere meglio, è un lunedì, e ci sarà meno traffico.
Mia madre: – L’8? È un giovedì, sono sicurissima.
Mio padre: – L’8 luglio è un lunedì, guarda il calendario.
Mia madre: – Come sarebbe a dire luglio! Noi andiamo in vacanza in agosto!
Mio padre: – Ma che dici? Io ho preso tre settimane in luglio!
Per farla breve: mio padre ha preso le ferie in luglio e mia madre in agosto.
Tutti i giorni ricominciano e urlano: “Te l’avevo detto!” e “Tutta colpa tua!”, “Tu non mi ascolti mai” e “Fai sempre di testa tua!”.
Risultato:
IO NON ANDRÒ IN VACANZA! NONNA ANNIE IN LUGLIO NON CI SARÀ, E MAMMA NON VUOLE ANDARE A SALINS, IN AGOSTO, SENZA MIO PADRE.
Chi fa le spese delle loro liti? Io! Ben Cardin, 11 anni e 237 giorni, un metro e 67 centimetri, peso variabile secondo la quantità di dolci sbafati di nascosto.
PRECISO (PER CHI? ME LO DOMANDO): BEN È IL MIO VERO NOME, NON UN DIMINUTIVO. UN GIORNO HO CALCOLATO CHE RISPARMIERÒ 261 PENNE BIRO DURANTE LA MIA VITA, GRAZIE ALLA BREVITÀ DEL MIO NOME. COMUNQUE, NON SONO SICURISSIMO DEI MIEI CALCOLI.
Bernard Friot, Il libro delle mie vacanze disastrose e degli scarabocchi, Edizioni Lapis
a n al i s i
Indica le caratteristiche del diario: è personale.
può essere letto solo da chi lo scrive.
deve essere scritto tutti i giorni. può essere scritto in modo strano e originale. deve essere scritto in modo ordinato.
Sottolinea in la frase che ti fa capire perché Ben è sicuro di poter esprimere tutto ciò che pensa.
Questo brano non è scritto come un normale testo. Che cosa lo rende diverso?
Secondo te, il bambino scrive in questo modo perché: si diverte. scrive sempre in fretta. si sente libero di esprimere il proprio pensiero. comprensione
Verifica
Buonasera diario
30 marzo
Buonasera, diario!
Eccoci al nostro appuntamento quotidiano.
Se non sbaglio, questa è la trentesima volta che ti scrivo e ce l’ho quasi fatta: a mia madre ho promesso che avrei scritto per trentun giorni e trentun giorni saranno.
Dunque, oggi, due cose, una simpatica e una no.
La prima, quella simpatica, è che ho mangiato il primo gelato di quest’anno.
Sono entrato nel bar Arcobaleno, ho sganciato due grassi euro e mi sono fatto preparare da Denis un cono super, con tre gusti.
Avrei potuto farlo anche ieri. Ma ieri non c’era questo bel sole di oggi e la voglia di gelato non mi era ancora venuta.
La notizia invece poco simpatica è che la famiglia di Vincenzo, il mio amico, si trasferisce.
Loro vanno a vivere in Lombardia, perché il padre di Vinc è stato promosso direttore di non so bene che cosa dalle parti di Cremona. Vinc se ne va e a me dispiace da morire: anche se lui è pigro e inaffidabile, è comunque il mio migliore amico e la strada dove abito non sarà più la stessa senza di lui. Anche la mia vita non sarà più la stessa.
Domani arriva il camion dei traslochi e portano via i mobili. Domani Vinc parte e mi sembra quasi che nelle mie giornate ci sarà un buco.
Questa cosa mi dispiace, l’ho già detto.
Però anche mi incuriosisce: dovrò pur metterci qualcos’altro nello spazio vuoto del tempo che una volta passavo in compagnia di Vincenzo.
Chissà che cosa sarà! Un nuovo amico? O magari un’amica? O addirittura ANNA – GRANDI – OCCHI ?
E se la famiglia di Anna, per qualche misteriosa magia, si trasferisse qui, nella casa che Vinc lascia?
Lo so, lo so, diario, sono solo fantasie.
Già me lo immagino: fra un paio di mesi un camion come quello che viene domani scaricherà qui dei mobili di una famiglia
“ PREMIO ANTIPATIA”.
Vinc ha detto che mi scrive. Non ci credo troppo: pigro com’è, se prende una penna in mano gli viene la febbre!
Be’, almeno il gelato era buono: pistacchio, limone e nocciola.
Vedo che raggrinzisci le pagine schifato, caro diario.
Però a me piace così!
Stefano Bordiglioni, Diario di Giulio. Top secret, Edizioni EL
ANALIZZO
An aliz zo
1 Il contenuto di questa pagina di diario ci fa conoscere due avvenimenti che sono accaduti al protagonista. Quali sono?
2 Sottolinea con i colori indicati: il linguaggio gergale; le frasi in cui chi scrive si rivolge espressamente al diario.
COMPRENDO comprendo
Trova le informazioni esplicite.
1 Il protagonista non crede che Vinc gli scriverà perché Vinc: si ammalerà. non vorrà fare fatica. va ad abitare lontano.
2 Vinc: si è già trasferito in Lombardia. si trasferirà il giorno dopo. si trasferirà tra un paio di mesi. si sta trasferendo nel giorno in cui il bambino scrive.
Trova le informazioni implicite.
3 Chi scrive definisce la famiglia che arriverà “premio antipatia” perché: sono persone che conosce già. sicuramente saranno persone antipatiche. prendono il posto della famiglia del suo amico.
1 Nel testo si legge “non ci si vedrà più”. “Ci“ si riferisce a: un luogo. due persone. due fatti. riflessione lingua sulla
compito
non Racconta a un compagno o a una compagna qualcosa che ti è accaduto come se lo raccontassi al tuo diario. Poi scambiatevi i ruoli.
che cosa SO? come STO?
Ho analizzato e compreso questo particolare tipo di testo narrativo?
Sì. No. In parte.
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.
letture per CRESC E RE amicizia
Nei DIARI si parla di
PERSONE AMICHE
A esse si indirizzano lettere e messaggi .
Le persone amiche sono importanti.
Puoi immaginare la tua vita senza un amico o un’amica?
Certamente no! Tutti hanno bisogno di un amico o di un’amica per condividere i momenti belli e i momenti brutti.
LIFE SKILLS
EMPATIA
La parola empatia deriva dal greco en-pathos, che vuole dire “sentire dentro”. Pensa a un vero amico o a una vera amica. Se è felice, sei felice anche tu. Se è triste, lo sei anche tu. Sai capire se ha bisogno d’aiuto. Ciò accade perché entrambi provate empatia, cioè sapete “sentire dentro” ciò che prova l’altro/a.
dell’amicizia
Dice un proverbio dei tempi andati: “Meglio soli che male accompagnati”.
Io ne so uno più bello assai: “In compagnia lontano vai”.
Dice un proverbio, chissà perché:
“Chi fa da solo fa per tre”.
Questo, io dico, è una bugia:
“Se siamo tanti si fa allegria”.
Gianni Rodari
Foorte!
Notai Chiara da subito. Teneva testa alle battute dei maschi. Foorte!
Rispondeva per prima alle domande da un milione di dollari della maestra. Foorte! Organizzava giochi fantastici nel giardino della scuola. Foorte!
Mi piaceva perché non mi guardava come gli altri, con quel misto di: MI FAI UN PO’ PENA. FARÒ IL BUONO CON TE. COSÌ FARÒ CONTENTA
LA MAESTRA.
A lei non importava di quello che facevano gli altri.
Mi guardava come per dirmi: MI PIACCIONO LE SFIDE. SEI UNA DA SCOPRIRE.
Questo mi rendeva tranquilla e vicino a lei non mi sentivo giudicata.
Era perfetta in quel momento:
1. mi avrebbe aperto la strada parlando al posto mio; 2. la maestra ci faceva lavorare in coppia come se avesse intuito i miei pensieri.
Forse la maestra la proteggeva come faceva con me.
Qualcosa mi diceva che dovevo controllare la maestra: ero sicura nascondesse un terribile segreto che riguardava Chiara.
Era come se la maestra-bussola puntasse sempre l’ago sui quattro punti cardinali: a nord c’ero io che non parlavo, a sud Sasà che picchiava tutti, a est Dami, un bambino che si tappava le orecchie a ogni piccolo rumore, e a ovest… Chiara.
Chiara diventò la mia unica amica, quella che mi salvava dalle battute cattive di Giovanna.
Sabrina Mengoni, Non parlo più, La Spiga Edizioni
Trova le inferenze.
La protagonista si sentiva tranquilla e non giudicata da Chiara perché: Chiara l’accettava così com’era.
Chiara voleva far contenta la maestra.
Che cosa ammira la protagonista in Chiara? La simpatia. La sicurezza. comprensione
LIFE SKILLS
Chiara è riuscita a capire gli stati d’animo della sua compagna. Prova anche tu a metterti nei panni degli altri e a capire i loro stati d’animo.
LEGGERE BENE
Le parti scritte in corsivo non vanno lette. Servono a dare suggerimenti per la giusta intonazione nella lettura.
Leggi prima in modo silenzioso per comprendere i suggerimenti. Poi, con un compagno o una compagna, leggi ad alta voce il dialogo tra la volpe e il Piccolo Principe dando l’intonazione suggerita tra parentesi.
Il Piccolo Principe trova un’amica
– Buongiorno! – disse (sorpresa) la volpe.
– Buongiorno – rispose (gentilmente) il Piccolo Principe, voltandosi; ma non vide nessuno.
– Sono qui – disse la voce.
– Chi sei? – domandò il Piccolo Principe.
– Sono una volpe – disse la volpe (con tono tranquillo).
– Vieni a giocare con me – le propose (allegro) il Piccolo Principe. – Sono così triste...
– Non posso giocare con te – disse (rattristata) la volpe. – Non sono addomesticata.
– Ah! Scusa! Che cosa vuol dire “addomesticare”?
– Vuol dire “creare dei legami”…
– Creare dei legami? (stupito)
– Certo – disse (spiegando) la volpe. – Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini e non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.
– Comincio a capire – disse il Piccolo Principe.
– Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sottoterra. Il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica.
La volpe tacque e guardò a lungo il Principe. – Per favore… addomesticami – disse (implorando).
– Volentieri! – rispose il Piccolo Principe. – Ma non ho molto tempo. Ho da scoprire degli amici e da conoscere molte cose.
– Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla – spiegò la volpe. – Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami.
– Che cosa bisogna fare? – domandò il Piccolo Principe.
– Bisogna essere molto pazienti – rispose la volpe.
– In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino.
Antoine de Saint Exupéry, Il Piccolo Principe, Bompiani
Per costruire un’amicizia occorre dedicare tempo e attenzione all’altro/all’altra.
Costruire un’amicizia non è semplice, ma… chi trova un amico/un’amica, trova un tesoro!
Trova le informazioni implicite
Quando la volpe dice “non sono addomesticata”, intende che:
non è abituata a stare con gli umani.
una volpe non può giocare.
Perché “gli uomini non hanno più amici”?
Perché non vogliono dedicare tempo a costruire un’amicizia.
Perché è difficile trovare mercanti che vendono amici.
La volpe dice: “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me”. Quale frase potrebbe aggiungere per spiegare meglio il proprio pensiero?
Ci conosceremo poco per volta.
Non so se sono in grado di capire il tuo linguaggio.
La frase “le parole sono una fonte di malintesi” vuol dire che:
è meglio non parlare per non fare errori.
l’amicizia si dimostra con i fatti. LIFE SKILLS comprensione
LIFE SKILLS
La bambina si calma quando incontra il suo amico. Tu hai un amico o un’amica del cuore che ti aiuta a superare i momenti difficili?
Scrivi un biglietto per dire a lui e o a lei quanto la sua amicizia sia importante per te.
a n al i s i
La narratrice è: interna. esterna.
Scrivi il nome: della protagonista ; del personaggio per lei positivo ………….............................................. ; dei personaggi per lei negativi
Che rabbia!
Mentre ripercorreva la strada verso casa, gli occhi le pizzicavano.
Margherita era offesa.
Offesa e arrabbiata.
Offesa, arrabbiata e triste.
Forse per tutto questo non bastava più la definizione di “tristorabbiezza”.
Peccato che ogni volta che si arrabbiava troppo le veniva da piangere.
Adesso che non li aveva più davanti, le venivano in mente un sacco di cose che avrebbe potuto dire. Per esempio, sarebbe stato bellissimo se il calcio, anziché alla sedia, lo avesse appioppato a Max.
Addirittura fantastico se fosse riuscita a prendere una manciata di terra per tappare la boccaccia di Daniela. Purtroppo quei due, ormai, se la stavano spassando alle sue spalle. Non avrebbe più potuto mettere in atto una delle cattive azioni alle quali stava pensando. Si sentiva più arrabbiata con Max che con Daniela. Daniela e lei si erano sempre state antipatiche, fin dal primo giorno che si erano viste. Quindi, le cose tra loro due erano chiare: non si aspettavano niente di buono l’una dall’altra, solo dispetti.
Quello che davvero la feriva era il comportamento di Max: erano stati amici, avevano giocato insieme, si erano scambiati regali e segreti. Perché adesso non era più così? Un colpo basso da un amico non te lo aspetti e per questo fa più male. Voleva riuscire a trattenere le lacrime. Però già una lacrima lasciava dietro di sé una striscia umida che le attraversava la guancia. E, si sa, le lacrime sono come le formiche: è raro che ne esca una sola, di solito si mettono in fila e si inseguono velocissime.
Era triste, ma sentiva che in un angolino cominciava anche a sbocciare il fiore rosso della rabbia pura. Eccola di nuovo: la tristorabbiezza.
Si fermò un attimo. Aspettò che gli occhi la smettessero di produrre lacrime e decise di tornare indietro. Aveva ancora tempo per tornare al parchetto, trovare Max e Daniela e usare una delle sue pedate.
Tornò indietro a passi lunghi e testa bassa. Con i pugni chiusi lungo i fianchi, stava guardando le sue scarpe, quando una bicicletta che frenava davanti a lei la costrinse ad alzare la testa. – Dove vai?
E chi poteva essere se non Paolo?
Le sembrava di aver ritrovato la calma. Paolo era l’unico con cui potesse piangere senza vergognarsi.
Annalisa Strada, Allora non scrivo più!, Piemme
Trova le informazioni esplicite.
Perché la protagonista è più arrabbiata con Max che con Daniela?
Perché la bambina si calma quando le si avvicina Paolo?
Trova le informazioni implicite.
Perché la protagonista viene presa dalla “tristorabbiezza”?
Perché le pizzicano gli occhi.
Perché vuole risolvere la questione con Max e Daniela.
Perché non sa reagire ai comportamenti scorretti dei compagni. comprensione
Parole per... EMOZIONARE
di CRISTINA DELL’ACQUA
Voi come immaginate l’AMICIZIA? C’è chi la immagina come un giardino pieno di fiori. Un giardino un po’ misterioso, perché ognuno vi sceglie il suo fiore preferito, ma senza sapere bene perché ne sceglie uno e non un altro. Gli amici sono come i fiori del giardino misterioso: li scegliamo perché ci fanno scoccare una scintilla. Oggi la maestra Margherita ci racconta la storia di Damone e Finzia, amici per la pelle.
L’amicizia, quella vera!
A Siracusa vivono Damone e Finzia.
Lì regna il tiranno Dionisio il Giovane. È un ragazzo curioso, ama leggere e studiare, però ha anche un gran brutto carattere e non accetta mai le critiche degli altri.
Un giorno Finzia parla di Dionisio con degli amici. Dice che apprezza la sua cultura, ma lo critica perché è un tiranno troppo severo. Qualche giorno dopo, mentre Finzia è a casa sua, sente bussare forte alla porta. Va ad aprire e si trova davanti le guardie del tiranno: hanno l’ordine di portarlo via, anche con la forza. È accusato di aver criticato in pubblico Dionisio e per questo è condannato a morte. Finzia, prima di morire, chiede di poter salutare la sua famiglia.
Dionisio, che non si fida di nessuno, accetta ma a una condizione: che Damone resti come ostaggio.
– Se domani sera tu non sarai tornato, io lo ucciderò al tuo posto – dice il tiranno.
La sera del giorno dopo Dionisio manda a chiamare Damone per farlo uccidere. Ma quando i soldati sono ormai pronti a eseguire l’ordine, da lontano sentono Finzia gridare:
– Fermatevi, vi ho promesso che sarei tornato e sono qua.
Il tiranno guarda i due amici e all’improvviso grida:
– Liberateli, voglio che vivano ancora molto a lungo!
Poi aggiunge: – Nella mia vita non ho mai avuto la fortuna di avere un amico che mi volesse così bene – e se ne va.
C’è chi dice che Dionisio, tornando verso la sua casa, avesse gli occhi lucidi.
LIFE
I momenti bui e difficili sono la “pietra di paragone” dell’amicizia: servono per capire se qualcuno ci è davvero amico. Parole per...
SKILLS PAROLE per PENSARE
EMPATIA è sapersi mettere nei panni di un’altra persona , anche se non ci è simpatica. Con l’aiuto dell’insegnante, cerca da dove derivano le parole “empatia” e “simpatia”.
Disegna il tuo giardino segreto dell’amicizia . Poi spiegalo ai tuoi compagni e alle tue compagne.
La “pietra di paragone” era una di quelle tavolette di pietra scura che servivano un tempo a verificare se l’oro fosse autentico.
i tEsti DESCRIVERE per
Alec e la preside Vance
Alec entrò nell’ufficio della preside.
La sedia di fronte alla scrivania era identica a quelle del corridoio: plastica rossa dura con le gambe di metallo nero.
Alec ripensò a quanto gli sembrava grande in prima elementare e quanta paura aveva avuto le prime volte. Oggi la sedia era perfetta per lui, che si sentiva a casa, dopo essere entrato in quell’ufficio tante volte.
La preside era sempre uguale: capelli castano-grigi lunghi fin quasi sulle spalle, giacca e camicetta.
E portava sempre una collana di piccole perle.
Faceva quella solita cosa con i gomiti sulla scrivania e le mani unite.
Portava occhiali senza montatura, con lenti spessissime che facevano sembrare i suoi occhi castani enormi.
Quando lo guardava in quel modo, Alec si sentiva come un insetto sotto la lente di ingrandimento.
Sapeva che non era il caso di parlare per primi. Così aspettò. L’attesa durò solo cinque o dieci secondi, ma gli sembrò eterna. Poi la preside Vance separò le mani e incrociò le braccia sulla scrivania. Parlò lentamente e a voce molto bassa, muovendo appena le labbra.
– Alec, Alec, Alec, che dobbiamo fare?
Quando pronunciò la parola “fare”, inarcò con forza le sopracciglia.
Alec tranquillo non era, ma neppure terrorizzato.
Andrew Clements, Il club dei perdenti, Rizzoli
le t tu r a CRITICA
Se chiudi gli occhi, riesci a “sentirti” nell’ufficio della preside? “Vedi” muoversi la preside Vance? “Percepisci” i sentimenti di Alec? Se hai risposto sì, questo racconto è una buona descrizione!
Probabilmente hai letto dei libri di fiabe ricchi di illustrazioni.
Chi ha fatto i disegni ha seguito le descrizioni dell’autore o dell’autrice. Le descrizioni aiutano chi legge a immaginare i personaggi e i loro sentimenti, i luoghi e le loro caratteristiche, addirittura i profumi.
I TESTI DESCRITTIVI
In tutti i testi narrativi esistono parti descrittive. La descrizione può essere relativa a: persone, animali, oggetti; sentimenti, situazioni, stati d’animo.
INTELLIGENZA
VISIVA
Se vuoi descrivere bene una persona, un animale, un oggetto o un ambiente, devi prima visualizzarlo nella tua mente, come una foto con tanti particolari.
scopriamo il descrittivo TESTO
contenuto
Il contenuto del testo è la descrizione: dell’aspetto fisico, del comportamento, dell’abbigliamento, delle abitudini di una persona. solo delle abitudini di vita di una persona.
La descrizione dell’ambiente: è presente.
non è presente.
scopo
Lo scopo dell’autrice è: raccontare un fatto realmente accaduto.
far conoscere una persona in modo approfondito.
elementi
La descrizione è: oggettiva perché non si esprimono giudizi. soggettiva perché si esprimono impressioni personali.
struttura
L’autrice utilizza dati sensoriali?
Sì. No.
Rocco
Rocco ha un ristorante a Firenze. È un piccolo locale con il tavolo di legno e un giardinetto con il pergolato.
Rocco è una persona semplice; è spiritoso e amichevole.
Spesso vado a mangiare da lui e mi dà subito una pacca sulla spalla in segno di affetto.
Serve velocemente i clienti, chiacchiera con tutti, quando parla in fiorentino stretto con i parenti non si capisce una parola.
È abbastanza magro, ha dei baffettini grigi, la testa un po’ pelata e due occhi neri molto espressivi.
Non si può dire che vesta chic o elegante, ha quasi sempre un brutto gilè marrone sopra una felpa scura e dei semplici pantaloni. Ai piedi calza un paio di calzettoni color verdognolo marcio e due scarpe che non incastrano proprio con il resto del vestito. È molto cordiale con tutti. È tenero e spesso ha paura di dire stupidaggini. Ha più di cinquant’anni, ma sembra quasi un ragazzino di vent’anni, si muove agilmente, parla di cose spiritose.
Alice Sturiale, Il libro di Alice, Rizzoli
Il TESTO DESCRITTIVO rappresenta, per mezzo delle parole, le immagini di persone , animali , oggetti e ambienti .
ANALIZZARE IL TESTO DESCRITTIVO
SCOPO
Rappresentare la realtà e “farla vedere” a chi legge.
CONTENUTO
Descrizione di: persone , animali (aspetto fisico, abitudini, carattere…); paesaggi , sentimenti , oggetti .
ELEMENTI
Dati oggettivi: chi scrive descrive in modo preciso senza esprimere giudizi o impressioni. La descrizione è oggettiva
Dati soggettivi: chi scrive esprime le sue emozioni, impressioni, sensazioni. La descrizione è soggettiva
STRUTTURA
La descrizione utilizza: dati sensoriali (visivi, uditivi, olfattivi, gustativi, tattili), se presenta la realtà percepita attraverso i cinque sensi; dati dinamici , se descrive un oggetto in movimento; similitudini e paragoni , se raffronta una persona, un animale, una cosa, una qualità o una sensazione con una simile.
Il linguaggio utilizzato per descrivere è ricco di aggettivi qualificativi .
Nelle descrizioni si può utilizzare un ordine spaziale (da vicino a lontano…) o un ordine logico (dal generale al particolare o viceversa).
Presentazione della persona.
Descrizione dell’aspetto fisico.
Il figlio del postino
Anton non era un bambino felice: essere sempre il primo della classe, superare i suoi compagni era il suo unico desiderio. Anton era il figlio del postino.
La sua faccetta pallida, dai lineamenti marcati, che il serio naso aquilino accentuava ancora di più, era coronata da un ciuffetto di capelli giallo, quasi bianco. Un’alta fronte troneggiava sopra le due sopracciglia bianche e, sotto queste, due occhiolini infossati celesti . Aveva labbra sottili, strette, pallide e un bel mento regolare. La testa era piantata sul collo esile.
Tutta la sua corporatura era gracile e delicata.
Descrizione dell’abbigliamento.
Descrizione del comportamento.
Anton era sempre vestito con eleganza e pulizia : non un granello di polvere sulla sua giacchetta né un minuscolo buco nel calzino.
Anton giocava di rado, non si azzuffava mai . Era il ragazzo più tranquillo di tutta la scuola: sedeva zitto. Era portato sempre ad esempio.
A casa studiava dalla mattina fino alla tarda notte. I suoi libri e quaderni erano ordinati e puliti.
Joseph Roth, Il mercante di coralli, Adelphi
Qual è Anton? Indica con una x.
Io sono Mario A
Ho otto anni e mi chiamo Mario. Non sono alto né basso, più magro che grasso.
Mi piacciono le parole e non mi piacciono i numeri. Mi piace la pasta bianca e non mi piace il pomodoro. Mi piace accompagnare la mamma dalla parrucchiera e non mi piacciono i miei piedi, perché c’è un dito in mezzo che è più lungo degli altri. Per questo non mi piace andare in piscina. E neanche al mare.
Ho l’erre moscia, ho qualche peletto sulle gambe e non ho fratelli. Ho sempre desiderato un fratello. Non ho mai desiderato un peletto.
Mario Sala Gallini, Il segreto delle tabelline, Mondadori Junior
Lei è Angelica B
Angelica aveva capelli scuri corti, occhi neri grandi, pelle sempre un po’ abbronzata. Portava solo jeans e scarpe da tennis, e sopra magliette e felpe. Detestava le paillettes, i luccichini e i cupcakes.
Le piacevano i giochi d’equilibrio, come arrampicarsi; era bravissima a salire la pertica e ad appendersi alle funi ai giardini.
Quando la chiamava la mamma arrivava di corsa bloccandosi di colpo davanti alla panchina giusta in uno sbuffo di polvere che ricopriva le scarpe da tennis già infangate e ovviamente slacciate.
Nel testo A il narratore segue un ordine preciso nella descrizione (aspetto fisico, abitudini, comportamento)?
Sì. No.
Il testo B è una descrizione oggettiva perché: inserisce commenti e sensazioni personali. non esprime giudizi o impressioni personali. Sottolinea nel testo B , con i colori indicati: la descrizione dell’aspetto fisico; la descrizione dell’abbigliamento; la descrizione dei gusti e delle abitudini. a n al i s i
Beatrice Masini, Bambine, Edizione EL
La descrizione fatta in terza persona è nel testo comprensione
La descrizione fatta in prima persona è nel testo ;
In questa descrizione l’autore utilizza: dati sensoriali. dati dinamici. a n al i s i
L’autore utilizza due similitudini: sottolineale.
La descrizione è soggettiva perché l’autore: inserisce commenti e sensazioni personali. non esprime giudizi o impressioni personali.
Che cosa descrive di Bianca l’autore? Segna con più X.
L’aspetto fisico.
L’abbigliamento. Che cosa le piace fare.
Di tutti i colori
Bianca è una ragazzina dai capelli biondi come le spighe di grano, ma per fortuna più morbidi e meno pungenti di una spiga di grano e, sempre per fortuna, poco adatti a far farina, altrimenti Bianca sarebbe già restata da un pezzo con la zucca pelata. Bianca, poi, ha due occhioni azzurri come il mare. Si dice sempre così, quando qualcuno ha gli occhi come i suoi, anche se io non ho mai visto un mare azzurro come gli occhi di Bianca. Bianca ha anche due belle labbra rosse rosse, che sembra si sia appena pappata due cucchiaiate della marmellata di fragole della nonna.
Bianca indossa sempre una gonna a pallini. A volte sono verdi su fondo viola; altre bianchi su fondo rosso oppure violetti su fondo arancione, perché Bianca non mette mica tutti i giorni la stessa gonna. Però i pallini non mancano mai.
Le scarpe di Bianca sono sempre del colore dei pallini, quindi cambiano quando cambia la gonna. Questa è una fissa della mamma e Bianca, pur di non sentirla borbottare, non protesta mai.
La camicia di Bianca, invece, non è mai del colore delle scarpe, quindi nemmeno del colore dei pallini. L’ultima volta che l’ho vista era verde con una tasca blu più o meno dove sta il cuore, e dei bottoni blu anche loro.
Un giorno ho provato a disegnare il ritratto di Bianca su un grande pezzo di cartoncino. È venuto davvero bene, solo che alla fine avevo esaurito tutti i miei magnifici pastelli colorati, perché Bianca si chiama sì Bianca, ma di bianco non ha davvero niente.
Sono giunto alla conclusione che è proprio per questo che si chiama così. Del resto D i t utt i I c o lo r i sarebbe un nome troppo strano e troppo lungo da dire e, soprattutto, da scrivere sulla carta d’identità.
Andrea Valente, Chissà perché, Gallucci
Colora rispettando quanto scritto nel testo.
Trova le informazioni esplicite. Chi sceglie quale gonna indosserà Bianca?
Bianca. La mamma.
Chi sceglie quali scarpe indosserà Bianca?
Bianca. La mamma.
Perché Bianca non sembra un nome adatto alla ragazzina? comprensione
SCRITTURA
Descrivi una persona speciale per te.
sensoriali
a n al i s i
Questa è una descrizione:
oggettiva. soggettiva.
Sottolinea con i colori indicati: i dati olfattivi; i dati uditivi; i dati tattili; i dati visivi; i dati gustativi.
comprensione
Trova le informazioni esplicite.
Sottolinea con i colori indicati: dove si svolge il viaggio; che cos’è una yurta; chi sono i Tsaatan.
Nella taiga della Mongolia
Sorge il sole da dietro la cresta frastagliata dei monti: il campo è ancora addormentato.
Seduta su un masso ammiro questo paesaggio immobile nel tempo e ne ascolto le voci: il gorgoglio del torrente che scorre in fondo al canalone, il gracchiare roco di un corvo, il borbottio di qualche cavallo, il ronzio di un’ape curiosa, attratta dal colore intenso del mio pile, il vocio lontano del bambino del gruppo, il sospiro del vento…
Che pace! Percepisco il profumo intenso della distesa d’erba bagnata dalla rugiada.
Che splendida Mongolia! Ieri il trekking non fu facile. Il mio povero cavallino era stanco, accarezzando il suo manto sentivo la pelle calda e sudata.
Ma il campo si sta svegliando, devo tornare alla mia tenda! Sento il profumo del caffè. Assaggio i morbidi biscotti e un latte dolcissimo.
Dopo colazione, smontato il campo e, riformata la carovana, si riparte.
Ecco apparire in lontananza, sparse nella vallata, le prime yurte bianche, che si stagliano contro il cielo che a quell’ora appare di mille colori: sono le case dei Tsaatan, una popolazione nomade che vive nella taiga della Mongolia.
Fedora Bassani, Argonauti Explorer magazine
Il pentolino con il beccuccio
Si trattava di un fornellino di terracotta , dall’aspetto molto raffinato.
La carbonella vi bruciava con grande energia: guardando sotto il pentolino si intravvedevano i pezzetti di carbone, di un rosso vivo, come tanti tuorli d’uovo.
Sul fornellino vi era un pesante pentolino di terracotta nera , con il corpo spesso e il beccuccio stretto.
Il decotto, la bevanda fatta di radici e foglie di piante immerse nell’acqua, stava bollendo.
Il coperchio traballava per via del vapore, che lo faceva saltare ritmicamente.
Sbuffo dopo sbuffo il vapore si disperdeva nella stanzetta, riempiendola di un gradevole profumo intenso
Il fornelletto di terracotta trasmetteva a Sang Sang un profondo senso di calore, quando si sedeva a osservare le nuvolette di vapore azzurrino che si alzavano verso l’alto.
Quando fu l’ora, Weng Youju versò il decotto in un’ampia scodella.
Aggiunse poi un po’ di acqua fredda nel pentolino e si accinse a preparare la seconda dose di decotto.
Cao Wenxuan, La scuola dal tetto di paglia, Giunti
Nel testo sono stati sottolineati i dati oggettivi relativi a: materiale colore forma rumore odore
Colora il quadratino con il colore giusto.
A che cosa sono paragonati i pezzetti di carbone?
Trova le informazioni esplicite.
Un decotto è: una minestra. una bevanda.
riflessione lingua sulla
Nella frase “la carbonella vi bruciava”, ”vi” si riferisce: al fornellino. al pentolino. comprensione
a n al i s i
Le parti evidenziate sono similitudini e paragoni perché l’autrice per descrivere il Grifone:
descrive altri animali.
richiama alla mente caratteristiche di altri animali.
Le parti sottolineate in descrivono: gli aspetti fisici. il carattere e le abitudini.
Le parti sottolineate in descrivono:
gli aspetti fisici. il carattere e le abitudini.
Il Grifone
Il Grifone è un animale fiero e nobile, metà leone e metà aquila. Il corpo e la coda sono identici a quelli di un leone, solo più grandi, mentre la testa e le ali sono come quelle di un’aquila Le sue orecchie appuntite ricordano quelle di un cane. Il suo colore è variabile: alcuni Grifoni sono blu, con piume rosso-rosate sul petto e ali bianche dalla punta azzurrina , mentre il corpo è fulvo come quello di un leone
I Grifoni vivono in regioni montuose disabitate o in paesi desertici e fanno il nido su rocce scoscese, da cui scendono in picchiata in cerca di cibo.
Un solo Grifone è più forte di un centinaio di aquile e riesce ad afferrare facilmente un paio di cavalli o due buoi aggiogati
I lunghi artigli del Grifone sembrano le corna di un bue Si scuriscono a contatto con il veleno, ed è per questa ragione che sono così ricercati.
Questi animali sono così fieri e vigili che è praticamente impossibile catturarli o ucciderli. Occasionalmente, capita che qualche persona si imbatta in uno di loro che si è ferito. Se la persona è abbastanza coraggiosa da curarlo, il Grifone, riconoscente, si strapperà un artiglio e glielo regalerà.
Alison Lurie, Lo zoo della fantasia, Mondadori
Questo è un giogo:
Sapresti dire con parole tue che cosa significa “due buoi aggiogati”?
Lo squalo
Il mio corpo, molto rigido, supera i sei metri. La sua forma ha, allo stesso tempo, qualcosa del cilindro e del cono, con il muso molto appuntito.
La mia pelle è coriacea . Infatti possiede una struttura particolare: è ricoperta da una moltitudine di piccole asperità . Questi dentini, simili a scaglie, non frenano affatto la mia corsa, anzi permettono all’acqua di scivolare facilmente contro il mio corpo.
Non possiedo una struttura ossea, bensì uno scheletro cartilagineo, molto meno pesante. Inoltre il mio fegato, piuttosto voluminoso, è imbevuto di una sorta di olio che pesa pochissimo: costituisce una specie di galleggiante che, come la vescica natatoria , mi aiuta a stare a galla.
La mia temperatura è sempre superiore di qualche grado rispetto a quella dell’acqua in cui mi trovo, a causa dell’attività quasi costante che svolgo. Così, i muscoli, particolarmente sviluppati e profondamente incuneati all’interno del mio corpo, possono lavorare con più efficacia.
Baldurinos - Franca Bosc, Duncan lo squalo, Mondadori
a n al i s i
In questo testo è descritto: solo l’aspetto fisico dello squalo.
l’aspetto fisico e le abitudini dello squalo. Il linguaggio è: ricco di aggettivi che esprimono opinioni e sensazioni. tecnico e preciso.
comprensione
Sottolinea, con i colori indicati, le parole che corrispondono ai seguenti significati: sporgenza; molto dura;
organo interno dei pesci che regola il galleggiamento; non formato da ossa, ma da tessuti elastici.
Una casa
Era la casa più buffa che Bastiano avesse mai visto: pareva una zucca, era tonda e le pareti e i muri avevano bozzi e rigonfiamenti, delle pance, per così dire. C’erano anche un paio di finestre e una porta d’ingresso, tutte storte e sbilenche. Un tetto molto alto e appuntito vi stava sopra come il berretto di un nano burlone.
Michael Ende, La storia infinita, Salani
La casa era così piccola e carina che si poteva quasi credere che fosse una di quelle casette delle fiabe dove vivono nani e folletti. Aveva due finestrelle affacciate sulla strada. Sul retro, protetto da una staccionata verde, c’era un piccolo giardino. Sempre che lo si possa chiamare giardino, visto che ci stavano giusto un ciliegio e qualche cespuglio di uva spina.
Astrid Lindgren, Greta Grintosa, Iperborea
La casa era in campagna. Era una villa su due piani. Al piano terreno c’era la cucina, un tinello, lo studio di papà e due stanze che erano sempre chiuse: la sala da pranzo e il salotto. Al primo piano le camere da letto e il bagno si aprivano su uno “stanzone” centrale, dove c’erano i nostri giochi chiusi in due cassapanche e una stufa a legna.
Giulio Levi, Eravamo ragazzi, Fatatrac
a n al i s i
In quale dei tre testi: sono più presenti i dati oggettivi? ci sono similitudini? la casa ricorda le case delle fiabe?
Il mercato all’aperto
Il babbo camminava saltellando, proprio come chi è molto incuriosito.
Ai margini della strada c’erano tante case. Piccole celle-negozio che ingombravano il marciapiede con le loro mercanzie. Tutto sembrava strano, anche i meloni e le banane, anche le tazze e i vasi variopinti e i cesti di vimini, le pile di ciambelle e di focacce, i teli di cotone sgargianti, le stoffe di seta ricamate d’oro e d’argento, i legni laccati, le collane di semi. Tutto traboccava dalle piccole celle e stava appeso a dei pali sopra la nostra testa, per la strada, mentre i mercanti restavano seduti sui tappeti all’interno. Nag camminava come un principe fra la sua gente, leggero, trionfante. E noi dietro, affascinati.
Labirinti di stradine e catapecchie fiancheggiavano la strada principale, varie bestie da cortile sul marciapiede quasi inesistente e più di una volta capannelli di gente con carretti e tricicli fermi, per lasciar passare una mucca che qui è sacra e intoccabile.
Lucia Tumiati Barbieri, Saltafrontiera, Giunti Junior
Questa è la descrizione di un ambiente ed è: soggettiva, cioè la narratrice inserisce commenti e sensazioni personali. oggettiva, cioè la narratrice non esprime giudizi o impressioni personali.
La narratrice descrive il luogo in modo: generale (senza soffermarsi sui particolari). particolareggiato (si sofferma sui particolari).
La narratrice: utilizza dati dinamici (descrive un soggetto in movimento). non utilizza dati dinamici (non descrive un soggetto in movimento).
EDUCAZIoNE ascolto
Il testo è tratto da Angelo Petrosino, Le avventure del passero Serafino, Einaudi Ragazzi
Serafino è un piccolo passero che vive all’interno di una scuola.
Osserva gli alunni e le alunne e partecipa alla loro vita, alle loro gioie, alle loro preoccupazioni, alle loro paure.
ascolta attentamente il racconto e poi svolgi le attività.
ALL’IMPROVVISO IL TEMPORALE
In quale luogo è ambientato il racconto?
Chi è il protagonista?
Chi dice queste frasi?
Sta per scoppiare un temporale!
C’è una lumaca laggiù!
In che cosa si trasforma la pioggia?
Quale scuola frequentano i bambini e le bambine della storia?
Dopo il temporale, che cosa ha coperto il cortile della scuola?
Riordina le sequenze numerando.
imparare ad ASCOLTARE
Dopo avere ascoltato il racconto, sono in grado di immaginare anche nei particolari la storia?
Verifica
Vi presento Sherlock Holmes
Voglio parlarvi di un uomo singolare. Per molti anni io, il dottor John Watson, condivisi con questo signore un appartamento a Londra, in Baker Street 221 B. Era un alloggio di modeste dimensioni, ma elegante e ben curato. Quando lui arrivò, però, il salotto si trasformò in una giungla di oggetti, libri e strumenti di ogni foggia. Del resto, il mio compagno di appartamento era il consulente investigativo più stimato d’Inghilterra. Il signor Sherlock Holmes (questo era il suo nome) non era un investigatore come gli altri. Non sembrava un segugio. Non consumava la suola delle scarpe inseguendo criminali per la città, intimando “altolà!” o frugando tra i cassetti in cerca di prove. No. Lui interrogava la realtà. Le cose. Le tracce. Un grappolo di impronte, un pelo di barba, una stringa slacciata. Tutto ciò che agli altri appariva insignificante e banale, agli occhi di Sherlock Holmes acquistava un’importanza clamorosa.
– Le cose più piccole sono le più importanti – diceva. Alto, magro e dinoccolato, senza barba né baffi, sembrava un galantuomo più che un segugio del crimine. Nessuno poteva sospettare che, sotto le maniche di lana pregiata della sua giacca, si nascondessero mani ossute e forti.
Voleva sapere tutto di tutto, Holmes.
Leggeva e studiava fino a consumarsi la vista. Spesso era impossibile capire cosa pensasse, dietro quei suoi occhi aguzzi come spilli.
Abile spadaccino e pugile scattante, era anche un genio del travestimento. Sapeva diventare chiunque, Holmes.
Così era Holmes. Un uomo eccezionale e curioso, ma anche egoista e altezzoso.
Qualcuno lo detestava, molti lo ammiravano. Quanto a me, non passa giorno senza che ricordi quanto straordinario fosse il mio amico Sherlock Holmes, investigatore privato.
Sarah Rossi, da Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes e il mastino dei Baskerville, Edizioni EL
ANALIZZO
1 In questo brano vi sono molte sequenze descrittive che riguardano: solo una persona. una persona e un ambiente.
2 La descrizione della persona è: soggettiva. oggettiva.
3 Sottolinea nel testo le parti relative alla descrizione dell’ambiente.
4 Nella descrizione di Sherlock Holmes puoi trovare: solo l’aspetto fisico. solo le abitudini e il carattere. le abitudini, il carattere e l’aspetto fisico.
5 Per descrivere l’investigatore vengono usate due similitudini.
Per dire com’è, l’investigatore viene paragonato a un: segugio. galantuomo.
Per dire come NON è, viene paragonato a un: segugio. galantuomo.
COMPRENDO comprendo
1 Sottolinea nel testo con i colori indicati le risposte alle domande.
Dove vive Sherlock Holmes? Vive da solo?
Qual è la sua attività?
INTELLIGENZA
An aliz zo compito noto non L’autore descrive anche le opinioni altrui su Sherlock Holmes. Queste descrizioni aiutano: a capire meglio il personaggio. a immaginare l’aspetto fisico del personaggio.
Individua e poi scrivi il particolare in base al quale si può dire che quello rappresentato qui sopra non è Sherlock Holmes. VISIVA
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco. che cosa SO? come STO?
Ho analizzato le sequenze descrittive: bene. abbastanza bene. con incertezza.
letture per CRESC E RE viaggio
I TESTI DESCRITTIVI assomigliano ai VIAGGI : possono aiutarti a conoscere mondi e persone lontani da te. Si viaggia per andare in vacanza, per conoscere posti nuovi, per lavoro, per andare a trovare persone amiche e… per tanti altri motivi.
Che cosa vuol dire viaggiare? Mettersi in relazione con luoghi e persone.
Un lungo viaggio
Lunga lunghissima sia questa strada dovunque porti, dovunque vada giorni con notti, paura, coraggio lungo lunghissimo sia questo viaggio partire presto, tornare tardi dietro i ricordi, davanti gli sguardi che non arrivino mai fino in fondo perché c’è sempre più mondo. Bruno Tognolini
RELAZIONI EFFICACI LIFE SKILLS
Mettersi in relazione con gli altri e con l’ambiente che ci circonda è fondamentale per crescere. Situazioni nuove e nuove esperienze ci possono aiutare a creare delle relazioni efficaci per noi e per gli altri.
Partenza per il centro estivo
Sto partendo per il centro estivo.
Tutti i genitori sono già in piedi nella piazzola e io, allegra come Bambi appena il cacciatore ha ucciso la sua mamma, sono seduta sul pullman. Guardo papà e mamma che si sbracciano, fanno facce buffe per farmi ridere, mi parlano come se io potessi sentire le loro parole e invece non capiscono che è come se fossi dentro un acquario.
Intanto l’autista gira la chiave e scalda il motore.
Tutti i bambini si alzano in piedi. Io, seduta nell’ultimo
posto in fondo, guardo mia madre che fa finta di parlare a un telefono immaginario fatto con la mano, come per dire: “Stasera ti chiamo, ok?”.
Accenno un sì con la testa e nel frattempo cerco di trattenere il nodo che ho in gola. Il pullman si sta muovendo piano, l’autista ha deciso che non c’è più tempo per i saluti, bisogna partire. Stringo il fazzoletto che ho nelle mani e mi guardo attorno.
La cosa veramente super di stare seduti in fondo è che non ci sono altri bambini. Quindi per il momento non devo conoscere nessuno e nessuno deve conoscere me. E poi non è vero che non devo conoscere nessuno, sto già facendo amicizia con la linea gialla che c’è sull’asfalto dell’autostrada. La sto fissando da quasi dieci minuti. Ci facciamo compagnia, io e lei.
Sarah Spinazzola, Manuale di sopravvivenza senza genitori, Marcos y Marcos
Trova le informazioni implicite. Nel testo si legge “sto già facendo amicizia con la linea gialla”. Significa che: la bambina vuole estraniarsi da tutto. la bambina è l’unica passeggera.
tutti i bambini del pullman sono antipatici.
LIFE SKILLS
Questo è il primo viaggio che la bambina affronta da sola. Tante emozioni si agitano dentro di lei. Sicuramente però al suo ritorno conoscerà amici e amiche con cui stabilirà relazioni nuove e importanti.
LEGGERE BENE
Leggi dando, nel dialogo, un tono annoiato a Giorgio e un tono petulante a Paolino.
a n al i s i
Chi è il protagonista?
Chi è l’altro personaggio?
La narratrice è: interna. esterna. Il racconto è: realistico. fantastico. In quale luogo è ambientata la vicenda? Al mare. In città.
I miei amici nel mondo
I miei genitori viaggiano molto per lavoro. E durante i loro viaggi io ho conosciuto molti amici. Ne ho tanti, sapete, e ogni tanto me ne ritorna in mente uno nuovo. Ma, ecco, io vorrei dirvi ora una cosa che mi capita spesso nonostante i miei viaggi. Al mare, per esempio, a me non riesce mai di fare delle amicizie a prima vista. E, soprattutto, non posso sopportare certi bambini petulanti che sanno parlare solo di calcio o di televisione, e se cerchi di capire che cosa abbiano nel cuore, tutt’al più ci puoi trovare un campionato, o la felpa di moda. Paolino, per esempio. Aveva l’ombrellone accanto al mio.
– Giorgio, ce l’hai tu il gommone? – mi ha chiesto appena mi ha visto.
Ma io non gli ho risposto. Stavo osservando uno scarabeo che era passato vicino al mio piede e poi era sparito nella sabbia.
– Che classe fai?
– La quinta.
– Come me, oh, bello! – ed è tutto contento e soddisfatto.
– Di’, ci sei stato in motoscafo? Lo sai che mio zio ne ha comprato uno alla Fiera? È bianco e rosso.
Silenzio. Ma Paolino non se ne va. È stupito che a me non facciano nessun effetto le cose sulle quali lui invece punta, per sentirsi importante.
– Ohè, ma a calcio saprai giocare, almeno! Silenzio.
– Di’, ma la lingua almeno ce l’hai?
– No.
– Oh, ma insomma, che cos’è che hai?
E allora ho capito che fra me e Paolino non c’era niente in comune. Lui aveva tutto e mi annoiava con l’elencarmi tutti i suoi meriti. Era allegro, sì, era forse anche generoso, ma io cercavo altro. Su che cosa ci si confronta fra amici?
D’improvviso ho pensato a Hanka, Pat, Turì e tutti gli altri bambini che avevo conosciuto nel mondo. Che differenza! Erano tanti e mi avevano sorriso senza chiedermi niente.
E a Paolino che continuava a chiedermi se avevo la mountain bike ho risposto, alzandomi di scatto e lasciandolo solo: – No. Ma io ho tanti amici.
Erano tutti con me sulla spiaggia ora, a rassicurarmi. Occhi neri, occhi azzurri, occhi obliqui e tante mani nere e bianche e gialle che stringevano le mie. Mi sono seduto sulla sabbia fresca, ho abbassato la testa sulle ginocchia e per la prima volta ho capito di essere tanto felice e fortunato.
Lucia Tumiati Barbieri, Saltafrontiera, Giunti junior
comprensione
Come potresti sostituire l’espressione “le cose sulle quali lui invece punta”?
Le cose a cui lui dà valore. Le cose che vuole conoscere.
Trova il significato delle parole. Che cosa significa “petulante”?
Timido.
Insistente.
Che balbetta.
Perché Giorgio capisce di essere tanto felice e fortunato? LIFE SKILLS
A scuola a Tokio
Quando Paolo partì per il Giappone con i genitori, perché la mamma e il papà erano giornalisti e avrebbero scritto articoli da Tokyo, la nonna gli regalò nove paia di pantofole. Il viaggio in aereo fu pieno di domande ai genitori: – Come sarà la mia scuola? Come saranno i miei nuovi amici? Come sarà la nostra nuova casa?
La casa era bellissima: di legno, a due piani, con il giardino.
Le pareti che dividevano le camere erano di carta, scorrevoli.
C’era la stanza del tatami, dove il pavimento era ricoperto di stuoie di paglia di riso intrecciata.
Ma la cosa che più stupì Paolo, quando giunse davanti alla porta della sua nuova casa, fu che all’ingresso occorreva togliersi le scarpe e indossare le pantofole.
Un bel paio di pantofole da sfilare però per accedere alla stanza del tatami, dove nessun tipo di calzatura era ammesso.
La padrona di casa disse: – Usciti dalla stanza del tatami occorre di nuovo indossare le pantofole da casa. Giunti al gabinetto bisogna togliere le pantofole da casa e indossare quelle da gabinetto.
Paolo chiese: – Come mai? Perché?
– Pulizia significa bellezza! – rispose la padrona di casa. – Anche a scuola indosserai le pantofole.
– Le pantofole da scuola? – sottolineò Paolo.
A scuola i suoi maestri e i suoi compagni lo accolsero con inchini e sorrisi.
All’entrata Paolo indossò le pantofole.
I maestri e i compagni parlarono, ma soprattutto a gesti, perché Paolo non era ancora in grado di comprendere ogni parola.
Lo condussero in uno sgabuzzino dove erano custoditi scope e stracci e mimarono i movimenti che si compiono quando si lavano i vetri, si spazza il pavimento, si spolverano i banchi.
Per un attimo Paolo pensò che si trattasse di uno scherzo o addirittura di una prova da superare per essere accolti nella classe.
Un insegnante spiegò: – Oggi è il giorno delle pulizie. In Giappone non sono i bidelli a pulire le aule, ma i maestri e i bambini che in quella stessa aula trascorrono molte ore del giorno.
Paolo vide che anche i maestri e i bambini delle altre classi stavano raccogliendo scope e stracci.
Entrarono tutti insieme nell’aula. Maestri e bambini iniziarono a occuparsi di tutto con gioia. Cantavano mentre strofinavano, lucidavano, spazzolavano.
Emanuela Nava, I bambini del mondo, Einaudi Ragazzi
Colora le porzioni della barra laterale: sequenza descrittiva; sequenza riflessiva; sequenze dialogiche; sequenze narrative. a n al i s i
CIV i Ca educazione
Nonostante le differenze di abitudini, Paolo ha fatto delle esperienze importanti perché i suoi compagni e le sue compagne hanno compreso le sue difficoltà. Forse nella tua classe avrai la possibilità di creare relazioni con bambini e bambine che vengono da altri Paesi.
i tEsti per EMOZIONARE
Mi sento solo
Mi sento solo come un verme solitario, come un cammello quando incontra un dromedario, come una freccia quando vola via dall’arco, come un gorilla nella gabbia del bioparco.
Mi sento solo come un punto esclamativo, come un articolo se manca il sostantivo, come un incastro che non sa qual è il suo posto, come un cucciolo abbandonato a ferragosto. Mi sento solo come un anno bisestile, come una perla che finisce in un porcile, come un pollastro che non conosce il suo destino, mi sento solo come solo può un bambino.
Janna Carioli, I sentimenti dei bambini, Mondadori
le t tu r a CRITICA
Questa poesia riesce a dare l’idea della solitudine?
Sei riuscito/a a sentire l’emozione provata da questo bambino? Sottolinea nel testo il paragone che più si adatta a te.
Il TESTO POETICO può essere paragonato a un bellissimo testo descrittivo.
I poeti e le poetesse hanno trovato le “parole giuste” per descrivere un paesaggio, un sentimento o un’emozione, un oggetto… qualsiasi cosa. Così, se una poesia parla del mare, ci sembra di essere su una spiaggia, di sentire il rumore dell’acqua, di avvertire il profumo della salsedine. Se ci parla di un sentimento o di un’emozione, ci sembra di rivivere la situazione e di capirla meglio.
Ci sono differenti tipi di TESTI POETICI: la poesia, che esprime e suscita emozioni; la filastrocca, il nonsense, il limerick, che divertono e giocano con le parole.
INTELLIGENZA
VISIVA
Chi ha letto una poesia?
Chi ha letto un nonsense?
scopriamo il poetico TESTO
scopo
Lo scopo di chi parla è: far conoscere suo fratello. esprimere le proprie emozioni.
contenuto
Nel testo si parla: di parenti. di sentimenti.
struttura
La poesia: non è divisa in strofe. è divisa in strofe. I versi: possono essere in rima. non sono mai in rima. Per dare ritmo alla poesia la poetessa: inizia le strofe con le stesse parole. usa la rima in tutti i versi.
Gelosia
Hai preso la mia mamma e un pezzo della stanza. Fratello, te lo dico, di te ne ho già abbastanza.
Hai preso anche i sorrisi di nonni, zii e parenti che chiedono soltanto se tu hai già messo i denti.
Hai preso tutti i cuori con il tuo balbettio. … Peccato che tra i tanti di cuori c’è anche il mio
Janna Carioli - Sonia M.I. Possentini, L’alfabeto dei sentimenti, Fatatrac
La POESIA è un testo che usa le parole in modo particolare per descrivere, trasmettere emozioni, comunicare pensieri. La poesia è caratterizzata dal ritmo e dalla musicalità .
ANALIZZARE IL TESTO POETICO
SCOPO
Esprimere e suscitare emozioni, sentimenti, impressioni…; descrivere persone, comunicare un messaggio.
CONTENUTO
Emozioni , ricordi , momenti di vita , ambienti , oggetti …
STRUTTURA
La poesia è composta da versi , righe più o meno brevi, alla fine delle quali si va a capo.
Più versi formano una strofa : le strofe sono separate tra loro da spazi.
I versi possono essere: in rima ; non in rima .
La rima può essere:
baciata : i versi consecutivi fanno rima (AA, BB); alternata : il primo verso fa rima con il terzo, il secondo con il quarto (AB AB); incrociata : il primo verso fa rima con il quarto, il secondo con il terzo (ABBA); incatenata : il primo verso fa rima con il terzo, il secondo non fa rima (ABA).
Nelle poesie si usa la similitudine , cioè un paragone tra elementi che hanno qualcosa in comune.
La musicalità è data da:
l’onomatopea , che riproduce i suoni della natura o prodotti da persone, animali, oggetti; l’allitterazione, attraverso cui si ripete lo stesso suono all’interno o all’inizio di più parole.
Rima per le rime
La rima baciata si forma due a due , A verso gatto con topo, asinello con bue A rima
Per la rima alternata bisogna saltare: A il secondo verso dev’essere scritto, B con pazienza, saper aspettare, A strofa come a maglia, un rovescio e un diritto. B
La rima incrociata è ancora più lenta: A il secondo verso fa rima col terzo. B il terzo corre, gli sembra uno scherzo. B il quarto aspetta, succhiando una menta. A
Voglio fare una rima incatenata, A ma è difficile, è difficile, un vero tormento. B è impossibile, non è giornata! A
Elena Mutti
Da quanti versi è composta la poesia?
Da quante strofe?
Le strofe hanno tutte lo stesso numero di versi? Sì. No.
Qual è la strofa che ha il minor numero di versi?
Scrivi lo schema ritmico di ciascun tipo di rima, come nell’esempio.
baciata AA alternata incrociata incatenata
La poesia è un testo che, con un particolare linguaggio, esprime sentimenti, emozioni, pensieri e fa immaginare un ambiente con colori, suoni, profumi.
B Se penso un cielo
Se penso un cielo penso un mare in aria e le nuvole sono la schiuma e i cavalloni un vestito blu scuro ricamato di stelle piccole e lucenti
a cura di Mario Lodi
A Sono triste, e allora?
Sono triste, e allora?
Non fate buffe smorfie, sono più tristi ancora. Non fatemi il solletico sotto i piedi o le ascelle: avrete morsi e calci, non risate.
Sono triste, e allora?
Lasciatemi qui, quieto, con la mia aria triste, con la mia faccia triste e il mio respiro triste: si fanno compagnia, tranquillamente.
Roberto Piumini
In quale tra le due poesie il contenuto rappresenta: un sentimento? un paesaggio? a n al i s i
LEGGERE BENE
Leggi a voce alta le poesie e sottolinea con il suono della voce le onomatopee.
L’onomatopea è la riproduzione in parole di suoni della natura o prodotti dagli oggetti. Serve per mettere a fuoco un aspetto particolare della poesia: la musicalità
A La locomotiva
Mangio la strada, la strada ferrata, sono la forte locomotiva, l’aria mi batte e sembra arrabbiata penso solo al treno che arriva…
Gira, tattatatà, la ruota, tattatà
Gira la ruota, tattatà
Gira tattatatà, la ruota tattatà
Inizia la corsa tattatà.
Cri
cri cri
cri cricri
ascoltami sono l’estate.
Sabina Colloredo
Inventa un titolo per la poesia B , scrivendo il nome dell’animale che l’onomatopea ti ricorda. a n al i s i
A Ululava l’ululupo
Ululava l’ululupo
sulla punta di un dirupo sulla punta di una duna ululava all’ululuna.
Bruno Tognolini
B Bi
Io sono Bi, e sono qui, sono la bocca
Son la tua bocca quando bacia e quando beve
Io sono il suono ba-ba-ba di filastrocca
Quando le bocche dei poeti sono brave.
Fanno babà, fanno babbeo, fanno babbuccia
Con babbo sole che borbotta sopra il mondo
E con la bocca del bebè che beve e ciuccia
Il biberone della vita fino in fondo.
E babbasone, e babbaleo, e babbuino
E ba-ba-ba... ma tu non hai altro da dire?
Io parlo questa babalingua da bambino
La lingua antica che tu non puoi più capire.
Sono così, sono la Bi, sono un boccone
Io sono bella ballerina e brutta bestia
Nell’alfabeto son la lettera buffone
Se non va bene dammi un bacio e dimmi basta.
Bruno Tognolini
In alcune poesie, per sottolineare la musicalità e il ritmo, si trovano parole all’interno o all’inizio delle quali si ripete sempre lo stesso suono. Questo espediente si chiama allitterazione.
Sottolinea le parole che contengono allitterazioni: nella poesia A ; nella poesia B a n al i s i
POETICO
è ciò che resta p r i m a c he s ian etnepsettut eremirpseossop ?oiredisednu diquelputiferio: il calligramma
Alcuni poeti e alcune poetesse dispongono le parole delle loro poesie in modo da formare disegni. Questo espediente si chiama calligramma. Il calligramma è chiamato anche “poesia figurata”. È una poesia scritta anche “per essere guardata”.
• N e l c i e l o n e r o ev l otul ecco ch e sb o c c i a un fiore-stella, cresciutosuunlunghissimostelo: brilla,prilla, scoppia, s isparpaglia,gocciola lgatnevaagralla’s i o , noc nu oilgabrab ehc .ailgabba
•• Da unagocciadelprimofiore ne sboccia un altro, d’unaltrocolore e un a ltro, un a ltro!... ,asor otteloiv , allil , ottutùssal ,allitnics ellim ,olevnafellivaf ipmaL lusipma , hcs i itna s u s c h i a n t i f anno s p a r i r l e s et l ,el quell e veredal ciel o . •••E noi quaggiù , tutti col naso in aria aguardarelaluminaria, ehc edacir ,etnemamissitnel la nevicata dnacni tnecse e • • • • T a n et pielocc stellecadenti
Leggendo le parole e osservando la forma che assumono nel disegno, dai un titolo alla poesia. a n al i s i
A Umori del cuore
Sono contento, di buonumore
sette risate mi ballano in cuore.
Sono felice, voglio scoppiare come un vulcano che scende nel mare!
Son come un cielo normale, sereno: non sono felice, ma triste nemmeno.
Uffa che noia, ma come sarà?
Vorrei far tutto, ma niente mi va.
Io sono triste, però non piango: vorrei andarmene, però rimango.
Che mondo nero, che brutta giornata!
Ho il cuore come una spugna strizzata!
Roberto Piumini
B Il cielo è...
Il cielo è azzurro come l’oceano, è rosso come la lava del vulcano.
Il cielo è grigio come un uomo triste che va velocissimo e piange.
Il cielo all’alba è come un incendio oppure come la nascita di un bambino.
Il cielo è nero come un uomo cattivo pieno di rabbia, però in certi momenti della sua vita si illumina come un cielo stellato di sera.
Spesso i poeti e le poetesse per rappresentare un sentimento o una situazione utilizzano la similitudine, confrontando due elementi, facendo paragoni e sottolineando somiglianze.
Nella poesia A le similitudini sono tre.
Nella poesia B il cielo viene descritto solo attraverso similitudini.
Sottolinea le similitudini: nella poesia A ; nella poesia B . a n al i s i
La pigrizia si svegliò
La pigrizia si svegliò che era quasi mezzodì, pigramente sbadigliò e un solo occhio aprì. I lavori li farò, tanto – disse – restan lì. Pigramente sbadigliò, chiuse l’occhio e ridormì.
Maria Loretta Giraldo
a n al i s i
Qual è lo scopo della filastrocca?
Divertire.
Esprimere sentimenti.
La filastrocca utilizza: versi in rima. versi non in rima.
La filastrocca: usa parole molto difficili. ha ritmo e musicalità.
M’hanno detto
che sul tetto
M’hanno detto che sul tetto c’è un gatto molto dotto: ma se è davvero dotto, perché è salito sul tetto?
Ci è salito lui, di fatto, o qualcuno l’ha condotto? Ci è salito per dispetto, ci è salito per ricatto? Se qualcuno l’ha condotto, molto chiaro è questo fatto: che quel gatto è molto matto perché un vero gatto dotto lo sa bene che da un tetto uno può cader di sotto.
Roberto Piumini
A Trecentotré trentine
Trecentotré trentine trottando verso Marte, in uno stretto tratto trovaron sette trottole e trentasette trote e tristi protestarono, strepitarono forte, strillando strane strofe: “Preferiamo tre torte”.
Roberto Piumini
B Un’anziana signora di Praga
Un’anziana signora di Praga si esprimeva in maniera assai vaga. Le chiedevi: “È un babà?” rispondeva: “Chissà!” quell’anziana Cassandra di Praga.
Edward Lear
La poesia A è un nonsense. La poesia B è un particolare tipo di nonsense: un limerick. Il limerick ha questa struttura:
• verso n. 1 descrive il personaggio, da dove proviene;
• verso n. 2 rivela una strana caratteristica del personaggio;
• verso n. 3 presenta l’azione della breve storia;
• verso n. 4 continua la storia;
• verso n. 5 riprende le parole del primo verso, aggiungendo un particolare.
Il contenuto di queste due poesie: ha un significato particolare. non ha senso, ma è divertente. a n al i s i
A Una strana bottega
A Settecuscini c’è una bottega che vende scope e cappelli da strega vende incantesimi e attrezzi per maghi l’azzurro dei principi e il rosso dei draghi.
Ci trovi i sogni che fanno i bambini nella bottega di Settecuscini.
Guido Quarzo
a n al i s i
La poesia A è un limerick, ma ha una particolarità: quale?
Nella poesia B è presente una perché il poeta paragona il suo giardino a ........................................................................
Nella poesia C vi è una onomatopea. Che cosa vuole riprodurre?
Queste poesie sono descrizioni in versi. Sottolinea in ciascuna la parola che indica che cosa è descritto.
B
Il mio giardino
Il mio giardino assomiglia a una tavolozza dai tanti colori mischiati, e ogni persona che passa ne rimane stupita.
Mario Lodi
C Voce nascosta
Un’allodola canta nascosta nel fresco cielo e il vento porta la sua voce: i ip i cip ciop ip ciap.
a cura di Mario Lodi
Rima dei nati per leggere
Leggimi subito, leggimi forte
Dimmi ogni nome che apre le
Chiama ogni cosa, così il mondo viene
Leggimi tutto, leggimi
Dimmi la rosa, dammi la rima
Leggimi in prosa, leggimi prima
Bruno Tognolini
Completa la poesia con parole in rima. Poi scrivi lo schema ritmico.
Per mare coi delfini
Una mattina andavamo per mare in un battello d’argento e un po’ blu e tutti là insieme felici a cantare.
Che belli quei giorni, che c’eri anche
Veleggia veloce che arriva il bel vento
Naviga, fila sulle onde del , sopra le onde, poi grida contento e canta e avanti a saltare e ballare.
Pinin Carpi
n al i s i
Completa la poesia con parole in rima. Poi, tracciando una riga, dividi la poesia in due strofe. Infine scrivi lo schema ritmico.
Verifica
Cos’hai fatto oggi a scuola?
“Cos’hai fatto oggi a scuola?”
Ma che richiesta tosta!
Peccato non mi venga nemmeno una risposta!
Allora?
“Cos’hai fatto oggi a scuola?”
La memoria è un foglio bianco. Dunque, sì… oggi a scuola … ero seduto nel banco!
Ma di preciso,
“Cos’hai fatto oggi a scuola?”
Ho scritto, letto, ascoltato e poi, a un certo punto, contato, diviso, sommato.
Sì, però,
“Cos’hai fatto oggi a scuola?”
Uff, che domanda tremenda!
Aspetta… me lo ricordo: abbiamo fatto merenda!
Janna Carioli, I difetti dei grandi, Mondadori
ANALIZZO An aliz zo
1 Da quante strofe è formata la poesia?
2 Da quanti versi è formata la prima strofa?
3 Da quanti le altre?
4 Tutti i versi sono in rima?
Nella poesia ogni riga si chiama . Alla fine di ogni verso si va a .
I versi , molto spesso, vengono raggruppati in . .
Tra una strofa e l’altra c’è uno bianco.
I versi che terminano con gli stessi suoni sono in .
La luna
Five... Four... Three... Two... One... Partenza! Seduta sul muretto stava la luna con la faccia da bambina. Mormorava: “Io sono bella, io sono dolce, sono la luna.
Tutti mi vengono a cercare”.
La voce della mamma risuona nello spazio: “È tardi Carolina, ritorna a casa!”.
An aliz zo
ANALIZZO
1 Questa poesia è: un calligramma. una filastrocca.
2 I versi sono in rima? ...................
La luna discende dal muretto, s’incammina, scompare fino a domani. compito noto non Scrivi una breve poesia che parli della luna: sono sufficienti anche solo pochi versi. Disegna la sagoma di una luna e trascrivi i tuoi versi lungo il contorno.
3 Quante sono le strofe? ...................
che cosa SO? come STO?
Ho avuto difficoltà nell’analisi di questo testo poetico?
Sì. No. In parte.
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?
Molto. Abbastanza. Poco.
letture per CRESC E RE emozioni e sentimenti
La POESIA è il linguaggio delle emozioni e dei sentimenti
I sentimenti e le emozioni riempiono il cuore.
A volte ci fanno stare bene, a volte ci fanno stare male...
Se imparerai ad aprire il tuo cuore e a parlare di sentimenti ed emozioni, ti accorgerai che non li provi solo tu!
LIFE SKILLS
GESTIONE DELLE EMOZIONI
Tutti, ogni giorno, proviamo emozioni e sentimenti diversi: rabbia, allegria, tristezza… Non possiamo sceglierli, ma possiamo e dobbiamo scegliere come gestirli.
La rabbia
La rabbia è un’emozione ce l’hanno le persone.
Se viene niente paura, che, tanto, poco dura.
Il diario delle emozioni
Ecco, da oggi anch’io ho un diario tutto mio! È da un po’ di tempo che ci penso, da quando in classe la maestra ci ha fatto lavorare su un libro che si intitola “Il mio diario delle emozioni”. Mi è sembrata una grande idea quella di scrivere ciò che provo quando sono molto arrabbiata o spaventata o semplicemente quando ne ho voglia. Caro diario, questo però non sarà un diario qualunque.
Ho infatti intenzione di agire come una brava detective e di investigare con cura le emozioni che mi accompagneranno giorno per giorno…
In futuro, quando sarò grande, se qualche bambino lo leggerà ne sarò felice! Spero che possa trovare degli spunti per investigare a sua volta le sue emozioni.
Sto pensando anche di raccogliere e di inserire tra le pagine dei rimedi per affrontare paura, rabbia e… disgusto (ovviamente solo quelli che su di me hanno avuto effetti positivi).
Ho quasi scritto una pagina intera… l’avventura è cominciata!
Monica Colli - Maria Cristina Luchetti - Grazia Mauri e Saviem, Caccia alle emozioni, Erickson
Che cosa significa “investigare le emozioni”? Indica con più x. Riconoscerle e cercare di capire da che cosa sono causate.
Cercare di soffocarle.
Cercare di capire come modificano il nostro comportamento.
Chi scrive è: una femmina. un maschio. non si può capire.
Sottolinea nel testo perché chi scrive sarà felice se in futuro qualcuno leggerà il suo diario. comprensione
LIFE SKILLS
Conoscere le proprie emozioni, soprattutto quelle negative (rabbia, paura, tristezza...) e da che cosa sono originate, può aiutare a gestirle, cioè a saperle affrontare.
LEGGERE BENE
Leggi ad alta voce con due compagni o compagne. Due leggono i dialoghi dando la giusta intonazione rispettando sia la punteggiatura sia i contenuti. L’altro/a legge la parte narrativa.
Trova il significato delle parole.
Con quale parola puoi sostituire:
“stufo”?
“lagne”?
Trova le informazioni esplicite
Sottolinea con i colori indicati: dove si svolge il racconto; chi sono i due personaggi; perché la bambina non riesce a dormire; quando, succedono gli avvenimenti; quali espedienti mette in atto Alberto per tranquillizzare la sorella. comprensione
Le scatoline segrete
– Alberto, Alberto! Non riesco a dormire.
– Uffa, che cosa c’è? – ho detto, aprendo un occhio e tenendo ben chiuso l’altro perché il sonno non pensasse che lo avessi abbandonato.
– Ci sono i mostri nella mia stanza.
– Nina, è mezzanotte! – mi sono lamentato.
– I mostri non hanno l’orologio – ha mormorato mia sorella.
E tirava la manica del mio pigiama.
– Vieni in camera mia, Alberto, dai.
Avrei voluto spedirla su Marte con un solo biglietto d’andata, ma ero stufo delle sue lagne. Ho immaginato che fosse una gru a sollevarmi e mi sono alzato.
– Andiamo a dare un’occhiata, ma se i mostri se ne sono andati, tu mi lasci tornare a dormire, d’accordo?
La porta della camera di mia sorella era aperta. Ho cercato con la mano l’interruttore.
– Va bene – ho sospirato, – cerchiamoli.
Io ho guardato ovunque, sotto il letto, nell’armadio, dietro le tende.
– Tutto a posto: hanno avuto paura di me e sono fuggiti. Non ho trovato impronte di artigli né ciuffi di pelliccia puzzolente o strisciate di bava – ho sospirato.
– Ora vado anch’io.
– E mi lasci da sola, senza neppure una storia scaccia-mostri? La mamma dice sempre che quando eri piccolo e avevi paura ti raccontava una storia.
– Hai ragione, è vero. E ho iniziato a narrare.
“Nelle case dei bambini ci sono due scatoline segrete.
Una scatolina per i pensieri lieti e una per i pensieri che fanno tremare le mani e il cuore. Nella scatolina dei pensieri lieti, i bambini custodiscono le risate, le altalene, le corse matte.
Nella scatolina dei pensieri che fanno paura, i bambini infilano le streghe, i vampiri che si nascondono sotto il letto. Anche gli orchi, i fantasmi bianchi e le ombre scure.
I bambini avvicinano la scatolina dei pensieri lieti al cuore. E il cuore non trema, ma batte, canta, suona.
– Grazie cuore, per tutto il coraggio che ci dai! –dicono i bambini.
Poi aprono la scatolina dei pensieri che fanno paura, soffiano forte e lasciano che orchi, streghe e vampiri vengano portati lontano.”
Emanuela Nava, Sei il mio eroe, Piemme
Riordina le frasi chiave, numerando. Poi cancella quella che non è fondamentale per comprendere la trama.
Alberto vuole tornare in camera.
Alberto accompagna Nina nella sua camera.
Nina gli chiede una storia.
Nina chiama Alberto.
Alberto racconta la storia delle due scatoline.
Nina tira la manica del pigiama di Alberto.
Alberto cerca i mostri.
MINDFULNESS
Quali sono i “pensieri lieti” che tu metteresti nella scatolina per poi avvicinarla al cuore nei momenti in cui vuoi far passare gli “orribili pensieri”?
LEGGERE BENE
Scorri con gli occhi il testo. Leggi velocemente le parole colorate. Prova a pensare: di che cosa parlerà il testo? Questo tipo di lettura può essere utile per cogliere il contenuto generale del testo. Confrontati con una compagna o un compagno. Poi leggi tutto il testo.
Un giorno la mia amica Federica lesse in qualche libro che tutte le cose sono sia così sia cosà. Contengono dentro di sé sia questo sia quello e non potrebbero esistere senza che da qualche parte ci sia anche il loro contrario.
Il caldo, per esempio, non esisterebbe senza il freddo; nessuno sarebbe alto, senza qualcuno più basso di lui; niente sarebbe bianco senza il nero. E così via, all’infinito.
Federica cominciò allora il gioco dei contrari, cercando ogni giorno una parola e il suo rovescio –che è il contrario di diritto – cominciando proprio da inizio, il cui contrario è fine . Sarà per questo che, a volte, le storie cominciano proprio dall’ultima scena?
Lunedì Federica scrisse sul suo diario la parola allegria e, lì accanto, la parola tristezza . Martedì scrisse lento – lo scrisse lentamente... – poi in fretta scrisse veloce . Mercoledì scrisse coraggio e scrisse paura .
Arrivò a domenica mattina. Afferrò il taccuino e una penna e scrisse la parola amore , perché l’amore è il re dei sentimenti e la regina delle parole, che in un giorno di festa le sembrava più adatta che mai.
Accanto, però, avrebbe dovuto scrivere la parola contraria di amore, che è...
Il buonumore di Federica volò via in un istante.
La sua mano se ne stava lì con la penna tra i polpastrelli, in attesa di scrivere odio
Che cosa ci vorrà mai a scrivere una parolina come quella, di quattro lettere soltanto.
Ma Federica restava immobile e non aveva più voglia di scrivere.
“Vuoi vedere” pensò “che per amare qualcuno o qualcosa devo anche odiare qualcosa o qualcun altro?!”.
Che storie erano quelle? Di odiare, Federica non aveva nessuna voglia e men che meno l’intenzione.
Andrea Valente, Eh! Come emozione, Edizioni Lapis
Trova le informazioni esplicite. Sottolinea nel testo le parole che indicano perché Federica non vuole farsi prendere dall’odio.
Inventa e scrivi il titolo del testo. comprensione
Quest’anno hai conosciuto differenti tipologie testuali. A quale tipologia testuale assoceresti ognuna di queste emozioni?
coraggio/paura
amore/allegria/tristezza a n al i s i
MINDFULNESS
Dentro di noi, a seconda delle situazioni, si incontrano emozioni e sentimenti opposti e contrastanti.
Sicuramente è già capitato o capiterà anche a te. Non ti preoccupare. Fermandoti un attimo a pensare, potrai fare in modo che le emozioni e i sentimenti positivi abbiano maggior forza rispetto a quelli negativi.
i tEsti per INFORMARE
Dalle news alle fake news il passo è breve
Gli alunni e le alunne della 4 a C dovevano fare una ricerca sugli Egizi.
Hanno trovato informazioni diverse, tra cui queste. Molto saggiamente si sono rivolti all’insegnante per essere certi di avere individuato le due fake news (notizie false).
Riesci a individuarle anche tu?
La costruzione delle piramidi
Gli antichi Egizi impararono i segreti per costruire le piramidi da alieni che provenivano dalla cintura di Orione.
Resti rinvenuti in alcuni luoghi di sepoltura del Medio Regno dimostrano che alcuni difetti di imbalsamazione hanno causato il risveglio di mummie di bambini.
Se vuoi informazioni su un argomento, che cosa fai?
Le cerchi nei TESTI ESPOSITIVI o INFORMATIVI.
Dove erano costruite le piramidi
La zona prediletta dagli Egizi per la costruzione delle piramidi era la sponda occidentale del Nilo. L’ovest, infatti, è il punto cardinale in cui tramonta il sole e veniva associato a luoghi di morte.
Non solo gatti
Tra gli animali, non solo i gatti venivano mummificati, ma anche cani, coccodrilli, uccelli, scimmie…
Una volta, per avere informazioni, si utilizzavano solo enciclopedie, libri, riviste. Oggi ti viene in aiuto Internet.
I tuoi libri di testo e le spiegazioni dell’insegnante sono TESTI INFORMATIVI che ampliano le tue conoscenze.
Anche i TESTI REGOLATIVI offrono informazioni. Sono istruzioni o regole di comportamento.
CIV i Ca educazione
Soprattutto quando si naviga in Internet o si utilizzano i social, è facile essere esposti a fake news. Non credere a tutto ciò che leggi. Chiedi aiuto a una persona adulta quando hai il sospetto che un’informazione sia falsa.
INTELLIGENZA
VISIVA
Secondo te, questo è un testo informativo? Perché?
scopriamo il informativo espositivo TESTO
scopo
Lo scopo dell’autore è: raccontare una storia ambientata durante le Olimpiadi. dare informazioni sulle Olimpiadi e sulla loro storia .
contenuto
Il contenuto serve per: avere informazioni precise e oggettive. conoscere i commenti e le sensazioni dell’autore o dell’autrice.
struttura
La struttura spesso presenta differenti paragrafi. Perché? Per dividere le sequenze. Per suddividere ed evidenziare le informazioni.
Le parole-chiave servono per evidenziare: le informazioni principali. la cronologia.
Le Olimpiadi
L’ORIGINE DELLE OLIMPIADI
Sono trascorsi quasi tremila anni da che qualche greco antico se ne uscì con la bella idea di sfidarsi in uno stadio o su una pista.
Da quell’estate dell’anno 776 avanti Cristo la città di Olimpia è il sinonimo di tutti gli sport messi insieme. Non a caso il matematico e astronomo Eratostene, per iniziare a scandire gli anni sul calendario scelse come anno zero proprio quello delle prime, primissime Olimpiadi dell’antichità.
LE OLIMPIADI OGGI
I Giochi Olimpici dell’antichità si svolsero per oltre un millennio, poi più nulla per secoli e secoli. Per i primi Giochi Olimpici della modernità bisognò aspettare fino alla primavera del 1896.
Voluti questa volta dal barone francese Pierre de Coubertin , si svolsero ad Atene, proprio per ricordare i giochi di duemilaseicentosettantadue anni prima.
Tra il 6 e il 15 aprile si disputarono gare di scherma e di tennis, di atletica leggera e di sollevamento pesi, di lotta, di nuoto e di tiro a segno.
E lungo le vie della città si corse la maratona .
Andrea Valente, Così per sport - Storie di imprese, trionfi, inciampi e ruzzoloni, Lapis Edizioni
Il testo INFORMATIVO-ESPOSITIVO fornisce informazioni su un argomento specifico.
ANALIZZARE IL TESTO INFORMATIVO-ESPOSITIVO
SCOPO
Trasmettere informazioni e notizie.
CONTENUTO
Notizie e informazioni su persone, avvenimenti, fenomeni, oggetti...
ELEMENTI
Le informazioni possono essere: principali , cioè le più importanti; secondarie , che arricchiscono le informazioni principali.
STRUTTURA
Il testo è suddiviso in paragrafi , spesso introdotti da sottotitoli . Ogni paragrafo affronta un aspetto dell’argomento.
Il linguaggio è oggettivo, preciso, con termini specifici dell’argomento esposto.
Le parole-chiave permettono di capire con rapidità di che cosa parla il testo e di ricordare le informazioni. Gli argomenti sono trattati con un preciso ordine .
Per rendere più facile la comprensione delle informazioni si usa spesso il testo misto, cioè un testo accompagnato da: fotografie, schemi, grafici, disegni, mappe, carte tematiche.
Le didascalie che accompagnano le immagini dei testi misti sono brevi frasi che aiutano a comprendere sia le immagini stesse sia il testo.
introduzione
Presentazione dell’argomento.
Primo paragrafo (prima sequenza informativa). Le informazioni sono date in ordine cronologico. A volte si segue un ordine logico o di causa-effetto.
dentro il testo informativo
Il teatro nell’antica Grecia
Il teatro, nato ad Atene tra il VI e il V secolo a.C., è, insieme alla democrazia, una delle grandi eredità del mondo greco
LE ORIGINI
Secondo il grande filosofo greco Aristotele, il teatro ebbe origine dai canti corali recitati in onore del dio Dioniso durante la festa in suo onore. Con il passare degli anni questi canti vennero scritti e recitati da una voce narrante accompagnata dal coro. Nacquero in seguito le rappresentazioni tragiche . Prevedevano la messa in scena di episodi recitati, interrotti da interventi del coro che cantava e danzava in uno spazio circolare definito orchestra
Secondo paragrafo (seconda sequenza informativa).
L’EDIFICIO
Gli spettacoli teatrali dapprima erano rappresentati in un recinto sacro collocato nell’agorà , la piazza in cui si svolgevano il mercato e le assemblee. Dal V secolo a.C. cominciarono a essere inscenati nel teatro di Dioniso. Le sue gradinate all’aperto, dette cavea , potevano ospitare migliaia di spettatori ed era la polis, con i suoi magistrati, a occuparsi della programmazione e delle spese delle rappresentazioni.
LA FUNZIONE DEL TESTO
Nell’antica Grecia l’allestimento di opere teatrali non era solo un momento di svago. Era un momento in cui gli spettatori erano chiamati a riflettere su grandi misteri religiosi, sui modelli di comportamento. Servivano anche a rafforzare il senso di appartenenza a una comunità Il teatro era così importante che, durante le recite, qualsiasi attività pubblica o privata era sospesa; i cittadini e le cittadine assistevano gratis agli spettacoli.
Delle centinaia di opere composte nel corso dei secoli, ne sono giunte fino a noi solo 44: 33 tragedie (sommando quelle di Eschilo, Sofocle ed Euripide) e 11 commedie, tutte di Aristofane. Un numero di opere ristretto, ma sufficiente a comprendere il grande livello raggiunto dal teatro greco.
Grecia, la culla del mondo, National Geographic
Terzo paragrafo (terza sequenza informativa). conclusione
Aiutandoti con le informazioni del testo, scrivi che cosa rappresenta ciascuna immagine. Scegli tra: cavea • agorà • orchestra
a n al i s i
Le parole-chiave servono a capire:
perché è stato scelto quell’argomento.
quali sono le informazioni principali contenute nel testo.
In questo testo l’ordine seguito per esporre l’argomento è: cronologico. per temi.
I primi studiosi della Te rra comprensione
Abbina ogni sot totitolo al paragrafo corrispondente scrivendo il numero.
Che cos’è la geografia
L’origine del nome Terra
mitologia romana. “ Tellus” era la personificazione della Terra che nutriva e permetteva la vita, tanto che era onorata sotto il nome di Terra Mater (Madre Terra).
2 I primi a studiare in maniera “scientifica” il nostro pianeta furono i filosofi greci .
A essi si devono molte brillanti intuizioni, poi verificate con gli attuali strumenti scientifici.
In particolare va ricordato che fu il filosofo greco Pitagora , che probabilmente conosceva gli studi fatti già nell’antico Egitto e in Mesopotamia, a diffondere l’idea che la Terra fosse tonda anziché piatta.
3 Gli antichi Greci chiamavano la Terra Gea e da questo nome deriva la parola “geografia”. Infatti geo in greco vuol dire Terra e grafia scrittura, descrizione.
La geografia è la scienza che si occupa di rappresentare i luoghi per mezzo di carte e mappe, di descrivere le caratteristiche del territorio, studiare le cause naturali e antropiche che lo hanno modificato. Una parte della geografia, la geografia astronomica , va oltre lo studio del nostro pianeta e si occupa dei movimenti della Terra in relazione agli altri corpi celesti del sistema solare.
Modalità della scoperta
Com’è e dove si trova
Marte
A 1500 metri di profondità è stato trovato un lago di acqua salata e liquida su Marte.
Questa scoperta è tutta italiana. Su Marte è stato inviato un radar a bassa frequenza , il cui cuore è stato realizzato proprio in Italia.
Le antenne che penetrano in profondità nel sottosuolo sono state invece realizzate in America.
Il lago salato è stato circoscritto grazie a sali trovati anche in superficie.
Lo specchio d’acqua salata è grande circa 20 chilometri quadrati , vicino al Polo Sud di Marte . Il fatto che l’acqua sia stata rilevata in forma liquida potrebbe essere dovuto ai sali trovati, che hanno una funzione di “antigelo”.
Possibilità di vita
I ricercatori affermano che questo specchio d’acqua potrebbe avere i requisiti per la vita . Le ragioni sono che esiste da tempo, che è costituito da acqua liquida, che vi sono dei sali e che il lago è protetto dai raggi cosmici: elementi che potrebbero far pensare a una nicchia biologica .
C’è altra acqua su Marte?
Una notizia attesissima che può anche far supporre che non si tratti dell’unico lago presente sul pianeta.
Un tempo la superficie di Marte era ricoperta di mari, laghi e fiumi.
Il grande dilemma è quello di capire dove sia finita tutta quell’acqua. Potrebbe essercene altra intrappolata in profondità, ancora da scoprire!
a n al i s i
In questo testo i termini specifici sono: , .
Le parole-chiave aiutano a mettere in evidenza: le informazioni principali del testo. i paragrafi.
I titoletti laterali aiutano a distinguere: i paragrafi. le parole-chiave.
Che cos’è un dinosauro?
Come si fa a definire un dinosauro? Come fa un paleontologo o una paleontologa a dire: – Ecco, questo è un osso di dinosauro?
I dinosauri hanno tre caratteristiche che li differenziano da tutti gli altri rettili.
I dinosauri sono vissuti in un’era precisa della Preistoria, compresa tra i 225-230 milioni e i 65 milioni di anni fa, cioè nel Mesozoico.
MESOZOICO
Triassico
248-213 milioni di anni fa Giurassico 213-144 milioni di anni fa Cretaceo 144-65 milioni di anni fa
Il Mesozoico è un’era suddivisa a sua volta in tre diversi periodi: il Triassico, il Giurassico, il Cretaceo. Qualunque osso fossile trovato in sedimenti più antichi o più recenti non è di dinosauro.
I dinosauri erano tutti terrestri . Quindi non volavano né vivevano nei mari. Erano però capaci di attraversare piccoli specchi d’acqua (come può fare un cane) e lo dimostrano alcune impronte fossili.
I rettili volanti (Pterosauri) e i rettili marini dal collo lunghissimo (Plesiosauri), che spesso si vedono nei libri di Preistoria, non erano dinosauri, ma semplicemente loro cugini.
pterosauro
Le ali dello Pterosauro erano formate da una membrana di pelle, muscoli e altri tessuti estesa dalle caviglie al quarto dito della mano, che era allungato e resistente.
plesiosauro
La particolarità che differenzia davvero i dinosauri da tutti gli altri rettili è la disposizione delle zampe. I dinosauri (sia bipedi sia quadrupedi) avevano infatti le zampe disposte verticalmente sotto il corpo, come quelle di un elefante: il ventre non toccava mai il terreno, e neanche la coda. Insomma, per capire come si muovessero i dinosauri, bisogna pensare a un elefante, a un rinoceronte o a una mucca, non a un coccodrillo.
Forse il vero fascino dei dinosauri è proprio questo: non sono soltanto animali enormi e terrificanti, sono soprattutto animali “nuovi” che bisogna sforzarsi di immaginare, quasi fossero usciti da un libro di fantascienza. Un fascino, si direbbe, in continua crescita. Oggi come non mai, la ricerca sui dinosauri produce risultati e fornisce dati sulla loro vita quotidiana, alimentando l’immaginazione e la curiosità.
Piero e Alberto Angela, Il pianeta dei dinosauri, Arnoldo Mondadori Editore
Nel Mesozoico i Plesiosauri vivevano nel mare, come altri rettili marini, gli Ittiosauri. Forse abitavano in acque basse. Avevano quattro zampe simili a pinne.
Riconosci l’idea principale di ciascun paragrafo. Poi scrivi il titolo scegliendolo tra: Dove vivevano
Una particolarità del corpo
Quando sono vissuti Il fascino dei dinosauri comprensione
In questo testo è stata utilizzata la linea del , che appartiene al linguaggio specifico della . a n al i s i
Alcune immagini sono accompagnate da spiegazioni che danno informazioni particolari su un argomento. Queste spiegazioni si chiamano: didascalie. paragrafi.
EDUCAZIoNE
Il testo è tratto da Andrea ValenteUmberto Guidoni, Voglio la luna, Editoriale Scienza
LE FACCE DELLA LUNA
Che cos’è la Luna? È uno spettacolo notturno, una divinità celeste, una fonte di ispirazione per poeti e poetesse, per tutti gli artisti e tutte le artiste. Oggetto di studio per gli scienziati e le scienziate e meta di uno straordinario viaggio spaziale.
ascolta attentamente i brani e poi svolgi le attività.
Per ciascuna immagine, scrivi se si riferisce al primo, al secondo o al terzo brano che hai ascoltato.
Nel primo brano hai ascoltato alcune parole che forse ti sono sembrate difficili. A quale di questi fumetti puoi associare il significato dell’espressione: “La teoria più diffusa ipotizza…”
Sarà vero? È vero! Non è vero!
Riordina le immagini delle sequenze e le frasi-chiave che riassumono l’ipotesi della formazione della Luna numerando. Poi collega ciascuna immagine alla frase chiave utilizzando i colori.
Una parte dei detriti cadde sulla Terra.
Theia si distrusse.
Theia colpì la Terra.
Una parte dei detriti si compattò e diede origine alla Luna.
Di quale poeta si parla nel secondo brano?
Michael Collins.
Neil Armstrong.
Giacomo Leopardi.
Come si chiama la navicella spaziale che portò il primo equipaggio sulla Luna?
Modulo Lunare.
Apollo XI.
Modulo di comando.
Dove avvenne l’allunaggio?
Nell’Oceano Pacifico.
Nel Mare della Tranquillità. Nell’Oceano Atlantico.
Che cosa sono i moonboot di cui si parla nel testo?
Durante l’ascolto, se non capisco il significato di alcune parole: alzo la mano. cerco di dedurne il significato. mi confronto. imparare ad ASCOLTARE
Verifica
Meravigliosa evoluzione
Pensa a quello che stai facendo in questo momento. Leggi delle parole su una pagina, le comprendi e rifletti sul loro significato grazie al nostro potentissimo cervello: uno dei più straordinari prodotti dell’evoluzione.
La selezione naturale favorì gli esseri umani più intelligenti, che sapevano usare le mani, trovare soluzioni ai problemi e comunicare i propri pensieri. Con il passare del tempo, il cervello divenne sempre più grande e potente.
In milioni di anni, con l’aumentare delle dimensioni del cervello, anche il cranio umano divenne più grande.
AUSTRALOPITECO
4-2 milioni di anni fa
HOMO HABILIS
2,1-1,5 milioni di anni fa
SAPIENS
300 000/200 000 anni fa, fino al presente
Evolvendosi, gli esseri viventi sviluppano caratteristiche che li aiutano a sopravvivere, come grossi artigli, spine appuntite o la capacità di volare. La stessa cosa vale per gli esseri umani, ma la nostra caratteristica più utile è l’intelligenza. Ci siamo evoluti per sopravvivere usando l’ingegno e lavorando in gruppo.
La comparsa dell’andatura bipede permise ai primi esseri umani di avere le mani libere per costruire oggetti e usare strumenti. La capacità di costruire utensili e comunicare le proprie idee diede a questi umani maggiori possibilità di sopravvivenza.
Un cervello più potente ci ha aiutato a costruire strumenti per cacciare, a organizzare la caccia e a procurarci più cibo, e soprattutto carne.
Questa aumentata disponibilità di proteine ed energie ha permesso al cervello di evolversi ancora di più. E con l’evoluzione, alcune aree del cervello sono diventate particolarmente complesse.
Anna Claybourne, Meravigliosa evoluzione –Il viaggio della vita, Editoriale Scienza
La sezione della corteccia motoria primaria controlla i movimenti delle mani.
L’area di Broca controlla le parole e il linguaggio.
Il lobo frontale, usato per pianificare, capire e immaginare.
ANALIZZO
An aliz zo
1 Analizza gli elementi e la struttura del testo espositivo-informativo.
Questo testo è un testo misto perché È suddiviso in
Sottolinea in le didascalie che utilizzano un linguaggio specifico delle Scienze.
2 Scrivi i titoli dei paragrafi al posto giusto.
Che cosa ci contraddistingue Un cervello in crescita
COMPRENDO comprendo
Trova le informazioni esplicite e implicite.
1 Nel testo si parla di “aumentata disponibilità di proteine”. Fra le seguenti frasi sottolinea in che cosa l’ha determinata e in qual è stata la conseguenza. L’evoluzione del cervello. La diversa alimentazione.
2 La frase “la stessa cosa vale per gli esseri umani” è riferita: allo sviluppo di caratteristiche particolari. alla sopravvivenza. allo stare in gruppo. Trova il significato delle parole.
3 Aree del cervello significa: parti superficiali del cervello. zone del cervello. dimensioni del cervello. parti misurabili del cervello.
che cosa SO? come STO?
Ho analizzato e compreso questo testo informativo-espositivo?
Aree specializzate L’uso degli strumenti Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.
Sì. No. In parte.
letture per CRESC E RE curiosità
Chi cerca INFORMAZIONI è una persona che ha molte curiosità
Che cosa ha permesso alla nostra specie di imparare?
La curiosità è il motore della nostra conoscenza e, dunque, della nostra crescita.
le t tu r a CRITICA
Il senso critico è la capacità di analizzare le informazioni. Occorre saper scartare quelle false o inutili e trattenere quelle che aumentano le nostre conoscenze.
Curiosità
Sono curioso. Come Galileo che curiosando scoprì, in poche parole, che non era la Terra a stare ferma ma era lei che girava intorno al Sole. Ho scoperto che fare il ficcanaso delle volte è un dono benedetto.
Per gli inventori, i bambini e gli scienziati la curiosità non è mai un difetto.
Janna Carioli
Galileo Galilei
Era serena la notte, quel 30 di novembre del 1609. Galileo Galilei spalancò la finestra per ammirare le stelle.
Non riusciva a trattenere la sua curiosità. Era la notte in cui avrebbe potuto scoprire qualcosa!
Pensò allora di sperimentare uno strano marchingegno cilindrico e lungo, con una lente da una parte e una lente dall’altra, che aveva battezzato con il nome di “cannocchiale”.
Meraviglia delle meraviglie, la Luna pareva grande il triplo e a portata di mano, vicina più che mai, con il suo faccione rotondo e pallido. Galileo disegnò tutto ciò che osservava lassù: crateri, valli, monti, pianure.
Da quella notte le scienze non furono più le stesse di prima, grazie alla grande voglia di scoprire. Quel tubo con una lente di qua e una lente di là, che Galileo utilizzò con grande successo, non è una sua invenzione. Esattamente un anno prima, l’ottico olandese Hans Lippershey aveva trovato la giusta distanza tra una lente e l’altra, riuscendo a vedere attraverso il tubo immagini molto ingrandite e perfettamente a fuoco. Una bellezza, per avvistare le navi da lontano.
Gli scienziati da allora ringraziarono Galileo e la sua curiosità, mentre lui, in cuor suo, ringraziava il signor Lippershey.
Andrea Valente, Un’idea tira l’altra, Lapis Edizioni
Trova le informazioni esplicite e implicite.
Sottolinea con i colori indicati: chi inventa il cannocchiale; chi lo utilizza per guardare le stelle; com’é fatto un cannocchiale; perché Galileo ringrazia Hans Lippershey. comprensione
Il diario ritrovato
In questa vacanza i miei compiti sono i seguenti: fare la spesa e i letti e aiutare mia mamma nel suo lavoro di ricerca, tirando fuori dagli armadi le cartelle e mettendole in ordine sulla tavola secondo la data. Credevo che la schiavitù fosse stata abolita da un pezzo! Comunque ormai l’accordo con mia madre è fatto.
Oggi piove a dirotto. Io sono stata un bel po’ a cincischiare, poi mi sono decisa a cominciare la mia solita fatica quotidiana. Sono salita su un robusto panchetto per arrivare agli scaffali più alti e, dopo aver tolto una prima fila di cartelle polverose, ho scoperto che dietro c’era una piccola scatola di latta, mezza arrugginita. Per tirarla fuori sono quasi ruzzolata dal panchetto. L’ho posata sulla tavola. Che cosa ci poteva essere dentro? Ahi, ahi, la scatola era chiusa da una piccola serratura.
Non mi sono certo fatta fermare da questo; non per nulla mi chiamano Curiosik! Sono andata a guardare nel cassetto e ho trovato un mazzo di chiavi: ce n’era una piccola piccola che faceva al caso mio. Infatti la scatola si è aperta. Proprio in quel momento ho sentito rientrare la mamma, e non mi piaceva che mi vedesse frugare tra i documenti che sta studiando; così ho richiuso e nascosto precipitosamente il tutto. Perciò la mattina dopo ho messo la sveglia infilata sotto il cuscino alle sei e, quando l’ho sentita suonare, mi sono alzata e sono scivolata nello stanzone. Non potevo più resistere. DOVEVO guardare che cosa c’era nella scatola. E se ci fosse stato un tesoro? Avremmo potuto tenercelo, io e la mamma?
Ho finalmente aperto il coperchio. Dentro c’era un piccolo pacco avvolto in una carta ingiallita, legata
da un nastrino stinto. L’ho tirato fuori piano piano e ho visto che sopra c’era scritto, con una calligrafia antica un po’ tremante: “Diario di Mia Madre”.
Non sapevo che fare. Dirlo alla mamma? E se poi mi avesse fatto rimettere tutto a posto senza guardare? Ho deciso intanto di sciogliere il nastro, ma c’è voluta tutta la mia pazienza per allentare il nodo: mi era venuta la tentazione di tagliarlo.
Quando finalmente ce l’ho fatta e ho svolto il pacchetto, è comparso un quaderno dalla copertina nera.
Tutta emozionata, ho aperto la prima pagina e ho visto scritto, con una calligrafia rotonda e perfetta: “ Caterina Pra” e sotto “1904”.
Vanna Cercenà, Diario allo specchio, Edizioni EL
Trova le informazioni implicite.
Chi può essere l’autrice del diario?
La mamma della bambina.
La nonna della bambina.
Un’antenata della mamma.
Metti in ordine i fatti, numerando, per ricostruire la trama del racconto.
La bambina è in casa perché piove.
La bambina richiude la scatola.
La bambina trova una scatola arrugginita.
Il mattino seguente la bambina si sveglia molto presto.
Nella scatola la bambina trova un diario con la copertina nera.
La bambina comincia a prendere le cartelle dalla libreria.
La bambina trova la chiave per aprire la scatola.
La mamma rientra in casa.
Chi racconta la storia?
I fatti narrati accadono: tutti nello stesso giorno. in più giorni. per tutta la durata delle vacanze. a n al i s i
Un narratore esterno. La protagonista.
Parole per...
EMOZIONARE
di CRISTINA DELL’ACQUA
La CURIOSITÀ è un superpotere! Chi lo possiede vede cose che gli altri non vedono e si riempie la testa di domande. La curiosità ci permette di imparare, di crescere e di analizzare quello che scopriamo. Poi ci fa venire le idee, e il mondo è di chi ha le idee.
Oggi la maestra Margherita ci racconta proprio di una volpe curiosa, protagonista di una favola di Fedro.
dietro la maschera
Un giorno una volpe entra per caso nel laboratorio di un artigiano. Curiosa com’è, comincia a guardarsi in giro. Il laboratorio è pieno di oggetti interessanti, ma ce n’è uno che la incuriosisce in modo particolare e la volpe si avvicina per studiarlo meglio: è una maschera da attore tragico.
– Nel teatro antico – spiega la maestra Margherita – gli attori delle tragedie in scena avevano sempre una maschera, con i tratti del viso esagerati perché potessero essere visti meglio dagli spettatori. Amplificava la voce attraverso un foro sulla bocca che faceva da microfono. In più, grazie all’uso della maschera, ogni attore poteva interpretare il ruolo di più personaggi.
La volpe curiosa solleva la maschera fra le mani e la guarda. Poi la volta e vede che... è vuota!
“Che delusione! Questa maschera è bellissima, ma non ha il cervello!”, pensa la volpe.
La maestra Margherita chiude il libro e dice: – Le favole di Fedro, come quelle di Esopo prima di lui, sono pillole di saggezza. I protagonisti sono spesso animali che mettono in scena un pensiero o un comportamento di noi esseri umani.
E poi le favole finiscono sempre con una “morale”, una piccola frase che ci prende per mano e ci fa riflettere.
La favola è anche per quelle ragazze e per quei ragazzi curiosi che imparano ad andare oltre le apparenze e capiscono che la bellezza vera è quella che ognuno ha dentro di sé. Ma a proposito di curiosità, lo sapete che la parola italiana maschera in latino si traduce con persona? La chiamavano persona (per i nostri antenati si chiamava così) da personare, cioè risuonare, il suono della voce. Con il tempo, persona diventa personaggio teatrale e oggi è la persona come la intendiamo noi.
Curioso, vero? Spesso ci diciamo quanto sia importante toglierci la maschera per essere persone vere.
È la magia delle parole...
LIFE SKILLS PAROLE per PENSARE
CURIOSI si nasce o si diventa?
Secondo te, che cos’è il senso critico? Confrontatevi in classe e scrivete il vostro decalogo (cioè dieci principi) del senso critico.
La curiosità ha altri due effetti importanti: osservare, ma non credere a tutto quello che si vede o si legge, e aiutarvi a capire che cosa vi rende curiosi e curiose. Scopritelo!
Sarà quello che sarete e farete da grandi.
i tEsti DARE per ISTRUZIONI
Costruisci un bilboquet
scopo
Lo scopo di questo testo è: dare norme di comportamento. dare istruzioni per la costruzione di un gioco.
contenuto
Il contenuto è dato: dalle istruzioni per realizzare un gioco. da un elenco di norme da rispettare per effettuare un gioco.
elementi
Il linguaggio è: semplice e preciso. ricco di descrizioni.
struttura
Questo è un testo misto perché: contiene l’elenco dell’occorrente. le istruzioni sono accompagnate da disegni.
fatti aiutare da personauna
adulta
Il bilboquet è un gioco che consiste nel far entrare una pallina in un contenitore.
Che cosa serve Una bottiglia di plastica Un vecchio giornale Uno spago lungo 50 cm Una taglierina
Realizzazione
1. Fai tagliare da una persona adulta la bottiglia a metà. Tieni solo la metà con il tappo.
2. Con un po’ di carta di giornale fai una pallina.
3. Lega saldamente la pallina a un capo dello spago; lega l’altro capo al collo della bottiglia.
Gioacchino Maviglia, La scienza in altalena, Editoriale Scienza e adesso giochiamo!
Il TESTO REGOLATIVO fornisce le regole di comportamento o le istruzioni per realizzare qualcosa.
ANALIZZARE IL TESTO REGOLATIVO
SCOPO
Fornire istruzioni per realizzare qualcosa o dare regole di comportamento.
CONTENUTO
Un insieme di regole (obblighi e divieti), di istruzioni , di leggi .
ELEMENTI
Linguaggio semplice , fatto di frasi brevi. Uso frequente di termini specifici .
STRUTTURA
La struttura è sintetica e ordinata per punti. Segue un ordine logico o cronologico.
Utilizzo del testo misto, cioè testo corredato da immagini.
I testi regolativi sono scritti da persone esperte nella materia, autorità pubbliche o aziende che producono gli oggetti da usare o da montare.
Sono speciali testi regolativi anche le consegne degli esercizi nei libri di testo, i cartelli stradali , le etichette poste su vestiti, alimenti, saponi… che forniscono regole per il loro uso.
a n al i s i
Questo testo è: un testo misto. un elenco di regole.
L’autore è: una persona esperta nella sicurezza. un narratore.
Lo scopo è: dare consigli. dare istruzioni precise.
In caso di incendio
1. In caso d’incendio a scuola o altra situazione di pericolo, l’allarme acustico emette immediatamente un suono.
2. A quel punto è necessario interrompere subito qualsiasi attività e prepararsi all’evacuazione. L’insegnante conta rapidamente gli alunni presenti; nel caso dovesse rilevare l’assenza di un alunno (al momento è in bagno o è in un’altra classe), lo comunica al responsabile dell’emergenza una volta usciti dalla classe.
3. I bambini procedono in fila indiana, con l’apri-fila in testa e il chiudi-fila in coda. Se i corridoi sono invasi da fumo, proteggere naso e bocca con un fazzoletto e procedere strisciando sul pavimento, in quanto il fumo tende a salire verso l’alto.
4. Bisogna seguire attentamente le indicazioni di uscita d’emergenza per poter raggiungere il punto di raccolta stabilito.
5. Qui l’insegnante conta nuovamente gli alunni per verificare che tutti siano presenti. dal web
comprensione
Trova le informazioni esplicite e implicite. Sottolinea con i colori indicati: che cosa dà il segnale di pericolo; che cosa fare in presenza di fumo; quando l’insegnante conta i suoi alunni; perché li conta.
CIV i Ca educazione
In condizioni di rischio sicuramente ci si spaventa molto. Per mantenere la calma è importante anche conoscere le regole di sicurezza da mettere in atto.
Somministrare la pillola a un gatto
Prendi il gatto e tienilo con il braccio sinistro, come se stessi tenendo un bebè. Mettigli la pillola in bocca e lascia che la ingoi.
Vai a raccogliere la pillola e riprendi il gatto da dietro al divano. Incastralo nel tuo braccio sinistro e ripeti tutto da capo.
Vai a riacchiappare il gatto nella camera da letto e butta la pillola che è nel vaso.
Prendi una nuova pillola, riprendi il gatto. Forzalo ad aprire la bocca e spingi la pillola nella sua gola con l’indice.
Riprendi la pillola da dentro l’acquario e il gatto da sopra l’armadio.
Inginocchiati e tieni il gatto tra le tue ginocchia. Riprendi il gatto che sta attaccato alla tenda della stanza e vai a prendere un’altra pillola. Avvolgi il gatto in un asciugamano in modo che ne esca solo la testa. Sciogli la pillola in un po’ d’acqua e butta il liquido nella sua bocca.
Vai a riprenderti il gatto dal vicino. Apri la bocca del gatto. Lancia la pillola nella bocca del gatto con l’aiuto di un elastico.
Chiama i pompieri per riacchiappare il gatto sull’albero dall’altra parte della via. dal web
Questo è: un testo regolativo per dare istruzioni e consigli. un testo umoristico scritto come un testo regolativo. Lo scopo è: divertire. dare informazioni.
Scrivi nei fumetti che cosa pensa il gatto e che cosa pensa la ragazza.
Battaglia a palle di neve
Regole speciali della battaglia
Non colpire l’avversario per fargli male. Fermarsi non appena viene chiesta l’interruzione. Accorgersi se qualcuno è in difficoltà e aiutarlo.
LA BATTAGLIA D’INVERNO
La più incredibile battaglia che si possa fare d’inverno è quella a palle di neve. Aspetta che il cielo scrolli giù un bel po’ di fiocchi e poi dai appuntamento ai tuoi amici in un luogo dove non vi sia nessun altro: va bene un parcheggio vuoto oppure un campetto. Contatevi e dividetevi in almeno due squadre, sparpagliatevi e datevi un quarto d’ora di tempo per costruire i Castelli.
i castelli
I Castelli sono i vostri rifugi, che dovrebbero proteggervi dagli attacchi nemici. Uno dei Castelli può diventare la Casa, ovvero chi ci sta dietro non può essere colpito dagli avversari.
I Castelli non possono essere abbattuti che con palle di neve (non valgono cariche e sfondamenti, quindi dovrebbero essere abbastanza alti da ripararti completamente quando ti accucci e abbastanza larghi per due o tre compagni di squadra).
Le munizioni
Poi bisogna preparare le munizioni. Cioè le palle di neve. Ce ne vogliono tante, tantissime, ammucchiate dietro ai Castelli. Devono stare comode nella mano, pronte per essere lanciate. Bisogna schiacciarle un po’, ma non troppo, altrimenti diventano dure come sassi. Si tira per colpire, non per fare male, altrimenti si sospende la battaglia.
Altre regole non ci sono: bisogna colpire gli avversari, cercando di evitare i Castelli. Chi è colpito dovrebbe fingersi morto e uscire dal gioco, ma non contateci troppo. È più probabile che andrete avanti fino all’ultimo fiocco di neve. E non preoccupatevi se qualcuno, vedendovi, si unisce alla battaglia: la più grande battaglia a palle di neve del mondo si combatté a Seattle, negli Stati Uniti, tra 5.834 Castelli. Siete capaci di fare di meglio?
Pierdomenico Baccalario - Tommaso Percivale, Il manuale delle 50 avventure da vivere prima dei 13 anni, Il Castoro
Questo testo regolativo è scritto: sotto forma di elenco. in modo narrativo. Sottolinea le regole del gioco. a n al i s i
Trova le informazioni esplicite e implicite.
Quale funzione hanno i Castelli?
Imprigionare i nemici. Proteggere dagli attacchi dei nemici.
Perché non bisogna schiacciare troppo le palle di neve?
Per non farle sciogliere. Per non fare male agli avversari. comprensione
Verifica
I tollini
I tappini o coperchini sono i tappi a corona delle bibite.
Sono detti tollini a Milano, grette a Genova, con un nome misterioso, sinàlcol, a Parma, ma chissà in quanti altri modi vengono o venivano chiamati. Un tempo solo i più ricchi possedevano i soldatini e ne erano estremamente gelosi, e questi coperchini ne furono un surrogato per chi non poteva permetterseli.
COME SI GIOCA
In un parco, in un prato o sulla spiaggia, scava trincee, fortini e terrapieni dove posizionare i tuoi soldati. Ogni giocatore schiera un certo numero di coperchini, di cui uno è il Generale. Scopo del gioco è colpire i tappini nemici.
Al tuo turno, colpisci il coperchino con un possente “cricco”, il colpo dato dal dito indice o medio trattenuto dal pollice e poi improvvisamente liberato a dispiegare tutta la sua forza. Per eliminare il Generale ti occorrono tre colpi, mentre per togliere di mezzo i soldati semplici te ne basta uno.
Guccini, Il piccolo manuale dei giochi di una volta, Mondadori
Individua le informazioni esplicite e le relazioni del testo.
1 Qual è il disegno che rappresenta il cricco?
Surrogato: qualcosa che serve a sostituire ciò che non si ha. pa role a n al i s i
1 Segna con una riga rossa a sinistra del testo la parte regolativa e con una riga blu la parte informativa.
2 Sul quaderno completa questo testo regolativo con la parte che manca.
2 Nel testo si legge: “di cui uno è il Generale”. “Cui” è riferito: ai coperchini. al giocatore. al Generale.
CIV i Ca L‚ educazione CRESCERE con...
La scuola e i libri non ti aiutano solo a imparare, ma anche a crescere.
Attraverso le Life skills impari a conoscerti meglio, a capire e gestire le tue emozioni, a entrare in relazione con gli altri.
Occorre capire che “non esistiamo solo noi”, ma esistono anche le altre persone, l’ambiente intorno a noi, cioè tutto il nostro pianeta.
L’ Educazione Civica ti aiuterà a diventare un cittadino o una cittadina consapevole .
Che cosa vuol dire? Vuol dire capire come vivere e agire nel rispetto degli altri e del mondo.
COME PUOI ACQUISIRE UNA BUONA “EDUCAZIONE CIVICA”?
IMPARANDO A USARE CORRETTAMENTE
I MEZZI DI COMUNICAZIONE (CITTADINANZA DIGITALE).
CONOSCENDO LA NOSTRA COSTITUZIONE. SVILUP PO SOSTE N I B ELI
SVILUPPANDO COMPORTAMENTI RESPONSABILI NELL’ECONOMIA, NELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, NEL RISPETTO DEL BENESSERE COLLETTIVO E INDIVIDUALE.
CIV i Ca educazione
IO , LA COSTITUZIONE
Buongiorno, bambine e bambini, giovani cittadini benvenuti tra i miei fogli scritti di regole e diritti.
Benvenuti! A voi mi presento, sono il Documento, il monumento dell’Italia unita, da venti anni di violenze uscita e dalla guerra lacera e ferita, che ha iniziato con me una nuova vita.
Vi ho visto nascere e ho vegliato accanto a ogni neonato la ninna nanna della libertà vi ho cantato e raccontato la lotta e la speranza di nonni e nonne, erano giovani uomini e donne.
Vi ho aperto gli occhi con le mie parole più belle, colorate farfalle
UGUAGLIANZA DIRITTO LIBERTÀ
PACE GIUSTIZIA DIGNITÀ .
Anna Sarfatti, La Costituzione raccontata ai bambini, Mondadori
COSTITUZIONE
La Costituzione è la legge fondamentale del nostro Stato. Contiene le regole che devono guidare i nostri comportamenti, le nostre azioni. La Costituzione è talmente importante che il Parlamento non può approvare leggi che siano in contrasto con i principi della Costituzione.
LA NOSTRA COSTITUZIONE
CONTIENE
139 ARTICOLI .
L’ITALIA È UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA
QUESTO È L' ARTICOLO 1 : L’ITALIA È UNA REPUBBLICA
DEMOCRATICA, FONDATA
SUL LAVORO. LA SOVRANITÀ
APPARTIENE AL POPOLO, CHE LA
ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE .
Rileggi l’articolo 1 della Costituzione e indica con una x solo la frase vera.
Tutti i cittadini e le cittadine partecipano alla vita pubblica ed eleggono i propri rappresentanti.
Solo i cittadini e le cittadine iscritti ai partiti eleggono i propri rappresentanti.
Solo alcuni cittadini e alcune cittadine “scelti” partecipano alla vita pubblica ed eleggono i propri rappresentanti.
“Fondata sul lavoro” significa che la Repubblica: impone a tutti di lavorare il più possibile per guadagnare tanto. riconosce come cittadini e cittadine solo coloro che lavorano. riconosce l’importanza di ogni lavoro e di ogni persona che lavora perché ciascuno, facendo il proprio dovere, contribuisce a far stare bene tutto il Paese.
ITALIANA la costituzione
Nel 1946, con un referendum, gli italiani e le italiane decisero che l’Italia doveva diventare una Repubblica.
La Costituzione Italiana è entrata in vigore il 1° gennaio 1948: da allora sancisce i diritti e i doveri delle cittadine italiane e dei cittadini italiani.
Nucleo tematico: Costituzione
OBIETTIVO: conoscere i
CIV i Ca educazione
I DIRITTI E I DOVERI
La Costituzione è l’insieme di tutte le leggi che dicono quali diritti ha un cittadino o una cittadina e a quali doveri deve assolvere nei confronti delle persone, ma anche dell’ambiente.
Imparare a riconoscere i nostri diritti e i nostri doveri è un cammino che inizia molto presto.
Quando siamo piccoli/e sono le persone adulte a salvaguardare i nostri diritti e a insegnarci i doveri; crescendo, dovremo imparare da soli/e a distinguere e rispettare diritti e doveri.
Che cos’è un diritto?
Tutto ciò a cui non vogliamo rinunciare.
Un bisogno fondamentale, a cui non si può rinunciare e che deve essere dato alle persone perché possano vivere in modo “degno”.
Anche i bambini e le bambine hanno i loro diritti. Talvolta, però, si dice: “Ho il diritto di…” confondendo un vero diritto con un desiderio o peggio con un capriccio.
Indica con una x che cos’è un diritto e che cos’è un desiderio. È un diritto È un desiderio
Fare i compiti solo quando voglio.
Riposare quando sono stanco/a.
Guardare alla televisione quello che mi pare.
Essere curato/a se sono ammalato/a.
Andare a scuola.
Dire ciò che penso.
Avere sempre vestiti alla moda.
Essere vestito/a in modo adeguato.
Non lavorare come le persone adulte.
Essere nutrito/a con cibi sani e adatti alla mia età.
Avere il tempo di giocare.
La “medaglia dei diritti” ha due facce: ci sono i diritti, ma ci sono anche i doveri. Il diritto è qualcosa che ci deve essere garantito; il dovere è ciò che noi dobbiamo fare affinché gli altri stiano bene.
Amina dice sempre al fratellino che lei ha diritto a studiare con tranquillità.
A scuola Amina ha il dovere di
Paolo ha diritto ad avere un luogo attrezzato in cui giocare.
Paolo ha il dovere di
Ecco alcuni testi fondamentali che parlano di diritti e doveri di tutti.
Lavorate insieme per scrivere la carta dei diritti della vostra classe. Non dimenticate, per ogni diritto, di far corrispondere un dovere.
Nucleo tematico: Costituzione
obiettivo: Individuare
CIV i Ca educazione
MESTIERE DA DONNA ?
Lo sai, maestra Giovanna, mia madre dice che non potrò fare l’ingegnere spaziale, e poi l’astronauta, perché quelli sono lavori da maschi. Io le ho detto: – Che ne dici di Samantha Cristoforetti?
E lei mi ha detto: – Brava, brava, ma sembra un maschiaccio...
A me sono venuti i nervi furiosi, come li chiamavi tu, e sono andata in camera sbattendo la porta, e ci sono anche adesso, mentre scrivo questa lettera.
Però, quando sono brava in Matematica a scuola, non è che mi dica: – Monica, smetti di studiare Matematica e mettiti a scrivere poesie.
A che cosa serve essere brava in Matematica, e in Scienze, se poi dovrò fare un lavoro in cui non ci sarà niente di matematico o di scientifico?
Io l’ho detto alla mia prof, che è una in gamba, non dico come te, ma quasi, di informare la mamma che io sono adatta a fare lo scientifico. Nel frattempo scrivo a te per sfogarmi un po’.
Non so se la prof farà quello che le ho chiesto, penso di sì, ma soprattutto non so se mamma le darà retta.
Forse stai pensando che mi sto lamentando troppo. Ho l’impressione che, se qualcosa non succede, continuerò ad avere i nervi furiosi.
Monica
Carissima Monica, nel nostro modo di pensare, di vivere, di comportarci (ricordi che avevamo la parola “cultura” per indicare questi modi?) ci sono ancora delle convinzioni che spesso danneggiano la vita delle donne e degli uomini.
L’articolo 3 della Costituzione, il grande libro, dice che per i diritti e le occasioni non ci devono essere differenze di genere. Ma su questo, dopo tanti anni che è stata scritta, non ci siamo davvero.
Quello che è scritto nella Costituzione è più avanti di quello che, purtroppo, sta nella mente di molti cittadini.
Che ci siano, per esempio, mestieri “da maschi” e mestieri “da femmine” è una convinzione tra le più diffuse…
La “cultura” ancora prevalente si aspetta che una donna metta le sue aspirazioni, i suoi progetti dopo la formazione di una famiglia.
Nessuno si aspetta che un uomo scelga un lavoro o un altro per il fatto che è padre: da una donna invece lo si pretende. I figli nascono da due genitori, ed è arrivato il momento che si inizi a pretendere che anche i padri scelgano il loro lavoro in base alla famiglia che hanno formato.
Ti abbraccio, tienimi informata.
Giovanna
Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! VV gli stereotipi di genere, Manni Edizioni
uguali DIRITTI
La nostra COSTITUZIONE ricorda che donne e uomini hanno uguali diritti.
Articolo 3
La Costituzione Italiana sancisce l’uguaglianza dei diritti. Pensate che esistano mestieri “da donna” e mestieri “da uomo”? Perché?
Confrontate le vostre opinioni.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Articolo 37
La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.
Nucleo tematico: Costituzione
obiettivo: Rispettare ogni persona, secondo il principio di uguaglianza e di non discriminazione di cui all’articolo 3 della Costituzione.
Nucleo tematico: Sviluppo economico e sostenibilità
obiettivo: Riconoscere il valore del lavoro.
CIV i Ca educazione
IL RISPETTO DEL PATRIMONIO ARTISTICO
Dalla comparsa dell’essere umano sulla Terra, sul nostro pianeta sono state
realizzate molte opere: belle, utili e che ci hanno permesso di vivere meglio. È importante preservare ciò che le generazioni prima di noi ci hanno lasciato perché sono la testimonianza della cultura e dell’impegno di chi ci ha preceduto.
Oggi possiamo ammirare i resti di queste meravigliose costruzioni dei sapiens perché altre persone, prima di noi, ne hanno avuto cura.
Stonehenge, in Inghilterra
È un sito risalente al Neolitico, formato da colossali pietre. Probabilmente era un “osservatorio astronomico”.
Le Piramidi di Giza Sono le tombe degli antichi faraoni.
La Muraglia Cinese
È una serie di mura di difesa lunga circa 8000 km.
L’ Italia è conosciuta nel mondo come una terra ricca di monumenti che sono un vero patrimonio.
Qual è la particolarità di questo patrimonio? I resti che si possono visitare in Italia ricoprono un arco di tempo incredibile: dalla preistoria ai giorni nostri . È una situazione veramente unica!
Nuraghe
Sono costruzioni in pietra di un’antica civiltà della Sardegna.
Pompei
La città romana distrutta dal Vesuvio nel 79 d.C.
La fontana di Trevi
La più grande fontana di Roma costruita nella metà del 1700.
Ma il nostro patrimonio artistico è in pericolo e ha bisogno di essere tutelato ! Lo dice la Costituzione, ma dobbiamo esserne convinti anche tutti e tutte noi.
Che cosa danneggia il patrimonio storico?
Collega le immagini alle didascalie corrispondenti colorando i quadratini come indicato: fattori atmosferici (neve, pioggia, grandine); calamità naturali (terremoti, alluvioni); inquinamento; vandalismo.
Che cosa potete fare anche voi per contribuire a salvaguardare il patrimonio artistico?
Sicuramente potete visitare siti archeologici, musei e invitare i vostri amici e le vostre amiche a scoprirli.
Potete inoltre informarvi sulle tradizioni e la cultura popolare della vostra regione. Conoscerete meglio il territorio in cui vivete.
Che cos’altro potreste fare per salvaguardare il patrimonio artistico del vostro territorio?
il patrimonio ARTISTICO
e CULTURALE
I resti archeologici un tempo non venivano tutelati e protetti, erano considerati senza valore e a volte alcune parti delle costruzioni venivano utilizzate per nuove costruzioni. La tutela del patrimonio artistico in Italia è iniziata solo a metà del secolo scorso.
ART. 9 La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artistico della Nazione
Nucleo tematico: Sviluppo economico e sostenibilità obiettivo: Identificare nel proprio ambiente
CIV i Ca educazione
SPORT È SALUTE
“Basta la salute!”. Quante volte abbiamo sentito questa frase! È un modo per sottolineare che la salute è il bene più importante.
Sembra un’affermazione ovvia. La salute però è come una pianta che deve essere coltivata giorno per giorno. Che cosa serve alla salute per accompagnarci e non abbandonarci?
Alimentazione sana
Movimento
Buone relazioni con gli altri
Una ricetta che contiene gran parte di questi ingredienti è lo sport.
Chi è veramente sportivo? Indica con una x.
SPORT E ALIMENTAZIONE SANA
È consigliabile mangiare una torta con panna, tante patatine fritte, bibite gassate… prima di una gara sportiva?
Sicuramente no!
Qualsiasi preparatore atletico o preparatrice atletica consiglia un’alimentazione bilanciata perché per stare bene in salute devi seguire una dieta varia, che comprenda tutti i principi nutritivi. Mangia molta frutta e verdura ed evita di consumare cibi che contengono troppi zuccheri, troppi grassi, troppi conservanti. Quindi , che tu faccia sport o no, nutriti in modo sano e intelligente .
SPORT E MOVIMENTO
Sport e movimento sono quasi sinonimi.
Non si può praticare sport stando sdraiati sul divano! Il movimento è fondamentale per il tuo benessere.
Aiuta la respirazione, la circolazione, l’ossigenazione del cervello, sviluppa muscoli e ossa.
Quindi , anche se non puoi o vuoi praticare uno sport, comportati da sportivo/a: muoviti , muoviti , muoviti !
SPORT E BUONE RELAZIONI CON GLI ALTRI
La pratica sportiva ci mette sempre in relazione con gli altri. Sicuramente se è uno sport di squadra, ma anche se è uno sport individuale.
Praticare uno sport vuol dire: rispettare le regole, accettare di perdere, condividere le azioni e le tattiche di gioco…
Quindi , lo sport, ma anche il gioco, servono a insegnarti che non sei solo/a .
SPORT e BENESSERE
Un'importante lezione che dà lo sport è questa: bisogna saper perdere, non sempre si può vincere. Imparare a vincere è facile, imparare a perdere… un po’ meno.
Un’altra regola importante che non bisogna mai dimenticare è: rispettare gli avversari e le avversarie.
Quindi , lo sport deve essere “sportivo”, cioè deve servire per divertirsi e non per vincere .
Gli sport sono praticati fin dall’antichità. Durante le Olimpiadi nel mondo antico si sospendevano le guerre. In uno stadio oggi non dovrebbero mai entrare "guerre" tra squadre avversarie: lo stadio deve essere il luogo in cui si vedono persone in salute che stanno bene con sé stesse e con gli altri. Lo sport deve essere uno stimolo per il nostro benessere.
Nucleo tematico: Sviluppo economico e sostenibilità
obiettivo: conoscere e attuare le principali
CIV i Ca educazione
DIECI GIORNI SENZA
SCHERMI
– Se vi dico “dieci giorni senza schermi”, che cosa vi viene in mente?
Ci guardiamo ridacchiando. La signora Guégan, a volte, ha delle idee così assurde…
– A proposito di schermi, Louis, che ne dici di venire da me a giocare alla PS4? – mi dice sottovoce Gordon, il mio migliore amico.
– Allora? – insiste la professoressa. – Dieci miseri giorni senza che mettiate uno schermo davanti agli occhi. Niente televisione, niente console, niente computer... nemmeno il cellulare che vi prestano i vostri genitori.
A quelle parole, scoppio a ridere fortissimo. Che assurdità! Gordon mi segue a ruota. La risata, dopo un attimo, si diffonde tra i banchi come un’epidemia.
E allora... è l’ilarità generale. Beh, quasi generale.
– Potrebbe essere carino provare.
Non mi giro neanche. So già chi è stato a parlare così.
– Potremmo provare tutti insieme – insiste Paloma.
Ci giriamo a guardarla, allibiti, mentre la professoressa spiega: – Volevo proporvi proprio un’esperienza del genere, Paloma. Tutti gli studenti della classe, per un periodo, potrebbero provare a stare senza schermi.
Questa volta non ride nessuno. Anzi, c’è un silenzio di tomba. – Io comincerò già stasera! – esclama Paloma, quasi per dimostrare quanto è entusiasta.
– Se accetterete di farlo, decideremo poi insieme tutti i dettagli – continua la signora Guégan. – Per esempio, potremmo fare delle locandine da appendere qui a scuola, per invogliare anche le altre classi a partecipare…
– Non faremo nemmeno in tempo a invogliare gli altri –sussurra Gordon. – Dopo due giorni senza schermi, saremo morti di noia.
– E se andassimo ai voti? – propone la professoressa. – Un referendum? – chiede Anouk.
– Esatto! – annuisce la signora Guégan. – Qualcuno sa che cosa vuol dire la parola “referendum”?
Ovviamente Anouk alza subito la mano: – È un modo per chiedere a un gruppo di persone che cosa pensano di un argomento.
– Proprio così! – approva la professoressa. – È un voto che vi permetterà di rispondere alla domanda: “Dieci giorni senza schermi: sì o no?”.
Sophie Rigal-Goulard, Dieci giorni senza schermi? Che sfida!, Einaudi Ragazzi
DIGITALI contenuti
Il Decreto Ministeriale che si riferisce all’Educazione Civica nelle scuole ci ricorda che “l’utilizzo corretto delle tecnologie è quello che potenzia l’esercizio delle competenze individuali, non quello che lo sostituisce”.
Perciò usa gli strumenti tecnologici “con la testa”, non “al posto della testa”!
Rifletti sul tempo che dedichi agli strumenti tecnologici per divertimento o perché ti annoi.
Ritieni che sia un tempo eccessivo o adeguato?
Tieni per te la risposta, ma pensa: saresti capace di affrontare la sfida della signora Guégan?
Ora rispondi a queste domande. Poi confronta le tue risposte con quelle delle compagne e dei compagni. Pensi che tutto ciò che leggi su Internet sia vero?
Pensi che le notizie che circolano sui social siano sempre vere?
CIV i Ca educazione
Capita che i bambini e le bambine (ma anche i grandi) chiamino le persone non con il loro nome, ma usando un soprannome. Alcuni di questi soprannomi spesso non sono nomignoli affettuosi, ma sono offensivi. Ti sei mai chiesto/a come si sente un bambino o una bambina che viene chiamato/a con un soprannome che prende in giro alcune sue caratteristiche?
ASCOLTA IL SUGGERIMENTO DI UNA POETESSA CHE…
PAROLE APPUNTITE , PAROLE PIUMATE
Meglio non dire parole appuntite che a volte lasciano delle ferite.
Meglio cercare parole piumate che fanno il solletico e suonano risate.
Anna Sarfatti, Parole appuntite, parole piumate, Franco Cosimo Panini
Qualcuno usa per te un soprannome? Quale?
Ti piace o ti disturba?
Tu hai dato un soprannome a un compagno o a una compagna? Quale soprannome?
A qualche tuo compagno o compagna
è stato dato un soprannome “sgradevole”?
Se questo è successo, che cosa puoi fare?
I bulli sono felici di usare “parole appuntite” per offendere. Chi usa solo “parole piumate” non è un debole, ma è una persona che mette al primo posto il rispetto per gli altri e, quindi, anche per sé stesso/a.
STAGIONI LE
Rosso è l’autunno che avanza piano piano, cadono le foglie e il sole è più lontano. Poi viene l’ inverno, la neve e l’allegria, bello è camminare su e giù per la via.
Con la primavera spuntano i fiori, tutto si riempie di mille colori. In estate il caldo ci accompagnerà.
Come una ruota che gira, oiléoilì le stagioni si rincorrono così.
Ogni stagione un colore, uno strumento, un’intensità, un sentimento. Il corpo diventa foglia, neve, fiore, acqua.
a cura di Isabelle Binet
AUTUNNO
In autunno gli alberi colorano l’ambiente di mille sfumature.
Il cielo a volte è terso con una luce dorata, altre è grigio e umido. Per qualcuno l’autunno
è la stagione allegra dei mille colori, per altri è la stagione triste che annuncia l’inverno.
E a te, piace oppure no l’autunno?
Foglie d’autunno
Ascolta...
Con suoni asciutti e fievoli, come passi di fantasmi, le foglie, increspate dal gelo, si staccano dai rami e cadono.
Adelaide Crapsey
Il bosco in autunno
Un grande orologio invisibile scandisce il tempo delle stagioni. Nessuno può udire il suo ticchettio. Ma l’autunno è in arrivo. Senza perdere un minuto, gli animali si danno da fare per ingrassare.
Prima di appassire e uscire di scena, la vegetazione sfoggia il suo vestito più bello.
Le foglie si staccano una a una e cadono in piogge silenziose. Vanno a posarsi sul muschio del sottobosco e lì creano un mantello.
Gli scoiattoli fanno scorte di ghiande. In autunno ne mangiano in grandi quantità. Sembra che non sappiano far altro che sgranocchiare: funghi, semi di conifere, frutti, insetti. Talvolta le ghiande, le nocciole e le castagne, che sono alimenti a lunga conservazione, vengono messe da parte.
Non appena il vento si fa più freddo e le giornate si accorciano, lo scoiattolo porta la sua “bottega” nel sottosuolo. Copre con cura gli alimenti meno deperibili con la terra e ci butta sopra qualche foglia, per nascondere meglio il tutto. Ma, visto che non ha buona memoria, dimentica quasi sempre dove ha sepolto i suoi tesori; ritroverà le sue provviste solo se sarà abbastanza fortunato da imbattersi per caso nel nascondiglio, grazie al suo fine olfatto.
Quando il tempo si fa più piovigginoso e tempestoso, un aroma delicato e inconfondibile si diffonde per i boschi: i funghi fanno capolino qua e là tra i muschi.
Béatrice Fontanel, Il girotondo delle stagioni, L’ippocampo Junior
A
R T E
La descrizione serve a “far vedere” un’immagine per mezzo delle parole. Dopo aver letto il testo, traduci in immagini, attraverso un disegno, le parole dell’autrice. Cerca su riviste immagini di alberi, foglie, animali e realizza il disegno con la tecnica del collage.
AUTUNNO I vestiti delle foglie
Una volta le foglie erano sempreverdi.
Intendiamoci, spuntavano in primavera e in autunno cadevano, ma spuntavano verdi e cadevano verdi.
– Insomma – disse un giorno una foglia, – dobbiamo cadere e va bene, ma almeno prima facciamo una bella festa!
– Sì, giusto! Brava! Bella idea! – gridarono le foglie.
– Dunque – disse la foglia – ci saranno delle danze. Vento, pensaci tu, che sei un bravo ballerino.
– D’accordo! – disse il vento.
– E poi ci vuole un bel vestito. Uno per ognuna di noi.
– Io lo voglio rosso come il fuoco – disse una foglia.
– Io invece lo voglio giallo e lucente come l’oro – disse un’altra foglia.
– E io arancione come il tramonto – disse un’altra ancora.
– Arancione! Rosso! Giallo! Oro! Rosso e giallo! Arancione e oro! – dicevano tutte insieme le foglie.
Ci vollero un po’ di giorni perché tutto fosse pronto, ma alla fine ogni foglia aveva il vestito che voleva.
Il vento aprì le danze e cominciò la festa delle foglie.
Giuditta Campello, È estate! Una storia al giorno, Edizioni EL
LEGGERE BENE
Lavora con più compagni e compagne.
Leggete dando la giusta intonazione: il vento e ciascuna foglia avranno un proprio tono di voce.
Poi drammatizzate, come se fosse una rappresentazione teatrale.
Il gelo
Notte di gelo notte gelata ha freddo la terra ha freddo il cielo ha freddo persino lui, il Gelo.
Notte di gelo notte gelata dentro il suo ghiaccio addormentata.
Vivian Lamarque
L’autunno è stata la stagione in cui sono esplosi i colori. L’inverno è la stagione in cui la natura si colora con la prevalenza del bianco della neve e del marrone degli alberi spogli. Solo il cielo, in alcune giornate, mantiene il suo azzurro intenso.
A te piacciono i colori dell’inverno?
INVERNO
A R T E
Immagina di fare il percorso di Aaron.
Disegna il paesaggio.
Dopo aver colorato il cielo, la terra e i diversi elementi, usa del cotone idrofilo per fare la neve.
La terribile tormenta di neve
Il sole splendeva. D’improvviso il tempo cambiò. Un nuvolone nero rapidamente coprì il cielo. Un vento freddo cominciò a soffiare. Dopo un po’ cominciò a nevicare.
Aaron, a dodici anni, aveva visto ogni sorta di tempo, ma mai una nevicata come quella. Era così fitta che non lasciava passare la luce del giorno.
Ben presto la strada fu coperta completamente.
Il vento divenne freddo come ghiaccio. Aaron non sapeva dove fosse, non riusciva a vedere nulla attraverso la neve, e il freddo cominciò a penetrare attraverso la sua giacca.
La neve si fece più pesante, cadendo al suolo in grandi fiocchi, turbinosa, e sotto di essa gli stivali di Aaron incontrarono la soffice superficie di un campo arato. Il vento fischiava, ululava, faceva girare la neve a mulinelli. Sembrava che dei folletti bianchi
giocassero a rincorrersi nei campi.
Quella non era una tempesta qualsiasi: era una terribile tormenta, la neve gli arrivava alle ginocchia.
Le mani di Aaron erano intorpidite, e non si sentiva più le dita dei piedi. Quando respirava, gli sembrava di soffocare. Gli pareva di avere un pezzetto di legno al posto del naso e se lo strofinò con la neve.
Isaac Bashevis Singer, Zlateh la capra e altre storie, Bompiani
Brillantini di ghiaccio
Un giorno l’inverno si lamentò: – Uffa! Mi odiano tutti, perché io sono il più brutto, il più freddo, il più spoglio. Perché non posso essere pieno di fiori come la primavera? Perché non posso essere rigoglioso come l’estate?
Perché non posso essere rosso e dorato come l’autunno?
Il cielo lo sentì.
– Inverno, perché ti lamenti?
– Perché sono stufo di essere la più brutta delle stagioni.
Tutti mi odiano, si chiudono in casa. Gli uccelli se ne vanno al sud per non morire congelati da me. E gli animali del bosco vanno in letargo per non vedermi.
– Non sei brutto. Tu hai la neve, il Natale, i laghi ghiacciati –disse il cielo.
Ma l’inverno sbuffò e brontolò e pianse e batté i piedi per terra.
– Senti – disse il cielo, – se la smetti di fare i capricci domani mattina avrai un regalo.
– Che regalo? – domandò l’inverno, asciugandosi le lacrime.
– Vedrai.
L’inverno smise di fare i capricci e il giorno dopo si svegliò ricoperto di splendidi brillantini di ghiaccio.
Era la brina, il regalo del cielo.
Giuditta Campello, È inverno! Una storia al giorno, Edizioni EL
LEGGERE BENE
Lavora in coppia con due compagni/e.
Uno/a interpreterà il cielo, uno/a l’inverno e uno/a il narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione, poi drammatizzate il racconto.
INVERNO
Se mi scriverai una lettera, la leggerò volentieri!
1° dicembre, ore 20:02
Caro Babbo Natale
,
ma tu ce l’hai un numero di cellulare?
Scusa se te lo chiedo così di brutto, ma mi pare strano che un tipo tosto come te non si sia fatto regalare un telefonino con video-renna incorporata.
A te le offerte telefoniche non le fanno mai? A casa mia le società telefoniche chiamano ogni giorno. Comunque, se non hai ancora un telefono, credo che dovresti procurartene uno. È molto comodo, quando non rompe. E se rompe, lo puoi sempre staccare. O, se hai un cordless, puoi fingere di dimenticarlo in frigorifero, accanto allo yogurt, così prima che qualcun altro lo trovi...
Be’, tornando a noi, visto che non hai ancora il cellulare, sono costretto a scriverti. Dico “costretto” perché la maestra Marilena ha “consigliato” a me e a tutti i miei compagni di scriverti una letterina al giorno per tutto il periodo dell’Avvento. Da oggi (1° dicembre) fino alla vigilia di Natale (24 dicembre) io e gli altri miei diciotto compagni dobbiamo scriverti quello che la maestra ha chiamato “un messaggio quotidiano”.
Vedi? Se tu avessi un cellulare, avrei potuto spedirti un whatsapp e risparmiarmi un sacco di fatica...
E tu che, senza offesa, sei un po’ vecchietto, avresti potuto riposarti la vista o magari leggere qualcosa di più interessante delle lettere mie o (catastrofe verbale!) di quelle dei miei compagni. Perciò, visto che avrai il tuo bel da fare a leggere questi malloppi di lettere, cercherò di essere breve ed essenziale. Intanto ti auguro buonanotte.
A domani.
Fabrizio
Emanuela Da Ros, Il numero di telefono di Babbo Natale, Parapiglia Edizioni
I doni ai buoni, ai cattivi il carbone
La Befana guardò fuori. La notte era quella giusta, la scopa era pronta, il sacco “pieno di carbone per i cattivi e doni per i buoni”.
Afferrò il sacco per metterselo in spalla e: – Ahi! – gridò per via di un dolore fortissimo alla schiena. Un colpo della strega proprio adesso! Ma perché?
Chi le aveva fatto quel brutto scherzo?
– È stata Dondomelia, lo so! Dondomelia! – chiamò.
– Che cosa vuoi? – chiese scorbutica la strega comparendo.
– Che ho fatto per meritare la tua punizione?
Dondomelia sollevò il bastone: – Lo sai bene – disse. No, non lo sapeva, aveva fatto tutto come sempre.
– Appunto! – esclamò Dondomelia, che sembrava leggerle nel pensiero. – Hai fatto come sempre e hai sempre sbagliato.
– Sbagliato? – chiese la Befana stupita.
– Certo! Ti pare giusto portare il carbone ai bambini?
– Ma… è la tradizione: i doni ai buoni, ai cattivi il carbone.
– È una tradizione sbagliatissima! – disse la strega.
– Perché?
– Perché non ci sono bambini cattivi – rispose.
– Dimmi un po’ – disse, – tu che cosa ricevevi dalla Befana quand’eri piccola?
– Carbone! – sbottò lei. – Carbone e ancora carbone!
– Ecco, vedi! Perché eri cattiva!
– Come osi? – ruggì la strega. – Non ci sono bambini cattivi! Solo bambini vivaci!
La Befana aggrottò la fronte: caspita, non ci aveva pensato!
– Il carbone bisogna portarlo agli adulti cattivi – poi continuò – perché sappiano che se continueranno a fare le guerre, a inquinare il mare e l’aria, a incendiare i boschi, trasformeranno questo bellissimo pianeta in un solo, enorme pezzo di carbone.
Tea Ranno, La Befana e il colpo della strega, Armando Curcio Editore
LEGGERE BENE
La Befana e Dondomelia hanno idee diverse sui regali da portare ai bambini. Leggi con due compagne/i.
Uno/a interpreterà la Befana, l’altro/a Dondomelia, uno/a il narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione, poi drammatizzate il racconto.
PRIMAVERA
La primavera è uno spettacolo continuo di colori: il verde delle foglie e le corolle dei fiori coprono la natura con un mantello vivace di tutte le tinte dell’arcobaleno. Le giornate si allungano e il sole si fa più caldo.
Tu che cosa ami della primavera?
La primavera
Ho visto la primavera. È verde come una mela selvatica, è allegra come la coda di uno scoiattolo. Parla con le parole del vento. Sorride con il rosa delle rose. Quando credi che pianga è solo una goccia di pioggia. poesia finlandese
La natura cambia vestito
Al segnale convenuto, mentre i giorni si allungano, la natura cambia vestito. La bacchetta magica di un invisibile direttore d’orchestra sembra dare il “la” al paesaggio perché suoni la più bella sinfonia. Si contempla uno spettacolo di rara bellezza: la natura fiorisce tutta intera. Il Generale Inverno ha allentato la sua morsa.
Nei sottoboschi, mentre sugli alberi non sono ancora rispuntate le foglie, fanno capolino fiori dai nomi incantevoli (violette, pervinche, non-ti-scordar-di-me), che si affrettano a crescere.
Immerso nei suoi pensieri, il topo campagnolo, che non si concede il lusso del letargo, può finalmente tirare un sospiro di sollievo e intraprendere la sua prima passeggiata primaverile.
Nei campi spuntano i primi papaveri.
I papaveri sono un vero spettacolo se guardati da vicino: il gambo vellutato, i petali rosso scarlatto che, appena schiusi, sembrano gonne stropicciate. Gli stami neroviolacei formano un elegante collare da cui spunta una testolina ornata da un grazioso cappellino, ma basta che passi una lepre nei paraggi perché questa ballerina dei campi finisca dritta dritta nella sua pancia! Il papavero è un ottimo alimento anche perché vanta proprietà terapeutiche: cura l’iper-emotività. Proprio quello che ci vuole per le lepri.
Béatrice Fontanel, Il girotondo delle stagioni, L’ippocampo Junior
Questo testo descrive in modo particolare i papaveri. Disegnane uno e coloralo con le matite colorate. Se puoi, copialo dal vero. Puoi anche preparare un mazzetto di papaveri usando la carta velina rossa, delle cannucce e del filo di ferro rivestito di carta velina verde.
PRIMAVERA
Inverno, vattene!
Tanto tempo fa, l’Inverno non se ne voleva andare dalla Terra. Il ghiaccio e la neve coprivano il mondo.
La Primavera, da lontano, gridava: – Inverno, per favore, vattene! Non ti accorgi che i semi vogliono germogliare?
Ma lui rideva: – Non me ne vado!
La Primavera andò alla casa del Tempo e gli raccontò quello che succedeva.
Il Tempo si arrabbiò: – Ma chi crede di essere quel vecchio nasone? – disse. – Non lo sa che dopo il freddo ci vuole il caldo? Bisogna dargli una lezione!
Così il Tempo volò sulla Terra e trovò l’Inverno che dormiva vicino al torrente, con i lunghi capelli e la barba sul suolo. Glieli raccolse e li gettò nell’acqua.
Durante la notte il freddo fece ghiacciare il torrente: così la barba e i capelli dell’Inverno rimasero imprigionati.
Al mattino, l’Inverno si svegliò: – Ahi! Ghiaccio del torrente, sciogliti!
Ma il ghiaccio non si scioglieva. L’inverno tirò fino a quando non cadde per terra piangendo.
Allora il Tempo disse: – Vuoi ancora che non venga la Primavera?
– No! Voglio che venga la Primavera! – disse l’Inverno con lacrime gelate agli occhi. – Per favore, fa’ sciogliere questo ghiaccio!
Allora il Tempo levò il suo dito dal torrente, il ghiaccio si sciolse e l’Inverno corse via a testa bassa.
dal web – L’albero azzurro (video Rai)
LEGGERE
Lavora con tre compagni e compagne. Distribuitevi le parti: Primavera, Inverno, Tempo, narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione: ciascun personaggio deve avere il proprio tono di voce. Drammatizzate come se fosse una rappresentazione teatrale.
Ho l’estate...
Ho l’estate tra le mani un’anguria a fette larghe.
Ho l’estate nelle gambe sfido il vento e corro via.
Ho l’estate sotto i piedi è sdraiata dappertutto.
Ho l’estate nella testa sogni lunghi e sere chiare.
Ho l’estate nella gola ha sapore di gelato.
Giusi Quarenghi
In estate i colori della natura sono caldi come il sole che ci accompagna nelle lunghe giornate. I colori più accesi sono quelli dell’azzurro del mare e del verde dei prati in montagna, che accendono in noi l’allegria e la voglia di vacanza.
A te piace l’estate?
DIREZIONE
classe 5
Quante pagine hai girato, quante cose hai imparato! Quante emozioni hai condiviso con insegnanti, compagni e compagne! Un anno di scuola è volato via.
Sei più grande in “altezza” e in “sapere”.
Se guardi indietro al tuo punto di partenza, ti accorgi di quanta strada hai fatto: la DIREZIONE è quella giusta!
Ricominciamo
Quando la pagina è girata non è terminata.
Quando il libro è chiuso la storia continua.
Quando il libro è finito tutto può ricominciare.
Allora ricominciamo:
quando la pagina è girata non è terminata...
Bernard Friot - Aurélie Guillerey
Lilli e Alba, le autrici di questo testo, ti dicono:
per continuare nella direzione giusta!